Capitolo 12 Flashcards
Cos’è il parenting e quali aspetti di cura definiscono la sua tassonomia (modello di Borstein)?
Il parenting fa riferimento al processo che implica l’allevamento e l’educazione di un figlio, dalla sua nascita all’età adulta. Il modello di Borstein coinvolge diverse classi di comportamenti, da quelli più basici a quelli più complessi a valenza emotiva:
- cura nurturant: attività tese a soddisfare necessità fisiche e biologiche del bimbo
- cura fisica: vitate se a favorire lo sviluppo fisico-motorio del bambino
- cura sociale: attività volte al coinvolgimento del bambino nelle relazioni interpersonali
- cura didattica: attività per stimolare il bambino a imparare e comprendere il mondo che lo circonda
- cura linguistica: comprende discorsi genitore-figlio ed è implicata in tutte le attività precedenti.
Cambiamenti nella genitorialità dalla prima infanzia all’età scolare
Nel 1° anno l’interazione genitore-bambino si sposta da una forte focalizzazione sulla routine di accudimento giornaliero ad attività come il gioco o scambi visivo-vocali. Durante il 2° e 3° anno le questioni educative-disciplinari sono spesso gestite in modo fisico. I bambini vengono socializzati ad alcune routine e regole: è l’ora di andare a dormire, buone maniere, etc.
Durante la fanciullezza o età scolare i genitori passano molto meno tempo con i loro figli e capiscono in quali attività extra scolastiche questi ultimi possono cimentarsi. I bambini, partecipando a diversi contesti sociali imparano a relazionarsi in maniera sempre più competente agli adulti al di fuori della famiglia e i pari e acquisiscono maggiori autonomie, responsabilità e capacità di auto-regolazione del proprio comportamento ed emozioni. I genitori continuano a utilizzare il dialogo e il ragionamento; comportamenti desiderati o indesiderabili vengono promossi o scoraggiati concedendo o togliendo privilegi particolari. Durante l’adolescenza vi è una maggiore autonomia, maggiori spazi decisionali, privacy e minore controllo da parte dei genitori. I conflitti avvengono a seconda delle dinamiche e degli equilibri familiari. L’adolescente avvia un processo di individuazione: costruzione di un nuovo sé, il sé di prima non lo rispecchia più, pensa cosa che fino a un anno prima erano impensabili.
Stili di genitorialità e sviluppo dei bambini: il modello di Baumrind
Diana Baumrind sostiene che la genitorialità si esplichi su 2 dimensioni tra loro intrecciate: il sostegno (dimensione affettiva della relazione) e controllo (aspetto di regolazione e supervisione del comportamento). La studiosa ritiene che i genitori non dovrebbero essere né punitivi né distaccati; piuttosto, dovrebbero sviluppare delle regole per i loro bambini ed essere affettuosi con loro. La funzione delle diverse combinazioni tra il controllo esercitato attraverso le regole e la dimensione affettiva, ha descritto 4 tipi di stile parentale:
- autoritaria: stile restrittivo e punitivo in cui i genitori esortano il bambino a seguire le loro direttive e a rispettare il loro lavoro e i loro sforzi. I figli sono spesso ansiosi, perfezionisti, oppure aggressivi e socialmente poco competenti.
- autorevole: pur usando un certo grado di controllo, cercano di comprendere il punto di vista dei figli, raramente ricorrono a punizioni e li incoraggiano a essere indipendenti
- negligente: il genitore è molto poco coinvolto nella vita del bambino. I figli adolescenti di questi genitori presentano spesso condotte devianti, difficoltà scolastiche. Mancanza di autocontrollo.
- indulgente: i genitori sono molto coinvolti nel rapporto con i loro bambini, ma fanno poche richieste o esercitano uno scarso controllo su di loro. Non impone regole né ricorrere a punizioni, si aspetta che siano i figli ad autoregolarsi.
Sebbene vi siano alcune eccezioni, dati collegano la genitorialità autorevole come la migliore. Tuttavia, i ricercatori hanno osservato che in determinati gruppi etnici alcuni aspetti dello stile autoritario possono assumere significati diversi e avere effetti diversi a seconda del contesto e della cultura. I genitori asiatico-americani hanno un alto coinvolgimento nella vita dei figli, reso meglio con il concetto di training. I genitori dell’America latina, invece, incoraggiano lo sviluppo di un sé e di un’identità radicata nella famiglia. I genitori afro-americani sebbene siano più inclini a utilizzare le punizioni corporali, a differenza delle famiglie bianche non latine, l’uso di punizioni fisiche non è stato collegato a un aumento di problemi esteriorizzati come l’aggressività.
L’uso delle punizioni nell’educazione dei figli
Per secoli la punizione corporale è stata considerata un metodo necessario e anche auspicabile nella disciplina dei bambini. Ricerche recenti sull’argomento hanno concluso che le punizioni corporali sui bambini sono associate a livelli più alti di remissività immediata e di aggressione dei bambini e a livelli più bassi di interiorizzazione morale e salute mentale. Numerosi studi longitudinali hanno trovato che punizioni fisiche a bambini piccoli correlano con alti livelli di aggressività nel corso della fanciullezza e dell’adolescenza. La punizione elicita emozioni negative quali rabbia e paura. Punizione indica al bambino ciò che non va fatto, ma non gli da modelli di comportamento più desiderabili. La letteratura comportamentista suggerisce che il nostro comportamento è più efficacemente modellabile a partire dal rinforzo, piuttosto che dalla punizione.
Il condizionamento operante è quella modalità di apprendimento del comportamento che va ad agire sulle conseguenze del comportamento. Sono i comportamentisti a sostenere che il nostro comportamento si modifichi a seconda delle condizioni ambientali che lo stimolano e, soprattutto, a seconda delle conseguenze. Le conseguenze di un comportamento hanno il potere di incoraggiare o inibire la probabilità di comparsa del comportamento stesso. Quindi il rinforzo è tutto ciò che va ad aumentare la frequenza di un comportamento che può essere positivo (aggiungo stimolo piacevole) o negativo (sottraggo stimolo piacevole). La punizione è tutto ciò che va a diminuire la frequenza di un comportamento che può essere positivo o negativo. A netto del fatto che il rinforzo è molto più efficace della punizione, è ovvio che ci sono dei comportamenti che non possono essere ammessi ed è in questo caso che dobbiamo intervenire. Ci sono diversi tipi di interventi diretti sui comportamenti inadeguati che possono essere utilizzati con alcune cautele:
- ignorare pianificato: ignorare sistematicamente il comportamento indesiderabile è utile nei casi in cui ci si rende conto che il rimprovero tende a rinforzare il comportamento. Il problema di questo intervento è finito alcuni contesti non possiamo ignorare alcuni comportamenti, quindi è una strategia che va bene solo nel momento in cui si tratta di un comportamento non grave, che non pregiudica un’attività in corso o non sarebbe compatibile con le esigenze del contesto in cui sto lavorando,
- il rimprovero ragionato non è per tutti una soluzione. Per molti il rimprovero è dare un’attenzione che però acquisisce un valore di rinforzo. Si può rimproverare, però il rimprovero deve avere determinati criteri come essere sicuri che sappia cosa si sta rimproverando non dando scontato che il bambino lo capisca da solo. È un rimprovero in quattro fasi: descrizione del comportamento inadeguato, descrizione del perché è inadeguato, suggerimento di un comportamento alternativo e infine l’indicazione dei vantaggi che derivano dall’uso di un comportamento adeguato.
Nuove famiglie: in che modo lavoro e divorzio incidono sui bambini?
Oggi sono sempre di più le donne che lavorano. Il lavoro può produrre effetti sia negativi sia positivi sulla genitorialità, in quanto può sia intensificare il livello di stress del genitore, se a dargli un senso di soddisfazione che influisce positivamente sulla genitorialità. La ricerca sull’occupazione lavorativa materna e lo sviluppo dei bambini rileva pochi collegamenti tra il fatto che la madre lavori e lo sviluppo cognitivo e socio-emotivo del bambino. L’occupazione materna può influire soprattutto sui primi 7 anni di vita del bambino. Uno studio ha rivelato che i bambini di 7 anni le cui madri erano tornate presto al lavoro, avevano un migliore funzionamento socio-emotivo rispetto i bambini le cui madri erano rimaste inoccupate.
Le nuove famiglie in crescita ci sono anche quelle con un solo genitore, in particolare la madre, derivanti dalle distruzioni familiari. Difatti, i matrimoni sono diminuiti a un ritmo veloce; la durata media del matrimonio è pari a 17 anni, possiamo trarre le informazioni che spesso la crisi coniugale coinvolge almeno un figlio minore di 18 anni. Gli effetti del divorzio sullo sviluppo dei bambini variano molto a seconda del contesto. Maggior parte dei ricercatori ritiene che i bambini provenienti da famiglie divorziate mostrano minori capacità di adattamento rispetto alle loro controparti non divorziate. Occorre però tenere in considerazione che la maggior parte dei bambini di famiglie divorziate, 75%, non ha problemi di adattamento. Inoltre, spesso i genitori alle porte del divorzio si chiedono se sarebbe meglio se restassero insieme, pur in una situazione matrimoniale infelice e densa di conflitto, per il bene del bambino. Da una parte il matrimonio può portare la fine di una sequela di situazioni di stress e conflitti che ricadono su tutta la famiglia, dall’altra se il divorzio stimola una genitorialità negligente e conflitti maggiori, allora la soluzione migliore potrebbe essere continuare a rimanere in un matrimonio infelice.
Quando la relazione che i genitori divorziati hanno con gli altri membri della famiglia è armoniosa, E quando essi adottano uno stile genitoriale autorevole, l’adattamento del bambino ne trai giovamento. Fattori che influenzano la vulnerabilità ai problemi emotivi e sociali che derivano dal divorzio fanno riferimento in particolare modo alla personalità, al temperamento, allo stato di sviluppo.
Nuove famiglie: genitori di bambini adottati e genitori omosessuali
Molte delle strategie che rendono efficace il parenting nel caso dei bambini adottati non sono molto differenti da quelle che funzionano con i figli naturali. Tuttavia, i genitori di bambini adottati fanno alcune cose che sono uniche rispetto ai genitori naturali: essi hanno bisogno di identificare le differenze, comunicarle, mostrare rispetto per la famiglia biologica, supportare il bambino nella ricerca del proprio sé e nella costruzione della propria identità. Diversi sono poi problemi che i genitori adottivi devono affrontare a seconda dell’età del bambino. Aumentano, tra le nuove famiglie, anche le coppie di gay e lesbiche che hanno bambini. È difficile interpretare il dato di oggi sulle convivenze omosessuali, sebbene in tanti siano spinti da motivazioni etiche ad affermare che la genitorialità dei gay e lesbiche non è un bene per i bambini, ricercatori hanno trovato poche differenze tra i bambini cresciuti con madri lesbiche o padri gay e i bambini cresciuti con genitori eterosessuali. Inoltre la maggioranza dei bambini cresciuti in un ambiente gay o lesbico ha orientamento eterosessuale.