CAP. 6 - la formulazione Flashcards

1
Q

Il modello razional-sinottico

A

Il modello della razionalità assoluta o omicomprensiva parte dal presupposto che la condizione cognitiva è quella dell’homo oeconomicus: preferenze fisse e note; perfetta informazione sulle alternative e le loro conseguenze. La decisione segue la logica della consequenzialità nel collegare mezzi e fini, e il criterio dell’ottimizzazione è alla base della scelta.
Per operare secondo questo modello, bisogna agire in questo modo:
1) Stabilire gli obiettivi che si vogliono raggiungere
2) Individuare tutte le possibili soluzioni alternative (assunto di perfetta informazione)
3) Calcolare e valutare le conseguenze di ciascuna alternativa
4) Scegliere in base al principio di ottimizzazione

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2
Q

I limiti del modello razional-sinottico

A

Perché il modello omnicomprensivo sia applicabile, devono verificarsi le seguenti condizioni:
- L’obiettivo deve essere definito da un decisore unitario
- I fini devono poter essere fissati prima e indipendentemente dai mezzi
- Servono teorie causa-effetto sufficientemente solide
- Servono molto tempo e risorse

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3
Q

La razionalità limitata

A

Il modello cognitivo è formulato da H. Simon, che sostiene che le capacità cognitive degli individui sono intrinsecamente limitate da:
- problemi di attenzione
- problemi di memoria
- problemi di comprensione
- problemi di comumicazione

Inoltre, l’informazione su soluzioni e alternative non è mai completa ed economicamente costosa, mentre il tempo per decidere è limitato.
Per queste ragioni i decisori elaborano e semplificano i problemi (es. utilizzando un numero limitato di indizi, scartando qualche informazione o riducendo l’accuratezza nell’esame delle informazioni); provano a scomporli e a raccogliere informazioni separatamente; oppure ancora usano scorciatoie cognitive (es. ragionando per analogia con casi passati e reiterando strumenti e routine già sperimentati più volte)

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4
Q

Il processo decisionale nel modello cognitivo

A
  • Ricerca sequenziale delle possibili soluzioni alternative del problema che deve risolvere.
  • Scelta della prima soluzione che si reputa SODDISFACENTE rispetto alle aspettative.
  • Gli stessi fini possono essere ridimensionati alla luce dei mezzi di cui si dispone (es. procedure già collaudate, routines…).
  • Continui aggiustamenti tra mezzi e fini, anche in seguito ad eventuali fallimenti.
  • L’errore diventa fonte di apprendimento per decisioni successive.
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5
Q

I presupposti del modello incrementale

A

Questo modello è elaborato da C. Lindblom, che parla di “muddling through”, o sfangarsela.
Nei contesti democratici, la situazione decisionale non è quella dell’attore unitario, ma è piuttosto quella della “interdipendenza partigiana”, ovvero la coesistenza di almeno due parti con preferenze divergenti in una situazione di conflitto strutturale (maggioranza/opposizione, politica/burocrazia), che devono decidere una serie ampia di questioni. Raramente si trovano d’accordo su un obiettivo condiviso, ma possono concordare sull’esigenza di discostarsi dallo status quo, reputato da tutti insoddisfacente.

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6
Q

Processo decisionale nel modello incrementale

A

La decisione non avviene guardando avanti al raggiungimento di un obiettivo predefinito, quanto piuttosto guardando “indietro”, alla situazione da cui ci si vuol discostare. Ogni attore siede al tavolo con un punto di vista parziale, condizionato dalle proprie preferenze.
L’attività di ricerca delle soluzioni avviene in maniera incrementale, attraverso comparazioni limitate e successive, secondo una logica dei piccoli passi. Il modo in cui si raggiunge la decisione è quello del mutuo aggiustamento partigiano: si effettuerà la scelta in base al consenso che si riuscirà a ottenere su una determinata soluzione; il criterio di scelta è dunque l’accordo.

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7
Q

Pregi e limiti del modello incrementale

A

Critiche:
- Inerzia-conservatorismo
- Non tutti gli interessi sono uguali; gli interessi più diffusi che riguardano la generalità dei cittadini tendono a soccombere di fronte a interessi concentrati come quelli dei gruppi di interesse

Pregi:
- Evita la paralisi decisionale
- Poiché le decisioni sono di solito di piccolo calibro, è più facile correggerle e “tornare indietro”.
Inoltre, la frammentazione del policy making garantisce il confronto tra greppi diversi, aumentando il livello di informazione e di razionalita’.

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8
Q

I presupposti del modello garbage can

A

Gli attori decisionali non sono solo frammentati rispetto agli obiettivi, si muovono anche in un contesto di forte incertezza/ambiguità riguardo a problemi/soluzioni. I fattori di ambiguità sono 4:
- Le preferenze degli attori non sono stabili coerenti ed esogene, ma spesso si formano nel corso del processo decisionale stesso (gli attori cambiano idea).
- La partecipazione degli attori è fluida e incostante (l’attenzione non è costante; gli attori al tavolo non sono sempre gli stessi)
- Talvolta le soluzioni preesistono ai problemi (il ragionamento mezzi-fini non tiene se i fini sono ambigui e i mezzi ignoti)
- Più problemi (e più soluzioni) premono sulle occasioni di scelta

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9
Q

Processo decisionale nel modello garbage can

A

Ogni occasione di scelta appare come un bidone della spazzatura in cui coesistono, alla rinfusa, vari tipi di problemi e soluzioni. La scelta finale dipende dall’incontro tra quattro variabili: i partecipanti, i problemi, le soluzioni e le occasioni di scelta.
Il criterio decisionale che emerge da questo modello è il caso. La coincidenza temporale è il criterio fondamentale che regola le scelte, che in molti casi vengono prese in situazioni di emergenza (con poco tempo).
L’unica dimensione prescrittiva di questo modello è imparare a capire quando avviare il processo decisionale, capire quando si aprono le finestre.

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