3 - Rischio di mercato Flashcards
Cosa sono i rischi di mercato?
Possiamo vederli come i rischi connessi all’attività di negoziazione di valori mobiliari (trading)
Più precisamente, è il rischio di variazioni del valore di mercato di uno strumento o di un portafoglio di strumenti finanziari connesse a variazioni inattese dei fattori di mercato (prezzi azionari, tassi di interesse, tassi di cambio e volatilità di tali variabili)
Distinzione tra portafoglio di trading (che ha il rischio di mercato) e portafoglio immobilizzato
La distinzione deriva dalla normativa contabile e di vigilanza. Quello di trading è detenuto al fine di ottenere un profito nel breve termine tramite la negoziazione, quindi contiene strumenti che hanno un mercato. A differenza del portafoglio immobilizzato che non è detenuto per la negoziazione
Perché i rischi di mercato acquisiscono rilevanza crescente?
A seguito di:
– processo di cartolarizzazione dei rischi, che li rende liquidi grazie ai derivati
– diffusione delle prassi di “mark-to-market”, cioè la valutazione a valori di mercato
– episodi di crisi
– normativa sui requisiti patrimoniali (Basilea, a partire dal 1996)
Come articoliamo i rischi di mercato?
Possiamo articolarli in:
– Rischio di interesse
– Rischio di cambio
– Rischio azionario
– Rischio merci
– Rischio volatilità
Approcci per la misura del rischio di mercato
- Approccio tradizionale: valori nominali
- Approccio basato sul mark to market e su misure di sensibilità
- Approcci con Risk Metrics
Problemi dell’approccio tradizionale
Problemi:
1. Non considera il diverso valore di mercato delle posizioni
2. Non coglie la diversa sensibilità di posizioni differenti a variazioni dei fattori di mercato
3. Non considera le condizioni di volatilità correnti e la correlazione tra prezzi/tassi
Problemi rilevanti, ad es., per le opzioni
1. Diversa sensibilità in funzione del prezzo di esercizio
Vantaggi e limiti dell’approccio basato su mkt to mkt e su misure di sensibilità
Vantaggi:
1. Considera il diverso valore di mercato delle posizioni
2. Con coglie la diversa sensibilità di posizioni differenti a variazioni dei fattori di mercato
Limiti:
1. Usa misure diverse per posizioni diverse:
– ciò ostacola la comunicazione orizzontale e verticale
– impossibile ottenere una misura di rischio complessiva
2. Non considera volatilità e correlazione dei differenti fattori di mercato (uguale all’approccio nominale)
Caratteristiche dell’approccio Risk Metrics
Basati su una misura di rischio unificata che:
* Riflette il diverso valore di mercato delle posizioni
* Riflette il diverso grado di sensibilità delle posizioni alle variazioni dei fattori di mercato
* Riflette il diverso grado di volatilità dei fattori di mercato e la loro correlazione
* Consente di aggregare i rischi di posizioni diverse
* Agevola la comunicazione verticale e orizzontale
Visione di insieme Risk Metrics
Definizione dei principali fattori di rischio
Su azioni e futures, posizioni in valuta, currency swaps, swaps, materie prime, titoli a reddito fisso
- Azioni e futures su azioni
– Prezzo della singola azione, o indice di riferimento moltiplicato per il beta - Posizioni in valuta, currency futures e swaps
– Cambi (prezzo della valuta estera in valuta locale)
– Cambi forward ricavati dalla parità a termine implicita nei tassi di interesse - Posizioni su materie prime
– Prezzi spot e futures delle materie prime - Posizioni in titoli a reddito fisso
– Prezzi degli zero coupon bond. Utili anche per titoli con cedola, scomposti in flussi elementari
– Tassi zero coupon: dai tassi seguono i prezzi, e viceversa
Da cosa provengono i possibili valori futuri dei fattori di rischio? E come può essere?
Provengono da una certa distribuzione di probabilità.
– Si ipotizza per comodità che sia normale: è l’ipotesi di lavoro più comoda e utilizzata
– In alternativa esistono altre distribuzioni teoriche:
1. t di Student
2. Mistura di normali
– Ancora, è possibile utilizzare una distribuzione storica (empirica)
Variazione nel discreto di un fattore di rischio P
Modello multinormale
Con mu e sigma da stimare
Stima di mu
Modello multinormale
Su orizzonti (T-t) sufficientemente brevi, nessuna stima di mu performa in modo più affidabile rispetto al valore zero, o a un altro valore molto piccolo
Qual è il giusto orizzone temporale T-t?
Modello multinormale
Dipende
– da un fattore soggettivo, cioè l’holding period dell’investitore. Per un “cassettista” deciso a tenere la posizione per un anno, ha poco senso guardare alle possibili perdite nei prossimi dieci giorni
– da un fattore oggettivo, cioè la liquidità della posizione. Se il mercato secondario è liquido e la dimensione della posizione è tale da non influenzare troppo i prezzi, è possibile guardare all’orizzonte temporale necessario per liquidare la posizione come a quell’orizzonte temporale necessario per “bloccare” le perdite, sopportando le minusvalenze da t a T e cedendo i titoli
Stima di sigma
Modello multinormale
Utilizziamo una stima empirica della varianza di r basata su m+1 rendimenti passati (rt, rt-1, …, rt-m) e su una media mobile esponenziale.
Logica di lambda (decay factor)
lambda (< 1) va scelto empiricamente (valori comuni sono 0,94 e 0,97) e fa tendere verso zero il peso assegnato alle osservazioni più lontane, che dunque escono “a poco a poco” dal calcolo. Maggiore è lambda, minore è il decay (rapidità con cui le osservazioni passate escono di scena). Se lambda = 1 si ha una media mobile semplice (nessun decay), quindi la varianza classica.
Cosa succede alla stima della varianza per un numero di osservazioni m sufficientemente elevato o infinito?
Modello multinormale
Stima di sigma con EWMA
In pratica, la varianza viene ricalcolata ogni giorno prendendo quella del giorno prima e aggiustandola (per una piccola quota, 1-lambda) con il quadrato del rendimento appena registrato.
Qual è il vantaggio di usare la varianza “mobile” modellata con EWMA rispetto alla varianza costante?
Modello multinormale
Questo approccio riesce a utilizzare la distribuzione normale e nel contempo a generare serie storiche di rendimenti che hanno testa e code più grasse della normale (leptocurtici), cioè più coerenti con quanto accade davvero sui mercati.
Metodi alternativi per la stima della volatilità
Modello multinormale
- Medie mobili semplici
– sono affette dall’effetto eco, dovuto all’uscita improvvisa dal campione di vecchi valori anomali - Volatilità implicite
– misure forward looking, incorporano le aspettative per il futuro, non il comportamento recente - Modelli GARCH
– sono una generalizzazione dell’EWMA
Cosa è la volatilià implicita e come si ricava
Modello multinormale
- Si ricava dal valore di mercato delle opzioni. Se sale la volatilità sale il valore, e viceversa
- Rappresenta la volatilità “attesa” dal mercato
Tipicamente si utilizzano i prezzi delle opzioni at the money e si segue un processo iterativo
1. scelta di un modello di pricing
2. calcolo del valore teorico
3. modifica del valore della volatilità fino a quando il prezzo teorico non coincide con quello di mercato
Pro e contro del metodo della volatilità implicita
Modello multinormale
Pro
* Basato su aspettative, quindi fwd looking
Contro:
* Non esistono opzioni quotate per tutti i fattori di rischio
* Anche quando esistono
– il mercato può essere poco liquido
– il prezzo può comprendere un premio per il rischio di controparte, che va eliminato
– il modello teorico di pricing usato per ricavare sigma può essere diverso da quello adottato dagli operatori
La volatilità implicita è dunque poco utilizzata nel risk management
Descrizione modelli GARCH(p,q)
Modello multinormale
- Riconoscono che la varianza “varia” nel tempo e quindi modellano la volatilità in modo autoregressivo
- La varianza al tempo t è infatti stimata sulla base di 2 componenti:
1. la varianza nei periodi t-1, …, t-q
2. gli shock di mercato relativi ai periodi t-1, …, t-p
Estensione del modello multinormale a più fattori
Modello multinormale
Il rendimento r sarà determinato anche dalla covarianza tra i fattori, quindi invece del sigma dobbiamo stimare tutta la matrice di varianza/covarianza
Limiti dell’approccio multinormale
Modello multinormale
Possibile soluzione ai limiti dell’approccio multinormale nella scelta della distribuzione dei fattori di rischio. E limiti
Utilizzare la t di Student.
E’ una distribuzione interamente definita da media, deviazione standard e gradi di libertà (v)
– Parametro (il numero di gradi di libertà) che controlla il grado di curtosi
– Un minor v implica code più spesse
– Quindi un maggior numero di gradi di libertà implica che la t di Student possa essere approssimata con una normale, perdendo il suo senso di essere la soluzione
Problema:
- Una combinazione lineare di t di Student non è una t di Student. Mentre nella Normale è così.
Altra possibile soluzione ai limiti dell’approccio multinormale nella scelta della distribuzione dei fattori di rischio
Utilizzare una mistura di normali.
I rendimenti sono estratti da due distribuzioni normali con media uguale ma diversa varianza. La prima distribuzione ha probabilità > e varianza <. La seconda il contrario.
Giustificazione empirica
– le due distribuzioni possono essere associate, rispettivamente ai giorni “tranquilli” e ai giorni “frenetici”
Limiti
– Approccio relativamente semplice in chiave univariata, più difficile da generalizzare a n fattori di rischio
Rappresentare la distribuzione dei valori futuri del portafogli
Data la distribuzione dei fattori di rischio, dobbiamo rappresentarne gli effetti sul nostro portafoglio titoli.
Per rappresentare i possibili valori futuri del portafoglio esistono diversi metodi:
– Metodi basati su distribuzioni teoriche (di solito, la distribuzione normale multipla). Ad esempio le simulazioni Montecarlo e la stima parametrica
– Metodi basati su distribuzioni empiriche, come la simulazione storica
Formula di r in Simulazione di Montecarlo. Inoltre perché r si distribuisce come una N(0;SIGMA(T-t))?
r si può ricavare dalla formula di r nel multinormale a più fattori sostituendo C’C a SIGMA e tirandolo fuori
Step per simulazione di Montecarlo
La nuova equazione di r implica una strategia pratica per generare scenari che rappresentano possibili variazioni future degli n fattori di rischio:
1. Estrai n valori z (z1, z2, …, zn) da altrettante normali standard indipendenti. Siccome z nella formula di r è distribuita come una normale.
Step Montecarlo in modo più informale
Infine riordino i 200 scenari dal meno al più favorevole. Mi concentrerò poi sugli eventi peggiori per avere idea dei rischi possibili.
Come costruiamo C (matrice fattorizzata) in Montecarlo?
Esistono diverse tecniche per costruire C a partire da SIGMA.
– Fattorizzazione di Cholesky
* E’ la più usata, disponibile anche in software di base come Excel
* Richiede che S sia definita positiva, cioè che tutti i fattori di rischio siano stati, nel periodo di osservazione, linearmente indipendenti. Nella realtà può non essere così, se il periodo di osservazione è breve
– Altri metodi
* Ad es. SVD, singular value decomposition, calcolabile anche quando S non è definita positiva
Limiti delle simulazioni di Montecarlo
Comportano un ingente volume di lavoro per:
– generare n fattori per N scenari
– per ogni scenario, rivalutare il portafoglio della banca “come se” i fattori di rischio avessero effettivamente assunto un certo valore
La scorciatoia è utilizzare i metodi parametrici, ma dobbiamo essere disposti ad accettare di perdere un po’ di precisione e accettare qualche ulteriore ipotesi
Da cosa dipende il valore del portafoglio di una banca (V)?
Dipende da un certo numero di fattori di rischio P.
V = V(P)