risk 2 parziale Flashcards

1
Q

Cosa si vuole fare con l’analisi discriminante?

A

Di vuole descrivere la salute di un debitore con una sola variabile sintetica detta funzione discriminante o score che riassume le info disperse su una moltitudine di variabili x

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2
Q

Cos’è il lambda di winks, quando i valori sono buoni quando no?

A

È una misura di bontà della classificazione che si calcola facendo il quoziente tra devianza residua e devianza totale. Esso varia tra 0 e 1 e più è vicino a 1 e più denota un inefficacia della classificazione mentre più è vicino a 0 e più denota efficacia.

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3
Q

Quali sono i modelli basati sui mercati dei capitali?

A

1) Basati su spread obbligazionari
2) Basati su quotazioni azionarie:
- Modello di merton
- Modello KMV

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4
Q

Quali sono le cartteristiche delle fonti informative che usano i modelli sui mercati dei capitali?

A
  • Possono essere trattati con modelli quantitativi che incorporano l’opinione del mercato
  • Sono forward looking
  • Sono soggetti alle stesse illusioni e bolle di cui soffrono i mercati dei capotali
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5
Q

Quali sono pregi e difetti del’approccio basato su spread dei corporate bonds?

A

PREGI:
- Utilizzo di dati di mercato, quindi oggettivi
- Modello forward looking
LIMITI:
- Si ipotizza che sia valida la teoria delle aspettative quando in realtà su scadenze lunghe ci sono premi di liquidità crescenti
- Abbiamo ipotizzato che tutto lo spread sia dovuto al rischio di credito quando in realtà gli spread contengono anche dei premi di liquidità NON direttamente connessi con le aspettative di insolvenza degli emittenti
- Ipotesi di neutralità al rischio: la pd prodotta dal modello è quindi distorta verso L’ALTO
- Applicabile solo a imprese che emettono titoli sul mercato dei capitali e liquidi

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6
Q

Su cosa si basa il modello di merton? Cos’è il rischio di credito da cosa è guidato?

A

Si basa sull’intuizione che l’insolvenza avviene quando il valore delle attività risulta inferiore a quello delle passività verso terzi; gli azioni hanno l’opzione PUT di dichiarare insolvenza e cedere loro l’azienda anziché rimborsare il debito: opzione put con strike F e scadenza T.
Merton ipotizza che il valore di mercato degli attivi sia una variabile stocastica la cui variazioni percentuali si distribuiscono secondo un moto brawniano geometrico.
Il rischio di credito riguarda la possibilità che alla scadenza del debito T il valore dell’attivo dell’impresa sia inferiore al valore di rimborso del prestito. Esso è tanto maggiore quanto:
- Maggiore è la leva finanziaria (financial risk)
- Maggiore è la volatilità degli attivi (business risk)
- Maggiore è la scadenza del debito
La PD è data dalla probabilità che il valore degli attivi a scadenza del debito sia minore del valore del debito ovvero alla probabilità di esercizio della put implicita.

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7
Q

Che investitore consideriamo nel modello di merton?

A

Consideriamo un investitore neutrale al rischio cosi da poter sostituire il rendimento atteso con il risk-free. In questo modo, come per il modello basato sugli spread dei bond, si produrranno delle PD sovrastimate.

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8
Q

Come vengono stimati F, Va, sigma Va e mu nel modello di merton?

A

Nel modello di merton la PD è pari alla probabilità di esercizio della put che gli azionisti hanno nei confronti dei creditori e per trovarla dobbiamo calcolare N (-d2) e per calcolare d2 dobbiamo stimare alcuni elementi:
- F lo possiamo approssimare con il debito che prendiamo dal bilancio
- Mu lo possiamo approssimare con il risk-free assumendo un investitore neutrale al rischio
- Va e sigma Va i dobbiamo stimare assieme partendo da queste 2 equazioni:
1) Quella del payoff di una call sul valore futuro dell’attivo con strike pari al futuro valore del debito che descrive il valore dell’equity (che possiamo stimare con la market cap: nota che si può fare solo con aziende quotate)
2) Un equazione che ricavo con il lemma di ito
Da queste 2 equazioni, inserendo come input i dati di mercato, si trovano i valori di Va e sigma Va tramite dei calcolatori facendo delle ITERAZIONI CONTINUE.
A questo punto mettendo questi 4 valori stimati nell’equazione iniziale di d2 possiamo ricavare la PD

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9
Q

Oltre ad essere usato per stimare la PD qual è un altro scopo del modello di merton? Da cosa dipende lo spread trovato? Come varia lo spread in base alla scadenza?

A

Esso è anche un modello di PRICING. Infatti se una banca ha un credito rischioso nell’attivo la sua posizione sarà equivalente a un prestito risk-free combinato con la VENDITA di una put sul valore dell’attivo con strike pari al valore del debito che consente ai creditori di cedere alla banca l’attività ottenendo in cambio l’esenzione dal pagamento del debito. Sostituendo al valore della put la formula di black and scholes e facendo i calcoli si può trovare lo SPREAD da applicare che dipende:
- Dalla leva, aumenta all’aumentare della leva che misura il rischio finanziario
- Dalla volatilità degli attivi, aumenta all’aumentare di essa; misura il rischio di business
Per aziende di alta qualità lo spread aumenta all’aumentare della scadenza mentre di solito per quelle di bassa qualità diminuisce perché hanno alta probabilità di fallir nei primi anni e negli anni o falliscono o, se sopravvivono, riducono la possibilità di diventare insolventi.

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10
Q

Quali sono i pregi e limiti del modello di merton?

A

PREGI:
- Mostra in modo efficace le 2 variabili rilevanti per determinare la PD di un impresa ovvero la leva finanziaria (rapporto tra valore del debito e valore attivo; rappresentativa del financial risk) e variabilità del valore dell’attivo (rappresentativa del rischio di impresa o business risk)
- Ricava PD e SPREAD in modo oggettivo, chiaro e formalmente elegante
LIMITI:
- Ipotesi semplificatrice di un’unica passività che prevede il rimborso degli interessi in un’unica soluzione a scadenza quando nella realtà le imprese hanno una struttura con molti debiti di diversa scadenza che prevedono pagamenti periodici di interessi e spesso sono caratterizzati da un grado di subordinazione e garanzia differenti; inoltre le imprese possono divenire insolventi in qualsiasi momento anche ad es. in occasione del pagamento di una cedola
- Ipotesi che distribuzione dei RENDIMENTI degli attivi sia normale può risultare irrealistica
- Il fatto che alcune variabili di imput come il valore delle attività e la sua volatilità NON siano direttamente osservabili sul mercato
- Ipotesi di tassi di interesse risk-free costanti che non consente di analizzare la relazione tra rischio di interesse e rischio di credito
- La logica arbitrage-free presuppone di poter fare ina maniera continuativa arbitraggi sull’attività sottostante dell’opzione che nel nostro caso è l’attivo dell’impresa, è un ipotesi alquanto irrealistica in quanto gli attivi di un impresa non sono di norma liberamente negoziabili sul mercato
- Il fatto che il modello si concentra SOLO sul rischio di insolvenza e NON considera il rischio di migrazione

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11
Q

Cos’è il modello KMV credit monitor? È necessario che le imprese siano quotate?

A

È un modello di merton modificato a 2 stadi:
- Viene prima stimato un indice di rischio detto distance to default che assume valori più elevati per le imprese migliori
- DD viene convertito in PD con una legge empirica basata sull’esperienza passata.
Inanzitutto si introduce prima il concetto di default point DP, infatti un limite del modello di merton era che ipotizzava che le passività fossero costituite da un unico debito con scadenza T mentre KMV riconosce che in realtà le imprese si finanziano con un mix di debito a breve e a lungo: è importante che il valore degli attivi non scenda sotto a quello a breve e di conseguenza prendiamo come soglia critica Default Point (DP) per il default la somma tra il debito a breve e metà di quello a lungo. Chiameremo quindi DD la distanza tra il valore degli attivi e DP espressa come multiplo della dev. Standard dell’attivo (standardizzazione per tenere conto che un cuscinetto di tot è grande o piccolo a seconda della volatilità degli attivi): quindi la DD è espressa come NUMERO di dev. Stand dell’attivo
Dopodichè si associa la DD alla PD basandosi su una corrispondenza empirica tra DD e tassi di default EMPIRICI: per ogni fascia di DD si calcola la percentuale di imprese fallite (detta Expected default frequency EDF); i dati suggeriscono che ci sia un legame abbastanza preciso (relazione log-lineare).
Tuttavia, per stimare il valore degli attivi e la sua volatilità si prendono i dati di mercato e dunque anche in questo modello è necessario che le imprese siano quotate.
Tuttavia, per valutare e stimare la DD anche di aziende non quotate si sono inventati il PRIVATE FIRM model in cui si parte da valori dei valori di attivi e loro volatilità di società COMPARABILI quotate e si stimano per interpolazione lineare la relazione tra valore degli attivi e EBITDA e tra volatilità degli attivi e total asset (fatturtato) e poi partendo dai dati di EBITDA e total asset della società non quotata si ricavano i suoi valori di valore degli attivi e volatilità degli attivi.

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12
Q

Quali sono i vantaggi e limiti del modello KMV credit monitor?

A

VANTAGGI:
- EDF si adeguano rapidamente a condizioni economiche finanziarie al contrario dei rating delle agenzie di rating, questo perché le EDF si fondano su dati di mercato: forward looking
- Modello usa un approccio Point in Time come quello che usano le banche mentre le agenzie di rating usano un approccio Through The Cycle (basato su valutazioni medie di lungo periodo): questo fa si che le variazioni di rating nel modello KMV siano molto più frequenti e quindi le EDF non subiscono forti variazioni al variare del ciclo economico come succede per i tassi di insolvenza empirici
- Al contrario del sistema di rating delle agenzie in cui tutte le imprese a cui è stato assegnato lo stesso rating condividono la stessa PD (approccio delle tavole attuariali) qui ogni impresa ha uno SPECIFICO valore di EDF
- Rispetto all’approccio basato su spread dei bond ha il vantaggio di NON richiedere l’esistenza di debito quotato
- Rispetto al modello di merton interviene principalmente su 3 aspetti: 1) non considera un’unica scadenza del debito 2) utilizza una distribuzione empirica che ha code più grosse della normale utilizzata invece in merton 3) Non considera un investitore risk-neutral che sovrastima la PD
LIMITI:
- Richiede dati di mercato elevati, anche per il private firm model bisogna avere ampi e omogenei campioni su società comparabili, se non ci sono società comparabili non si può usare questo modello (limite molto importante per paesi con poche aziende quotate come italia e germania)
- Risente del nervosismo e irrazionalità dei mercati: modello si basa su ipotesi di efficienza dei mercati e quindi non è molto adatto in caso di mercati inefficenti e poco liquidi (reattività arma a doppio taglio)

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13
Q

Quali sono i 3 driver delle perdite future?

A
  • Default (variabile binomiale)
  • EAD
  • LGD
    Relazione approssimata: non considera durata e perdite legate a downgrading
    A livello di perdite inattese esiste anche un effetto correlazione che può essere approssimato con la granularità.
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14
Q

Cos’è la LGD?

A

La LGD (perdita in caso di insolvenza) è il tasso di perdita che un creditore subisce su una certa esposizione creditizia se il debitore diviene insolvente.
- E’ il complemento a uno del tasso di recupero o recovery rate (RR).
- E’ una variabile aleatoria, che diviene nota SOLO dopo l’insolvenza: o quando cediamo un prestito distressed oppure al termine della procedura di contenzioso
- Va intesa in senso economico e finanziario, non meramente contabile

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15
Q

Quali sono i 2 approcci per la misura delle LGD passate?

A

1) Approccio dei prezzi di mercato:
- LGD=1-RR dove RR è prezzo di mercato poco dopo il default/valore nominale
- Adatta SOLO per strumenti CEDIBILI nel secondario
2) Approccio dei recuperi attualizzati
- Anche qui LGD=1-RR ma RR è ottenuto partendo dalle info. sui recuperi effettivamente ottenuti nella fase di gestione del contenzioso tenuto conto di costi e tempi di recupero. LGD= 1-((RN-C)/EAD)* (1+r)^-T

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16
Q

Quali sono i problemi aperti della stima LGD con approccio dei recuperi attualizzati?

A

1) Definizione dell’insolvenza:
- Non univoca (es. agenzia di rating e banche)
- Definizione ampia implica maggiore PD e minore LGD
- Definizione deve essere coerente
2) Scelta del tasso di sconto
- Storico o forward-looking
- Risk-free o risk-adjusted

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17
Q

Quali sono I drivers della LGD?

A

Dopo che si fanno i database con tutti i dati passati si cerca di capire quali sono le variabili che influenzano la LGD.
1) Fattori facility-specific:
- Forma tecnica
- Subordinazione (junior rimborsati per ultimi, senior per primi)
- Garanzie reali
2) Fattori borrower-specific
- Settore in cui opera
- Principali indici finanziari
3) Fattori environment- specific:
- Ciclo reale: una recessione riducendo il valore degli attivi aumenta sia la LGD (e quindi riduce RR) che la PD
- Ciclo settoriale
- Ciclo creditizio
4) Fattori bank-specific
- Efficienza e abilità della banca nelle procedure di recupero
- Tipo di contenzioso e di procedura di recupero (procedure stragiudiziali consentono recuperi comparabili ma con tempi MINORI)

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18
Q

Cos’è il rischio di recupero? Qual è la distribuzione della LGD su prestiti subordinati e su prestiti bancari?

A

È il rischio che il tasso di recupero effettivamente conseguito al termine del contenzioso risulti DIVERSO da quello originariamente atteso.
Infatti, il tasso di recupero (RR) stimato ex ante è funzione di tre variabili aleatorie:
– L’importo che verrà recuperato
– Il tasso di interesse futuro
– I tempo necessario per il recupero
Il valore atteso di RR/LGD non è quindi sufficiente perché attorno al valore atteso c’è anche dalla varianza (che produce il rischio di recupero), devo dunque guardare anche alla volatilità
Prestiti senior e subordinati: forte distribuzione intorno alla media
Prestiti bancari: distribuzione di LGD tende a essere bimodale : il valore medio dice quindi poco sulla natura della distribuzione
GUARDA FORMULE DELLA VOLATILITA’

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19
Q

Quali sono i modelli più diffusi per stimare la perdita inattesa?

A
  • CreditMetrics (JP morgan) fondato su tassi di migrazione e insolvenza empirici
  • CreditPortfolioView (Mckinsey) fondato su analisi econometrica
  • CreditRisk + (credit suisse) fondato su modelli attuariali
  • PortfolioManager (KMV) fondato sul modello di merton
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20
Q

Quali sono gli obbiettivi di un modello Credit Var?

A

L’obbiettivo è costruire una funzione di densità di probabilità delle perdite future su un portafoglio di crediti e su questa distribuzione individuare:
- La media (perdita attesa)
- Un certo percentile (massima perdita probabile)
- La differenza tra i 2 (perdita inattesa o Var)

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21
Q

Cos’è il modello creditmetrics? Cosa ipotizza sui rating?

A

È un modello multinomiale che stima la distribuzione delle variazioni di valore che un portafoglio di esposizioni creditizie potrebbe subire entro un certo orizzonte di rischio. Esso considera tutti gli eventi suscettibili di modificare sensibilmente il valore di un credito e quindi considera oltre alle perdite da default anche quelle causate da migrazione che saranno tanto maggiori quanto maggiore è la vita residua del prestito. La perdita causata da downgrading deriva dal fatto che crediti meno affidabili vanno scontati a tassi più alti; se esiste un mercato secondario la minusvalenza è tangibile mentre se non esiste va calcolata con un modello di valutazione.
Creditmetrics ipotizza che per ogni esposizione presente nel portafoglio sia disponibile un rating e che i dati registrati in passato dalla banca sui tassi di default e migrazione a un anno (matrice di transizione) associati alle diverse classi di rating siano indicativi delle probabilità di default e migrazione per l’anno successivo

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22
Q

Come calcola il valore di un credito tra un anno creditmetrics?

A

Lo calcola come valore attuale dei flussi di cassa attesi in futuro calcolato tra un anno sulla base di un tasso adeguato al rating futuro del debitore, se si accetta la teoria delle aspettative si possono usare i tassi forward. Bisognerà ripetere il calcolo con ciascuno dei tassi forward delle classi di rating in cui si può trovare il creditore tra un anno

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23
Q

Quali sono i passaggi del modello creditmetrics?

A
  • Calcolo i valori del credito per i possibili rating futuri
  • Uso la matrice di transizione per aver la probabilità che si verifichi un certo scenario di rating futuro
  • Costruisco la distribuzione dei valori futuri poi calcolo il valore atteso ponderandoli per le probabilità ottenute dalla matrice di transizione
  • Riordino i valori de portafoglio e individuo il secondo percentile
  • Calcolo la perdita inattesa (var al 98%) come valore atteso - secondo percentile
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24
Q

Come si estende il creditmetrics a un modello di portafoglio con un secondo credito?

A
  • Calcolo anche per lui la distribuzione dei valori futuri con la matrice di transizione
  • Ricavo una distribuzione di probabilità congiunta (non semplicemente moltiplicando le 2 probabilità) tramite 3 passaggi:
    1) Estensione multinomiale del modello di merton (modello di merton a colori) e derivazione delle soglie; modello in forma ridotta
    2) La distribuzione di probabilità congiunta degli attivi delle due imprese si distribuisce come una normale multivariata
    3) Per caratterizzarla ci basta la correlazione che stimiamo con un approccio per grandi blocchi: si mappano gli attivi delle imprese a degli indici di borsa settoriali e poi si stimano le correlazioni tra un ampio numero di settori e paesi. RIGUARDA TUTTA LA QUESTIONE DEI PESI
  • Riporto i valori del portafoglio associando a ciascuno la relativa probabilità e riordinandoli in maniera crescente. Calcolo il valore atteso e poi trovando il secondo percentile trovo per differenza la perdita inattesa (var al 2%)
    Effetto della diversificazione: solo il valore atteso è additivo, le misure di rischio sono subadditive.
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25
Q

Quali sono i pregi e i limiti di creditmetrics?

A

PREGI:
- Utilizza dati di mercato oggettivi e forward looking
- Adotta una logica a valori di mercato
- Considera anche il rischio di migrazione e non solo quello di insolvenza
- Riconosce la natura asimmetrica della distribuzione dei valori futuri di un portafoglio crediti
- Consente di calcolare misure di rischio marginale come il Var marginale
LIMITI:
- Molti degli imput necessari possono essere ottenuti con facilità solo se la banca possiede stime affidabili delle proprie matrici di transizione e se esiste un mercato liquido dal quale trarre info. relative ai tassi forward richiesti su crediti con differente livello di rating
- Il modello assume implicitamente che la banca si collochi in posizione di price-taker
- Utilizzo di matrici di transizione storiche, non è detto infatti che la matrice di transizione sia stabile nel tempo
- È irrealistica l’ipotesi che le probabilità di default e transizione siano uguali per tutte le imprese appartenenti a una data classe di rating
- Criticabile l’uso di correlazioni tra indici azionari per misurare le correlazioni tra attivi aziendali: quest’ipotesi equivale al dire che le imprese siano interamente finanziate da capitale di rischio
- La scelta del beta che collegano gli AVR di un’impresa ai fattori sistematici risulta fortemente discrezionale

26
Q

Quali sono le caratteristiche di creditrisk +?

A
  • Si concentra solo su rischio di insolvenza
  • È un modello di tipo attuariale: il credito può essere visto in chiave assicurativa come una polizza assicurativa: lo spread è un premio (è detto infatti credit risk premium), l’insolvenza è un diritto contrattuale del debitore
  • Non cerca di stimare le PD ma le assume già stimate con altri strumenti
  • Particolarmente efficace per portafogli con un elevato numero di posizioni
27
Q

Quando funziona bene il calcolo della PD con la variabile casuale di poisson?

A
  • Richiede default indipendenti (molto irrealistico)
  • Funziona bene se PD sono piccole
    L’approssimazione si vede bene dal fatto che vengono assegnate anche probabilità non nulle per numeri di default maggiori delle imprese presenti.
    La qualità dell’approssimazione come detto declina se le PD sono piccole
    La poissoniana SOVRASTIMA gli estremi
28
Q

In creditrisk + come si passa dal numero di insolvenze all’ammontare delle perdite?

A

Inanzitutto se un debitore diventa insolvente la banca subisce una perdita pari a LGD* EAD ovvero (1-RR)EAD e creditrisk + ipotizza che la banca sia in grado di stimare EAD e RR senza errore.
Per passare dal numero di insolvenze al valore di portafoglio si usa il banding in cui:
- si stabilisce un unita di misura L
- Si dividono gli importi Li (è la perdita che subisce la banca per ogni prestito in caso di insolvenza ovvero il prodotto tra EAD e LGD) per L ottenendo dei valori standardizzati vi
- Si raggruppano nella stessa banda tutti i prestiti con uguale dimensione vi
- Per ogni banda calcolo il numero di insolvenze attese ed applico la distribuzione di poisson per trovare le probabilità associate
- Per ogni banda trovo il valore della perdita relativa a ciascun numero di default moltiplicandolo per L
n passando cosi dalle probabilità di ottenere un certo numero di default in una banda alle probabilità di ottenere una certa perdita sui prestiti di quella banda
- Per ottenere la distribuzione delle perdite devo combinare queste probabilità , dalla funzione complessiva che non è più una poissoniana si derivano poi le probabilità delle perdite associate all’intero portafoglio

29
Q

Come si fa a introdurre la correlazione tra crediti nel modello credit risk +?

A

Si introduce l’ipotesi che la stessa media della distribuzione Poisson sia una variabile aleatoria funzione di n fattori sottostanti detti BACKGROUND FACTOR (tassi di cambio, inflazione ecc.) e non sia quindi più semplicemente la somma delle PD ricavate da rating dati.
Nei periodi di recessione otterrò ad esempio un u (media della distribuzione) stocastico maggiore mentre in periodi di espansione lo otterrò minore ottenendo quindi rispettivamente un var maggiore e minore del caso in cui non consideravamo la correlazione.
In generale il tasso di insolvenza stocastico dove u è una media ponderata dei valori di u stocastico produce una distribuzione con code più grosse (eventi estremi più probabili) e quindi con rischio maggiore e perciò con anche un var maggiore (a parità di percentile il capitale richiesto è maggiore). Questo accade perché ora ho 2 fattori id rischio:
- Default o no
- Cambiamento delle pd nel tempo che INCORPORA le correlazioni in quanto la volatilità delle PD è tanto maggiore quando più si muovono insieme (ovvero quanto più sono correlati i debitori) mentre tanto minore quanto meno si muovono insieme. Perciò se voglio avere un var minore devo aumentare la correlazione

30
Q

Quali sono i pregi e rischi del modello creditrsik +?

A

VANTAGGI:
- Parsimonia degli input richiesti (PD,EAD e LGD e sensibilità ai background factor), non sono richiesti input come matrici di transizione o curve tassi forward
- Possibilità di ricavare la distribuzione di probabilità delle perdite future in via analitica senza ricorrere a simulazioni montecarlo (vantaggioso dal p.d.v computazionale)
LIMITI:
- Definizione di background factor e stima del factor loading sono passaggi delicati e potenzialmente arbitrari
- Il modello si concentra solo sul rischio di insolvenza e trascura il rischio di migrazione, questo limite è particolarmente rilevante per le esposizioni con scadenza superiore all’anno
- Assenza del rischio di recupero e di esposizione

31
Q

Quali sono le applicazioni dei modelli di stima del rischio creditizio?

A
  • Pricing dei prestiti: var standalone produce r più alto mentre quello marginale più basso.
  • Calcolo della reddittività corretta per il rischio. Confrontare RAROC con Ke -TIT.
  • Imposizione di limiti di rischio: più autonomia alle singole unità rispetto ai limiti sui valori nominali. Considera il diverso grado di rischio dei singoli impieghi e la diversificazione del portafoglio.
    Problemi organizzativi sono definire: 1) livelli di aggregazione 2) frequenza di revisione dei limiti 3) modalità di integrazione dei limiti con il budget della banca
  • Ottimizzazione della composizione del portafoglio crediti della banca: gestione attiva portafoglio impieghi; costruirlo minimizzando rischi legati a correlazione e concentrazione. Diversità con ottimizazione portafoglio titoli: 1) scarsa liquidità e trasparenza del mercato 2) concentrazione geografica e settoriale da non distruggere. Strumenti per modificare la composizione e caratteristiche sono: 1) rotazione naturale del portafoglio (richiede forte integrazione con il processo di budget) 2) utilizzo di credit derivates, operazioni di securization e mercato secondario dei prestiti.
32
Q

Cos’è il patrimonio?perché la scelta di avere un patrimonio minimo che normalmente è rimessa al mercato viene invece imposta alle banche?

A

È un cuscinetto che tutela i terzi creditori dalle minusvalenze
- Speciale natura creditori: vedove e orfani
- Effetto domino: problema macroprudenziale

33
Q

In che blocchi si divide il patrimonio di vigilanza e come si compongono?

A

In tier 1 e tier 2:
- Tier 1: deve essere almeno il 75% del pat. Minimo totale. Si divide in:
1) CET1: capitale azionario versato e riserve palese. Almeno il 56% del patrimonio minimo
2) Additional tier 1: strumenti innovativi di capitale; ibridi tra azioni e obbligazioni che:
- Fondi permanenti con possibilità di CANCELLAZIONE della remunerazione periodica
- Deducibili perché additional tier 1 considerato debito fiscalmente
- No azioni perché no diritto di voto

  • Tier 2: composto da:
  • Riserve di rivalutazione
  • Accantonamenti generali
    In passato: strumenti ibridi simili al additional tier 1 ma con remunerazione periodica DIFFERIBILE
  • Prestiti subordinati (lower tier 2): almeno 5 anni di scadenza
    In passato: prestiti subordinati anche a breve scadenza (tier 3 che oggi è stato abolito)
    È sempre necessario STORNARE le partecipazioni in altre istituzioni finanziarie per evitare contabilizzazione multipla
34
Q

Cosa diceva l’accordo di basilea 1 del 1988 sul rischio di credito? Quali sono i suoi limiti?

A

Accordo voluto da stati uniti per banche che vogliono operare all’estero.
Introduce alcune grezze classi e il patrimonio deve essere l’8% dei RWA. Ad esempio con asset di 100:
- Titoli pubblici di tutti i paesi OCSE. RW= 0% RWA=0; requisito di capitale=0
- Altre banche. RW= 20% RWA=20; requisito di capitale=1,6
- Mutui ipotecari. RW= 50% RWA=50; requisito di capitale=4
- Imprese. RW= 100% RWA=100; requisito di capitale=8
Limiti:
- Non considera rischi di mercato e operativi
- Non differenzia sufficentemente con posizioni di diverso rischio:
1) Rischio paese: distinzione solo OCSE-NON
2) Rischio-imprese: unico RW al 100% senza considerare diverso rating (è anche un incentivo a prestare alle aziende peggiori)
3) Incentivo ad arbitraggi regolamentari
- Non riconosce benefici da diversificazione: incentivo alle banche a concentrarsi su pochi mercati/settori
- Riconosce in modo limitato e imperfetto i benefici di garanzie, derivati creditizi e altre forme di mitigazione del rischio

35
Q

Su cosa agisce l’accordo di basilea 2? Su quali pilastri è basato?

A

Aggiusta il rischio di credito e introduce il rischio operativo.
Sono:
- Nuovi coefficenti patrimoniali (riforma regola 8% e maggior sensibilità al rischio del singolo prestito)
- Supervisory review: maggiori poteri ispettivi e discrezionali delle singole autorità di vigilanza, controllo più stringente
- Market discipline: fornire più informazioni al mercato che potrà punire le banche troppo rischiose chiedendo tassi più alti.

36
Q

Qual è la logica del primo pilastro di basilea 2?

A
  • Risultati più alti o più bassi dell’8% a seconda del rating dato da provider esterni (per banche più piccole: approccio standard) o con modelli interni (approccio IRBA)
  • Rating è uno dei fattori che determinano il requisito: nello SA è il principale mentre nell’irba ne entrano molti altri
37
Q

In riferimento al primo pilastro di Basilea 2, in cosa consiste l’approccio standard? Come avviene il calcolo degli RWA?

A
  • Uso di rating esterni
  • A rating migliori corrispondono RW minori
  • Pesi cambiano per i diversi portafogli di crediti presenti in una banca
  • Esposizioni vanno aggiustate per le eventuali GARANZIE
    Calcolo degli RWA, gli RW sono una matrice e non più un colonna:
  • Per gli unrated si usa il 100% più o meno come in basilea 1; ha poco senso ma si fa perché c’erano moltissime imprese unrated nel 2004 (si introduce però il fatto che diventano past due dopo un ritardo di 90 giorni)
  • Per i sovereign se si investe nello stato di appartenenza RW è 0.
  • Per i retail e residential RE che non hanno rating vi è un’unica percentuale che però è stata RIDOTTA (ad es. retail da 100% a 75%): INCENTIVO a diversificare riducendo l’esposizione a grandi clienti
38
Q

In riferimento al primo pilastro di Basilea 2, in cosa consiste l’approccio IRBA? Come avviene il calcolo degli RWA?

A

Componenti del rischio di credito sono:
- PD
- LGD
- EAD
- Durata
Questi imput vengono inseriti in un modello che forniscono la perdita attesa e inattesa e quindi il requisito patrimoniale.
Basilea intende coprire sia la perdita attesa che inattesa (calcolata con un percentile del 99,9%) con capitale e riserve (la perdita attesa con riserve e quella inattesa con capitale).
Ci sono 2 possibili strade per la stima degli imput:
- Foundation: PD= banca; LGD= autorità in base a forme tecniche e collateral; EAD= autorità; Maturity= autorità e fissa a 2,5 anni (eccezione con stime interne su alcuni crediti)
- Advanced: PD=banca; LGD=banca; EAD=banca; Maturity=banca (ma le autorità nazionali possono escludere alcuni crediti). Queste banche sono quelle più robuste e con modelli più sofisticati che però DEVONO comunque essere sottoposti a VALIDAZIONE.

39
Q

Come viene calcolata la PD nell’IRBA approach?

A
  • Default al ricorrere di una di queste 2 condizioni:
    1) Soggettiva
    2) Oggettiva: past due more than 90 giorni (180 per retail e enti pubblici e 180 per imprese italiane nei primi 5 anni)
  • La PD va misurata:
    1) Misurata su un orrizonte di 1 anno
    2) Non può scendere sotto lo 0,03%
    3) Deve esprimere una media di lungo periodo (ma deve sovrappesare il periodo più recente SE è andato male)
40
Q

Come viene calcolata la LGD nell’IRBA approach?

A

FOUNDATION: tabelle fornite dal comitato:
- Due valori prefissati: 45% per prestiti non garantiti, 75% per subordinati
- Si riduce in caso di collateral:
fino allo 0% se sono garanzie finanziarie
fino al 35%-40% in presenza di real estate (35%), physical capital (40%) e receivables (35%)
ADVANCED:
- LGD stimate internamente nel lungo periodo e incrementato per effetto downturn (valore appropriato per crisi)
- Basate su una definizione economica non contabile che include effetti attuariali e costi di recupero

41
Q

Come viene calcolata la EAD nell’IRBA approach?

A

FOUNDATION
- Esposizione per cassa a valore contabile al lordo di rettfiche
- Esposizioni di firma con dei fattori di conversione: 100% se diretti sostituti del credito, 50% se originate da transazioni commerciali (20% per lettere di credito a breve t.) e 75% per esposizioni committed but undrwn
- Maturity a 2,5 anni
ADVANCED
- Stime della banca
- Maturity: stima basata su duration a tasso zero e compresa tra 1 e 5 anni.

42
Q

In cosa consiste il portafoglio retail nell’IRBA approach?

A

Una posizione è retail se:
- Tante esposizioni simili di dimensione
- Una di queste 3:
1) Prestito a persona fisica
2) Mutuo residenziale al proprietario-occupante
3) Finanziamento a piccola impresa (ovvero esposizione del gruppo bancario a lei per meno di 1 milione: non conta la grandezza dell’impresa ma l’esposizione)
Ammette solo:
- Advanced IRBA:
- Approccio standard
Non ammette quindi l’IRBA foundation.
Esso comporta requisiti patrimoniali più bassi perché DIVERSIFICA MEGLIO il rischio.

43
Q

come vengono calcolati capitale e riserve con l’approccio IRBA?

A

Per ogni prestito vengono inseriti gli imput (PD, LGD,EAD e maturity) in una formula detta FUNZIONE DI PONDERAZIONE che fornirà il requisito patrimoniale (cioè quante riserve e quanto capitale detenere).
Ma ci saranno 5 formule DIVERSE per 5 grandi famiglie di prestiti a clientela che offrono differenti margini di diversificazione del rischio (lo si fa quindi per considerare la CORRELAZIONE). Le 5 famiglie, da quella con formula di calcolo più severa alla meno sono:
- Banche, stati sovrani e grandi gruppi (fatturato maggiore di 50 milioni) per effetti domino
- Imprese medie (fatturato inferiore a 50 mln)
- Privati, sottoforma di mutui ipotecari sulla prima casa
- Privati e piccole imprese (esposizione totale inferiore a 1 mln): NON è quindi vero che Basilea 2 punisce le PMI
- Privati sottoforma di carte di credito e simili

44
Q

Da dove deriva la funzione di ponderazione? Cosa implica una maggiore corelazione? Perché viene aggiustata?

A

Essa è derivata da un modello a la merton in bianco e nero esteso al caso di più imprese. Gioca un ruolo CRUCIALE la correlazione tra le variazioni degli attivi di una generica coppia di imprese, essa NON può essere stimata dalle banche ma è decisa a tavolino dal COMITATO DI BASILEA. La correlazione per imprese, banche stati , imprese piccole e esposizioni generiche retail (prima seconda e quarta famiglia) diminuisce all’aumentare della PD perché se un impresa ha PD piccola vuol dire che tutto il suo rischio è sistematico e quindi ho tanta asset correlation mentre se la PD è elevata c’è anche tanto rischio idiosincratico.
Una maggiore correlazione implica minore diversificazione e quindi code più grasse: questo significa che le perdite inattese sono più elevate e quindi anche il capitale da detenere sarà MAGGIORE.
La funzione di ponderazione è soggetta a un aggiustamento in quanto essa, basandosi sul modello di merton binomiale e non su quello a colori, non considera il rischio di dowgrading e quindi sottostima la perdita inattesa. L’aggiustamento tiene conto del fatto che il rischio di downgrading e quindi di sottostima della perdita inattesa è tanto maggiore quanto è alto il rating iniziale (perché c’è più probabilità che scende) e quanto maggiore è la vita residua; dunque l’aggiustamento tiene conto del rating iniziale e della maturity. L’aggiustamento viene fatto con un FATTORE NUMERICO stimato in maniera empirica. Per i retail c’è un eccezione e NON c’è aggiustamento.

45
Q

Cosa prevede il secondo pilastro di basilea 2?

A

Processo di revisione di vigilanza.
Autorità di vigilanza valutano:
- Rischi non coperti dal primo pilastro come il rischio liquidità
- Scostamenti tra regole usate nel primo pilastro e reale rischiosità (ovvero le regole del secondo pilastro controllano che quelle del primo non stiano sottovalutando il rischio)
- Governance, modello di business della banca ed efficacia processi e controlli interni
Al termine di questo SREP possono imporre requisiti ULTERIORI (anche in termini di maggiore capitale).
In europa srep applicata in modo più severa (fatta ogni anno).

46
Q

Cosa prevede il terzo pilastro di basilea 2? Qual è la sua ratio? Cosa contiene il documento di terzo pilastro? E standardizzato?

A

Disciplina di mercato.
Ratio: soggetti terzi non tutti vedove e orfani e sono interessati a maggiore capitalizzazione, in caso contrario puniranno la banca con condizioni più sfavorevoli. Si deve dargli quindi PIU’ info:
DOCUMENTO DI TERZO PILASTRO pubblicato 1-2 volte l’anno riassume:
- Principali rischi
- Sistemi di misurazione
- Quantità e qualità del capitale
- Nel documento di 3 pilastro vengono anche comunicati periodicamente i dati relativi alla propria leva finanziaria
Dal 2019 il documento è stato STANDARDIZZATO per facilitare confronti.
Problema: bank recovery e resolution directive (se I governi salvano sempre le banche i soggetti terzi non puniscono più le peggiori.

47
Q

Cosa dice basilea 2 sul rischio operativo? come è definito? Come viene rilevato?

A

Basilea 2 introduce per la prima volta il rischio operativo.
Esso è definito come il rischio di perdite dovute a processi interni difettosi o inadeguati, risorse umane, sistemi (es. attacco hacker) o eventi esterni (es. terremoti). INCLUDE rischi legali ed ESCLUDE rischi strategici e di reputazione.
Viene rilevato in 3 modi:
- Approccio basic: si aumenta il pat. Di vigilanza del 15% del margine di intermediazione (proxy del fatturato) degli ultimi 3 anni
- Approccio standardizzato: il 15% può diventare 12% per aree d’affari a basso rischio operativo (es. retail banking) e 18% per quelle con alto rischio (es. trading, pagamenti)
- Approccio avanzato: banche sviluppano i PROPRI modelli, soggetti ad APPROVAZIONE della vigilanza
Nel 2017 è stato rivistato da basilea 3.5
Dal 2025 ci sarà un APPROCCIO UNICO (SMA) che combina le info. di bilancio e i dati su perdite passate

48
Q

Quali sono le varie tappe degli accordi di basilea?

A

1988: primo accordo di Basilea
– rischio di credito
1996: emendamento sui rischi di mercato
2004: secondo accordo di Basilea
– riforma il rischio di credito, introduce il rischio
operativo
2010-2011: terzo accordo di Basilea
– definizione di capitale, rischio di liquidità
2017: «completamento di Basilea 3», noto anche
come «Basilea 4» o «Basilea 3,5»
– riforma il rischio di credito (nuovo approccio standard,
limiti ai modelli interni) e il rischio operativo

49
Q

Cosa viene introdotto con basilea 3?

A
  • Aumenta quantità e qualità del capitale richiesto
  • Aumenta copertura dei rischi di mercato
  • Introdotti strumenti nuovi per limitare la procicicità
  • Introdotti nuovi limiti che controllano il rischio di liquidità
  • Introdotto il plain leverage ratio (idea sbagliata probabilmente)
50
Q

Perché si decide di aumentare il capitale richiesto e la sua qualità in basilea 3? Come si fa?
Come variano i requisiti sul tier 1 e come deve essere composto?quando vengonk applicate le deduzioni? Cosa si decide sull additional tier 1? Come viene semplificato il tier 2? Cosa succede al tier 3?

A

Si decide di aumentare cosi tanto il tier 1 e in particolare il CET1 perché prima della crisi c’è stato un massiccio ricorso delle banche a capitale ibrido (upper tier 2) e innovativo (lower tier 1) che:
- No diritto di voto
- Interessi cancellabili o differibili
- Going concern capital
Usati perché:
- Azioni raccolgono capitale senza diluire controllo
- Dividendi fiscalmente deducibili
- Offrono combinazioni rischio-rendimento più flessibili per gli investitori istituzionali
Ma il PROBLEMA era che c’era un INTRINSECA AMBIGUITA’: erano considerati capitale per le autorità (anche se con limiti del 15-20% sul pat.minimo) e debito per gli investitori in quanto:
- Conseguenze negative reputazionali
- Clausole di step-up enormi (banca esercitava la call e quindi investitori sapevano che non erano strumenti perpetui)
COME:

Tier 1 minimo: passa da 4% a 6% (ovvero dal 50% del requisito di capitale minimo dell’8% al 75%).
CET1 minimo: passa da 2% a 4,5%. In più la maggior parte delle DEDUZIONI (le più rilevanti sono gli storni di partecipazioni in istituti fin.) vengono applicate adesso su di esso.
Il resto del tier 1 DEVE comunque essere composto da strumenti:
- Subordinati
- Con dividendi/cedole PIENAMENTE cancellabili e soggette ai VINCOLI del capital conservation buffer (?)
- Senza scadenza o incentivo al riacquisto: in particolare 1) vengono ELIMINATE tutte le clausole di step-up e 2) l’esercizio della call deve essere soggetto ad AUTORIZZAZIONE e se fatto deve essere fatto ALMENO 5 anni dopo l’emissione.
- In grado assorbire le perdite as a going concern
- Viene convertito AUTOMATICAMENTE in eqity se CET1 RATIO (cet1/rwa)scende sotto 5,125%
Conservation buffer: cuscinetto che va dallo 0% al 2,5% e deve essere coperto INTERAMENTE da CET1 (azioni ordinarie e utili non distribuiti: strumenti con durata perpetua e mancanza di obbligo di pagare i dividendi). Quindi il totale del tier 1 può arrivare a 8,5% e il totale del patrimonio minimo a 10.5%
Counter-cyclical buffer: cuscinetto che va dallo 0% al 2,5%.
SIFIs: cuscinetto ulteriore per le banche grandi perché esse dovranno essere per forza salvate e non si vuole che abbiano un vantaggio competitivo dovuto a ciò. Esso va dall’1% al 3%
Il tier 2 viene SEMPLIFICATO: viene deciso che i tier 2 comprende SOLO i prestiti subordinati con scadenza originale di almeno 5 anni, rimborsabili anticipatamente dall’emittente (callable) ma solo dopo ALMENO 5 anni dall’emissione e previa AUTORIZZAZIONE dell’organo di vigilanza. Viene inoltre introdotta per le autorità di vigilanza la POSSIBILITA’ di convertire il tier 2 in capitale in caso di necessita (ma la conversione non è automatica come nel additional tier 1).
In questo modo additional tier 1 e tier 2 diventano CAPITALE CONTINGENTE, ciò per fare in modo che prima che i governi versino nuovamente fondi pubblici i possessori di titoli riconosciuti come capitale regolamentare sostengano i costi della ristrutturazione della banca): si risolve il problema che il mercato non penalizza le banche messe male perché salvate dallo stato. Gli obbiettivi di ciò sono quindi:
- Migliorare stabilità della banca
- Responsabilizzare obbligazionisti
- Esautorare gi azioni che hanno gestito male la banca
Siccome il tier 2 diventa capitale contingente viene meno la distinzione tra going concern capital e gone concern capital.
Il tier 3 viene ABOLITO

51
Q

Cosa sono il burden sharing e il bail in?

A

Sono normative europee e NON internazionali (e quindi no basilea).
Burden sharing: per TUTTI i nuovi strumenti fin. validi come capitale regolamentare è possibile la CONVERSIONE in azioni ordinarie in occasione di aiuti pubblici.
Obbiettivo: fare in modo che prima che la banca venga salvata TUTTO il capitale di vigilanza venga abbattuto.
Bail-in: va fatto prima del bail-out (salvataggio dello stato). Dice che la conversione può ESTENDERSI a una certa percentuale di obbligazioni NON subordinate (quindi senior) che per le banche europee è l’8%.
È una regola molto severa applicata all’inizio in modo molto deciso e ora un po’ meno. C’è un equivalente al comitato di basilea che si applica però solo a grandi banche mondiali (qui la percentuale è del 16%).
Obbiettivo: evitare che lo stato sia costretto a versare capitali per salvare una banca mentre i detentori di strumenti di debito (in particolare subordinati) non perdono nulla.

52
Q

Perché viene aumentata la copertura dei rischi di mercato in basilea 3? Come ?

A

Perché i modelli var sui rischi di mercato (che avevano garantito alle grandi banche ingenti risparmi sui requisti standard) hanno dimostrato dei limiti:
- Diventano miopi e ottimisti dopo periodo buon
- Inducono vendite generalizzate in momenti di crisi (millenium bridge)
- Orrizzonte corretto solo se gli attivi sono effettivamente liquidi
Inoltre lo IAS39 (basta l’intenzione a vendere) ha prodotto uno spostamento opportunistico dei rischi di mercato sul trading book dove il var è calcolato con un orrizzonte temporale di 10 giorni e un livello di confidenza più basso
Come:
con lo stressed var: il calcolo del var con modelli interni previsto da basilea 2 (basato sui dati dell’ultimo anno su un orrizonte di 10 g. con confidenza 99% e ottenuto come il maggiore tra il var dell’ultima giornata e 3-4 volte quello medio degli ultimi 60 g.) va ripetuto una seconda volta basandosi sui dati di un anno di stress (portafoglio di oggi ma volatilità e correlazioni di quell’anno li) anche qui prendendo il maggiore tra quello dell’ultimo giorno e la media di quello degli ultimi 60g. moltiplicata per 3-4 e i due var vanno SOMMATI.
Dal 2025 è previsto il passaggio all’expected shortfall.

53
Q

Perché basilea 3 introduce degli strumenti per limitare la prociclicità? Quali sono?

A

Prociclicità: spirale negativa che alimenta la crisi dettata dalle vendite dovute a fare in modo di rispettare i requisiti. Questo significa che regole imposte alle banche per la loro stabilità possono esasperare gli effetti del ciclo economico: bisogna quindi incentivare le banche a raccogliere capitale nelle fasi positive per usarlo in quelle negative senza dover vendere asset.
Perché crisi ha mostrato tendenza banche e irrobustire capitale SOLO dopo che perdite si sono materializzate. Questa tendenza è stata ESASPERATA dal fair-value accounting.
Sono stati introdotti 2 strumenti:
1) Capital conservation buffer: prevede cuscinetto aggiuntivo di capitale pari al 2,5%: le banche che ancora non hanno accantonato tale cuscinetto sono soggette a limitazioni nella distribuzione degli utili (e qualunque altro pagamento discrezionale ad azionisti e portatori di titoli AT1) tanto più severe quanto maggiore è il divario sul requisito totale
2) Counter cyclical buffer: Anche qui cuscinetto fino al 2,5% dei RWA. Lo decidono le singole autorità NAZIONALI in caso di economie surriscaldate; per capire se un economia è surriscaldata si guarda come criterio guida al DIVARIO tra il rapporto corrente tra prestiti bancari e PIL e il suo trend di lungo periodo. L’applicazione del buffer NON è automatica e va preannunciato con UN ANNO di anticipo
In più: aggiornamento dello IAS 39.

54
Q

Quali sono le nuove misure sulla liquidità introdotte da basilea 3?

A

I numerosi problemi di liquidità avuti da alcune banche hanno spinto le autorità a proporre 2 nuovi vincoli si vigilanza prudenziale (non sono requisiti patrimoniali ovvero requisiti di capitale ma regole che impongono di avere un livello minimo di attività liquide o comunque a breve termine: si SUPERA il paradigma rischio= capitale):
+ LCR o bearn stears ratio (andava in forte debito in giornata): per superare brevi shock estremi
Vincolo volto ad assicurare che la banca mantenga attività liquide di alta qualità (ALAQ) in misura sufficiente per far fronte a una situazione di tensione, esso richiede che il rapporto ALAQ/deflussi netti di cassa attesi per i prossimi 30 giorni stimati sulla BASE di uno scenario di STRESS sia maggiore di 1. Il comitato di basilea ha dettato le linee guida sul calcolo di numeratore e denominatore:
1) ALAQ:
- UNENCUMBERED: non devono essere attività già impegnate a garanzia
- Basso rischio di credito e di mercato (aspetti come merito creditizio,duration ecc…)
- Facilmente valutabili (valutazione basata su modello di pricing semplice)
- Poco correlati con attività rischiose (no wrong way risk) e quindi non titoli bancari
- Scambiati su mercati ampi e spessi
- Ammissibili a sconto presso la banca centrale (cosi alaq possono generare cassa non solo tramite vendita ma anche attraverso anticipazioni di cassa garantite
- Ai titoli di stato si richiede un rating elevato a meno che non siano del paese dove la banca ha assunto il rischio di liquidità
2) Deflussi netti:
- Calcolata come differenza tra flussi netti cumulati in uscita e in entrata relativi a una situa. Di stress in un periodo di 30 giorni
- I flussi in uscita vanno calcolati moltiplicando le diverse categorie di passività con percentuali PREDETERMINATE che riflettono le previsioni di richiesta di rimborso in una situazione di stress e moltiplicando gli impegni fuori bilancio per dei coefficenti di tiraggio
- Depositi a clientela divisi in stabili e non: ai primi (es. retail) è applicata una percentuale del 5%, ai secondi del 10% (es. impegni come lettere di credito ai retail)
- Depositi interbancari e impegni alle banche percentuale del 100%
- Altra provvista in scadenza
- Maggiori garanzie su derivati OTC

+ NSFR o northern rock ratio (società di credito immobiliare): per non creare squilibri permanenti nella struttura per scadenze della banca. Requisito volto a promuovere un rapporto equilibrato tra fonti di finanziamento stabili e il fabbisogno di fondi a medio-lungo termine. Richiede che le attività fisse nel prossimo anno siano finanziate da ugual volume di risorse stabili ovvero che il rapporto tra ASF e RSF sia maggiore di 1 dove:
1) ASF:
definito come la somma di 4 importanti elementi del passivo:
- Patrimonio netto (comprensivo di tier 1 e tier 2)
- Azioni privilegiate con scadenza maggiore di un anno
- Passività con scadenza effettiva maggiore a un anno SENZA opzioni di rimborso anticpato
- Porzione stabile delle passività (parte di cui ci si aspetta il rinnovo oltre l’anno anche in condizioni di stress): in particolare 90% dei depositi “stabili” forniti da persone fisiche e PMI, 80% degli “altri depositi” forniti da persone fisiche e PMI, 50% dei fondi con scadenza entro l’anno forniti da imprese non finanziarie, enti pubblici, banche centrali, ecc.; 0% degli altri fondi con scadenza entro l’anno, incluso l’interbancario

2) RSF:
calcolato anch’esso come somma di diverse poste dell’attivo però ognuna PONDERATA in base a un particolare coefficiente stabilito dall’autorità di vigilanza e detto required stable funding factor o RSF factor che riflette IL GRADO DI LIQUIDITA’ della posta attiva:
1) Impieghi oltre l’anno solo in parte:
- 5% di titoli di Stato e assimilabili qualificati (rating, liquidità)
- 20% dei titoli societari qualificati
- 50% di oro, altri titoli societari, azioni qualificate, prestiti a imprese non finanziarie
- 100% degli impieghi interbancari
2) ma anche impieghi entro l’anno:
– 85% dei prestiti retail (piccole e medie imprese)

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Q

Cos’è il plain leverage ratio introdotto da basilea 3? Quali sono gli obbiettivi dichiarati? È uno strumento efficiente?

A

È un vincolo (requisito max. di leva finanziaria non ponderato) basato su attivi NON ponderati, aggiuntivo rispetto agli altri coefficienti patrimoniali e dice che:
- Il tier 1 deve essere ALMENO il 3% degli attivi NON ponderati per il rischio e COMPRENSIVI delle esposizioni fuori bilancio (es. esposizioni di firma)
Obbiettivi dichiarati:
- Arginare le inadeguatezze dei modelli di stima del capitale regolamentare; in particolare si riteneva che i RWA fossero manipolabili e quindi si decide di basarsi sul totale attivi
- Evitare accumuli di leva nelle fasi di espansione e brusca contrazione in fasi successive
No, probabilmente è stata una scelta sbagliata, infatti:
- Non è semplice: trattamento arbitrario delle esposizioni fuori bilancio; numerosi possibili arbitraggi regolamentari
- È anticiclico solo in parte (è possibile, ad esempio, assumere rischi crescenti senza aumentare la leva) ed esistono strumenti migliori per combattere la prociclicità
- Non contrasta il rischio di modello: non si può migliorare la risk sensitivity di basilea 2 con una misura non risk sensitive

56
Q

In cosa consiste basilea 3,5?

A
  • Approvato nel 2017 e sarà operativo in teoria dal 2025
  • Interviene principalmente su rischio di credito e in particolare sui sistemi di rating interni: nasce con l’idea di DISCIPLINARE i modelli interni (approccio IRB); in particolare:
    1) IRB avanzato eliminato per grandi imprese e banche
    2) Vengono messi dei floor agli imput (es. pd, lgd) del modello e agli output (capitale di vigilanza) del modello: in particolare il capitale calcolato con l’IRB NON può essere meno del 72,5% del capitale calcolato con il primo (approccio standard), quindi sconto max rispetto ad apporccio standard è del 27,5%
  • Prevede anche modifiche all’approccio standard rendendolo più sensibile al rischio: ad esempio dice che il peso (RW) dei mutui residenziali non sarà più sempre del 35% ma potrà essere più alto o basso a seconda del loan -to value
  • Introduce un solo approccio UNIFICATO per il rischio operativo, che tiene conto delle perdite operative subite dalla banca negli anni precedenti (NON CI SONO quindi più i 3 approcci di basilea 3)
  • Per il rischio di mercato il var viene sostituito dall’expected shortfall che è più severa.
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