IB SECONDO parziale Flashcards

1
Q

quali sono le fasi del processo di MeA

A

La definizione degli obiettivi strategici
 L’analisi economico-finanziaria dell’azienda target
 La strutturazione dell’operazione
 La negoziazione sul prezzo e sulle altre principali condizioni
 La definizione del contratto di compravendita
 L’analisi e le verifiche (“due diligence”) prima della firma del contratto e
della girata delle azioni
 La conclusione dell’operazione: adempimenti per il closing, closing.

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2
Q

chi sono i soggetti coinvolti in un operazione di MeA?

A
  • le parti direttamente coinvolte nella trattativa ossia chi compra e chi vende. sono tipicamente:
    +l’azienda acquirente (può essere un acquirente strategico, un investitore istituzionale o una semplice persona fisica
    +gli azionisti e i manager dell’azienda oggetto di cessione (target)
    essi sono i soggetti chiave, in ogni operazione varia il numero e la tipologia di persone; si crea tra gli azionisti e i managers di acquirente e target un gruppo selezionato ristretto di decision makers (i dealmakers); nell’acquisizione di gruppi la complessità aumenta; bisogna fare particolare attenzione alla riservatezza.
  • i consulenti: il numero, l’eterogeneità e la specificità dei temi rendono necessario un vasto numero di consulenti divisibili in:
    + di business
    +finanziari (di solito banche d’affari)
    -soggetti finanziatori che si dividono in:
    +istituti di credito
    +investitori istituzionali (fondi di pe e investment companies, fondi di private debt, fondi ibridi)
    +persone fisiche, family offices, club di investitori
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3
Q

quali sono i consulenti nelle operazioni di MeA e quali sono i loro compiti?

A

I Consulenti di Business come ad esempio BCG, McKinsey o Accenture sono spesso utilizzati dagli acquirenti per valiare il business plan dei venditori e per ottenere consigli strategici su settori, minacce settoriali e in particolare sul posizionamento strategico. Sono importanti in particolare nella prima fase del processo e sono comunque utilizzati anche dal venditore. I consulenti finanziari invece, ovvero le banche d’affari come Rotschild e Vitale, hanno tra gli altri compiti quello di segnalare e proporre l’operazione e di effettuare l’analisi economico e finanziaria oltre che assistere le parti nella trattativa e nella ricerca del funding. Possono avere un incarico di vendita e in questo caso hanno ad esempio l’importante compito di determinare la finestra temporale entro cui svolgere l’operazione, valutando anche se un’impresa è pronta a essere venduta ma possono svolgere anche un incarico di acquisto, quindi buy side, analizzando i rischi dell’operazione e aiutando la strutturazione dell’operazione. i debt advisor invece agiscono principalmente in buy side salvo quando sono incaricati di organizzare uno staple financing che di solito si fa per progetti grossi o momenti in cui il debito è molto caro.
Ci sono poi degli altri consulenti importanti, come ad esempio i consulenti legali che assistono nella redazione dei documenti e nella due diligence legale, i consulenti finanziari che analizzano le implicazioni fiscali dell’operazione, i rischi, etc. I consulenti ambientali, in quanto in alcuni settori ci sono dei forti rischi ambientali che vanno valutati prima di fare l’acquisizione dell’azienda e i revisori contabili come gli auditors e le big four che hanno lo scopo di certificare il bilancio e di effettuare la due diligence contabile.

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4
Q

quali sono i soggetti finanziatori nelle operazioni di MeA e qual’è il loro scopo?

A

I soggetti finanziatori provvedono a fornire le risorse finanziarie che eccedono la disponibilità di cassa immediata dell’azienda acquirente. I soggetti finanziatori sono di varia natura e si possono dividere in tre categorie: Gli istituti di credito, quindi le banche (In Italia ce ne sono 5 o 6 italiane che operano in modo continuativo e 3 francesi, molto attive nel mercato del lending); Gli investitori finanziari istituzionali come fondi di private equity, fondi di private debt (soprattutto questi come ad esempio Antilia) (Ricordiamoci che i fondi di private equity in investment companies mettono direttamente equity, quindi si siedono al tavolo della negoziazione) e persone fisiche, family offices e club di investitori che spesso fanno anche attività di private equity. Le banche forniscono capitalizzazione tramite linee ad hoc di acquisition financing. Gli investitori finanziari istituzionali appartengono alla categoria dei finanziatori, ma se comprano delle azioni ordinare sono da considerarsi parte del processo di M&A a tutti gli effetti. Le persone fisiche possono anch’esse configurarsi come parti o finanziatori, specialmente in operazioni più ridotte e con connotazione territoriale/settoriale

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5
Q

quali sono le fasi salienti e la possibile tempistica per la cessione di un azienda con meccanismo di asta (che non sempre però è il modo migliore di vendere una società)?

A

1)NOMINA ADVISORS e KICK-OFF MEETING (1 settimana)
2)REDAZIONE “INFORMATION MEMORANDUM” E “TEASER” (settimana 2-5)
3)DEFINIZIONE “PARTNER LIST” (settimana 2-5)
qui inizia la fase 1:
4)PRIMO CONTATTO CON I POTENZIALI ACQUIRENTI SELEZIONATI E INVIO TEASER, spesso si svolge con dei coffee meeting in cui si iniziano anche a scremare i clienti (settimana 5-6)
5)SOTTOSCRIZIONE ACCORDI DI RISERVATEZZA (settimana 5-6)
6)INVIO “INFORMATION MEMORANDA” E PRIMA “PROCESS LETTER”, nella process letter il venditore scrive all’acquirente tutte le info che devono essere contenute nella lettera con l’offerta preliminare (offerta non vincolante) che deve ricevere dall’acquirente entro 4-5 settimane (settimana 7)
7)RICEVIMENTO OFFERTE PRELIMINARI (settimana 11)
qui inizia la fase 2:
8)SELEZIONE OFFERTE PRELIMINARI (di solito massimo 5: short list, selezione fatta in base al prezzo e alla credibilità degli acquirenti) E INVIO SECONDA “PROCESS LETTER” (settimana 12)
9)DUE DILIGENCE: MANAGEMENT PRESENTATIONS, VISITE IMPIANTI, DATA ROOM, CONSEGNA VENDOR’S DUE DILIGENCE E BOZZA CONTRATTO DI COMPRAVENDITA (base da cui si iniziano le negoziazioni). il corpo della due diligence (con approfondimenti rispetto all’information memorandum) è caricato nella data room che oggi è virtuale; ci sono società specializzare incaricate a caricagli i documenti (settimana 13-18)
10)RICEVIMENTO OFFERTE DEFINITIVE che sono VINCOLANTI (di solito entro 4/5 settimane dalla fase precedente; parte vednitrice riceve un offerta definitiva con un mark-up (revisione) del contratto proposto in data-room e l’EVIDENZIAZIONE delle risorse fin. disponibili e/o fornite dai finanziatori: deve cioè dimostrare di avere i soldi per rispettare il contratto)(settimana 18)
11)SELEZIONE OFFERTE DEFINITIVE (settimana 19)
12)EVENTUALE TERZO ROUND / EVENTUALE PERIODO DI ESCLUSIVA (a seconda del quadro competitivo il venditore decide se richiedere a tutti gli investitori in corsa un ultimo bid (terzo round) oppure se concedere un esclusiva a un acquirente);
CONFIRMATORY DUE DILIGENCE (fase finale della due diligence con una verifica limitata ad alcune poste) e NEGOZIAZIONE FINALE CONTRATTO (discussione finale sul contratto con trattativa sul “wording” delle singole clausole (settimana 20-22)
13)FIRMA DEL CONTRATTO DI COMPRAVENDITA (SIGNING) (settimana 23)
14)OTTENIMENTO APPROVAZIONE “AUTORITA’ ESTERNE” (se necessaria): ad es. ricezione del nulla-osta dell’autorità di antitrust (si preocupa delle posizioni dominanti e opera soprattutto a livello europeo) e/o non esercizio della “golden power”(settimana 24-27)
15)CLOSING (settimana 28): girata delle azioni e contestuale corresponsione del prezzo

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6
Q

cos’è lo staple financing?

A

è un pacchetti di debito pre-costituito dal venditore e i suoi advisors per facilitare la cessione, è utilizzato soprattutto da fondi di pe nei progetti sell side di grandi dimensioni o in momenti o su asset in cui l’ottenimento del debito è meno agevole (ad esempio quando il mercato del debito è in affanno)

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7
Q

in cosa consistono le prime 3 fasi del processo di vendita con asta? L INFO. MEMORNDUM E il teaser sono proteti da accordi di riservatezza?

A

le prime 3 fasi costituiscono la cosiddetta fase istruttoria in cui:
Nella prima parte di Nomina Advisor e Kickoff Meeting, o semplicemente si sceglie un advisor che si conosce oppure si fa un beauty contest in cui si chiamano tre o quattro banche d’affari a fare una presentazione su come devo vendere, chiedendo quindi un preventivo e un pitch e si va appunto a scegliere l’advisor sulla base di questo (Bisogna fare attenzione però al fatto che spesso queste banche tendono a aumentare la valutazione dell’azienda per ottenere il mandato). qui si organizzano e definiscono anche i ruoli e la tempistica del processo (primo contatto tra venditrice e consulente).Dopodiché c’è la redazione dell’Information Memorandum e del Teaser. L’Information Memorandum è un documento informativo sull’azienda che stiamo vendendo che prevede informazioni sui dati finanziari, il processo produttivo e la struttura del management: deve essere specifico e, a differenza del prospetto, NON ha una struttura predefinita. Il Teaser invece è un RIASSUNTO dell’Information Memorandum ed è il primo documento che si manda al potenziale acquirente. Al contrario dell’Information Memorandum esso NON è protetto da un accordo di riservatezza; Infatti in relazione all’information memorandum, l’acquirente, se non conclude l’operazione, deve DISTRUGGERE i documenti e non divulgare le informazioni contenutesi. Dopodiché c’è la definizione della Partner List, ovvero la lista dei potenziali acquirenti, che possono essere sia strategici che finanziari (bisogna anche tenere conto di spetti geopolitici e de ricevimento futuro dell’autorizzazione dell’antitrust. In base poi anche al numero di questi potenziali clienti si decide che TIPO di operazione strutturare.

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8
Q

Qual è il ruolo dell’advisor?

A

Per via dell’articolazione in più fasi e della pluralità dei soggetti coinvolti a vario titolo, e della natura dell’oggetto intermediato (l’azienda),l’operazione di M&A si presenta come un processo estremamente complesso e DIFFICILMENTE standardizzabile. L’importanza del “fattore umano” in tutte le fasi aggiunge imprevedibilità e alea agli esiti del processo. Tale complessità ha reso l’attività di M&A un terreno molto ampio per gli Advisor, ossia per le banche d’affari e tutti gli altri consulenti su materie specifiche inerenti al deal. Spesso la banca d’affari assume un ruolo di “project manager”, assurgendo a COORDINATORE dell’intero processo per conto e nell’interesse del cliente (sia esso compratore o venditore). Ai nostri fini utilizzeremo indifferentemente il termine “incarico” e “mandato”.

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9
Q

com’è la remunerazione dell’advisor?

A

Per quanto riguarda buyside,sellside e merger l’incarico dell’advisor è normalmente remunerato con 2 ammontari:

-Ammontare FISSO (“RETAINER FEE”) da corrispondersi in OGNI caso anche se la transazione non viene conclusa (dimostra così l’interesse vero del cliente). La modalità di pagamento può essere mensile, una tantum o secondo determinate “milestones” da conseguire.

-Ammontare VARIABILE (“SUCCESS FEE”), calcolato come una PERCENTUALE del valore dell’operazione al closing. Le percentuali variano da caso a caso, vi sono parametri FREQUENTI ma NON esistono di fatto “tariffe standard” visto l’elevata concorrenza tra advisor di natura, struttura e Paesi differenti. Nella stragrande maggioranza dei casi il success fee è di importo MOLTO SUPERIORE al retainer fee (e rappresenta dunque la maggior fonte di guadagno dell’advisor) ma presenta un grado di alea assai più elevato.

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10
Q

Qual’è il business model dell’advisor?

A

Essendo la componente variabile di remunerazione di gran lunga la più importante, l’attività di M&A presenta un business model “rischioso” con una notevole ALEA lato ricavi. Inoltre essendo per natura”deal oriented” NON consente di fatto un’elevata”STICKINESS”,ossia una forte presenza di clienti ricorrenti (perchè dopo la vendita o la fusione il cliente non c’è più).
A tale rischio di impresa e incertezza intrinseca sui ricavi si contrappone PERO’ una MINOR necessità di investimenti FISSI rispetto ad altri rami dell’investment banking : NON è necessaria una struttura di compliance vera e propria, il lavoro di backoffice e di contrattualistica con i clienti è RIDOTTO e vi è una MINIMA necessità di capitale finanziario (di fatto non ci sono mai minusvalenze in quanto la banca fa un lavoro di pura consulenza e non investe).
I costi del PERSONALE sono di gran lunga la voce più importante e sono di fatto molto prevedibili.

Tale attività può dunque anche essere svolta su SCALA MINORE, con una struttura di boutique (ciò ti richiede però di essere molto qualitativo e specializzato, o per paese o per settore). Spesso tale dimensione richiede però, per risultare competitiva in termini qualitativi, un certo grado di specializzazione (per Paese, per settore). Le barriere all’entrata nel M&A sono molto BASSE , ma la curva di esperienza e il track record rappresentano punti di forza decisivi (per questo advisor che lo fanno da anni sono molto vantaggiati rispetto ai nuovi): un’execution non fluida (dovuta a competenze non sufficienti) può mettere a repentaglio la conclusione dell’operazione.

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11
Q

mettendoci nell’ottica dell’acquirente: Quali sono le tipologie di acquisizioni che si possono fare?

A

-Acquisizioni “totalitarie”, ossia acquisto del 100% del capitale;
-Acquisizioni di maggioranza, ossia acquisto del 50,1% o almeno della maggioranza dei diritti di voto;
- Acquisizioni di minoranza;
-Joint-venture paritetiche (50-50%), o “mergers of equals”.

chiaramente esse hanno dei pro e contro oltre che presentano degli scenari tipici per l’acquirente.

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12
Q

quali sono vantaggi, svantaggi e scenari tipici delle acquisizioni totalitarie?

A

-VANTAGGI
Il principale è la possibilità di COMPLETA INTEGRAZIONE del target da un punto di vista industriale, societario, organizzativo oltre che la MASSIMIZZAZIONE delle sinergie operative e finanziarie in capo all’acquirente.

-SVANTAGGI
Manca la CONDIVISIONR del rischio imprenditoriale che invece è tutto nelle mani dell’acquirente (totale assenza di co-imprenditorialità). In alcuni casi (ad es. acquisendo in maniera totalitaria un’azienda a proprietà familiare o anche un’azienda fortemente managerializzata con dirigenti nel capitale) vi può essere un grande PROBLEMA di CONTINUITA’ e un rischio di “svuotamento” per via di forti carenze motivazionali e della rottura di consolidati equilibri: è per questo che i fondi quasi sempre NON fanno acquisizioni totalitarie.

-SCENARI TIPICI
1)Il venditore NON è disponibile a restare nel capitale.
2)L’acquirente dispone di expertise nel settore e ha totale fiducia (tutto il mondo della finanza è fatto di percezioni) nella PROPRIA CAPACITA’ di gestire l’azienda target.
3)Sussiste una prospettiva di SINERGIE elevate (ad es. maggiori ricavi, minore incidenza costi generali, risparmi, eliminazione di duplicazioni) scaturenti dalla totale integrazione.
4)L’azienda target è quotata in Borsa e si vuole procedere al DELISTING.

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13
Q

quali sono vantaggi, svantaggi e scenari tipici delle acquisizioni di maggioranza?

A

tendenzialmente le acquisizioni di maggioranza hanno una quota acquisita che varia dal 51% al 80%
-VANTAGGI
Rispetto ad ipotesi totalitaria si ha CONDIVISIONE del rischio imprenditoriale (con imprenditore o manager o investitore finanziario).
C’è poi una RIDUZIONE dello STANZIAMENTO necessario (chiaramente se devo acquisire una quota dell’azienda pagherò solo la quota e quindi meno rispetto al caso in cui compro l’intera azienda) rispetto a ipotesi totalitaria.
Infine vi è la POSSIBILITA’ di COLLEGARE il valore della quota residua alle performance future dell’azienda target (di solito parametri reddituali come l’EBITDA) con effetto benefico sia per la protezione dell’investimento” che per le motivazioni dell’imprenditore/manager incumbent (è il metodo migliore per condividere sia il rischio che le opportunità)

-SVANTAGGI
La Società target rimane un soggetto giuridicamente “AUTONOMO”: L’integrazione è solo parziale, con conseguente MANCATA OTTIMIZZAZIONE di alcuni aspetti societari e organizzativi.
Vi è dunque una “DISPERSIONE” delle sinergie su azionisti di minoranza dell’azienda target.

-SCENARI TIPICI
1)L’acquirente NON possiede (crede di non possedere: finanza è fatta di percezioni) tutte le COMPETENZE manageriali e la capacità imprenditoriale per la gestione della società target.
2)NON tutte le azioni della società target sono DISPONIBILI (spesso l’acquirente vuole usufruire del rialzo di valore successivo all’acquisizione)
3)L’acquirente vuole RIDURRE L’ESBORSO immediato, preferendo invece riconoscere al socio restante un “upside” (che è anche un fattore di motivazione per il socio)
4)L’acquirente è un fondo di PE in un’operazione di Management buyout.

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14
Q

quali sono vantaggi, svantaggi e scenari tipici delle acquisizioni di minoranza?

A

inanzitutto le operazioni di minoranza sono POCHE, in media circa il 10% sul totale.

-VANTAGGI
MINOR IMPEGNO FINANZIARIO: esborso ridotto ma possibilità di ottenere vantaggi tecnologici, produttivi, commerciali, finanziari.
Minor impegno MANAGERIALE organizzativo, lasciato in buona parte all’azionista di maggioranza e/o al suo management.

-SVANTAGGI
la Quota acquisita ha un grado di LIQUIDITA’ (possibilità di smobilizzo) INFERIORE, specialmente se la società target non quotata.
C’è il rischio di RIDOTTA partecipazione alla gestione E di SCARSO controllo (non sei convolto nella gestione day by day).
Inesistenti o molto scarse SINERGIE operative nell’area di riduzione dei costi, razionalizzazione ed eliminazione duplicazioni

-SCENARI TIPICI
1)Un acquirente strategico desidera creare/rafforzare commitment con azienda CLIENTE O FORNITRICE, oppure costituirsi una “finestra” su nuove tecnologie o nuovi mercati.
2)Un fondo di PE acquista una quota di minoranza in un’ottica di “development capital” (capitale di sviluppo) o “replacement capital” (quando sostituisco un altro socio che vuole uscire; che può essere sia un socio familiare che un altro socio finanziario). 30 anni fa erano invece più che altro le banche a fare acquisizioni di minoranza.
3)Holding o family offices acquisiscono una quota di minoranza con l’obiettivo di DIVERSIFICAZIONE portafoglio e ricerca di un flusso di dividendi/capital gain.

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15
Q

quali sono vantaggi,svantaggi, e scenari tipici delle operazioni paritetiche (merger of equals e joint ventures)

A

sono operazioni molto DIFFICILI da realizzare: ci vogliono particolari condizioni; ci sono pochi casi di felice convivenza; l’equilibrio è instabile, quando le cose iniziano ad andare male vacilla.

-VANTAGGI
Partnership EQUILIBRATE. Mergersofequals (“né vincitori né vinti”), con forte spinta motivazionale a costruire “qualcosa di grande”.
Terreno ideale per la ricerca di COMPLEMENTARIETÀ (uno fa una cosa e l’altro un altra).

-SVANTAGGI
GOVERNANCE complessa volta a garantire il massimo equilibrio:
- rischio di STALLO decisionale (nelle decisioni quando i due soci sono in disaccordo uno blocca l’altro e viceversa), soprattutto nei momenti di difficoltà quando sono necessari grandi investimenti e scelte drastiche
- Rischio di NON facile integrazione tra due CULTURE aziendali. (effetto derby che si mantiene nelle culture aziendali dopo l’aggregazione, l’integrazione non è facile)

-SCENARI TIPICI
1)Due aziende fortemente COMPLEMENTARI e con “provenienze” DIVERSE (geografiche, di settore) creano un’entità comune.
2)Nel caso di “MOE” (mergers of equal) forte e commitment del management delle due società all’incremento della SCALA, inteso come rilevante fattore competitivo.

un es. virtuoso di joint venture è quella tra procter and gamble e gruppo angelini.

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16
Q

quali sono le dimensioni e le caratteristiche (PARAMETRI DIMENSIONALI) del mercato del MeA mondiale e italiano? (MOLTO IMPORTANTE)

A

L’attività di M&A dà luogo ad un vero e proprio “mercato” i cui parametri dimensionali sono:
-VALORE COMPLESSIVOdelle operazioni in un determinato Paese o settore.
- NUMERO delle operazioni in un determinato Paese o settore. Oltre alle acquisizioni vere e proprie, nelle statistiche relative alla dimensione del mercato vengono spesso inseriti i valori relativi a operazioni di IPO (comunque considerate come cessione di quote).

vedendo i grafici possiamo notare come i mercato di MeA mondiale sia un mercato con comportamento CICLICO; per questo è fondamentale sfruttare le FINESTRE TEMPORALI giuste: la scelta della finestra temporale è una delle scelte strategiche più importanti da fare quando si compra o si vende un azienda.
GUARDA I 2 GRAFICI SULL’ANDAMENTO DEL MERCATO DI MeA GLOBALE E ITALIANO.

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17
Q

Quali sono i fattori congiunturali che condizionano il mercato dell’MeA?

A
  • Il clima e il QUADRO ECONOMICO generale, ossia la presenza o meno di fattori di tensione nazionali o internazionali o di “shock” nelle svariate tipologie (valute, prezzi materie prime, costi energia, fenomeni pandemici, etc.);l’MeA come visto nel grafico dipende molto dal fatto che ci siano forti shock o meno.
    -La LIQUIDITÀ complessiva disponibile sul mercato a titolo di equity;
  • La DISPONIBILITÀ di LEVA finanziaria per l’acquisition financing;
  • L’andamento delle BORSE;
  • La percezione da parte degli investitori del “COUNTRY RISK” e dei fattori di rischio geopolitici;
  • Lo scenario competitivo nei vari SETTORI, con ondate di acquisizioni talvolta guidate da finalità difensive e/o emulative.
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18
Q

Quali sono i fattori strutturali specifici che influenzano il mercato italiano?

A

Nel caso specifico dell’Italia il mercato è condizionato da fattori strutturali che ne amplificano la ciclicità e la volatilità:
- RIDOTTO NUMERO DI ACQUIRENTI STRATEGICI nazionali che agiscono da consolidatori (forte differenza con USA, Francia, Germania e altri Paesi avanzati). Alla radice di questo fenomeno vi è la RIDOTTA SCALA di molte imprese, il loro assetto proprietario e la loro sottocapitalizzazione;
- Forte DIPENDENZA dai capitali esteri provenienti sia da acquirenti strategici che finanziari (specie per quanto riguarda le operazioni di grandi dimensioni): l’andamento del mercato è perciò fortemente condizionato dalla percezione del “rischio Paese”; il campo dei mega deals è dominato dagli investitori esteri.
- BASSO NUMERO di aziende QUOTATE (poco sopra a 400, di cui circa 200 sono egm) e mercato degli IPO di una certa dimensione MENO ATTIVO rispetto agli altri Paesi avanzati;
- RIDOTTO numero di operatori specializzati in “TURNAROUND”, ossia in ristrutturazioni aziendali, che possono fungere da soggetti “AMMORTIZZATORI” apportando risorse di Equity nelle situazioni di crisi, non ci sono praticamente fondi di turnaround i quanto sono necessari capacità gestionali importante per condurli.

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19
Q

Qual è la correlazione tra gli indicatori generali e i volumi di MeA?

A

Mettendo in relazione i 3 parametri generali ovvero l’andamento borsistico, lo spread tra titoli di stato italiano e bund tedeschi e il tasso euribor con i volumi dell’attività di MeA si può notare come:
- le PERFORMANCE BORSISTICHE possano influenzare l’attività di MeA: corporates quotate nelle fasi positive di borsa aumentano la loro propensione alla crescita esterna mentre le aziende potenziali target vedono più vicina la realizzazione dei loro obbiettivi di valorizzazione e incasso. Non sempre le performance sono collegate ma è probabile che nei periodi di ribasso del mercato anche i numeri di deal eseguiti diminuiscano.
- lo SPREAD si può usare come termometro che riassume, anche se in maniera sintetica e generica, il giudizio dei mercati e la percezione del rischio paese. Quest’ultimo influenza le operazioni internazionali indirizzando l’atteggiamento dei board delle aziende acquirenti e degli investment committees dei fondi oltre che la disponibilità e il costo dell’acquisition financing. uno spread più basso indica un più basso rischio paese e tendenzialmente è collegato con un più ALTO numero di deal.
- il tasso EURIBOR esprime il costo del denaro ed influenza in particolar modo i LBO; dunque delle politiche monetarie restrittive (tassi alti) aumentano il costo del denaro e RIDUCONO la quantità di deal eseguiti.
“Guarda grafico delle correlazioni” della slide 31 primo blocco
È invece più COMPLESSA E VISCHIOSA la correlazione con l’andamento dei tassi di cambio VALUTARI: Ad una prima analisi, il mutamento dei tassi di cambio dovrebbe portare automaticamente un flusso maggiore di investimenti diretti (e dunque di operazioni di M&A) dalle aree a valuta forte (in questa fase di mercato ad es. dollaro e franco svizzero) a quelle a valuta debole (ad esempio l’euro).
Generalmente, però, l’operazione di M&A non è guidata da intenti puramente speculativi ma è ispirata ad una logica di LUNGO TERMINE (e una valuta debole spesso indica un paese debole).
Tale fenomeno è inoltre attenuato dal fatto che molti dei potenziali investitori “a valuta forte” detengono già un portafoglio di asset denominati in “valuta debole” e hanno dunque dovuto subire delle SVALUTAZIONI a livello consolidato: potrebbero dunque non volere incrementare la propria esposizione.
Infine, un repentino cambiamento dei tassi di cambio aggiunge INCERTEZZA ai risultati aziendali e un ulteriore grado di alea, con business plan più difficili da formulare e un conseguente impatto sulle procedure di vendita.

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20
Q

Il mercato italiano dell’MeA: quali sono stati le principali operazioni nel 2022 e nel 2023?

A

Guarda le tabelle delle slide 35 e 36 del primo blocco. (Non da sapere in dettaglio)

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21
Q

Quali sono gi obbiettivi in una procedura di cessione?

A

1) Identificare un’adeguata FINESTRA TEMPORALE (non dipende solo dal mercato ma anche del momento dell’azienda che vogliamo vendere, i fondi guardano molto anche all’irr che si otterrebbe vendendo in un determinato momento)
2) Individuare l’ACQUIRENTE PIU COMMITTED (devo trovare da subito investitori veramente interessati sennò perdo tempo)
3) MASSIMIZZARE il PREZZO e ottimizzare le MODALITA di PAGAMENTI
4) CONTENERE I TEMPI del processo (il processo è molto lungo e comprende tante persone)
5) MINIMIZZARE le DISTRAZIONI del management dal business
6) Preservare un buon livello di RISERVATEZZA (le strategie di vendita che vedremo differiranno molto come tutela della riservatezza).

Nella realtà, DIFFICILMENTE tali obiettivi possono essere conseguiti tutti contemporaneamente: per esempio, come vedremo in seguito, la massimizzazione del prezzo attraverso un’asta ha un rilevante costo in termini di perdita di riservatezza e di distrazioni del management, mentre una trattativa da subito in esclusiva può presentare un grande vantaggio in termini di tempi e ridotta disruption ma potrebbe aver trascurato l’acquirente più interessato e quindi sacrificato una parte di prezzo.
Possibile domanda d’esame: viene dato uno scenario e devo scegliere la migliore strategia di vendita in base a quello.
Si tratta dunque di trovare di volta in volta il GIUSTO EQUILIBRIO tra questi elementi a seconda degli scenari che si presenteranno. NON esiste una strategia di vendita migliore delle altre in assoluto, e occorre calarsi di caso in caso nella realtà specifica dell’azienda, negli obiettivi dei suoi azionisti e nella potenziale situazione competitiva tra gli acquirenti.

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22
Q

Ci sono procedure e modalità diverse per una cessione tramite MeA? Qual e la differenza con l ipo? Quali sono i fattori differenzianti?

A

Mentre il processo di IPO contiene molti passaggi OBBLIGATORI per legge o di regolamento e le 2 grandi alternative di processo consistono nell’adozione di un percorso di IPO convenzionale o nella quotazione tramite SPAC; Per una cessione tramite M&A si presenta invece la possibilità di procedure con FLESSIBILITA’ e MODALITA’ molto diverse tra loro (è un po’ il bello dell’MeA),nelle quali i FATTORI DIFFERENZIANTI consistono:
- nel NUMERO di potenziali acquirenti da contattare
- nel GRADO DI PREDETERMINAZIONE dei vari step
-Nella PARITÀ o meno di trattamento riservata ai vari bidders.
Il venditore ha perciò la possibilità di forgiare una strategia di M&A AD HOC con POCHI step obbligatori per legge e da attivare NON in tutti i casi; Tra questi pochi step obbligatori ricordiamo la normativa OPA qualora si tratti di un’azienda quotata e le notifiche all’Antitrust e in materia golden power.

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23
Q

Che tipologie di strategie di vendita possiamo distinguere?

A

1) Pre-emptive bid: trattativa con UN SOLO acquirente che anticipa gli altri possibili bidders. È una negoziazione ESCLUSIVA con un singolo potenziale acquirente; nessun altro potenziale bidder viene consultato e spesso l’offerta arriva non sollecitata, a valle di una attenta analisi del compratore (la pre-emptive bid è rivolta a clienti che conoscono GIA’ l’azienda).
2) Negotiated sales: Trattative CONTEMPORANEE con PIU’ acquirenti; vengono effettuate trattative parallele con un RISTRETTO numero di compratori (short list: di solito da 2 a 5 acquirenti); questi potenziali acquirenti vengono pre-identificati in maniera ragionata e NON gli vengono fornite le stesse info e nella stessa fase a tutti (ad esempio a un concorrente non darò tutte le informazioni e il business plan, mentre li darò magari a un pe che vuole fare un operazione di managment buyout). La tempistica e le fasi del processo sono molto ELASTICHE.
3) Organizzazione di un’ASTA; nelle varianti:
3a) limited auction: viene identificato un numero LIMITATO di controparti (short list con circa 10-15 soggetti; c’è subito una scrematura) potenzialmente disposti a pagare un premium price; la procedura di vendita è organizzata e ben strutturata (di solito si parte con dei coffee meeting fondamentali per capire le strategie dell’acquirente per iniziare a capire i clienti più commited) e, nonostante sia suddivisa in STESSE fasi per tutti gli acquirenti, rende comunque possibile un certo grado di FLESSIBILITA’ (se ad es. un fondo mi chiede di parlare con il managment per parlare di strategie future gli dirò di si mentre se ci sono delle privatizzazioni devo avere una parità di trattamento più forte).
3b) broad auction: procedura di vendita STANDARDIZZATA con regole PREDEFINITE tempistica stringente e SENZA deroghe. Le info. sono estese a un numero ELEVATO di potenziali acquirenti (di solito OLTRE a 20). Il grado di riservatezza è pressoché NULLO.
Possibile domanda d’esame: viene dato uno scenario e devo scegliere la migliore strategia di vendita in base a quello.

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Q

Quali sono i vantaggi e svantaggi di una strategia di pre-emptive bid?

A

VANTAGGI:
1) Massima RISERVATEZZA
2) Vendita generalmente compiuta in TEMPI PIU’ BREVI rispetto a procedure organizzate (mi risparmio gran parte della fase istruttoria perché i potenziali acquirenti già conoscono bene l’azienda)
3) Minima “DISTRAZIONE” del Management dal business (perché faccio una sola management presentation non tante)
4) Processo “REVERSIBILE” (MOLTO IMPORTANTE) e che, qualora necessario, può permettere di adottare un’altra strategia di vendita, SPESSO si prova a fare un pre-emptive bid ma se non va bene si passa ad un’asta.
SVANTAGGI:
1) Difficile valutazione dell’offerta in quanto MANCANO RISCONTRI e benchmarks rispetto alle offerte di altri potenziali acquirenti.

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25
Q

Quali sono i vantaggi e svantaggi di una strategia di negotiated sale?

A

VANTAGGI:
1) Buon grado di RISERVTEZZA ed elevata FLESSIBILITA’
2) Processo “REVERSIBILE”, l’azienda non viene apertamente «messa sul mercato». Si può, in corso d’opera, adottare un’altra strategia di vendita
3) COMPATIBILE con un processo dual track con IPO in parallelo (fino al check della stima del prezzo di IPO)
SVANTAGGI:
1) Offerte spesso NON pienamente CONFRONTABILI
2) Gestione articolata e complessa della TEMPISTICA, ASIMETRIE(di contenuti da fornire agli acquirenti potenziali e tempistica nel fornire queste info) talvolta difficili da gestire

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26
Q

Quali sono vantaggi e svantaggi di una llimited auction?

A

VANTAGGI
1) Forte BIDDING competitivo (c’ è una forte concorrenza fino alla fine)
2) TEMPISTICA imposta dal venditore
3) Elevata CONFRONTABILITA’ delle offerte (offerte sono confrontabili perfettamente perché i contenuti sono allineati secondo le letture di istruzioni che ho mandato: process letter della fase 1 che definisce il contenuto dell’offerta preliminare e process letter della fase 2 che definisce il contenuto dell’offerta vincolante)
4) Elevata TRASPARENZA del processo di vendita (perché si possono comparare le offerte e si possono vedere tutte le differenze e caratteristiche delle offerte): ciò garantisce anche agli acquirenti di essere sottoposti a parità di trattamento
SVANTAGGI
1) Livello di RISERVATEZZA MOLTO BASSO: è un problema soprattutto per aziende B2B soprattutto se con portafoglio clienti concentrato (ai grandi azionisti potrebbe dar fastidio non sapere fino all’ultimo chi sarà l’acquirente (non ho capito?))
2) è un Processo DIFFICILMENTE “reversibile” senza danni di immagine (se si sa che l’asta è andata deserta la reputazione cala, devo aspettare almeno altri 2 anni per fare un’altra asta.)
3) Un CURRENT TRADING (è la performance degli ultimi mesi dell’azienda) negativo, o comunque, inferiore alle previsioni può pregiudicare l’esito del processo (acquirenti si fanno molto influenzare dalla performance dell’azienda dell’ultimo periodo)

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27
Q

QUALI SONO I VANTAGGI E SVANTAGGI DI UNA broad auction?

A

VANTAGGI
1) Forte BIDDING competitivo
2) TEMPISTICA rigida imposta dal venditore, senza deroghe (le scadenze vanno rispettate!)
3) Elevata CONFRONTABILITA’ delle offerte
4) Piena TRASPARENZA del processo di vendita (parità di trattamento per tutti)
SVANTAGGI
1) Livello di riservatezza BASSISIMO: problema per aziende “B2B” soprattutto se con portafoglio clienti concentrato
2) Processo DIFFICILMENTE “reversibile” senza danni di immagine
3)Un CURRENT TRADING negativo o comunque inferiore alle previsioni può pregiudicare l’esito del processo

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28
Q

quando è consigliato fare una strategia pre-emptive bid (scenari tipici)?

A

Quando:
1) quando c’è un Acquirente «logico» che si profila CHIARAMENTE rispetto agli altri: concorrente principale, un importante fornitore o cliente (integrazione verticale), un azienda già presente nel capitale ((spesso hanno diritto di prelazione) o comunque acquirente molto committed che abbia studiato IN ANTICIPO e in PROFONDITA’ l’operazione.
2) quando c’è l’Esigenza di RISERVATEZZA molto marcata (ad esempio per le famiglie che non vogliono che l’operazione vada sui giornali prima che sia effettivamente compiuta)
3) quando c’ un Offerta con prezzo e condizioni notevolmente MIGLIORI RISPETTO ALLA MEDIA delle transazioni comparabili
4) quando c’è un Asta immediatamente precedente sull’azienda non conclusa con successo (spesso quando si ha un’asta che non ha avuto successo, ossia una BROKEN AUCTION, si opta poi per una pre-emptive bid).

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29
Q

Quando è consigliato fare una strategia di negotiated sale?

A

Quando:
1) c’è un Numero LIMITATO di potenziali acquirenti (soprattutto strategici) la cui selezione è facilitata da CHIARI CRITERI settoriali/dimensionali/reddituali ovvero quando La short list (la scrematura della lista è compito dell’advisor che deve trovare i clienti più commited grazie alla sua esperienza nel settore) racchiude in maniera esaustiva l’universo dei potenziali compratori.
2) ci sono Potenziali acquirenti con visioni diverse sulla qualità e criticità del business e necessità di SET INFORMATIVI DIFFERENZIATI (gli acquirenti hanno esigenze diverse e la strategia privata permette di dare a ciascuno quello che vuole)
3) c’è una Forte esigenza di RISERVATEZZA (non assoluta ma comunque non si vuole fare sapere che l’azienda è sul mercato)
4) c’è Current trading DEBOLE (al contrario dell’asta in cui invece gli acquirenti sono molto influenzati dal current trading e quindi offriranno molto meno se esso è debole); ad esempio perché gli acquirenti strategici potrebbero trovarsi nella stessa situazione e sapere che magari è dovuta solo a un periodo negativo del settore.
5) c’è un Azienda QUOTATA (con l’asta ci sarebbero PROBLEMI DI INFO. PRIVILEGIATA)
6) nel caso di una Cessione di una quota di MINORANZA in cui è molto importante per il venditore SCEGLIERE IL SOCIP (ovvero non è importante solo il prezzo ma lo è soprattutto il tipo di governance e di qualità che l’acquirente ti può dare: es. network, mercati): dunque le aste sono sconsigliate per le operazioni di minoranza (che comunque sono un mercato di minoranza: coprono circa il 10% delle transazioni totali)

30
Q

Quando è consigliabile fare una strategia di limited auction?

A

Quando:
1) c’è Buon MIX di potenziali acquirenti sia strategici che finanziari
2) c’è un Esigenza di RISERVATEZZA NON MARCATA, ad esempio azienda “B2C”o “B2B” con numero molto elevato di clienti (ai clienti retail non interessa molto se l’azienda è in vendita)
3) c’è un Azienda BEN STRUTTURATA da un punto di vista organizzativo e top management sufficientemente “neutrale» (ovvero un’azienda che sa produrre le info e ha un manager che sa parlare a una platea di compratori numerosi e sofisticati. I manager devono essere NEUTRALI: i manager devono essere indifferenti al fatto che l’acquirente sia strategico, finanziario eccc.. sennò l’asta non andrà a buon fine)
4) c’è un Mercato M&A e capitali in BONE CONDIZIONI
5) c’è RIVALITA’ tra soci per buy-out della totalità del capitale

31
Q

Quando è consigliata una strategia di broad auction?

A

Quando:
1) c’è un azienda con un ELEVATO numero di potenziali compratori strategici finanziari
2) c’è l’Esigenza di riservatezza pressoché NULLA.
3) c’è un Azienda BEN STRUTTURATA da un punto di vista organizzativo e con top management sufficientemente “NEUTRALE»
4) c’è un Mercato M&A e capitali in BONE condizioni
5) c’è un Azienda DISTRESSED con esigenza protezione dei creditori

32
Q

SICURAMENTE CI SARA’ UNA DOMANDA ALL’ESAME SULLE STRATEGIE DI VENDITA: CI SARA’ UN CASO CON UNO SCENARIO E SULLA BASE DI QUELLO DOBBIAMO DECIDERE LA STRATEGIA DI VENDITA PIU’ ADEGUATA

A

SICURAMENTE CI SARA’ UNA DOMANDA ALL’ESAME SULLE STRATEGIE DI VENDITA: CI SARA’ UN CASO CON UNO SCENARIO E SULLA BASE DI QUELLO DOBBIAMO DECIDERE LA STRATEGIA DI VENDITA PIU’ ADEGUATA

33
Q

Come deve avvenire la valorizzazione delle quote azionarie?

A

Nella scelta delle opzioni strategiche per la valorizzazione delle quote azionarie è necessario un approccio SISTEMATICO e “PRO-ATTIVO” (un approccio non casuale). La decisione sulle opzioni strategiche deve essere basata sugli obiettivi di MEDIO E LUNGO termine degli azionisti e ogni alternativa va analizzata alla luce di FATTORI quali:
-contributo del nuovo azionista,
-processo di vendita,
-governance,
-requisiti dimensionali e qualitativi e
-naturalmente pricing.
Il fattore TEMPO può rivelarsi cruciale vista la ciclicità del mercato: la praticabilità e validità delle opzioni sono soggette alle condizioni di mercato in un dato momento. Per alcune alternative la “FINESTRA” può improvvisamente aprirsi o chiudersi (tipicamente uno dei mercati più nervosi è quello degli IPO). Il potere negoziale tra le parti può mutare durante la trattativa per fattori endogeni (ad es. current trading della target) o esogeni (ad es. shock di mercato): si rende dunque necessario mantenere una o più opzioni strategiche alternative (anche sotto forma di “dual track” o percorso parallelo).

34
Q

Quali sono gli strumenti/interlocutori per le diverse tipologie di transazioni:

A

-Cessione di minoranza del capitale sociale per finanziare l’espansione (expansion capital) o per la liquidazione di un socio (replacement capital): Acquirenti strategici, fondi di private Equity, holding di investimento, “family offices”, club di investitori, fondi sovrani, fondi pensione, IPO, SPAC. Le operazioni di minoranza sono poche e vengono di solito fatte su aziende di eccellenza
- Cessione paritetica: Acquirenti strategici, fondi di private Equity, holding di investimento, “family offices”, club di investitori
- Cessione di maggioranza: Acquirenti strategici, fondi di private Equity, holding di investimento, “family offi-ces”, club di investitori, fondi sovrani, search funds (es. virtuoso: fondo maestrale capital), IPO, SPAC
- Cessione totale: Acquirenti strategici (soprattutto), fondi di private Equity, holding di investimento, “family offi-ces”, club di investitori, search funds. Non ci sono l’ipo e la spac !

35
Q

Quali sono le modalità di intervento degli investitori di minoranza dal punto di vista della GOVERNANCE (serie di regole sui comportamenti), a seconda del tipo di interlocutore?

A

-acquirenti strategici (es. ktm ha acquistato il 25% di mv augusta e ciò permetta a quest’ultima di incrementare le vendite) : 1) Esercitano maggior influenza strategica rispetto a investitore finanziario perché sono del settore 2) Frequenti clausole di put and call al termine per l’acquisizione della maggioranza o totalità dell’azienda 3) Minor o nulla possibilità di alienare successivamente la quota a soggetti terzi (strategici o finanziari): ci sono dei vinco-li per vendere ai concorrenti (nell’es. di prima mv augusta non potrà vendere la maggioranza a yamaha ad esempio)
-fondi di private equity: 1) Azionisti a termine con prefissate clausole di exit (spesso viene prefissato un obbligo di exit) 2) Esercitano un’influenza strategica moderata (il contributo è soprattutto in termini di network), lasciano delega piena sul day by day
-family offices (capitale controllati da una o due famiglie: es. Garrone, loro piana, remo ruffini, merloni, Agrati, luigi Berlusconi) e holding di investimento (es.partners group): 1) Azionisti con orizzonte di PIU’ LUNGO periodo grazie anche alla struttura senza scadenze (capitale paziente) 2) Comportamenti e relazioni tra soci spesso me-no codificati incluse clausole di exit meno stringenti 3) Rilevante peso fattori interpersonali talvolta poco preve-dibili, soprattutto con i family offices (non si sa mai se si possa andare d’accordo o meno con i family offices: può andare bene oppure molto male. Spesso è meglio se non c’è un imprenditore singolo ma una struttura ma-nageriale) 4) Interesse al flusso di dividendi oltre che per il capital gain
- fondi sovrani e fondi pensione: Clausole di exit a lungo termine (i fondi pensione come Ontario non hanno necessità e tempo per impegnarsi in comprare e vedere in modo continuativo aziende; per loro è meglio concen-trarsi su poche aziende e rimanerci dentro percependo in modo continuativo i dividendi); hanno influenza bas-sa sulle strategie e pressoché nulla sulla gestione.
-Club di investitori (es. the equity club): In linea con la governance di fondi di private equity, talvolta più flessibili-tà sulla exit. I club di investitori sono meno aggressivi sull’EBITDA (?) e tendono ad uscire appena si arriva in zona di un rendimento interessante.

36
Q

Quali sono le modalità di intervento degli investitori di minoranza dal punto di vista del CONTRIBUTO del part-ner (cosa mi porta il partner), a seconda del tipo di interlocutore?

A

-acquirenti strategici: Nei casi virtuosi, sinergie di ricavi (nuovi prodotti/mercati) e accesso a tecnologie, in una logica di cross selling. Anche se non è molto frequente come casistica rispetto a quanto avviene con gli investitori strategici di maggioranza.
-fondi di private equity: possono dare contributo dal punto di vista del 1) Know-how finanziario (anche se al giorno d’oggi le imprese già devono avere una cultura finanziaria manageralizzando l’impresa e rendendola trasparente) 2) Networking (relazioni) nazionale e/o internazionale (MOLTO IMPORTANTE) 3) Know-how di set-tore principalmente trasmesso con presenza di “esperti” industriali/strategici nel board del fondo (non sempre però questi esperti si rivelano efficaci e non di rado gli imprenditori non li gradiscono: dipende anche molto da come essi si presentano; devono essere umili e non far sembrare all’imprenditore di essergli superiore) 4) Spin-ta e aiuto alla crescita esterna (add-ons): fattore aumentato molto negli ultimi anni. I PE ti danno stimoli ad ac-quisire delle aziende e ti aiutano a farlo (anche se ciò è molto più forte quando il PE entra con la maggioranza)
-family offices e holding di investimento: 1) Expertise di settore trasmessa sia tramite presenza nel Board che con interazione informale 2) Capitale “paziente” con un’ottica di LUNGO periodo, funzionale a piani di investi-mento con risultati differiti nel tempo (utili per imprenditori che vogliono fare investimenti iniziali(?)) 3) Nel caso di holding quotata vi è una prima esposizione alla cultura borsistica (perché le aziende partecipate di holding quotate, anche se non sono quotate, devono avere una reportistica coerente con quella dei veicoli quotati)
- fondi sovrani: il loro contributo è il fatto di aver Azionisti stabili che non vogliono uscire in caso di congiuntura negativa, inoltre possono dare apporto in termini di networking nel paese e nella regione di origine
-fondi pensione: sono anch’essi Azionisti stabili
-Club di investitori: Simili ai fondi di private equity (siccome anche molti vengono da una carriera in pe), ma con minor focus su add-ons e più su crescita interna (crescita organica)

37
Q

ESAME: data una certa situazione dobbiamo decidere che tipo di investitori andare a solecitare, dobbiamo in-quadrare le varie categorie di investitori e di calarli nelle realtà delle singole imprese e imprenditori per valorizza-re al meglio queste imprese (non stiamo ancora guardando al prezzo dell’acquirente, siamo in una fase prece-dente)

A

ESAME: data una certa situazione dobbiamo decidere che tipo di investitori andare a solecitare, dobbiamo in-quadrare le varie categorie di investitori e di calarli nelle realtà delle singole imprese e imprenditori per valorizza-re al meglio queste imprese (non stiamo ancora guardando al prezzo dell’acquirente, siamo in una fase prece-dente)

38
Q

Quali sono le modalità di intervento degli investitori di minoranza dal punto di vista dei CRITERI DIMENSIONALI DELLA TARGET (IMPORTANTI, soprattutto per investitori finanziari), a seconda del tipo di interlocutore?

A

-acquirenti strategici: Nessun vincolo dimensionale (non c’è un limite statutario); nelle operazioni di dimen-sioni molto ridotte vale il criterio della prossimità geografica
-fondi di private equity: Per i fondi domestici (italiani) small-mid: hanno aziende target con indicativamente EBITDA di almeno €5-10 mio, l’investimento minimo deve essere €10 mio e il massimo €40-50 mio
- holding di investimento locali: Nessun vincolo particolare sulla dimensione grazie a statuti e regolamenti più flessibili; tuttavia, difficilmente i target delle holding di investimento locali hanno EBITDA al di sotto di €5 mio
- grandi fondi di private equity, family offices, holding di investimento internazionali, fondi sovrani e fondi pen-sione (sono players internazionali): investimento di solito compreso tra 50 e 200 milioni, le aziende target gene-ralmente devono avere un EBITDA compreso tra 40 e 100 mio
-Club di investitori: non c’è nessun vincolo particolare, difficilmente però l’EBITDA della impresa target è inferiore ai 3-4 mio.

39
Q

Quali sono le modalità di intervento degli investitori di minoranza dal punto di vista dei CRITERI QUALITATIVI DELLA TARGET (che requisiti qualitativi deve avere l’azienda per attrare una specifica categoria di investitori), a seconda del tipo di interlocutore?

A
  • acquirenti strategici: 1) la target deve avere un ottima posizione di mercato e/o leadership tecnologica 2) deve avere una forte concentrazione sul core business (le acquisizioni di minoranza sono poche sono fatte tipicamente su aziende d’eccellenza e bene concentrate su un certo settore) 3) deve avere una “Piattaforma” per la realizzazione di potenziali siner-gie commerciali, produttive e tecnologiche.
  • fondi di private equity e club di investitori: la target deve avere una “Equity story” di qualità (devono avere otti-me prospettive future più che flussi di cassa stabili (ai pe piacciono poco i dividendi); l’equity story è la base su cui il pe creerà valore e farà capital gain: parte dell’equity story sono anche le prospettive nei prossimi anni sul settore in cui opera l’azienda) con buone prospettive di crescita interna ed esterna, IPO o altre vie di exit pratica-bili nel medio termine (l’obbiettivo del pe è sempre entrare in asset che possano essere facilmente vendute; le prospettive di exit vanno fatte inizialmente)
  • family offices e holding di investimento locali: “Equity story” di qualità con buone prospettive di crescita interna ed esterna, IPO o altre vie di exit praticabili nel medio termine
  • family offices e holding di investimento internazionali: Aziende strutturate e managerializzate con buona esposizione internazionale (voglio già aziende strutturate, non vogliono immettersi in imprese familiari con tanto rischio) con buone possibilità di IPO nel breve-medio termine e capacità di distribuire dividendi
    -fondi sovrani e fondi pensione:1) “Equity story” di qualità con buone prospettive di crescita interna ed esterna, capacità di elaborazione piani a lungo termine, capacità di distribuire dividendi 2) Aziende strutturate e manage-rializzate con una buona esposizione internazionale
40
Q

Le aste sono sconsigliate per le operazioni di minoranza; la massimizzazione del prezzo è infatti meno impor-tante per acquisizioni di minoranza mentre è più importante la ricerca dell’acquirente più coerente con gli ob-biettivi e dell’azienda e si guarda degli aspetti più qualitativi, tra le 4 strategie possibili di vendita probabilmente per acquisizioni di minoranza la migliore è quella della trattativa privata.

A

Le aste sono sconsigliate per le operazioni di minoranza; la massimizzazione del prezzo è infatti meno impor-tante per acquisizioni di minoranza mentre è più importante la ricerca dell’acquirente più coerente con gli ob-biettivi e dell’azienda e si guarda degli aspetti più qualitativi, tra le 4 strategie possibili di vendita probabilmente per acquisizioni di minoranza la migliore è quella della trattativa privata.

41
Q

Quali sono le modalità di intervento degli investitori di maggioranza dal punto di vista della GOVERNANCE, a seconda del tipo di interlocutore?

A

-acquirenti strategici (gli investimenti strategici sono per la gran parte di maggioranza e non minoranza perché si vogliono realizzare anche forti strategie): 1) vi è una forte influenza strategica e managerialePercorso di exit futuro condizionato: azienda quasi sempre «venduta una volta per tutte» anche in assenza di stringenti clausole di put/call (è molto difficile che se vendo una maggio-ranza a un acquirente strategico poi nel futuro la ricompro: innanzitutto probabilmente non la vorrò ricomprare e poi sarebbe molto costosa inoltre spesso ci sono clausole che lo impediscono)
-fondi di private equity: 1) Azionisti a termine con stringenti clausole di exit e drag along sui soci di minoranza (il PE chiederà sicura-mente l’obbligo di vendere e probabilmente darà all’imprenditore il diritto di vendere allo stesso prezzo, al contrario del caso degli acquirenti strategici non c’è un destino fisso per l’imprenditore: tra 5 anni ad esempio potrà o vendere tutto o mantenere un po’ e quotarsi o ricomprarsi tutte le quote ecc..) 2) Marcato indirizzo strategico (il pe in un operazione di maggioranza vuole avere molta crescita esterna). Influenza gestionale non elevata (non è che il pe va ogni 10 giorni in azienda a verificare l’operato) finché non si verifichi under performance (in questi casi ci possono essere anche clausole che impongano all’amministratore delegato di dimetter-si: clausola di underpermance, essa definisce anche come viene scelte il nuovo amministratore delegato)
-family offices, holding di investimento: 1) Azionisti con orizzonte di più lungo periodo grazie alla struttura senza scadenze 2) Com-portamenti e relazioni tra soci spesso meno codificati, incluso clausole di uscita meno stringenti 3) Rilevante peso fattori interperso-nali, talvolta poco prevedibili, soprattutto con i family offices. 4) Interesse anche a flusso di dividendi e non solo capital gain Family offices.
-club di investitori: In linea con i Fondi di Private Equity, talvolta gli exit hanno tempi più brevi.
-search funds (sono strutture piccole che spesso vengono scelte da alcune aziende piccole che non hanno molte alternative (?)): Il Searcher/Promotore subentra all’imprenditore nella gestione per promuovere crescita dimensionale e qualitativa. Sulle aziende pic-cole il promotore si sostituisce all’imprenditore ma non è detto che egli si dimostrerà un buon imprenditore

42
Q

Quali sono le modalità di intervento degli investitori di maggioranza dal punto di vista del CONTRIBUTO DEL PARTNER, a seconda del tipo di interlocutore?

A

-acquirenti strategici: Sinergie di ricavi (su prodotti e mercati, le sinergie di ricavi sono le più difficili da realizzare e si basano molto sul cross-selling: un team che aiuta l’altra ad andare in mercati in cui non c’è o produrre prodotti che non ha. La quantità delle sinergie dipende anche dai comportamenti successivi all’acquisizione: ci deve essere un progetto valido e chiaro di implementazione delle si-nergie); accesso a tecnologie e alcune sinergie di costo (non tante)
-fondi di private equity: 1) Know-how finanziario, incluso utilizzo leva (mentre nelle operazioni di minoranza il fondo tendenzialmente non cambia la struttura finanziaria dell’azienda qui si: si crea una newco che si indebita per comprare la società poi ci sarà una fusione tra le due con risultato aumento della leva (?). la leva permette di alzare il rendimento sull’equity perché metto più debito e meno equity: costituire una base di equity più ridotto che crea un irr più alto per il fondo: chiaramente la leva deve essere sostenibile. L’utilizzo della leva spesso però fa molta paura all’imprenditore) 2) Know-how di settore trasmesso tramite presenza nel Board e talvolta inserimento persone chiave (la posizione più spesso cambiata è il CFO ovvero il direttore finanziario perché deve sapere fare acquisizioni e gestire la leva avvicinando cosi la cultura dell’azienda a quella del fondo concentrandosi anche sulla trasparenza: le buone aziende hanno un reporting molto simile a quello delle quotate) 3) Forte spinta ad acquisizioni successive (add-ons) per creare “poli”
-family offices, holding di investimento: 1) Know-how finanziario, incluso utilizzo leva (talvolta in misura PIU’ moderata dei pe) 2) Know-how di settore trasmesso tramite presenza nel Board e in alcuni casi inserimento persone chiave 3) Prima esposizione a cultura borsistica se holding quotata
-club di investitori: Molto simili ai fondi di private equity, family office e holding d’investimento ma MINOR spinta a add-ons e focus maggiore su crescita interna
-search funds: aiutano a risolvere i passaggi generazionali, strutturazione e organizzazione di aziende di dimensioni molto piccole

43
Q

Quali sono le modalità di intervento degli investitori di maggioranza dal punto di vista dei CRITERI DIMENSIO-NALI DELLA TARGET, a seconda del tipo di interlocutore?

A

-acquirenti strategici: Di fatto non c’è nessun vincolo dimensionale, anche se per le aziende di dimensioni molto ridotte vale un criterio di prossimità geografica (aziende molto piccole di solito vengono comprate solo se geograficamente vicino all’acquirente che così conosce il mercato e il contesto)
-fondi di private equity: 1) Per i fondi domestici small-mid: il minimo per un singolo investimento è €15 mentre €40-50 mio è il limite superiore. L’ EBITDA minimo €5 mio. 2) Per i fondi internazionali: l’investimento minimo è €40 mio e limite massimo può arrivare anche fino a €1 mld (solo per i mega funds). L’ EBITDA minimo generalmente €10-15 mio
-family offices locali, holding di investimento locali; club di investitori: Nessun vincolo particolare grazie a statuti e regolamen-ti più flessibili, difficilmente però al di sotto di €3-4 mio EBITDA,l’ investimento singolo è compreso generalmente tra €5 e 30 mio
-grandi family offices e holding di investimento internazionali: Target con EBITDA compresi tra €30 e 100 mio
-search funds: traget con EBITDA tra 1 e 5 mio.
Spesso ci si dimentica che la tipologia del potenziale acquirente si basa anche su vincoli quantitativi.

44
Q

Quali sono le modalità di intervento degli investitori di maggioranza dal punto di vista dei CRITERI QUALITATIVI DELLA TARGET, a seconda del tipo di interlocutore?

A

-acquirenti strategici: 1) serve che la target abbia una Buona posizione di mercato/prodotti/tecnologia 2) la target abbia una Piatta-forma per la realizzazione di potenziali sinergie commerciali, tecnologiche e di costo
-fondi di private equity: 1) l’Equity story” di qualità (tutte quelle caratteristiche che pongono le basi per la creazione di valore all’uscita 2) Requisiti tipici per LBO : un operazione di questo tipo ha bisogno di una azienda con flussi di cassa prevedibili e consistenti (che non devono essere sottoposti a forte ciclicità: il periodo di fondi di pe è 4 /5 anni quindi le imprese cicliche e capital intensive non sono gradite) , l’azienda deve essere managerializzata (in grado di produrre un piano credibile e avere un controllo di gestione efficien-te) e la dirigenza con caratteristiche imprenditoriali (sono soci!, devono prendere scelte coraggiose per aumentare valore come quella di fare tante acquisizioni ), il settore deve essere in crescita e ci deve essere praticabilità di tutte le vie di exit 3) Possibilità di effettuare add-ons (per adds on si intende acquisizioni aggiuntive che un’azienda o un fondo di private equity può fare dopo aver acquisito la so-cietà target, ovvero l’azienda principale di interesse. Queste acquisizioni aggiuntive sono spesso parte di una strategia di crescita per espandere la presenza sul mercato, aumentare la quota di mercato, o accedere a nuove tecnologie o competenze.).
Se l’azienda soddisfa questi requisiti sarà molto probabile che il compratore sarà un fondo di pe e potremmo anche se ci sono certe dimensioni e caratterisiche organizzare un asta
-family offices, holding di investimento: 1) Azienda con generazione di cassa costante 2) Profilo industriale e modello di busi-ness in linea con expertise dei potenziali soci 3) Capacità di elaborare piani a lungo termine (family offices e holding di investimento sono capitale paziente a lungo termine ,richiedono che le aziende siano stabili ma anche con piani stabili e definiti a lungo termine. me-tafora: motore diesel contro motore turbo del private equity)
-club di investitori: Requisiti simili ai fondi di private equity, family offices e holding d’investimento ma con MINOR focus su cresci-ta esterna
-search funds: possibilità di incremento scala dimensionale tramite managerializzazione e internazionalizzazione: la creazione di valore per un searchs fund si prova a fare con questi processi (si vuole prendere un azienda piccola e farla cambiare di status aumentandone la dimensione; l’internalizzazione spesso però non è facile.

45
Q

Qual è la variabile chiave in una cessione totalitaria?

A

Nella cessione totalitaria la variabile chiave è assolutamente il prezzo mentre lo è meno nella maggioranza e ancora meno nella minoranza. Per le totalitarie la gran parte delle volte gli acquirenti sono acquirenti strategici

46
Q

Quali sono le modalità di intervento in una cessione totalitaria dal punto di vista della GOVERNANCE a seconda del tipo di interlocutore?

A

-acquirenti strategici: 1) Prezzo è di gran lunga la variabile chiave (se non esclusiva) 2) Richiesta continuità manageriale in una fase di “accompagnamento” 3) Talvolta rimane un “legame finanziario” tra acquirente e cedente tramite vendor’s loan e/o formule di earn out e/o eventuali rapporti di consulenza (oltre che eventuali representations & warranties escrow)
-fondi di private equity, family offices, holding di investimento e club di investitori: 1) Prezzo è di gran lunga la variabile chiave (se non esclusiva) 2) Richiesta un’importante continuità manageriale con soluzioni interne o esterne, necessità di allineare gli inte-ressi con chi gestisce l’azienda 3)Talvolta rimane un “legame finanziario” tra acquirente e cedente tramite vendor’s loan e/o formule di earn out e/o eventuali rapporti di consulenza (oltre che eventuali representations & warranties eescrow)
-search funds: 1) Prezzo e continuità come variabili chiave 2) Venditore valuta attentamente il profilo del Searcher/Promotore 3) Il Searcher/Promotore subentra all’imprenditore nella gestione

Quali sono le modalità di intervento in una cessione totalitaria dal punto di vista dei criteri qualitativi della target a seconda del tipo di interlocutore?
-acquirenti strategici: 1) Buona posizione di mercato 2) Tecnologia 3) Rete di vendita 4) Capacità produttiva
-fondi di private equity: 1) “Equity story” di qualità 2) Requisiti tipici del LBO, con forte attenzione alla componente imprenditoriale della dirigenza e/o alla possibilità di reperire top management dall’esterno
-family offices, holding di investimento, club di investitori: 1) “Equity story” di qualità 2) Requisiti tipici del LBO, con forte at-tenzione alla componente imprenditoriale della dirigenza e/o alla possibilità di reperire top management dall’esterno
-search funds: possibilità di crescita dimensionale tramite managerializzazione e internazionalizzazione

47
Q

Quali sono le modalità di intervento in una cessione totalitaria dal punto di vista del contributo del partner a se-conda del tipo di interlocutore?

A

-acquirenti strat2egici: Monetizzazione totale per il cedente, garanzia di continuità per l’azienda
-fondi di private equity: Monetizzazione totale per il cedente, garanzia di continuità per l’azienda
-family offices, holding di investimento, club di investitori:
Caso meno probabile
Monetizzazione totale per il cedente, garanzia di continuità per l’aziendav
-search funds: Monetizzazione totale per il cedente, garanzia di continuità per l’azienda

48
Q

Quali sono le modalità di intervento in una cessione totalitaria dal punto di vista dei criteri dimensionali della target a seconda del tipo di interlocutore?

A

-acquirenti strat2egici: Nessuno particolare. Per le dimensioni più ridotte devono valere criteri di eccellenza tecnologica e/odi pros-simità geografica
-fondi di private equity: Livelli di EBITDA minimi (indicativamente > €5 mio)
-family offices, holding di investimento, club di investitori: Nessun vincolo particolare, grazie a statuti e regolamenti più fles-sibili, difficilmente però al di sotto di €3 mio EBITDA
-search funds: €1-4 mio EBITDA

49
Q

Quali sono le modalità di intervento in una cessione totalitaria dal punto di vista dei criteri qualitativi della target a seconda del tipo di interlocutore?

A

-acquirenti strat2egici: 1) Buona posizione di mercato 2) Tecnologia 3) Rete di vendita 4) Capacità produttiva
-fondi di private equity: 1) “Equity story” di qualità 2) Requisiti tipici del LBO, con forte attenzione alla componente imprenditoriale della dirigenza e/o alla possibilità di reperire top management dall’esterno
-family offices, holding di investimento, club di investitori: 1) “Equity story” di qualità 2) Requisiti tipici del LBO, con forte at-tenzione alla componente imprenditoriale della dirigenza e/o alla possibilità di reperire top management dall’esterno
-search funds: possibilità di crescita dimensionale tramite managerializzazione e internazionalizzazione (search fund dovrebbe promuovere l’incremento della scala dimensionale dell’azienda.

50
Q

Nella valorizzazione tramite mercato pubblico quali sono le differenze tra ipo tradizionale e spac dal punto di vista della governance?

A

In entrambe:
la disciplina è quella di un azienda quotata (il requisito principale di governance è la trasparenza e parità di trattamento), improntata alla trasparenza, alla parità di trattamento di tutti gli investitori (anche e info che comunico al mercato devono essere uguali per tutti) e alla comunicazione con il mercato (bisogna dotarsi di figure di investor relators e amministratori indipendenti e viene disciplinata la frequenza di pubblicazione dei dati, etc). Criteri meno stringenti per Euronext Growth (mercato non regolamentato: adesso ha circa la metà dei titoli quotati ovvero circa 200), più severi per Euronext Milan e Euronext Star.
La spac è un metodo di quotazione, si parte dall’egm (euro next growth milan). Sono nate negli stati niti e hanno cominciato a prendere piede in Italia nel 2017. È un metodo più semplice e veloce.

51
Q

Nella valorizzazione tramite mercato pubblico quali sono le differenze tra ipo tradizionale e spac dal punto di vista del contributo del partner?

A

IPO tradizionale, cosa mi porta un IPO:
1) Exposure al mercato borsistico: aumento della visibilità e dello standing dell’azienda e dell’imprenditore, con consistente copertura mediatica, almeno iniziale
2) è un Canale di finanziamento aggiuntivo in equity
3) Liquidità dei titoli azionari e maggior possibilità di utilizzare la formula di pagamento in azioni nelle acquisizioni (le azioni sono una moneta di scambio ma devono valere: devono essere azioni case e non deprezzate; spesso si paga in azioni per non pagare tutto in cash e ridurre quindi il rischio). Inoltre per un azionda quotata c’è una Maggior possibilità di attrarre risorse manageriali qualificate (perché i manager sono attratti dalla visibilità e dalle stock option soprattutto: con esse si crea un allineamento dei manager all’obbiettivo dell’azienda di creazione di valore ovvero all’aumento del prezzo)
SPAC:
1) Esposizione al mercato borsistico: aumento della visibilità e dello standing dell’azienda e dell’imprenditore, con consistente copertura mediatica, almeno iniziale
2) Canale di finanziamento aggiuntivo in equity
3) Liquidità dei titoli azionari e maggior possibilità di utilizzare la formula di pagamento in azioni nelle acquisizioni. Maggior possibilità di attrarre risorse manageriali qualificate
4) Parterre di investitori accuratamente selezionato nella fase di collocamento della SPAC (spesso si scelgono 10-12 family offices)
5) Ruolo attivo dei promotori, pre e post IPO (all’inizio vanno a cercare i soldi, poi una volta individuata una target cercano di dare consigli affinchè l’azienda si apprezzi)

52
Q

ESAME: non ci sarà una domanda specifica ma se ad es. mi si dice che il signor brambilla vuole quotarsi in fretta e vuole avere un parterre selezionato tra gli strumenti da poter usare possiamo indicare la SPAC; se invece il signor brambilla vuole vendere il 100% tra gli strumenti possibili NON METTIAMO la quotazione cosi come se il signor brambilla è geloso della propria privacy (non vuole apparire nei giornali ecc.) o non vuole assumere un investor relator ecc..

A

ESAME: non ci sarà una domanda specifica ma se ad es. mi si dice che il signor brambilla vuole quotarsi in fretta e vuole avere un parterre selezionato tra gli strumenti da poter usare possiamo indicare la SPAC; se invece il signor brambilla vuole vendere il 100% tra gli strumenti possibili NON METTIAMO la quotazione cosi come se il signor brambilla è geloso della propria privacy (non vuole apparire nei giornali ecc.) o non vuole assumere un investor relator ecc..

53
Q

Nella valorizzazione tramite mercato pubblico quali sono le differenze tra ipo tradizionale e spac dal punto di vista dei criteri dimensionali della target?

A

IPO tradizionale: Da un punto di vista regolamentare: vincoli di capitalizzazione minima solo per Euronext Milan e Euronext STAR (€40 mio: è moto poco: questo significa che molti non si quotano perché non si vogliono quotare) ma non per EGM. Soglia minima di flottante pari al 10% per EGM, 25%per Euronext Milan e 35% per Euronext STAR.
SPAC: i Requisiti dimensionali sono dettati dalle dimensioni delle SPAC presenti sul mercato. In passato notevole varietà di dimensioni, ma generalmente comprese tra 75 e 200 € mio di dotazione. Attualmente pochissime iniziative in fase di lancio con possibilità di scelta per l’imprenditore molto limitate

54
Q

Nella valorizzazione tramite mercato pubblico quali sono le differenze tra ipo tradizionale e spac dal punto di vista dei criteri qualitativi della target?

A

IPO tradizionale: serve un “Equity story” convincente per il mercato borsistico, con ottime prospettive di crescita interna ed esterna
SPAC: Azienda managerializzata (non padronale) con team capace di «parlare al mercato». Nel caso della SPAC i promotori possono contribuire a migliorare le caratteristiche qualitative e alla spiegazione di business model complessi

55
Q

Che ruolo hanno i metodi di pagamento nelle operazioni di M&A?

A

Le modalità di pagamento sono un elemento fondamentale nelle operazioni di M&A e CONDIZIONANO profondamente i profili di rischio/opportunità per il compratore e il venditore (non è detto che il pagamento a cash sia sempre il metodo migliore per l’investitore). Analizzeremo le modalità di pagamento in un’operazione di M&A, valida sia per le operazioni totalitarie che di maggioranza e minoranza. Non tutte le operazioni vengono pagate in cash e sempre più ci sono metodi più articolati e contingent (ovvero che dipendono da alcuni fattori): quelli contingent non sono particolarmente apprezzati dai pe che hanno delle scadenze.

56
Q

Quali sono i metodi di pagamento che possono essere utilizzati?

A

La grande distinzione è tra pagamenti cash e contingent
- Pagamenti di natura cash:

1) Pagamento integrale “cash”: al closing viene corrisposto l’intero importo in un’unica soluzione. Tra compratore e venditore non vi sono “pendenze” (intese come rapporti) se non quelle derivanti da eventuali cause di risarcimento (che a loro volta si collegheranno alle dichiarazioni di reps & warranties contenute nel contratto di compravendita: quando nel contratto ci sono delle falsità potrò chiedere un rimborso dell’importo pagato). Se l’azienda va male il compratore non ci può più fare nulla: nessuna tutela, per questo è il metodo più rischioso per il compratore.
2) Pagamento differito garantito: è più o meno identico al precedente; il prezzo viene corrisposto con una rata cash a pronti e in rate successive GARANTITE da fidejussioni bancarie o assicurativa a prima richiesta (ovvero da parte di un istituto di standing primario: di fatto non c’è il rischio per il venditore di non ricevere le rate successive). Di fatto, nonostante la dilazione, è assimilabile al pagamento integrale cash, in quanto garantito.

  • Modalità di pagamento contingent: Per ovviare all’asimmetria informativa tra compratore e venditore e in un’ottica generale di downside risk protection (protezione dal rischio che l’azienda vada male), l’acquirente può ricorrere a forme di pagamento contingent, ossia legate (per una parte MINORITARIA del prezzo) all’avverarsi di certe condizioni indicate specificatamente nel contratto. Il venditore che crede nella qualità dell’asset e in ogni caso gli attribuisce un rischio limitato o comunque prevedibile potrà accettare queste formule di pagamento, acquisendo così in ALCUNI casi il beneficio di eventuali incrementi di valore dell’asset ceduto (un venditore che vuole tutto cash da un segnale che non crede all’azienda e quindi da un segnale molto negativo). Questi pagamenti riducono il rischio del compratore e possono creare un upside al venditore che quindi si allinea al compratore (il venditore deve essere pronto a dare segnali positivi all’acquirente)

3) Pagamento “cash” con escrow (collegato alle garanzie contrattuali), è quello che si avvicina di più al pagamento cash: in esso una parte del prezzo viene MOMENTANEAMENTE versata in un conto vincolato (escrow) gestito da un terzo depositario, e regolato da precise istruzioni. L’importo viene liberato (gradualmente o in un’unica soluzione) al verificarsi di specifiche condizioni (ad es. termini prescrizione rischio fiscale (ovvero quando si viene approvati fiscalmente(?)), quando si riceve un importante autorizzazione amministrativa, etc). la quantità dell’escrow dipende dalla quantità del rischio (ad es. rischio ambientale) stimato durante la due diligence. Con questa formula il venditore non parteciperà a eventuali incrementi di valore ma potrà semplicemente “sbloccare” una parte di prezzo a lui spettante.
4) Pagamento differito condizionato (il famoso “earn out” sempre più usato soprattutto in condizioni di incertezza e volatilità: è MOLTO IMPORTANTE): una porzione di prezzo viene corrisposta solo all’avverarsi di certe condizioni, solitamente legate o alla performance economico finanziaria dell’azienda target (in particolare la marginalità in un orizzonte temporale di due anni) o, nel caso di operazioni con fondi di private Equity, al valore di uscita (con i parametri IRR o “x times money”). Gli earn out sono diversi a seconda che l’acquirente sia strategico o finanziario. L’investitore finanziario non pagherà invece mai qualcosa legato all’ebit/ebitda o fatturato ma riconoscerà una quota del capital gain fatto da lui nel caso in cui esso superi una certa soglia (è l’unico in modo in cui il pe può fare earn-out). L’earn out è un modo per collegare venditore e produttore; di solito ha durata limitata come ad es. 1 o 2 anni: è difficile prevedere la struttura dell’azienda dopo qualche anno siccome il compratore farà cambiamenti importanti. L’earn out chiaramente deve essere basato su parametri OGGETTIVI. Esiste un mercato secondario per l’earn out, che c’è soprattutto nel mondo anglosassone, in cui però si deve vendere a sconto per causa della poca liquidità: è usato principalmente dai pe che vogliono cristallizzare l’IRR.
5) Pagamento cash con parziale finanziamento da parte dei venditori; ossia vendor’s loan: il venditore concede un finanziamento (vendor’s loan) a favore dell’acquirente, come parziale reinvestimento dei proventi della cessione. Si tratta solitamente di un debito subordinato rispetto a finanziamenti bancari. Con tale modalità il venditore aiuta l’acquirente a finanziare l’operazione e in cambio riceve interessi sul credito, a fronte di un rischio ben conosciuto. Il tasso dipende dalle condizioni generali di mercato ma anche (e soprattutto) dalla dinamica negoziale e dal potere contrattuale delle parti nell’ambito della storia specifica del deal. Viene fatto sia con compratori finanziari sia strategici quando si vuole dare un segnale di solidità dell’azienda. Si ricorre a questo pagamento, ad esempio, quando il compratore non trova credito (oggi con tutte le regolamentazioni e i criteri più stringenti le banche erogano meno crediti); di solito è una piccola parte del prezzo (circa 1 volta il MOL; più di così diventa troppo rischioso per il venditore) e il prestito dura circa 6 o 7 anni.. Si ricorre spesso al vendor’s loan con le squadre di calcio (es. milan e atalanta) perché difficilmente le banche erogano prestiti a esse oppure anche nel settore delle armi dove le banche non vogliono sporcarsi prestando soldi (quindi è particolarmente diffuso in settori non ESG e settori difficilmente strutturalmente in perdita dove fondi e banche concedono poco prestito). Esiste un mercato secondario per i vendor’s loan ma è un mercato molto poco liquido in cui i loan vengono venduti a sconto.
6) Pagamento con azioni: l’acquirente corrisponde una parte o la totalità del prezzo in proprie azioni. Gli azionisti del target si trovano perciò a loro volta a essere azionisti dell’acquirente o della “combined entity”. Se l’acquirente è quotato in Borsa il venditore disporrà di un titolo liquido e questo aumenta la possibilità di accettare tale formula. La modalità di pagamento in azioni è utilizzata sempre nella forma tecnica del merger e spesso nello schema dei leveraged buy outs con lo schema di reinvestimento in una “Newco”.
(es. cessione di italcementi). Spesso è l’acquirente a chiedere anche un pagamento in azioni per ridurre il costo dell’operazione. Il pagamento in azioni è sicuramente in trend di aumento in questi anni. Il pagamento in azioni tende però ad essere una notizia negativa per il mercato perché potrebbe indicare che il compratore pensa che le sue azioni possano non andare cosi bene nel futuro; l’importante è non esagerare con la quota pagata in azioni.

57
Q

Quali sono i profili di protezione dell’acquirente e del venditore nelle diverse modalità di pagamento?

A

Nel pagamento cash al closing (o a rate garantite da fidejussione bancaria a prima richiesta) l’acquirente non ha NESSUNA protezione (corre da solo il rischio di impresa) contro il cosiddetto “rischio sul pregresso” e/o un’eventuale underperformance della target (rischio d mercato negativo ovvero che l’azienda vada male) e il venditore non correrà il rischio di non veder corrisposto il prezzo per intero, vista la contestualità del pagamento. Dunque, si ha rischio massimo per l’acquirente e zero rischio per il venditore. Con formule di “earn-out” e/o di pagamento in azioni, il compratore avrà parziale copertura da underperformance ma in caso di esito molto positivo dell’operazione dovrà concedere una parte dell’upsideal (è il rischio di mercato positivo ovvero che l’azienda vada bene) venditore (che può venire così ricompensato dal fatto di non avere ottenuto un prezzo esclusivamente “a pronti”): dunque andando verso destra nel grafico il rischio di mercato (sia negativo che positivo) viene condiviso sempre di più tra compratore e venditore
GUARDA GRAFICO SLIDE 7!

58
Q

Quali evidenze empiriche si possono ottenere da un’analisi mondiale sull’earn out?

A
  • utiilizzo più frequente negli ultimi due decenni, soprattutto nei periodi di elevata incertezza e volatilità per ridurre il gap tra “ask” e “bid” (creare un ponte tra domanda e offerta).
  • Applicato in circa il 15-20% dei deals ma in aumento (in UK e USA percentuali mediamente più alte, soprattutto su target non quotate).
    Settori: Più spesso in industrie high tech, servizi, healthcare, media, con una forte componente di intangibles (settori innovativi in cui ci sono dei business plan molto aggressivi e ottimistici e quindi ci si vuole proteggere visto che c’è un rischio maggiore per l’acquirente che il business plan non sia rispettato).
    Earn out più frequenti in deals con: rec ib 21 minuto 33 circa
  • le società TARGET per le quali il compratore nell’acquisirle spesso richiede l’earnout sono tipicamente società non quotate di dimensioni medie o contenute (sono imprese non perfettamente trasparenti e quindi c’è più rischio), e nelle operazioni di diversificazione (quando compro un azienda che non è del mio settore ne conosco meno del settore in cui opera l’azienda e quindi faccio anche più fatica a valutarla: quindi c’è più asimmetria informativa; perciò come acquirente percepisco l’operazione come più rischiosa e ti chiedo un earn-out per coprire in parte questo rischio.
  • le società per le quali i venditori spesso concedono l’earn out al venditore sono tendenzialmente società quotate (?) (ciò ha effetto spesso positivo sul titolo dal giorno dell’annuncio entro un certo intervallo temporale: il venditore accettando un earnout da un segnale positivo al mercato sottintendendo di credere nel business plan).
  • Acquisizioni “transformational” (quando la scala dell’impresa viene trasformata e resa molto maggiore tramite un’acquisizione di una azienda grossa, la trasformazione può prevedere anche una trasformazione del settore: piacciono molto ai pe. Queste acquisizioni visto tutte le trasformazioni hanno più rischio (c’ un cambiamento anche manageriale) e perciò più spesso si fanno earn-out.)
    Situazione dell’economia: in periodi di grandi shock e crisi il rischio complessivo del sistema aumenta e quindi aumenta anche il numero di earn-out concordati.
59
Q

DOMANDA ESAME: mi da uno scenario e mi dice se ha senso un earn-out in questo caso

A

DOMANDA ESAME: mi da uno scenario e mi dice se ha senso un earn-out in questo caso

60
Q

Cos’è un lbo? Quai sono le società target, gli sponsors e il managment?

A

È una tecnica di acquisizione: con essa una società target viene acquisita con fondi prevalentemente derivanti da capitale di debito. A seguito di questo la target si ritrova più indebitata post-operazione. Oltre ad un cambiamento di proprietà si modifica dunque anche la STRUTURA FINANZIARIA della target. Il LBO si basa di fatto sulla CAPACITA’ DI INDEBITAMENTO DELLA TARGET: per questo motivo gli investitori con questa tecnica di acquisizione prediligono i settori e le aziende poco cicliche (perché più un imprese è ciclica più ci sono dei problemi di prevedibilità dei flussi di cassa), non “capital intensive” (sia per quanto riguarda Capex che working capital perché più un azienda è capital intensive più ho problemi di generazione di flussi di cassa) e con una certa CONSISTENZA E PREVEDIBILITA’ dei flussi finanziari (per questo i parametri d’oro che il pe analizza prima di fare un operazione sono i cash flow, i cash flow scontati e l’ebitda – capex: i pe infatti vogliono aziende che abbiano molta capacità di sostenere debito). Il problema è che molti imprenditori e dirigenti (ad es. i cfo) non gradiscono la leva (paura di cambiare la struttura finanziaria: è una rivoluzione importante; vuol dire infatti cambiare la struttura e la mentalità dell’impresa) e questa è una delle cause per cui il private equity non riesce ancora a sfondare.
Società target: possono essere società non quotate o anche quotate (con frequente delisting; molti delisting vengono fatti con lo schema del LBO: l’imprenditore delista la società con le sue risorse; un po le mette lui e un po si aiuta con debito).
Sponsors: generalmente sono investitori finanziari (fondi di PE o investment company), ma anche gli acquirenti strategici possono utilizzare questa tecnica e creare un veicolo.
Management: di solito svolge un ruolo molto importante come manager/azionista (con investimento iniziale e/o pacchetto di stock option concesse in fasi successive).

61
Q

Quali sono le varie tipologie di LBO?

A
  • Nel management buy-out (MBO in senso stretto) sono i managers della target, dunque provenienti dal suo interno, a costituire il fulcro dell’operazione.
  • Nel management buy-in (MBI) è un gruppo di manager ESTERNI ad investire, in virtù di specifiche competenze manageriali ed imprenditoriali. La percentuale di managment buy-in sta aumentando molto (grandi fondi come ardian e bain sono in grado di fare molto bene managament buy in).
  • Nel management buy-in&out (BIMBO) vi è la presenza CONTEMPORANEA di manager di provenienza interna ed esterna alla target.
  • Family buy-out (FBO); è una delle forme più litigiose in cui un ramo della famiglia deve comprare l’altro e spesso non avendo le risorse si fa con debito: alcuni membri di una famiglia rilevano la quota (a debito) di altri azionisti appartenenti alla famiglia, oppure da soggetti terzi. A essere promotori del buy-out sono dunque membri della famiglia che intendono svolgere un ruolo più attivo e operativo, spesso però pur di comprare sono disposti a pagare prezzi enormi (ci sono anche delle aste in cui due membri della famiglia si contendono l’impresa) e devono ricorrere a una leva enorme (perciò i pe non li sosterranno).
  • Workers buy-out (WBO): la compagine azionaria viene allargata anche a dipendenti che non occupano posizioni direttive. Quasi sempre usata nei casi distressed, tale tipologia copre ancora una minima parte del mercato (più diffuso negli Stati Uniti) ma presenta una dinamica di crescita. Dal 1985 ad oggi in Italia ci sono stati circa 400 casi principalmente in Emilia Romagna e toscana (principalmente casi in cui i dipendenti salvano l’impresa che sta per fallire acquisendo una piccola parte del capitale ciascuno). Operazioni tipicamente a capitale molto diffuso (si fa di fatto una colletta) e di dimensioni relativamente contenute, ma a forte impatto sociale.
  • Secondary buy-out («SBO»): la maggioranza viene trasmessa da un investitore finanziario a un altro (da fondo a fondo: es. da advent a permira). Rappresentano una parte importante del mercato del LBO (circa un terzo dei BO è un secondary BO) sia all’estero che in Italia (rappresentano circa il 20/30% degli exit dei pe(?)). Tale tipologia può essere ripetuta nel tempo sulla stessa azienda, dando luogo a “tertiary buy out”, “quaternary buy out” etc. la continuità dei manager è importante: spesso i manager vengono confermati ed essi reinvestono (avevano già investito nel primary buy-out) una parte del prezzo di cessione.
    Assimilabile al Secondary buy-out, ma in una forma captive, è lo schema del continuation fund che va molto di moda in questo periodo. I gestori di un fondo di PE (i cosiddetti «GPs»), nell’impossibilità (nel senso che non ci riescono) o nelle more (nel senso che ci vuole un po di tempo) del fundraising (raccolta di fondi) per raccogliere un fondo, costituiscono con un mix tra equity e debito un VEICOLO e una cordata ad hoc, da loro diretta, per rilevare una determinata società o più di una società (di fatto è un secondary buyout perché c’è un investitore finanziario che vende a un altro veicolo finanziario però questo veicolo è ancora costituito dai GPs (o LPs ? bho)). La struttura è utilizzata nei casi in cui i gestori ritengano (loro percezione) che l’asset non abbia ancora pienamente raggiunto il suo potenziale di creazione di valore e allo stesso tempo gli investitori del fondo desiderino un evento di liquidità (es. per fare fundraising l’LPs vuole prima i soldi del vecchio fondo prima di investire nel nuovo). Molto spesso la decisione dei GPs è condizionata dal fatto che il fondo sia in scadenza.
62
Q

Qual è la tecnica dell’LBO? Qual è lo schema di un merger lbo?

A

Si costituisce una società ad hoc (“Special Purpose Vehicle” o”Newco”, questa volta al contrario della SPAC la newco viene costituita quando già è stata individuata la target) che acquisisce una società target o un ramo d’azienda con il ricorso al debito (nel LBO la struttura dell’azienda viene modificata perché si aggiunge debito). Spesso, con l’obiettivo principale di “avvicinare” l’indebitamento ai flussi di cassa, viene deliberato un merger tra Newco e Target (“merger leveraged buy-out”) attraverso 2 modalità alternative:
- Incorporazione della target nella Newco (forward)
- Incorporazione della Newco nella target (reverse). In ENTRAMBI i casi si utilizza la target (attraverso il suo patrimonio e i flussi di cassa) per ripagare i debiti contratti dalla Newco
Lo sponsor può essere sia un fondo di minoranza che di maggioranza, non è escluso che anche anche un corporate buyer possa usare questo schema.
Lo sponsor, qualche giorno prima dell’operazione costituisce la società NEWCO che sottoscrive un contratto di acquito: al closing la NEWCO acquisisce (tramite l’ equity messo dallo sponsor e il debito) la società target delta. Dopodichè si avvia un processo di fusione tra la newco e la società target delta che può durare qualche mese, poi piano piano si rimborsa il finanziamento ricevuto dalla NEWCO inizialmente con i cash flow dell’azienda derivante dalla fusione (più spesso) o con la vendita dei suoi asset

63
Q

Quali sono i vantaggi del debito nelle operazioni di LBO?

A

Esistono tre vantaggi principali dal ricorso al debito:
- Possibilità di aumentare i ritorni dell’equity investito grazie all’utilizzo della leva finanziaria (perché questa newco prevede un mix maggiore di debito, si può sfruttare l’effetto leva aggiuntivo e avere una base di equity più bassa)
- Opportunità di effettuare investimenti con total considerations più grandi (se ho un azienda che vale 100 mln mi bastano 30 mln di equity con L’LBO, non devo sborsarli tutti)
- Scudo fiscale: imponibile ridotto dai maggiori oneri finanziari

64
Q

Quali sono i fattori di CREAZIONE di valore (capital gain: prezzo di cessione - prezzo di ingresso) per l’investitore in un LBO?

A

I fattori decisivi che determinano la creazione di valore in un LBO (ossia l’aumento del valore finale all’exit del capitale azionario) sono essenzialmente 3:
- Incremento dell’EBITDA (anche ebit, fatturato, flussi di cassa ecc..) della target durante l’”investment period”, i fondi da 5-6 anni si focalizzano più che altro su questo.
- Riduzione del debito della target (“deleverage”), rischio di portare l’azienda in una zona distressed: il debito deve essere sostenibile
- Aumento del multiplo di uscita rispetto a quello di entrata (“arbitraggio sui multipli”); oggi è molto difficile farlo (nei fondi forti un ipotesi conservativa che si fa, in particolare in periodi come quello attuale in cui le imprese sono molto costose (multipli alti) è di ipotizzare un multiplo finale uguale o minore a quello di entrata.
L’EBITDA può naturalmente aumentare grazie allo sviluppo del fatturato e una migliore efficienza operativa, un miglior mix di prodotti, etc (le vie sono tante). Da qualche anno molti investitori presentano il potenziale miglioramento della redditività operativa come la loro “arma” migliore per la creazione di valore, grazie al contributo operativo che stimano di poter apportare in vari campi quali managerializzazione, internazionalizzazione (soprattutto acquisizione), digitalizzazione (il fatto che sia molto difficile fare fatica un progetto di digitalizzazione e transizione energetica è uno degli aspetti che ha incentivato i piccoli investitori italiani a vendere e ha fatto speciaizzare in questo molti fondi come ambienta), sostenibilità (ci sono fondi molti bravi ad accompagnare le imprese nella transazione digitale ed energetica facendo aumentare l’ebit), transformational M&A (importantissimo: le aziende riescono da sole a fare piccole acquisizioni mentre hanno bisogno di aiuto per le acquisizioni grandi trasformational), etc. (tra l’altro c’è una correlazione positiva tra grandezza dell’azienda e suoi multipli di solito).
Il DEBITO della target può diminuire grazie alla generazione di cassa. Non a caso in sede valutativa il cash flow disponibile (al netto delle Capex) è un elemento chiave (strettamente connesso al punto precedente).
Arbitraggio sui MULTIPLI: il “delta” tra multiplo di uscita e multiplo di ingresso è molto difficile da prevedere e dipende fortemente da fattori esogeni quali le condizioni generali del mercato M&A e la presenza di compratori (strategici o finanziari) con grande commitment buy side al momento dell’exit (devo prevedere quali saranno le condizioni dell’MeA tra qualche anno). Spesso, prudenzialmente, l’arbitraggio non viene messo in conto in una fase valutativa e si ipotizza un multiplo di uscita al massimo pari a quello di entrata. L’eventuale costituzione di un polo e il passaggio a una categoria dimensionale più importante, insieme ad un miglioramento della qualità dell’asset e della sua posizione competitiva potrebbero comunque, al di là della finestra di mercato favorevole, giustificare un exit multiple più elevato.

65
Q

CI SARA UNA DOMANDA SUI FATTORI DI CREAZIONE DI VALORE E SU QUESTI ESERCIZI

A

CI SARA UNA DOMANDA SUI FATTORI DI CREAZIONE DI VALORE E SU QUESTI ESERCIZI

66
Q

Ricorriamo ora ad un esempio numerico per esplicitare i value drivers di un’operazione di LBO
2017 Fondo “Gamma” acquisisce il 100% della società “Delta”, che registra 4 Mio Euro EBITDA, ad una valutazione di 6x EBITDA = 24 Mio Euro EV. L’operazione viene finanziata con 8 Mio Euro di capitale proprio (equity) e 16 di debito
2021 Anno dell’exit: Delta presenta un EBITDA di 7 Mio Euro e il fondo Gamma la cede a un terzo soggetto ad un multiplo di 8x EBITDA, dunque con un EV di 56 Mio Euro. Il debito, grazie a una dinamica positiva del free cash flow (al netto di Capex), ammonta a fine 2021 a 10 Mio Euro.
Qual è la creazione di valore in questo esempio?

A

In questo esempio di LBO il valore dell’equity passa da 8 a 46 Mio Euro (che corrisponde a 5,75 times money: grande operazione) grazie a:
- Arbitraggio sui multipli
(+2x (8-6) EBITDA 2021 all’uscita) = 14 Mio Euro creazione di valore
- Incremento EBITDA 2017-2021
(3 Mio Euro x multiplo 2017 (6x: QUELLO VECCHIO)) = 18 Mio Euro creazione di valore
- Deleverage
(da 16 a 10 Mio Euro) = 6 Mio Euro creazione di valore
CONFRONTA SEMPRE L’EQUITY, NON L’EV!!

GUARDA GRAFICO SLIDE E STUDIA BENE QUESTO ESEMPIO

67
Q

Guardiamo questo esempio:
2017 Fondo “Gamma” acquisisce il 100% della società “Delta”, che registra 4 Mio Euro EBITDA, ad una valutazione di 6x EBITDA = 24 Mio Euro EV. L’operazione viene finanziata con 8 Mio Euro di capitale proprio (equity) e 16 di debito
A puro titolo di esempio supponiamo che nell’anno dell’exit (fine2018) Delta presenti un EBITDA di 3 Mio Euro, dunque deteriorato rispetto all’anno di ingresso. Nello stesso tempo si ipotizza che al fondo Gamma non riesca l’arbitraggio sui multipli e che il multiplo sull’EBITDA in uscita sia inferiore a quello di entrata ossia 5x. Supponiamo infine che il debito nell’anno dell’exit presenti un abbattimento inferiore rispetto al caso precedente e abbia una consistenza di 12 Mio Euro.
In questo caso si ha creazione di valore?

A

NO, infatti non sempre il meccanismo della creazione di valore in un LBO funziona in modo virtuoso; in questo caso di LBO vi è dunque una “PERDITA di valore” dell’equity tra ingresso ed exit pari a 5 Mio Euro.
Il fondo in questo caso difficilmente esce, estenderà il periodo e ritarderà probabilmente la vendita.
Decremento netto di valore dell’equity: 5 mio di cui:
- Da variazione da arbitraggio su multipli: -1 * 3= -3 mio
- Da decremento EBITDA: 6x(-1)= -6 mio
- Incremento da deleverage: +4 mio (16-12)
CONFRONTA SEMPRE L’EQUITY, NON L’EV!!

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68
Q

Qual è la discussione sull’utilizzo del LBO?

A

La casistica degli LBO è naturalmente sterminata e varia dagli LBO di grande successo (fortunatamente sono molti!) ai disaster cases (anche con valore dell’equity negativo) che sono tutto sommato pochi.
Non è la tecnica in sé a dover essere giudicata (dunque né mitizzata né demonizzata) ma l’uso che se ne fa e il comportamento dello sponsor nelle eventuali situazioni difficili (le aziende possono andare male però i buoni sponsor (fondi di inv e pe) rabboccano l’equity se necessario; quelli che si sono comportati male e hanno fatto fallire le aziende sono poi uscite dal mercato italiano)
La leva di partenza in un’operazione di LBO è importante ma fondamentale è quello che accade nel ciclo dell’investimento, sia come effettiva tenuta e sviluppo della redditività operativa che come livello di leverage “sostenibile” negli anni.
Lo sponsor responsabile (la maggior parte lo sono) sa essere pronto in caso di eccessivo indebitamento a far fronte alla situazione in modo tempestivo (tramite misure operative per il recupero della redditività, ricapitalizzazione, ristrutturazione finanziaria con equilibrati “sacrifici” per tutte le parti coinvolte).

69
Q

Qual è la definizione di fusione e le tipologie che ci sono di fusioni?

A

Tramite una operazione di fusione due o più società si concentrano in una sola.
La disciplina generale in Italia è contenuta negli art. da 2501 a 2504 quinquies del Codice civile.
La fusione può assumere due forme:
- Fusione per unione: le società partecipanti all’operazione si fondono, dando luogo a una TERZA entità NEO-costituita che incorpora gli attivi e i passivi delle società oggetto di concentrazione (nasce quindi una NUOVA azienda); La fusione per unione (o fusione in senso stretto) opera l’estinzione delle società preesistenti e genera una nuova società che la sostituisce. Si crea così una certa discontinuità con la storia pregressa delle società coinvolte. Le fusioni per unione in italia sono pochissime: uno dei pochi casi virtuosi è quello della alphasigma.
- Fusione per incorporazione: una o più società (incorporate) vengono ASSORBITE in una società preesistente (società incorporante). Nella fusione per incorporazione il patrimonio dell’incorporata si trasferisce alla incorporante che subentra così in tutte le obbligazioni e i diritti della prima. Spesso preferita alla prima, talvolta per motivi fiscali ma anche perché permette una maggior continuità (mantenimento nome incorporante, trasmissione contratti, preservazione status di quotata di una delle società coinvolte, etc.).
Nell’ambito della fusione per incorporazione distinguiamo:
1) “Reverse merger” o “fusione inversa”: il ruolo di incorporante viene svolto da una società partecipata (“la figlia incorpora la madre”)
2) “Forward merger” o “incorporazione diretta”: il soggetto incorporante è quello che detiene la partecipazione nel capitale della incorporanda (“la madre incorpora la figlia”).
Spesso il “reverse merger” viene adottato per motivi strategici e organizzativi, in particolare quando la società “madre” è una holding, con scarse relazioni con soggetti terzi, mentre la partecipata è una società operativa con una forte identità commerciale che intrattiene rapporti con un’ampia clientela.
Non tutte le fusioni hanno carattere concentrativo e sono riconducibili a operazioni di M&A in senso stretto. Spesso vengono attuate anche nell’ambito di una RIORGANIZZAZIONE dei gruppi con finalità varie (eliminazione duplicazioni, accorciamento catena di controllo, etc. ad es. il gruppo Pirelli ha fatto un accorciamento della catena di controllo).

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Q

Elenca alcuni esempi di recenti fusioni.

A

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Q

LA DETERMINAZIONE DEL RAPPORTO DI CONCAMBIO NELLA FUSIONE PER UNONE CI SARA’ PROBABILMENTE ALL’ESAME)

A

LA DETERMINAZIONE DEL RAPPORTO DI CONCAMBIO NELLA FUSIONE PER UNONE CI SARA’ PROBABILMENTE ALL’ESAME)