Modulo 5 Flashcards
Vita di Kuhn e come procede secondo lui la scienza?
Thomas Kuhn (1922-1996) è stato un fisico e filosofo (epistemologo) statunitense. Nella sua opera più famosa, La struttura delle rivoluzioni scientifiche (1962), formula un’epistemologia scientifica in cui analizza le modalità del mutamento dei paradigmi di riferimento del pensiero scientifico moderno, riconoscendo il particolare rilievo che, nelle fasi rivoluzionarie della storia della scienza, hanno anche elementi di natura psicologica e collettiva. La sua ipotesi, presto entrata in conflitto con quella falsificazionista di Karl Popper, offre una prospettiva relativistica sulla storia del pensiero scientifico e sui concetti di razionalità e oggettività, che regolano il discorso degli scienziati.
Come procede la storia della scienza secondo Kuhn?
* La scienza procede per rotture e discontinuità fra i paradigmi che si succedono, dove i paradigmi sono l’insieme di regole e teorie che precedono e guidano l’attività di ricerca degli scienziati. (Spesso il paradigma secondo cui ragiona lo scienziato è inconsapevole)
* Incommensurabilità dei paradigmi: non esistono criteri oggettivi e universali per confrontare due paradigmi diversi
* Non cumulatività delle conoscenze scientifiche (uno dei punti di massima frizione con Popper)
* Relatività delle visioni del mondo e loro modificabilità in funzione dei paradigmi adottati
Il lavoro dello scienziato, nell’ambito della «scienza normale», appare governato da pratiche che lo vincolano al paradigma adottato ed espungono quanto più possibile l’arbitrio dai suoi percorsi di ricerca.
Il fascino della ricerca scientifica non consiste tanto nella creazione di nuovi paradigmi o quasi mai nella scoperta di nuovi fenomeni, ma nell’approfondimento di conoscenze attraverso cui confermare la validità dei paradigmi e nel dimostrarne la capacità di adattarsi alle variabili costituite dai fenomeni naturali.
La scienza normale di Kuhn
Kuhn definisce la scienza normale come: «una ricerca stabilmente fondata su uno o più risultati raggiunti dalla scienza del passato, ai quali una particolare comunità scientifica, per un certo tempo, riconosce la capacità di costituire il fondamento della sua prassi ulteriore». Quindi per Kuhn si tratterebbe del regolare sviluppo del discorso scientifico, dai caratteri conservativi, che si svolge all’interno del solco tracciato dal paradigma vigente.
I punti di riferimento della «scienza normale» sono quelli indicati in larga parte dai manuali sui cui si formano le generazioni di scienziati e ricercatori facenti parte della cosiddetta comunità scientifica. La scienza normale si sviluppa all’interno e nel rispetto dei paradigmi. Alla scienza normale si contrappone la scienza rivoluzionaria: la fase di rottura, durante la quale emergono i limiti di una visione paradigmatica del mondo.
Le ricerche dello scienziato, nella quasi totalità dei casi, non riguardano il paradigma scientifico dentro cui si muove, ma costituiscono un lavoro di ripulitura e di adattamento (anche forzato) della natura all’interno delle caselle relativamente rigide fornite dal paradigma. Nella scienza normale il compito dello scienziato, dunque, non è quella di mettere in discussione il paradigma di riferimento. «Il compito della scienza normale non è affatto quello di scoprire nuovi generi di fenomeni». Il lavoro dello scienziato, nell’ambito della scienza normale ha soprattutto il carattere di verifica e affinamento delle ipotesi e dei problemi che emergono dall’interno del paradigma adottato. Anche la creazione di macchine e apparecchiature sperimentali non esula dal lavoro della «scienza normale», perché non è orientato alla scoperta di nuovi fenomeni, ma alla chiarificazione dei fatti che emergono dal paradigma.
L’importanza dei paradigmi per la scienza normale si rivela soprattutto nei contesti storici in cui una scienza muove i primi passi, poiché in quei contesti:
* I fenomeni vengono considerati da più punti di vista a seconda dell’ottica scelta dal ricercatore
* Alcuni fenomeni, che saranno secondari per i ricercatori futuri, vengono invece investiti di grande importanza
Quali sono i dilemmi della «scienza normale»?
* La determinazione di fatti rilevanti (es. la dimensione dei pianeti e la loro distanza in astronomia)
* Il confronto dei fatti con la teoria (es. la creazione di macchine che dimostrino la veridicità di alcune leggi scientifiche altrimenti impossibili da verificare, come i telescopi)
* L’articolazione delle teorie (es. la costante di gravitazione universale), o la formulazione di leggi quantitative (es. la costruzione, da parte di Coulomb, di un’apparecchiatura per la misurazione della forza delle cariche elettriche)
La scienza normale e i «rompicapo»
Il «rompicapo» è una attività che serve a mettere alla prova l’ingegnosità di chi lo risolve. Per la «scienza normale» si parla di rompicapo perché la difficoltà del «gioco» non consiste nella difficoltà di fornire una soluzione, ma sulla necessità di raggiungerla attraverso un procedimento il più possibile raffinato e non libero: la soluzione deve essere cercata rispettando alcune regole, dettate dal paradigma, la cui deroga è inammissibile. «Per essere classificato come rompicapo, un problema deve essere caratterizzato da qualcosa di più di una soluzione certa»
La teoria del «rompicapo» è indicativa anche del modo di procedere della «scienza normale»:
* La «scienza normale» non insegue necessariamente la scoperta di nuovi fenomeni
* Gli scienziati articolano prevalentemente problemi cui già precedentemente, con il paradigma, è stata data una certa importanza
* Alcuni dei problemi che il paradigma non riconosce come tali, anche se apparentemente importanti, vengono sminuiti dalla comunità scientifica come metafisici o desueti
Lo scienziato e le «regole» della ricerca
L’immagine dello scienziato come «solutore di rompicapo» è simile a quella di un giocatore che, durante una partita, deve rispettare alcune «regole». Kuhn definisce quattro tipologie di regole:
* Regole di tipo generale (es. le leggi dell’universo newtoniano): costituiscono il principale riferimento attraverso cui vengono interpretati i problemi e vengono teorizzate le relazioni tra i fenomeni naturali.
* Regole che vincolano le pratiche della ricerca strumentale (es. in astronomia si usano i telescopi)
* Regole di tipo metafisico (es. la teoria fisica di Cartesio)
* Regole di condotta dello scienziato, il rispetto delle quali lo rende più o meno autorevole agli occhi della comunità scientifica (es. onestà intellettuale, il rispetto dei protocolli di ricerca)
Il lavoro dello scienziato, nell’ambito della «scienza normale», appare governato da pratiche che lo vincolano al paradigma adottato ed espungono quanto più possibile l’arbitrio dai suoi percorsi di ricerca.
Il fascino della ricerca scientifica (che Kuhn non nega) non consiste tanto nella creazione di nuovi paradigmi o quasi mai nella scoperta di nuovi fenomeni, ma nell’approfondimento di conoscenze attraverso cui confermare la validità dei paradigmi e nel dimostrarne la capacità di adattarsi alle variabili costituite dai fenomeni naturali.
I paradigmi secondo Kuhn
Definizione di paradigma
* Il paradigma deve essere messo in relazione alla scienza normale. Un paradigma si costituisce quando una prassi scientifica riconosce una serie di modelli – leggi, teorie, applicazioni e strumenti – che danno origine ad una tradizione.
* Attraverso i paradigmi crescono e si formano le successive generazioni di scienziati, il cui lavoro consisterà prevalentemente nello sviluppo delle ipotesi già contenute nel paradigma in cui sono cresciuti
* L’accordo fra gli studiosi intorno ad un paradigma costituisce uno degli aspetti tipici delle scienze mature contemporanee
La comunità scientifica di fronte ai paradigmi
* L’identificazione e il riconoscimento della validità di un paradigma scientifico non comporta l’adesione acritica degli studiosi nella sua applicazione ai problemi della scienza normale.
* Le comunità di studiosi possono essere in disaccordo sulle interpretazioni del paradigma, pur adottando lo stesso riferimento.
* In generale, gli studiosi hanno un rapporto di adesione profonda al paradigma e tendono a non dubitare della coerenza delle regole che, attraverso il loro percorso di studio, costituiscono il loro bagaglio di convinzione
La priorità del paradigma rispetto alla scienza normale
La priorità dei paradigmi rispetto alle pratiche e alle regole della ricerca è dovuta a:
1. La difficoltà di individuare nitidamente le regole stesse del paradigma da parte della «scienza normale»
2. Il fatto che il paradigma viene appreso attraverso la formazione universitaria insieme al suo armamentario di teorie, tecniche e pratiche della ricerca
3. Le regole del paradigma emergono come problematiche soltanto quando esso viene messo in discussione. Nella «scienza normale» operano invece come forze interne e inconsce rispetto alla ricerca.
4. La rivoluzione prodotta all’interno di un paradigma non ha lo stesso effetto su tutta la comunità di scienziati, ma soltanto su una porzione di essi.
La rottura dei paradigmi
La «scienza normale», intesa come pratica della soluzione di «rompicapo», di per sé non ha per scopo quello di trovare delle novità di fatto o teoriche.
Può accadere, tuttavia, che la «scienza normale» si imbatta, nel suo percorso, in alcune novità, oppure che metta in luce dei risultati insospettati e inaspettati. La presenza di anomalie impone la necessità di adattare le regole del gioco affinché esse vengano riassorbite nel sistema in modo coerente.
Le anomalie e il loro ruolo per la scienza
Le anomalie conducono a cambiamenti più o meno radicali ed incidono sul paradigma in maniera differente:
* Le anomalie possono condurre all’emergere di scoperte scientifiche
* Le anomalie possono condurre all’emergere di teorie scientifiche
Per illustrare il modo in cui si realizzano le scoperte scientifiche, Kuhn ricorre all’esperimento di Bruner e Postman . L’esperimento permette di evidenziare come le scoperte si realizzano soltanto rispetto ad un orizzonte di riferimento chiaro e alle aspettative che esso produce sulla osservazione dei fenomeni:
1. Si percepisce solo ciò che è usuale
2. Si percepisce l’anomalia che impone di rivedere le proprie categorie interpretative
3. L’anomalia viene eliminata grazie al riadattamento delle proprie categorie
Le scoperte scientifiche non avvengono al di fuori dei paradigmi. Al contrario, i paradigmi forniscono loro lo sfondo che permette alle anomalie di apparire, così come la teoria del flogisto , e le anomalie cui dava luogo, permisero ad Antoine-Laurent Lavoisier di scoprire che i fenomeni di combustione non producono effetti sul flogisto, ma fenomeni di consumo dell’ossigeno. «L’anomalia è visibile soltanto sullo sfondo fornito dal paradigma»
L’emergere delle nuove teorie dalla «scienza normale»
Le anomalie di un paradigma emergono quando la «scienza normale» incontra sempre maggiore difficoltà nella risoluzione dei problemi «rompicapo» che essa abitualmente è chiamata a risolvere. Alla vigilia della rivoluzione copernicana, ad esempio, l’astronomia tradizionale affrontava un periodo di profonda crisi dovuta proprio alla difficoltà di integrare all’interno del paradigma tolemaico le crescenti anomalie cui esso dava luogo. Allo stesso modo gli studi di Galileo sul movimento furono stimolati dalle crescenti incongruenze della teoria aristotelica, riconosciute dagli stessi suoi sostenitori.
La crisi di un paradigma scientifico non produce immediatamente il cambio di paradigma, perché:
* Gli scienziati difficilmente abbandonano un paradigma senza aver prima provato a riadattarlo alle anomalie da esso generate
* La crisi di un paradigma non è facilmente avvertibile, se non quando un nuovo paradigma entra in competizione con quello vecchio, evidenziando delle novità di rilievo («stadio preparadigmatico»)
* L’abbandono di un paradigma coincide con la decisione di adottarne un altro
La crisi di un paradigma non appare come un fenomeno limpido allo sguardo dello storico. Durante una crisi, le anomalie del paradigma possono essere considerate in modo differente:
* Anomalia come rompicapo (risolvibile restando all’interno del paradigma dominante)
* Anomalia come controfatto (risolvibile solo dopo un cambio di paradigma)
La condizione di transito da un paradigma all’altro permette di assistere al fenomeno della «scienza straordinaria». I caratteri della «scienza straordinaria» sono:
* I tentativi della comunità di scienziati di approfondire e isolare i caratteri dell’anomalia che mette in crisi il loro paradigma di riferimento
* L’ampliarsi degli sforzi dei ricercatori fino a includere considerazioni di carattere filosofico e astratto, rispetto alle quali la «scienza normale» di solito non nutre interesse
* La proliferazione di nuove scoperte, provocate dagli strappi creati all’interno del vecchio paradigma
Per concludere…
* L’emergere di anomalie non produce automaticamente la nascita di nuovi paradigmi, ma, in prima istanza, la necessità di adattare i vecchi ai nuovi problemi
* L’emergere di nuovi paradigmi avviene in una fase definibile come «stadio preparadigmatico», in cui più paradigmi entrano in concorrenza
* La scienza è conservativa, ovvero tende più facilmente a riadattare i vecchi paradigmi, che non a svilupparne di nuovi, anche nella fase di «ricerca straordinaria».
La rivoluzione scientifica secondo Kuhn
Rivoluzioni scientifiche e rivoluzioni politiche
Perché un mutamento di paradigma dovrebbe essere chiamato rivoluzione? Il mutamento di paradigma si attua in seguito alla sensazione di cattivo funzionamento del paradigma precedente. Come nelle crisi dei sistemi politici, nella scienza si creano situazioni in cui due fazioni si contrappongono.
Nel momento in cui la situazione è polarizzata fra due schieramenti contrapposti:
* ciascuno deve far ricorso a delle tecniche di persuasione che normalmente includono la lotta vera e propria
* «la questione della scelta di un paradigma non può mai venire risolta inequivocabilmente dalla logica e dall’esperimento»
* il cambio di paradigma avviene per discontinuità fra il vecchio e il nuovo modello
La struttura discontinua della storia della scienza
La fase preparadigmatica non si conclude con un’assimilazione del vecchio paradigma nel nuovo. La storia della scienza non è un percorso di progressivo avvicinamento alla realtà, ma un percorso durante il quale, con i paradigmi, muta la percezione che la comunità scientifica ha della realtà e delle sue leggi.
Cumulativa è soltanto la «scienza normale», ma quando essa genera delle anomalie decisive, essa entra in crisi e declina in favore di un nuovo paradigma.
«è difficile immaginare come delle teorie nuove potrebbero sorgere senza trasformare e distruggere il vecchio modo di vedere la natura»
Una nuova immagine del mondo
Per Kuhn, l’esperimento delle lenti invertenti aiuta a comprendere come funziona il processo di «rieducazione» della comunità scientifica ai nuovi orientamenti imposti dal cambio di paradigma. La rottura di un paradigma si può equivalere all’indossare degli occhiali dalle lenti invertenti. Questa rottura ci obbliga ad adattarci ad uno sguardo differente, che presenta il mondo in una veste nuova, in cui, con il tempo (magari con la risoluzione di nuovi rompicapo), possiamo imparare ad orientarci.
La struttura discontinua della storia della scienza
La scienza non basa la sua conoscenza del mondo su una visione sensibile e neutra. Le impressioni retiniche non forniscono necessariamente un’immagine univoca della realtà, come dimostra l’esperimento dell’anatra-coniglio . La percezione è predeterminata. Nella storia della scienza la rivoluzione produce effettivamente una percezione differente del mondo, perché il mondo stesso viene inserito in griglie interpretative differenti e inconciliabili con quelle del paradigma precedente.
- I paradigmi non si sviluppano in continuità fra loro, ma in una forma di conflittualità che è simile a quella della battaglia di opinioni.
- La storia della scienza non ha un carattere cumulativo: le vecchie conoscenze non si rifondono nel nuovo paradigma, ma muoiono con quello che le aveva generate.
- La storia della scienza è storia del modo in cui si trasformano la visione e la definizione di mondo oggettivo.
Il dibattito Kuhn/Popper
Il colloquio di filosofia della scienza di Bedford (1965)
Durante i Colloqui di Bedford del 1965, Kuhn e Popper ebbero modo di confrontarsi in merito alle proprie
posizioni sul significato di scienza e di sviluppo scientifico.
I due filosofi difendevano posizioni contrastanti:
* Karl Popper: difendeva il falsificazionismo e l’idea di scienza come processo cumulativo
* Thomas Kuhn: difendeva l’idea di scienza come rivoluzione e l’incommensurabilità dei paradigmi
Popper e la scienza come «rivoluzione permanente»
Secondo Popper:
* la scienza procede per congetture e falsificazioni delle teorie contrastanti.
* lo scienziato appare come, un rivoluzionario, uno spregiudicato ricercatore confutatore e correttore di teorie e ipotesi sempre nuove.
* ll falsificazionismo prevede che lo scienziato debba specificare in anticipo se ogni ipotesi si adatti o falsifichi le sue teorie.
* I differenti paradigmi non devono essere per forza incommensurabili se affrontano il medesimo tipo di problemi
Kuhn contrasta le teorie di Popper perché ritiene che:
* Differenti paradigmi non producano la stessa percezione della realtà
* I cambi di paradigma non siano propiziati soltanto da scelte di natura razionale, ma anche di psicologia collettiva
* La scienza non sia sempre rivoluzione e rinnovamento in tutte le sue fasi
L’ipotesi di Kuhn è che non esista un unico modello di razionalità, ma la storia della scienza dimostra che il principio ordinatore delle leggi di natura, e del modo in cui le percepiamo, è variabile e si accorda coi paradigmi. Un cambio di paradigma produce una nuova visione del mondo che non migliora la precedente, ma si sostituisce ad essa.