Modulo 1 Flashcards
Vita di Platone (Atene 428/427 a. C.-348/347):
Platone proveniva da una nobile famiglia. Il suo vero nome era Aristocle, ma presto fu soprannominato (Plàton), dal greco (platùs) «ampio» (riferimento alla sua statura). Intorno ai 20 anni conosce Socrate, e diventa parte dei suoi seguaci, studiando così il pensiero socratico. Il rapporto con Socrate dura quasi dieci anni, fino alla morte del maestro (399 a.C.)
Successivamente, Platone si sposta prima in Egitto e poi in Sicilia (all’epoca Magna Grecia), a Siracusa, dove si stabilisce alla corte di Dionisio il Vecchio, dove ottiene la protezione di Dione, nipote di Dioniso. Nonostante l’amicizia e la protezione di Dione, Platone entra in contrasto con Dionisio per questioni ideologiche (Dionisio era un tiranno), e viene venduto come schiavo. Riscattato dalla schiavitù da un suo allievo, Platone tornerà ad Atene, dove fonderà l’Accademia, un luogo di ricerca e libera discussione comune.
Platone, più che sessantenne, sarebbe ritornato in Sicilia, a Siracusa (366 a.C.) dopo l’ascesa al potere di Dionisio il Giovane. Anche questa volta la speranza di ispirare l’ideale politico di un governante rimase frustrata. Il dialogo Le leggi è nato durante gli anni del secondo viaggio a Siracusa, quando Platone stava scrivendo la costituzione della pòlis, che poi non sarebbe riuscito a vedere attuata. (Aspetto essenziale del pensiero di Platone: parlando dell’uomo non ci si può esimere dal parlare di politica.)
Rientrato fortunosamente ad Atene, Platone vi rimase fino alla morte, dedicandosi all’Accademia.
Lo sviluppo del pensiero filosofico come momento di radicale trasformazione dell’uomo occidentale e della sua visione del mondo si fonda su:
- Concezione di un ordine cosmico che non si forma più sul mito teogonico (credenza secondo cui il mondo ha origine divina), ma sul concetto di nomos (legge, come concetto negoziato, non calato dall’alto). Lo sviluppo del pensiero filosofico è elemento costitutivo del nuovo orizzonte mentale in cui si colloca anche la polis. La vita politica della polis non è più regolata su un principio di autorità, ma su un principio di negoziazione e di reciproco riconoscimento dei cittadini nel nomos (legge), che è il seme da cui nasce la democrazia. Il principio di sovranità è incarnato dalla legge, la legge è sovrana.
- Concezione ordinata e “geometrica” dei rapporti fra gli elementi. Idea del cosmo come universo desacralizzato, non soggetto alle leggi divine e che non si identifica con le forze spirituali; ma regolato da leggi stabili, che possono essere interpretate attraverso le regole dell’astronomia, della geometria, della matematica, ecc.
Differenza tra mythos e logos (Secondo il pensiero di Vernant):
Logos: si riferisce alla ragione, alla logica e all’argomentazione razionale, basata su dati concreti e ragionamenti strutturati.
Mythos: si riferisce alle storie, ai miti e alle narrazioni simboliche che possono essere utilizzate per comunicare significati più profondi, valori culturali o spiegazioni di aspetti della realtà che non sono facilmente comprensibili attraverso la pura ragione.
*La differenza tra logos e mythos risiede nella natura della comunicazione
*Il concetto di mythos, che significa “favola”, ma anche “discorso”, inizia dal V secolo a.C. a designare una forma di logos carente
*Non esiste una vera contrapposizione fra mythos e logos, tuttavia con lo sviluppo del pensiero filosofico, mythos inizia a designare un sapere privo di fondamento, o razionalmente indimostrabile
Repubblica di Platone: il filosofo, Doxa, gnosis e episteme
Repubblica (o Sulla Giustizia) è uno dei dialoghi platonici più importanti. Fu scritto tra il 380-370 a.C., e tratta di:
• La costituzione dello Stato
• L’individuazione dei governanti (ha un’idea di società abbastanza chiusa)
• Il ruolo della filosofia e dei filosofi nello stato (Per Platone dovrebbe essere il governatore)
• Il filosofo è colui che “è desto”, perché riesce a vedere l’essenza delle cose facendo leva sulla facoltà della conoscenza (nel mito della caverna, è l’uomo che si libera). Il suo pensiero giunge alla conoscenza (episteme).
• Il filodosso (non filosofo) è colui che sogna, perché non distingue le cose dalla loro essenza, vede le cose “belle”, ma non giunge a comprendere l’essenza del “bello” (nel mito della caverna, sono gli uomini incatenati). Il suo pensiero giunge all’opinione (dòxa).
• Doxa: Il termine “doxa” si riferisce alla conoscenza opinabile o alle credenze basate sull’opinione o sull’esperienza sensibile. È il tipo di conoscenza che le persone comuni possiedono e che spesso è soggetta all’errore o all’illusione. Platone vedeva la doxa come una forma di conoscenza inferiore e imperfetta perché si basava sulla percezione sensoriale e su opinioni soggettive. Ad esempio, le credenze che una persona ha basate su ciò che sembra essere vero, senza un’analisi razionale o una comprensione profonda, sono considerate doxa.
• Episteme: L’episteme rappresenta la conoscenza razionale e certa, basata su principi universali e immutabili. Questa forma di conoscenza va oltre le opinioni e le credenze soggettive, cercando la verità attraverso il ragionamento logico e la contemplazione delle idee o delle forme eternamente valide. Platone credeva che solo i filosofi, attraverso lo studio delle idee, potessero raggiungere l’episteme e quindi acquisire la conoscenza autentica e duratura.
Il mito della caverna
*Il mito della caverna ci permette di cogliere la relazione di continuità tra la conoscenza superficiale, quella sensibile, e la conoscenza vera, piena.
*Il mito si apre con un gruppo di schiavi incatenati ad una parete, che possono solamente vedere delle ombre proiettate davanti a loro (rappresenta la conoscenza superficiale, che non è falsa, le ombre esistono veramente, ma non è completa). Gli uomini incatenati non possono vedere l’origine delle ombre, l’arché (ovvero un fuoco che proietta le ombre di alcuni pupazzi). Quando uno degli uomini si libera dalle catene ed esce dalla caverna, inizialmente non riuscirà a vedere, è accecato ma, con il tempo (con la pratica filosofica), riesce a scoprire il fuoco e, più avanti, il sole, simbolo della conoscenza piena e assoluta.
La teoria della linea
Nel sesto libro del dialogo Repubblica, Platone espone la teoria della linea, in cui distingue due livelli del sapere, della conoscenza: il livello della dòxa e il livello dell’episteme (dove si deve porre il filosofo). La peculiarità di chi accede all’episteme è l’applicazione della ragione, non solo intesa come strumento tecnico di conoscenza, ma come capacità di comprendere, spiegare, di rispondere alle domande fondamentali.
La linea comprende quattro segmenti:
A-B: immagini (Doxa)
B-C: fede (Doxa)
C-D: verità intellegibili
D-E: forme intellegibili
La figura di Socrate e la sua dottrina
La figura di Socrate (maestro di Platone)
Della vita di Socrate (Atene 470 o 469 - ivi 399 a.C.) non si sa molto (non ha lasciato testi scritti personalmente), se non dai dialoghi di Platone e da alcuni scritti di Aristotele. Figura autorevole nell’Atene del V secolo a.C., fu accusato di corrompere la gioventù con il suo insegnamento, e di offendere la tradizione, per questo fu condannato a morte. Socrate accetta la condanna a morte e rifiuta di aderire al piano dei suoi allievi, che volevano farlo scappare, pur di rimanere saldo nei suoi principi.
La dottrina socratica si basa su:
* Ideale dell’extazein (così si pronuncia dal greco, ma non si scrive così), dell’interrogare le persone per controllare se i principi su cui esse basano le loro azioni siano frutto di convinzione ragionata o di abitudine.
* Ostilità nei confronti della tradizione, rifiuto di ogni principio che non si giustifichi da sé medesimo, ma si richiami a un’autorità che impone dogmi.
Critica della dottrina sofistica da parte di Socrate e platone
Socrate e Platone i pongono contro l’esasperato soggettivismo e relativismo del principio protagoreo per cui l’uomo è misura di tutte le cose (il mondo è quello che noi percepiamo, quindi esistono tanti mondi quante sono le persone che li percepiscono).
SOCRATE sosteneva la ricerca della verità basata su principi oggettivi e razionali e il rigore argomentativo rispetto alla tecnica della persuasione oratoria (quando si parla di sofismi si parla di forme di oratoria al di sotto dei quali non c’è un vero rigore argomentativo)
PLATONE definiva la verità anche attraverso la riflessione sul corretto processo da adottare per raggiungerla. Un processo inadeguato non produce verità, ma errore
La maieutica di Socrate
-Anche in opposizione alla sofistica, che ritiene il filosofo depositario della verità e autorizzato a “venderla” professionalmente a terzi, Socrate parla di metodo maieutico: aiutare gli altri a generare una verità che in realtà già possiedono, ma che confondono con le semplici opinioni. «Hai proprio le doglie, caro Teeteto, perché non sei vuoto, ma gravido» (Teeteto, 148 e)
-«La mia arte maieutica ha le stesse caratteristiche di quella delle levatrici» (Teeteto, 150 b)
Come le donne che, in età avanzata, non potendo più generare figli, sono scelte per aiutare le altre donne a generare, così Socrate (figlio di una levatrice) non si considera come colui che genera la verità, ma come colui che riesce a verificare «se la mente di un giovane dà alla luce un pensiero illusorio o falso o se ne genera uno genuino e vero» (Teeteto, 150 c)
L’arte della maieutica, attribuita a Socrate, è una tecnica di insegnamento e dialogo filosofico che mira a stimolare il pensiero critico e l’auto-scoperta nelle persone attraverso una serie di domande e risposte guidate. Il termine “maieutica” deriva dal greco antico e significa “levatrice”, suggerendo l’idea che il maestro aiuti a far emergere la conoscenza già presente nell’allievo.
La paideia platonica
Platone definisce la paideia in Repubblica (514 a), subito dopo aver affrontato il mito della caverna: «Dopo quanto detto, puoi comprendere le vicissitudini della nostra natura, a seconda che sia fornita di compiuta educazione o rimanga rozza e ineducata»
Perciò la paideia è:
* Educazione come processo di risveglio della mente e di elevazione. La filosofia di Platone è interamente attraversata da questa esigenza di elevazione, che è il fine principale della riflessione filosofica
* Educazione come ricerca dell’uomo ideale, cui ispirarsi per costruire il processo educativo stesso e per la selezione dei “migliori” uomini da destinare alla politica
Cos’è dunque l’educazione secondo Platone?
L’educatore non è colui che indica la risposta, ma è colui che conduce il discepolo per far sì che egli si appropri della conoscenza autonomamente.
* I filosofi e i guerrieri condividono una parte degli studi che sono chiamati a compiere: Aritmetica, Geometria, Stereometria (studio dei solidi), Astronomia.
Tuttavia, le scienze individuate costringono l’uomo a guardare verso il basso, ad una visione terrena, di ciò che è materiale; mentre la vera scienza è elevazione.