Modulo 4 Flashcards
Vita, opere e contesto storico di Rousseau
Di origine francese, nasce a Ginevra (Svizzera) nel 1712, durante il periodo dei lumi. A Parigi dal 1741 entra in contatto con gli intellettuali della Enciclopedia (fra i quali Diderot e Voltaire), con i quali ruppe in seguito alla pubblicazione del suo saggio Sulla origine e i fondamenti della ineguaglianza fra gli uomini. Nel 1762 pubblica Contrat social, e Émile, ou de l’éducation. Dopo una vita fatta soprattutto di fughe fra la Francia, la Svizzera e la Scozia (dove fu ospite di David Hume, col quale pure entrò in contrasto), ritornò a Parigi (1770). Muore nel 1778 a Ermenonville. Nel contesto storico in cui visse R. c’era una rinnovata attenzione per il problema politico e per la questione del diritto:
* Dibattito sul giusnaturalismo
* Dibattito sull’impostazione innatistica della conoscenza (R. si schiera contro l’innatismo)
* Correnti di critica nei confronti del platonismo e della filosofia cartesiana
Il Contratto sociale
Il Contratto sociale (1762) costituisce una riflessione sul problema del rapporto tra cittadino ed istituzione, quindi una riflessione sulla società fondata sul diritto (sul “patto sociale”):
* Educazione e diritto sono considerati come elementi da sovrapporre alla condizione naturale, che è fatta di aggressività e desiderio di sopraffazione l’educazione e il diritto snaturano il naturale amore di sé. Nella condizione naturale non può esistere né educazione, né politica e società.
* Diritto ed educazione costituiscono quindi una “seconda natura”
«l’ordine sociale è un diritto sacro, che serve di fondamento a tutti gli altri. Eppure, questo diritto non proviene dalla natura; quindi è basato su una convenzione» (Il contratto sociale, p.61)
Su cosa si fonda il diritto?
* Critica la posizione dell’inglese Thomas Hobbes, secondo cui il diritto nasce dalla volontà collettiva di sottomettersi al re. Rousseau ritiene che se, come ritiene Hobbes, il diritto è il “diritto del più forte”, allora questo si fonda su qualcosa di estremamente effimero, perché può sempre esserci qualcuno di più forte .
* Rousseau ritiene che il diritto sia fondato sul “patto sociale”:
-Il quale nasce quando gli uomini, unendo le proprie forze, generano una nuova forza che tuteli la società
-Modello di sovranità che non riconosce il sovrano come vertice, ma che si fonda sulle leggi condivise
-Si fonda sulla rinuncia alla libertà individuale, in favore di quella convenzionale
-Si fonda sulla «alienazione» da parte di ogni associato dei propri diritti in favore di tutta la comunità
Il passaggio dallo stato di natura allo stato civile
Caratteristiche della dimensione “civile” nella quale si entra una volta stipulato il patto:
* Adesione e reciproco riconoscimento del diritto
* è una condizione di “alienazione” di ogni associato, con tutti i suoi diritti, in favore di tutta la comunità
«Questo passaggio dallo stato di natura allo stato civile produce nell’uomo un cambiamento molto importante, sostituendo nella sua condotta la giustizia all’istinto, e dando alle sue azioni la moralità di cui prima erano prive» (Il contratto sociale, p.85)
il pensiero di R. secondo Claude Lévi-Strauss nell’Emilio
- Secondo l’antropologo francese Claude Lévi-Strauss, il pensiero di Rousseau sarebbe stato gravemente frainteso. A differenza di tanti critici, che ritengono Rousseau un nostalgico della condizione primitiva dell’homo natura, Lévi-Stauss sostiene invece che per Rousseau l’homo natura, se esiste, deve essere superato e trasformato in un uomo capace di avere relazioni sociali
- Al centro dell’interesse di Rousseau c’è la ricerca della natura umana, intesa come equilibrio difficile fra libertà, egoismo e socialità.
Viene presentata la contrapposizione fra mondo “civile” e mondo “naturale”, una disparità che non giunge mai all’equilibrio, ed è in questo disequilibrio che interviene l’educazione, per evitare eccessivi sbilanciamenti: - Il fine dell’educazione non è la creazione di un nuovo “uomo naturale”, ma la creazione di una istituzione in grado di “snaturare l’uomo” nel modo migliore possibile, perché possa essere adeguato alla società del contratto sociale
- L’uomo naturale è «l’intero assoluto che ha rapporto solo con sé stesso o col suo simile». (Emilio, p.11). Quindi un artificio, un’invenzione, non esiste un uomo così privilegiato da potersi dedicare a sé stesso come se fosse l’unica persona al mondo (simile forse al periodo di narcisismo infantile dei primi anni di vita). L’uomo civile ed “educato” è colui il quale non senta più sé stesso come unità, ma come «parte dell’unità» (ibidem)
Il problema dei bisogni: «La strada della vera felicità»
* Desiderio: percezione di una mancanza
* Felicità: avviene quando possiamo soddisfare il desiderio (simmetria tra desiderio e facoltà di soddisfarlo)
* Infelicità: avviene quando non possiamo soddisfare il desiderio (dissimmetria fra il desiderio e la facoltà di soddisfarlo)
* Perciò per raggiungere la felicità dobbiamo desiderare meno di quanto siamo in grado di ottenere e cercare di bilanciare il nostro potere e la nostra volontà.
* Bisogno naturale: desiderio realizzabile, maturato spontaneamente nel fanciullo. Alla nascita non esiste nell’uomo un desiderio che non sia commisurato alla possibilità di realizzarlo, esiste solo il bisogno naturale (mangiare, dormire, ecc..).
* Bisogno capriccioso: desiderio irrealizzabile, che nasce quando si altera il naturale processo di produzione dei bisogni nel fanciullo. Quando diventiamo coscienti di noi stessi, iniziamo ad immaginare. Lo sviluppo dell’immaginazione frantuma la pienezza originale del bisogno naturale, ovvero l’equilibrio originario. L’immaginazione ci conduce a desiderare cose che non siamo in grado di ottenere, portandoci all’infelicità
«Quanto meno l’uomo si è discostato dalla condizione naturale, tanto minore in lui è il divario tra facoltà e desideri e tanto meno, per conseguenza, egli è lontano dall’esser felice» (Emilio, p. 75)
* Il compito di un buon processo educativo è dunque quello di impedire che insorgano bisogni capricciosi. Come? «Fate che il fanciullo esperimenti soltanto la dipendenza dalle cose ed avrete seguito l’ordine naturale nel processo della sua educazione» (Emilio, p. 82)
* Dove non è possibile impedire al fanciullo di desiderare ciò che non può ottenere, è possibile fare leva sulle sue capacità di ragionamento?
«Il capolavoro di una buona educazione è fare un uomo ragionevole: e si pretende di educare un fanciullo per mezzo della ragione! Ma questo significa cominciare dalla fine» (Emilio, p. 89) L’uomo razionale è il fine ultimo del processo educativo. Dunque, non possiamo pretendere che il bambino ragioni prima di essere stato educato. Dobbiamo allora fare leva sul piano della sensibilità, del contatto diretto con la natura (al riparo dalle corruzioni della società, che eccita l’immaginazione).
L’educazione negativa nell’Emilio
Bisogno originario (o naturale)
«Poniamo come massima incontestabile che i primi impulsi naturali sono sempre buoni: non esiste alcuna forma di perversione originaria nel cuore umano» (Emilio, p. 93)
L’amore di sé è la prima forma di affezione. Questo circolo perfetto si spezza in società, quando all’azione si sovrappone l’intenzione , e il fanciullo agisce non più soltanto in funzione di sé, ma anche in funzione degli altri «perché sa di essere visto o ascoltato».
Educazione negativa
«La prima educazione deve essere dunque puramente negativa. Non consiste affatto nell’insegnare la virtù o la verità, ma nel tutelare il cuore dal vizio e la mente dall’errore» (Emilio, p. 95)
* Modello educativo di Rousseau è opposto a quello “verticale” del precettore che insegna al discepolo le regole di comportamento. Nella sua visione, il compito del precettore è di evitare comportamenti che possono eccitare l’immaginazione, o indurre al vizio o all’errore.
* La campagna come luogo ideale per l’educazione del fanciullo, perché lontana dai vizi della vita cittadina, in contatto concreto con la natura.
«Se […] voi adottate regole assolutamente opposte a quelle oggi imperanti, se, invece di farlo continuamente smarrire in altri luoghi, in altri climi, in altri secoli, agli estremi della terra e persino nei cieli, vi studiate di mantenerlo sempre presente a sé stesso e attento a tutto ciò che immediatamente lo riguarda, lo troverete allora capace di percezione, di memoria e anche di ragionamento: tale è l’ordine della natura» (Emilio, p. 134)
* Il compito dell’educazione è quello di «snaturare l’uomo» nel modo migliore possibile, cioè secondo natura e non secondo le regole sociali (ovvero seguendo il percorso che il bambino seguirebbe comunque da solo)
* L’educazione secondo natura è quindi la creazione di una nuova spontaneità, che non sia condizionata dall’intervento degli uomini, ma che sia plasmato sulla coltivazione del bisogno naturale
Educazione come seconda natura
Educazione Abitudine
Educare è formare la natura del fanciullo, insegnandogli regole di comportamento che influenzeranno il suo comportamento in modo automatico, senza che se ne renda conto. L’abitudine non riporta un bambino allo stato di natura, ma riproduce le sue reazioni istintive, che non sono basate sulla razionalità o l’intenzione.
Rousseau e la morale
Il sentimento morale nasce dal processo di maturazione dell’individuo, che non è più animato esclusivamente dall’amore di sé (naturale), ma dall’attenzione per gli altri e dal desiderio di sentirsi amato dagli altri. Il sentimento morale non si radica nella sfera del ragionamento, ma nell’amore di sé, dunque nel sentimento spontaneo.
«Poiché la coscienza è la voce dell’anima e le passioni sono la voce del corpo, non v’è da stupirsi se spesso questi due linguaggi sono in contrasto » (Emilio, p. 380)
* L’uomo obbedisce alla propria natura quando agisce secondo coscienza, perché la coscienza è «per l’anima quel che l’istinto è per il corpo»
* La coscienza è la facoltà innata di giudicare come buone o cattive le azioni nostre e altrui
«Per noi esistere è sentire; la nostra sensibilità è indubbiamente anteriore alla nostra intelligenza: abbiamo avuto sentimenti prima di avere idee» (Emilio, p. 394)
Noi non conosciamo l’amore in senso intellettuale, ma proviamo l’amore di noi stessi sin dall’inizio della vita. Anche chi non è sapiente, dunque, è un uomo completo, perché la virtù si basa su un elemento innato e non sulla ragione.
L’origine della conoscenza secondo R.
- R. si pone contro la posizione di Cartesio (cogito, ergo sum ). R. ritiene che la prova della propria esistenza sia data dai sensi, e la prova dell’esistenza del mondo esterno sia data dal fatto che i sensi si attivano anche contro la mia volontà.
- Nella conoscenza c’è qualcosa in più della mera sensazione, della mera registrazione dei sensi. R. individua due forze: passiva (la sensazione ci presenta gli oggetti così come sono in natura) e attiva (la ragione ci permette il confronto fra gli oggetti e l’individuazione dei loro rapporti reciproci).
Tutto ciò per sostenere il fatto che l’educazione deve basarsi anzitutto sull’esperienza sensibile. - Se, secondo R., traiamo la conoscenza dai sensi, è dai sensi che dobbiamo trarre le leggi che regolano il funzionamento del mondo circostante .
- L’ordine del mondo, per R., non può essere compreso senza porre la questione della volontà originaria che lo anima. Le leggi della fisica moderna (fisica newtoniana) illustrano, ad esempio, la legge del moto dei pianeti, ma non dicono nulla intorno al motivo del movimento. Ci dicono come funziona il mondo, ma non perché. Ci si accontenta alla descrizione delle cose, che però non conduce ad una profonda comprensione dell’origine delle cose.