LA CONFIGURAZIONE INTERNAZIONALE DELLA CATENA DEL VALORE Flashcards

1
Q

Cos’è la catena del valore di Porter?

A

È un modello che identifica le attività dell’azienda che concorrono a creare valore; due blocchi:
- Attività primarie: flusso delle attività (logistica in entrata/uscita, marketing e vendite, produzione, assistenza clienti)
- Attività di supporto: alimentano e offrono servizi alle attività primarie (infrastrutture e servizi di supporto, gestione delle risorse umane, ricerca e sviluppo, approvvigionamenti)
–> Questo ci permette di fare riflessioni sul grado di internazionalizzazione; ciascuna fase della catena del valore potrebbe assumere una dimensione internazionale.

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2
Q

Approvvigionamento (Porter)

A

dove le aziende acquistano le materie prime, la forza lavoro, tutto ciò che alimenta i processi produttivi  livello di internazionalizzazione può essere molto alto. Non è detto che se una materia prima è di esportazione non sia di qualità.

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3
Q

Quali sono le denominazioni protette?

A

IGP: indicazione geografica protettadenominazione a livello europeo, che identifica i prodotti realizzati secondo degli specifici disciplinari di produzione, tipici di alcune zone; non conta la materia prima ma il processo; la qualità dipende dal modo in cui si fa il prodotto.
DOP: denominazione di origine protettail prodotto deve essere realizzato con materie prime del luogo; la qualità proviene dalla qualità della materia prima.
STG: specialità tipiche garantitepizza, mozzarella, amatriciana.
Queste classificazioni sono importanti nei trattati di libero scambio internazionali, perché spesso prevedono il riconoscimento di queste denominazioni per alcuni prodotti anche nei paesi che rientrano nell’accordo.

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4
Q

La produzione (Porter)

A

Produzione: dove viene prodotto il prodotto. La delocalizzazione risale a diversi decenni fa; per contare su condizioni di costo più vantaggiose, è stata spostata la produzione in paesi a basso costo di manodopera. Vantaggi: contenere i costi, vicinanza all’Italia, tempi abbastanza brevi, i paesi adottano strategie di marketing territoriale per attrarre investimenti dall’estero (es: Serbia e Slovenia tramite norme particolari e zone economiche speciali hanno creato condizioni per attrarre investitori dall’estero).
La delocalizzazione delle imprese italiane in Asia è molto marginale (circa 10%). A volte la delocalizzazione in Cina si fa per vendere al mercato cinese  strategia di marketing internazionale che come modalità d’ingresso implica l’investimento produttivo. Dagli anni ’80 il costo del lavoro in Cina è cresciuto molto (più tutela dei lavoratori e controlli).

Ci sono aziende che per salvaguardare la qualità non hanno mai scelto di delocalizzare, perché avrebbe rappresentato un grande rischio.

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5
Q

Cos’è il re-shoring? Quali sono le cause?

A

Re-shoring: ritorno delle produzioni che un tempo erano state delocalizzate, a causa di esigenze di qualità e controllo; è una tendenza affermata già da qualche anno (250 operazioni dal 2014-2018). UK e Italia sono quelle che lo hanno fatto di più; condizioni di vantaggio di costo si sono affievolite, e quindi conveniva sempre meno lasciare li le produzioni, e poi problemi tipo tempi e costi di trasporto e qualità. Inoltre, consumatori cinesi acquistano prodotti di griffe di moda solo se prodotti in Italia, altrimenti per loro non ha senso.

Cause che spingono al re-shoring: tempi di consegna, effetto Made in, riorganizzazione globale dell’azienda, automazione dei processi produttivi

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6
Q

Ricerca e sviluppo (Porter)

A

La vicinanza con i consumatori permette di focalizzare meglio i processi di innovazione, soprattutto se gusti e cultura sono molto diversi. Questo fenomeno riguarda sia le multinazionali, che le piccole-medie imprese.
Es: Ferrero

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7
Q

Trickle-up innovation

A

Trickle-up innovation: aziende sviluppano prodotti ad hoc (più semplici) per i mercati emergenti, e, in un secondo tempo, attraverso opportune strategie di posizionamento, riescono a proporle anche ai mercati di paesi più sviluppati (intercettando qui un segmento di mercato diverso, che ha interesse ad acquistarlo per motivi diversi).

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8
Q

Assetto strategico imprese

A

L’assetto strategico delle imprese in ambito internazionale si definisce in base a 2 variabili:
- Configurazione: grado di dispersione internazionale delle singole fasi della catena del valore; una fase è dispersa qualora quell’attività sia dispersa a livello internazionale, perché distribuita in centri diversi. Due configurazioni diverse: concentrazione in un unico paese, dispersione in più paesi.
- Coordinamento: nel momento in cui quella fase della catena del valore è dispersa geograficamente (quindi attività in diversi posti più o meno lontani nel mondo), qual è il livello di coordinamento che esiste? Le attività sono strettamente collegate o ognuno di questi centri si comporta indipendentemente dagli altri? Coordinamento può essere basso o elevato.

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9
Q

Configurazione di un’impresa

A

Configurazione: scelta tra concentrazione e dispersione riguarda le singole attività della catena del valore. Il contrario della dispersione è la concentrazione delle attività in un singolo paese. Dispersione = la stessa attività viene svolta in diversi paesi; gradi di dispersione possono essere tanti. Grado estremo di dispersione: svolta in tutti i paesi in cui l’azienda opera; grado minimo: tutta svolta in un unico posto

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10
Q

Vantaggi della dispersione

A

Riguardano soprattutto le attività più a valle della catena del valore:
- aderenza alle peculiarità locali
- vicinanza culturale del management
- opportunità di accesso a incentivi locali
- riduzione dei costi di trasporto e logistici

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11
Q

Vantaggi della concentrazione

A

Riguardano sopratutto le attività più a monte della catena del valore:
- utilizzo di risorse naturali uniche
- utilizzo di fattori di produzione più competitivi: costi del lavoro più bassi, produttività del lavoro più alta, costi dell’energia più convenienti
- economie di scala e di esperienza
- facilità di coordinamento e apprendimento all’interno del distretto

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12
Q

Coordinamento tra attività disperse

A

Basso:
- unità nazionali indipendenti non specializzate
- ogni unità ha una specifica area geografica di competenza

Elevato:
- unità nazionali perseguono strategie integrate con quelle della casa madre e/o di altre unità
- le unità possono avere responsabilità globali su attività specifiche della catena del valore

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13
Q

Le strategie internazionali (Porter)

A

Matrice:
- configurazione: delocalizzazione o concentrazione
- coordinamento (basso o elevato)

Strategie:
- basata sull’export: concentrazione e basso coordinamento; unica sede produttiva, viene solo decentralizzato un po’ l’aspetto commerciale. Tipico di pmi italiane
- bassata sul decentramento: delocalizzazione e coordinamento basso; attività disperse geograficamente, come se l’azienda si moltiplicasse in tutti i paesi. Es: JWT
–> queste sono strategie multidomestiche
- globale: concentrazione, coordinamento alto; ogni singola attività in un unico posto, ma possono essere svolte in paesi diversi; creazione del valore è spezzettata, ma ogni singola attività è concentrata in un paese. Es: Apple
- transnazionale: delocalizzazione e coordinamento alto; selettiva: si decide di localizzare una determinata attività in più paesi e mercati contemporaneamente, e localizzarla dove è più possibile guadagnare un vantaggio competitivo. Es: Bonduelle
–> queste sono strategie globali

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14
Q

Franchising

A

certo grado di coordinamento che deriva dalla condivisione del brand, dei metodi, ma implica il coinvolgimento di aziende locali.

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5
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15
Q

Fattori che influenzano il tipo di strategia internazionale

A
  • ambito competitivo (settori globali vs multidomestici)
  • fabbisogno vs disponibilità di risorse e competenze
  • specifiche condizioni di contesto (barriere all’importazione, incentivi agli IDE)
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16
Q

Differenze tra settori multidomestici e globali

A

Multidomestici: il confronto competitivo avviene paese per paese;
- eterogeneità della domanda
- DOM inferiore alla domanda
- tecnologie mature e non esclusive
- soglie di investimento non proibitive
- barriere verso prodotti esteri
- prodotti a bassa intensità di valore

Globali: la posizione competitiva di un’impresa in un mercato è influenzata dalla posizione dell’impresa in altri paesi;
- omogeneità della domanda
- DOM superiore alla domanda
- tecnologie avanzate e difendibili
- elevate soglie di investimento
- incentivi all’internazionalizzazione
- prodotti ad alto valore aggiunto

17
Q

Settori multidomestici vs globali

A

Multidomestici:
- personal care
- arredamento
- abbigliamento
- trasporto ferroviario
- bevande, birra
- servizi bancari consumer
- assicurazioni
- servizi sanitari
–> in questi settori una strategia internazionale implica una gestione delle proprie attività internazionali alla stregua di un portafoglio, ovvero una forte autonomia per le unità operanti nei vari paesi. in ogni paese la strategia dell’impresa assume un orientamento nazionale

Globali:
- media
- intrattenimento
- IT
- elettronica di consumo
- servizi finanziari
- energia
- trasporto aereo
- chimica
- lusso

18
Q

Complessità dei processi di marketing internazionale

A
  • maggiore complessità dell’ambiente
  • differenziazione tra economie nazionali
  • diversi livelli di tensione competitiva
  • politiche discriminanti delle autorità nazionali nei confronti delle imprese estere
  • rilevanza dei processi di coordinamento
19
Q

Le cinque decisioni chiave del marketing internazionale

A

5 stadi:
1. se internazionalizzare
2. in quali paesi entrare
3. come entrare
4. con quale piano di marketing
5. come implementare il piano
–> risultai

20
Q

Come possono essere le strategie di internazionalizzazione?

A
  • deliberate: concepite e messe giù a tavolino e perseguite
  • emergenti: colte a caso, opportunità
21
Q

Caratteristiche di internazionalizzazione emergente

A
  • prevale un atteggiamento reattivo e contingente
  • domina il criterio della distanza geografica e/o culturale (come proxy del rischio)
  • si tendono a imitare i first mover (effetto sciame)
  • con evidenti rischi: trascurare paesi interessanti solo perchè non si sono presentate occasioni di contatto, instabilità dei flussi di export verso i paesi privi di concrete prospettive, concentrazione delle vendite in pochi paesi, solo i più vicini
22
Q

Ragioni per diventare internazionali

A
  • obiettivi di crescita del fatturato e miglioramento della redditività
  • cultura, atteggiamento e commitment del management
  • miglioramento dell’immagine aziendale
  • possesso di tecnologie-prodotti unici
  • opportunità di mercato
    –> atteggiamento proattivo
  • pressioni competitive
  • saturazione del mercato domestico
  • eccesso di capacità produttiva
  • destagionalizzazione delle vendite, allungamento del ciclo di vita del prodotto
  • ordini dall’estero non sollecitati
    –> atteggiamento reattivo