ENZIMI Flashcards

1
Q

Cos’è un enzima?

A

È un catalizzatore biologico, cioè una sostanza che aumenta la velocità di una reazione chimica spontanea senza subire modifiche nel processo. La reazione viene velocizzata perché l’enzima abbassa l’energia di attivazione. L’energia di attivazione è inversamente proporzionale alla costante cinetica, più è alta la barriera di attivazione, più la reazione sarà lenta. Gli enzimi agiscono in piccole dosi e vengono riciclati. Possono essere proteine o piccoli RNA regolatori (ribozimi).

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2
Q

Cosa sono i ribozimi?

A

Sono una piccola classe di RNA catalitici. L’RNA è una molecola più flessibile e versatile del DNA e può assumere quindi molti ruoli biologici, tra cui appunto anche di catalizzatori. Possono per esempio rompere o polimerizzare alcuni legami, per esempio sono importanti nel meccanismo di splicing degli eucarioti.

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3
Q

Che struttura hanno gli enzimi?

A

La maggior parte sono proteine a struttura terziaria o quaternaria, questo perché devono ripiegarsi su se stessi a formare il sito attivo dove si legherà il substrato. Le proteine globulari per esempio hanno funzione enzimatica.

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4
Q

Cos’hanno di caratteristico gli enzimi rispetto ad altri catalizzatori chimici?

A
  • specificità di substrato e di reazione: il substrato è il reagente di una reazione catalizzata, ogni enzima è tarato per il suo specifico compito. Già dal nome dell’enzima si può capire la reazione che farà (es. DNA polimerasi, amminotransferasi).
  • regolazione della catalisi: possono essere regolati poiché risentono dell’ambiente in cui si trovano, per esempio se nell’ambiente non c’è la molecola che si dovrebbe legare all’enzima esso non continua a lavorare.
  • efficienza catalitica: è il numero di volte per cui l’enzima aumenta la velocità della reazione, perciò indica quanto bene la catalizza. Gli enzimi biologici hanno un potere catalitico molto maggiore dei catalizzatori chimici. Questo grazie alla loro specificità.
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5
Q

Cosa cambia in una reazione catalizzata rispetto a quella normale?

A

Cambia l’energia di attivazione, mentre il delta G globale rimane uguale. Una reazione è spontanea quando il delta G è negativo e l’energia dei prodotti è minore di quella dei reagenti.

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6
Q

Come fa un enzima ad abbassare l’energia di attivazione?

A

L’enzima abbassa l’energia di attivazione perché lega il substrato e così facendo un grande delta G di attivazione viene spezzato in una serie di tappe che portano alla formazione di uno o più intermedi fino ad avere il distacco del prodotto. L’enzima disseziona l’energia di attivazione.

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7
Q

Come fa un enzima tra migliaia di molecole a legare proprio il substrato specifico?

A

La maggior parte degli enzimi presenta una notevolissima specificità per la reazione catalizzata e per i substrati coinvolti. Tale specificità è legata a diversi fattori che caratterizzano l’associazione tra il substrato ed il sito attivo, come la complementarità dal punto di vista strutturale, le cariche elettriche, la natura idrofila o idrofobica. Gli enzimi mostrano spesso livelli elevatissimi di stereospecificità, regioselettività e chemoselettività.
Esistono due teorie riguardo il modo con cui l’enzima riconosce il suo substrato specifico:

1) MODELLO CHIAVE-SERRATURA: secondo il quale l’enzima ed il substrato possiedono una forma esattamente complementare che ne permette un incastro perfetto. Tale modello esplica bene la specificità degli enzimi, ma è decisamente meno affidabile nello spiegare la stabilizzazione dello stato di transizione che l’enzima raggiunge durante il legame con il substrato.

2) MODELLO ADATTAMENTO INDOTTO: dal momento che gli enzimi sono strutture relativamente flessibili, egli suggerì che il sito attivo potesse continuamente modellarsi in base alla presenza o meno del substrato. Come risultato, il substrato non si lega semplicemente ad un sito attivo rigido, ma genera un rimodellamento del sito stesso, che lo porta ad un legame più stabile in modo da portare correttamente a termine la sua attività catalitica, come succede ad esempio per la esochinasi e per altri enzimi glicolitici. In alcuni casi, come avviene per le glicosidasi, anche il substrato può cambiare leggermente la propria forma all’ingresso nel sito attivo.

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8
Q

Perché nel collagene non tutte le proline vengono idrossilate?

A

Non tutte le proline vengono idrossilate perché c’è specificità di riconoscimento. L’enzima ha una tasca di legame che riconosce solo proline posizionate in certe posizioni della triplice elica, in altre posizioni non vengono riconosciute.

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9
Q

Cosa sono i coenzimi e i cofattori?

A

Sono delle molecole di natura non proteica che aiutano gli enzimi a svolgere il loro lavoro:
- i coenzimi sono generalmente derivati da vitamine. Esistono due grandi gruppi di vitamine, quelle idrosolubili (gruppo B, C) sono maggiormente associate a enzimi in quanto l’ambiente è quasi sempre acquoso, e quelle liposolubili (A, D, E, K).
- i cofattori sono generalmente ioni metallici, come Fe2+, Zn2+ (es. protoporfirina nell’ emoglobina).

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10
Q

Quali sono le principali vitamine da cui derivano coenzimi?

A
  • biotina
  • cobalamina (vitamina B12)
  • pantotenato
  • riboflavina (vitamina B2): è la base di partenza per la sintesi di FAD e FMN
  • acido lipoico
  • Niacina (vitamina B3): derivano da essa NAD (NAD+/NADH) e NADP (NADP+/NADPH)
  • Piridossina (vitamina B6)
  • acido folico
  • Tiamina (vitamina B1)

Carenza di vitamine può avere effetti gravi sull’organismo perché gli enzimi vitali possono essere meno efficienti.

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11
Q

Cos’é il NAD?

A

Significa nicotinammide-adenin-dinucleotide. Ricordiamo che un nucleotide è costituito da uno zucchero, unito a una base azotata e uno o più gruppi fosfato. Nel NAD+ il nucleotide è l’AMP formato da ribosio + adenina + fosfato. L’AMP è legato a un secondo nucleotide, formato da ribosio + anello nicotinammidico + fosfato.
Il legame tra i due gruppi fosfato dei due nucleotidi è un legame anidridico particolare, che non ha funzione energetica in questo caso. Questo legame serve per riciclare efficientemente un nucleotide o l’altro.

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12
Q

Qual è il ruolo del NAD nella cellula?

A

Le reazioni redox in cui sono coinvolti NAD prevedono anche il trasferimento di ioni idrogeno (H+) dal mezzo acquoso al substrato o viceversa.
Tipicamente associati alla regolazione del metabolismo energetico, nuove evidenze sperimentali hanno dimostrato il coinvolgimento del NAD (e del NADP) anche in altri processi di cruciale importanza: omeostasi del calcio, sistemi antiossidanti, espressione genica, funzioni immunitarie, invecchiamento e morte cellulare.
Il ruolo di un coenzima è quello di coadiuvare l’attività catalitica di un enzima, legandosi ad esso in modo transitorio o permanente.
Quando un coenzima è legato stabilmente in modo covalente al proprio enzima è definito gruppo prostetico.
Il NAD interagisce con gli enzimi in modo relativamente debole e diffonde facilmente dalla superficie di un enzima a quella di un altro.
Il NAD interviene nelle reazioni di ossidoriduzione catalizzate da enzimi chiamati in modo generico ossidoreduttasi e più comunemente come deidrogenasi (talvolta reduttasi), dato che il trasferimento di elettroni da un substrato a un altro avviene mediante ioni idruro (H−), cioè atomi di idrogeno carichi negativamente per la presenza di un elettrone in più, oltre a quello normalmente presente.
Gli ioni idruro consentono quindi di ossidare o ridurre le molecole mediante il trasferimento di due elettroni per volta.

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13
Q

Qual è la differenza energetica tra ATP e coenzimi ridotti?

A

L’ATP è una forma libera di energia, una moneta energetica circolante, che quindi è pronta all’utilizzo in qualsiasi momento tramite idrolisi di due legami fosfoanidridici ad alta energia. Al contrario i coenzimi ridotti hanno un alto contenuto energetico, ma per essere utilizzata questa energia deve essere cambiata, cioè essi entrano nella catena respiratoria per produrre ATP attraverso l’ossidazione.

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14
Q

Cos’è il FAD?

A

È il flavin-adenin-dinucleotide e si ha un ribosio + adenina + fosfato legato a un altro fosfato + anello flavinico. Il ribosio è in forma lineare, non ramificata.
Quando il FAD è ossidato i due atomi di azoto non legano nulla, mentre quando il FAD è ridotto essi legano ciascuno un idrogeno: dunque nel passaggio da FAD a FADH2 guadagna 2 elettroni. Tutti i coenzimi in realtà guadagnano due elettroni: quelli a FAD li guadagnano sotto forma di due atomi di idrogeno, mentre quelli a NAD sotto forma di idruro.

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15
Q

Cos’è il piridossalfosfato (PLP)?

A

È un derivato della vitamina B6. Si tratta di una piridina con sostituenti sull’anello piridinico. È un coenzima che partecipa nelle reazioni che coinvolgono gli amminoacidi.

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16
Q

Parla dell’equazione di Michaelis-Menten.

A

• L’equazione di Michaelis-Menten è quella di una curva iperbolica che mette in relazione la velocità iniziale di una reazione (V0) con la velocità massima (Vmax) e con la costante di Michaelis-Menten (KM) per un particolare enzima e un dato substrato.
• La costante di Michaelis-Menten, KM, rappresenta la concentrazione di substrato necessaria, affinché la reazione abbia velocità pari a metà della velocità massima (o velocità semi-massimale).
• La velocità massima, Vmax, può essere raggiunta solo quando tutto l’enzima presente in soluzione è legato al substrato, complesso ES (condizione di saturazione). La Vmax dipende dalla concentrazione dell’enzima in soluzione [E]T secondo la relazione:
Vmax = kcat [E]T
dove kcat è la costante catalitica, o numero di turnover, una proprietà cinetica intrinseca dell’enzima che esprime il numero di molecole di substrato convertite in prodotto da una molecola di enzima nell’unità di tempo, quando l’enzima è saturo.
• Il grafico di Lineweaver-Burk può essere utilizzato per presentare i dati cinetici e per calcolare i valori di KM e Vmax.

17
Q

Che cos’è la fase stazionaria in una reazione enzimatica?

A

É la fase in cui si studiano tutte le reazioni enzimatiche ed è la fase lineare. Lo stato stazionario è la condizione nella quale l’enzima catalizza la trasformazione del substrato a velocità costante, con ordine di reazione apparente uguale a zero. In questa condizione la miscela delle varie specie chimiche in cui può trovarsi l’enzima ha composizione costante (stato di pseudo- equilibrio).

18
Q

Da quali fattori dipende la velocità iniziale di una reazione enzimatica?

A

1) CONCENTRAZIONE DELL’ENZIMA: se si aumenta la quantità di enzima aumenta proporzionalmente anche la velocità della reazione. C’è proporzionalità diretta tra velocità iniziale e concentrazione di enzima, a parità di quantità di substrato.
2) CONCENTRAZIONE DEL SUBSTRATO: ha una curva iperbolica (quindi arriva a saturazione). Se si parte da basse concentrazioni di substrato e enzima e si va via via aumentandole si vedrà che la velocità aumenta fino ad arrivare a un massimo dove si raggiunge la saturazione (complesso ES).
3) PH: curva a campana, l’apice è il valore ottimale di pH , nel nostro organismo è 7/7,5. Gli enzimi essendo proteine si denaturano se il pH diventa particolarmente acido o basico.
4) TEMPERATURA: gli enzimi dell’organismo umano funzionano a temperatura ottimale di 37 gradi, quindi quando le temperature cambiano cambia anche la velocità, può andare più lenta se le temperature sono più basse, se le temperature aumentano troppo gli enzimi si denaturano. Questo a causa dell’aumento dei moti browniani.

19
Q

Come mai se ci si sposta dal pH ottimale l’attività dell’enzima e quindi la velocità iniziale diminuisce?

A

Quando cambia il pH cambia lo stato di protonazione e deprotonazione dei gruppi coinvolti nel binding o nella catalisi. Cambia lo stato di protonazione dei gruppi delle catene laterali degli amminoacidi che nell’ enzima concorrono al legame con il substrato della catalisi.
La velocità cambierà solo in risposta a LIEVI variazioni di pH perché sappiamo che a pH ESTREMI l’enzima si denatura.

20
Q

Ci sono enzimi particolari nel nostro organismo?

A

Ci sono enzimi che hanno velocità ottimale a pH molto acido, come ad esempio la pepsina a livello dello stomaco che viene attivata dall’ acido cloridrico. Scinde i legami peptidici delle proteine con una bassa specificità. Altri esempi sono: la tripsina, chimotripsina e elastasi che agiscono a pH leggermente alcalino a livello intestinale

21
Q

Perché gli enzimi possono essere utilizzati come marker di patologie?

A

Gli enzimi hanno delle funzioni e dei luoghi ben specifici all’interno dell’organismo e andando a dosare la loro QUANTITA’ nei vari distretti del corpo possiamo capire se la funzionalità è normale o compromessa. Per esempio nel fegato ci sono molte transaminasi e misurandone la quantità abbiamo un’indicazione della funzionalità epatica. Quindi non è importante il meccanismo dell’enzima, quanto più la sua quantità.
A volte ci sono patologie che sono direttamente correlate alla quantità di un enzima, che in quel caso funge perfettamente da marcatore, per esempio gli enzimi coinvolti nell’infarto del miocardio. Un aumento dell’enzima lattico deidrogenasi a livello del cuore può indicare uno scompenso o una lesione cardiaca.

22
Q

Che cos’è un inibitore enzimatico?

A

Con il termine inibitore enzimatico si indica una molecola in grado di instaurare un legame chimico con un enzima, diminuendone così l’attività. L’inibitore infatti può intralciare l’enzima nella catalisi della sua reazione, per esempio impedendo al substrato di entrare nel sito attivo dell’enzima stesso. Questi spesso entrano in gioco quando c’è bisogno di rallentare l’attività biologica a causa di una patologia oppure per controllare l’attività biologica.

23
Q

Che tipi di inibizione conosciamo?

A

Il legame tra enzima ed inibitore può essere reversibile o irreversibile.
Gli inibitori irreversibili solitamente reagiscono con l’enzima, legandosi covalentemente e non staccandosi più, modificando chimicamente residui amminoacidici fondamentali per l’attività.
Al contrario, gli inibitori reversibili si legano non-covalentemente e producono diversi tipi di inibizione a seconda che si leghino all’enzima, al complesso enzima-substrato, o ad entrambi. L’inibitore può staccarsi e l’enzima torna alla sua normale funzionalità.

24
Q

Fai un esempio di inibizione irreversibile.

A

Un classico esempio dell’inibizione irreversibile sono i gas nervini. I gas nervini inattivano l’enzima ACETILCOLINESTERASI, la cui funzione è quella di catalizzare l’idrolisi dell’acetilcolina, un neurotrasmettitore importante per il movimento e per la trasmissione degli impulsi nervosi. La somiglianza strutturale di queste molecole con l’acetilcolina (substrato dell’enzima) rende possibile il legame al sito attivo dell’acetilcolinesterasi proprio come accade per i carbammati, tipici inibitori competitivi reversibili dell’enzima. A differenza di questi ultimi i gas nervini si legano irreversibilmente a questo enzima, grazie a una successiva modifica, che rende completamente inattivo l’enzima. Si accumula acetilcolina a livello delle sinapsi e delle giunzioni neuro muscolari con effetti devastanti.

25
Q

Che struttura deve avere un inibitore irreversibile?

A

Ha una struttura che assomiglia moltissimo al substrato dell’enzima. Gli enzimi non sono sempre in grado di riconoscere il substrato, soprattutto quando hanno praticamente la stessa struttura. È l’esempio del DIISOPROPILFLUOROFOSFATO che assomiglia moltissimo all’ACETILCOLINA.

26
Q

Quanti tipi di inibizione reversibile conosci?

A

1) INIBIZIONE REVERSIBILE COMPETITIVA: significa che substrato e inibitore competono per legarsi allo stesso sito attivo sull’’enzima. L’inibitore e il substrato occupano lo stesso posto. Quindi ciò significa che se la molecola di substrato si lega al sito attivo avremo la formazione di prodotto, invece quando l’inibitore si lega al sito attivo non c’è formazione di prodotto. La concentrazione dell’ inibitore in questo caso influenza la velocità della reazione perché aumentando la concentrazione di inibitore ci saranno meno molecole di enzima in grado di svolgere il lavoro. Viceversa se aumento la concentrazione di substrato sposto l’equilibrio della reazione verso i prodotti.

2) INIBIZIONE REVERSIBILE NON COMPETITIVA: si ha quando l’inibitore si lega a un sito diverso dal sito attivo dell’enzima, quindi il legame con l’inibitore crea una modifica conformazionale nell’ enzima tale per cui la catalisi risulta rallentata, cioè il substrato si lega lo stesso ma la velocità di formazione del prodotto diminuisce. L’inibitore legato distorce la geometria dei gruppi del sito attivo che catalizzano la reazione. Quindi alla fine ci saranno due tipologie di complessi: enzima-substrato che catalizza normalemente, enzima-substrato-inibitore che catalizza più lentamente. In questo caso NON si raggiunge la stessa Vmax e l’affinità rimane invariata.

3) INIBIZIONE REVERSIBILE INCOMPETITIVA

27
Q

Può disegnare il grafico che rappresenta la dipendenza della velocità iniziale dalla concentrazione di substrato in presenza o assenza di un inibitore competitivo?

A

La curva si sposta verso destra in presenza di un inibitore, il che vuol dire che serve una concentrazione maggiore di substrato per raggiungere la Vmax, perché quando c’è più substrato per una questione di probabilità l’enzima si legherà più facilmente ad esso.
Quando la concentrazione del substrato e dell’ inibitore sono simili l’affinità (la Km) dell’enzima per il suo substrato diminuirà, poiché substrato e inibitore competono per lo stesso sito attivo. Quindi l’inibizione reversibile di tipo competitivo non impedisce il raggiungimento della velocità massima, ma l’affinità diminuisce.

28
Q

Qual è la differenza principale tra inibitore competitivo e non competitivo?

A

La differenza è che l’inibitore competitivo influisce sull’affinità dell’enzima per il substrato, ma non sulla Vmax. Mentre l’inibitore non competitivo influisce sul raggiungimento della Vmax, ma non sull’affinità dell’enzima per il substrato.

29
Q

Che cos’è la regolazione dell’attività enzimatica?

A

È la regolazione degli enzimi attraverso l’accensione o lo spegnimento di essi, ovvero la loro attività può essere spenta se non necessaria oppure accesa se necessaria. Può avvenire attraverso diversi meccanismi.
1) MODIFICHE COVALENTI IRREVERSIBILI
2) MODIFICHE COVALENTI REVERSIBILI
3) ALLOSTERIA
4) INIBIZIONE RETROATTIVA O FEEDBACK

30
Q

Parla delle modifiche covalenti irreversibili.

A

L’enzima viene modificato covalentemente attraverso l’aggiunta o l’eliminazione di legami covalenti, in modo irreversibile, per cui non si torna indietro. Il classico esempio è l’attivazione proteolitica degli zimogeni, precursori di enzimi. La maggior parte degli enzimi digestivi viene sintetizzata a livello del pancreas come precursori inattivi e quando arriva lo stimolo vengono riversati e attivati. Un esempio è il CHIMOTRIPSINOGENO che quando arriva nella sede di azione vengono tagliati alcuni legami peptidici e alcuni piccoli peptidi vengono eliminati ottenendo la CHIMOTRIPSINA. Avevamo parlato di queste modifiche anche nel PROCOLLAGENE che quando fuoriusciva dalla cellula subiva un taglio proteolitico attraverso cui diventava attiva. Anche l’INSULINA viene tagliata e modificata dopo essere stata secreta.

31
Q

Parla delle modifiche covalenti reversibili.

A

In questo caso le modifiche portano alla formazione di un legame covalente che però può essere rimosso. Per esempio ciò si vede con i due enzimi che regolano il metabolismo del glicogeno nel nostro organismo. Il glucosio viene immagazzinato a livello epatico sotto forma di glicogeno quando ce n’è a sufficienza. L’enzima glicogeno sintasi sintetizza legami 1,4-alfa-glicosidici e crea glicogeno. Quando il livello di glucosio è basso viene attivata la glicogeno fosforilasi che invece fosforila questi legami glicosidici e demolisce il glicogeno.

32
Q

Cosa sono le chinasi e le fosfatasi?

A

tipo di enzima regolatore appartenente alla famiglia delle fosfotransferasi in grado di trasferire gruppi fosfato da molecole donatrici ad alta energia (come l’ATP) a specifici substrati; tale processo è definito fosforilazione. Un enzima che rimuova un gruppo fosfato da un substrato, invece, è detto fosfatasi.
Le chinasi rappresentano il gruppo più grande di enzimi presenti in natura: si tratta molto spesso di molecole strutturalmente molto simili tra loro, ma dotate di una specificità di substrato molto elevata. Il loro lavoro è quello di attivare o disattivare determinati enzimi.

33
Q

Parla dell’allosteria.

A

Si definisce allosterico un effettore che si lega a un sito diverso da quello a cui si lega il substrato ed esercita un effetto positivo o negativo nel coadiuvare la reazione dell’enzima, quindi esercita cooperatività o no.
La curva della velocità in funzione del substrato di un enzima allosterico è diversa e non segue la cinetica di Michaelis-Menten, non sarà un’iperbole, ma una sigmoide. Essendoci cooperatività siamo in presenza di enzimi a forma multimerica.
Quando un attivatore si lega ad una proteina a struttura quaternaria determina la trasmissione della modifica conformazionale a tutti i monomeri della struttura, quindi dopo che si è legato alla prima subunità l’effetto si trasmette a tutta la proteina, questo è chiamato effetto cooperativo.

34
Q

Per quale proteina avevamo parlato di allosteria?

A

Ne avevamo parlato per l’emoglobina perché le quattro subunità presentano cooperatività positiva, cioè quando la prima subunità si lega al substrato si instaurano delle modifiche che facilitano il legame delle altre subunità con il substrato. Quindi l’ossigeno è un fattore allosterico. Quando nel plot di Hill la pendenza della retta è maggiore di 1 c’è cooperatività positiva, mentre quando è minore di 1 c’è cooperatività negativa.

35
Q

Quali sono i due modelli con cui avviene il cambiamento conformazionale di un enzima che lega un fattore allosterico?

A
  • MODELLO CONCERTATO (o simmetrico): quando le subunità passano tutte contemporaneamente dallo stato teso allo stato rilassato
  • MODELLO SEQUENZIALE: il legame della prima molecola alla prima subunità facilità il legame con e altre subunità e viene trasmesso.
36
Q

Parla della PROTEINA CHINASI A (PKA).

A

È una proteina che va a fosforilare ed è denominata A perché fa parte della famiglia A delle proteine chinasi, che sono divise in A, B, C, D ecc. La PKA interviene nel meccanismo di trasduzione del segnale. Avvengono i seguenti passaggi:
1) arriva l’ormone a livello di una cellula e interagisce con il recettore
2) il legame con il recettore attiva la proteina G
3) questa proteina G a sua volta attiva l’adenilato-ciclasi , enzima che sintetizza AMP ciclico da ATP
4) AMP ciclico è un effettore allosterico che si lega alla PKA
5) AMP ciclico si lega alle subunità regolatrici della PKA facendogli cambiare conformazione e staccare dalle subunità catalitiche
6) questo distacco fa attivare la PKA che può fosforilare

L’effetto dell’AMP ciclico è quello di attivare allostericamente la PKA.

37
Q

Parla dell’inibizione retroattiva o a feedback.

A

Una via metabolica è una sequenza ordinata di reazioni: il primo substrato viene trasformato dal primo enzima in prodoto che a sua volta sarà il substrato di un successivo enzima e così via. Se il prodotto finale dell’intera via si trova ad alte concentrazioni va ad inibire la catalisi di uno dei primi enzimi della catena, questo perché per fermare l’intero processo non basta inibire uno degli enzimi nel mezzo, perché quelli precedenti a quello continueranno a produrre intermedi metabolici che se non servono si accumuleranno. Gli enzimi che fanno parte delle catene metaboliche sono spesso a struttura quaternaria e finemente regolati. Un esempio di via metabolica è la glicolisi.

38
Q

Cosa sono gli isozimi?

A

Gli isoenzimi (o isozimi) sono enzimi che catalizzano la stessa reazione, ma hanno una struttura chimica differente e diverse proprietà chimico-fisiche, quali il pH, il punto isoelettrico, la conducibilità elettrica e la mobilità elettroforetica. Possono essere presenti in una stessa specie animale o vegetale, in individui diversi, o anche in uno stesso organismo a livello di distretti cellulari differenti.
Gli isoenzimi possono derivare o da geni differenti o da modificazioni post-traduzionali diverse oppure dall’assemblaggio alternativo delle differenti subunità.