Ematopoiesi e fattori di crescita Flashcards
Cos è l’emopoiesi?
L’emopoiesi è il processo di produzione delle cellule del sangue. Ormai nelle routine di tutti i giorni in laboratorio si valutano i vari parametri del sangue per stabilire, tramite emocromo, la concentrazione di globuli rossi, globuli bianchi, piastrine, e valutare in questo modo lo stato di salute o patologia di un individuo. Sono numerose e di vario tipo le alterazioni che possono colpire la produzione delle cellule del sangue, determinando la comparsa di fenotipi patologici di rilevanza clinica. L’emopoiesi ha origine fin dall’età embrionale, durante la quale è ormai ampiamente accettata l’ipotesi per cui un precursore staminale comune dia origine sia agli eritrociti primordiali dell’embrione sia alle cellule endoteliali da cui originano poi tutti i vasi sanguigni e prosegue per tutta la vita dell’individuo.
Quali fattori regolano il destino differenziativo della cellula staminale ematopoietica?
L’emopoiesi è un processo finemente organizzato in cui l’espressione dei geni che regolano il destino differenziativo della cellula staminale emopoietica è favorita e controllata da più fattori:
- Fattori solubili, come citochine e fattori di crescita
- Fattori ambientali, elementi dell’ambiente che circonda le cellule staminali emopoietiche, che in qualche modo indirizzano la staminale verso la maturazione nelle varie cellule del sangue
Qual’è l’organizzazione generale dell’ematopoiesi?
L’emopoiesi ha una organizzazione gerarchica con apice nella cellula staminale pluripotente, una cellule idealmente in grado di dare origine a tutti gli elementi figurati del sangue e da cui originano il precursore linfoide comune e il precursore mieloide comune. Sotto l’influsso di specifici stimoli, fattori solubili e ambientali appunto, le cellule possono dare origine ai progenitori emopoietici, linee cellulari ormai commissionate verso il differenziamento in direzione di una specifica linea emopoietica e che a loro volta daranno origine ai precursori, cellule ormai differenziate ma che devono completare la loro maturazione prima di essere rilasciate nel sangue dove esplicano la loro funzione.
Come varia la capacità proliferativa delle cellule nel corso del differenziamento?
Passando da staminale pluripotente a elemento maturo, le cellule aumentano il loro grado di differenziamento e contestualmente diminuiscono la loro capacità proliferativa, per cui se la staminale può proliferare per automantenere il suo pull, e quindi poter garantire l’emopoiesi per tutta la vita dell’individuo, le cellule mature hanno un emivita specifica che si conclude una volta conclusa la loro funzione nel sangue.
Come si sviluppa nell’uomo il processo ematopoietico?
Nell’uomo l’emopoiesi ha inizio fin dai primissimi stadi di sviluppo embrionale; a partire dalla terza settimana di gestazione osserviamo la comparsa di una primitiva emopoiesi nel sacco vitellino. Da qui ci si sposta nella regione AGM o aorto-gonado-mesonefrica, quindi nella milza e nel fegato, nel sistema linfonodale, per attecchire definitivamente poi nel midollo osseo dove resterà per tutta la vita.
Cos è il sacco vitellino e qual’è il suo ruolo nell’ematopoiesi?
Il sacco vitellino è una struttura anatomica extra-embrionale ovoidale che si trova sulla parte ventrale dell’embrione. Al suo interno troviamo la CSE primordiale anche nota come emoangioblasto, una cellula che è in grado di differenziare sia in eritrociti primitivi nucleati, in grado di trasportare ossigeno nella piccola circolazione embrionale, che in cellule endoteliali da cui origina il primo primitivo plesso capillare, da cui poi avrà origine tutto il sistema sanguigno dell’individuo.
Cos è la regione AGM e qual è il suo ruolo nell’ematopoiesi?
La regione aorto-gonado-mesonefrica è una piccola porzione dell’embrione che ha origine durante la quarta settimana di gestazione a partire dal foglietto mesodermico; da qui origineranno aorta discendente, gonadi e nefrone con alcune strutture renali ad esso connesse. A livello dell’aorta dorsale abbiamo la comparsa, proprio nella quarta settimana di gestazione, della cosiddetta seconda onda dell’emopoiesi, quella messa in atto dalla cellula staminale emopoietica definitiva, quella CSE che dopo essere migrata nel fegato e nella milza andrà ad attecchire nel midollo osseo dove produrrà le cellule del sangue per tutta la vita dell’individuo.
Quali sono le altre sedi che dalla regione AGM la CSED attraversa fino allo sviluppo dell’emopoiesi definitiva?
La CSED (cellula staminale emopoietica definitiva) si sposta nel fegato a partire dalla sesta settimana di gestazione, da qui via via migrerà verso il midollo osseo dove si stabilizzerà definitivamente dopo la nascita.
L’emopoiesi che avviene nel midollo è definita emopoiesi definitiva, per distinguerla dall’emopoiesi che inizia nel sacco vitellino chiamata invece emopoiesi primitiva. L’emopoiesi definitiva è quella in cui vengono prodotte tutte le linee cellulari del sangue proprio come avviene nell’individuo adulto.
A partire dalla nascita il midollo diventa il tessuto emopoietico definitivo. È questo un organo dall’architettura finemente organizzata e dalla composizione cellulare estremamente specializzata, che insieme cooperano per garantire l’omeostasi della produzione delle cellule del sangue. É situato nella zona più interna di molte ossa, probabilmente per motivi di protezione.
Come si modificano le sedi di emopoiesi midollare nel corso dello sviluppo post-natale?
L’emopoiesi parte nel sacco vitellino nelle prime fasi dello sviluppo embrionale e attraversa poi diversi distretti fino alla fine della vita adulta. Risulta chiaro che durante la vita post-natale l’emopoiesi non popola tutte le ossa in egual maniera; quindi se entro la terza decade di età abbiamo che le ossa degli arti inferiori, tibia e femore presentano un’attiva emopoiesi, questa va via via esaurendosi per mantenersi nell’anziano unicamente in vertebre, sterno e in minima parte nelle costole.
Quali sono le caratteristiche generali dell’emopoiesi midollare?
In condizioni fisiologiche le cellule del sangue sono prodotte continuativamente dal midollo per tutta la vita dell’individuo e si stima che ogni giorno nel torrente circolatorio siano riversate più di 500 miliardi di cellule. Anche la funzionalità del midollo può subire delle alterazioni, in risposta a mutazioni delle cellule del midollo, determinando la comparsa di malattie ematologiche, oppure il midollo può rispondere a stimoli esterni che ne influenzano l’attività, per esempio in caso di infezioni, che determinano un aumento nella produzione di leucociti, elevate altitudini in montagna, che determinano uno stimolo a produrre più globuli rossi per apportare più ossigeno ai tessuti, ma anche gravi eventi traumatici che comportano grossi sanguinamenti e che richiedono al midollo di produrre velocemente molte piastrine.
Qual’è la conseguenza dell’invecchiamento della CSE?
Durante l’invecchiamento non si ha un vero e proprio concomitante invecchiamento della CSE. La cellula mantiene la capacità di differenziare in tutte le cellule mature del sangue, quindi nel bambino quanto nell’adulto gli eritrociti continueranno a trasportare ossigeno in modo efficiente, piuttosto che le piastrine a garantire emostasi e coagulazione del sangue. Cambia invece la cellularità del midollo e il pull di staminali che lo compongono.
È stato ampiamente dimostrato che nell’anziano il midollo contiene delle staminali indirizzate principalmente verso il differenziamento in senso mieloide, a discapito della linea linfoide, determinando anche un risvolto patologico, come dimostra il fatto che negli anziani, più che nei giovani, si ha il manifestarsi di sindromi mielodisplastiche, disordini mieloproliferativi, o maggiore tendenza a sviluppare infezioni a causa della diminuita efficienza nel differenziamento in senso linfoide.
Quali sono le cause delle variazioni subite durante l’invecchiamento dalla CSE?
Le cause sono genetiche: nell’anziano nel midollo osseo, come spesso accade anche in altri organi, vi è una maggiore predisposizione ad accumulare mutazioni, pertanto nell’invecchiamento troviamo spesso delle staminali emopoietiche che acquisiscono mutazioni genetiche somatiche e ovviamente questi cloni mutati possono prendere il sopravvento su quelli invece sani. Sicuramente vi sono anche cause dovute a mutazioni dell’ambiente: nell’invecchiamento infatti il midollo subisce il rimodellamento, influenzando in qualche modo il differenziamento della CSE.
Quali sono le caratteristiche principali della cellula staminale ematopoietica?
La CSE è una cellula in grado di automantenersi, quindi è si pluripotente, in grado di dare vita a tutte le cellule del sangue, ma anche di rinnovare se stessa e replicarsi, permettendole di mantenere sempre vivo nel midollo il pull di staminalità che consente di creare sangue per tutta la vita dell’individuo. È rarissima nel midollo, alla conta rispetto a tutte le altre cellule è infinitesimale, ma ha una elevata capacità proliferativa e ciò le consente di rinnovare costantemente quel piccolo numero di cellule e quindi mantenersi sempre presente nel midollo. Una caratteristica essenziale è che durante il differenziamento perde progressivamente la sua pluripotenza e quindi la capacità differenziativa e proliferativa; non è possibile dopo che la cellula è stata indirizzata verso un progenitore tornare indietro o che avvenga uno switch tra linee emopoietiche quando commissionate, ad esempio che un linfocita torni nuovamente una staminale, o un linfocita diventi un globulo rosso.
Come si caratterizza la divisione della cellula staminale ematopoietica?
Data la capacità di autorinnovamento della CSE è evidente che la divisione della staminale è sempre asimmetrica, cioè per ogni progenitore mieloide comune (CMP) o per ogni progenitore linfoide comune (CLP), la cellula staminale genera una copia di se stessa; quindi, per ogni cellula indirizzata al differenziamento in senso mieloide o linfoide, vi è comunque una staminale che la va a sostituire e il pull viene continuamente automantenuto.
Oltre che nel midollo dove possono riscontrarsi anche CSE?
Oltre a trovarle nel midollo, le CSE si ritrovano circolanti anche nel sangue periferico, anche in tal caso in numeri molto bassi, più elevati se in presenza di una patologia, perlopiù patologie maligne del sangue che determinano il passaggio delle staminali nella circolazione periferica; possono essere inoltre mobilizzate farmacologicamente, come nel caso di donatori di cellule staminali da utilizzare per il trapianto di midollo, e fisiologicamente sono presenti anche nel sangue di cordone ombelicale. Nella circolazione fetale troviamo una abbondante presenza di CSE che stanno migrando per andare ad attecchire nel midollo, pertanto il cordone è conservato per sfruttare le CSE in trapianti di midollo osseo. Pavia ha un centro trasfusionale con banca del cordone, dove vengono donati volontariamente e conservati per scopi clinici e di ricerca.
Quali marker identificano la cellula staminale ematopoietica?
Nell’uomo la CSE, che può dare origine a tutta l’emopoiesi, è identificata mediante un marker specifico il CD34; le cellule CD34+ sono quelle selezionate per il trapianto di midollo in quanto possono ricostituire tutta la linea emopoietica. Sono pochissime nel midollo osseo, le CD34 positive sono meno dello 0,1% del totale delle cellule del midollo, tuttavia da sole possono produrre tutto il sangue. Il CD34 non è un marker univoco delle staminali emopoietiche e può essere condiviso anche con altri tipi cellulari, ad esempio le cellule endoteliali, ma grazie a combinazioni di più marcatori i clinici possono selezionare le CSE che sono anche, oltre a CD34+, anche CD59+, CD90/Thy1+, CD38low/- e c-Kit-/low. Grazie a questo pannello di marcatori si può identificare inequivocabilmente la CSE.
Come si modificano i marker di superficie nel differenziamento della CSE?
Il CD34 identifica la staminalità della CSE e va via via perdendosi nel corso del differenziamento. Nelle cellule mature assistiamo alla comparsa di nuovi marker di superficie specifici della linea emopoietica verso cui la cellula è stata indirizzata e dei cambiamenti morfologici che identificano il progenitore, o la cellula matura, rispetto al CSE in maniera univoca.
Quali sono i segnali che regolano l’emopoiesi?
I segnali che regolano l’emopoiesi, per mantenimento di staminalità, la proliferazione, il differenziamento, la funzionalità stessa delle cellule mature del sangue, sono le citochine, piccole molecole solubili che possono legare i recettori espressi dalla cellula staminale e dai vari precursori e cellule mature, determinando quindi l’espressione di geni specifici della staminale o della cellula matura, o che sta maturando, determinandone il destino differenziativo finale.
Dove vengono prodotte le citochine ematopoietiche?
Le citochine possono essere prodotte:
- dalla stessa cellula che ne subisce gli effetti, che in maniera autocrina regola il suo stesso destino differenziativo
- da cellule vicine, agendo in maniera paracrina, ad esempio possono essere prodotte da cellule stromali del midollo osseo che regolano l’emopoiesi
- da organi differenti e lontani, viaggiando nel torrente circolatorio per arrivare quindi al midollo dove ne attivano la segnalazione in maniera endocrina
L’eritropoietina prodotta dal rene ha un effetto endocrino, viaggia nel torrente circolatorio per arrivare nel midollo, dove stimola la produzione di globuli rossi; altro esempio è il fattore stimolante colonie granulocita-macrofagiche, GM-CSF, prodotto da diversi organi e tipi cellulari, che quindi ha un effetto endocrino ma anche paracrino e autocrino; ancora l’M-CSF, il fattore stimolante colonie macrofagiche, prodotto da cellule stromali del midollo con effetto paracrino sull’emopoiesi.
Come agisce la segnalazione ematopoietica mediante le citochine?
Esiste una moltitudine differente di citochine, ognuna con caratteristiche proprie, la cui combinazione consente la regolazione dell’intera emopoiesi. Vi sono citochine specifiche per una singola linea cellulare e che indirizzano di fatto il destino della staminale in un unica direzione, ma anche altre citochine che possono agire su tipi cellulari diversi, per cui una stessa citochina verso una linea cellulare induce l’espressione di certi geni e, quindi, una certa funzionalità della cellula, mentre su un tipo cellulare diverso determina l’espressione di altri geni che influenzeranno il destino di quella cellula; allo stesso modo citochine diverse possono agire cooperativamente su una stessa cellula per dare un unico segnale, determinandone il destino differenziativo.