asino Flashcards
Qual è la classificazione tassonomica dell’asino?**
- L’asino appartiene al Regno Animalia, Sottoregno Metazoa, Phylum Chordata, Subphylum Vertebrata, Classe Mammalia, Sottoclasse Theria, Infraclasse Eutheria, Ordine Perissodactyla, Famiglia Equidae, Genere Equus e Specie Equus asinus.
Quali erano le sottospecie selvatiche di asino selvatico e quali di esse sono sopravvissute?**
- Le sottospecie selvatiche erano:
- Asino selvatico algerino (Equus africanus atlanticus), estinto.
- Asino selvatico nubiano (Equus africanus africanus), recentemente estinto.
- Asino selvatico somalo (Equus africanus somaliensis), l’unico sopravvissuto, ma in grave pericolo di estinzione.
- Asino selvatico eritreo (Equus africanus dianae), estinto.
Da quali sottospecie selvatiche derivano le razze domestiche di asini?**
- Le razze domestiche di asini derivano dal nubiano e da una popolazione estinta di asino selvatico.
Quando e dove sono stati addomesticati i primi asini?**
- I primi asini furono addomesticati tra il 5000 e il 3000 a.C. in diversi luoghi dell’Africa Nord Orientale.
Come e quando l’asino è stato rappresentato nell’arte egizia e presso i Sumeri?**
- L’asino è rappresentato nell’arte egizia a partire dal 2500 a.C. e viene mostrato mentre trasporta carichi. Era già presente presso i Sumeri dal 3000 a.C. insieme al mulo.
Quando è avvenuta l’introduzione dell’asino in Europa e quali sono le prime tracce della sua presenza?**
- L’introduzione dell’asino in Europa avvenne più tardi a causa del suo ridotto adattamento al freddo e all’umido. Le prime pitture rupestri di asini domestici sono datate 2000 a.C., e si pensa che siano arrivate con gli Etruschi. Nell’Est Europa, l’asino è arrivato progressivamente dall’Asia Minore tra l’800 e il 900 a.C.
. Quali sono alcuni dei riferimenti storici sull’asino?**
- L’asino è nominato nella Bibbia e nell’Iliade, e il suo utilizzo è documentato anche tra gli Ebrei e gli Indù in epoche molto antiche.
Qual è il successo storico degli ibridi ottenuti dall’accoppiamento tra cavallo e asino?**
- L’accoppiamento tra asino maschio e cavalla produce il mulo, mentre l’accoppiamento tra cavallo maschio e asina produce il bardotto. I muli erano importanti per i Romani come cavalcatura, per l’agricoltura e per il trasporto nell’esercito. I bardotti sono rappresentati in pitture egiziane del 1400 a.C. e nei dipinti assiri del I millennio a.C.
. Qual era la situazione dell’allevamento degli asini e della produzione di muli in Emilia Romagna e Toscana negli anni Venti?**
- In Emilia Romagna era presente la razza Pugliese, mentre in Toscana si producevano muli di piccola taglia, ottenuti principalmente da asini di origine sarda. Questi muli venivano venduti anche in Liguria, Emilia e Lombardia e erano prodotti soprattutto nelle province di Massa Carrara, Arezzo, Siena e Firenze.
Come era organizzata la produzione mulina nelle altre regioni italiane negli anni Venti?**
- Nelle Marche e in Umbria si producevano muli per il trasporto della legna e del carbone. In Puglia, la produzione mulina era molto importante, con la razza Pugliese molto apprezzata. In Molise, Campobasso era un importante centro di produzione. In Campania, c’erano asini di due tipi distinti e molti asini con mantelli particolari. In Basilicata, erano diffusi sia i muli che i bardotti. In Calabria, l’allevamento di asini e la produzione di muli erano di grande qualità. In Sicilia, le razze Pantesca e Siciliana erano rinomate per l’allevamento e la produzione mulina. In Sardegna, l’asino Sardo era apprezzato per la sua rusticità e frugalità.
Qual era la situazione numerica degli asini in Italia all’inizio del secolo scorso?**
- Nel 1918, l’Italia aveva una popolazione complessiva di 949.162 asini, seconda solo alla Spagna.
Come è cambiata la popolazione asinina in Italia a partire dagli anni Venti?**
A partire dagli anni Venti, la popolazione asinina in Italia ha iniziato a ridursi, con un decremento del 40% rispetto al 1918 fino agli anni Sessanta, e una contrazione rapida e inesorabile nei decenni successivi.
Perché il latte d’asina è considerato un’alternativa valida al latte vaccino per i lattanti?**
- Una percentuale di lattanti, compresa tra l’1,8% e il 7,5%, è allergica alle proteine del latte vaccino. Il latte d’asina è un alimento funzionale che può essere un’alternativa valida alle formule ipoallergeniche a base di idrolisati di proteine vegetali, che sono spesso costose, sgradevoli e possono causare cross reattività.
Qual è la funzione del lisozima presente nel latte d’asina?**
- Il lisozima è un peptide bioattivo che ha una funzione battericida, rompendo la parete cellulare dei batteri. È presente nel latte d’asina in quantità superiori rispetto al latte vaccino e al latte umano e contribuisce a mantenere inalterate le caratteristiche organolettiche e microbiologiche del latte d’asina.
Quali sono i benefici del trekking con gli asini?**
- Il trekking con gli asini consente di fare escursioni in compagnia con lentezza, mentre gli animali trasportano zaini e attrezzatura. Questo tipo di turismo ecologico, importato da Francia e Svizzera, offre un’esperienza di viaggio che consente di ammirare le bellezze naturali a un ritmo rilassato.
Come si comportano gli asini durante il trekking?**
- Gli asini seguono fedelmente il loro conduttore, diventando un punto di riferimento simile a quello di un cane. Si muovono con lentezza e prudenza, permettendo ai partecipanti di godere appieno dei luoghi attraversati.
Cosa sono le Attività di Mediazione con l’Asino (Onoterapia)?**
- L’onoterapia comprende interventi di educazione e rieducazione alla relazione, finalizzati a promuovere il benessere attraverso il rapporto con l’asino. Questo approccio utilizza le caratteristiche etologiche, fisiche, comportamentali e simboliche dell’asino per facilitare la comunicazione e la relazione.
Quali sono i vantaggi dell’utilizzo degli asini per la gestione ecologica delle aree verdi?**
- Gli asini sono adatti per superfici di limitata estensione e possono essere gestiti facilmente al pascolo. Si adattano a diverse condizioni climatiche e hanno un peso ridotto, rendendoli idonei anche per superfici in pendenza. Sono anche docili e hanno un consumo di foraggio elevato in relazione alla loro massa corporea.
Come vengono utilizzati gli asini come “spazzini” in Italia?**
- A Castelbono (Palermo) e Santa Maria a Monte (Pisa), gli asini sono utilizzati per la raccolta dei rifiuti porta a porta dalle amministrazioni pubbliche.
Quali sono alcune delle razze autoctone italiane di asini?**
- Alcune razze autoctone italiane di asini includono l’Asino dell’Amiata, l’Asino dell’Asinara, l’Asino di Martina Franca, l’Asino Grigio Siciliano, l’Asino Pantesco, l’Asino Ragusano, l’Asino Romagnolo, l’Asino Sardo e l’Asino Viterbese.
Qual è l’origine dell’asino di Martina Franca e quale ipotesi esiste riguardo alla sua nascita?**
L’asino di Martina Franca prende il nome dall’omonimo comune, ma la sua origine comprende anche altre aree della Puglia. Si ritiene che derivi dall’incrocio tra asini autoctoni e soggetti catalani importati nel Seicento, anche se non ci sono conferme certe di questa ipotesi.
Quali sono le caratteristiche distintive dell’asino di Martina Franca rispetto ad altre razze italiane?**
- L’asino di Martina Franca è noto per la sua altezza superiore e una conformazione più armonica rispetto ad altre razze italiane, come il Pugliese. Gli asini di Martina Franca erano particolarmente apprezzati per la loro qualità.
Qual era l’utilizzo storico dell’asino di Martina Franca?**
- L’asino di Martina Franca era altamente apprezzato per la produzione mulina pugliese. In particolare, si incrociava con la cavalla di razza Murgese per produrre il famoso «Mulo Martinese».
Perché fu attivata la selezione controllata del Mulo Martinese nel 1926?**
- La selezione controllata fu avviata per migliorare la razza e limitare le esportazioni, poiché i soggetti migliori erano molto richiesti dal mercato europeo e venivano sottratti alla riproduzione.
Quali sono state le conseguenze del calo d’interesse per l’allevamento del Mulo Martinese dopo la Seconda Guerra Mondiale?**
- La riduzione dell’interesse ha portato a un calo della consistenza della popolazione, aumento della consanguineità, calo della fertilità delle fattrici e diminuzione della taglia.
Come è cambiata la situazione del Mulo Martinese dagli anni Novanta ad oggi?**
- Negli anni Novanta c’è stato un nuovo interesse per l’allevamento dell’asino, inclusa la razza del Mulo Martinese, che ha visto un incremento della sua popolazione da circa 400 a circa 1200 animali.
Quali sono gli utilizzi attuali del Mulo Martinese?**
- Oggi, la produzione di muli è minima, ma c’è un crescente interesse nella produzione di latte di asina per uso pediatrico e cosmetico, e nella produzione di carne di asino.
Quali sono i principali caratteri morfologici del Mulo Martinese?**
- Il Mulo Martinese ha una costituzione robusta, diametri proporzionati e un grande sviluppo generale. È elegante e austero, con un mantello morello e dettagli come addome e muso bianco-grigio.
Come venivano allevati tradizionalmente i puledri di Mulo Martinese?**
- I puledri venivano svezzati a circa sei mesi e allevati allo stato brado con un gruppo di cavalle. A due anni, erano separati e tenuti in un trullo fino a tre anni, quando erano impiegati per la monta.
Quali sono le origini dell’Asino Romagnolo e come era classificato in passato?**
- L’Asino Romagnolo, anche noto come Asino di S. Alberto, è una razza antica e in passato era considerata una sottorazza dell’asino Pugliese, che comprendeva cinque sottorazze, tra cui la Romagnola.
. Come è cambiato l’uso dell’Asino Romagnolo dopo la Seconda Guerra Mondiale?**
- Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’uso dell’Asino Romagnolo declinò a causa della progressiva meccanizzazione e abbandono delle zone rurali, con un evidente calo durante gli anni Settanta.
Cosa è stato fatto recentemente per recuperare l’Asino Romagnolo?**
- La Regione Emilia Romagna ha finanziato un programma di recupero che ha portato alla creazione del Registro Anagrafico. Sono stati utilizzati animali da gruppi di pastori e condotta una caratterizzazione genetica.
Quali sono i caratteri morfologici principali dell’Asino Romagnolo?**
- L’Asino Romagnolo ha una costituzione robusta, proporzioni generali corrette, e un portamento elegante. Il mantello è prevalentemente grigio sorcino, con variazioni come baio e morello.
Quali sono gli utilizzi tradizionali e moderni dell’Asino Romagnolo?**
- Tradizionalmente, era usato per la soma e il tiro leggero, e per la produzione mulina. Oggi è usato principalmente per la produzione di latte d’asina e in onoterapia.
Quando e dove sono stati documentati per la prima volta gli Asini dell’Amiata?**
- I primi documenti riguardanti l’Asino dell’Amiata risalgono alla fine dell’Ottocento in Toscana, vicino al massiccio del Monte Amiata.
Qual è l’origine dell’Asino dell’Amiata e quali influenze ha subito?**
- L’Asino dell’Amiata potrebbe essere stato influenzato dall’Asino Romagnolo e, nel XX secolo, sono stati utilizzati stalloni di Martina Franca e Asino Ragusano per aumentarne la taglia.
Come è stato recuperato l’Asino dell’Amiata dal rischio di estinzione?**
- Il rischio di estinzione è stato affrontato grazie all’intervento della Regione Toscana e dell’Istituto di Incremento Ippico di Pisa, con un aumento della consistenza della razza.
Quali sono le caratteristiche morfologiche dell’Asino dell’Amiata?**
- L’Asino dell’Amiata ha una costituzione robusta, un buon sviluppo generale e un portamento elegante. Il mantello è grigio sorcino con una riga mulina e una croce scapolare.
Quali sono gli usi moderni dell’Asino dell’Amiata?**
- L’Asino dell’Amiata è usato per il trekking, la cavalcatura, la pet-therapy e l’ippoterapia. È apprezzato per la sua versatilità, docilità e buona indole.
Qual è l’origine dell’Asino di Pantelleria?**
L’Asino di Pantelleria proviene dall’isola di Pantelleria, situata a sud-ovest della Sicilia, ed è il risultato di incroci tra asini siciliani e asini provenienti dall’Africa.
Qual è stato il ruolo storico degli stalloni Panteschi?**
Gli stalloni Panteschi erano molto richiesti per l’uso diretto e per la produzione di muli. Erano apprezzati per la loro vigoria e nevrilità, tanto da essere utilizzati anche dall’esercito italiano.
Come ha influenzato la Seconda Guerra Mondiale la consistenza della razza?**
La Seconda Guerra Mondiale ha avuto un impatto negativo significativo sulla razza, riducendo drasticamente il numero di asini Panteschi. Nel 1951, solo 180 esemplari erano superstiti sull’isola.
Quali sono le principali caratteristiche morfologiche dell’Asino di Pantelleria?**
L’Asino di Pantelleria ha una costituzione dolicomorfa, con un notevole sviluppo generale, e il mantello può essere morello o baio scuro. Il pelo è corto, liscio e molto lucido, con muso quasi bianco e addome e faccia interna delle cosce bianchi.
Per quali caratteristiche produttive è noto l’Asino di Pantelleria?**
È noto per il suo carattere nevrile, velocità, rusticità e resistenza ai climi caldi e alle restrizioni alimentari. È in grado di trasportare carichi pesanti ed è resistente alla fatica. È anche apprezzato per la produzione di muli e latte d’asina.
Quando sono state documentate le prime notizie sull’Asino Grigio Siciliano?**
Le prime notizie documentate sull’Asino Grigio Siciliano risalgono al 1870.
Quali sono le differenze tra le due sotto-razze di asino Siciliano?**
L’asino Siciliano delle province orientali (Ragusa e Catania) somiglia di più all’asino Pugliese, mentre quello delle province occidentali (Trapani, Palermo, ecc.) è più simile all’asino Pantesco, sebbene meno elegante e perfetto.