X esame Flashcards
Come ha avuto inizio lo studio del bambino come oggetto di indagine nella psicologia dello sviluppo?
Il padre della psicologia dello sviluppo è considerato Stanley Hall, in quanto egli pose le basi per diverse ricerche nell’ambito dello sviluppo del bambino.
Anche se non si può stabilire una data certa per la nascita della psicologia dello sviluppo, maggiore interesse per il bambino si ha avuto grazie a due eventi distinti:
-il diffondersi della scolarizzazione di massa (conseguente alla nascente società industriale dell’Ottocento)
-la teoria dell’evoluzione di Darwin, i bambini divennero oggetto di studio in quanto anello poco considerato nella sequenza evoluzionistica animale-uomo.
Descrivi lo sviluppo motorio
Lo sviluppo prenatale è il processo biologico durante il quale si ha la gestazione dell’embrione, dalla fecondazione alla nascita. La nascita senza complicazioni avviene solitamente tra la trentasettesima e la quarantunesima settimana di gravidanza. Un neonato che nasce a termine ha una lunghezza media di 51 cm, e un peso che oscilla tra i 2,7 e i 4,1 kg. Un bambino che nasce prima delle 37 settimane gestazionali si definisce pretermine, una complicazione abbastanza comune che costituisce un rischio per lo sviluppo del bambino.
Alla nascita, il bambino è dotato di riflessi: delle reazioni automatiche e istintive a stimoli esterni, indice di un adeguato sviluppo neurologico, che vengono valutate nelle prime visite pediatriche (il riflesso di ricerca, il bambino gira la testa automaticamente quando gli si accarezza la guancia, il riflesso di suzione, il neonato succhia ogni oggetto che gli si avvicina alla bocca, il riflesso di Moro, in cui il neonato distende improvvisamente braccia e gambe verso l’esterno per poi riportare gli arti vicino al corpo, il riflesso di prensione, per il quale se poniamo il nostro dito nel palmo della mano del bambino tende a stringerlo, il riflesso della marcia automatica, per cui se il bambino viene sostenuto in verticale, sostenuto per le ascelle e con la pianta dei piedi appoggiata a una superficie piana, esso comincia a muovere le gambe come se volesse camminare).
Durante i primi tre anni di vita il bambino apprende moltissime abilità sia a livello grosso motorio che fine motorio. Per raggiungere queste abilità esiste una notevole variabilità interindividuale, nei tempi e nelle strategie.
* 0-3 mesi: inizia a sollevare la testa e portare le mani alla bocca
* 3-5 mesi: inizia a portare gli oggetti alla bocca e a scuoterli, sta seduto con supporto, può rotolare
* 5-7 mesi: inizia a stare seduto senza supporto, controlla bene il capo, può afferrare un oggetto per mano, e utilizzare il pollice
* 8-10 mesi: gattona, sta in piedi con aiuto
* 11-18 mesi: sta in piedi senza aiuto, inizia a camminare, spinge una palla con il piede, sale le scale carponi
* 18-24 mesi: inizia a correre, saltare, ballare, scendere le scale
* 24-36 mesi: sa scendere le scale alternando i piedi, direziona il lancio della palla, impara a tenere le forbici e la matita
* 3-4 anni: sa camminare all’indietro, usa bene le forbici, sa afferrare una palla al volo
* 4-5 anni: si solleva sulla punta dei piedi, colora uscendo poco dai bordi
* 5-6 anni: sta in equilibrio su una gamba sola, esegue saltelli su un piede solo, puoi imparare ad usare la bici a due ruote, colora senza uscire dai bordi.
Parla dello sviluppo dei sensi
La maturazione di tutti gli apparati sensoriali si svolge completamente nell’utero. Con la parola sensazione ci riferiamo alla messa in contatto dello stimolo con i nostri organi sensoriali, mentre la parola percezione si riferisce all’elaborazione elevata, ovvero l’interpretazione di ciò che viene sentito.
3.1 Percezione visiva
Alla nascita, l’acuità visiva è circa 40 volte inferiore a quella di un adulto, la migliore visibilità per il neonato è a 25 cm dagli occhi, ovvero la distanza del viso della madre durante l’allattamento. Il volto umano è uno stimolo privilegiato per il neonato, che tende ad orientare lo sguardo verso di esso. Ciò sembra avere un valore adattivo per il legame di attaccamento.
3.2 Percezione uditiva
Già negli ultimi due mesi di gravidanza, il feto è in grado di udire i suoni dall’interno del grembo materno. Alla nascita, il bambino preferisce i suoni umani ad altri tipi di suoni, i suoni della lingua materna rispetto a un’altra lingua, e la voce della propria madre tra quella di altre donne.
3.3 Percezione gustativa e olfattiva
Il sistema gustativo è funzionalmente maturo alla fine della gestazione. Il neonato preferisce il sapore dolce, e con lo svezzamento impara a conoscere gusti diversi, passando dall’alimentazione dolce del latte a una più varia. È noto che le esperienze gustative del neonato durante lo svezzamento sono in grado di influenzare e determinare le sue scelte alimentari da adulto. Alla nascita, il bambino è sensibile all’odore del latte materno e lo preferisce rispetto a quello di altre donne.
Parla dello sviluppo del linguaggio
Il linguaggio ha una funzione sociale e comunicativa.
La teoria socio-culturale di Vygotskij ritiene che lo sviluppo mentale proceda secondo un’interiorizzazione di forme culturali, per cui l’individuo si appropria dei significati di una cultura interiorizzando dei mediatori simbolici, tra cui ad esempio il linguaggio. Ecco che così il bambino impara a utilizzare questi segni (il linguaggio) durante l’interazione sociale con l’adulto, dapprima rispondendo in modo immediato a delle stimolazioni dell’ambiente esterno, fino a divenire maggiormente consapevole del significato e dei ruoli del segno, e raggiungere una vera e propria interiorizzazione del segno stesso, per cui il linguaggio si trasforma in pensiero, utile strumento per il funzionamento cognitivo.
Piaget, diversamente, sosteneva che il linguaggio dipendeva dal pensiero e non rivestisse quindi nei primi anni di vita un ruolo fondamentale e formativo sul pensiero stesso, e fosse quindi prima egocentrico e successivamente acquisisse una funzione socializzante.
4.1 Il pianto i primi vocalizzi e le prime parole per arrivare alle frasi
La principale funzione del linguaggio è comunicare. Nel primo anno di vita, quando il bambino non ha ancora imparato ad utilizzare il linguaggio verbale, il neonato utilizza pianto, sorriso e vocalizzo per esprimersi. L’intento comunicativo inizia tra i 4 e gli 8 mesi, quando il bambino inizia a cercare di produrre effetti sull’ambiente esterno. Solo verso gli 11-12 mesi però è più facile osservare comportamenti comunicativi intenzionali. Dai 6 mesi comincia il periodo della lallazione, che consiste nell’accostamento di suoni vocalici e consonantici con una certa intensità e prosodia. Tra gli 8 e i 17 mesi, quasi tutti i bambini producono le prime parole; verso i 18 mesi il lessico del bambino aumenta (esplosione del vocabolario). Dai 18 ai 24 mesi, il bambino comprende semplici frasi fino ad arrivare ai tre anni in cui comprende frasi complesse. Dai 4 ai 5 anni, la maggior parte dei bambini italiani è in grado di articolare quasi tutti i suoni tipici della lingua.
Spiega le fasi di Piaget
1 Stadio sensomotorio (dalla nascita all’età di 2 anni):
Acquisizione della coordinazione sensoriale e motoria Progressione dalla semplice riflessione agli schemi di azione intenzionale Sviluppo del concetto di permanenza degli oggetti
2 Stadio preoperatorio (dai 2 ai 7 anni):
Abilità di utilizzare il linguaggio e il pensiero simbolico Pensiero egocentrico, ossia incapaci di considerare prospettive altrui Difficoltà nel comprendere la conservazione delle quantità
3 Stadio delle operazioni concrete (dai 7 agli 11 anni):
Acquisizione della capacità di pensiero logico e operazioni concrete Comprendere la conservazione delle quantità e altre nozioni matematiche Capacità di ragionare su eventi reali e concreti
4 Stadio delle operazioni formali (dagli 11 anni in poi):
Pensiero astratto e capacità di ragionamento deduttivo Abilità di ragionare su concetti ipotetici e metafisici Pensiero critico e capacità di formulare ipotesi
L’importanza della diade madre-bambino per lo sviluppo dell’identità sociale
Nella teoria delle relazioni oggettuali di Melanie Klein (anni ’40) la diade madre-bambino assume un’importanza fondamentale per lo sviluppo normale o patologico del bambino.
Winnicott sviluppa il concetto di “madre sufficientemente buona”, ovvero responsiva e disponibile, ma che talvolta fa sperimentare al bambino delle piccole frustrazioni, non comprendendo i suoi bisogni. Questo fa sì che il bambino esca dallo stato di onnipotenza per crearsi una visione del mondo più realistica, in cui la madre risponde ai suoi bisogni e da lei deve acquistare l’autonomia.
Bowlby introduce il concetto di attaccamento, che può essere definito come un legame stabile nel tempo che mette il bambino in una condizione di dipendenza dalla figura adulta, che per lui riveste una particolare carica affettiva. Tale legame avviene nel primo anno di vita, e ha la funzione di fornire sicurezza. Gli studiosi hanno identificato quattro pattern di attaccamento principali: sicuro, insicuro evitante, insicuro ambivalente, e disorganizzato, che possono essere individuati nel singolo bambino attraverso la tecnica della Strange Situation.
Erik Erikson e le 8 fasi della teoria dello sviluppo psicosociale
Secondo Erikson, ogni individuo attraversa otto fasi di sviluppo psico-sociale, ognuna delle quali presenta una crisi o una sfida da affrontare.
1. Fiducia vs Sfiducia delle persone intorno a loro (0-1 anno)
2. Autonomi e indipendenza vs vergogna e Dubbio (2-3 anni)
3. Iniziativa all’azione vs critiche e Senso di colpa (4-5 anni)
4. Industriosità vs Senso di inferiorità (6-12 anni)
5. Identità vs. sentirsi persi e senza direzione (13-18 anni)
6. Intimità di relazioni vs. Isolamento (19-25 anni)
7. Cercare di dare impatto positivo alla società vs. Sentirsi bloccati, non poter contribuire (26-40 anni)
8. Riflessione sulla vita passata, accettazione della morte vs. Disperazione per una vita senza significato (40+)
Moralità eteronoma e autonoma
Piaget ha individuato due livelli di moralità infantile:
-la moralità eteronoma e di responsabilità oggettiva: caratteristica del periodo preoperatorio (sotto i 6-7 anni). Il giudizio morale è dato in base all’effetto dell’azione messa in atto piuttosto che all’intenzione. Il bambino si sforza di seguire le regole date dall’adulto (che vede come autoritario), senza chiedersi il perché di queste regole
-la moralità autonoma e di responsabilità soggettiva: si acquisisce intorno ai 10 anni, anche se tra i 7 e i 10 può convivere con la moralità eteronoma. Il bambino comprende che l’intenzione e il contesto sono importanti per fornire un giudizio morale.
Teoria dello sviluppo della moralità di Kohlberg
Kohlberg riformula lo sviluppo morale secondo 3 livelli, ognuno diviso in due stadi:
-Livello preconvenzionale (4-10 anni)
* Stadio 1: Per dare un giudizio, il bambino tiene conto di possibili premi-punizioni. C’è rispetto per l’autorità superiore. Per giudicare un’azione contano le conseguenze materiali e non l’intenzione.
* Stadio 2: un’azione è giusta se porta al soddisfacimento delle necessità dell’individuo. Non c’è rispetto radicale dell’autorità.
-Livello convenzionale (13-20 anni)
* Stadio 3: C’è una forte spinta ad uniformarsi al comportamento della maggioranza.
* Stadio 4: Un buon comportamento consiste nel fare il proprio dovere e nel mantenere l’ordine sociale
-Livello post-convenzionale (regolato da principi)
* Stadio 5: le regole morali non sono fisse e immutabili, se sono state create, sono modificabili
* Stadio 6: orientamento della coscienza e dei principi universali, che possono non essere scritti nelle leggi
Cos’è il metodo educativo?
Il “metodo educativo” è il risultato pratico-operativo non solo di intuizione sul bambino e sulla sua educazione, ma di vere e proprie teorie sulla funzione stessa di alcune attività educative. Il metodo è una via, una strada che deve essere percorsa per andare in una determinata direzione.
Esploreremo il concetto di metodo a partire da quattro grandi autori della pedagogia: Pestolazzi, Frobel, Agazzi e Montessori. Le loro esperienze educative sono assunte come testimonianze di metodo, non replicabili o applicabili in modo standard acritico, ma da approfondire come struttura di riferimento di pensiero e di azione.
Pestalozzi: la vita
Pestalozzi nasce nel 1746 a Zurigo. Nel 1769 acquista una tenuta agricola a Neuhof, che trasformerà in colonia per bambini abbandonati, ispirandosi agli ideali di Rousseau di un’educazione secondo natura. È costretto a terminare il progetto dopo dieci anni per ragioni economiche. Nel 1800 diventa insegnante nella città di Burgdorf, dove avrà la possibilità di mettere a punto il metodo educativo che lo renderà noto in Europa. È autore di diversi scritti di grande valore pedagogico. Nel 1805 prende avvio la sua esperienza educativa più famosa e duratura presso l’istituto di Yverdon, dove egli dà compiacimento alle sue teorie pedagogiche approfondendo la riflessione sulla metodologia didattica. Questa esperienza si chiude vent’anni dopo a causa di divisioni interne tra colleghi dell’istituto. Nel 1826 Pestalozzi fa ritorno nella sua vecchia casa di Neuhof dove pubblica il testo che raccoglie gli scritti maturati nel ventennio a Yverdon: “il canto del cigno”.
Pestalozzi: le fasi di crescita e le 3 facoltà della personalità umana
Pestalozzi individua le tre fasi di crescita di un individuo:
- lo stato di natura: è primitivo e dominato dal bisogno e dall’egoismo
- lo stato sociale: supera le fasi di bisogni primitivi grazie all’intelligenza
- lo stato morale: in cui l’intelligenza è utilizzata per dirigere la volontà verso il bene, dove si impara a vivere in forma sociale
Pestalozzi individua nella personalità umana tre facoltà:
1. la mente: che ha la forza di superare le sensazioni e le percezioni
2. il cuore: legato al valore del bello e del bene, che ci fa provare sentimenti di amore pietà, fede, e si esprime attraverso azioni di tipo morale
3. la mano: che si esplica nella pratica, nella capacità di lavoro, di creatività, di arte.
Secondo Pestalozzi, l’educazione è integrale quando coltiva ciascuna di queste tre facoltà.
Pestalozzi: Dall’amore pensoso all’Anschauung
Pestalozzi viene considerato il primo pedagogista ad aver esaltato la figura della madre come non solo figura di accudimento ma anche di educazione. Egli credeva che la madre fosse delicata e riflessiva, che agisse per il tramite di una comprensione del cuore, di far uso, cioè, di un amore pensoso.
L’amore pensoso si riferisce all’educazione improntata all’amorevolezza e alla cura, in quanto l’amore è fondamentale per lo sviluppo dell’individuo.
L’Anschauung, invece, è un metodo di insegnamento che si basa sull’osservazione diretta e l’esperienza concreta dell’oggetto di studio.
Pestalozzi: la metafora del giardiniere
La ricerca della postura educativa è un percorso che è riguardato da vicino Pestalozzi. da lui nasce la famosa metafora del giardiniere: come un giardiniere conosce la natura e i processi di crescita delle piante allo stesso modo un educatore deve conoscere la natura dei suoi educandi, le loro potenzialità, le loro caratteristiche per accompagnarli al loro pieno sviluppo.
Frobel: la vita
Friedrich Frobel è stato un pedagogo tedesco, nato nel 1782 e morto nel 1852. Frobel conosce un discepolo di Pestalozzi, Gruner, direttore di una scuola. Frobel è stato il fondatore dei giardini dell’infanzia e una figura di spicco nella storia dell’educazione infantile. Dopo aver lavorato come insegnante per diversi anni, Frobel ha sviluppato la sua teoria pedagogica, basata sull’importanza dell’esperienza diretta e del gioco nell’apprendimento dei bambini. Nel 1837 ha aperto il primo giardino dell’infanzia, dando vita a un nuovo modello di educazione, che ha avuto un grande impatto sulla pedagogia moderna.
Frobel: teoria dello sviluppo
Secondo la pedagogia di Frobel, la natura e il bambino sarebbero manifestazioni di Dio. Egli riconosce l’innata bontà dell’infanzia, come “depositaria della voce di Dio”. Nel testo “L’educazione dell’uomo” Frobel presenta una teoria generale dello sviluppo infantile divisa in tre periodi:
1. Lattante: tutte le manifestazioni del bambino devono essere riconosciute dai genitori perché attraverso di esse il bambino riesce a cogliere dentro di sé il mondo esteriore.
2. Infanzia: caratterizzata dallo sviluppo del linguaggio. In questa fase ha inizio la vera educazione. Elemento costitutivo di questa fase è il gioco, che se privo delle storture da parte degli adulti, si trasformerà spontaneamente nel lavoro dell’uomo.
3. Fanciullezza: si sviluppa l’interiorizzazione, la curiosità, l’interesse. L’educazione diventa istruzione.
Frobel: il giardino e i doni dell’infanzia
Frobel credeva che la natura fosse l’espressione dell’ordine divino, e che la sua osservazione potesse favorire lo sviluppo spirituale dei bambini. A tal fine, Frobel intuisce che bisogna dare al bambino la possibilità di stare nella natura, nel giardino (“lo chiamerò il giardino d’infanzia: i fanciulli saranno le piante io voglio essere il giardiniere” pensiero che si ricollega alla metafora di Pestalozzi). Il giardino è diviso in una parte per il lavoro individuale e una per il lavoro di gruppo. il bambino deve essere lasciato libero di creare e agire come desidera per non ostacolare lo sviluppo della sua individualità. Il gioco è lo strumento principale del giardino dell’infanzia perché promuove nel bambino la libera espressione, ma al contempo ne indirizza l’attività sulla base della teoria dei doni. I doni dell’infanzia erano degli oggetti geometrici, per lo più in legno, facilmente manipolabili dai bambini. Lo scopo dei doni era quello di generare nel bambino il senso della quantità e della qualità in cui si esprime la natura.
Frobel: La continuità tra la madre e la maestra giardiniera
Anche per Frobel la prima figura educativa è la madre. Lo stile educativo della madre nel contesto domestico deve trovare un suo naturale proseguimento nel giardino d’infanzia, e così la maestra giardiniera (così chiamata da Frobel), dotata di una preparazione specifica, diviene regista di un incontro comunitario permanente con tutti coloro che si occupano del bambino. Nello specifico, il compito della maestra giardiniera discende direttamente dall’idea di bambino: deve lasciare libertà e spontaneità di crescita, disporre un ambiente che sia a misura e armonicamente inserito nella natura, senza proporre un programma prefissato ma seguendo le intuizioni dei bambini.
Agazzi: vita
Rosa e Carolina Agazzi sono state due sorelle italiane vissute tre il 1870 e il 1950 circa. Apprendono il metodo froebeliano e nel 1896 lo rivisitano fondano un istituto infantile a Mompiano, che verrà chiamato in seguito scuola materna. Nel 1898, Rosa viene chiamata al primo Congresso Pedagogico nazionale italiano, nel quale denuncia apertamente le condizioni degli asili di infanzia e l’impreparazione delle maestre. Dal 1910 inizia, da Trieste, un programma di diffusione di quello che viene chiamato “metodo italiano”, da parte delle sorelle Agazzi.
Agazzi: il metodo
Il fondamento del metodo agazziano risiede nell’idea che il bambino è un “germe vitale” che aspira al suo intero sviluppo, il quale può avvenire solo in un ambiente adatto e naturale come una casa. La scuola materna non viene mai presentata come un luogo sostitutivo dell’affetto e delle cure familiari, ma come un luogo dove si vive in continuità con la vita della famiglia. Le condizioni di povertà non sono un limite allo sviluppo, ma devono diventare un punto di partenza per un miglioramento sociale. Il diritto principale del bambino è quello di essere ed esprimere sé stesso.
Agazzi: L’impresa educativa agazziana come impresa sociale
In un tempo storico in cui la mortalità infantile colpiva circa il 33% dei bambini nati vivi al di sotto dei 5 anni, l’impresa educativa delle sorelle Agazzi si delineò come un’impresa sociale. La scuola materna non era semplicemente un luogo per giocare e imparare, ma un luogo salubre in cui la pulizia, l’igiene, l’ordine diventavano i modi più utili per costruire una società di pace e fratellanza.
All’interno della scuola materna delle sorelle Agazzi troviamo:
-I materiali per gli esercizi di vita pratica: oggetti di vita quotidiana di uso individuale come asciugamani e bavagli, o di uso collettivo come cesti e cassapanche, e infine i materiali per il gioco all’aperto come carriole e palle.
-I materiali speciali d’uso didattico: utilizzati per l’osservazione l’educazione linguistica la discriminazione sensoriale, fabbricati dai bambini e della maestra, che variano a seconda della fase di sviluppo dei bambini stessi.
-Il museo delle cianfrusaglie: vari oggetti che ogni bambino porta con sé (bottoni, lacci, foglie) che vengono raggruppati per formare un museo didattico nella quale ordinare gli oggetti sulla base del loro utilizzo, per acquisire i concetti di forma, colore e grandezza.
-Il sistema dei contrassegni: immagini di oggetti che ogni bambino sceglie e che hanno la funzione di segno distintivo, riprodotta su tutte le cose che gli appartengono.