Libro - I MOMENTI DI CURA Flashcards
Per parlare di cura, quali elementi dobbiamo considerare?
Per parlare di cura dobbiamo considerare a quale finalità risponde, a quale soggetto è rivolto, quale tipo di responsabilità comporta; ma anche a quale tipo di riconoscimento mira, quale atteggiamento relazionale la sostiene e la qualità della relazione che esiste tra chi cura e chi viene curato.
In base alle finalità si può parlare di:
* cura in senso riparativo (quando il percorso della cura ha come intenzione il recupero di una qualità della vita migliore; es. con malati, anziani..)
* cura in senso promotivo (quando si mettono in gioco azioni che cercano di promuovere il dispiegarsi delle potenzialità dell’altro; es. compito delle educatrici)
Parliamo di:
PRATICHE DI CURA= insieme di azioni che le educatrici compiono nei servizi all’infanzia; azioni nelle quali prendono forma pensieri ed emozioni orientati verso una precisa finalità e verso differenti possibili modi di vivere la relazione con l’altro.
Esistono 2 tipi di relazione:
♥ SIMMETRICHE ((nelle quali la responsabilità della cura è distribuita tra entrambi i soggetti)
♥ ASIMMETRICHE ( non vi è reciprocità nella cura e chi la riceve è più vulnerabile perché dipendente)
Quando l’aver cura si declina in senso promotivo essa comporta un forte investimento personale: vi è il coinvolgimento di diverse tonalità emotive: dall’ansia e dal timore che in genere si manifestano di fronte a situazioni complesse, non conosciute; al piacere e alla gioia di partecipare al rafforzamento delle potenzialità dell’altro e alla sua crescita verso l’autonomia. Pertanto, nei servizi educativi, la responsabilità della cura deve essere condivisa dall’intero gruppo educativo per poter equilibrare stili relazionali differenti, nonché manifestazioni a volte un po’ eccessive di imposizione di pareri o scelte individuali.
Che cos’è le dimensione fisica e materiale?
= è l’azione concreta fatta dalle azioni rivolte al corpo dei bambini (pulire il naso, cambiare il pannolino, imboccare…) per tanto è necessario che l’educatrice svolga queste mansioni con calma e delicatezza in modo da aiutare il bambino, senza invadere la su individualità a diventare autonomo dall’ adulto e sempre maggiormente più sicuro di se.
Che cos’è le dimensione organizzativa della cura?
=dà importanza all’ambiente in cui interagisce il bambino e la sua strutturazione.
Es. Per il momento del pasto è necessario che tutte le figure, a partire dall’educatrice
svolgano il loro compito al meglio in modo da rendere l’ambiente il più adeguato e sereno possibile per i bambini (=offrire ai bambini un momento del pranzo curato e a misura dei bambini).
È quindi importante che ogni singolo comportamento, di ogni singola persona, sia la traduzione in gesti degli scopi che il gruppo di lavoro si è dato verso i bambini e verso le famiglie.
Che cos’è le dimensione emotiva della cura?
=è la dimensione che coinvolge la figura dall’educatrice: nelle relazioni umane infatti è impossibile non provare emozioni.
Il lavoro di cura è certamente un lavoro ricco di esperienze professionali e umane:
contribuisce a conoscere l’alto da s’è, valorizza la dimensione creativa dell’atto educativo perché ogni relazione con il singolo bambino è diversa dall’altra.
Cos’è la conoscenza esperenziale?
Quando si parla di cura ci si riferisce a un fare orientato, a uno scambio relazionale che ha la caratteristica di essere progettabile e controllabile anche se permeato dall’affettività.
Si arriva a parlare pertanto di CONOSCENZA ESPERENZIALE (conoscenza non solo intellettuale e che non arriva solo da informazioni e dal ragionamento ma che si compone anche di immagini e affetti) distinta da conoscenza scientifica e da quella che deriva dal senso comune: è, infatti, una scienza che si basa sul senso e sugli interrogativi legati alla vita quotidiana.
Cosa significa maternage?
è la relazione tra madre – bambino. insieme di atteggiamenti, sensibilità, capacità di sentire e capire i bisogni
del bambino e di trovare delle risposte pertinenti alla sua individualità
Quali sono le tre le funzioni fondamentali che una madre mette in atto naturalmente?
♦ contenimento (fisico: la madre tiene nelle braccia il bambino facendolo sentire protetto. Così anche l’educatrice deve essere in grado di aprire le proprie braccia al bambino sia quando prova sentimenti di angoscia e tristezza sia quando è invaso da sentimenti di rabbia. Mentale: abilità dell’educatrice di tenere dentro di se/ricordare la storia del bambino, i modi del suo sviluppo e la sua evoluzione)
♦ manipolazione (funzione attraverso la quale si integrano nel bambino le esperienze motorie, sensoriali e funzionali, tracciando il percorso per l’unificazione della mente e del corpo. La capacità del bambino di costruire la propria immagine corporea è frutto delle esperienze di almeno tutto il primo anno di vita. È proprio attraverso i gesti dell’adulto che lava il bambino, lo accarezza, lo coccola che si sviluppa in lui la percezione del proprio io corporeo e del valore simbolico affettivo che quei gesti strutturano per il legame con l’adulto)
♦ presentazione dell’oggetto (modalità con cui la figura di accudimento sostiene nel bambino la conoscenza della realtà. In questo caso abbiamo genitori che accompagnano molto gradualmente le azioni dei figli, a volte, anticipandone anche i tempo di richiesta o di risposta e genitori che si mettono a disposizione in caso di necessità ma che sanno attendere il segnale di richiesta del loro figlio → stili di relazione).
Questo tre elementi serviranno all’educatrice per essere in grado di prendersi cura del bambino in modo corretto.
Cos’è l’ecologia della differenza?
i bambini sono tutti diversi tra loro: si parla di ECOLOGIA DELLA DIFFERENZA dettata principalmente da alcune differenze fondamentali:
a. Sessuali (presenza di stereotipi legati al genere: normalmente si pensa che una bambina sia più dolce e fragile, mentre il bambino è più forte e quindi non dovrebbe piangere o meno preciso delle bambine. Le differenze coinvolgono i diversi modo di ragionare dei bambini)
b. Cognitive (anche dal punto di vista affettivo-relazionale esistono molte differenze tra i bambini, dovute alle loro storie di vita con i genitori e al loro temperamento)
c. Culturali (diversi modi di comportamento in base alla cultura con la quale vengano cresciuti. In quanto ogni cultura ha un suo modello educativo specifico).
Il riferimento a tali differenze ci esorta a partire da ogni bambina/o per costruire relazioni significative perché orientate al singolo
Ogni intervento educativo comporta per il bambino due apprendimenti: quali?
- Conoscenza del significato che un evento/comportamento ha per l’adulto e per la cultura nella quale vive.
- Conoscenza che lo stesso bambino acquisisce di s’è rispetto a quell’evento
Es. Le azioni relative alla preparazione del sonno coinvolgono più persone.
In un’unica azione, quale l’andare a dormire, il bambino imparare a:
* Regolarizzare i ritmi di sonno
* Utilizzare il lettino con competenza: non cadere, salire e scendere da solo e successivamente, coprirsi.
* Abituarsi alle abitudini culturale del contesto nel quale vive
* Conoscere se stesso in relazione al sonno: paure, gesti di rassicurazione, ritmi e predisposizioni personali.
In cosa consiste il binomi dipendenza-autonomia?
DIPENDENZA - AUTONOMIA: binomio costantemente presente in tutte le età della vita; la continuità e la discontinuità tra questi due poli è un’esperienza che accompagna l’individuo fin dalla nascita.
La dipendenza richiama i limiti e i vincoli. I bambini piccoli hanno dei limiti legati
principalmente alle tappe evolutive, ma questi stessi limiti possono diventare veri e propri vincoli nel momento in cui gli adulti non investono sul concetto del promuovere l’autonomia dei bambini e, di conseguenza, non alimentano adeguatamente la loro potenzialità.
Per quanto concerne l’autonomia è necessario ricordare la relazione adulto-bambino → riflessione sulla creatività (come agire di propria iniziativa per fare qualcosa che si ha voglia di fare. Non sempre, infatti, si riesce a capire se le azioni del bambino sono fatte per sua
iniziativa oppure a causa del peso delle aspettative adulte. Il reagire a stimoli è però non risulta utile alla costruzione dell’autonomia dei bambini perché le loro reazioni possono essere due: compiacimento o opposizione (modi non creativi). Winnicott consiglia agli adulti
che stanno in relazione con i bambini di dare ai bambini poche stimolazioni, poche
sollecitazioni a fare. Questa limitazione dell’adulto non significa sottrarsi alla responsabilità di porre dei limiti all’egocentrismo e all’onnipotenza dei bambini. Ciò che diventa significativo è porsi la questione di come far affrontare i limiti attraverso un’esperienza che sia costruttiva per i bambini.
È importante che il bambino possa sentire che la rinuncia apre la strada alla sperimentazione di azioni più autonome, più complesse, più ricche socialmente.
L’educazione esiste se il soggetto è protagonista del suo sviluppo→ pertanto con bambini molto piccoli, chi soddisfa i loro bisogni e le loro curiosità non deve mettersi al posto del bambini nell’essere soggetto dell’azione. In questo contesto l’adulto deve ritrovare il proprio equilibrio cercandolo tra il principio dell’educabilità e della libertà. Oltre la capacità del bambino di fare è importante il fare con piacere: l’agire in autonomia, se non viene ostacolato dell’adulto è fonte di soddisfazione, di apprendimento cognitivi e sociali. Il fare con piacere attiva un processo circolare: se il bambino può fare con piacere → prende iniziative →sperimenta con soddisfazione e si rimotiva per tentare nuove strategie. Attraverso le attività autonome il bambino impara a controllare i movimenti,
acquisisce la conoscenza su di se, su quello che sa fare, sull’ambiente e impara a regolarsi.
→ = autonomia come piacere di fare.
Un bambino che agisce di sua iniziativa e che poi può correggere la sua azione sempre di sua iniziativa, a seconda del successo o dell’insuccesso che ha avuto nel fare una determinata cosa, è un bambino che impara a imparare.
Tutto quello che il bambino impara rispondendo agli simili della madre e dell’educatrice è meno ricco rispetto alla qualità dell’apprendimento che il bambino raggiunge avendo fatto tutto da solo. Naturalmente l’acquisizione nell’autonomia è un processo lungo che implica delle tappe condivise: tutti i bambini attraversano tappe simili ma le attraversano con ritmi che sono anche molto differenziati tra bambini della stessa età.
In che modo ci si prende cura del bambino attraverso l’alimentazione?
Uno dei principali momenti di cura si ha con la nutrizione del bambino, attraverso la quale il piccolo instaura relazioni prima con la madre (durante il periodo dell’allattamento al seno) e poi con le altre persone (familiari e successivamente coetanei e persone esterne alla famiglia dopo lo svezzamento). Pertanto questo momento, anche se apparentemente banale, è molto importante per la crescita del bambino. In particolare la relazione che si viene a creare durante il pasto e quella con la madre (prima al seno e poi con i pasti che vengono da lei preparati): infatti la nutrizione serve sì al bambini per nutrirsi ma anche per sentirsi amato e voluto bene dalla madre (importante, in questo caso, è il modo in cui la madre si approccia al bambino al momento dell’allattamento).
Pertanto il momento del pranzo deve essere considerato uno dei momenti di cura con una forte valenza educativa e formativa e deve costruire uno degli aspetti centrali del progetto pedagogico dei servizi per la prima infanzia, poiché può rivestire un’importanza cruciale rispetto alla possibilità di influire positivamente sulla crescita dei bambini.
Parla del momento del pranzo nei servizi per l’infanzia
a il momento del pranzo non implica solo l’assunzione del cibo, ma
rappresenta anche una valenza che assume importanza affettiva, cognitiva e sociale
significativa. È un’occasione di socializzazione, conoscenza e apprendimento.
Molto importante per le educatrici è tenere sempre conto che il rifiuto del bambini di
qualcosa può essere legato ai suoi stati emotivi. Per tanto è necessario, in alcuni casi,
attenersi alle esigenze del bambino e rispettare i suoi tempi. Anche nel momento
dell’ambientamento in un nido è facile che un bambino, almeno per le prime volte, abbia
difficoltà a mangiare perché si ritrova a passare da un luogo tranquillo (quale la casa) in uno
in cui deve convivere con altri bambini e adattarsi alle situazioni che si creano.
Pertanto l’educatore/ice devono sempre tener presente la stretta relazione che vi è fra
l’alimentazione e la dimensione affettiva, cognitiva, sociale nei suoi molteplici aspetti e
devono attivarsi per individuare tutte quelle cautele organizzative che vanno incontro ai
bambini, ai loro bisogni e alla loro possibilità di essere protagonisti attivi e consapevoli dei
propri processi di crescita.
Parla del momento del pranzo nel nido
Durante il periodo dell’ambientamento del bambino è importante che l’educatrice che lo
segue instauri con lui un rapporto di fiducia. Ciò si basa anche sul momento del pasto che
come abbiamo visto è fondamentale per la crescita del bambino. Pertanto l’educatrice di
riferimento del bambino, relazionandosi anche con il genitore, ha il compito di prendersi
carico del bambino ed è lei a sapere come approcciarsi al bambino anche nel momento
della pappa.
Il momento della pappa deve essere un’occasione privilegiata di rapporto intimo e di
attenzione esclusiva.
In un nido sono diverse le tipologie di bambini, sia a livello caratteriale ma anche a livello di
alimentazione: vanno infatti tenuti presenti coloro che sono intolleranti, allergici… a
determinati cibi, in modo da rendere questo momento il più tranquillo e piacevole possibile
per ciascuno.
Essendo uno dei momenti principali in cui il bambino impara ad essere autonomo,
l’educatrice deve essere in grado di dare l’opportunità al bambino di nutrirsi da solo
(versarsi l’acqua nel bicchier da solo, mangiare da solo…) senza mai scoraggiare i suoi
tentativi di autonomia, ma incitandolo.
Altro aspetto importante per la creazione di una convivenza serena è il “dovere” da parte
dell’adulto di descrivere le azioni che compie (es. soffiare il naso al bambino avvisandolo e
non pulendoglielo bruscamente, imboccarlo rispettando i suoi ritmi…), in modo da garantire
al bambini serenità e pace, perché avvertito di ciò che sta per accadere. Quando il bambino inizia ad abituarsi a questa routine sorge il rischio che gli educatori
intendano il tempo delle cure come il tempo di una educazione informale e occasionale che
si identifica con le attività destinate all’apprendimento.
Parla del momento del pranzo nella scuola dell’infanzia
Mentre nei nidi d’infanzia si dà importanza alla cura, nelle scuole dell’infanzia questa viene
un po’ sottovalutata (o meglio non troppo considerata) perché si è tenuti a dare più
importanza alle attività didattiche ed educative. È necessario, però, che le educatrici/
insegnanti soffermino la loro attenzione anche sulla cura, poiché i bambini non apprendono
solamente dalle attività progettate che gli vengono proposte ma anche e soprattutto da
momenti come il pasto, il cambio, il sonno…
Quindi il bambino deve essere educato e bisogna sviluppare le sue capacità sia attraverso
attività progettate dalle educatrici (normalmente i momenti di gioco, disegno… indirizzati
dall’adulto), ma anche attraverso la routine della cura (i cui momenti devono essere a loro
volta organizzati e non improvvisati).
Per quanto riguarda il pranzo nella scuola dell’infanzia:
■ è molto importante aiutare il bambino a sentirsi a proprio agio sia con l’ambiente nel
quale mangia sia con il cibo che gli viene messo nel piatto.
■ Bisogna garantire ai bambini un alto livello di autonomia.
■ Partendo da un idea di bambino attivo, curioso, competente bisogna fare in modo che il
bambini possano essere protagonisti delle esperienze che vivono. In tal modo la routine
diventa un’occasione di apprendimento, nella quale gli aspetti emotivi legati all’intimità e
al soddisfacimento dei bisogni primari si intrecciano con gli aspetti cognitivi.
■ Importante il posto fisso a tavola e che vengano rispettati i tempi e i gusti di ciascuno.
■ Momento privilegiato di comunicazione e di relazione.
■ Coinvolgere i bambini a turno nella preparazione della merenda e nell’apparecchiatura
dei tavoli, sollecitarli a servirsi da soli in base alle loro competenze, significa
RICONOSCERE, RISPETTARE e SOSTENERE la voglia di fare caratteristica dei
bambini.
■ NO affermazioni come “Bravo! Hai mangiato tutto!” → un bambino non è bravo se
mangia tutto. Se mangia tutto, significa che ha fame, sta bene, sia fisicamente che
emotivamente, che gradisce quello che gli è stato offerto→ meglio espressioni come “Ti
è piaciuto questo risotto!” o “Quanta fame avevi oggi!” → ciò anche per evitare di far
sentire a disagio gli altri bambini che per vari motivi non riescono a finire tutto.
■ Sarebbe buona cosa incaricare ogni bambino a prendersi da mangiare da solo: in modo
da insegnarli a regolarsi sulle quantità e per permettergli di prendere ciò che vuole
senza obbligarlo a mangiare ciò che non gli aggrada.
■ Ottimale è il pranzo dentro una piccola stanza, divisa dagli altri bambini, in modo da
permettere anche la relazione e la discussione tra piccoli gruppi di bambini (che è
MOLTO importante).
■ Il pranzo deve essere vissuto come momento di serenità e nel rispetto del bambino.
Parla del momento del pranzo nella scuola dell’infanzia
Mentre nei nidi d’infanzia si dà importanza alla cura, nelle scuole dell’infanzia questa viene
un po’ sottovalutata (o meglio non troppo considerata) perché si è tenuti a dare più
importanza alle attività didattiche ed educative. È necessario, però, che le educatrici/
insegnanti soffermino la loro attenzione anche sulla cura, poiché i bambini non apprendono
solamente dalle attività progettate che gli vengono proposte ma anche e soprattutto da
momenti come il pasto, il cambio, il sonno…
Quindi il bambino deve essere educato e bisogna sviluppare le sue capacità sia attraverso
attività progettate dalle educatrici (normalmente i momenti di gioco, disegno… indirizzati
dall’adulto), ma anche attraverso la routine della cura (i cui momenti devono essere a loro
volta organizzati e non improvvisati).
Per quanto riguarda il pranzo nella scuola dell’infanzia:
■ è molto importante aiutare il bambino a sentirsi a proprio agio sia con l’ambiente nel
quale mangia sia con il cibo che gli viene messo nel piatto.
■ Bisogna garantire ai bambini un alto livello di autonomia.
■ Partendo da un idea di bambino attivo, curioso, competente bisogna fare in modo che il
bambini possano essere protagonisti delle esperienze che vivono. In tal modo la routine
diventa un’occasione di apprendimento, nella quale gli aspetti emotivi legati all’intimità e
al soddisfacimento dei bisogni primari si intrecciano con gli aspetti cognitivi.
■ Importante il posto fisso a tavola e che vengano rispettati i tempi e i gusti di ciascuno.
■ Momento privilegiato di comunicazione e di relazione.
■ Coinvolgere i bambini a turno nella preparazione della merenda e nell’apparecchiatura
dei tavoli, sollecitarli a servirsi da soli in base alle loro competenze, significa
RICONOSCERE, RISPETTARE e SOSTENERE la voglia di fare caratteristica dei
bambini.
■ NO affermazioni come “Bravo! Hai mangiato tutto!” → un bambino non è bravo se
mangia tutto. Se mangia tutto, significa che ha fame, sta bene, sia fisicamente che
emotivamente, che gradisce quello che gli è stato offerto→ meglio espressioni come “Ti
è piaciuto questo risotto!” o “Quanta fame avevi oggi!” → ciò anche per evitare di far
sentire a disagio gli altri bambini che per vari motivi non riescono a finire tutto.
■ Sarebbe buona cosa incaricare ogni bambino a prendersi da mangiare da solo: in modo
da insegnarli a regolarsi sulle quantità e per permettergli di prendere ciò che vuole
senza obbligarlo a mangiare ciò che non gli aggrada.
■ Ottimale è il pranzo dentro una piccola stanza, divisa dagli altri bambini, in modo da
permettere anche la relazione e la discussione tra piccoli gruppi di bambini (che è
MOLTO importante).
■ Il pranzo deve essere vissuto come momento di serenità e nel rispetto del bambino.