Libro - 1.Le teorie Flashcards
Cos’è la paideia greca?
La Grecia antica rappresenta un punto di partenza per la pedagogia, poiché essa nasce in questo contesto culturale. Qualsiasi tentativo di analisi sulla fondazione della pedagogia dell’infanzia come sapere teorico pratico finalizzato all’educazione del bambino non può che strutturarsi a partire dalla paideia greca. La paideia indicava il percorso di acquisizione di quell’insieme di conoscenze e di valori che distingueva il cittadino greco dal barbaro.
Come si svolgeva la formazione a Sparta e Atene?
-Gli ideali educativi spartani sono connotati da un consistente addestramento fisico e militare. L’educazione fino ai sette anni era affidata alla famiglia, e, da quest’età, il bambino veniva affidato allo Stato, che lo educava in una comunità fino ai venti. Questo tipo di educazione statale si connotava come collettiva ed era finalizzata unicamente all’addestramento militare così da formare ottimi soldati la cui la virtù principale era l’obbedienza.
-Al contrario, la finalità principale che l’educazione infantile ateniese vuole perseguire è l’equilibrio psicologico, l’armonia tra il corpo e la mente, attraverso la musica e la danza. L’istruzione scolastica andava dai sette anni ai quattordici. Si insegnava la scrittura, la lettura, a far di conto, l’educazione fisica e le materie letterarie. Ma oltre al curriculo scolastico, l’educazione dei bambini ateniesi avveniva attraverso la partecipazione, come spettatori, ad assemblee politiche, alle gare sportive, alle cerimonie religiose, e gli spettacoli teatrali.
Esponi l’idea di bambino e di formazione di Platone
-Nel pensiero platonico, nella “Repubblica ideale”, alla nascita, i bambini verrebbero allontanati dalle madri biologiche e portati in asili nido statali, dove le madri possano accedere per allattare, senza avere la possibilità di riconoscere il proprio figlio dagli altri, questo perché si concepisca lo Stato come un’unica grande famiglia.
-Dai 3 ai 6 anni: necessario che il bambino impari giocando e ascoltando favole scelte con accuratezza dall’educatore.
-Dai 7 anni; l’educazione diventa specifica. Platone ritiene che la nascita dello Stato discenda da un’organizzazione stabile che si realizza quando ciascuna persona occupa il ruolo sociale per cui è adatto. Perciò l’educazione deve essere specifica per ciascun ruolo che la persona dovrà ricoprire all’interno della società.
-Ai bambini con tendenza concupiscibile (che tende alla soddisfazione attraverso beni materiali), dominati da istinti corporei sarà riservata un’educazione di tipo pratico di avviamento all’attività lavorativa, per diventare i “produttori” dello Stato
-i bambini con un’anima prevalentemente irascibile e coraggiosa saranno educati con attività ginnico e musicali, per diventare i “difensori” dello Stato
-i bambini (sia maschi che femmine) con un’anima razionale saranno educati con la ginnastica e la musica, la matematica, l’astronomia, la filosofia, per diventare i “reggitori” dello Stato (i governanti).
Pensiero fondante di Platone, è che il bambino deve imparare ad amare il bene e a detestare il male. Dalla riuscita di questa precoce cura dell’anima dipenderà tutta l’educazione ulteriore.
Ci sono quattro stadi di conoscenza che l’uomo può perseguire, da quelli inferiori, la sensazione e l’opinione, a quelli superiori, la ragione e l’intelletto.
L’infanzia di Gesù
La nascita di Gesù muta la storia e i modelli interpretativi con cui la cultura e la società guardano al bambino. La prima età diviene centrale nell’esistenza umana, Gesù è protagonista ancor prima di nascere e già da bambino possiede tutte le sue qualità. Viene ribaltato il modello infantile, che per molti secoli aveva segnato la cultura greca, in cui il bambino aveva un ruolo marginale all’interno della polis, e l’età infantile era percepita come una stagione esistenziale di transito verso la giovinezza e l’età adulta, Che è successo Ciao che rappresentavano le stagioni privilegiate dell’esistenza umana.
I modelli pedagogici verranno fortemente influenzati dai racconti evangelici che segneranno in maniera significativa tutta la cultura occidentale, dai primi secoli d.C. fino ai giorni nostri.
La visione pedagogica di Clemente alessandrino
La pedagogia clementina consiste nel segnare percorsi educativi che conducano alla pratica della virtù cristiana: il modello a cui l’uomo deve continuamente tendere è Gesù Cristo. Rispetto a tale meta irraggiungibile, la persona è sempre incompiuta, come se vivesse un’infanzia permanente. L’essere umano ha necessità di essere educato già dalla primissima infanzia, non riesce da solo a trovare le giuste direzioni da percorrere in quanto è attratto dal peccato.
Spiega la paideia infantile di Origene
Origene succede a Clemente alessandrino come maestro e guida della scuola di Alessandria, che tra la fine del secondo secolo e gli inizi del terzo, rappresenta l’istituzione più importante per l’insegnamento della catechesi. Egli considera il cristianesimo come il grado più alto della paideia conseguibile della persona, nell’intero corso della sua esistenza. Origine comprende la necessità di un approccio pedagogico individualizzato, adeguato alle capacità di apprendimento dei bambini. Lo scopo del maestro è rendere il bambino come sé stesso, affinché egli non abbia più bisogno del maestro in quanto maestro. L’educazione infantile deve quindi connotarsi in termini di dono e di cura amorevole, di incentivazione dell’autonomia, così da far crescere bambini sani, forti e responsabili.
Spiega l’educazione del bambino secondo San Girolamo
Secondo San Girolamo, l’insegnante deve favorire la curiosità e il piacere di apprendere nel bambino così da evitare un rifiuto precoce allo studio. San Girolamo per primo postula la necessità di un’educazione permanente e crede che tutte le azioni educative debbano tendere alla coltivazione delle potenzialità, al fine di crescere cristianamente.
Spiega l’educazione del bambino secondo Sant’Alessandro.
Secondo Sant’Agostino, la primissima infanzia è connotata dall’assenza di linguaggio, perciò il bambino esprime e comunica la sua interiorità con il riso e con il pianto. In questa prima età, il bambino è pervaso da un forte egocentrismo.
I suggerimenti pedagogici che Agostino suggerisce per i maestri sono di evitare insegnamenti fondati esclusivamente su nozioni astratte. La motivazione e la serenità sono elementi fondanti dell’apprendimento, mentre il disinteresse può generare noia e fastidio nel bambino.
Parla dell’origine della psicologia dello sviluppo
La nascita della psicologia come disciplina scientifica si deve a Wilhelm Wundt, fondatore del primo laboratorio di psicologia Lipsia, nel 1879. Il padre della psicologia dello sviluppo è considerato Stanley Hall, in quanto egli pose le basi per diverse ricerche nell’ambito dello sviluppo del bambino.
Anche se non si può stabilire una data certa per la nascita della psicologia dello sviluppo, maggiore interesse per il bambino si ha avuto grazie a due eventi distinti: il diffondersi della scolarizzazione di massa (conseguente alla nascente società industriale dell’Ottocento) e alla teoria dell’evoluzione di Darwin.
La tesi sulle variazioni individuali di Darwin portò all’attenzione il fatto che vi sono delle differenze psicologiche tra gli individui. Mentre la tesi secondo cui potesse esserci una continuità biologica tra specie fece nascere la psicologia comparata, dedicata allo studio dell’attività mentale tra degli animali, a confronto con quella umana. Fu così che i bambini divennero oggetto di studio in quanto anello poco considerato nella sequenza evoluzionistica animale-uomo e si giunse ad ipotizzare che anche lo sviluppo del bambino, sin dallo stato embrionale, seguisse la teoria evolutiva.
Attualmente, nel campo della psicologia vi è la compresenza di differenti approcci: il comportamentismo, la psicologia cognitiva, le neuroscienze, la psicologia della Gestalt, Piaget, la psicoanalisi, Vygotskij.
Esponi lo sviluppo motorio
Lo sviluppo prenatale è il processo biologico durante il quale si ha la gestazione dell’embrione, dalla fecondazione alla nascita. La nascita senza complicazioni avviene solitamente tra la trentasettesima e la quarantunesima settimana di gravidanza. Un neonato che nasce a termine ha una lunghezza media di 51 cm, e un peso che oscilla tra i 2,7 e i 4,1 kg. Un bambino che nasce prima delle 37 settimane gestazionali si definisce pretermine, una complicazione abbastanza comune che costituisce un rischio per lo sviluppo del bambino.
Alla nascita, il bambino è dotato di riflessi: delle reazioni automatiche e istintive a stimoli esterni, indice di un adeguato sviluppo neurologico, che vengono valutate nelle prime visite pediatriche (il riflesso di ricerca, il bambino gira la testa automaticamente quando gli si accarezza la guancia, il riflesso di suzione, il neonato succhia ogni oggetto che gli si avvicina alla bocca, il riflesso di Moro, in cui il neonato distende improvvisamente braccia e gambe verso l’esterno per poi riportare gli arti vicino al corpo, il riflesso di prensione, per il quale se poniamo il nostro dito nel palmo della mano del bambino tende a stringerlo, il riflesso della marcia automatica, per cui se il bambino viene sostenuto in verticale, sostenuto per le ascelle e con la pianta dei piedi appoggiata a una superficie piana, esso comincia a muovere le gambe come se volesse camminare).
Durante i primi tre anni di vita il bambino apprende moltissime abilità sia a livello grosso motorio che fine motorio. Per raggiungere queste abilità esiste una notevole variabilità interindividuale, nei tempi e nelle strategie.
0-3 mesi: inizia a sollevare la testa e portare le mani alla bocca
3-5 mesi: inizia a portare gli oggetti alla bocca e a scuoterli, sta seduto con supporto, può rotolare
5-7 mesi: inizia a stare seduto senza supporto, controlla bene il capo, può afferrare un oggetto per mano, e utilizzare il pollice
8-10 mesi: gattona, sta in piedi con aiuto
11-18 mesi: sta in piedi senza aiuto, inizia a camminare, spinge una palla con il piede, sale le scale carponi
18-24 mesi: inizia a correre, saltare, ballare, scendere le scale
24-36 mesi: sa scendere le scale alternando i piedi, direziona il lancio della palla, impara a tenere le forbici e la matita
3-4 anni: sa camminare all’indietro, usa bene le forbici, sa afferrare una palla al volo
4-5 anni: si solleva sulla punta dei piedi, colora uscendo poco dai bordi
5-6 anni: sta in equilibrio su una gamba sola, esegue saltelli su un piede solo, puoi imparare ad usare la bici a due ruote, colora senza uscire dai bordi.
Quando nascono i cinque sensi?
La maturazione di tutti gli apparati sensoriali si svolge completamente nell’utero. Con la parola sensazione ci riferiamo alla messa in contatto dello stimolo con i nostri organi sensoriali, mentre la parola percezione si riferisce all’elaborazione elevata, ovvero l’interpretazione di ciò che viene sentito.
Parla dello sviluppo percettivo
-Percezione visiva
Alla nascita, l’acuità visiva è circa 40 volte inferiore a quella di un adulto, la migliore visibilità per il neonato è a 25 cm dagli occhi, ovvero la distanza del viso della madre durante l’allattamento. Il volto umano è uno stimolo privilegiato per il neonato, che tende ad orientare lo sguardo verso di esso. Ciò sembra avere un valore adattivo per il legame di attaccamento.
-Percezione uditiva
Già negli ultimi due mesi di gravidanza, il feto è in grado di udire i suoni dall’interno del grembo materno. Alla nascita, il bambino preferisce i suoni umani ad altri tipi di suoni, i suoni della lingua materna rispetto a un’altra lingua, e la voce della propria madre tra quella di altre donne.
-Percezione gustativa e olfattiva
Il sistema gustativo è funzionalmente maturo alla fine della gestazione. Il neonato preferisce il sapore dolce, e con lo svezzamento impara a conoscere gusti diversi, passando dall’alimentazione dolce del latte a una più varia. È noto che le esperienze gustative del neonato durante lo svezzamento sono in grado di influenzare e determinare le sue scelte alimentari da adulto. Alla nascita, il bambino è sensibile all’odore del latte materno e lo preferisce rispetto a quello di altre donne.
Come si sviluppa il linguaggio? Qual è il suo scopo?
Il linguaggio ha una funzione sociale e comunicativa.
La teoria socio-culturale di Vygotskij ritiene che lo sviluppo mentale proceda secondo un’interiorizzazione di forme culturali, per cui l’individuo si appropria dei significati di una cultura interiorizzando dei mediatori simbolici, tra cui ad esempio il linguaggio. Ecco che così il bambino impara a utilizzare questi segni (il linguaggio) durante l’interazione sociale con l’adulto, dapprima rispondendo in modo immediato a delle stimolazioni dell’ambiente esterno, fino a divenire maggiormente consapevole del significato e dei ruoli del segno, e raggiungere una vera e propria interiorizzazione del segno stesso, per cui il linguaggio si trasforma in pensiero, utile strumento per il funzionamento cognitivo.
Piaget, diversamente, sosteneva che il linguaggio dipendeva dal pensiero e non rivestisse quindi nei primi anni di vita un ruolo fondamentale e formativo sul pensiero stesso, e fosse quindi prima egocentrico e successivamente acquisisse una funzione socializzante.
Parla delle fasi dello sviluppo del linguaggio, dal pianto alle prime frasi
La principale funzione del linguaggio è comunicare. Nel primo anno di vita, quando il bambino non ha ancora imparato ad utilizzare il linguaggio verbale, il neonato utilizza pianto, sorriso e vocalizzo per esprimersi. L’intento comunicativo inizia tra i 4 e gli 8 mesi, quando il bambino inizia a cercare di produrre effetti sull’ambiente esterno. Solo verso gli 11-12 mesi però è più facile osservare comportamenti comunicativi intenzionali. Dai 6 mesi comincia il periodo della lallazione, che consiste nell’accostamento di suoni vocalici e consonantici con una certa intensità e prosodia. Tra gli 8 e i 17 mesi, quasi tutti i bambini producono le prime parole; verso i 18 mesi il lessico del bambino aumenta (nella fase chiamata esplosione del vocabolario). Dai 18 ai 24 mesi, il bambino comprende semplici frasi fino ad arrivare ai tre anni in cui comprende frasi piuttosto complesse. Dai 4 ai 5 anni, la maggior parte dei bambini italiani è in grado di articolare quasi tutti i suoni tipici della lingua.
Parla dello stadio senso-motorio
Intelligenza senso motoria (10-18 mesi) o stadio sensomotorio
In questa fase, il bambino non è ancora in grado di evocare mentalmente oggetti ed eventi, ma interagisce con l’ambiente attraverso percezioni e azioni motorie. Le azioni motorie sono guidate da schemi motori la cui progressiva coordinazione rende possibile l’esecuzione di azioni sempre più complesse:
-Reazioni circolari primarie (primi mesi di vita): perfezionamento di comportamenti riflessi, non prodotte al fine di ottenere un risultato (es. portare il pollice alla bocca)
-Reazioni circolari secondarie (3-4 mesi): azioni attuate per produrre un risultato sull’ambiente (es. tirare una cordicella attaccata ad un giocattolo per farlo muovere)
-Reazioni circolari terziarie (dai 12 mesi): azioni attuate al fine di scoprire la relazione tra gli oggetti (es. sbattere due oggetti insieme)