Tessuto osseo Flashcards
Descrivi le generalità del tessuto osseo.
Il tessuto osseo è un tessuto connettivo caratterizzato da una ECM mineralizzata, conferendo alla struttura
durezza e resistenza alla tensione e compressione.
Ha funzione di protezione degli organi molli (es. encefalo e midollo spinale), sostegno e movimento, controllo
della concentrazione del calcio nei liquidi del corpo e influenza l’attività di altri tessuti, come nel caso
dell’osteocalcina che stimola la produzione di testosterone da parte delle cellule del Leydig.
È composto per il 10-20% di acqua, la massa secca è costituita per il 70% da sostanza inorganica e per il 30%
da sostanza organica (90% collagene).
Per la grande presenza di collagene e bassa presenza di PG, è acidofilo. È inoltre PAS-Positivo per la presenza
di glicoproteine.
Il tessuto osseo è generalmente rivestio da periostio esternamente, e da endostio internamente.
È riccamente vascolarizzato e innervato (terminazioni nervose di tipo sensitivo, dolorifiche).
Le cellule del tessuto osseo sono: cellule osteoprogenitrici, osteoblasti, osteociti, osteoclasti.
Come si può organizzare il tessuto osseo?
Il tessuto osseo presenta due tipi di organizzazione, definiti:
* Osso compatto: formato da un materiale compatto e duro, di colore avorio; costituisce le diafisi di
ossa lunghe e le pareti delle ossa corte e piatte.
* Osso spugnoso: formato da un materiale poroso, formato da sottili lamine (trabecole) che si
intrecciano a formare piccole cavità ripiene di midollo osseo; delimita il canale midollare, forma la regione centrale delle epifisi delle ossa lunghe e costituisce la parte centrale delle ossa piatte (diploe).
Quali metodiche istologiche si usano per il tessuto osseo?
- metodo per usura
- metodo per decalcificazione
- sezionamento di tessuto osseo integro
Cosa sono le cellule osteoprogenitrici?
Le cellule osteoprogenitrici hanno forma fusiforme e appiattita, con citoplasma acidofilo o poco basofilo.
Sono situati sulle superfici delle trabecole in via di ossificazione, nel periostio e nell’endostio (cavità interne).
Nell’endostio formano le cellule allineate, osteoblasti quiescenti che possono attivarsi.
Sono una popolazione eterogenea di elementi parzialmente indifferenziati che, all’occorrenza, possono essere
indotti a differenziare: durante il rimodellamento osseo o in caso di fratture.
Cellule mesenchimali (MSC) presenti nella componente stromale del midollo osseo costituiscono una riserva
di cellule osteoprogenitrici.
Descrivi gli osteoblasti.
Gli osteoblasti hanno forma cuboidale o colonnare e un diametro superiore (20-30μm). Possiedono un
citoplasma basofilo con molti granuli PAS-Positivi (ospitano le glicoprotine della ECM) e un’intensa attività
della fosfatasi alcalina, in particolare sulla superficie cellulare; il RER e il Golgi sono ben sviluppati.
Nella parte della cellula rivolta verso la matrice in calcificazione vi sono le vescicole calcificanti, vescicole con
contenuto amorfo che funzionano come nuclei per l’inizio della mineralizzazione della ECM.
Gli osteoblasti sintetizzano tutti i componenti organici della matrice e regolano la mineralizzazione.
Sono situati in corrispondenza delle superfici in via d’espansione
delle ossa e in prossimità del periostio e dell’endostio durante la
morfogenesi dell’osso.
In queste sedi si dispongono a formare un monostrato
epitelioide con cellule connesse lateralmente da giunzioni
occludenti, mostrano quindi polarità cellulare.
La regione apicale della membrana esocita la matrice osteoide,
una matrice organica: dall’osteoblasto si diramano sottili
processi citoplasmatici che passano nella matrice e si connettono con giunzioni gap a processi di osteoblasti e osteociti adiacenti, che consente loro di comunicare
anche una volta calcificata la matrice.
Come depositano la matrice?
La deposizione di matrice avviene inizialmente dal lato rivolto verso la regione di maggior condensazione del
mesenchima o su una superficie ossea preesistente, successivamente viene depositata tutto intorno in modo
che ogni cellula si allontani progressivamente dalle circostanti. Una volta arrestata la deposizione di matrice
avviene la mineralizzazione e il conseguente arresto progressivo dell’attività degli osteoblasti che si
trasformano in osteociti (inclusi nella matrice).
Uno strato di osteoblasti rimane e si dispone a ricoprire la superficie ossea neoformata costituendo una lamina
di cellule appiattite nel periostio e le cellule allineate (lining cells) nell’endostio, che si collegano con giunzioni
gap agli osteociti mediando gli scambi con i vasi sanguigni e mantenendo l’omeostasi minerale del tessuto
osseo.
Come contribuiscono gli osteoblasti al rimodellamento osseo?
Gli osteoblasti contribuiscono inoltre al riassorbimento osseo in quanto regolano il differenziamento degli
osteoclasti mediante la sintesi delle citochine RANKL e CSF-1 e dell’osteoprotegerina; possiedono inoltre
recettori specifici per l’ormone paratiroideo (PTH), che attiva il riassorbimento osseo da parte degli
osteoclasti.
Descrivi gli osteociti.
Gli osteociti formano il 90-95% di tutte le cellule del tessuto osseo.
Sono inoltre le cellule più durature del tessuto osseo, vivono anche decenni.
Sono osteoblasti che rimangono imprigionati nelle lacune ossee della matrice calcificata: sono posti sia alla
superficie sia all’interno di una lamella e disposte parallelamente alle fibre collagene.
Il corpo cellulare non poggia direttamente sulla matrice ma sono separati da una sottile matrice pericellulare
amorfa in cui circola liquido interstiziale che regola gli scambi tra cellule e liquido che diffonde dai capillari dei
canali haversiani.
Hanno dimensioni variabili e dipendono dal tipo di tessuto.
Il corpo cellulare è appiattito e fornito di numerosi prolungamenti citoplasmatici situati nei canalicoli ossei,
che decorrono nella matrice ossea e che, tramite giunzioni gap, permettono la creazione di un sincizio
funzionale tramite la rete canalicolare.
Si distinguono dagli osteoblasti per la forma appiattita e per la minore basofilia del citoplasma dovuta alla
riduzione dei ribosomi, alla minore estensione del RER e del complesso di Golgi. Gli osteociti agiscono sulle cellule della superficie ossea, nel microambiente midollare e influenzano organi
distanti come reni, muscoli (funzione endocrina).
Quando gli osteociti vanno incontro ad apoptosi, la matrice ossea che li circonda s’indebolisce in quanto gli
osteociti vicini secernono la citochina RANKL, la quale favorisce la formazione di osteoclasti e il riassorbimento
della matrice; in condizioni fisiologiche vi segue una deposizione di nuova matrice, quando però il numero di
osteociti apoptotici è elevato, come nel caso di un osso invecchiato, il riassorbimento è maggiore alla
neodeposizione e si può manifestare osteoporosi.
L’osteocita è provvisto di un ciglio primario, un organulo meccanorecettore, che rileva variazioni di carico
meccanico (quelle esercitate sull’osso durante l’attività fisica) tramite variazioni di flusso del liquido
interstiziale; come risposta influenza il rimodellamento osseo con produzione di molecole stimolatrici o
inibitorie che agiscono sulla linea osteoblastica e osteoclastica.
In particolare, in risposta a stimoli meccanici possono modulare la produzione disclerostina, una glicoproteina
che, se poco espressa, favorisce la formazione di nuovo osso quando il carico meccanico è alto.
La sclerostina, quando legata al suo corecettore LRP5/6 inibisce l’attivazione del segnale WNT, e quindi la
secrezione di RUNX2, indispensabile per la differenziazione e l’attività degli osteoblasti e quindi per la
formazione ossea.
Il carico meccanico riduce l’espressione di sclerostina, favorendo la formazione di nuovo osso. Se non vi è
carico meccanico, l’espressione è elevata e non vi è formazione di osso.
Il carico meccanico stimola anche la produzione di RANKL e di OPG (inibitore della formazione di osteoclasti).
Come riescono a rilevare le variazioni di mineralizzazione gli osteociti?
Gli osteociti sono inoltre capaci di rilevare le variazioni della mineralizzazione dell’osso dovute al variare delle
necessità minerali dell’organismo: è in grado di modificare la matrice ossea perilacunare con un processo di
formazione o degradazione della stessa matrice.
Nel caso di formazione, gli osteociti (definiti “formativi”) acquisiscono caratteri citologici degli osteoblasti.
Nel secondo caso, gli osteociti (definiti “riassorbenti”) operano una osteolisi osteocitaria sviluppando
numerosi lisosomi. L’osteolisi osteocitaria è favorita dalla riduzione del carico meccanico, ed avviene grazie
alle metalloproteinasi (MMP).
La regolazione del metabolismo minerale può avvenire anche attraverso la secrezione di fattori che agiscono
in maniera endocrina. Ci sono tre proteine secrete dagli osteociti che hanno un ruolo nell’omeostasi del calcio
e del fosfato:
* Proteina 1 della matrice dentinale (DMP1);
* Endopeptidasi neutra che regola i fosfati (PHEX);
* Fattore di crescita dei fibroblasti 23 (FGF23), rilasciato quando l’osso percepisce una minore necessità
di calcio e fosfato; agisce sul rene stimolando la fosfaturia, che inibisce la sintesi di vitamina D3.
Descrivi gli osteoclasti.
Gli osteoclasti sono cellule giganti polinucleate (decine di nuclei) del diametro di 20-100μm.
Si riscontrano facilmente sulla superficie di trabecole ossee in via di riassorbimento. Appaiono spesso accolti nelle lacune di Howship, fossette scavate sulla trabecola ossea che si formano a
seguito della loro attività erosiva.
Sono facilmente riconoscibili anche per l’intensa acidofilia citoplasmatica.
Possiedono numerosi mitocondri, complessi di Golgi e scarso RER ma con molti ribosomi liberi, numerosi
lisosomi con enzimi (es. fosfatasi acida tartato resistente).
La superficie rivolta verso l’osso in riassorbimento presenta un orletto striato costituito da prolungamenti
citoplasmatici. Tra le fessure dei prolungamenti, vi sono particelle minerali derivate dalla lisi dell’osso. Originano dalla cellula staminale emopoietica, il cui precursore appartiene alla linea monocito-macrofagica.
Il ruolo e il differenziamento degli osteoclasti è regolato dall’interazione della citochina CSF-1 e il suo
recettore, e dall’interazione RANKL-RANK, il cui segnale può essere bloccato dalla osteoprotegerina.
Come agiscono gli osteoclasti nel riassorbimento osseo?
La funzione principale degli osteoclasti è il riassorbimento dell’osso.
Si basa sull’azione erosiva di ioni H+ sui sali minerali e la secrezione di enzimi idrolitici di origine lisosomiale
che degradano le componenti organiche della matrice sottostante al ruffled border.
L’evento iniziale è rappresentato dall’adesione dell’osteoclasto alla matrice tramite recettori integrinici; segue
la comparsa, alla periferia dell’osteoclasto, di un anello circolare di stretto contatto con la matrice in cui sono
stipati i podosomi che isolano il microambiente in cui l’ostoclasto inizia l’acidificazione dello spazio
extracellulare con il rilascio di ioni H+.
Il pH acido solubilizza l’idrossiapatite esponendo la componente organica della matrice all’azione degli enzimi
idrolitici, tra cui la catepsina K. I prodotti di degradazione vengono endocitati dall’osteoclasto e esocitati alla superficie opposta della cellula.
Quali sono le componenti organiche della MEC dell’osso?
COLLAGENE Il collagene di tipo I rappresenta il 90-95% della componente organica della matrice: forma l’impalcatura
basilare del tessuto.
Le singole molecole di tropocollagene stabiliscono molti legami crociati, le microfibrille mostrano la
periodicità assile e la striatura, e formano fasci sottili con decorso regolare e parallelo.
Alle fibrille si trovano associati collagene di tipo V e collageni non fibrillari.
PROTEINE NON COLLAGENICHE
Vi sono proteine non collageniche, come l’albumina, che partecipano alla composizione del fluido
interstiziale; altre proteine, secrete da osteoblasti, svolgono funzioni meccaniche e metaoboliche.
PROTEOGLICANI
La matrice presenta una scarsa quantità di proteoglicani, formati da una breve sequenza peptidica alla quale
sono legati una o due catene di GAG come decorina o biglicano.
La decorina si lega a regioni del collagene e favorisce la fibrillogenesi
Entrambi sono in grado di legare fattori di crescita della famiglia del TGFbeta, induttori della proliferazione e
del differnziamento delle cellule osteoprogenitrici. Quindi svolgono un ruolo nell’omeostasi dell’osso
regolando la disponibilità e l’attività dei fattori di crescita.
GLICOPROTEINE
Molte glicoproteine presenti derivano dalla vitamina D. La glicoproteina più presente è l’osteonectina, che interagisce con diversi componenti dell’osso e promuove
la maturazione del procollagene e la formazione di fibrille.
Vi è poi la fibronectina che promuove l’adesione degli osteoblasti nelle fasi iniziali del differenziamento,
insieme alle proteine SI-BLING.
Le SI-BLING sono proteine con residui glucidici di acido sialico come:
* ostepontina (o sialoproteina ossea I): che mediano l’adesione degli osteoclasti alla matrice e inducono
la polarizzazione della loro membrana; legano il collagene formando ponti molecolari tra fibrille
adiacenti mineralizzate.
* sialoproteina ossea II: promuove l’adesione degli osteoblasti ed è coinvolta nella regolazione delle
fasi iniziali della mineralizzazione dell’osso; è capace di legare ioni calcio.
PROTEINE CONTENENTI γ-CARBOSSIGLUTAMMATO (GLA) O VITAMINA K-DIPENDENTI
Vi sono poi proteine capaci di legare il calcio in seguito alla carbossilazione di residui di acido glutammico.
L’osteocalcina e la proteina GLA della matrice si legano agli ioni Ca2+ dell’idrossiapatite influenzando il
processo di mineralizzazione inibendo la deposizione e l’accrescimento dei cristalli.
L’osteocalcina ha:
* Funzione meccanica: formano insieme alla osteopontina dei ponti molecolari tra i cristalli;
* Funzione endocrina: la sua decarbossilazione promuove la liberazione e l’ingresso in circolo;
* Capacità di attraversa la barriera ematoencefalica: influenza la sintesi di neurotrasmettitori che
favoriscono l’apprendimento e la memoria;
* Stimola le cellule del Leydig a produrre testosterone, influenzando la fertilità.
Quali sono le componenti inorganiche della MEC dell’osso?
La componente inorganica raggiunge il 65-70% del peso secco dell’osso.
La densità minerale, detta massa ossea, diminuisce dopo i 40-50 anni di età per cambiamenti ormonali e
metabolici.
Un’alimentazione povera di calcio ed esercizio fisico accelera la perdita di massa ossea in età adulta (rachitismo
e osteomalacia).
La componente minerale del tessuto osseo è costituita principalmente da sali di fosfato di calcio e, in
quantità minore, di carbonati di calcio, e qualche traccia di magnesio, sodio, potassio, fluoro.
Il fosfato di calcio è presente come cristalli di idrossiapatite, disposti lungo le fibrille collagene.
Cos’è il periostio?
Il periostio è una membrana connettivale che riveste le ossa.
È assente a livello delle superfici articolari e nelle zone d’inserzione di tendini e legamenti.
È formato da due strati:
* Strato fibroso: è lo strato esterno, formato da connettivo denso fibroso, e contenente pochi
fibroblasti dispersi in una ECM formata da fibre collagene, elastiche e vasi sanguigni.
Ha un ruolo strutturale, meccanico e nutritizio.
* Strato cambiale: è formato da connettivo lasso riccamente vascolarizzato e innervato, con numerose
cellule osteoprogenitrici.
Svolge ruoli nella formazione del tessuto osseo sia durante lo sviluppo che nel rimodellamento.
Questo strato varia a seconda a seconda dello stato del tessuto: durante lo sviluppo fetale, sulla
superficie interna (a contatto con l’osso) si riscontra uno strato epitelioide di osteoblasti di forma
cuboide in attiva proliferazione. Nell’adulto le cellule osteogeniche hanno forma fusata e sono
indistinguibili dai fibroblasti. Tuttavia, mantengono le loro proprietà differenziative. Le cellule
osteogeniche fanno parte delle cellule osteoprogenitrici che costituiscono una popolazione capace di
autorinnovamento limitato, destinate a differenziare in osteoblasti.
L’aggancio del periostio al tessuto osseo è favorito dalle fibre di Sharpey, fasci di fibre collagene, derivanti
dallo strato fibroso, che penetrano perpendicolarmente nelle lamelle del sistema circonferenziale esterno e
dei sistemi intersitziali esterni. Le fibre di Sharpey sono numerose nei punti di ancoraggio dei legamenti e
tendini sull’osso.
Queste fibre si distinguono da quelle collagene in quanto la loro matrice non è calcificata e quindi possono
essere colorate con i comuni coloranti istologici.
Con l’invecchiamento il periostio subisce modificazioni: il numero delle cellule osteoprogenitrici diminuisce,
le fibre collagene si inspessiscono e vi è quindi una minore capacità riparativa. Nell’osso adulto il periostio ha un ruolo strutturale (sito di attacco alle ossa per tendini, legamenti e muscoli)
e un ruolo trofico (fondamentale nella vascolarizzazione).
Cos’è l’endostio?
L’endostio è una lamina cellulare che riveste le cavità midollari e tutte le cavità dell’osso.
È costituito da un singolo strato di cellule appiattite di origine connettivale, le cellule appiattite (lining cells).
Hanno funzione osteogenica e mantengono la capacità di contribuire ai processi riparativi delle ossa.