Malattie Bollose Autoimmuni, Connettiviti, Panniculiti, Precancerosi cutanee, Tumori epiteliali Flashcards

1
Q

Malattie bollose autoimmuni

Generalità

A

Patologie a eziologia idiopatica e patogenesi autoimmune, caratterizzate da autoAb diretti contro
- Desmosomi (adesione intercheratinocitaria) —>malattie del gruppo del pemfigo – acantolitiche (bolla intra-epidermica)
- Emidesmosomi (adesione cheratinociti-GDE) —>malattie del gruppo del pemfigoide – non acantolitiche (bolla sotto-epidermica)
Esistono inoltre alcune malattie bollose non autoimmuni con le quali è opportuno porre DD; tra queste le principali sono: eritema polimorfo (sdr di Steven-Johnson), epidermiolisi bollosa acquisita, porfiria, pseudoporfiria in corso di IRC, amiloidosi, mastocitosi, m. di Hailey

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2
Q

Malattie bollose autoimmuni
Malattie del gruppo del pemfigo
Generalità

A

Dermatosi acantolitiche non ereditarie a evoluzione cronica, che si manifestano con bolle flaccide superficiali, le quali vanno incontro a rottura intraepidermica, esitando in squamo-croste siero-ematiche.
Per acantolisi si intende il distacco intracheratinocitico dovuto alla perdita di desmosomi secondario all’attivazione di ser-proteasi (≠pemfigoide).
È la più rara, ma anche la più grave tra le malattie autoimmuni dell’epidermide.

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3
Q

Malattie bollose autoimmuni
Malattie del gruppo del pemfigo
Diverse forme

A

Le varie forme di pemfigo sono classificate in base alla sede dell’acantolisi
- Pemfigo profondo – acantolisi bassa o soprabasale
• P. volgare
• P. vegetante
- Acantolisi soprabasale/sottocornea
• P. erpetiforme
• P.aIgA
- Pemfigo superficiale – acantolisi alta o sottocornea
• P. foliaceo
• P. eritematoso o seborroico
• P. indotto da farmaci
- Acantolisi prevalentemente soprabasale
• P. paraneoplastico

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4
Q

Malattie bollose autoimmuni
Malattie del gruppo del pemfigo
Terapia

A
  • Corticosteroidi sistemici ad alte dosi: Prednisone (1-2 mg/Kg·die); si può usare la “pulse therapy” con boli di steroide per pochi giorni. Sono farmaci con molti effetti collaterali.
  • Immunosoppressori (steroid sparing): micofenolato, azatioprina, MTX, ciclofosfamide, ciclosporina
  • Rituximab: mAb anti-CD20, colpisce selettivamente i linf. B
  • IVIG ad alte dosi
    Possibile anche una terapia topica isolata (forme lievi) o associata a quella sistemica (forme gravi); è sempre opportuno effettuare medicazioni locali delle lesioni con ATB e antisettici per evitare impetiginizzazione.
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5
Q

Malattie bollose autoimmuni
Malattie del gruppo del pemfigo
Pemfigo profondo
Tipologie

A

Volgare

Vegetante

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6
Q
Malattie bollose autoimmuni 
Malattie del gruppo del pemfigo
Pemfigo profondo 
Pemfigo volgare
Generalità
A

Forma più frequente di pemfigo, presenta una predisposizione genetica (HLA-DR4, DR6, DR14), con mortalità intorno ai 5-10%, mentre farmaci, ustioni e radiazioni rappresentano fattori predisponenti. Mostra un’incidenza di 0,1-0,5/100k con prevalenza tra 40-50 anni (≠pemfigoide – età > 60 aa) e negli ebrei.

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7
Q
Malattie bollose autoimmuni 
Malattie del gruppo del pemfigo
Pemfigo profondo 
Pemfigo volgare
Quadro clinico
A

All’esordio colpisce soprattutto la mucosa orale; dopo alcuni mesi compaiono lesioni cutanee caratterizzate da bolle flaccide (“a tetto sottile”) che insorgono su cute aflegmasica (cute sana) e interessano: area ombelicale, tronco, capillizio e zone intertriginose. Le bolle si possono rompere lasciando erosioni che si ricoprono di croste siero ematiche.
A livello orale sono rare le bolle integre, e si riscontrano erosioni ricoperte da pseudomembrane che possono interessare anche labbro e lingua; sono molto dolorose e possono dare problemi di alimentazione.

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8
Q
Malattie bollose autoimmuni 
Malattie del gruppo del pemfigo
Pemfigo profondo 
Pemfigo volgare
Diagnosi e DD
A
  • Segno di Nikolsky: se si applica una pressione sulla cute (es. digitopressione) in corrispondenza di un piano (es. scapola), si assiste alla formazione di una bolla
  • Biopsia + es. istologico: biopsia su bolla di recente insorgenza, integra, prelevando anche una parte di cute sana circostante; si osserva contenuto liquido sieroso, con scarso infiltrato infiammatorio perivasale (≠pemfigoide) e cellule acantolitiche
  • IF diretta (DIF): positiva nel 100% dei pz in fase attiva, mostra su cute perilesionale depositi di IgG e C3 con aspetto a rete attorno agli epiteliociti; permette inoltre di evidenziare la presenza di aAb sulla cute
  • IF indiretta (IIF): permette di rintracciare gli aAb nel siero del pz (posi- tiva nell’80% dei casi—>valore diagnostico + prognostico) oppure con metodiche ELISA e WB; gli aAb sono diretti contro proteine del desmosoma: desmogleina 1 e 3 (dsg1/3)
    DD: LP, HSV (fasi iniziali); sdr di Steven-Johnson, pemfigoide bolloso (fasi diffuse)
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9
Q

Malattie bollose autoimmuni
Malattie del gruppo del pemfigo
Pemfigo profondo
Pemfigo vegetante

A

È una forma rara. Ne esistono due varianti: forma di Neuman e forma di Hallopeau.
Il P. vegetante è una forma di pemfigo caratterizzato da lesioni vegetanti e proliferanti, che insorgono sul fondo delle erosioni dopo rottura delle bolle. Si verifica prevalentemente nelle grandi e piccole pieghe cutanee, zone più umide e interessate da macerazione. Può esserci sovrapposizione di infezione batterica o micotica.

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10
Q

Malattie bollose autoimmuni
Malattie del gruppo del pemfigo
Pemfigo superficiale

A

Le bolle che si formano al di sotto dello strato corneo sono molto effimere, quindi generalmente non visibili; la cute ha un aspetto “a pasta sfoglia” con squame umide. Le bolle acantolitiche intraepidermiche si formano negli strati più superficiali dell’epidermide, dove è maggiormente distribuita la Dsg1. Si riconoscono tre forme principali di pemfigo superficiale
- Seborroico o eritematoso di Senar-Usher (più frequente): lesioni eritemato-desquamative che si localizzano nelle aree della dermatite seborroica (DD con dermatite seborroica, LED); le mucose sono indenni
- Foliaceo: lesioni squamo-eritematose su tutta la superficie corporea (>90% BSA)
- Foliaceo endemico varietà brasiliana o fogo selvagen: endemico in determinate aree (nord-est Brasile), causato da arbovirus; evolve in eritrodermia con cute diffusamente eritematosa, a differenza del pemfigo
classico dove la cute circostante le lesioni è sana (DD con eritrodermie di altra natura, SSSS)
Una forma particolare che rientra tra i pemfighi superficiali è il pemfigo indotto da farmaci, insieme di patologie scatenate da farmaci contenenti gruppi tiolici (captopril, penicillamina). Nel 50% dei casi si ha regressione con sospensione del farmaco imputato, negli altri casi è indicato il trattamento con cortisonici topici.

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11
Q

Malattie bollose autoimmuni
Malattie del gruppo del pemfigo
Pemfigo da acantolisi soprabasale/sottocornea

A
  • Pemfigo erpetiforme: lesioni orticarioidi pruriginose su cui compaiono delle vescico-bolle, soprattutto alla periferia
  • Pemfigo a IgA (raro): caratterizzato da bolle fragili che si trasformano in pustole ripiene di neutrofili. Le lesioni tendono a confluire e si localizzano al tronco e alla radice degli arti; le mucose appaiono indenni
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12
Q

Malattie bollose autoimmuni
Malattie del gruppo del pemfigo
Pemfigo paraneoplastico

A

Malattia rara, spesso associata ai LNH, plasmocitoma, LLC e K solidi (prostata, pancreas, colon), in cui si assiste al miglioramento della malattia cutanea in concomitanza con il trattamento della neoplasia. Si manifesta con una stomatite emorragica ed erosioni mucose diffuse (naso, esofago, congiuntiva e mucose genitali).
Le manifestazioni cutanee sono eterogenee (lesioni bollose, lichenoidi, eritema) e diffuse (simile a SJS).
L’aspetto istologico è caratterizzato da acantolisi soprabasale con discheratosi e vacuolizzazione dello strato basale; accompagnate da importante infiltrato linfocitario con aspetto lichenoide.
Diagnosi
- Test di Tzanck: es. citodiagnostico del contenuto delle bolle per la ricerca di cellule acantolitiche e linfociti
- Es. istologico: biopsia lesionale + DIF
- Es. sierologico: aAb contro Ag della superficie cheratinocitaria e della GDE (Dsg, desmoplachine, envoplachina, periplachina)

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13
Q

Malattie bollose autoimmuni
Malattie del gruppo del pemfigoide
Generalità e terapia

A

Malattie della GDE caratterizzate da aAb diretti verso Ag della membrana basale (lamina lucida + lamina densa + sublamina densa), che determinano la formazione di bolle sottoepidermiche a tetto teso. Sono malattie più frequenti del pemfigo, caratterizzate da lesioni più profonde.
Terapia
- Cortisonici sistemici: a dosi ridotte 0,5 mg/Kg·die (az. antifiammatoria); possibile anche l’impiego di cortisonici topici in pz anziani con lesioni lievi
- Immunosoppressori: (effetto steroid sparing): ciclosporina, MTX, azatioprina
- Rituximab: in casi estremamente gravi e refrattari ad altre terapie
- DDS

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14
Q

Malattie bollose autoimmuni
Malattie del gruppo del pemfigoide
Tipologie

A
Pemfigoide bolloso di Lever
Pemfigoide localizzato 
Pemfigoide della gravidanza o herpes gestationalis
Pemfigoide delle mucose o cicatriziale
Epidermiolisi bollosa acquista 
Dermatosi a IgA lineari
Dermatite erpetiforme di Duhring
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15
Q

Malattie bollose autoimmuni
Malattie del gruppo del pemfigoide
Pemfigoide bolloso di Lever

A

Malattia ad andamento cronico-recidivante; è la forma più frequente con un’incidenza di 10/1M·anno (10 volte più frequente del pemfigo), prevalentemente in soggetti anziani (>65 aa).
Le lesioni del pemfigoide sono bolle a cupola tesa (“gonfie”) che insorgono su cute eritematosa (≠pemfigo), talvolta precedute da lesioni pruriginose. Le bolle hanno contenuto siero-ematico e si localizzano al tronco e alle pieghe, raramente compaiono a livello mucoso nelle fasi tardive (20% – ≠pemfigo).
Alla base del meccanismo patogenetico vi è l’attivazione del complemento (C3a, C5a) provocando la perdita di coesione e il distacco cellulare.
Diagnosi
- EO: segno di Nikolsky negativo
- Es. istologico (biopsia): bolla sottoepidermica con infiltrato infiammatorio abbondante (neutrofili, eosinofili)
- DIF: depositi lineari (pemfigo—>reticolari) di IgG e C3 a livello della lamina lucida della membrana basale
- IIF: positiva nel 70-90% dei casi (minor importanza rispetto a pemfigo), mostra Ag bersaglio—>BP230 e BP180

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16
Q

Malattie bollose autoimmuni
Malattie del gruppo del pemfigoide
Pemfigoide localizzato

A

È caratterizzato da bolle che si localizzano in sedi circoscritte come: cuoio capelluto (esiti cicatriziali), regione pretibiale, aree sottoposte a RT o arti paretici. Le caratteristiche sono analoghe al PB di Lever e spesso non è possibile titolare gli aAb circolanti.

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17
Q

Malattie bollose autoimmuni
Malattie del gruppo del pemfigoide
Pemfigoide della gravidanza o herpes gestationalis

A

Malattia rara autoimmune, analoga a PB, che compare nell’ultimo trimestre di gravidanza o in pz con tumori trofobalstici.
Si risolve entro 1-2 mesi dopo il parto, ma si ripresenta nelle gravidanze successive.
L’esordio è caratterizzato da prurito al quale di accompagna l’eruzione di elementi prima papulo-vescicolosi ed eritemato-pomfoidi, successivamente bollosi (bolle su base eritematosa).
Le lesioni colpiscono inizialmente l’addome e poi il tronco, risparmiando le mucose e il volto.
Diagnosi
- Es. istologico: bolla sottoepidermica con infiltrato infiammatorio
- DIF: depositi lineari di IgG (solo 30% casi) e C3 lungo la lamina lucida della membrana basale
- IIF: Ag coinvolti BP180 fetale (placenta)

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18
Q

Malattie bollose autoimmuni
Malattie del gruppo del pemfigoide
Pemfigoide delle mucose o cicatriziale

A

Malattia bollosa infiammatoria cronica tipica dell’anziano che coinvolge principalmente le mucose, con o senza coinvolgimento cutaneo (25% casi), spesso su cuoio capelluto con alopecia cicatriziale. Le mucose colpite sono soprattutto quella orale e congiuntivale, seguono quella genitale, esofagea, e faringo-laringea.
Le bolle guariscono lasciando esiti cicatriziali, particolarmente gravi alla congiuntiva (cecità).
Diagnosi
- Biopsia + es. istologico: bolla sottoepidermica con infiltrato infiammatorio
- DIF: deposito lineare di IgG e C3 lungo la membrana basale, spesso associate a IgA e IgM
- IIF: positiva nel 30% dei casi; evidenzia Ag della GDE coinvolti: BP180 e laminina 5 (fatt. prognostico neg)

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19
Q

Malattie bollose autoimmuni
Malattie del gruppo del pemfigoide
Epidermiolisi bollosa acquisita

A

Patologia molto rara, che colpisce adulti di mezza età. Si può presentare in diverse forme cliniche
- Forma classica: forma non infiammatoria che compare in sede di frizione a esito cicatriziale e cistico
- Forma infiammatoria: insorge su aree infiammate con un quadro simile al PB
- Forma pemfigoide cicatriziale-simile: lesioni mucosa orale o congiuntivale con esiti cicatriziali (sinechie)
L’aspetto istologico e alla DIF sono analoghi al PF, mentre l’Ag interessato è una porzione del collagene VII.

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20
Q

Malattie bollose autoimmuni
Malattie del gruppo del pemfigoide
Dermatosi a IgA lineari

A

È la patologia bollosa più frequente nel bambino, picco tra 4-5 aa, mentre nell’adulto compare più raramente tra 40-60 aa. Ha un decorso cronico-recidivante, ad eziologia idiopatica o farmaco-indotta (vacomicina).
Le lesioni hanno un aspetto anulare (“a rosa”), vescico-bolle disposte a rosetta perifericamente con centro risparmiato, con insorgenza su cute infiammata. Le sedi più colpite nel bambino sono le aree periorali e perigenitali, mentre nell’adulto si localizzano prevalentemente a livello di tronco e arti. Nel 50% dei casi interessa le mucose. Il prurito è spesso presente e molto intenso.
Diagnosi
- Es. istologico: bolla sottoepidermica simile a PB
- DIF: depositi lineari di IgA lungo la membrana basale, associati a C3 e
IgG, su cute peribollosa nel 50% dei casi
- IIF: positiva nel 30%, evidenzia Ab di classe IgA anti-BP180 DD: eczema nummulare tricofitoide, T. corporis infiammatoria

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21
Q

Malattie bollose autoimmuni
Malattie del gruppo del pemfigoide
Dermatite erpetiforme di Duhring

A

Patologia che insorge nel bambino o nel giovane adulto e in particolare quasi esclusivamente i celiaci (biopsia duodeno positiva). Le lesioni sono caratterizzate da vescicole che confluiscono e si raggruppano a livello delle regioni estensorie dei gomiti e delle ginocchia, dei glutei e delle scapole. La cute perilesionale è sana e le lesioni bollose sono rare.
Per il trattamento è sufficiente una dieta senza glutine, mentre raramente in caso di persistenza delle lesioni si somministra DDS o azatioprina.
Diagnosi
- Biopsia: microascessi di neutrofili e fibrina all’apice delle papille dermiche con scollamento dermoepidermico; si riscontra inoltre la presenza di infiltrato dermico superficiale con neutrofili ed eosinofili
- DIF: depositi non lineari di IgA e C3 all’apice delle papille, con aspetto “a zolle”
- IIF: negativa

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22
Q

Connettiviti

Generalità

A

Si tratta di un gruppo eterogeneo di patologie autoimmuni sistemiche croniche che possono colpire tessuti, principalmente connettivo (cute coinvolgimento costante) e organi differenti.
La sintomatologia è caratterizzata da stanchezza, astenia muscolare, cefalea, febbricola, eritema, fotosensibilità cutenea.
L’interessamento cutaneo può essere esclusivo (LECC, morfea, LESA) o associato a coinvolgimento di altri organi e tessuti (LES, SSp).

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23
Q

Connettiviti

Epidemiologia

A

Prevalenza per il sesso F, l’età di distribuzione varia in un range molto ampio (30-60 anni), con incidenza molto bassa: dermatomiosite e sclerodermia 2-5/1M·anno (malattie rare); LES 2-6/100k.

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24
Q

Connettiviti

Patogenesi

A

I bersagli delle reazioni autoimmuni sono i nuclei delle varie cellule (Ag nucleari), contro i quali si riconoscono diversi auto-Ab nucleari
- ANA (aAb anti-nucleo): determinati con tecniche di IIF, con la quale si va a valutare il pattern di distribuzione della fluoresceina
• Punteggiato
• Omogeneo
• Periferico: specifico per LES
• Anti-centromero: specifico per sclerodermia sistemica limitata (SS)
• Nucleolare
Esclusi quelli specifici con valore diagnostico e prognostico, gli altri non hanno un valore patogenetico, e rappresentano un epifenomeno con valo; possono essere riscontrati anche in pz sani.
- Anti ds-DNA: Ab patogenetici, caratteristici e specifici; il loro valore può essere controllato nel tempo, in quanto correlano con l’evoluzione della malattia. Un pz positivo, nel 90% dei casi è affetto da LES
- ENA (Ag nucleari estraibili): sono più specifici degli ANA e sono rappresentati da aAb quali
- SM (Mr. Smith): sospetto per LES, poco sensibile, ma molto specifico
- RNP
- SSA-SSB: sospetto di LESA e Sjogren
- SCL-70: sclerosi sistemica progressiva
- JO-1: polidermatomiosite
- Istoni: LES da farmaci
- Nucleosomi: LES

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25
Q

Connettiviti
Lupus eritematoso
Generalità e tipologie

A

Si riconoscono due forme principali: LE cronico cutaneo (LECC) e LES. Esiste poi una forma intermedia rappresentata dal LE cutaneo subacuto (LESA).
Importante l’aspetto della predisposizione genetica e degli stimoli esogeni come: farmaci (ANA+, ENA+, antiistone) ed esposizione solare che può slatentizzare o peggiorare le lesioni (fotosensibilità—>tipica LE).

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26
Q

Connettiviti
Lupus eritematoso
Lupus eritematoso cronico cutaneo (LECC)
Generalità e quadro clinico

A

Detto anche LE discoide (LED), caratterizzato clinicamente da esclusivo interessamento cutaneo e dalla triade: eritema, ipercheratosi e atrofia.
È prevalente nel sesso F e insorge generalmente verso i 40 aa.
Quadro clinico
Le zone cutanee più colpite sono quelle esposte al sole, soprattutto al volto (naso, guance, padiglioni auricolari, capillizio), ma anche su mani e piedi.
Come lesione elementare si ha una macchia eritematosa, seguita da lesioni squamose con ipercheratosi bianco-grigiastra al centro della lesione (DD con psoriasi). Successivamente compare l’atrofia: la lesione sul bordo appare rossa-brunastra con tipico aspetto discoide o anulare (bordo più evidente e centro atrofico). Importate fare diagnosi precoce, le lesioni eritematose sono più facili da gestire con la terapia.
È frequente una riacutizzazione delle manifestazioni cutanee in seguito a fotoesposizione (75% dei casi). Possono comparire alterazioni a livello della cute periungueale con eritema e teleangectasie.
Si distinguono due forme di LED:
- Forma circoscritta o localizzata (LECCc): comparsa di poche chiazze a livello di volto (74%), orecchio esterno (17%) e cuoio capelluto (20%), dove può esitare in alopecia cicatriziale (DD con LP)
- Forma generalizzata (LECCg): numerose lesioni al volto, tronco e arti inferiori; possono comparire alterazioni a livello della cute periungueale (indice prognostico negativo) Si riconoscono poi varietà più rare di LED quali
- Lupus verrucoso: ↑componente ipercheratosica con lesioni rilevate e ruvide al tatto, simili a verruche, senza atrofia
- Lupus tumidus: edema da infiltrato cellulare, senza ipercheratosi e atrofia
- Chilblain lupus o lupus erosivo: lesioni scleroatrofiche a livello palmo-plantare (zone acroesposte), con comparsa nel periodo invernale per esposizione al freddo (assenza fotosensibilità)
- Lupus profondo: formazioni nodulari sottocutanee con tendenza alla cronicizzazione e alla risoluzione con cicatrici depresse

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27
Q

Connettiviti
Lupus eritematoso
Lupus eritematoso cronico cutaneo (LECC)
Diagnosi e terapia

A
  • Es. istologico: ipercheratosi follicolare + degenerazione basale + infiltrato linfomonocitario superficiale annessiale + edema (fasi iniziali)
  • Sierologia: negativa, talvolta ANA+ aspecifici (aumentati nella forma generalizzata)
  • DIF: presenta la banda lupica data dal deposito lineare a livello della GDE di Ig e C. Su cute lesa è sempre positiva e diagnostica, mentre è negativa su cute sana solo nel LED (≠altri tipi di Lupus)
    La terapia si basa sulla somministrazione di: idrossiclorochina, cortisonici topici, talidomide.
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28
Q

Connettiviti
Lupus eritematoso
Lupus eritematoso cutaneo subacuto (SCLE o LESA)

A

Patologia infiammatoria subacuta con manifestazioni cutanee, sempre in zone fotoesposte.
Presenta maggior incidenza tra 20-40 aa e compare quasi esclusivamente nel sesso F.
Possibili fattori scatenanti: stress, farmaci (tiazidi) ed esposizione solare
Il SLCE è caratterizzato da lesioni anulari, con eritema del bordo più acceso e centro desquamante, senza atrofia e ipercheratosi (≠LED). Le due varietà morfologiche più comuni sono:
- Anulare policiclica: lesioni ad anello che possono confluire e presentare
un aspetto policiclico
- Papulo-squamosa o psoriasiforme: lesioni eritemato-papulo-squamose
che tendono a raggrupparsi e dare formazioni reticolate
Si localizza soprattutto a livello di: superficie estensoria di mani, avambracci e braccia, regioni anteriore e posteriore del torace, risparmiando il volto. Può causare eritrodermia.
Può associarsi a: malattie autoimmuni (Sjogren, artrite reumatoide), patologie dermatologiche, tumori maligni e alterazioni del complemento. La sierologia mostra positività per: ENA, SSA e SSB.

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29
Q

Connettiviti
Lupus eritematoso
Lupus eritematoso sistemico (LES)
Generalità e manifestazioni

A

Patologia cronica autoimmune con interessamento sistemico di diversi organi e apparati: cute, app. muscolo scheletrico, sierose, SNC/SNP, sist. emopoietico, polmoni, tratto GI, reni e app. CV.
L’esordio subdolo con: febbricola, astenia, mialgie ed eritema cutaneo al viso.
Le manifestazioni cutanee sono presenti all’esordio nel 30% dei casi, mentre nel 70% compaiono con il progredire della malattia.
Quelle acute sono rappresentate da:
- Eritema malare a farfalla (forma più comune): tipico dei giovani, a rapida insorgenza, interessa le zone zigomatiche bilateralmente, ma risparmia fronte e solco naso-labiale (DD con dermatomiosite); spesso fotodipendente, senza atrofia e ipercheratosi.
Esso è di breve durata e scompare con restitutio ad integrum
- Eritema papulo-maculoso: rara, compare con lesioni infiltrative di tipo purpurico diffuse a livello di volto, arti e tronco superiore
- Varietà bollosa: rara, sono presenti due varietà istopatologiche (tipo I –
anti-collageneVII; tipo II), caratterizzate da eruzioni vescico-bollose che
coinvolgono parte superiore del tronco e aree sopraclaveari. Peculiare è la rapida e risolutiva risposta terapeutica al DDS (diamino-difenil sulfone)
Possono comparire manifestazioni secondarie non specifiche e non diagnostiche di Lupus, ma presenti sovente nelle forme sistemiche come:
- Lesioni vascolari: orticaria vasculitica, porpora palpabile
- Alopecia non cicatriziale
- Discromie
- Teleangectasie
- Sclerodattilia
- Calcinosi cutanea
- Tromboflebite: associata alla presenza di PLA (Ab anti-PL) e LAC
(lupus anti coagulant)
- Interessamento sistemico
• Febbre (90%)
• Articolazioni (90%): artralgie
• Reni (67%): proteinuria e cilindri eritrocitari
• Fenomeno di Raynaud (35%)
• Sierose (30%): pericardite e pleurite bilaterale
• SNC (25%): crisi epilettiche , stroke, TIA

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30
Q
Connettiviti 
Lupus eritematoso
Lupus eritematoso sistemico (LES)
Diagnosi 
Criteri ARA
Sierologia LE (da vedere schema dispense)
Terapia
A

Diagnosi
- Biopsia + es. istologico
- DIF: banda lupica presente sia su cute sana che su cute lesionata (DD con LED)
- Sierologia: anti-ds DNA (tipici), VDRL, LAC (Ab anti-fosfolipidi con fenomeni tromboischemici), ENA e ANA
- Esami di laboratorio: VES, PCR, emocromo (AE), esame urine (proteinuria, cilindruria eritrocitaria)
CRITERI ARA
Validi per la diagnosi di LES, necessita della presenza di almeno 4/11 dei seguenti criteri (acronimo inglese “DOPAMIN RASH”)
1. Rash discoide
2. Eritema malare
3. Fotosensibilità: lesioni in zone fotoesposte con aspetto anulare e/o policiclico
4. Ulcere orali
5. Artrite: non erosiva (DD con AR) coinvolgente 3 o più articolazioni periferiche (piccole artico- lazioni)
6. Sierosite: pleurite bilaterale, pericardite; il liquido sieroso con contenuto di cellule LE, C e ANA
7. Coinvolgimento renale (unica manifestazione possibile in età infantile/adolescenziale): proteinuria e cilindruria all’esame delle urine 24h, seguito da biopsia renale in caso di positività per valutare possibile GNF proliferativa mesangiale
8. Coinvolgimento neurologico: convulsioni, psicosi, TIA o stroke (LAC+)
9. Coinvolgimento ematologico: AE, leucopenia, linfopenia, trombocitopenia
10. Alterazione immunologica: anti-DNA, anti- Smith, LAC (anticardiolipina, VDLR+)
11. ANA titolo elevato: in assenza di farmaci noti per poter provocare LES da farmaci
Terapia
La terapia si basa sulla somministrazione di: corticosteroidi, immunosoppressori (methotrexate, azatioprina, micofenolato, ciclofosfamide) e belimumab (mAb inibente stimolazione linfociti B).

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31
Q

Connettiviti
Dermatomiosite - polimiosite
Generalità

A

Malattia infiammatoria cronica autoimmune che coinvolge la cute (dermatomiosite amiopatica) e la muscolatura scheletrica (polimiosite), con interessamento del connettivo, del sistema vascolare e talvolta sistemico. Interessa prevalentemente il sesso F e presenta due picchi di insorgenza: <10 aa (legato a infezioni virali, farmaci, etc.) e >40 aa (possibile associazione con neoplasie => ricerca di K misconosciuti di mammella, polmone, colon, prostata).
Non è presente la fotosensibilità come nel Lupus e il rash cutaneo coinvolge tutto il viso (senza risparmio di fronte e solco naso-labiale) e il collo, ma senza eritemi, ipercheratosi e atrofia. Compaiono lesioni a macchia di colore lilla con edema palpebrale, esteso anche a gomiti e ginocchia (rash eliotropico). Le lesioni possono assumere un aspetto di papule edematose e ipercheratosiche (papule o rash di Gottron) sul dorso delle mani e a livello delle articolazioni MF e IF (“mano da meccanico”). In caso di dermatomiosite inveterata si può arrivare a un’infiammazione con aspetti misti detta poichilodermia.
I sintomi muscolari coinvolgono il cingolo scapolare e quello pelvico con debolezza e dolore muscolare (DD con artrosi in quanto la mobilizzazione passiva non evoca dolore), affaticabilità, disabilità.

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32
Q

Connettiviti
Dermatomiosite-polimiosite
Diagnosi

A

In base alla presenza dei criteri diagnostici è possibile fare diagnosi di PM possibile (2 criteri), probabile (3 criteri), definita (4 criteri) e di DM possibile (rash + 1 cr), probabile (rash + 2 cr), definita (rash + 3 cr)
• Anamnesi e EO: astenia prossimale e simmetrica
• Indagini di laboratorio: ­­aumento enz. muscolari (CK, AST, LDH, aldolasi), indici di miocitolisi
• EMG: patologico per sofferenza muscolare
• Biopsia RM-guided: infiltrato infiammatorio + atrofia perifascicolare + degenerazione/rigenerazione
• Rash cutaneo tipico (dermatomiositi acute): eliotropico o di Gottron
Fondamentale per confermare la diagnosi è la ricerca degli aAb miosite specifici che si associano a quadri tipici, quali: anti Jo-1, anti SRP, anti Mi2.

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33
Q

Connettiviti
Dermatomiosite-polimiosite
Terapia

A

Cortisone associato ad altri immunosoppressori, soprattutto nei bambini, per ridurre la dose di cortisone necessaria; si possono usare anche Ig ad alte dosi.

  • Corticosteroidi: dosaggio immunosoppressivo (prednisone: 1mg/kg·die)
  • Immunosoppressori: eff. steroid-sparing, in completo controllo e nei bambini (azatioprina o MTX)
  • IVIG
  • mAb anti-C5a (Eculizumab – PM da statine)
  • Plasmaferesi
  • Terapia riabilitativa (minor ipotrofia muscolare)
34
Q

Connettiviti
Sclerodermia
Generalità e patogenesi

A

Malattia del collagene più frequente nelle donne di media età o anziane. Si caratterizza per l’eccessiva produzione di t. connettivo fibroso vascolare e perivascolare con danni ischemici.
Ha eziologia idiopatica.
La cute appare sclerotica, ovvero ispessita e indurita.
Esistono due forme: S. Localizzata Cutanea (Morfea) e la S. Sistemica Progressiva (SSp) con interessamento cutaneo e sistemico. La sierologia è caratteristica e patognomonica solo nella forma SSp, dove si trovano anti-centromero e anti-Scl-70.
Patogenesi
- Attivazione immunitaria (tipo IV) che porta a fibrosi tissutale con sclerosi
- Danno vascolare con vasculite
- Ipossia tissutale
- Vasculopatia obliterativa, ulcere e necrosi (forme progressive)

35
Q

Connettiviti
Sclerodermia
Classificazione

A
  • Sclerodermia localizzata
    • Morphea: placche singole o multiple di indurimento cutaneo
    • Lineare: lesioni simili a cicatrici lineari (en coup de sabre) su volto o arti
  • Sclerodermia sistemica
    • Limitata: ispessimento della cute delle estremità, fenomeno di Raynaud, positività ad anticorpi specifici e alterazioni dei capillari periungueali; comprende varianti REST e CREST
    • Diffusa: l’ispessimento della cute coinvolge simmetricamente estremità, volto e tronco e si può diffondere rapidamente anche agli organi interni
    • Sclerodermia sine scleroderma: coinvolgimento viscerale, senza evidenza di interessamento cutaneo
    • Sindromi overlap: sovrapposizione a sintomi tipici di altre connettiviti come la polimiosite, la dermatomiosite o il LES
36
Q

Connettiviti
Sclerodermia
Sclerodermia localizzata

A

Presenta solo lesioni cutanee e sierologia non caratteristica.
Nelle fasi iniziali la Morfea è caratterizzata da lesione singola di aspetto anulare a “liliac ring” (anello periferico a bordo eritematoso lilla e centro meno eritematoso), frequente al tronco. Successivamente la lesione può andare incontro a fibrosi, soprattutto al centro. Segue regressione spontanea oppure evoluzione in sclerodermia (inspessimento) o atrofia (assottigliamento).
Esistono diverse varianti cliniche
- Forma generalizzata: numerose chiazze disseminare in vari distretti
- Forma guttata: quadro analogo al Lichen sclero-atrofico con lesioni biancastre (DD istologica)
- Forma profonda: non ha tendenza alla risoluzione, con esiti cicatriziali gravi
- Sindrome di Parry-Romberg: sclerodermia con localizzazione peculiare al volto (guancia di Bichat)
La sclerodermia lineare invece rappresenta una manifestazione localizzata cutanea che coinvolge la cute e il piano osseo sottostante facendo aderire i due tessuti e rendendo difficili i movimenti; la localizzazione tipica in sede frontale o fronto-parietale con un solco depresso disposto in senso perpendicolare è detta “en coupe de sabre” (colpo di sciabola).
La diagnosi è clinica (sierologia non utile) e la terapia è locale con steroidi ed emolienti.

37
Q

Connettiviti
Sclerodermia
Sclerodermia generalizzata
Generalità

A

Colpisce sesso F tra 20-50 aa. Le due forme cliniche di interesse dermatologico sono
- Sclerodermia sistemica limitata o acrosclerosi: a evoluzione lenta (varianti CREST, REST)
- Sclerodermia sistemica diffusa o sclerodermia sistemica progressiva: a evoluzione rapida con coinvolgimento cutaneo e viscerale esteso
La patogenesi per entrambe le forme si articola in diverse fasi progressive
- Fase edematosa: cute tesa e lucida, con teleangectasie
- Fase sclerotica: cute ispessita e lucida, aderente ai piani sottostanti
- Fase atrofica: cute assottigliata con aumentata lassità, fragilità e consistenza
Quadro clinico
In entrambi i quadri il processo di sclerosi è accompagnato da sintomatologia aspecifica con: astenia, febbricola, affaticabilità, calo ponderale.

38
Q

Connettiviti
Sclerodermia
Sclerodermia generalizzata
Sclerodermia sistemica limitata

A

La patologia si manifesta con il f. di Raynaud (>95%) a cui segue sclerosi delle dita della mano con progressiva impotenza funzionale, con ampia latenza temporale.
L’estensione della sclerosi cutanea può essere limitata alle dita (sclerodattilia) o diffusa alle acrosedi.
Rara l’estensione a tronco o addome.
A questo quadro possono talvolta associarsi alterazioni a carico di altri tessuti, identificate nella sindrome CREST (Calcificazioni digitali, Raynaud, Esofagite, Sclerodattilia, Teleangectasie) e REST (assenza calcificazioni). Le teleangectasie sono distribuite a livello del volto e del tronco superiore; il coinvolgimento viscerale è lento e limitato a esofago e polmone.

39
Q

Connettiviti
Sclerodermia generalizzata
Sclerodermia sistemica diffusa

A

Si differenzia dalla forma limitata per l’esordio in sede del tronco con diffusione a livello di cosce, braccia, mani e volto. Il f. di Raynaud può essere assente, mentre l’interessamento viscerale è più esteso e rapido.
MANIFESTAZIONI CUTANEE
- Fenomeno di Raynaud (95%): può precedere la sclerosi con una minore latenza rispetto alla forma limitata; esso caratterizzato dalla triade: ischemia dolorosa → cianosi locale (vasocostrizione) → iperemia
arteriosa reattiva (rubor); segue necrosi e calcificazione digitale
- Sclerosi: interessa dita, arti, tronco, addome e volto; a livello del volto si ha scomparsa dei solchi per il caratteristico naso affilato e riduzione della rima labiale (facies amimica); si osservano inoltre ulcerazioni dolorose dei polpastrelli per fenomeni vasculitici, sclerosi (sclerodattilia)
e atrofia (mani ad artiglio)
- Teleangectasie: a livello di viso, mani e piedi
MANIFESTAZIONI EXTRA-CUTANEE
- Esofago (75%): riduzione tono e ipomotilità LES con conseguente pirosi retrosternale e disfagia (MRGE)
- Intestino tenue (40%): crampi, diarrea e sindrome da malassorbimento
- Polmone: fibrosi interstiziale e alveolare con dispnea da sforzo; segue insufficienza respiratoria, ipertensione polmonare e scompenso cardiaco dx (rischio di morte)
- Cuore: fibrosi miocardica, pericardite sclerodermica; generalmente però l’insufficienza cardiaca è secondaria al danno polmonare
- Rene: ipertensione maligna, proteinuria/ematuria
- Ossa e articolazioni: riassorbimento osseo con osteoporosi diffusa
Diagnosi
- Forma limitata: Ab anti-centromero (65%) e ANA aspecifici (95% – DD con forma localizzata)
- Forma diffusa
• Es. laboratorio: anti-Scl70 (sclerosi cutanea diffusa, prognosi peggiore, con rischio di morte per fibrosi polmonare), anti-centromero (sclerosi cutanea limitata, prognosi migliore)
• Esami strumentali: capillaroscopia (alterazioni microcircolo), HRTC polmonare, ecocardiogramma, radiologia tradizionale con MdC per alterazioni dell’apparato digerente
Terapia
- Forma limitata: si può avere risoluzione spontanea altrimenti sono impiegati steroidi e griseofulvina
- Forma diffusa: immunosoppressori (ciclofosfamide, MTX, micofenolato), IVIG, vasodilatatori (vasodilatatori, calcio-antagonisti, prostacicline, ACE-inibitori) e terapia anti-fibrotica (fotoforesi, penicillammina)

40
Q

Panniculiti

Generalità e diagnosi

A

Le panniculiti costituiscono un gruppo eterogeneo di malattie infiammatorie che colpiscono il tessuto adiposo sottocutaneo.
Le varie panniculiti si presentano con noduli eritematosi profondi più spesso localizzati agli arti inferiori.
Possono essere l’espressione localizzata di: dermatosi dermiche, manifestazioni di malattie sistemiche o manifestazione cutanea di neoplasie (primitive o metastatiche).
Diagnosi
- Anamnesi + EO: età, sesso, aspetti clinici (lesioni primitive e secondarie), sedi di localizzazione, sintomatologia locale (dolore, prurito) e sistemica (febbre, astenia, mialgie, artralgie, calo ponderale)
- Esami di laboratorio: emocromo con formula, es. microbiologico colturale, sierologia (autoimmunità), VES/PCR/ACE, Quantiferon
- Es. istologico (fondamentale): mediante prelievo bioptico di tessuto patogeno secondo specifiche linee guida; non sempre è possibile fare diagnosi specifica

41
Q

Panniculiti

Eritema nodoso

A

Epidemiologia ed eziopatogenesi
L’eritema nodoso (EN) è la forma più comune di panniculiti (90%), insorge in giovani adulti, con netta prevalenza per il sesso F (M:F=1:6).
È una reazione acuta di ipersensibilità ritardata ad un’ampia varietà di stimoli antigenici: infezione alte vie aeree da SBEGA (forme infantili e giovanili), gastroenteriti (Yersinia, Salmonella, Campylobacter), infezioni virali e micotiche, farmaci (estro-progestinici, penicillina, sulfamidici), morbo di Crohn, neoplasie ematologiche, sarcoidosi.
Nel 30-40% dei casi l’eziologia è sconosciuta (EN idiopatico).
Quadro clinico
EN si caratterizza per la comparsa acuta di noduli multipli a localizzazione sottocutanea, di colorito variabile a seconda della fase evolutiva, di consistenza dura e dolenti. Se associato a infezioni si ha risoluzione spontanea in 4-8 settimane senza esiti cicatriziali, mentre se è associato a malattie croniche sistemiche ci può essere persistenza di singole lesioni per mesi e formazione di ampie placche infiltrate (EN migrante).
Si localizza prevalentemente agli arti inferiori (regione pretibiale), con distribuzione bilaterale asimmetrica. La manifestazione cutanea può essere accompagnata da febbre, cefalea, artralgie, mialgie.
Diagnosi
- Esami di laboratorio: emocromo (leucocitosi neutrofila), ↑VES, tampone faringeo per SBEGA, Quantiferon, RX torace, test fecali, sierologia per Mycoplasma/Yersinia/HBV
- Biopsia + es. istologico: panniculite settale granulomatosa con vasculite perivenulare da infiltrato macrofagico (granulomi di Miescher)
Terapia
Rimozione del fattore eziologico se possibile, riposo e trattamento con FANS. Sconsigliati i corticosteroidi.

42
Q

Panniculiti
Poliartrite nodosa (PN)
Generalità, eziopatogenesi, quadro clinico

A

La poliarterite nodosa (PN o PAN) è una vasculite necrotizzante sistemica caratterizzata dalla formazione di noduli a livello della biforcazione delle arterie di piccolo e medio calibro. È una malattia rara (4-6/1M), con prevalenza nel sesso M tra la IV-V decade.
Eziopatogenesi
- Eziologia: infezioni da SBEGA (bambini), HBV o HCV (adulti), HIV, parvovirus B19, LES, AR
- Patogenesi: deposizione a livello della parete delle arteriole di IC costituiti da Ag di diversa natura
Quadro clinico
- Forma sistemica (PN classica): presenta decorso sfavorevole interessando diversi distretti
• Tratto GE: nausea, vomito, dolore addominale
• Reni: IR, proteinuria, ipertensione nefrovascolare
• Sistema muscolo-scheletrico: mialgie
• SNC: ictus, parestesie
• Cute (20%): porpora palpabile agli arti inferiori
• Cuore: insufficienza cardiaca
È spesso accompagnata da sintomatologia sistemica aspecifica (febbre, malessere, calo ponderale). Se non trattata ha prognosi grave con exitus a 5 anni nel 90% dei casi per complicanze renali e vascolari
- Forma cutanea (10%): forma più comune nei bambini, decorso favorevole; si presenta con noduli ipodermici dolenti di forma rotondeggiante, localizzati alla superficie postero-mediale degli arti inferiori, accompagnati da livedo reticolare con decorso cronico e recidivante. Le lesioni si risolvono con modesti esiti atrofico-cicatriziali. Anche se ha una buona prognosi bisogna comunque monitorare i pz a lungo.

43
Q

Panniculiti
Poliartrite nodosa (PN)
Diagnosi, terapia

A

Diagnosi
- Esami di laboratorio: emocromo, VES, esame delle urine, angiografia e angio-RM (microaneurismi a. renale, mesenterica e celiaca); nel 20% delle forme cutanee si riscontrano elevati livelli sierici di p-ANCA
- Es. istologico: la biopsia va effettuata in corrispondenza dell’arteria colpita, si evidenzia un’arteria con lume trombizzato circondato da infiltrato infiammatorio
Terapia
Rimozione degli agenti eziologici e somministrazione per via sistemica di corticosteroidi e agenti citostatici (azatioprina, ciclofosfamide).

44
Q

Panniculiti
Vasculite nodulare/ eritema indurato di Bazin
Generalità, eziopatogenesi, quadro clinico

A

La vasculite nodulare o eritema indurato di Bazin è una panniculite ad andamento cronico-recidivante. Colpisce soprattutto il sesso F tra 50-60 aa, con picco di incidenza nel periodo invernale.
Spesso associata a obesità e insufficienza venosa.
Eziopatogenesi
L’eziologia è infettiva, in particolare causata da: streptococchi (vasculite nodulare) o M. tuberculosis (eritema indurato). L’affezione è una panniculite lobulare associata a vasculite sottocutanea, causata da IC formati da Ag batterici, che interessa le vasi ipodermici con conseguente ischemia, necrosi ed esito cicatriziale.
Quadro clinico
Le lesioni sono rappresentate da noduli e placche ipodermiche di consistenza duro-elastica, ad evoluzione ulcerativa ed esito atrofico- cicatriziale. Le lesioni hanno distribuzione simmetrica a livello di gambe (sede pretibiale, polpacci, caviglie) ed evoluzione sincrona.

45
Q

Panniculiti
Vasculite nodulare/ eritema indurato di Bazin
Diagnosi, terapia

A

Diagnosi
- Es. laboratorio: RX torace, BAAR test, test cutaneo tubercolina,
Quantiferon e PCR
- Biopsia + es. istologico: panniculite lobulare con infiltrato infiammatorio a carico dei lobuli adiposi e vasculite trombotica dei vasi AV di medio calibro; segue necrosi ischemica adipocitaria
Terapia
- Eritema indurato: poli-ATB terapia antitubercolare
- Vasculite nodulare: tetracicline, FANS, corticosteroidi sistemici

46
Q

Panniculiti

Lupus eritematoso panniculitico

A

Il LE panniculitico è una rara forma di LE cutaneo (1-5% casi) che colpisce gli adulti tra 30-60 aa con prevalenza per il sesso F. La base eziopatogenetica autoimmune è complessa, con coinvolgimento di fattori genetici e ambientali. Può associarsi a LED (33%) o LES (10%).
Quadro clinico
Noduli e placche a sede ipodermica, eritematosi o aflegmasici, fissi, dolenti, di consistenza dura, che evolvono in lesioni cicatriziali lipoatrofiche depresse sul piano cutaneo. La cute sovrastante può presentare lesioni tipiche del LED. Si localizza preferenzialmente a livello di radice degli arti, tronco e volto.
Diagnosi
- Es. laboratorio: bassi livelli di ANA (50-90%), anti-ds-DNA (15%)
- Biopsia + es. istologico: panniculite lobulare linfocitaria con aspetti variabili in base alla fase evolutiva
- DIF: presenza banda lupica con depositi lineari a livello della GDE di Ig
Terapia
Nelle fasi iniziali vengono impiegati steroidi + antimalarici (idrossiclorochina) per lunghi periodi. Altri farmaci: micofenolato, ciclofosfamide e IVIG.

47
Q

Panniculiti

Panniculite pancreatica

A

Rara complicanza che insorge nel 2% dei pz affetti da malattie acute o croniche pancreatiche, soprattutto pancreatiti e carcinoma pancreatico.
L’insorgenza delle panniculiti può precedere la scoperta della malattia pancreatica. Mostra un picco di incidenza ai 60 anni con prevalenza per il sesso M.
Il processo infiammatorio a carico del tessuto adiposo è dovuto a
- Massiccio rilascio in circolo di enzimi pancreatici
- Lipolisi e disfacimento del grasso sottocutaneo
- Necrosi e infiammazione
Quadro clinico
Noduli e placche dolenti a sede ipodermica, spesso a sfondo emorragico, di consistenza duro-elastica, con tendenza all’ulcerazione. Caratterizzata da polimorfismo eruttivo. Le sedi più colpite sono gli arti inferiori; l’estensione delle lesioni dipende dalla severità della malattia.
Spesso possono comparire sintomi generali legati al rilascio di enzimi e CKs come: febbre, sierositi (pleurite, pericardite, peritonite) e dolore addominale.
Diagnosi e terapia
- Es. laboratorio: emocromo (eosinofilia + leucocitosi), ­aumento amilasi, lipasi e tripsina, ­aumento Ca19.9 (marker K pancreatico); importante eseguire US e TC-addome.
- Biopsia + es. istologico: panniculite lobulare con necrosi e degenerazione basofila granulare adipocitaria
La terapia dipende in gran parte dalla malattia pancreatica sottostante.

48
Q

Panniculiti

Lipodermatosclerosi

A

È una forma di panniculite che si osserva più frequentemente nel sesso F, localizzata al terzo inferiore della gamba in pz con insufficienza venosa cronica (incontinenza valvolare, obesità, TVP, ecc.).
L’ipertensione venosa provoca alterazioni del microcircolo con edema interstiziale e stravaso di globuli rossi. L’attivazione endoteliale e il rilascio di fattori infiammatori determinano fibrotizzazione ostacolando il drenaggio linfatico.
Clinicamente si presenta con area edematosa caratterizzata da eritema, indurimento e pigmentazione del terzo distale della gamba (aspetto a “bottiglia di champagne capovolta” o a “gamba di pianoforte”). La patologia può avere andamento acuto o cronico con riacutizzazioni che portano all’insorgenza di complicazioni (verrucosità, atrofia, ulcerazioni).
Il trattamento si basa soprattutto sulla compressione mediante calze elastiche per ridurre l’ipertensione venosa e lo stravaso di fluidi, associate ad agenti fibrinolitici sistemici (stanozolo).

49
Q

Panniculiti infettive

A

Rare e tipiche di pz ID, sono causate da batteri (Pseudomonas) e più raramente da miceti (Candida). L’infezione può avvenire per inoculazione diretta (forme primarie) o per diffusione ematica.
Clinicamente si presenta con lesioni nodulari sottocutanei eritematosi e dolenti che possono andare incontro a suppurazione e ulcerazione. Istologicamente si presentano con un quadro di panniculite lobulare situate più in profondità nelle forme secondarie, con ampio infiltrato infiammatorio e microbiologico.
La terapia è basata su chemioterapici antimicrobici mirati contro l’agente patogeno (sierologia, microscopia, es. colturale).

50
Q

Panniculite da freddo

A

È una rara forma di panniculite associata all’esposizione a basse temperature, descritta in bambini o donne rispettivamente a livello delle gote e degli arti inferiori.
Si presenta con noduli e placche eritematose dolenti con margini sfumati. Istologicamente si presentano con panniculite lobulare associata a vasculopatia trombotica.
Il riscaldamento delle aree colpite, a differenza di sostanze vasodilatatrici, è in grado di migliorare il quadro.

51
Q

Precancerosi cutanee

Generalità

A

Si intende un insieme di condizioni morbose caratterizzate da alterazioni a carico dell’epidermide o dell’epitelio di superficie delle mucose visibili, che nel tempo, possono evolvere in neoplasie.
Si dividono in:
- Precancerosi primitive: insorgono su cute sana, in assenza di una sdr genetica favorente
- Precancerosi secondarie: avvengono nel contesto di una dermatosi cronica o una sdr genetica favorente
- Sindromi genetiche: associate ad aumentato rischio di sviluppo di precancerosi e neoplasie cutanee
Possono essere distinte inoltre in precancerosi obbligate o in senso lato in base alla probabilità di evoluzione.

52
Q

Precancerosi primitive
Cheratosi attinica
Generalità, epidemiologia ed eziopatogenesi

A

L’evoluzione verso carcinoma in situ e invasivo si realizza attraverso diversi gradi di displasia; tuttavia la comparsa di un K cutaneo può non essere preceduta da una lesione precancerosa e insorgere su cute sana.
Cheratosi attinica
Precancerosi primitiva della cute che si manifesta sulla cute fotoesposta con chiazze singole o multiple, ben circoscritte, a superficie secca e desquamante, in soggetti adulti.
Epidemiologia ed eziopatogenesi
Colpisce maggiormente il sesso M dopo i 50 anni, soprattutto quelli esposti per lungo tempo alle radiazioni solari. Possibili fdr che determinano ­prevalenza sono: fototipo chiaro, predisposizione genetica, ustioni solari in età infantile, esposizione a RX, infezione da HPV e farmaci immunosoppressori (pz trapiantati sviluppano K cutaneo in 5 aa nel 40% dei casi). I pz con cheratosi attinica presentano lesioni multiple, con sviluppo del fenomeno “cancerisation field”: porzione di cute che manifesta diversi gradi di atipie (cute normale—>cheratosi attinica—>K spinocellulare invasivo). La patogenesi è legata a un danno cumulativo dei cheratinociti per azione dell’energia radiante ultravioletta (soprattutto raggi UVB), nel corso di esposizioni solari in soggetti predisposti.
DANNO DA RADIAZIONE UVB
- Formazione dimeri di timidina in DNA e RNA → mutazioni geni telomerasi e p53 (oncosoppressore)
- Depressione SI (acido urocanico)
- Inattivazione oncosoppressori + attivazione oncogeni
- Proliferazione cellulare anomala —> cancerogenesi
Danni solari ripetuti nel tempo possono portare allo sviluppo della dermatoeliosi o sdr da fotoinvecchiamento o photoaging: condizione precancerosa in seguito alla quale la cute dei pz presenta un aspetto rugoso, raggrinzito, “prematuramente invecchiato” con rughe, atrofia, teleangectasia e cheratosi attiniche multiple. Dal punto di vista biologico la cheratosi attinica presenta una proliferazione di cheratinociti atipici e in assenza di trattamento la cheratosi può avere 3 modalità evolutive:
- Regressione spontanea (rara)
- Persistenza
- Progressione in carcinoma spinocellulare: attraverso diversi gradi di displasia; in 10 aa circa il 10% delle lesioni evolverà in ca. invasivo; si tratta di un processo lento, da sospettare quando la lesione si ispessisce con aumento dell’eritema e comparsa di dolorabilità.

53
Q

Precancerosi primitive
Cheratosi attinica
Quadro clinico e classificazione

A

Quadro clinico
Le sedi più colpite sono le zone fotoesposte (importante la fotoprotezione). Le lesioni consistono in maculo-papule singole o multiple, lievemente eritematose, secche, sormontate da componente squamosa. La squama è aderente e rimossa con difficoltà, mostrando area erosa con tendenza al sanguinamento.
In seguito all’ipercheratosi molto sviluppata, maggiore in lesioni inveterate, la cheratosi attinica si può presentare come un “corno cutaneo”.
Raramente è presente iperpigmentazione (cheratosi attinica pigmentata).
È necessario fare DD con: lentiggini senili o solari, cheratosi seborroiche, LED ed epitelioma basocellulare piano-superficiale; nei casi dubbi si esegue la biopsia, utile anche per distinguere una cheratosi attinica da un carcinoma spinocellulare.
CLASSIFICAZIONE CLINICA DI OLSEN
- Grado 1: lesioni appena palpabili
- Grado 2: lesioni moderatamente spesse
- Grado 3: lesioni spesse e ipercheratosiche.

54
Q

Precancerosi primitive
Cheratosi attinica
Terapia

A
  • Terapia preventiva: fotoprotezione
  • Terapia topica
    • 5-fluorouracile (liquido 0,5-5%): agente citostatico efficace su lesioni superficiali e subclinche
    Eff. collaterali: eritema, sanguinamenti, tumefazione ed erosioni
    • Acido tricloracetico: agente esfoliante, usato nel trattamento del fotoinvecchiamento cutaneo
    • Imiquimod (crema 5%): immunostimolatore (­aumento IFN), media eliminazione cell. neoplastiche
    • Ingenol Mebutato: agente apoptotico di prima scelta per cheratosi attiniche di grado Olsen I-II
  • Crioterapia con azoto liquido: senza anestesia, l’azoto liquido viene applicato localmente; terapia di elezione in presenza di un numero limitato di lesioni (grado Olsen III); si ottiene un congelamento con la formazione di crosta e caduta spontanea
    Eff. collaterali: formazione bolla o sovrainfezione microbica
  • Curettage + diatermocoagulazione (DTC): rimozione t. patologico con curetta e coagulazione DTC
  • Laserterapia: rimozione t. patologico e coagulazione, usato in zone delicate (volto)
  • Terapia fotodinamica (PDT): applicazione 5-ALA (sostanza fotosensibilizzante selettiva per cell. displastiche) + esposizione a raggi infrarossi (alta energia)—>eliminazione t. patologico per reazione fotochimica
55
Q

Precancerosi primitive

Cheilite attinica/ cheratosi attinica labiale

A

Condizione precancerosa primitiva delle semimucose labiali, soprattutto del vermiglio del labbro inferiore; si manifesta con fenomeni atrofico-desquamativi ed erosivi. Dal punto di vista eziopatogenetico e biologico-evolutivo è assimilabile alla cheratosi attinica, colpendo abitualmente soggetti adulti che sono stati esposti in modo prolungato e ripetuto alle radiazioni solari.
Nella fase iniziale compare un’area eritematosa circoscritta a carico del labbro inferiore, sormontata da una sottile squama aderente. Con il tempo la lesione può espandersi e la semimucosa labiale diventa ipoelastica, ad aspetto biancastro (leucoplasico), con formazione di erosioni e ragadi. La biopsia è dirimente e necessaria.

56
Q

Precancerosi primitive

Cheratosi arsenicali

A

Precancerosi cutanee che rientrano nel gruppo delle alterazioni arsenicose, condizione indotta dall’esposizione prolungata a dosi non letali di arsenico. Predispone all’insorgenza di neoplasie maligne sia a carico della cute che degli organi interni (polmone e vescica), oltre che alterazioni neurologiche, metaboliche e cardiovascolari.
La latenza temporale tra l’esposizione all’arsenico e le manifestazioni cliniche è breve; compaiono discromie, papule ipercheratosiche o placche di colorito rosso-grigiastro localizzate più spesso in regione palmo-plantare e raramente a tronco e arti.
La terapia è sovrapponibile a quella per le cheratosi attiniche; per la prevenzione delle manifestazioni sistemiche (arsenicosi) si somministra vit. E/B, selenio, riboflavina, acido folico, riboflavina e piridossina.

57
Q

Precancerosi primitive

Leucoplachia

A

Si intende un’area biancastra a limiti netti, aderente, persistente nel tempo che si osserva sulla mucosa del cavo orale e più raramente in sede genitale. L’aspetto biancastro è dovuto a un inspessimento dell’epitelio con anomala cheratinizzazione. È importante fare DD con biopsia ed esame istologico con infezioni da Candida, lichen planus, leucoplachia orale villosa e leucocheratosi.
Epidemiologia ed eziopatogenesi
Si osserva nei pz adulti o anziani e predilige il sesso M, con una prevalenza di 0,2-4%. Possibili fattori predisponenti sono: irritazioni meccaniche continue della mucosa (spigoli dentari o apparecchi odontoiatrici), esposizione a fumo, alcol, infezioni virali da Papillomavirus, esposizione a radiazioni ionizzanti e patologie sistemiche (deficit nutrizionali, DM, epatopatie, anemia sideropenica).
Si localizza prevalentemente a livello di: terzo anteriore mucosa geniena, gengiva, palato duro e pavimento buccale. Ha andamento cronico e circa il 10% delle lesioni può progredire verso un ca. spinocellulare, con maggiore rischio a livello di lingua, pavimento orale e trigono retromolare.
Bisogna sospettare una degenerazione neoplastica quando la lesione presenta aree di erosione e ispessimento, oltre che la comparsa di aree rosse all’interno della leucoplachia (eritroleucoplachia). Per l’accertamento diagnostico è importante eseguire una biopsia contenente t. lesionale e perilesionale.

58
Q

Precancerosi primitive

Eritroplachia

A

Si presenta come una chiazza di colorito rosso, aspetto vellutato, a limiti netti, asintomatica. A livello genitale la lesione prende il nome di eritroplasia di Queirat, mentre a livello orale si localizza a livello di: palato molle, (confine con palato duro), lingua, gengiva e pavimento orale. È più diffusa nei maschi fumatori/alcolisti;
occorre fare DD con lichen planus erosivo e stomatite plasmacellulare.

59
Q

Precancerosi secondarie

A

Si tratta di dermatosi a evoluzione cronica in cui possono svilupparsi secondariamente neoplasie cutanee maligne, come: ca. spinocellulari, ca. basocellulari, sarcomi e melanomi.
Tra le dermatosi croniche si ricordano: lupus vulgaris, lichen scleroatrofico genitale, lichen planus erosivo della mucosa orale e genitale, ulcere croniche flebopatiche, radiodermite cronica, cicatrici da ustioni, ecc.
L’associazione con fdr come fumo, alcol, RT ed esposizione solare possono aumentare il rischio di degenerazione neoplastica.

60
Q

Sindromi genetiche associate ad aumentato rischio

Tipologie

A

Xeroderma pigmentoso
Albinismo
Epidermodisplasia verruciforme di Lewandowsky-Lutz
Epidermolisi bollosa distrofica
Sindrome del carcinoma basocellulare nevoide

61
Q

Sindromi genetiche associate ad alto rischio

Xeroderma pigmentoso

A

Gruppo di malattie ereditarie a trasmissione autosomica recessiva caratterizzate da deficit dei meccanismi molecolari deputati alla riparazione del DNA danneggiato dai raggi UV e da cancerogeni ambientali, che comporta elevato rischio di trasformazione neoplastica.
Ha un’incidenza di 1/200-300k nati vivi e si manifesta nei primi anni
di vita con grave fotosensibilità, alterazioni oculari, secchezza cutanea e comparsa di lentiggini solari con disturbi neurologici. Possono
insorgere precancerosi e neoplasie cutanee come: numerose cheratosi attiniche, ca. baso-/spinocellulari e melanomi. Ha un’evoluzione sfavorevole con exitus prima dei 30 anni (possono insorgere
anche neoplasie cerebrali); importante quindi limitare l’esposizione
al sole, usare occhiali che assorbono raggi UV ed effettuare controlli
periodici al fine di migliorare la prognosi.

62
Q

Sindromi genetiche associate ad alto rischio

Albinismo

A

Rara sindrome ereditaria a trasmissione autosomica recessiva che colpisce la cute, i follicoli piliferi e l’occhio (iride e coroide).
È caratterizzata da un difetto nella sintesi di melanina a causa della mutazione del gene della tirosinasi (tirosina→DOPA→DOPA-chinone).
È presente alla nascita e si distinguono due forme:
- Albinismo oculare
- Albinismo oculocutaneo: cute di colorito variabile e alterazioni oculari patognomoniche (nistagmo, iride translucido, minor acuità visiva, minor pigmento retinico, ipoplasia fovea e strabismo), con possibile diatesi emorragica
Importante attuare misure profilattiche tempestive necessarie a prevenire l’insorgenza di dermatoeliosi e neoplasie cutanee (cheratosi attiniche, ca baso-/spinocellulari, melanomi).

63
Q

Sindromi genetiche associate ad alto rischio

Epidermodisplasia verruciforme di Lewandowsky-Lutz

A

Malattia ereditaria a carattere autosomico recessivo dovuta a deficit dei meccanismi immunologici che presiedono al controllo delle infezioni da HPV (tipo 5,8,20 hanno attività trasformante), secondari a mutazioni dei geni TMC6 o TMC8.
Si manifesta con l’insorgenza di verruche piane in età giovanile a livello di volto, collo, parte alta del tronco (DD con pityriasis versicolor e dermatite seborroica) e arti superiori. In età adulta compaiono molteplici chiazze con le caratteristiche del morbo di Bowen, le quali evolvono in ca. spinocellulare (fattore scatenante: radiazioni UVB). La terapia si basa su precoci misure profilattiche e periodici controlli dermatologici.

64
Q

Sindromi genetiche associate ad alto rischio

Epidermolisi bollosa distrofica

A

Malattia ereditaria a carattere autosomico dominante o recessivo caratterizzata da mutazioni nel gene che codifica per il collagene VII, importante per la stabilità e integrità della membrana basale.
Alla nascita compaiono eruzioni bollose a livello di mani, piedi, gomiti e ginocchia, che risolvono con esiti cicatriziali. L’evoluzione neoplastica si verifica frequentemente tra III-V decade.

65
Q

Sindromi genetiche associate ad alto rischio

Sindrome del carcinoma basocellulare nevoide

A

La sdr del ca. basocellulare nevoide o sdr di Gorlin-Goltz è una malattia genetica a trasmissione autosomica dominante dovuta a mutazioni del gene PTCH1 (patched), che colpisce la cute e anche altri organi (ossa, occhi, SNC, ecc.).
Le manifestazioni cutanee insorgono nell’adolescenza e consistono in ca. basocellulari multipli localizzati a volto, collo, parte superiore del tronco, ascelle e zona palmo-plantare (pits – punti con deficit di str. corneo). I pz presentano una facies caratteristica e possono presentare anche manifestazioni extracutanee (anomalie scheletriche, cisti odontogene mandibolari, ecc.), associate a elevata sensibilità alle radiazioni ionizzanti. Possono sviluppare neoplasie specifiche (meningiomi, fibromi uterini e cardiaci).
Il decorso è cronico con sviluppo di nuovi ca. basocellualri nel corso della vita, richiedendo una costante sorveglianza e pronto intervento.

66
Q

Tumori epiteliali
Generalità
E generalità dei tumori epiteliali benigni

A

Tumori molto frequenti, classificati in benigni e maligni a seconda del loro comportamento biologico. Rientrano inoltre alcune lesioni definite talvolta come carcinomi in situ o come precancerosi, per cui è di fondamentale importanza l’es. istologico per la loro definizione.
TUMORI EPITELIALI BENIGNI
In base alla differenziazione della componente proliferativa si dividono in:
- Tumori a differenziazione epiteliale: cheratosi seborroiche
- Tumori a differenziazione annessiale: adenoma sebaceo, iperplasia sebacea senile, idroadenomi

67
Q

Tumori epiteliali benigni
Cheratosi o verruca seborroica
Generalità e quadro clinico

A

Lesione frequente negli individui di razza bianca nell’età adulta o senile. L’epidemiologia è poco nota e anche il meccanismo patogenetico non è ancora chiaro.
Quadro clinico
Si presenta in forma di papula, placca o nodulo, pigmentata dal giallo al bruno-nerastro (escrescenze marroncine cheratosiche); nelle fasi iniziali appare come una macchia giallastra che evolve lentamente in papule o placche. La superficie è lucida, con consistenza molle-elastica; presenta una base sessile molto ampia, raramente eritematosa.
Le lesioni sono spesso multiple e possono essere associate a
sintomatologia pruriginosa.
Le sedi più colpite sono: volto, collo, tronco e arti, con esclusione di mucose e aree palmo-plantari. Si riconoscono inoltre tre principali sottotipi: forma acantosica, forma ipercheratosica e forma “adenoide”.

68
Q

Tumori epiteliali benigni
Cheratosi o verruca seborroica
AP, patogenesi e terapia

A

AP e patogenesi
Istologicamente è caratterizzata da ipercheratosi ortocheratosica, associata alla presenza di cisti o pseudocisti cornee. La cheratosi seborroica è formata da 3 componenti cellulari, dalle quali possono originare neoplasie
-Cheratinociti basali—>ca. basocellulare
-Cellule dello strato spinoso—>ca. squamocellulare
-Cellule melanocitarie—>melanoma maligno
La rapida crescita delle lesioni in numero e/o dimensioni deve far sospettare la presenza di una patologia viscerale, soprattutto neoplasie GI o polmonari (segno di Leser-Trelat: comparsa improvvisa di lesioni, a localizzazione prevalentemente toracica e ai fianchi, con forma ad albero di natale); l’ormone GH sembra avere un ruolo importante nella patogenesi. Importante dunque effettuare una diagnosi indagando periodo e modalità d’insorgenza delle lesioni.
DD: ca. basocellulare, morbo di Bowen, cheratosi attiniche, nevo melanocitico e maligno
Terapia
Se non sono presenti segni di prurito/dolore non deve essere trattata, in quanto generalmente queste lesioni crescono molto lentamente senza causare complicanze. Ci si può avvalere comunque, per motivi estetici, di crioterapia, diatermocoagulazione e laserterapia.
L’escissione chirurgica è indicata solo in caso di un sospetto melanoma.

69
Q

Tumori epiteliali benigni
Tumori a differenziazione annessiale
Adenoma sebaceo

A

Lesioni papulo-nodulari con ombelicatura centrale (DD con mollusco contagioso) di colorito roseo-giallastro di piccole dimensioni. Si localizza a livello delle aree seborroiche: volto, capillizio e collo; colpisce in genere intorno ai 50 anni.
Se sono presenti in forma multipla costituiscono una spia per neoplasie viscerali, soprattutto GI (sindrome di Torre); se interessano simmetricamente il volto invece rappresentano un segno diagnostico di sclerosi tuberosa (malattia di Bourneville).
Il trattamento viene richiesto per motivi estetici mediante DTC, crioterapia e laser. Possono recidivare e dare complicanze (cicatrici ipopigmentate).

70
Q

Tumori epiteliali benigni
Tumori a differenziazione annessiale
Iperplasia sebacea giovanile

A

Frequente nella V decade in forme isolata o multipla, caratterizzata da lesione papulosa rotondeggiante, di colore roseo-giallastro e ombelicatura centrale. Si localizza a livello del volto e istologicamente appare un’iperplasia plurilobulata di strutture ghiandolari sebacee (a “grappolo d’uva”).

71
Q

Tumori epiteliali benigni
Tumori a differenziazione annessiale
Idroadenoma (siringoma)

A

Tumore che origina dalle ghiandole sudoripare, soprattutto durante la pubertà e nel sesso F, sotto forma di minute papule multiple (1-2 mm) di colorito giallastro, a livello palpebrale inferiore, addominale e vulvare. Istologicamente si presenta con dilatazioni cistiche dei dotti sudoripari rivestite da cell. epiteliali (siringoma), immerse in stroma connettivale.

72
Q

Tumori epiteliali maligni

Generalità ed epidemiologia

A

I tumori epiteliali maligni tipici della cute sono
- Epiteliomi basocellulari (ca. basocellulari o basalioma): derivati dalle cellule basali epidermiche; vanno differenziati dai carcinomi a derivazione annessiale (rari, si presentano con struttura differenziata e tipica, volta verso strutture annessiali tipiche; si dividono in tumori con differenziazione: eccrina, apocrina, sebacea e pilare)
- Spinocellulari (ca. squamocellulare): derivati dalle cellule dello str. spinoso; vanno differenziati dalle mx cutanee di tumori viscerali (K polmonare e mammella)
- Epitelioma duplex: forma rara con caratteristiche intermedie
Sono entrambi tumori con invasività locale che possono dare metastasi a livello loco-regionale (via linfatica) o viscerale (via ematogena – es. K polmonares), più rapidamente nello spinocellulare e in sedi con cute sottile.
Epidemiologia
Sono i tumori maligni più frequenti nell’uomo, indipendentemente dal sesso; colpiscono soprattutto i soggetti di razza bianca. L’incidenza è rara prima dei 40 anni, mentre dopo i 60 aumenta in maniera notevole (vedi schema p.75)

73
Q

Tumori epiteliali maligni

Eziopatogenesi

A

ASPECIFICI
- Età: rischio aumentato dopo i 40 aa
- Sesso M
SPECIFICI
ESOGENI
- UVB (agente principale): esposizione prolungata e ripetuta ai raggi solari (photoaging)
- REM: raggi X, raggi gamma, radiazioni ionizzanti
- Ustioni: ­maggior rischio di insorgenza di epitelioma spinocellulare
- Arsenico e derivati del catrame
- Infezioni virali
• HPV: ep. spinocellulari soprattutto a livello delle semimucose (sdr di Lewandowsky-Lutz)
• HHV8: sarcoma di Kaposi
• MCPV (Merkel Cell Polyoma Virus): carcinoma di Merkel
- Emopatie maligna (es. LLC)
- ID trapiantati
- Precancerosi
ENDOGENI
- Predisposizione genetica: xeroderma pigmentoso, sdr del nevo basocellualre; in particolare è stato notato che il malfunzionamento del pathway di Hedgehog, che porta a iperproliferazione cellulare, risulta presente nella quasi totalità degli epiteliomi basocellulari
- Fototipo basso

74
Q

Tumori epiteliali maligni
Quadro clinico
Epitelioma basocellulare

A

Si localizza soprattutto al volto, tronco e raramente agli arti; mostra malignità locale e crescita lenta.
Sono presenti diverse varietà cliniche:
- Forma superficiale (immagine 2): chiazza o placca erosa e crostosa (pategoide) o eritematosa (eritematodie) con possibile la presenza di micropapule; risulta infiltrato al tatto
- Forma piano cicatriziale (immagine 1): molto comune; si presenta con il bordo eritematoso, infiltrato, desquamato e crostoso, mentre al centro possono esserci aspetti cicatriziali
- Forma papulo-nodulare: papula o nodulo di colorito perlaceo a superficie traslucida solcata da fini teleangectasie (immagine 3)
- Forme meno frequenti: talvolta varianti delle forme precedenti
• Forma pigmentata (immagine 6): forma papulo-nodulare di colorito molto scuro (DD melanoma, cheratosi seborroica)
• Forma nodulo-cistica (immagine 7): ciste con secrezioni mucoidi, con aspetto traslucido e solcata da teleangectasie
- Forma ulcus rodens (immagine 4): ulcera inizialmente a colpo d’unghia, che tende ad approfondarsi e a distruggendo rapidamente il tessuto sottostante (diagnosi tempestiva e trattamento chirurgico aggressivo). Colpisce zone come il solco naso-genieno o l’area naso-palpebrale
- Forma sclerodermiforme (immagine 5): forma subdola con aspetto di piccola cicatrice biancastra atrofica con tendenza a invadere i tessuti sottostanti
In base al comportamento biologico le diverse forme cliniche si dividono in 3 gruppi:
- E. B. Superficiali (pagetoide e superficiale): diffusione in superficialità, bassa malignità
- E. B. piano-cicatriziali e papulo-nodulari (f. pigmentata, cistica): invadono il derma, malignità intermedia
- E. B. aggressivi ulcerativi o sclerodermiformi: invasione precoce tessuti sottostanti, alta malignità

75
Q

Tumori epiteliali maligni
Quadro clinico
Epitelioma spinocellulare

A

Sono presenti diverse forme cliniche, ma il loro comportamento biologico è sempre localmente aggressivo, con sviluppo rapido (≠ ep. basocellulare). In genere insorgono su cute o mucosa alterata (radiodermiti, cicatrici da ustioni, cheiliti attiniche, ecc.). La lesione caratteristica è di tipo nodulare, non papulosa, ulcerata e necrotica.
Le principali varietà cliniche sono
- Forma nodulare e nodulare-ulcerativa: lesione nodulare che tende rapidamente a ulcerare e a infiltrare i piani sottostanti; l’ulcerazione ha aspetto polimorfo con fondo sanguinante
- Papilloma corneo: lesione verrucosa, con produzione rilevata di materiale corneo (corno cutaneo)
- Carcinoma verrucoso: a sede palmo-plantare, caratterizzato da ipercheratosi
- Forma papillare vegetante: tumore di colorito rosso o bianco-roseo, vegetante, ricoperto da squamo-croste; insorge sulle ulcere varicose croniche o sulle semimucose
- Forma a tipo cancroide: chiazza infiltrata e ulcerata al centro; ha sede preferenziale nelle mucose e pseudomucose (genitali, cavo orale, labbro inferiore —> associazione a fumo, sede di appoggio sigaretta)

76
Q

Tumori epiteliali maligni

Diagnosi

A

EPITELIOMA BASOCELLULARE
- Clinica: EO + dermoscopia + es. citologico
- Istologica: gruppi di cellule basaloidi che infiltrano il derma a diversa profondità, con margine di avanzamento convesso (pushing edge) o concavo (infiltrating edge), circondato da mantello connettivale
EPITELIOMA SPINOCELLULARE
- Clinica: anamnesi positiva per lesioni recenti e in rapido accrescimento
- Istologica: le cellule tumorali presentano un grado di atipia variabile con ­dimensioni, aggregazione e cheratinizzazione centrale (differenziazione secondo Broders):
• I grado: cellule atipiche <25%
• II grado: cellule atipiche tra 25 e 50%
• III grado: cellule atipiche tra 50 e 75%
• IV grado: cellule atipiche >75%
- Stadiazione TNM

77
Q

Tumori epiteliali maligni

Terapia

A

Il razionale del trattamento è
- Epitelioma basocellulare: neoplasia indolente, localmente aggressiva e a lento accrescimento => diagnosi e trattamento con metodiche non invasive
- Epitelioma spinocellulare: neoplasia dolente a rapido accrescimento con marcata invasività locale e sistemica => diagnosi e trattamento tempestivi
Le principali opzioni terapeutiche sono rappresentate da
- Escissione chirurgica: terapia elettiva, completata sempre dall’esame istologico
- Trattamenti locali: alternativi alla ch in caso di limitazioni riguardanti la neoplasia (estensione, coinvolgimento piani sottocutanei, M1) o il pz (condizioni generali e compliance al trattamento); le varie opzioni
sono: RT, laserterapia, elettrocoagulazione, crioterapia, terapia fotodinamica (neo-adiuvante ch)
- CT: fluorouracile, imiquimod, methotrexate + retinoidi + IFN, Vismodegib (ep. basocellulare – inibizione pathway di Hedgehog)

78
Q

Tumori cutanei a vario inquadramento nosografico

Tipologie

A

Hanno un comportamento biologico meno definito
Morbo di Bowen
Cheratoacantoma
Morbo di Paget
Cheratosi attinica
Sono tumori epiteliali intraepidermici, forme di carcinoma in situ

79
Q

Morbo di Bowen

A

Tumore in situ a lenta e cronica evoluzione, che si localizza principalmente sul dorso; si presenta con una chiazza nummulare di colorito rosa-scuro, ricoperta da squamo-croste, poco infiltrata, non pruriginosa. La lesioni singola o multipla dopo un certo lasso di tempo (anche 10 anni), può manifestare l’insorgenza di un nodulo epiteliomatoso: cancro di Bowen.
Istologicamente l’epidermide appare acantosica e con ampia disorganizzazione della citoarchitettura.
Al m. di Bowen può associarsi l’eritroplasia di Queyrat o morbo di Bowen delle mucose; esso si localizza soprattutto al glande e al prepuzio, ma anche su altre mucose (vulva, mucosa orale, lingua). Si presenta come una chiazza eritematosa di colorito rosso brillante, ben circoscritta, non infiltrata, a lento accrescimento. Possibile l’evoluzione in epitelioma spinocellulare.
Il trattamento elettivo è l’exeresi chirurgica per entrambe le forme, oppure con farmaci topici o trattamenti fisici (fotodinamica) analoghi a quelli per la terapia del E.S. superficiale.

80
Q

Cheratoacantoma

A

La lesione è caratterizzata da notevole eterogeneità in termini clinici, istopatologici e di evolutività. Alcuni autori la considerano una neoplasia benigna, altri una variante dell’epitelioma spinocellulare.
Presenta maggiore incidenza nella razza bianca, interessando soprattutto le zone fotoesposte; nei pz ID può localizzarsi anche in altre zone ( pz neoplastici mostrano cheratoacantomi multipli in zone non fotoesposte). L’eziopatogenesi non è nota (idiopatica), ma sembra legata a diversi fattori e condizioni: HPV, esposizione solare, traumi preesistenti, dermatosi croniche.
Quadro clinico
Si manifesta con una lesione papulo-nodulare rotondeggiante, di colorito roseo o eritemato-violaceo, con aspetto esofitico, ben delimitata e al centro presenta una ombelicatura crateriforme con tappo crostoso. Generalemnte è asintomatica. Il tumore è a rapida crescita è può raggiungere dimensioni notevoli, ma può anche andare incontro alla risoluzione spontanea con esito cicatriziale.
Può essere in forma solitaria (più frequente) o multipla (cheratoacantomi multipli di Witten e Zak, variante eruttiva di Grzybowski e cheratoacantomi multipli familiari di Ferguson-Smith); le forme multiple hanno dimensioni variabili, diffuse a tutto l’ambito cutaneo e mucoso, con risparmio delle aree palmo-plantari.
Diagnosi
Istologicamente è simile all’ep. spinocellulare, con il quale deve essere posta DD mediante esame istologico. Il cheratoacantoma è caratterizzato da recente insorgenza e rapida crescita (soprattutto periferica), assenza di ulcerazioni e in alcuni casi tendenza all’autorisoluzione. A livello istologico è possibile riconoscere tre fasi: proliferativa (accumulo di cheratinociti nel cratere), intermedia e di regressione (necrosi craterica).
Terapia
Nonostante l’estrema variabilità clinica e patogenetica della lesione il trattamento d’elezione è l’exeresi chirurgica totale. Nelle forme multiple o in caso di controindicazioni alla chirurgia è possibile varare gli stessi trattamenti alternativi impiegati nell’ep. spinocellulare.

81
Q

Morbo di Paget

A

Si sviluppa tipicamente a livello di un’areola mammaria in donne di età superiore a 40 anni; è anche presente una forma extra-mammaria (Paget extra-mammario) che si localizza a livello perianale, scrotale, vulvare e ascellare (“linee del latte”). Può essere associato anche a un carcinoma mammario, anale o rettale.
Si presenta come una chiazza rotondeggiante di colorito rosso vivo, a
margini netti, di aspetto eczematoide, con presenza di squamo-croste su
fondo essudante e sanguinante. Con il tempo si ingrandisce, interessando talvolta tutta la mammella o il perineo. Il morbo di Paget, come il morbo di Bowen, può evolvere in epitelioma spinocellulare.
A livello istologico sono presenti le cellule di Paget, cellule patologiche
voluminose, talora con due o più nuclei. Dopo una lunga fase di colonizzazione epiteliale superficiale, la neoplasia può superare la membrana basale, diventando un tumore molto aggressivo.
Occorre effettuare DD con l’eczema a livello clinico, il quale è spesso bilaterale, non presenta infiltrazione ed è sensibile alla terapia topica. Dal punto di vista istologico, invece, il morbo di Paget deve essere distinto da melanoma pagetoide e reticulosi pagetoide, in cui la derivazione delle cellule neoplastiche è rispettivamente melanocitaria e linfomatosa.
Il trattamento elettivo è l’exeresi chirurgica, anche se mostrano buona efficacia CT e RT.

82
Q

Sarcoma di Kaposi

A

Il sarcoma di Kaposi classico (SK) è una neoplasia vascolare a comportamento biologico intermedio che tuttavia può portare a complicanze fatali. Colpisce più frequentemente anziani di sesso M.
Eziopatogenesi
L’interpretazione eziopatogenetica più accreditata è che il SK nasca come una proliferazione vascolare reattiva di origine infiammatoria in cui prevale un clone che porta alla deriva neoplastica della lesione. Tutte le forme sono immancabilmente associate all’infezione da HHV8.
Anatomia patologica
- Fase precoce (chiazza): neoangiogenesi derma reticolare
- Fase tardiva (nodulo-placca): ­aumento neoangiogenesi e deposito di emosiderina
Quadro clinico
Clinicamente le lesioni precoci appaiono come chiazze eritematose con progressiva infiltrazione. Si localizza più frequentemente agli arti inferiori e può essere associato a edema cronico. In alcuni pz si associa a patologie linfoproliferative. In fase avanzata possono essere interessati i linfonodi e i visceri.
Il sarcoma di Kaposi endemico mostra la stessa distribuzione
geografica del linfoma di Burkitt. È frequente tra i maschi africani di età compresa tra 25-40 anni e si presenta in varie forme
- Nodulare-benigna: simile a SK classico
- Aggressiva-localizzata: infiltra i t. molli e le ossa sottostanti
- Aggressiva-disseminata: coinvolgimento muco-cutaneo e viscerale
- Linfoadenopatica (molto rara): colpisce età pediatrica ed è rapidamente fatale.
^Il sarcoma di kaposi iatrogeno si osserva in pz ID sottoposti a procedure trapiantologiche o chemioterapia. In genere i pz hanno età inferiore a quelli affetti da SK classico. Ha un comportamento aggressivo e può condurre a morte, ma la sospensione dei trattamenti immunosoppressivi, ove possibile, porta alla regressione completa della lesione.
^Il sarcoma di Kaposi epidemico è associato all’HIV e ha un decorso più rapido e aggressivo, coinvolgendo cute, mucose, LFN, polmoni e tratto GI. La HAART ha ridotto notevolmente i casi di SK epidemico.
Terapia
La terapia varia a seconda dell’estensione e del numero di lesioni.
In caso di lesione isolata è possibile eseguire l’escissione chirurgica o la RT (molto valida); nelle forme multifocali il trattamento di scelta è CT (doxorubicina liposomiale pegilata o gemcitabina eventualmente associate a terapia antivirale).