ITALIANO GIO Flashcards
Come funziona l’aggettivo bello?
L’aggettivo bello rispetta al maschile singolare la regola del troncamento. Al maschile plurale ha due forme: bei e begli. Si usa bei davanti ai nomi che al singolare richiedono la forma tronca bel; si usa begli davanti ai nomi che al singolare richiedono invece la forma bello (piena o apostrofata): bel paese, bei paesi; bello spettacolo, bell’augurio, begli spettacoli, begli auguri.
Come si comportano le parole che cominciano con dittonghi “ia ie io iu” con gli articoli?
Le parole che iniziano coi dittonghi ia, ie, io, iu hanno rispetto all’uso delle forme dell’articolo un comportamento diverso da quello delle parole che iniziano con la vocale i: lo Ionio e non *il Ionio, uno iugoslavo e non *un iugoslavo.
Come si forma il plurale dei nomi composti?
- se il nome è di formazione recente tende a restare invariato al plurale: l’antifurto, gli antifurto; il bloccasterzo, i bloccasterzo;
- quando il nome composto è maschile e ha come secondo elemento un nome che invece è femminile, il plurale resta comunque invariato: il portacenere, i portacenere; il salvagente, i salvagente;
- se i due elementi che formano il nome composto sono nome + aggettivo (proprio in questa successione), in genere si volgono al plurale tutt’e due: il ferrovecchio, i ferrivecchi; il pellerossa, i pellirosse; la roccaforte, le roccheforti;
- quando la successione è aggettivo + nome la formazione del plurale avviene per lo più secondo la maniera più comune, cioè il primo elemento resta invariato (il biancospino/ i biancospini), a meno che il primo elemento non sia l’aggettivo mezzo: in questo caso si volgono al plurale tutt’e due i componenti del nome (ma non sempre): la mezzacalzetta, le mezzecalzette; la mezzanotte, le mezzenotti; il mezzofondista, i mezzofondisti.
- i nomi formati da verbo + verbo non cambiano al plurale (il dormiveglia/ i dormiveglia, il parapiglia/ i parapiglia);
- i nomi nati dall’accorpamento di più parole come capodanno, ficodindia, pomodoro non hanno tutti lo stesso comportamento nella formazione del plurale, per cui è necessario conoscere il loro plurale caso per caso (il plurale di queste tre parole è i capodanni, i fichidindia, i pomodori).
Come si trasformano le parole con cia e gia al plurale?
- quando -cia, -gia sono preceduti da una vocale si scriverà al plurale -cie, -gie (la micia/ le micie, la ciliegia/ le ciliegie);
- quando sono preceduti da consonante si scriverà invece -ce, -ge (la miccia/ le micce, la scheggia/ le schegge);
- le grafie -cie, -gie sono assolutamente obbligatorie solo con i plurali dei nomi acacia, audacia, camicia, ferocia, bambagia.
Concordanza verbo - soggetto
I verbi di modo finito si accordano col soggetto nella persona e nel numero. Quando un verbo ha più soggetti l’accordo del verbo con essi avviene nel seguente modo:
•quando uno dei soggetti è di prima persona (singolare o plurale) il verbo va sempre alla prima persona plurale: Tu ed io siamo amici; voi ed io resteremo qui;
•quando i soggetti sono di seconda e terza persona (singolare o plurale) il verbo va sempre alla seconda persona plurale: Tu e lui siete cugini; Voi e il professore siete in classe;
•quando i soggetti sono tutti di terza persona (singolare o plurale) il verbo va alla terza persona plurale: Giorgio e Giorgia vanno d’accordo; Rocco e i suoi fratelli non abitano qui;
•quando un soggetto singolare è accompagnato da un complemento di compagnia, il verbo va al singolare (Tu con lui puoi contare su di noi, non *Tu con lui potete contare su di noi);
•quando il soggetto è di genere singolare, ma di valore collettivo, è permessa la concordanza a senso (Un gruppo di ragazzi parlavano ad alta voce).
Cosa sono i nomi ambigeneri?
Sono quei nomi che hanno un solo termine per il maschile ed il femminile.
Cosa sono i nomi difettivi?
Sono dei nomi che hanno solo la forma del singolare o solo quella del plurale.
Cosa sono i nomi indipendenti?
Sono dei nomi in cui il passaggio dal maschile al femminile comporta l’impiego di una parola che ha radice diversa. Ad esempio, il nome femminile corrispondente al maschile fratello è sorella.
Cosa sono i nomi promiscui?
I nomi di animali che hanno una sola forma per l’individuo maschio e l’individuo femmina.
Cosa sono i pronomi allucativi?
Si usano per rivolgere la parola a qualcuno (tu lei)
Cosa sono i pronomi allucativi?
Si usano per rivolgere la parola a qualcuno (tu lei)
Cosa sono le congiunzioni co e sub?
Vediamo la classificazione delle coordinanti:
- Copulative (negative o positive): aggiungono un’informazione di carattere negativo o positivo (“e”, “anche”, “né”, “neanche”);
- Disgiuntive: introducono un’alternativa (“o”, “oppure”, “ovvero”, “altrimenti”);
- Avversative: introducono un’opposizione (“ma”, “tuttavia”, “bensì”, “invece”);
- Conclusive: introducono una conclusione (“dunque”, “perciò”, “quindi”);
- Esplicative: spiegano quanto detto in precedenza (“infatti”, “difatti”, “cioè”, “ossia”);
- Correlative: si usano in coppia, per far corrispondere due elementi (“e… e” “o… o” “né… né” “non solo… ma anche”.
Le subordinanti, invece, sono distinte in:
- Causali: “perché”, poiché”, “giacché”;
- Finali: “affinché”, “perché”;
- Consecutive: “cosicché”;
- Temporali: “quando”, “finché”, “dopo”;
- Concessive: “nonostante”, “sebbene”;
- Dichiarative: “che”, “come”;
- Condizionali: “se” “qualora”;
- Modali: “come”;
- Avversative: “mentre”;
- Eccettuative: “fuorché”;
- Interrogative dirette: “come”, “quando”, “dove”, “perché”;
- Comparative: “come”;
- Relative: “che” “cui”.
Differenza fra frasi semplici, composte e complesse.
La frase è un’espressione linguistica dotata di senso compiuto. Una frase è costituita di tante proposizioni quanti sono i predicati che contiene al suo interno. Una frase è semplice se costituita di un’unica proposizione, composta se costituita di più proposizioni tutte coordinate fra loro, complessa se costituita di più proposizioni di cui almeno una in rapporto di subordinazione sintattica.
monosillabi accentati e non…
solitamente i pronomi non hanno mai l’accento, al contrario dei verbi o degli avverbi.
Plurale con Co o go…
- per i nomi in -co si può dire che, in generale, quando il nome è piano ha il plurale in -chi (fico/fichi, sbocco/sbocchi), quando è sdrucciolo ha il plurale in -ci (monaco/monaci, ottico/ottici), ma numerosi nomi contravvengono a questa classificazione (per es.: porco/porci, greco/greci, carico/carichi, pizzico/pizzichi);
- per i nomi in -go l’uscita del plurale è per lo più -ghi (mago/maghi, spago/spaghi); è invece -gi nei nomi composti col suffissoide -logo (solo se indicano persona: biologo/biologi, musicologo/musicologi; ma catalogo/cataloghi, dialogo/dialoghi) e col suffissoide -fago (esofago/esofagi, sarcofago/sarcofagi). Anche qui con qualche eccezione: per es. il plurale di asparago è asparagi;
Quali sono i nomi invariabili?
I nomi che hanno la forma del plurale identica a quella del singolare.
Quali tipi di parole esistono in base all’accento?
Tronche (accento sull’ultima sillaba)
piane (penultima)
sdrucciole (terzultima)
bisdrucciole (quartultima)
Quando e come si può andare a capo?
•I digrammi (due lettere che rappresentano un unico suono : per es. sc in scena) e i trigrammi (tre lettere che rappresentano un unico suono: per es. sci in scialle) non si dividono mai. I dittonghi (per es. uo in fuoco) e i trittonghi (per es. iuo in aiuola) sono ugualmente indivisibili. •Due suoni vocalici appartengono sempre a sillabe diverse (pa-u-ra, bo-a-to). •Una consonante semplice (non doppia) compresa tra due vocali (o due dittonghi) fa sillaba con la vocale (o dittongo) che segue (e-tà, uo-vo, a-ria). •Una vocale o un dittongo a inizio di parola, seguiti da una consonante semplice che è seguita a sua volta da un’altra vocale o dittongo, fanno sillaba a sé (a-mo, e-lio, ie-ri). •Le consonanti doppie appartengono a sillabe diverse (at-tac-co, cas-set-ta). •Quando si incontrano due consonanti all’interno di una parola esse appartengono alla stessa sillaba se ci sono parole italiane abbastanza comuni che cominciano con quelle due consonanti (posta si divide po-sta perché ci sono moltissime parole italiane che cominciano con st-;). Le due consonanti appartengono invece a sillabe diverse quando non ci sono parole italiane che cominciano con quelle due consonanti o, se ci sono, sono rare (portare si divide por-ta-re perché non c’è nessuna parola italiana che comincia con rt-). •La stessa regola precedente vale per l’incontro di tre consonanti (costruire si divide co-stru-i-re perché ci sono molte parole italiane che cominciano con il gruppo str-; comprare si divide com-pra-re perché non c’è nessuna parola italiana che comincia con mpr-). •Le parole composte si separano nel punto di congiunzione dei due elementi da cui sono formate, anche in contrasto con le regole fin qui definite, quando la giuntura è particolarmente sentita (sublunare si dividerà sub-lu-na-re e non su-blu-na-re; subentrare invece può essere diviso su-ben-tra-re).
Quando si elide e quando no?
l’elisione necessita dell’apostrofo
il DI si elide sempre, il DA, il SENZA ed il TUTTO solo in caso di locuzione.
gli aggettivi QUELLO, BELLO, SANTO sempre.
non si elidono mai le desinenza plurali e le voci verbali.
Quando si può trocare e non?
senza apostrofo
NON si possono troncare le parole che finiscono con una sillaba accentata.
SI possono troncare le parole la cui ultima lettera rimasta sia L - N - R, che siano singolari maschili.
Quando abbiamo un troncamanto senza nessuna parola davanti di mette l’apostrofo (po’ = poco - di’ = dici)
Si apostrafa mai “gli o le”?
Oggi quest’uso si considera antiquato, per cui è preferibile non apostrofare mai gli e le, neppure davanti a i e e (gli insegnanti, le erbe).
Complemento partitivo…
Nella sintassi della frase semplice, il complemento partitivo indica l’insieme di cui fa parte l’elemento di cui si parla.
È introdotto dalle preposizioni ➔di, ➔tra o fra.
es…
- Un etto di prosciutto
- Se solo potessi avere un po’ dei tuoi soldi!
- Quale tra quelle è la tua automobile?
- Ho appena finito di stirare alcune delle camicie di tuo padre
complemento di ABBONDANZA
Ricco di cosa? Abbonda di cosa?
Indica la cosa di cui si abbonda. E’ introdotto dalla preposizione Di.
complemento di ARGOMENTO
Su chi? Su che cosa? Su quale argomento?
Indica la persona o la cosa intorno a cui si discute, indica cioè l’argomento intorno a cui si discute, indica cioé l’argomento di cui si parla o si scrive. E’ introdotto da preposizioni Di, Su, Circa o dalle preposizioni Intorno a, Riguardo a, A proposito di.