HISTORY GIO Flashcards
Storia bellica dal congresso di Vienna ad oggi
Chi furono i principali partecipanti al congresso di Vienna?
Il Regno Unito fu prima rappresentato dal Duca di Wellington. L’Austria era rappresentata dal principe Klemens von Metternich, il ministro degli Esteri. La Prussia era rappresentata dal principe Karl August von Hardenberg, il cancelliere. La Francia di Luigi XVIII era rappresentata dal ministro degli esteri Charles Maurice de Talleyrand-Perigord. la Russia sebbene fosse ufficialmente guidata dal suo ministro degli Esteri, il Conte Karl Vasil’evič Nesselrode, lo zar Alessandro I per lo più operò personalmente.
Quali furono i principi fondamentali osservati per la redistribuzione?
Legittimità ed Equilibrio, Metternich riuscì infatti a distribuire i poteri in modo che tutte le grandi potenze fossero soddisfatte.
Conseguenze territoriali del congreso di Vienna
Territorialmente: La Francia perse tutte le terre che napoleone aveva conquistato a vantaggio della Russia e Prussia (che si divisero la Polonia). Nascita della confederazione Tedesca (Austria e Prussia). L’Inghilterra rafforzò il suo impero coloniale, ammettendo le indie occidentali. L’italia fu divisa in 10 piccoli stati fra cui i principali: Regno di Sardegna - Lombardo/ Veneto - Granducato di Toscana - Stato pontificio.
Conseguenze diplomatiche del congresso di Vienna
Effetto del clima romantico dove la politica era concepita in termini di mistica religiosa fu la costituzione della Santa Alleanza. Lo zar Alessandro voleva impegnare in questo patto sacro i contraenti di Prussia, Russia, Austria ad impegnarsi a conformarsi nel governo dei loro popoli ai principi della carità cristiana scritti «nell’eterna religione di Dio salvatore». In seguito, la Santa Alleanza fu progressivamente associata con le forze della reazione in Europa, e particolarmente con gli orientamenti politici di Metternich, che aveva come supremo criterio di politica internazionale quello del mantenimento dell’ordine europeo.
Il 20 novembre 1815 fu redatto un secondo patto tra Prussia, Austria, Russia che con l’adesione della Gran Bretagna prese il nome di Quadruplice Alleanza. La Francia di Luigi XVIII venne invitata ad aderire al patto che prese il nome di Quintuplice Alleanza e che sopravvisse fino alla morte dello zar Alessandro nel 1825.
In che periodo storico di ebbe il congresso di Vienna?
Si eve dopo le guerre napoleoniche e il suo fallimento, 1814-1815
Dove cominciarono i moti del 1820-1821?
I moti del 1820-1821 furono tentativi di insurrezione contro i regimi assolutisti. Nati in Spagna, si diffusero poi in diversi altri paesi europei, tra cui diversi stati italiani.
una ribellione guidata da alcuni ufficiali dell’esercito: presso il porto di Cadice, essi si rifiutarono di partire alla volta delle Americhe per stroncare i governi indipendentisti che si stavano creando. Il tentativo parve riuscire: fu concessa una Costituzione, fu convocato il Parlamento; ma, dopo quei primi successi, la rivolta fu soffocata nel sangue. Con la battaglia del Trocadero, alla quale partecipò anche il principe Carlo Alberto di Savoia, erede al trono di Sardegna, i soldati francesi misero fine definitivamente ai disordini.
La Russia fu toccata dai moti del 1820-21?
Solo nel dicembre 1825, in Russia, scoppiò un moto insurrezionale, il cosiddetto moto decabrista dal nome del mese, ma venne immediatamente represso
Quali furono i principali motoi rivoluzionari a Napoli e Palermo
La rivoluzione scoppiata a Napoli il 1 luglio 1820 partendo dalla guarnigione di Nola fu guidata anch’essa da due militari affiliati alla Carboneria Morelli e Silvati e da un prete Minichini che riescono ad imporre la costituzione spagnola al duca di Calabria al quale Ferdinando I aveva ceduto provvisoriamente i poteri. Il 5 luglio Guglielmo Pepe si unisce ai rivoltosi seguito poi da altri generali come Vito Nunziante e Lorenzo de Conciliis. Ben presto anche a Napoli si evidenzia la distinzione tra democratici carbonari che guidano la rivolta all’inizio e forze riformatrici liberali che ne assumeranno ben presto il controllo . Il quadro napoletano è ulteriormente complicato dalla rivolta di Palermo guidata dai Baroni locali a carattere separatista che be presto viene controllata dai popolani ed assume un contenuto sociale. A questo punto i baroni abbandonano la rivolta lasciando ai generali napoletani Florestano Pepe e Pietro Colletta il compito di reprimere la rivolta.
È Ferdinando di Borbone a tradire la causa dei liberali napoletani. Nel congresso di Lubiana del gennaio 1821, Ferdinando viene chiamato a spiegare i motivi che lo hanno indotto a concedere la Costituzione. Il rè ,che prima di partire aveva giurato fedeltà alla costituzione , con un voltafaccia dichiara di esservi stato costretto con la forza e chiede l’intervento militare delle potenze della Santa Alleanza in modo da venir reintegrato come sovrano assoluto.
Le truppe austriache sconfiggono i costituzionali guidati dal generale Carrascosa presso il Garigliano ed il Volturno ed a Rieti( 7 marzo 1821) infliggono alle truppe condotte da Guglielmo Pepe una sconfitta decisiva.
Cosa accadde in piemontese nel 1821?
Proprio mentre le truppe austriache si accingevano a sedare la rivolta napoletana scoppia la rivoluzione piemontese nel marzo 1821. Anche qui si attua una divisione tra democratici che hanno il proprio centro ad Alessandria ,dove nella notte tra il 9 e il 10 marzo comincia il moto , e le forze liberali, che cercano l’appoggio della monarchia sabauda tramite il principe Carlo Alberto di Carignano. Mentre la rivolta si estende a Vercelli, ed arriva il 12 marzo a Torino Carlo Alberto attende il consenso di Carlo Felice diventato re in seguito all’abdicazione di Vittorio Emanuele I, seguita alla rivolta di Alessandria. Ma Carlo Felice che al momento dello scoppio della rivolta era fuori dal Piemonte ed aveva affidato la regggenza a Carlo Albero ne sconfessa l’operato revocando la costituzione da questi concessa. il nuovo governo liberale, presieduto dal conte Santorre di Santarosa, privo dell’appoggio sabaudo viene rovesciato dopo la sconfitta di Novara ( 8 Aprile 1821) ad opera degli austriaci che pongono fine all’esperimento costituzionale piemontese.
Perché fallirono i moti del 1820-21?
I moti del 1820-21 presentano degli elementi comuni che ne spiegano il fallimento
1) L’avversione delle potenze europee.
2) La divisione tra democratici e liberali che non danno un chiaro programma politico alle rivolte.
3) Il carattere elitario e settario delle insurrezioni che nascono negli ambienti militari, massoni e delle società segrete e non riescono a trovare appiglio presso le masse popolari.
Quell’era il nome della rivista particolarmente attiva durante i moti dl 1820-21 italiani?
“Il Conciliatore” è stato un periodico italiano, pubblicato a Milano diretto da intellettuali quali Silvio Pellico, Giovanni Berchet, Adeodato Ressi e Ludovico di Breme. Essi affidarono la pubblicazione allo stampatore Vincenzo Ferrario.
Il titolo intendeva esprimere la volontà di assumere posizioni non radicali né in politica né in letteratura, ma di fatto l’orientamento si precisò rapidamente in senso romantico e progressista anti-austriaco, oltre ad opporsi ai pregiudizi e alle forze ostacolanti quello spirito liberale propulsivo per il progresso europeo
I moti del 1830 in Francia…
Alla morte di Luigi XVIII, spentosi senza discendenza nel 1824, salì al trono di Francia suo fratello Carlo, conte di Artois, che divenne re con il nome di Carlo X.
Il nuovo re dimostrò subito il suo desiderio di tornare ad un regime simile a quello della monarchia assoluta, restaurando integralmente le condizioni prerivoluzionarie.
il 26 luglio 1830, emanò quattro decreti, le ordinanze di Saint-Cloud, con i quali restringeva ulteriormente il diritto di voto, escludendo completamente la borghesia, annullava la libertà di stampa applicando pesanti censure, scioglieva il Parlamento ed indiceva nuove elezioni.
In seguito a queste disposizioni, il popolo di Parigi insorse, guidato principalmente da esponenti della media ed alta borghesia.[1] In tre giornate particolarmente violente, le “tre gloriose” (27, 28 e 29 luglio), i parigini si scontrarono per le vie cittadine con i soldati del re, che non riuscirono a tenere testa alla folla. L’assalto delle truppe venne respinto e Carlo X dovette rinunciare al trono fuggendo in Inghilterra.
Di lì a poco venne offerta la corona di Francia a Luigi Filippo d’Orléans che regno con maestria per 18 anni.
Quali furono le principali evoluzioni apportate dalla prima rivolzuone industriale?
Soprattutto in Inghilterra, una serie di invenzioni che nel giro di un ventennio, tra il 1760 e il 1780, rinnovarono la tecnologia delle industrie imprimendole uno straordinario salto di qualità. Nel 1764 il tessitore J. Hargreaves (1720-1779) costruì una filatrice multipla capace di consentire a un solo operaio di azionare 8 fusi per volta; nel 1768 R. Arkwright (1732-1792) mise a punto un telaio meccanico idraulico. Ma la scoperta più importante di tutte avvenne a opera di J. Watt, che tra il 1765 e il 1781 inventò e perfezionò la macchina a vapore. Questa ebbe l’effetto di aumentare enormemente la disponibilità di energia, grazie anzitutto a un imponente incremento dell’estrazione di carbone, e la sua utilizzazione nell’industria, nell’agricoltura, nei trasporti rese possibile la produzione e lo scambio di beni su una scala in precedenza impensabile.
La meccanizzazione investì massicciamente le aziende a conduzione capitalistica: le prime furono quelle tessili, quindi quelle minerarie, siderurgiche e meccaniche. Si verificava contemporaneamente un radicale cambiamento nel settore dei trasporti: nel 1807 l’americano R. Fulton (1765-1815) costruì un vaporetto e nel 1819 si ebbe la prima traversata dell’Atlantico di una nave a vapore; nel 1814 l’inglese G. Stephenson (1781-1848) costruì una locomotiva, i cui successivi miglioramenti consentirono di inaugurare in Inghilterra nel 1825 la prima linea ferroviaria. Altra fondamentale invenzione fu il telegrafo.
Cos’è il Luddismo?
IL Luddismo fu un Movimento operaio che in Gran Bretagna, nel 19° sec., reagì violentemente all’introduzione delle macchine nell’industria (ritenute causa di disoccupazione e di bassi salari); prende nome dall’operaio Ned Ludd, che nel 1779 avrebbe infranto un telaio. Gruppi organizzati di luddisti entrarono in azione per la prima volta a Nottingham nel 1811
La seconda Rivoluzione Industriale…
Negli anni Ottanta del 19° sec. l’applicazione dell’elettricità avviò un processo destinato a creare una nuova generazione di macchine, appunto le macchine elettriche, che servivano sia per la locomozione sia per la fabbricazione di nuove macchine e di una varietà di altri prodotti. Nel decennio seguente, l’invenzione del motore a combustione interna aprì altri enormi orizzonti con in primo piano la creazione delle automobili, per il trasporto di persone e di merci. Si affermò sempre più il gigantismo industriale, con fabbriche di migliaia e anche decine di migliaia di addetti, un’organizzazione del lavoro sempre più efficiente e segnata da una rigida disciplina, da precise gerarchie di funzioni e di poteri, dall’incremento, accanto alle masse operaie, delle schiere di dirigenti, tecnici, impiegati con funzioni direttive e amministrative. Si formarono su scala nazionale e anche internazionale alleanze e combinazioni tra settori produttivi - i trust, i cartelli, le corporations - per ottenere maggiori rendimenti e controllare o addirittura dominare il mercato. Seguì un’intervento di molti paesi direttamente nel mercato. Si entrò così in un’era di protezionismo e lo Stato andò assumendo un ruolo sempre più determinante. I paesi che in questa fase crebbero più in fretta furono la Germania e gli Stati Uniti, che superarono la stessa Gran Bretagna.
Quiale fenomeno fu causato dalla seconda rivoluzione industriale?
Essa causò un lungo periodo di imperialismo, culminata non a caso nella Prima guerra mondiale. Le rivalità politiche fecero tutt’uno con quelle economiche. Tutte le maggiori potenze tendevano ad assicurarsi materie prime e sbocchi commerciali mediante strategie espansionistiche, dapprima essenzialmente nei territori coloniali
Chi fu Colin Clark?
L’economista Colin Clark ha elaborato la legge dei tre settori (o di Colin Clark), che mette in relazione lo sviluppo di un’economia con la trasformazione della stessa: in un primo momento, corrispondente alla Rivoluzione industriale, si assiste alla diminuzione del peso nell’economia del settore agricolo e all’aumento del ruolo svolto dal settore industriale, che diventa il più importante per quota di prodotto e occupati.
Quali furono le principali invenzioni e novità della Rivoluzione Industriale?
Le principali furono:
- La macchina a vapore di Jmaes Watt.(1769)
- Il filatoio meccanico di Arkwright (1760)
- la filatrice Jenny inventata da Edmund
Cartwright (1761)
-Nel 1787 Edmund Cartwright inventò il telaio meccanico
- diffusione della spoletta volante (brevettata nel 1733 da John Kay)
- Innovazione di Abraham Darby, che per la lavorazione dei minerali ferrosi aveva iniziato ad usare, anziché il carbone di legna, il coke
- Lo sviluppo della silurgia (famiglia Krupp nella Ruhr)
- Lo sviluppo dell’industria chimica (Bayern)
- Nel 1812 Blenkinsop costruì la prima ferrovia
- Lo sviluppo delle ferrovie (George e Robert Stephenson)
- Lo sviluppo della navigazione a vapore (vaporetto Clermont di Robert Fulton
- Invenzione della pila di Volta (1800)
- invenzione del condice Morse e perfezionamento del telegrafo (Samuel Morse)
- Nascita delle Società per azioni
-Invenzione della corrente alternata da parte di Nikola Tesla (dal 1882 in poi) che permise il trasporto dell’energia elettrica su lunghe distanze
-Gli studi di Charles Darwin e Gregor Mendel
Cosa sono i moti del 1848?
I moti del 1848, detti anche rivoluzione del 1848 o primavera dei popoli[senza fonte], furono un’ondata di moti rivoluzionari borghesi che sconvolsero l’Europa nel 1848 e nel 1849.
Scopo dei moti fu abbattere i governi della Restaurazione per sostituirli con governi liberali. Il loro impatto storico fu così profondo e violento che nel linguaggio corrente è entrata in uso l’espressione «fare un quarantotto» per sottintendere una improvvisa confusione e scompiglio
Quali furono i principali moti del 1848
- La prima agitazione europea del 1848 si verificò in Italia: la rivoluzione siciliana che esplose il 12 gennaio di quell’anno, che rappresentò la prima miccia dell’esplosione europea. L’insurrezione siciliana, infatti, spinse in un primo momento i Borbone a concedere il ritorno nell’Isola alla costituzione del 1812.
- Seguì una rivoluzione a Napoli, il 27, che costrinse, due giorni dopo, Ferdinando II a promettere una Costituzione, promulgata l’11 febbraio. Lo stesso 11 febbraio Leopoldo II di Toscana, cugino primo dell’imperatore Ferdinando I d’Austria, concesse la Costituzione, nella generale approvazione dei suoi sudditi. L’esempio borbonico fu seguito da Carlo Alberto di Savoia (Statuto albertino) e da Papa Pio IX (Statuto fondamentale). Solo il re piemontese mantenne però lo statuto.
- In tutto il Regno Lombardo-Veneto scoppiarono rivolte, come le Cinque giornate di Milano che sfociarono nella prima guerra di indipendenza. Nello Stato Pontificio una rivolta interna estromise papa Pio IX dai suoi poteri temporali e portò alla costituzione della Repubblica Romana.
I moti del 1848 in Europa…
La minaccia principale fu rappresentata dalla rivolta denominata “campagna dei banchetti” che scoppiò il 22-24 febbraio a Parigi, prendendo il controllo della città. Il monarca Luigi Filippo rinunciò a soffocare con le armi la rivolta e abdicò il 24 febbraio, mentre il governo provvisorio rivoluzionario proclamò il 4 maggio la Seconda repubblica.
- Oltre che nel Lombardo Veneto nel 1848 nelle aree dell’Impero austriaco vi furono anche altri moti. La rivoluzione ungherese fu una delle molte di quell’anno. Nacque in seguito alla dichiarazione d’indipendenza del popolo magiaro, guidato da Lajos Kossuth, dalla dominazione austriaca.
- Nel 1848 a Francoforte i rappresentanti dei vari stati tedeschi si riunirono in assemblea nazionale costituente per dare un assetto unitario alla Confederazione germanica. Divisi tra sostenitori di una Grande Germania (Großdeutschland) ad egemonia austriaca e di una Piccola Germania (Kleindeutschland) ad egemonia prussiana, dopo il prevalere di quest’ultima ipotesi, offrirono la corona imperiale a Federico Guglielmo IV di Prussia, al rifiuto del quale, contrario al principio della sovranità popolare, seguì la repressione nel 1849.
- In seguito all’insurrezione di Berlino nel marzo 1848, Re Federico Guglielmo IV concesse la convocazione di un’assemblea costituente prussiana da eleggersi a suffragio universale maschile, ma già nel dicembre dello stesso anno la sciolse ed emanò una costituzione di stampo autoritario.
Conseguenze della primavera dei popoli…
un sanguinoso fallimento, se si eccettua la concessione dello Statuto Albertino nel Regno di Sardegna da parte di Carlo Alberto di Savoia, l’unica costituzione non revocata di quelle concesse o votate nel 1848-49. Vi furono tuttavia radicali e notevoli effetti a lungo termine: Germania e Italia sarebbero presto arrivate all’unificazione facendo leva anche sulla necessità di autodeterminazione dei popoli. Analogamente l’Ungheria sarebbe giunta ad un parziale riconoscimento della propria autonomia (a discapito della popolazione slava) grazie all’Ausgleich del 1867. In Prussia e Austria fu abolito il feudalesimo, mentre in Russia fu eliminata la servitù della gleba (1861).
Cosa si intende con Risorgimento?
Con Risorgimento la storiografia si riferisce al periodo della storia italiana durante il quale l’Italia conseguì la propria unità nazionale[1]. La proclamazione del Regno d’Italia del 17 marzo 1861 fu l’atto formale che sancì, ad opera del Regno di Sardegna, la nascita del nuovo Regno d’Italia formatosi con le annessioni plebiscitarie di gran parte degli Stati preunitari. Per indicare questo processo storico si usa anche la locuzione “Unità d’Italia”.
In quale periodo si sviluppo il risorgimento?
Sebbene non vi sia consenso unanime tra gli storici, la maggior parte di essi tende a stabilire l’inizio del Risorgimento, come movimento, subito dopo la fine del dominio Napoleonico e il Congresso di Vienna nel 1815, e il suo compimento fondamentale con l’annessione dello Stato Pontificio e lo spostamento della capitale a Roma nel febbraio 1871.
Quali sono le fasi del risorgimento?
Il Risorgimento italiano si articola in sei momenti fondamentali:
1) i Moti rivoluzionari.
2) la Prima guerra d’indipendenza.
3) la Seconda guerra d’indipendenza.
4) la Spedizione dei Mille.
5) la Terza guerra d’indipendenza.
6) la Conquista di Roma.
Risorgimento italiano…
Il Risorgimento fu il periodo della storia d’Italia durante il quale la nazione italiana raggiunse l’ unità nazionale. Le idee liberali di questo periodo derivano dalle speranze suscitate dall’Illuminismo e i valori della Rivoluzione francese, portati in Italia da Napoleone. I soggetti più importanti di questo periodo furono molti tra cui: Giuseppe Mazzini, figura eminente del movimento liberale repubblicano italiano ed europeo;Mazzini fondò un movimento politico La Giovine Italia che ebbe molto successo fra i giovani; purtroppo i moti scatenati da Mazzini vennero repressi e La Giovine Italia cessò di esistere. Seguendo l’ esempio di Mazzini, i fratelli Bandiera, iscritti alla Giovine Italia, vollero salvare il popolo calabrese dai Borboni, purtroppo vennero scambiati per briganti e fucilati dalla popolazione. Alcuni moderati, tra cui Cesare Balbo volevano, come capo della confederazione Carlo Alberto, re del Piemonte nel 1831. Vincenzo Gioberti, invece, voleva a capo della confederazione il papa; questo progetto ebbe successo fra i neoguelfi ovvero cattolici con tendenze liberali. Durante il Risorgimento si nota un periodo quasi esclusivamente “dedicato” alle rivoluzioni; infatti nel 1848 in Francia si riuscì ad ottenere, il 25 febbraio, una seconda repubblica perché Luigi Filippo ebbe paura e, fuggendo, rinunciò al trono. Si ebbero rivoluzioni in Germania, in Prussia ed a Vienna; tutto questo fu dovuto dalla dimissione del cancelliere Metternich facendo si che venga proclamata una costituzione. Nel momento in cui le storie delle ribellioni nei vari paesi raggiunsero l’ Italia Venezia insorse e riuscì ad ottenere una repubblica. Un giorno dopo l’ insurrezione di Venezia, il popolo milanese eresse delle barricate intorno alla città per cinque giorni, e combatté contro le truppe austriache di Radetzky,il 22 marzo gli Austriaci dovettero abbandonare la città. La prima guerra di indipendenza ebbe esito negativo per l’ Italia dato che Carlo Alberto aspetto troppo ad attaccare l’Austria e così venne sconfitto. Dopo la sconfitta di Carlo Alberto l’ Austria iniziò a riconquistare tutte le regioni lombarde che si erano ribellate; nel maggio del 1849 un esercito austriaco conquistò la Toscana dove tornò a governare il granduca Leopoldo. Ferdinando II riconquistò la Sicilia che si era proclamata indipendente da Napoli. Nel 1851, in Francia, Napoleone III divenne il nuovo imperatore. Camillo Benso Conte di Cavour aveva profondamente aiutato il Piemonte chiese aiuto a Napoleone III, facendolo alleare con i piemontesi durante la seconda guerra di indipendenza che si concluse con l’ annessione della Lombardia al Piemonte e l’ unione della Toscana, l’Emilia e la Romagna al Regno di Sardegna nel 1860. Lo stesso anno Garibaldi, patriota che aveva già combattuto per la liberazione dell’America Latina, decise di liberare il regno delle Due Sicilie per mezzo di un insurrezione:Durante la notte del 5 maggio esso, con altri mille uomini in camicia rossa, salpò per il sud Italia, Garibaldi combatteva in nome di Vittorio Emanuele perché , lui, voleva una monarchia il cui comando appartenesse ai Savoia. La battaglia decisiva per la liberazione venne combattuta a Milazzo dove l’ esercito dei Borboni fu nuovamente sconfitto e abbandonò l’ isola; in neanche un mese Garibaldi prese il dominio di tutta l’ isola; dopo aver consegnato le terre conquistate Garibaldi rinunciò a qualsiasi tipo di governo su esse. IL 17 MARZO 1861 VITTORIO EMANUELE II DIVENTA RE D’ ITALIA. Nel 1861 l’ Italia aveva un unico re, Vittorio Emanuele II, e con un’ unica capitale, Torino; ma nonostante tutto non era unita perché ogni stato aveva le proprie leggi e le proprie monete, ma cosa più importante e, a parer mio preoccupante, c’erano lingue diverse fra loro e occorreva al più presto un’ unica legislazione ed in tempi brevi così si formò lo Statuto Albertino. Purtroppo le cose non funzionavano e l’ Italia era divisa in due parti, dal punto di vista economico, infatti gli analfabeti erano tanti non essendoci i soldi per costruire le scuole e perciò si approvarono pesanti tasse per ottenere questo denaro; la difesa militare fu organizzata rendendo obbligatorio il servizio militare, ovviamente rivolto esclusivamente agli uomini, quindi alcuni contadini che avevano bisogno dei figli per mandare avanti la attività di famiglia registravano i figli maschi come femmine. Si arrivò ad una terza guerra di indipendenza e, stavolta l’ Italia aveva come alleata la Prussia, che aveva a capo Ottone di Bismarck che sosteneva che per arrivare ad una unificazione bisognava usare la forza e la violenza. Nel 1866 scoppiò la terza guerra di indipendenza, vinta in un’unica battaglia a Sadowa il 3 luglio 1866; così Italia ottenne indietro il Veneto. Garibaldi provò più volte a riconquistare Roma ma non ci riuscì perche fu fermato per non scontentare Napoleone III; nel 1864 Garibaldi rinunciò definitivamente all’ annessione di Roma all’ Italia e la capitale fu spostata da Torino a Firenze. Il Risorgimento è stato un periodo storico da apprezzare perché in questo periodo il popolo ha iniziato a ribellarsi per scegliere da chi essere governati e perciò rappresenta un grande passo per la storia. Inoltre in questo periodo la potenza del Piemonte è stata aumentata ed è qui, infatti che Vittorio Emanuele II costruì il palazzo nel quale viveva con la sua amata : la Bella Rosina, questa importanza del Piemonte e di Torino, che è stata capitale, la si deve a Camillo Benso conte di Cavour che ha saputo governare abilmente coinvolgendo la potenza francese nella seconda guerra di indipendenza che sarebbe andata a finire diversamente.
Quando si concluse l’unità d’Italia?
L’Unità d’Italia si è conclusa con la presa di Roma, il 20 settembre 1870, e la famosa Breccia di Porta Pia. Questo evento segna inoltre la fine dello Stato Pontificio e del potere temporale dei Papi. Nel 1871 la capitale del Regno d’Italia è stata trasferita a Roma
Periodo guerra di secessione americana…
La guerra di secessione americana, nota negli Stati Uniti come guerra civile americana, fu combattuta dal 12 aprile 1861 al 9 aprile 1865 fra gli Stati Uniti d’America e gli Stati Confederati d’America, entità politica sorta dalla riunione confederale di Stati secessionisti dall’Unione.
Fasi principali guerra di secessione americana…
Nelle elezioni presidenziali del 1860 i repubblicani guidati da Abraham Lincoln sostennero l’interdizione della schiavitù in tutti i territori degli Stati Uniti, che vinse le elezioni il 4 marzo 1861.
Le ostilità iniziarono il 12 aprile 1861, quando le forze confederate attaccarono Fort Sumter. Mentre nel teatro occidentale l’Unione faceva importanti conquiste permanenti, nel teatro orientale le battaglie dei primi anni si dimostrarono inconcludenti. Le campagne confederate dell’autunno 1862 nel Maryland e nel Kentucky fallirono. Lincoln promosse il Proclama di emancipazione, che fece divenire l’abolizione della schiavitù un obiettivo della guerra.[6] A ovest nell’estate del 1862 l’Unione distrusse la marina fluviale della Confederazione, bloccando quindi gran parte dei loro eserciti occidentali e conquistando New Orleans. Nello stesso anno l’assedio di Vicksburg divise i confederati in due parti separate dal fiume Mississippi e un’incursione del generale confederato Robert Edward Lee a nord si concluse con la battaglia di Gettysburg. I successi occidentali portarono nel 1864 Ulysses Grant al comando di tutti gli eserciti dell’Unione. Le ultime battaglie significative della guerra vennero combattute nel contesto dell’assedio di Petersburg. Il tentativo di fuga di Lee si concluse con la sua resa ad Appomattox il 9 aprile 1865. Mentre le azioni militari volgevano al termine, iniziò l’Era della ricostruzione in cui si tentò di recuperare l’integrazione nazionale.
Quali furono i principali personaggi del risorgimento italiano?
- Giuseppe Mazzini (Genova, 22 giugno 1805 - Pisa, 10 marzo 1872) fu un patriota, filosofo, uomo politico, e una figura centrale del Risorgimento italiano. Le sue idee e la sua azione politica contribuirono in maniera decisiva alla nascita dello Stato unitario italiano. Le teorie mazziniane furono inoltre di grande importanza nella definizione dei moderni movimenti europei per l’affermazione della democrazia attraverso la forma repubblicana dello Stato.
- Camillo Benso, conte di Cavour (Torino, 10 agosto 1810 - Torino, 6 giugno 1861), fu un politico e uomo di stato dell’Italia pre-unitaria. Aristocratico piemontese di idee liberali, in gioventù frequentò l’Accademia Militare, diventando ufficiale del Genio. In seguito abbandonò l’esercito e prese a viaggiare all’estero studiando lo sviluppo economico di paesi largamente industrializzati come la Francia e l’Inghilterra. Grazie alla sua attività diplomatica fu un fautore dell’Unità d’Italia. Fu soprannominato “il tessitore” per le sue capacità politiche.
- Massimo d’Azeglio nacque a Torino nel 1798 da nobile famiglia. Figura politica di primo piano (liberale moderato, arrivò a ricoprire la carica di Presidente del Consiglio del Regno di Sardegna dal 1849 al 1852), durante la sua vita si dedicò anche alla pittura e alla letteratura, sia in veste di scrittore politico che di romanziere. Tra le sue opere più famose ricordiamo Ettore Fieramosca o La disfida di Barletta (1833), accolto da grandissimo successo, e Niccolò de’ Lapi ovvero i Palleschi e i Piagnoni (1841). Durante gli ultimi anni della sua vita, trascorsi sul Lago Maggiore, si dedicò alla scrittura delle sue memorie, pubblicate postume col titolo I miei ricordi nel 1867.D’Azeglio morì infatti a Torino nel 1866.
- Vittorio Emanuele II (Torino, 14 marzo 1820 - Roma, 9 gennaio 1878), fu principe di Piemonte, duca di Savoia e re di Sardegna dal 1849 al 1861 e re d’Italia dal 1861 al 1878. Il compimento dell’unificazione italiana gli procurò l’appellativo di “Padre della Patria”. Come Re di Sardegna venne affiancato da validi ministri quali Massimo d’Azeglio e Camillo Benso conte di Cavour che modernizzarono il regno.
I protagonisti secondari del risorgimento…
- Vincenzo Gioberti (Torino 1801 - Parigi 1852). Politico e filosofo italiano. Sacerdote dal 1825, affiliato alla Giovane Italia, nel 1833 fuggì in Francia. Distaccatosi da Mazzini, scrisse Del primato politico e morale degli italiani (1843) proponendo, come alternativa alla repubblica unitaria, una confederazione di stati posti sotto la guida del papato (vedi neoguelfismo
- Cesare Balbo Nasce a Torino il 27 novembre 1789. Nell’ottobre del 1807 è nominato uditore al Consiglio di Stato. La caduta di Napoleone lo tiene lontano dalla vita politica. Di idee liberali moderate, cattolico, seguace di Vincenzo Gioberti e del neoguelfismo
- Carlo Cattaneo Milanese (1801-1869). Fu il padre del pensiero federalista repubblicano italiano. Partecipò alle 5 Giornate di Milano (presidente delle armi). In seguito ai moti del 1848-49 il Cattaneo riparò in Svizzera.
- Carlo Pisacane (Napoli, 22 agosto 1818 - Sanza, 2 luglio 1857) è stato un patriota italiano. Partecipò attivamente all’impresa della Repubblica Romana ed è celebre soprattutto per il tentativo di rivolta che iniziò con lo sbarco a Ponza e fu represso nel sangue a Padula. Morì suicida per non consegnarsi al nemico.
- Guglielmo Pepe Entra ancora 16enne nella milizia della Repubblica Napoletana del 1799. Alla caduta di Napoleone riprende servizio nell’esercito Borbonico. Nel 1820 è a capo del pronunciamento degli ufficiali per la Costituzione. Sconfitto a Rieti (1821) dagli Austriaci prende di nuovo la via dell’esilio (Inghilterra). Rientrato a Napoli dopo i moti del 48, gli viene affidato il comando del corpo di spedizione che combatte la prima guerra di indipendenza. Dopo la sconfitta porta parte dei suoi uomini alla Repubblica Veneziana di Manin
- Santorre di Santarosa Patriota piemontese, fu sindaco di Savigliano e sottoprefetto della Spezia, durante l’occupazione napoleonica del Piemonte. Dopo la Restaurazione, fece parte dell’esercito sardo. Animatore dell’insurrezione liberale del 1821, assunse l’incarico di Ministro della Guerra. Il fallimento lo costrinse all’esilio in Svizzera
- Daniele Manin (1804-1857) Avvocato, di idee democratiche, fu il leader riconosciuto della rivoluzione veneziana del 1848-49, che fece della città lagunare una delle capitali europee di quell’anno di moti. Guidò per oltre un anno la straordinaria resistenza di Venezia all’assedio austriaco
- Fratelli Bandiera Attilio Bandiera (1810-1844) - Emilio Bandiera (1819-1844). Figli di un alto ufficiale della Marina austriaca, ed ambedue avviati alla carriera militare, votarono la loro giovinezza alla libertà ed al riscatto dell’Italia. Fondata dapprima una società segreta, la Esperia, e passati poi nel movimento mazziniano, i Bandiera svolsero un intensa attività patriottica, che non sfuggì alla polizia austriaca. Costretti a riparare a Corfù (sotto la protezione inglese), i Bandiera con un pugno di amici (219), per quanto sconsigliati dallo stesso Mazzini, tentarono uno sbarco in Calabria sperando di ridestare l’insurrezione scoppiata nel 1844 a Cosenza ma, ignari che il moto fosse già stato stroncato per la mancata partecipazione della popolazione
- Ciro Menotti (Migliarina, Carpi, 22 gennaio 1798 - Modena, 23 maggio 1831) Patriota, appartenente alla Carboneria. Intervenne nelle cospirazioni per l’indipendenza politica. Con la proclamazione del “non intervento” da parte del sovrano francese Luigi Filippo d’Orléans, si creò nei patrioti italiani una forte speranza. Il 3 febbraio 1831, dopo aver raccolto le armi, Menotti radunò i suoi seguaci più fidati e cospirò per rovesciare il potere del duca Francesco IV; ma fu arrestato prima di portare ad esecuzione il suo piano.
- Il Maresciallo Radetsky (Trebnice, 2 novembre 1766 - Milano, 5 gennaio 1858), nobile boemo, feldmaresciallo dell’esercito austriaco, a lungo governatore del Lombardo-Veneto. Nell’esercito austriaco per oltre settant’anni, per le sue vittorie militari contro Napoleone e, soprattutto, contro Carlo Alberto e i patrioti italiani, è ricordato in Austria come eroe nazionale, in Italia come il simbolo stesso della occupazione austriaca.
Prima guerra d’indipendenza italiana…
In Italia il 1848 fu principalmente segnato dalla decisione da parte del Regno di Sardegna di farsi promotore dell’unità italiana, anticipando l’azione del movimento rivoluzionario e dei mazziniani, temendone la spinta sovvertitrice e la possibilità che questa assumesse il ruolo guida nel processo di unificazione. Primo passo in tal senso fu la Prima Guerra d’Indipendenza, anti austriaca, scoppiata a seguito della rivolta vittoriosa antiaustriaca delle Cinque giornate di Milano (1848). La guerra si articolò in tre fasi: una prima campagna militare (dal 23 marzo al 9 agosto 1848) iniziata con l’appoggio dallo Stato Pontificio e dal Regno delle due Sicilie. Questi ultimi due stati si ritirarono ben presto dal conflitto, ma gran parte dei loro soldati scelsero di rimanere e continuare a combattere l’Austria con l’esercito piemontese assieme agli altri volontari italiani tra i quali Giuseppe Garibaldi e i giovani raggruppati nel Battaglione Universitario Romano. Vi fu poi un armistizio, un tentativo austriaco di occupazione delle Legazioni pontificie e una seconda campagna militare (dal 20 al 24 marzo 1849).
La guerra condotta e definitivamente persa da Carlo Alberto a seguito delle sconfitte nella battaglia di Custoza e nella Battaglia di Novara, si concluse territorialmente con un sostanziale ritorno allo statu quo ante e, a seguito dell’abdicazione del padre, con la salita al trono di Vittorio Emanuele II che, diversamente da quanto fecero gli altri governanti italiani, non ritirò lo Statuto Albertino concesso dal padre. Il suo regno, unico stato preunitario italiano a conservare il tricolore come bandiera nazionale, rimase l’unico Stato costituzionale nella penisola italiana, con istituzioni di tipo rappresentativo in cui l’autorità del re era bilanciata da un parlamento bicamerale con una camera dei deputati elettiva ed un senato a nomina regia.
I moti indussero anche l’imperatore Ferdinando I d’Austria ad abdicare a favore del nipote Francesco Giuseppe, che divenne imperatore il 2 dicembre 1848. Tutte le vicende successive risorgimentali troveranno contrapposti i due sovrani saliti giovani sul trono a seguito degli avvenimenti del 1848.
Seconda guerra d’indipendenza italiana…
Il biennio 1859-1860 costituì una nuova fase decisiva per il processo d’unificazione, iniziò con l’attentato di Felice Orsini contro Napoleone III colpevole di aver represso la Repubblica Romana e aver rinnegato gli ideali carbonari che il monarca aveva professato in gioventù. Orsini, prima di essere ghigliottinato, inviò una lettera Napoleone III, che ne fu favorevolmente colpito autorizzandone la pubblicazione sui giornali che presentarono Orsini come un eroe. Cavour, sfruttò la popolarità che aveva raggiunto la missiva, per aumentare la sua pressione politica sulla Francia.
Il biennio fu quindi caratterizzato dall’alleanza sardo-francese siglata nel gennaio 1859 e preparata con l’incontro di Plombières fra Cavour e Napoleone III del 21 luglio 1858. Tale alleanza, lungi dal prevedere l’unità della nazione, auspicava di dividere la penisola in zone d’influenza piemontese e francese.
Il 10 gennaio 1859 Vittorio Emanuele II, inaugurando i lavori del Parlamento subalpino, pronunciò un famoso discorso della Corona con l’affermazione: «Noi non siamo insensibili al grido di dolore che da tante parti d’Italia si leva verso di noi»; frase che esprimeva un’accusa di malgoverno austriaco sugli italiani ai quali il re sabaudo si proponeva come loro soccorritore e una velata ricerca del “casus belli”: elemento quest’ultimo necessario poiché, secondo gli accordi presi, Napoleone III sarebbe entrato in guerra solo in seguito ad un attacco austriaco al Piemonte.
Nel frattempo Garibaldi veniva autorizzato a condurre apertamente una campagna di arruolamento di volontari nei Cacciatori delle Alpi, una nuova formazione militare regolarmente incorporata nell’esercito sardo. L’Austria colse nelle parole del sovrano piemontese e nel riconoscimento ufficiale dei volontari agli ordini del noto rivoluzionario mazziniano Garibaldi, che veniva stanziato ai confini del Lombardo-Veneto, una provocazione e una sfida. La possibilità però di una guerra all’Austria con l’alleato francese sembrava ancora lontana dal realizzarsi per l’opposizione dei cattolici francesi che vedevano in una guerra vittoriosa del Piemonte una probabile successiva annessione dello Stato pontificio, con la conseguente perdita del potere temporale del papa. Per allontanare il rischio di una guerra agiva anche la diplomazia inglese e prussiana che si adoperava per una conferenza di pace: si sapeva infatti che gli accordi di Plombieres prevedevano un insediamento della Francia nell’Italia centrale e meridionale che avrebbe alterato i rapporti di forza in Europa.
Ritorno dei bersaglieri da una ricognizione
La Battaglia di Solferino
Stampa dell’epoca raffigurante l’insurrezione di Parma del 9 giugno 1859
Dopo mesi, durante i quali sembrava si potesse giungere a una pacificazione, giunse l’ultimatum austriaco al Piemonte con l’ingiunzione di disarmare l’esercito e il corpo dei volontari. Cavour in risposta all’intimazione austriaca dichiarò di voler resistere all’«aggressione» e a fine aprile giunse la dichiarazione di guerra degli austriaci che attaccarono il Piemonte attraversando il confine sul fiume Ticino (26 aprile).
Alle notizie della guerra all’Austria il 27 aprile 1859 i ducati emiliani, le legazioni pontificie, e il Granducato di Toscana, dopo l’esperienza del governo provvisorio della Toscana, chiedevano ed ottenevano l’invio di commissari sabaudi per l’annessione al Regno sardo.
Il 12 maggio 1859 l’alleato francese Napoleone III, secondo gli accordi convenuti, entrò in guerra al comando dell’Armée d’Italie. Seguirono nel periodo maggio-giugno una serie di vittorie franco-piemontesi, ma con un alto numero di perdite, mentre i Cacciatori delle Alpi al comando di Garibaldi dopo aver preso Varese, Bergamo, Brescia continuavano ad avanzare verso il Veneto.
Tuttavia, nonostante il corso favorevole della guerra (Battaglia di Magenta, Battaglia di Solferino e San Martino), questa venne interrotta per iniziativa francese prima di conseguire tutti gli obiettivi concordati fra Francia e Piemonte: le richieste di annessione da parte dei ducati emiliani, delle legazioni pontificie e del granducato di Toscana, non previste negli accordi di Plombieres sulla spartizione degli stati italiani, il malcontento dell’opinione pubblica francese per l’alto numero di morti nella guerra in Italia, l’opposizione dei cattolici francesi che vedevano realizzarsi i loro timori per la perdita dell’autonomia papale, spinsero Napoleone III ad accettare di firmare un armistizio (11 luglio 1859) con l’imperatore Francesco Giuseppe d’Asburgo (“preliminari di pace di Villafranca”) che concedeva ai Piemontesi la sola Lombardia (eccetto Mantova e Peschiera del “Quadrilatero”) in cambio dell’abbandono delle terre già occupate nel Veneto e della rinuncia a soddisfare le richieste di annessioni.
Vittorio Emanuele accettò le condizioni di pace e ritirò i commissari regi dalle città di Firenze, Parma, Modena, Bologna dove però i governi provvisori si opposero alla restaurazione unendosi nelle Province Unite del Centro Italia, ipotizzando anche una forza militare comune di difesa, mentre a fine giugno, dopo la pubblicazione dell’enciclica Qui Nuper, con la quale Pio IX invitava i propri sudditi a restare calmi e fedeli, ribadendo al contempo la necessità dello stato Pontificio per l’esistenza della Chiesa, le truppe papaline riprendevano militarmente il controllo dell’Umbria e delle Marche ribellatesi, rimaste isolate e prive di una propria forza di difesa, provocando il 20 giugno le Stragi di Perugia, che ebbero una vasta eco internazionale.
Nel frattempo il quadro internazionale cambiava e l’Inghilterra si mostrava favorevole ad una situazione italiana dove la Francia non avrebbe avuto alcun peso mentre uno Stato unitario italiano poteva costituire un valido punto d’equilibrio in Europa sia nei confronti della Francia che dell’Austria. Il 23 ottobre 1859 venne emanata la legge Rattazzi che riorganizzava la geografia amministrativa dell’intero stato sabaudo sul modello francese, con suddivisioni in province, circondari, mandamenti e comuni, struttura che sarà successivamente applicata ai vari territori che via via si unirono nel corso dell’unificazione nazionale.
Il ritiro unilaterale dei francesi rendeva nulli gli accordi di Plombières, ma il prezzo stabilito da Napoleone III per permettere l’annessione dell’Italia centrale fu il riportare in vita le clausole del trattato segreto del 1859 - che prevedevano la cessione della Savoia e il Nizzardo alla Francia, in cambio del riconoscimento da parte di quest’ultima delle annessioni dell’Emilia-Romagna e della Toscana che, tramite i plebisciti dell’11 e 12 marzo 1860, entrarono a far parte del Regno di Sardegna. Il 12 marzo 1860 fu firmato con la Francia un apposito trattato reso pubblico il 30 marzo a cui seguirono due plebisciti nelle province interessate.
La spedizione dei mille…
Garibaldi, salpato da Quarto in Liguria e sbarcato a Marsala l’11 maggio 1860, si proclamò tre giorni dopo a Salemi, su suggerimento di Crispi[124], dittatore dell’isola nel nome di Vittorio Emanuele. Il 15 maggio dello stesso anno vinse la prima battaglia contro i borbonici a Calatafimi, dove fu determinante per la vittoria la partecipazione di 200 picciotti e di circa 2.000 contadini locali in aggiunta ai 1.089 volontari garibaldini. Da quel primo successo si giunse il 30 maggio alla conquista di Palermo mentre le truppe regie si ritiravano verso Messina. Il 2 giugno a Palermo viene istituito da Garibaldi il governo dittatoriale della Sicilia.
Significativa in tal senso è la repressione ordinata a Nino Bixio, della ribellione contadina avvenuta a Bronte e che rischiava di estendersi in tutta la regione del catanese.
Mentre Garibaldi avanzava da sud con il suo Esercito meridionale, in agosto insorse la Basilicata (la prima provincia a dichiararsi parte d’Italia nella zona continentale del Regno delle Due Sicilie), arrivando ad avere un governo provvisorio che rimase in carica fino all’ingresso di Garibaldi a Napoli. Dopo Napoli, le truppe garibaldine si scontrarono un’ultima volta con quelle borboniche nella Battaglia del Volturno il 1º ottobre 1860. Con la vittoria di Garibaldi l’Italia meridionale veniva definitivamente sottratta ai Borbone, dinastia che in passato aveva dato a Napoli anche un grande sovrano, ma che «…ormai rappresentava, nella vita dell’Italia Meridionale, la peior pars…», cioè la parte peggiore, come scrisse Benedetto Croce.
Le truppe di Vittorio Emanuele II intanto entravano nello Stato della Chiesa scontrandosi il 18 settembre con l’esercito pontificio nelle Marche, durante la Battaglia di Castelfidardo, che sarebbe stato l’ultimo grande scontro armato prima dell’unità italiana. Dopo aver ottenuto la vittoria, le truppe piemontesi inseguirono quelle pontificie asserragliatesi ad Ancona, che venne subito assediata. Quando i pontifici cedettero anche là, fu possibile per il Piemonte annettere la Legazione delle Marche e quella dell’Umbria, a seguito di un plebiscito. Solo dopo esso si sarebbe potuto pensare alla proclamazione del Regno d’Italia in quanto, attraverso le Marche e l’Umbria, si sarebbero unite geograficamente le regioni del nord e del centro (confluite nel Regno di Sardegna in seguito alla seconda guerra d’indipendenza e alle conseguenti annessioni), con le regioni meridionali (conquistate da Garibaldi).
Dopo alcuni tentennamenti e sotto la pressione di Cavour e dell’imminente annessione di Marche ed Umbria alla monarchia sabauda, Garibaldi, pur di idee repubblicane, non pose ostacoli all’unione dell’ex Regno delle Due Sicilie al futuro Stato unificato italiano, che già si profilava all’epoca sotto l’egida di Casa Savoia. Tale unione fu formalizzata mediante il referendum del 21 ottobre 1860.
L’incontro tra Giuseppe Garibaldi e Vittorio Emanuele II, o incontro di Teano, avvenne il 26 ottobre del 1860 ed è l’episodio della storia risorgimentale con il quale si concluse la spedizione dei Mille.
La proclamazione del regno d’Italia nel 61…
Il 27 gennaio e 3 febbraio 1861 si svolsero le prime elezioni politiche italiane e il 18 febbraio 1861 venne aperta la nuova legislatura italiana. Alla presidenza del Senato fu nominato Ruggero Settimo, già capo del governo siciliano durante la rivoluzione del 1848, a quella della Camera fu nominato Urbano Rattazzi, che era già stato due volte presidente della Camera del Regno di Sardegna.
Il nuovo governo era presieduto da Cavour, con altri 8 ministri originari di diverse regioni italiane.
Tre mesi dopo dello stesso anno moriva Cavour che, nel suo primo discorso al Parlamento italiano, aveva suggerito la linea politica di “Libera Chiesa in libero Stato” come soluzione alla cosiddetta “Questione romana”, al problema, cioè, della persistenza del potere temporale del papato in Italia che impediva che Roma, di fatto ancora capitale dello Stato pontificio, potesse effettivamente diventare la proclamata capitale del Regno e che conseguentemente condizionava la partecipazione dei cattolici, sensibili alle indicazioni di Pio IX, alla vita politica nazionale.
Alla proclamazione del Regno d’Italia seguirono alcuni anni di riorganizzazione dello stato per permetterne l’estensione e unificazione ed omogeneizzazione della struttura politica ed amministrativa, attraverso un processo che viene indicato come “piemontesizzazione”. Il nuovo regno mantenne lo Statuto albertino. Per celebrare l’unificazione dello stato e indicare un progetto culturale nazionale, rifacendosi alle esposizioni universali di Londra (1851) e Parigi (1855), venne organizzata a Firenze, nell’ex stazione Leopolda, la prima Esposizione nazionale italiana inaugurata da Vittorio Emanuele II il 15 settembre 1861
La terza guerra d’indipendenza italiana…
Il Veneto venne conquistato nel 1866 con la Terza guerra d’indipendenza. In quell’anno la Prussia voleva dichiarare guerra all’Austria e contattò il governo italiano proponendo un’alleanza antiaustriaca la quale fu prontamente accettata. L’Italia condusse questa guerra in maniera disastrosa e andò incontro a dure sconfitte tra cui si possono ricordare quelle a Custoza e a Lissa. La battaglia navale di Lissa fu persa a causa delle rivalità tra i due generali dell’esercito e questo episodio dimostrava come fosse ancora debole e disorganizzato l’esercito italiano. Queste due sconfitte clamorose vennero riscattate da Garibaldi che radunò dei volontari e invase il Trentino battendo gli austriaci a Bezzecca. Il Trentino venne conquistato e Garibaldi stava per puntare il confine con l’Austria quando venne fermato dalla fine della guerra perché nel frattempo i prussiani avevano massacrato l’esercito asburgico. L’Austria fu costretta a firmare la pace con la Prussia, ma si rifiutarono di trattare con l’Italia che avevano più volte sconfitto. Allora decisero di cedere il Veneto alla Francia che a sua volta lo girò all’Italia. All’Italia però mancavano ancora le cosiddette “terre irredente”, cioè il Trentino e il Friuli.
La breccia di porta Pia…
La presa di Roma, nota anche come breccia di Porta Pia, fu l’episodio del Risorgimento che sancì l’annessione di Roma al Regno d’Italia.
Avvenuta il 20 settembre 1870 guidata dal generale Cadorna, decretò la fine dello Stato Pontificio quale entità storico-politica e un momento di profonda rivoluzione nella gestione del potere temporale da parte dei papi. L’anno successivo la capitale d’Italia fu trasferita da Firenze a Roma (legge 3 febbraio 1871, n. 33). L’anniversario del 20 settembre è stato festività nazionale fino al 1930, quando fu abolito a seguito della firma dei Patti Lateranensi.