008 - Identità e legami affettivi Flashcards
Concetto di identità
L’identità è l’insieme delle caratteristiche uniche che rende l’individuo unico ed inconfondibile.
Può essere immaginata come la somma dell’idea che un
individuo ha di se stesso e di ciò che un individuo è.
Sviluppo identità adolescenziale
In psicologia è molto nota la teoria dello sviluppo dell’identità durante l’adolescenza di James Marcia.
Secondo tale teoria lo sviluppo dell’identità in fase adolescenziale avviene sulla spinta di una crisi di identità che porta l’adolescente ad effettuare una esplorazione e successivamente ad impegnarsi per perseguire gli obiettivi che sono stati fatti propri.
Sono proprio queste le due dimensioni chiave, l’esplorazione e l’impegno che, a seconda del grado di completamento, determinano lo stato del soggetto in relazione al processo di formazione della propria identità.
Le fasi dello sviluppo sono quindi
1. Diffusione dell’identità (no esplorazione, no impegno)
2. Moratoria di identità (sì esplorazione, ancora no impegni)
3. Identità realizzata (sì esplorazione, sì impegni)
La quarta fase è quella in cui ci si può trovare se viene saltata la fase dell’esplorazione e vengono assunti degli impegni, a questo punto dettati da fattori esterni (es. la scelta di un corso di studi dettata dalla spinta dei familiari piuttosto che da interessi personali).
Il risultato può essere il fatto di essere destinati a vivere una vita distante da quella che si avrebbe voluto vivere.
4. Blocco di identità (no esplorazione, sì impegni)
Legami affettivi
Un buon sviluppo dell’identità scaturisce da un buon sviluppo dei legami affettivi.
I fenomeni affettivi si possono suddividere in
- Sentimenti: stato emotivo meno intenso ma molto duraturo duraturi
- Emozioni: stato emotivo molto intenso ma poco duraturo
- Umore: è uno stato emotivo mediamente duraturo, meno intenso delle emozioni e può essere positivo o negativo
Teorie sullo sviluppo dei legami affettivi
Le teorie sullo sviluppo dei legami affettivi che tanta importanza hanno nella definizione dell’identità delle persone si sono evolute dal pensiero di Freud, fondatore della psicanalisi, a quello di John Bowlby.
In mezzo merita menzione speciale l’esperimento dei macachi di Harlow che ha messo in discussione le teorie Freudiane ed ha dato il là alle riflessioni di Bowlby.
La teoria della libido di Freud
Secondo la teoria della libido di Freud in ogni individuo vi sono degli istinti primari denominate pulsioni.
Tra queste la pulsione sessuale che a livello psichico si esprime con il termine libido e che originerebbe da diverse parti del corpo dette zone erogene trovando soddisfacimento in diverse fasi della vita.
Le fasi dello sviluppo psicosessuale sono 5 e vanno dall’infanzia all’età adulta.
1. Fase orale - fino ad un anno
2. Fase anale - fino al secondo anno di vita
3. Fase fallica o epidica - terzo e quarto anno
4. Fase di latenza - da 5 ad 11 anni
5. Fase genitale o della pubertà - dai 12 anni
Secondo la teoria quando un individuo attraversa queste fasi esse non svaniscono ma restano nell’universo psichico della persona, si parla di fissazione, fermo restando che si tratta di stadi ai quali in momenti critici una persona può ritornare, ed allora si parla di regressione.
Teoria della libido - fase orale
Nel primo anno di vita il bambino non consce oggetti ma solo due stati, quiete e tensione.
La zona erogena è la bocca e scarica le tensioni con la suzione.
Teoria della libido - fase anale
Secondo anno di vita, il bambino acquisisce il controllo degli sfinteri e la zona erogena è quella anale.
Il bambino conosce tre stati affettivi, l’amore che si esprime producendo le feci per il compiacimento della figura materna, l’autoerotismo che si esprime trattenendole come gratificazione personale e l’aggressività che si esprime utilizzando le stesse feci per sporcare.
Teoria della libido - fase fallica
Terzo, quarto anno. La nuova zona erogena attraverso la quale si scarica la libido è quella dei genitali.
In questa fase i bambini scoprono la differenza tra maschi e femmine.
La presenza / assenza del pene innesca il cosiddetto complesso della castrazione che produce sui bambini l’avvicinamento alla figura paterna, per le bambine il volgere della sessualità verso la ricettività.
Teoria della libido - fase di latenza
Dai 5 agli 11 anni.
E’ una fase in cui la libido è silente e le attenzioni del bambino sono volte verso altre attività.
Il bambino intreccia le prime relazioni amicali ma è poco interessato a quelle con persone del sesso opposto.
Teoria della libido - genitale
Dopo i 12 anni.
Le attenzioni cominciano a spostarsi su un oggetto diverso da Sé e vengono cercate relazioni affettive e gratificazioni sessuali nei rapporti con altre persone.
Esperimento di Harlow
Verso la fine degli anni 50 lo psicologo statunitense Herry Harlow lavorò per dimostrare l’infondatezza della teoria predominante fino a quel momento, ovvero quella per la quale l’amore e l’affetto dei bambini nei confronti della madre erano diretta conseguenza dell’accudimento della madre in termini di bisogni primari.
Condusse una serie di esperimenti su cuccioli di macaco.
Li privò della figura materna ed in laboratorio ne creò due surrogati artificiali, uno prettamente meccanico ma in grado di dispensare latte e cibo, l’altro invece che non dispensava cibo ma che dal punto di vista delle sembianze era più simile alla figura materna per il fatto di essere ricoperto di morbida pelliccia.
Venne constatato che i macachi passavano la maggior parte del tempo nei pressi della scimmia meccanica ricoperta di pelliccia e si rivolgevano all’altra soltanto per ottenere cibo.
L’esperimento dimostra che
- Il legame madre-figlio non si crea e non si fonda soltanto su necessità fisiologiche
- Il contatto, l’accudimento e la protezione sono fondamentali per i neonati
- L’attaccamento e il tipo di accudimento determinano il comportamento futuro del cucciolo.
La teoria dell’attaccamento di Bowlby
Le posizioni critiche nei confronti del pensiero di Freud, anche sulla spinta del citato lavoro di Harlow, hanno portato a rivisitare le teorie riguardanti la natura del legame tra bambino e figura materna.
Di particolare importanza il lavoro dello psicologo Bowlby che ha sviluppato la teoria dell’attaccamento.
Secondo tale teoria il bambino ha una predisposizione biologica a creare un legame stabile e duraturo con una figura di attaccamento, una figura di riferimento che normalmente è la mamma.
All’inizio il bambino è capace di piangere e di aggrapparsi, dopo i primi mesi di vita però le attenzioni le rivolge in maniera prioritaria verso chi si prende cura di lui e impara ad utilizzare il pianto in maniera strumentale per attirarne l’attenzione.
Dal secondo anno il bambino è in grado di creare delle rappresentazioni di se stesso e del mondo che lo circonda, per cui
- Se avrà avuto come punto di riferimento una persona disponibile e pronta a soccorrere in suo aiuto allora vedrà se stesso come una persona degna di essere amata ed incoraggiata e vedrà gli altri come pronti a sostenerlo
- Se avrà avuto come punto di riferimento una persona viceversa poco disponibile il bambino sviluppa un’immagine di sé come persona non degna di essere amata e un’immagine degli altri come persone dalle quali non aspettarsi nulla.
L’esperimento “Strange Situation” di Ainsworth
Le teorie di Bowbly sono state sviluppate anche sperimentalmente ed una menzione speciale merita il lavoro della psicologa Ainsworth che, con un famoso esperimento detto “Strange situation”, individuò tre tipi di attaccamento e li mise in relazione con il rapporto avuto dal bambino con la figura di riferimento.
- Attaccamento di tipo sicuro
- Attaccamento insicuro / evitante
- Attaccamento insicuro / resistente