Test 5 (libro Genetica U1 e U2) Flashcards

1
Q

Cosa sono DNA e RNA?

A

DNA e RNA sono acidi nucleici costituiti da lunghe catene (o polimeri) di unità chimiche (monomeri) ripetute e legate tra loro, dette nucleotidi.

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2
Q

Descrivi il DNA

A

Un singolo filmaento di DNA è detto polinucleotide. Ogni nucleotide include 3 componenti: una base azotata, uno zucchero e un gruppo fosfato.
Il DNA è costituito da 4 diversi tipi di nucleotidi, che differiscono tra loro solo per la base azotata: adenina (A), citosina (C), timina (T) o guanina (G).

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3
Q

Descrivi i legami che tengono unito il DNA

A

Ogni filamento di DNA è costituito da nucleotidi uniti tramite un particolare legame covalente, detto fosfodiesterico.
Questo legame si forma tra il carbonio in posizione 5’ (carbionio 5’) di uno zucchero e il gruppo fosfato legato al carbonio in posizione 3’ (carbonio 3’) dello zucchero successivo: ne risulta pertanto che ogni filamento avrà a un’estremità il gruppo ossidrile (-OH) del carbonio 3’ e all’altra estremità il gruppo fosfato (–OPO3-) del carbonio 5’.
La struttura risultante da questa disposizione, detta scheletro zucchero-fosfato, si ripete per tutta la lunghezza del polinucleotide; da questo scheletro sporgono le basi azotate.

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4
Q

Descrivi il gruppo fosfato del DNA ed il suo ruolo.

A

Il gruppo fosfato ha un atomo di fosforo (P) al centro che ha una carica negativa e determina il carattere acido di questi polimeri.

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5
Q

Descrivi lo zucchero del DNA ed il suo ruolo.

A

Lo zucchero ha cinque atomi di carbonio, quattro nell’anello e uno posizionato esternamente rispetto al piano dell’anello: a un vertice della struttura si trova un atomo di ossigeno.
Nel DNA lo zucchero è il desossiribosio che, rispetto al ribosio (dell’RNA), ha un atomo di ossigeno in meno (l’atomo di carbonio in posizione 2’ è legato a un H, invece che a un gruppo -OH, come nel ribosio).
Il nome esteso del DNA è, dunque, acido desossiribonucleico, dove il termine “nucleico” ricorda la localizzazione del DNA nel nucleo delle cellule eucariote.

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6
Q

Descrivi la base azotata del DNA ed il suo ruolo.

A

La base azotata ha un anello costituito da atomi di azoto e carbonio, cui sono uniti vari gruppi funzionali.
A differenza del gruppo fosfato, che è acido, le basi azotate contengono un gruppo -NH che conferisce loro carattere basico, e si lega allo zucchero attraverso un legame glicosidico.
La loro struttura chimica è riconducibile a due tipologie: la timina (T) e la citosina (C) sono strutture ad anello singolo (esagonale) chiamate pirimidine; l’adenina (A) e la guanina (G) sono strutture più grandi, con un doppio anello (un esagono e un pentagono), chiamate purine.
Le stesse abbreviazioni possono essere usate per indicare le singole basi oppure i nucleotidi che le contengono.

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7
Q

Quali sono le differenze tra DNA e RNA?

A

Come indicato dal nome, l’acido ribonucleico (o RNA) è costituito dallo zucchero ribosio (Figura 6) che contiene un atomo di ossigeno in più rispetto al desossiribosio.
Un’altra differenza tra RNA e DNA è data dalla presenza nell’RNA, al posto della timina, di una base azotata chiamata uracile (U), che ha una struttura molto simile a quella della timina.
Il DNA ha un struttura a doppio filamento, l’RNA a singolo filamento.
Il dna si trova solo nel nucleo, l’RNA anche nel citoplasma.
Il dna è un depositario di informazione genetica,
RNA è un intermediario tra il dna e la costruzione di proteine specifiche.

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8
Q

Parlami dell’appaiamento delle basi azotate.

A

Ogni base ha gruppi funzionali laterali che tendono a formare legami idrogeno più facilmente solo con un partner appropriato.
L’adenina forma legami idrogeno con la timina, e la guanina con la citosina.
Usando le abbreviazioni: A si appaia con T e G con C; le basi complementari del DNA sono dunque A-T e G-C.
Adenina e timina formano due legami idrogeno, mentre citosina e guanina ne formano tre; questo rende il legame tra A e T più debole e più facile da spezzare rispetto a quello tra C e G.
Le due catene sono antiparallele (orientate in direzioni opposte): I due scheletri zucchero-fosfato sono orientati in direzioni opposte come è evidente dal capovolgimento dello zucchero nel filamento 3’-5° (a destra).

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9
Q

Qual’è modello della duplicazione del DNA è risultato essere valido? Spiegalo brevemente.

A

Secondo l’ipotesi di Watson e Crick, la cellula dovrebbe applicare lo stesso principio di complementarità quando duplica il proprio genoma.
I due filamenti di DNA originario si separano e ognuno di essi diventa uno stampo per l’assemblaggio di un filamento complementare a partire da una riserva di nucleotidi liberi disponibili.
I nucleotidi si allineano uno alla volta lungo il filamento stampo, seguendo la regola dell’appaiamento delle basi.
Appositi enzimi uniscono poi i nucleotidi formando il nuovo filamento di DNA.
Le nuove molecole, identiche alla molecola originaria, sono chiamate molecole “figlie”.

Il modello di Watson e Crick prevede che quando una doppia elica si duplica, ognuna delle molecole figlie sia costituita da un vecchio filamento, appartenente alla molecola originaria, e da uno nuovo.
Questo modello di duplicazione è noto come modello semiconservativo, perché in ogni molecola figlia viene conservata metà della molecola originaria.
È risultato essere valido.

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10
Q

Come comincia la duplicazione del DNA?

A

Il processo di duplicazione del DNA ha inizio in particolari siti, detti punti di origine della duplicazione (ori), che sono tratti di DNA con una caratteristica sequenza di nucleotidi, in corrispondenza dei quali gli enzimi si attaccano all’acido nucleico e separano i filamenti della doppia elica.
La duplicazione procede quindi in entrambe le direzioni, dando origine a bolle di duplicazione: i filamenti del DNA originario si dividono a mano a mano che i filamenti di nuova sintesi si allungano su entrambi i lati di ogni bolla.
All’estremità di ogni bolla si trova una forcella di duplicazione, ossia un primo tratto di DNA, a forma di Y, con i due filamenti originari separati.

Il cromosoma di E. coli, come molti altri cromosomi batterici, è circolare, e la duplicazione ha origine in un solo punto: si forma quindi un’unica bolla di duplicazione.
Il processo avanza in entrambe le direzioni fino a che l’intera molecola non viene duplicata.
Nel cromosoma di una cellula eucariote, invece, ci possono essere centinaia o perfino alcune migliaia di punti di origine, dai quali la duplicazione può partire simultaneamente.
Si formano così altrettante bolle, che finiscono per fondersi l’una con l’altra, accelerando in questo modo la copia delle lunghe molecole di DNA.

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11
Q

Spiega il complesso di duplicazione del DNA.

A

Nella duplicazione del DNA entrano in gioco numerosi enzimi e altre proteine: si parla pertanto di complesso di duplicazione.
Inizialmente, diversi tipi di proteine partecipano allo svolgimento della doppia elica (Figura 14).
L’elicasi è una proteina in grado di svolgere e di aprire la doppia elica in corrispondenza della forcella di duplicazione, utilizzando energia (proveniente dall’ATP) e rompendo i legami idrogeno tra le basi appaiate.
Per evitare che, a seguito del taglio, i due filamenti si ricongiungano, intervengono le proteine destabilizzatrici dell’elica, che mantengono distaccati i due filamenti.
Questo origina una torsione nei filamenti a monte della forcella, che aumenta man mano che avanza l’elicasi.
Quindi, entrano in gioco gli enzimi topoisomerasi, che tagliano i filamenti di DNA oltre la forcella, in modo che possano ruotare su se stessi, rimuovendo la torsione; in seguito, i filamenti sono ricuciti da altri enzimi.
A questo punto si è formata la forcella di duplicazione, un primo tratto di DNA con i due filamenti separati e rilassati (senza superavvolgimenti), e può avere inizio la sintesi dei filamenti complementari.
Tuttavia, gli enzimi che sintetizzano il DNA (chiamati DNA polimerasi) non sono in grado di dare inizio alla sintesi di un filamento, ma possono soltanto allungare un filamento esistente.
Per questo motivo un altro enzima, la primasi, sintetizza il cosiddetto innesco (o primer), un piccolo frammento di RNA costruito aggiungendo una alla volta 5-10 ribonucleotidi al filamento stampo di DNA.
II primer verrà eliminato e sostituito con DNA al termine della duplicazione.
Le DNA polimerasi possono aggiungere i nuovi nucleotidi solo all’estremità 3’ del filamento nascente e mai all’estremità 5’. Un filamento di DNA di nuova sintesi, quindi, può crescere esclusivamente nella direzione 5’ -> 3’.

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12
Q

Descrivi la DNA polimerasi.

A

Le DNA polimerasi sono enzimi molto grandi rispetto al DNA e lo avvolgono completamente al loro interno come una mano semiaperta, il cui palmo contiene il sito attivo dell’enzima, mentre le “dita” si ripiegano sulla molecola di DNA e riconoscono la conformazione delle quattro basi azotate.
Il DNA scorre all’interno di questo complesso.

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13
Q

Come funzionano in modo differente le duplicazioni dei due filamenti? Spiega ogni passaggio.

A

P.53 Esaminiamo più da vicino che cosa accade in corrispondenza di una delle due forcelle di duplicazione di una bolla, una volta avviato il processo.
La capacità della DNA polimerasi di allungare il filamento in una sola direzione fa sì che la sintesi proceda in modo diverso lungo i due filamenti stampo.
La duplicazione del filamento che ha l’estremità 3’ libera rivolta alla forcella di duplicazione (il filamento veloce) procede senza interruzioni partendo da un solo primer di RNA.
La duplicazione del filamento antiparallelo (il filamento lento) procede a ritroso e in modo discontinuo, per piccoli frammenti isolati, ciascuno dei quali necessita di un primer.
La DNA polimerasi III ha bisogno di un solo innesco, dopodiché si allunga speditamente verso il punto di biforcazione del DNA originario.
Rimane nella forcella di duplicazione di quel filamento stampo e aggiunge continuamente nucleotidi al filamento in formazione, a mano a mano che la forcella avanza.
Mentre la forcella si apre, l’estremità 3’ dell’altro filamento, invece, si allontana dal punto di biforcazione, creando uno spazio non duplicato sempre più esteso.
Per ovviare a questo, un’altra polimerasi del complesso di duplicazione sintetizza, uno alla volta, piccoli frammenti di DNA detti frammenti di Okazaki (dal biochimico giapponese che li scopri); al termine del proces-so, un altro enzima, detto DNA ligasi, unirà i frammenti l’uno all’altro, generando un’unica catena di DNA.
I frammenti di Okazaki sono sintetizzati aggiungendo un nuovo nucleotide all’estremità 3’ del nuovo filamento, come accade nel filamento veloce (la duplicazione, però, procede in direzione opposta).

La primasi sintetizza sul filamento lento più primer di RNA, ai quali la DNA polimerasi si lega per sintetizzare ciascun frammento di Okazaki.
Un’altra polimerasi (DNA pol I) rimuove i primer sostituendoli con nuovo DNA e lasciando un’interruzione tra due frammenti di Okazaki adiacenti; sarà poi la ligasi a legare a due a due le estremità adiacenti, e terminare così la sintesi del filamento lento.

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14
Q

Cos’è il telomero e che problematiche si associano a quest ultimo?

A

Un’altra conseguenza del fatto che le DNA polimerasi sono in grado di aggiungere nucleotidi solo all’estremità 3’ di un filamento preesistente è che le estremità 5’ dei filamenti stampo, nel caso di molecole lineari di DNA come quelle degli eucarioti, non possono essere duplicate.
Anche se una primasi sintetizza un primer che si appaia perfettamente all’estremità 5’ di un filamento, consentendo la sintesi di un frammento di Okazaki, non è possibile sostituire il primer con DNA, una volta che sia stato rimosso, perché non c’è alcuna estremità 3’ da cui la DNA polimerasi possa partire.
Per questo motivo, i filamenti di DNA degli eucarioti, e quindi i nuovi cromosomi, diventano più corti a ogni ciclo di duplicazione.
Ciononostante, l’informazione contenuta nei geni non viene compromessa, grazie alla presenza, a ciascuna estremità della molecola, di un ampio tratto di DNA chiamato telomero (Figura 19).
Si tratta di una breve sequenza (TTAGGG negli esseri umani), ripetuta moltissime volte, che non codifica per alcuna proteina, ma ha una funzione non meno importante: a ogni ciclo di duplicazione del DNA, i telomeri diventano un po’ più corti, mentre l’informazione contenuta nei cromosomi resta intatta.
Alcune ricerche suggeriscono che l’accorciamento progressivo dei telomeri sia connesso al processo di “invecchiamento” dei tessuti e, in generale, degli organismi.
Per impedire che i telomeri si accorcino troppo passando da una generazione all’altra di individui, nelle cellule della linea germinale (i gameti) è presente un enzima, la telomerasi, che ripristina la lunghezza dei telomeri utilizzando come stampo una sequenza di RNA presente all’interno dell’enzima stesso.
La telomerasi, di norma, è assente nelle cellule somatiche, ma si riattiva nelle cellule cancerose, dove può costituire un elemento che interferisce con il normale ciclo cellulare.

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15
Q

Cos’è la correzione di bozze?

A

L’accuratezza del processo di duplicazione del DNA garantisce che tutte le cellule somatiche di un organismo pluricellulare contengano la stessa informazione genetica e che le istruzioni in essa custodite vengano trasmesse da una generazione alla successiva.
La specificità dell’appaiamento delle basi non è sufficiente a garantire la corretta duplicazione del DNA.
Nella molecola di DNA completa, tuttavia, la sequenza dei nucleotidi è copiata con una frequenza di errore bassissima.
Ciò è dovuto al fatto che la stessa DNA polimerasi, durante il processo di du-plicazione, controlla via via ogni nucleotide appena aggiunto al filamento in formazione, e, prima di procedere nella sintesi, rimuove velocemente i nucleotidi appaiati in modo errato sostituendoli con quelli corretti.
Questo meccanismo è detto correzione di bozze.

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16
Q

Cosa succede quando l’appartamento sbagliato sfugge alla correzione di bozze?

A

In una piccola percentuale di casi, però, l’appaiamento sbagliato sfugge alla correzione di bozze; intervengono allora enzimi specifici, tra cui altre DNA polimerasi e ligasi, che riconoscono i nucleotidi fuori posto e li sostituiscono (riparazione delle anomalie di appaiamento).
I ricercatori hanno messo in luce l’importanza di questi enzimi di riparazione scoprendo che un difetto ereditario in uno di essi è associato a una forma di cancro al colon.
Sembra infatti che questo difetto faccia sì che gli errori che portano al cancro si accumulino nel DNA più velocemente del normale.

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17
Q

Come viene preservata l’informazione genetica del DNA?

A

La sequenza del DNA, in realtà, può subire modifiche anche dopo la duplicazione.
Per preservare l’informazione genetica codificata nel DNA sono necessari frequenti interventi di riparazione su diversi tipi di danni che possono compromettere il DNA esistente.
Le molecole di DNA, infatti, sono costantemente esposte all’azione aggressiva e potenzialmente dannosa di agenti fisici (come le radiazioni ad alta energia UV e X) o chimici (per esempio, i composti contenuti nel fumo del tabacco).
Inoltre, anche in condizioni normali, spesso le basi del DNA subiscono alterazioni chimiche spontanee.
Per questo motivo sono costantemente attivi alcuni sistemi di riparazione del DNA, sotto forma di enzimi che eliminano e sostituiscono i nucleotidi danneggiati prima che possano provocare una mutazione, quindi prima che la cellula si replichi nuovamente e trasmetta cosi lerrore alla generazione successiva.

18
Q

Spiega la riparazione per escissione e fai qualche esempio.

A

La maggior parte dei sistemi cellulari per la riparazione degli errori di appaiamento, siano essi dovuti alla duplicazione oppure ai danni subiti dal DNA, si avvantaggia della struttura a basi appaiate del DNA stesso.
In molti casi, un segmento del filamento danneggiato viene tagliato (escisso) da un enzima chiamato nucleasi, e la lacuna che ne risulta viene riempita di nucleotidi utilizzando il filamento non danneggiato come stampo; gli enzimi coinvolti nel riempimento sono una DNA polimerasi e una DNA ligasi.
Questo processo è chiamato riparazione per escissione.
Nelle cellule della nostra cute, un’importante funzione degli enzimi di riparazione consiste nel riparare i danni genetici causati dalla componente ultravioletta della radiazione solare.
Per effetto dell’esposizione ai raggi UV può accadere, per esempio, che due basi adiacenti di timina formino un legame covalente.
Questi dimeri di timina distorcono la molecola di DNA e interferiscono con la sua duplicazione.
Lo xeroderma pigmentoso è una malattia rara, per lo più causata da un difetto ereditario in un enzima coinvolto nella riparazione per escissione.
Gli individui affetti da questa malattia sono ipersensibili alla luce solare: le mutazioni cellulari indotte dalla radiazione ultravioletta non vengono riparate, e si sviluppa il cancro alla cute.

19
Q

Parla di genotipo e fenotipo.

A

Con le conoscenze che abbiamo acquisito sul DNA, possiamo fornire una definizione più precisa di genotipo e fenotipo di un organismo: il genotipo è l’informazione ereditaria contenuta nel suo DNA; il fenotipo corrisponde, invece, alle sue caratteristiche fisiche.
A livello molecolare, il collegamento tra genotipo e fenotipo è rappresentato dalle proteine.
Il DNA che un organismo eredita dai genitori (genotipo), infatti, specifica quali proteine devono essere sintetizzate, e in quale momento.
Il processo attraverso il quale il DNA “dirige” la sintesi delle proteine è chiamato espressione genica.

20
Q

Cos’è il dogma centrale della biologia molecolare?

A

Un gene non sintetizza direttamente una proteina: il suo compito, infatti, è quello di fornire le istruzioni sotto forma di RNA, che a sua volta dirige la sintesi proteica.
Questo concetto fondamentale fu denominato dogma centrale della biologia molecolare.
La serie di istruzioni parte dal DNA contenuto nel nucleo della cellula, è trasferita a una molecola di RNA ed è tradotta con la sintesi della proteina nel citoplasma.
Le due fasi principali del processo sono:
• la trascrizione, ovvero il trasferimento dell’informazione genetica dal DNA a una molecola di RNA
• la traduzione, cioè l’utilizzo dell’informazione contenuta nelI’RNA per costruire una proteina.

21
Q

Spiega l’affermazione “un gene - un polipeptide.

A

È l’ipotesi secondo la quale il compito di un gene è quello di contenere l’informazione per la produzione di un specifico polipeptide.

22
Q

Parlami del linguaggio chimico degli acidi nucleici.

A

Tanto il DNA quanto I’RNA sono polimeri costituiti da monomeri nucleotidici. Nel DNA troviamo quattro tipi di nucleotidi, che differiscono tra loro per le basi azotate (A, T, C e G): lo stesso vale per I ‘RNA, che però contiene l’uracile (U) al posto della timina (T).
La Figura 22 mostra una piccola regione di un gene in una molecola di DNA.
Ciascun gene consiste normalmente di centinaia o migliaia di nucleotidi che compaiono in una precisa sequenza lineare, caratterizzata da un inizio e da una fine.
Il filamento di colore rosa, posto sotto il particolare del DNA ingrandito, rappresenta il risultato della trascrizione: una molecola di RNA, costituita a sua volta da una sequenza di basi azotate.
La trascrizione non implica, quindi, un cambiamento di linguaggio (che rimane quello degli acidi nucleici).
Le basi azotate dell’RNA sono complementari a quelle presenti sul filamento di DNA: questa caratteristica dipende dal fatto che I’RNA è stato sintetizzato usando il DNA come stampo.

23
Q

Spiega cos’è e come avviene la traduzione.

A

La catena di colore viola in basso nella Figura 22 rappresenta il risultato della traduzione, ovvero della conversione del linguag gio degli acidi nucleici nel linguaggio dei polipeptidi.
Come gli acidi nucleici, anche i polipeptidi sono polimeri, ma i monomeri che li compongono sono i 20 amminoacidi comuni a tutti gli organismi.
Anche in questo caso, l’informazione è scritta in una sequenza lineare, e la sequenza dei nucleotidi della molecola di RNA indica l’esatta sequenza degli amminoacidi del polipeptide.
In questo modo, ‘RNA funge da messaggero che trasporta l’informazione genetica proveniente dal DNA. Questo tipo di molecola di RNA viene chiamato per questo mRNA, o RNA messaggero.
Durante la traduzione avviene, però, un cambiamento di linguaggio, dalla sequenza di nucleotidi dell’RNA alla sequenza di amminoacidi del polipeptide: in che modo?
Ricordiamo che il DNA e ‘RNA contengono soltanto quattro tipi diversi di nucle-otidi: questi quattro nucleotidi devono in qualche modo specificare 20 amminoacidi.

Supponiamo che nel DNA ogni parola in codice consista di una tripletta, cioè che ogni combinazione di tre basi consecutive codifichi per un amminoacido.
Ci sarebbero allora 64 (cioè 4ª) possibili parole in codice, più che sufficienti per specificare 20 amminoacidi. Le triplette di basi sono dunque le “parole” più brevi, di lunghezza uniforme, in grado di specificare tutti gli amminoacidi.
In realtà, il numero di triplette è tale che a ogni amminoacido può corrisponderne più di una. Per esempio, le triplette AAT e AAC codificano entrambe per lo stesso amminoacido (leucina).
Gli esperimenti hanno confermato che il flusso di informazioni dal gene alla proteina è effettivamente basato su un codice a triplette: le istruzioni genetiche per la sequenza ammi-noacidica di una catena polipeptidica sono scritte nel DNA e nell’RNA come una serie di parole di tre lettere, dette codoni.
Come si vede nella Figura 22, i codoni del DNA sono trascritti nei codoni complementari dell’RNA, i quali sono poi tradotti negli amminoacidi che formano un polipeptide.

24
Q

Quali sono le regole del codice genetico?

A

Il codice genetico consiste di una serie di regole che stabiliscono la corrispondenza tra i codoni dell’RNA e gli amminoacidi delle proteine.
Soltanto 61 dei 64 co-doni codificano per amminoacidi.
Gli altri 3 codoni (eviden-ziati in rosso) non specificano alcun amminoacido, ma sono i codoni di arresto (o di stop) che segnalano la fine della traduzione.
La tripletta AUG (in verde) ha una doppia funzione: codifica per l’amminoacido metionina (Met) e può anche fornire il segnale che indica l’inizio del messaggio corrispondente a una catena polipeptidica.
Nel codice genetico c’è ridondanza (la presenza di più triplette di basi per uno stesso amminoacido), ma non ambiguità.
Per esempio, sebbene i codoni UUU e UUC specifichino entrambi la fenilalanina (ridondanza), nessuno dei due codifica per altri amminoacidi (nessuna ambiguità).
A ciascuna tripletta di RNA corrisponde una tripletta complementare sul DNA.

Il codice genetico è universale, in quanto è condiviso da tutti gli organismi, dai batteri fino alle piante e agli animali più complessi.
Ciò suggerisce che esso si sia evoluto in tempi molto antichi nella storia della vita ed è un’ulteriore testimonianza dell’origine di tutti i viventi da un antenato comune.

25
Q

Esercizio di traduzione (con libro)

A

Come esercizio di traduzione del codice genetico, consideriamo il segmento di DNA costituito da 12 nucleotidi della Figura 24.
Suddividendo la sequenza di nucleotidi in triplette e usando le regole dell’appaiamento delle basi (con U al posto di T nell’RNA), vediamo che il codone TAC del DNA viene trascritto nel corrispondente codone AUG dell’RNA, che contiene la seguente informazione: «inserire Met come primo amminoacido nel polipeptide». La seconda tripletta del DNA, TTC, prescrive di posizionare nell’RNA il codone AAG, che codifica per il secondo amminoacido, la lisina (Lys).
Il processo può continuare in questo modo finché non viene raggiunto un codone di arresto.

26
Q

Spiega come avviene dettagliatamente la trascrizione.

A

Nelle cellule eucariote, la trascrizione, ovvero il trasferimento dell’informazione genetica dal DNA all’mRNA, avviene nel nucleo, mentre nelle cellule procariote si verifica direttamente nel citoplasma.
Una molecola di mRNA viene trascritta a partire da uno stampo di DNA, attraverso un processo simile a quello che ha luogo durante la duplicazione del DNA (Figura 25).
Tuttavia, nella trascrizione solo uno dei due filamenti di DNA di ogni gene, il filamento stampo, viene trascritto.
Come nella duplicazione, i due filamenti di DNA devono prima di tutto separarsi nel punto in cui il processo inizia.
L’inizio della trascrizione è determinato da una speciale sequenza di DNA chiamata promotore (o primer). Un promotore è uno specifico sito cui si lega ‘RNA polimerasi, l’enzima che guida la trascrizione, e che indica da dove partire e quale dei due filamenti della doppia elica di DNA deve essere usato come stampo.
I nucleotidi dell’RNA (o ribonucleotidi), quindi, vengono posizionati dall’RNA polimerasi uno alla volta lungo il filamento stampo di DNA, e formano legami idrogeno con le sue basi azotate.
I ribonucleotidi seguono la stessa regola di appaiamento delle basi complementari che vige nella duplicazione del DNA, salvo che ad appaiarsi con A è U invece di T.
L’enzima di trascrizione RNA polimerasi, rappresentato nella figura dalla sagoma grigia sullo sfondo, provvede quindi a legare tra loro i ribonucleotidi.

27
Q

Spiega i passaggi del processo di trascrizione di un intero gene procariote.

A

(negli eucarioti il processo è sostanzialmente analogo)
Lungo il DNA, specifiche sequenze di nucleotidi segnano i punti di inizio e di arresto della trascrizione di ciascun gene.

  1. Nella prima fase (inizio), I’RNA polimerasi si unisce al promotore sul DNA e inizia la sintesi dell’RNA.
  2. Nella seconda fase (allungamento), I’RNA si allunga; mentre la sintesi prosegue, il filamento di RNA si separa dal DNA stampo, i cui filamenti possono così appaiarsi nuovamente lungo il tratto già trascritto.
  3. Infine, nella terza fase (terminazione), I’RNA polimerasi raggiunge una sequenza di basi sul DNA stampo, detta sequenza di terminazione, che segnala la fine del gene. Al termine del processo ‘RNA polimerasi si stacca sia dall’RNA sia dal gene, e risulta libera per catalizzare un’altra trascrizione.

Oltre a produrre I’RNA che codifica per le sequenze amminoa-cidiche (mRNA), la trascrizione determina la sintesi di altri due tipi di RNA coinvolti nell assemblaggio dei polipeptidi (tRNA e ERNA).

28
Q

Che cos’è e che funzione ha l’mRNA?

A

L’RNA ottenuto dalla trascrizione è chiamato RNA messaggero (mRNA), perché trasmette l’informazione genetica dal DNA al dispositivo di traduzione della cellula.
L’RNA messaggero viene trascritto a partire dal DNA stampo e il suo messaggio viene poi tradotto, nel citoplasma, in catene polipeptidiche.
Nelle cellule procariote, che sono prive di nucleo, trascrizione e traduzione avvengono entrambe nel citoplasma.
Nelle cellule eucariote, invece, le molecole di mRNA necessarie per la traduzione devono uscire dal nucleo attraverso i pori nucleari e trasferirsi nel citoplasma, dove è situato l’apparato per la biosintesi dei polipeptidi.
Negli eucarioti, prima di lasciare il nucleo, gli mRNA vengono modificati, o elaborati, in vario modo.
Un tipo di elaborazione consiste nell’aggiunta di un breve “cappuccio” a un’estremità, formato da un unico nucleotide G, e di una lunga coda all’altra estremità, che contiene da 50 a 250 nucleotidi di adenina.
Il cappuccio e la coda non saranno tradotti in una sequenza amminoacidica, infatti servono a facilitare l’esportazione dell’mRNA dal nucleo, lo proteggono dall’attacco degli enzimi cellulari e promuovono il suo legame con i ribosomi.

29
Q

Che cos’è e come funziona lo splicing dell’RNA?

A

Gli eucarioti necessitano anche di un altro tipo di elaborazione dell’RNA perché, nella maggior parte dei geni, la sequenza di DNA che codifica per i polipeptidi non è continua.
Nelle piante e negli animali i geni includono di solito regioni intermedie non codificanti, chiamate introni.
Le regioni co dificanti, ossia le parti del gene che saranno poi espresse come amminoacidi, sono chiamate invece esoni.
Come mostra la Figura 27, all’atto della trascrizione sia gli esoni sia gli introni sono copiati dal DNA nell’RNA. Tuttavia, prima che I’RNA lasci il nucleo, gli introni sono rimossi mentre gli esoni si uniscono producendo una molecola di mRNA con una sequenza codificante continua.
Le brevi regioni non codificanti adiacenti al cappuccio e alla coda sono considerate rispettivamente parti del primo e dell ultimo esone.
Questo processo di “taglia e cuci”’ è detto splicing.
Nella maggior parte dei casi, lo splicing dell’RNA è catalizzato da un complesso di proteine e di piccole molecole di RNA, ma a volte sono gli stessi trascritti di RNA a catalizzare il processo. In altre parole, I’RNA spesso può funzionare come un enzima che rimuove i propri introni.

30
Q

Descrivi l’apparato che coinvolge la traduzione.

A

La sintesi dei polipeptidi prosegue a questo punto con il processo di traduzione, che coinvolge un apparato molto più complicato rispetto alla trascrizione e costituito da vari componenti:
• I’RNA di trasporto (tRNA), un altro tipo di molecola di RNA:
• i ribosomi, gli organuli nei quali avviene la traduzione, costituiti da proteine e da un tipo di RNA detto RNA ribosomiale (rRNA)
• enzimi e altri fattori proteici
• fonti di energia chimica, come l’ATP.

31
Q

Che ruolo hanno le molecole di tRNA durante la traduzione?

A

La traduzione di un messaggio da una lingua all’altra richiede un interprete, ossia qualcuno in grado di riconoscere le parole e convertirle in un’altra lingua.
La traduzione del messaggio contenuto nell’mRNA richiede un “interprete molecolare”.
TRNA di trasporto (tRNA), che converte le parole di tre lettere (i codoni) dell’mRNA nelle parole di una sola lettera (gli amminoacidi) delle proteine.
Nel citoplasma di una cellula pronta a eseguire la traduzione è presente una fornitura completa di amminoacidi, ricavati dal cibo o prodotti a partire da altre sostanze chimiche.
Gli amminoacidi, però, non sono in grado di riconoscere da soli i codoni lungo ‘RNA messaggero.
È dunque compito delle molecole di tRNA abbinare gli amminoacidi giusti ai rispettivi codoni, così da sintetizzare il nuovo polipeptide.
Per svolgere questo compito, le molecole di tRNA devono:
• unirsi agli amminoacidi giusti, tra quelli presenti nel cito-plasma;
• riconoscere sull’ mRNA i codoni corrispondenti a ciascun amminoacido;
• interagire con i ribosomi.

32
Q

Descrivi la struttura del tRNA.

A

Come mostra la Figura 28, una molecola di tRNA è formata da un singolo filamento di RNA che consiste di circa 80 nucleotidi.
Avvolgendosi e ripiegandosi su se stesso, il tRNA forma alcune regioni a doppio filamento, nelle quali brevi segmenti di RNA appaiano le proprie basi azotate a quelle complementari di un altro segmento della stessa molecola, grazie alla formazione di legami idrogeno intramolecolari.
A un’estremità ripiegata della molecola, un’ansa a singolo filamento contiene una tripletta di cruciale importanza, chiamata anticodone.
Ogni anticodone del tRNA è infatti complementare a un particolare codone dell’mRNA, al quale si appaia durante la traduzione per mezzo di legami idrogeno.
All’altra estremità della molecola di tRNA si trova invece il sito di legame per l’amminoacido.
La rappresentazione semplificata (a destra nella figura) mette in evidenza le due parti fondamentali della molecola di tRNA, l’anticodone e il sito di legame per l’amminoacido.
Sebbene tutte le molecole di tRNA siano simili, ogni amminoacido ha il proprio tRNA, leggermente diverso dagli altri, al quale si lega grazie a un enzima specifico chiamato enzima attivante.
Il legame mediato dall’enzima richiede una molecola di ATP come fonte di energia.
Il complesso amminoacido-tRNA che ne risulta può quindi aggiungere il proprio amminoacido alla catena polipeptidica in via di formazione, per mezzo dei ribosomi, le strutture cellulari direttamente coinvolte nella sintesi delle proteine.

33
Q

Che cosa sono e che ruolo hanno i ribosomi?

A

I ribosomi, organuli situati nel citoplasma della cellula che coordinano il funzionamento di mRNA e tRNA, eseguono materialmente l’assemblaggio dei polipeptidi.
Un ribosoma consiste di due subunità, una maggiore e una minore, ciascuna formata da proteine e da un tipo di RNA detto RNA ribosomiale (rRNA).
La subunità maggiore è composta da tre diversi RNA e da 45 molecole proteiche differenti; la subunità minore, invece, ha al suo interno una molecola di tRNA e 33 molecole proteiche diverse.
Le due subunità sono unite solo quando i ribosomi svolgono la sintesi proteica.
La Figura 29A, a pagina seguente, mostra la forma e la grandezza relativa delle subunità ribosomiali, nonché la posizione relativa dell’mRNA, del tRNA e del polipeptide in formazione durante la traduzione.

Ogni ribosoma ha un sito di legame per I’mRNA e tre siti di legame per il tRNA (Figura 29B); ogni tRNA carico slitta da un sito all’altro:
• sito A (o amminoacidico), il sito di attacco dell’anticodone del tRNA al corrispondente codone dell’mRNA;
• sito P (o peptidico), il sito di legame per l’amminoacido trasportato dal tRNA, che viene ceduto alla catena polipeptidica in formazione:
• sito E (dall’inglese exit site), il sito di distacco per il tRNA, scarico del suo amminoacido e pronto a tornare nel citoplasma.

Nella Figura 29C vediamo invece come le molecole di tRNA occupano questi tre siti: le subunità del ribosoma agiscono come una morsa, tenendo vicine le molecole di tRNA e di mRNA, permettendo quindi agli amminoacidi di unirsi tra loro e formare una catena polipeptidica.

34
Q

Quali sono le differenze tra ribosomi eucarioti e procarioti?

A

I ribosomi sono componenti cellulari di tutti gli organismi, ma, mentre nelle cellule procariote si trovano soltanto liberi nel citoplasma, in quelle eucariote possono essere anche legati al reticolo endoplasmatico ruvido.
I ribosomi dei batteri e degli eucarioti sono molto simili dal punto di vista funzionale, ma quelli degli eucarioti sono leggermente più grandi e hanno composizione diversa.
Queste differenze vengono sfruttate a fini terapeutici: alcuni antibiotici riescono a disattivare i ribo-somi dei batteri, lasciando inalterati quelli eucariotici.
Questi farmaci, come la tetraciclina e la streptomicina, sono utilizzati per combattere le infezioni batteriche.

35
Q

Descrivi la fase iniziale della traduzione

A

Nella fase di inizio, I’mRNA entra in contatto con un tRNA che porta il primo amminoacido e avviene l’attacco delle due subunità del ribosoma.
La molecola di mRNA trascritta a partire dal DNA stampo è più lunga rispetto al messaggio genetico che contiene; le sequenze di nucleotidi poste a entrambe le estremità della molecola non fanno parte del messaggio, ma facilitano il legame dell’mRNA con il risoboma.
Il processo di inizio ha la funzione di stabilire esattamente dove ha inizio la traduzione, assicurando che i codoni dell’mRNA siano tradotti nella corretta sequenza di amminoacidi.
La fase di inizio avviene in due tappe (Figura 30).
Una molecola di mRNA si unisce alla subunità ribosomiale più picco-la, mentre uno speciale tRNA di partenza si lega al codone di inizio AUG, a livello del quale incomincia la traduzione delI’mRNA.
Il tRNA di partenza possiede l’anticodone UAC, che trasporta l’amminoacido metionina (Met); il primo amminoacido di una catena polipeptidica è sempre la metionina, ma non tutte le proteine la conservano, poiché spesso viene rimossa enzimaticamente dopo la traduzione.
A questo punto, la subunità ribosomiale maggiore si unisce a quella minore, formando un ribosoma funzionale.
Il tRNA di partenza scorre nel sito P del ribosoma, e il sito A, ancora vuoto, scorre verso il secondo codone dell’mRNA, dove è pronto per accogliere il successivo tRNA legato all’amminoacido corrispondente.

36
Q

Descrivi la fase di allungamento della traduzione.

A

Una volta completata la fase di inizio, nuovi amminoacidi sono aggiunti al primo amminoacido della sequenza, uno alla volta, secondo un processo di allungamento che si svolge ciclicamente in tre tappe, grazie all’azione della subunità maggiore:
1. riconoscimento del codone
2. formazione del legame peptidico
2. traslocazione del tRNA.
L’mRNA può spostarsi attraverso il ribosoma in una direzione soltanto, con l’estremità 5’ in testa (o, equivalentemente, il ribosoma si muove in direzione 5° -> 3’ lungo I’mRNA).
Il ciclo di allungamento, nei bat-teri, richiede meno di un decimo di secondo, e si ripete un amminoacido dopo l’altro, fino al completamento del polipeptide.

37
Q

Descrivi la fase di terminazione della traduzione.

A

L’allungamento continua finché nel sito A del ribosoma giunge un codone di arresto (UAA, UAG o UGA) che interrompe la traduzione (fase di terminazione).
In corrispondenza del codo-ne di arresto nel sito A si lega una proteina, chiamata fattore di rilascio, che interrompe il legame tra il tRNA nel sito P e l’ultimo amminoacido del polipeptide (Figura 32): il polipeptide completo si stacca e abbandona il ribosoma, le cui subunità si separano di nuovo.
Ogni polipeptide, poi, si avvolge e si ripiega assumendo una configurazione tridimensionale che costituisce la sua struttura terziaria, che dipende dalla sequenza degli amminoacidi.
Quando si uniscono diversi polipeptidi, la proteina assume anche una caratteristica struttura quaternaria (come accade, per esempio, per l’emoglobina e per gli anticorpi).
Al termine della sintesi, una sequenza specifica di amminoacidi della proteina, detta sequenza segnale, indica la sua de-stinazione, che può essere uno degli organuli cellulari oppure il reticolo endoplasmico.

38
Q

Cosa sono le mutazioni genetiche?

A

Grazie alla scoperta delle modalità con cui i geni sono tradotti nelle proteine, gli scienziati sono riusciti a descrivere in termini molecolari molti disturbi e malattie ereditarie.
Ogni variazione nella sequenza nucleotidica del DNA è chiamata mutazione.
Le mutazioni possono interessare regioni estese di un cromosoma, o soltanto una coppia di basi, e quindi un solo gene (come nel caso dell’anemia falciforme).
Queste ultime, dette mutazioni puntiformi, si possono classificare entro due categorie generali: la sostituzione di una base e l’inserzione o delezione di una base.

39
Q

Cosa sono, quali sono e come funzionano le mutazioni puntiformi?

A

Nella sostituzione, un nucleotide viene scambiato con un altro.
Per esempio, nella Figura 35A, A sostituisce G nel quarto codone dell m RNA. Quale effetto può avere una sostituzione?
A causa della ridondanza del codice genetico alcune sostituzioni non hanno alcun effetto. Se una mutazione provoca nelI’mRNA la trasformazione di un codone GAA in GAG nella proteina che si formerà non avremo alcun cambiamento, perché GAA e GAG codificano entrambi per lo stesso amminoacido (Glu) (vedi Figura 23).
Una mutazione di questo tipo viene definita silente.
Le mutazioni di senso, invece, introducono nel polipeptide un amminoacido diverso, come nell’esempio della Figura 35A (Ser al posto di Gly).
Alcune mutazioni di senso hanno effetti di poco conto sulla proteina risultante; altre, tuttavia, la modificano in modo tale da impedirne il corretto funzionamento (è il caso dell’emoglobina mutata nell’anemia falciforme).
Se poi la sostituzione di una base converte un codone che codifica per un amminoacido in un codone di arresto, il risultato è un polipeptide più corto del normale, spesso non funzionale (mutazioni di non senso).
Le mutazioni che comportano l’inserzione o la delezione di uno o più nucleotidi in un gene hanno spesso effetti molto nocivi.
Poiché durante la traduzione I’mRNA è letto come una serie di triplette di nucleotidi (codoni), l’aggiunta o la sottrazione può alterare il quadro di lettura (il raggruppamento delle triplette) del messaggio.
Tutti i nucleotidi “a valle” dell’inserzione o della delezione vengono infatti raggruppati in codoni diversi da quelli originali (Figura 35B) dando luogo, nella maggior parte dei casi, alla formazione di un polipeptide non funzionale.

40
Q

Come funziona la trasmissione delle mutazioni?

A

Una mutazione può verificarsi in qualsiasi cellula del nostro corpo, che, da quel momento, la trasmetterà alle cellule figlie per divisione cellulare.
Se la mutazione avviene in cellule somatiche (tutte le cellule a esclusione dei gameti) è detta somatica e non potrà essere ereditata dalla prole dell’individuo che ha subito la mutazione.
Soltanto una mutazione germinale, ovvero che interessa le cellule della linea germinale, da cui derivano i gameti, o cellule riproduttive, verrà ereditata dalla prole e sarà presente in tutte le sue cellule.

41
Q

Parla della mutagenesi e dell’evoluzione.

A

La produzione di mutazioni, detta mutagenesi, può avvenire a causa di errori durante la duplicazione o la ricombinazione del DNA (mutazioni spontanee), oppure a causa di particolari agenti fisici o chimici, detti mutageni.
In natura, esistono mutageni fisici come le radiazioni ad alta energia, tra cui la luce ultravioletta e i raggi X, e diversi mutageni chimici, incluse sostanze chimiche simili a normali basi di DNA, ma che si appaiano in modo errato.
Pur essendo di solito dannose, le mutazioni possono anche essere estremamente utili.
La straordinaria diversità che caratterizza i viventi è il prodotto di mutazioni casuali del loro genoma, passate al vaglio della selezione naturale.