Telencefalo Flashcards

1
Q

Che cosa è il telencefalo?

A

è rappresentato da due emisferi telecenfalici, da tutti chiamati emisferi cerebrali (ma è un aggettivo meno appropriato); perciò l’emisfero telecenfalico è pari. Ma esiste anche il telencefalo impari.

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2
Q

Come si sviluppa il telencefalo?

A

dalla vescicola prosencefalica, impari e che è posta più distalmente, si stacca e si forma una vescicola pari, una dx e una sx, e resta una porzione impari tra queste compresa; chiaramente le cavità sono tutte intercomunicanti, quelle delle vescicole laterali con quelle della vescicola mediana. Quindi, come conseguenza del processo della vescicolazione secondaria, dalla vescicola prosencefalica si formano: una vescicola impari mediana, la vescicola diencefalica, da cui deriva il diencefalo adulto, e una vescicola pari, la vescicola telencefalica; ma tra le vescicole telencefaliche resta una parte di telencefalo impari. Perciò il telencefalo è pari, cioè l’emisfero telencefalico, e impari, cioè la parte mediana che interconnette nell’adulto i due emisferi (ricordiamo come parti impari sono già state descritte in talamo e ipotalamo). In particolare, il telencefalo impari contribuisce a delimitare nella maggior parte della sua parete anteriore il III ventricolo, che perciò, anche se usualmente è denominato come vescicola diencefalica, non è interamente delimitato da diencefalo; inoltre nel delimitare il III ventricolo c’è anche un contributo del mesencefalo. Dall’immagine si vede come questo ventricolo
comunica con ciascuno dei ventricoli laterali, che si trovano nella vescicola telencefalica; quindi il ventricolo laterale è l’unico ad essere pari, poiché uno a dx e uno a sx. Seconda una convenzione, quello dx è il I e quello sx è il II: ciò si spiega con la numerazione dei ventricoli dal I al IV in senso supero-inferiore.

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3
Q

Cosa è la curvatura della vescicola telencefalica?

A

all’inizio abbiamo la vescicola telencefalica con uno sviluppo diverso rispetto a quello delle altre vescicole, poiché queste ultime sono quasi allineate e disposte in senso longitudinale; poi avvengono delle curvature, già presenti in senso sagittale. È come se a livello della vescicola mesencefalica si compie una sorte di movimento di flessione, per cui il mesencefalo si viene a trovare non solo distalmente rispetto al metencefalo, ma piega anche un po’ in avanti; invece gli emisferi telencefalici hanno la forma di un tubo sviluppato in senso sagittale. Quindi, in questa immagine mentre tutte le altre vescicole sono viste in sezione longitudinale, perciò si vede la loro successione dall’alto in basso o viceversa, la vescicola telencefalica è sviluppata in senso sagittale, perciò sezionata di trasverso; in pratica della vescicola telencefalica una parte viene verso l’osservatore e l’altra parte va verso il senso opposto. Supponendo che l’immagine sia una visione anteriore, si vedono un tubo a dx e uno a sx, entrambi tubi lineari, sviluppati su un piano sagittale; ogni tubo presenta due estremità, una anteriore e una posteriore.
A 5 mesi non è più un tubo, poiché esso si è piegato in due parti, ma non uguali: se così fosse stato, la parte superiore e la parte inferiore avrebbero avuto la stessa lunghezza. Invece si piega in maniera che 2/3 del tubo restino superiormente e 1/3 resti inferiormente. È un tubo che non è più rettilineo, ma diventa un tubo incurvato in cui si descrive una parte superiore, un angolo e una parte inferiore; questa piega del tubo avviene su un piano sagittale. Perciò in seguito a questa curvatura considerando il telencefalo in divenire in tutto il suo insieme, si ha una perdita della forma tubulare, poiché è aumentata la sua altezza. L’emisfero assume la forma più che di una emisfera di un emiovoide/ emielissoide, che ha un asse maggiore sagittale (come ce l’aveva il tubo, ma ha cambiato la sua forma), un polo anteriore (piccolo polo) e un polo posteriore (grosso polo). È importante notare come il polo anteriore dell’emisfero corrisponda al polo anteriore del tubo (non cambia tra prima e dopo la curvatura), invece il polo posteriore dell’emisfero non corrisponde più al polo posteriore del tubo, perché adesso il “primitivo” polo posteriore corrisponde all’estremità anteriore della parte inferiore, perciò il “nuovo” polo posteriore dell’emisfero corrisponde all’angolo acuto formatosi tra la parte superiore e la parte inferiore (cambia tra primo e dopo la curvatura).
Tra le due parti derivate dal tubo, cioè tra la superficie inferiore del segmento superiore e la superficie superiore del segmento inferiore, rimane una fessura; perciò nell’emisfero abbiamo una superficie superiore, che corrisponde alla superficie superiore del tubo e che si trova in parte superiormente e in parte inferiormente, e una superficie inferiore, che si trova in parte inferiormente nel segmento superiore e in parte superiormente nel segmento inferiore. Quindi si hanno superfici che si affrontano e che delimitano una fessura, la fessura laterale, che è pari, una nell’emisfero di sx (quello che si vede nell’immagine precedente) e una nell’emisfero di dx. Le superfici che prospettano questa fessura sono superfici inferiori del segmento superiore e superfici superiore del segmento inferiore; essendo la fessura laterale stretta, queste superfici non si vedono, tuttavia diventano visibili se si allarga la fessura.

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4
Q

L’emisfero telencefalico come è delimitato?

A

notiamo la parte superiore con uno sviluppo sagittale e la parte inferiore con uno sviluppo obliquo, poiché si porta verso il basso, ma non arriva fino all’estremità. L’emisfero (in realtà emielissoide) è incompleto, perché manca della parte anteriore; perciò non giace su un unico livello: nella parte anteriore si trova su un livello superiore rispetto che nelle parti intermedia e posteriore. Infatti la parte anteriore deriva dal segmento superiore, le parti intermedia e
posteriore derivano dal segmento inferiore.

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5
Q

La superficie superolaterale dell’emisfero telencefalico come è delimitata?

A

Nell’emisfero si descrive una superficie superolaterale che è convessa in ogni direzione sia in senso antero-posteriore sia in senso supero-inferiore sia in senso laterolaterale; perciò su questa superficie convessa si adatta la superficie interna concava della emivolta cranica. L’aggettivo “superolaterale” si spiega proprio con la convessità della superficie; nell’immagine di prima bidimensionale (una planimetria) ci appare piana, ma, essendo in realtà convessa verso di noi, guarda lateralmente nella parte inferiore, ma man mano che si procede verso l’alto guarda sempre di più in alto, fino a guardare superiormente quando si arriva al piano sagittale mediano.
Questa superficie superolaterale è delimitata da margini.
• Il margine superiore o superomediale è convesso verso l’alto e termina anteriormente con il polo anteriore o frontale e posteriormente con il polo posteriore o occipitale; questo margine separa la faccia superolaterale di un lato dalla sua faccia mediale. La faccia superolaterale è convessa, la faccia mediale è verticale, piana e disposta su un piano sagittale, perciò si parla di un emisfero; la faccia mediale di un lato è in rapporto con la faccia mediale dell’altro lato, quindi unendo i due emisferi si ottiene un ellissoide. Ma tra i due emisferi si trova la fessura interemisferica, che contiene una piega della dura madre, la grande falce o falce cerebrale; perciò di fatto non esiste alcun rapporto diretto tra queste due superfici mediali, poiché con “piega” intendiamo una serie di membrane connettivali e di spazi connettivali: superficie mediale di un lato > pia madre > spazio subaracnoideo > aracnoide > spazio subdurale > dura madre (asse centrale di questa piega) > spazio subdurale > aracnoide > spazio subaracnoideo > pia madre > superficie mediale dell’altro lato. Quindi tra le due superfici mediali i rapporti sono indiretti.
• Il margine inferiore o inferolaterale separa la faccia superolaterale dalla faccia inferiore o base dell’encefalo. È anch’esso teso tra il polo anteriore e il polo posteriore ed è piuttosto irregolare, poiché consta di una parte anteriore che corrisponde circa a un 1/3 e di una parte posteriore che corrisponde circa a 2/3; tra le due parti si forma un angolo acuto ben evidente, l’angolo inferiore, che corrisponde all’estremità anteriore della fessura laterale, formatasi in seguito al ripiegamento del tubo e che continua ad essere presente anche nell’emisfero adulto, dove diventa la scissura o solco laterale. Sulla superficie superolaterale dell’emisfero ci sono una serie di solchi, presenti anche su tutte le altre superfici; ma questi solchi sono profondi non più di 2-3 mm: sono superficiali, cioè intaccature lineari della superficie dell’emisfero, ed essendoci qui la corteccia cerebrale diventano solchi della corteccia; inoltre i solchi sono delimitati da margini. Ma il solco laterale, che deriva dalla fessura laterale, non è un vero e proprio solco (nonostante si utilizzi sempre questo termine), poiché è molto più profondo e delimitato non da regioni contigue di corteccia cerebrale ma da superfici estese, bidimensionalmente rivestite da corteccia: c’è una corteccia superiore e una corteccia inferiore che si affrontano delimitando la fessura laterale; inoltre queste superfici che delimitano la fessura laterale sono esterne (anche se apparentemente nascoste e visibili solo con una divaricazione), quindi rivestite da pia e tra le quali si insinua spazio subaracnoideo, infatti si forma una cisterna (sviluppata nelle tre dimensioni, anche se qui è piuttosto appiattita, quindi bidimensionale), che non è presente a livello degli altri solchi, dove lo spazio subaracnoideo si approfonda di meno, formando invece regioni lineari nella volta della cavità cranica, i fiumi di spazio subaracnoideo.
L’angolo acuto, che corrisponde all’estremità anteriore della fessura laterale, è ben evidente e si forma perché il segmento anteriore decorre sagittalmente e il segmento inferiore incomincia con una curva a convessità anteriore, che corrisponde al “primitivo” polo posteriore del tubo; adesso corrisponde ad un terzo polo (che si aggiunge al polo anteriore e al “nuovo” polo posteriore), il polo inferiore. Vedremo come questa parte dell’emisfero si chiama lobo temporale; perciò è fondamentale correlare l’anatomia dell’encefalo con l’anatomia della cavità neurocranica. Infatti il margine inferolaterale separa la faccia superolaterale dalla faccia inferiore o base dell’encefalo, che è in rapporto con la superficie superiore della base del neurocranio; la regione che appartiene al lobo frontale è in rapporto con la corrispondente metà della fossa neurocranica anteriore; invece il lobo temporale, situato più indietro e più in basso rispetto al lobo frontale, è in rapporto con la corrispondente metà della fossa neurocranica media, che rispetto alla fossa neurocranica anteriore è situata indietro e più in basso ed è più profonda. La posizione delle due fosse testimonia la differente posizione dei due lobi dell’encefalo. Poi c’è la fossa neurocranica posteriore che è ancora più posteriore e più bassa, ma essa non ha rapporto con l’emisfero ma con il tronco encefalico e con il cervelletto. In conclusione, le parti anteriore e intermedia dell’emisfero hanno rapporto con la base, la parte posteriore non ha rapporto con la base, poiché tra essa e la base si interpongono tutte le parti derivate dal romboencefalo e parte del mesencefalo.

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6
Q

la superficie inferiore dell’emisfero telencefalico come è delimitata?

A

La superficie inferiore è quindi divisibile in una porzione anteriore, una intermedia e una
posteriore.
La prima è posta su un piano più alto rispetto alla porzione intermedia ed è in rapporto con la
corrispondente parte laterale della fossa neurocranica anteriore, data dalla parte orbitaria dell’osso
frontale, per cui questa porzione prende anche il nome di lobo frontale;
La porzione intermedia, risulta ben riconoscibile in presenza del romboencefalo, mentre, previa
rimozione dello stesso, appare in diretta continuità con la parte posteriore. Prende il nome di lobo
temporale, essendo in rapporto con la parte laterale della fossa neurocranica media, una fossa
profonda, denominata anche fossa temporale poiché delimitata dall’osso temporale, anche se alla
sua formazione partecipa anche il corpo e la grande ala dello sfenoide.
Ciascun lobo temporale sporge verso il basso, delimitando con il suo versante mediale la fossa
interpeduncolare. Essa viene chiamata così perché contiene i peduncoli cerebrali del mesencefalo,
anche essi facenti parte della fossa, ma in realtà ciò che la rende veramente profonda sono proprio
i lobi temporali. Essi terminano con una porzione conosciuta come polo infero-laterale, nel tubo
neurale rappresenta il primitivo lobo posteriore, prima che esso inizi i suoi cambiamenti morfologici.
La porzione posteriore è visibile in seguito alla rimozione del romboencefalo. Risulta lievemente
concava e pianeggiante e non ha andamento orizzontale ma è come se convergesse sul piano
sagittale mediano, incontrandosi con la controlaterale e assumendo così la forma di un tetto che
riproduce la struttura del tentorio del cervelletto. Questa superficie, assieme alla superficie
superiore del cervelletto, ad essa complementare, delimita la fessura trasversa.
La superficie inferiore è separata dalla
supero-laterale mediante il margine inferolaterale
che inizia dal polo anteriore e al
limite tra la superficie inferiore del lobo
frontale e il polo occipitale. Presenta
un’incisura a partire dalla quale si prolunga
formando un angolo acuto, aperto in avanti,
per cui nel primo tratto decorre anteroposteriormente
e dopo l’angolo torna indietro per poi fare un giro in maniera da circoscrivere il polo anteriore del lobo,
continuando arriva con decorso orizzontale e
leggermente obliquo in alto e indietro, al polo posteriore (occipitale).
Il margine infero-mediale invece non è continuo, ma è presente solo nel terzo anteriore, laddove
separa la faccia mediale dalla faccia inferiore del lobo frontale (parte frontale) e nel terzo
posteriore, laddove separa la faccia inferiore dalla faccia mediale del lobo occipitale (parte
occipitale), se fosse stato continuo il telencefalo non sarebbe stato continuo con il diencefalo e il
mesencefalo.

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7
Q

Che cosa è la fessura?

A

implica una separazione profonda in cui, in questo caso, si insinua il tentorio del cervelletto, così come nella fessura inter-emisferica si insinua la grande falce,
quindi rappresenta una separazione tra grosse parti di encefalo. Differentemente, scissure e solchi
possono servire come separazione, ma non sono profondi, possono anche essere delle intaccature,
delle incisure.

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8
Q

Come è delimitata la superficie mediale del telencefalo?

A

è una superficie pianeggiante delimitata superiormente dal margine supero-mediale, che va dal polo
frontale al polo occipitale, e inferiormente dal
margine mediale, divisibile in una parte
anteriore e una posteriore, uno frontale
difficile da individuare poiché arrotondato, e
uno occipitale, più marcato.
È meno estesa delle altre poiché
insensibilmente trapassa nelle altre superfici,
soprattutto nella la superficie inferiore.
Il taglio condotto per liberare questa
superficie è un taglio sagittale mediano che interessa tutte le parti impari e mediane, tra le quali il
corpo calloso (in sezione appare come una striscia piuttosto spessa disposta sul piano sagittale,
anche se un po’ incurvata in modo da formare una concavità rivolta verso il basso). Dal momento
che è stato sezionato, è possibile parlare di un emi-corpo calloso, una lamina piuttosto spessa, la
cui altezza è di circa un cm, il suo sviluppo in senso antero-posteriore è di circa 10 cm, mentre lo
sviluppo in larghezza è minimo, di qualche millimetro, poiché corrisponde alla fessura
interemisferica.
Le fibre che formano il corpo calloso sono molto numerose, essendo esso abbastanza voluminoso e
nell’immagine sono state tutte sezionate poiché hanno andamento latero-laterale, dirigendosi da
un emisfero all’altro, laddove esso “emerge” (termine inteso come origine apparente).
La concavità inferiore del corpo calloso, nella sua porzione intermedia, è in rapporto con il corpo
del fornice, anche esso concavo verso il basso. Queste curvature fanno pensare ad una c capovolta
e derivano dal processo di ripiegamento del tubo neurale, sono infatti curve consensuali.

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9
Q

Come è formato il fornice del telencefalo?

A

Il fornice forma quasi un cerchio e consta di una parte posteriore pari, la gamba del fornice,
spostata lateralmente e posteriormente al talamo, quando poi si porta alla superficie superiore
dello stesso, le due gambe convergono in una porzione impari, che si chiama corpo del fornice ed è
localizzato in posizione mediana, quindi risulta sezionato nell’immagine. A questo livello il corpo del
fornice forma la volta del terzo ventricolo.
Il fornice, quindi, superiormente è in rapporto con il tronco del corpo calloso, esiste una fusione tra
queste strutture, ma dal momento il corpo calloso è più largo del corpo del fornice, sporge
partecipando anche esso alla formazione della volta del terzo ventricolo. Arrivato, poi, a livello del
polo anteriore del talamo cambia direzione e si piega verso il basso continuandosi con la colonna
del fornice, che delimita anteriormente il foro interventricolare di Monro, mediante il quale il terzo
ventricolo è in comunicazione con il ventricolo laterale. Chiaramente nel delimitare questo foro,
pari, è necessario che i due fornici si allontanino, di fatti, uno piega verso destra e uno verso
sinistra, quindi la struttura diviene nuovamente pari.
L’ultimo tratto della colonna del fornice si svolge nell’ipotalamo, da questa poi hanno origine i
nuclei che formano il corpo mammillare, quindi le fibre che costituiscono il fornice nascono da una
porzione dell’archicorteccia, che prende il nome di ippocampo, e terminano nei nuclei mammillari
dell’ipotalamo. Queste fibre vengono indicate come fibre ippocampo-mammillari e creano un
collegamento rientrante in un circuito che coinvolge ippocampo, ipotalamo e talamo, importante
nelle funzioni cognitive, soprattutto nella memoria di fissazione.
Corpo calloso e fornice, seppur in fusione tra loro, non devono essere considerati come unità, poiché
le fibre del primo decorrono in senso latero-laterale, e quindi nell’immagine sono sezionate
trasversalmente, mentre quelle del secondo in senso antero-posteriore e sono state sezionate
longitudinalmente.
Quando poi si giunge all’estremità anteriore della volta del terzo ventricolo, corpo calloso e fornice
divergono: il primo continua portandosi in avanti, mentre il secondo piega in basso. Viene a
formarsi, così, uno spazio di forma pressocchè triangolare compreso tra la superficie inferiore del corpo calloso e la colonna del fornice, occupato da una lamina sottile e pari (anche se fusa sul piano
sagittale mediano con la controlaterale) che prende il nome di setto pellucido.

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10
Q

Quale è la struttura degli emisferi telencefalici?

A

La sezione passante per la parte superiore degli emisferi :a tale livello i due emisferi sono
completamente separati dalla fessura interemisferica
(poiché in questo caso è continua), si vede la sostanza
grigia (in questo caso si tratta di neocorteccia) che si
trova quindi in superficie, avente uno spessore uniforme (2-3 mm) che testimonia una struttura uniforme ben visibile ad occhio nudo, forma solchi spesso poco profondi, in alcuni casi anche solchi più profondi tramite introflessioni della corteccia, e circonvoluzioni a livello delle cui convessità la corteccia tende ad avere un’altezza maggiore.
Abbiamo quindi corteccia cerebrale all’esterno e
sostanza bianca all’interno; ma è presente anche
sostanza reticolare, anche se nessuno la descrive.
La regione bianca spesso è detta “sostanza bianca sottocorticale”,
quando in realtà è subito all’interno della corteccia e non al di sotto, e si chiama centro semiovale.
È un centro pari, localizzato quindi nell’emisfero di destra e nell’emisfero di sinistra.
Osservando una sezione orizzontale di flechsing che interessa l’emisfero cerebrale
piuttosto in basso, in posizione equidistante tra il
margine supero-mediale e quello infero-laterale. In
questa sezione si osserva: il talamo (si può notare
come telencefalo e diencefalo siano in continuità), si
osserva il III ventricolo che è poco sviluppato in
senso latero-laterale essendo invece sviluppato in
senso sagittale e verticale, a lato del talamo c’è una
formazione bianca detta capsula interna posta
quindi al limite tra telencefalo e diencefalo, vediamo
anche delle masse grigie, una davanti al talamo ,una
lateralmente al talamo, che costituiscono i nuclei
della base.

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11
Q

Cosa delimita la presenza dei gangli della base?

A

La presenza dei nuclei/gangli della base fa sì che la sostanza bianca venga ad essere suddivisa in lamine, o
meglio capsule, composte da fibre a decorso longitudinale (alcune scendono, altre salgono) che
superiormente sono in continuità col corrispondente centro semi-ovale.
Il centro semi-ovale si chiama così perché in sezione ha la forma di un ovale, ma quando dobbiamo
descrivere una parte di un organo lo facciamo riferendoci alla sua forma tridimensionale e non ad una
sezione orizzontale. Siccome la sostanza bianca che costituisce il centro semi-ovale (detta anche sostanza
bianca sotto-corticale) si trova internamente alla corteccia (quindi sopra, davanti, dietro e sotto ai nuclei
della base), la forma del centro semi-ovale può essere messa in evidenza rimuovendo tutta la corteccia
(decorticando l’emisfero), ottenendo un emisfero che in superficie presenta sostanza bianca (si tratterebbe
comunque di un emisfero più piccolo, poiché privo di qualche millimetro di porzione corticale). Per cui, in
conclusione, la forma del centro semi-ovale è la stessa dell’emisfero, cioè un emi-ellissoide, che sezionato
orizzontalmente e in alto appare semi-ovale, invece sezionato più un basso appare incompleto, cioè un
semi-ovale al cui interno sono presenti nuclei.

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12
Q

Quali sono le capsule presenti nel telencefalo?

A
Particolarmente vistosa è la capsula interna che segna il limite con il diencefalo, ponendosi tra talamo e
nucleo lenticolare (posto a lato del talamo). Ci sono anche altre capsule più sottili (le seguenti).
Lateralmente al nucleo lenticolare c’è un nucleo che appare come una striscia essendo appiattito e
laminare (detto claustro), separato dal nucleo lenticolare per mezzo della capsula esterna.
Lateralmente al claustro c’è un’altra striscia detta capsula estrema.
Quindi la presenza delle capsule nella sostanza bianca è legata alla presenza dei nuclei della base; nella
sezione di sinistra non si osservano capsule poiché è stata condotta sopra i nuclei della base. Infatti anche
nella sezione di destra, anteriormente o posteriormente rispetto i nuclei della base la sostanza bianca continua ad essere centro semi-ovale.
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13
Q

Abbiamo una neocorteccia nel telencefalo?

A

Nella maggior parte dei lobi la corteccia che si osserva è quella indicata come neocorteccia, termine che
riflette considerazioni di ordine filogenetico, si chiama anche “isocorteccia” perché presenta in linea di
massima una struttura omogenea. A prescindere dalla funzione (es. area motoria, sensitiva o associativa), la
struttura e quindi la circuiteria è la stessa, e di conseguenza lo sarà anche la modalità di funzionamento. Lo stesso vale per la corteccia del cervelletto: la circuiteria è la stessa, a prescindere che si parli di vestibolospino- o cerebro-cervelletto; ma mentre i circuiti alla base del funzionamento del cervelletto sono abbastanza semplici (solo due tipi di afferenze, cioè fibre muscoidi e rampicanti, pochi tipi neuronali e un solo tipo di neuroni proiettivi cioè i neuroni di Purkinje), quelli propri della corteccia telencefalica sono più complessi (6 strati, decine di neurotipi differenti).

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14
Q

Abbiamo una archicorteccia nel telencefalo?

A

Si nota invece una archicorteccia (dal nome si comprende come questa sia filogeneticamente più antica) in regioni piuttosto circoscritte della superficie dell’emisfero (solo in parti limitate di alcuni lobi). Andando a ritroso lungo la filogenesi, si scopre che in specie inferiori la quantità di corteccia è relativamente più scarsa, ed è tutta del tipo archicorteccia; per cui la neocorteccia si è aggiunta con la filogenesi, divenendo
particolarmente abbondante nell’uomo. L’archicorteccia differisce dalla neocorteccia (chiamata per questo “allocorteccia”) poiché presenta diversi gradi di struttura, si va da una molto semplice (solo 3 strati di neuroni) ad una più complicata in cui gli strati aumentano (da 4 a 5 strati di neuroni). Diventa quasi
possibile seguire l’evoluzione della corteccia, facendo riferimento all’aumento del numero degli strati,
poiché molto importante è la stratificazione nei centri di integrazione. Nessun centro di integrazione
all’infuori della neocorteccia possiede così tanti strati.

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15
Q

Quale è la struttura della corteccia cerebrale?

A
Si organizza in 6 strati che procedendo dalla superfici in profondità sono: 
• Strato molecolare
• Strato granulare esterno
• Strato piramidale esterno
• Strato granulare interno
• Strato piramidale interno
• Strato pleomorfo
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16
Q

QUali sono i principali tipi di neuroni presenti negli strati della corteccia cerebrale?

A

Sono presenti due tipi principali di neuroni:
1 neuroni piramidali -> si trovano negli strati
piramidali esterno (3° strato) e interno (5° strato), e
sono gli unici neuroni proiettivi quindi del primo tipo
di Golgi, il cui assone lungo nasce dal polo interno del
neurone e con andamento longitudinalmente va verso l’interno per raggiungere la sostanza bianca (elemento corticifugo: in uscita dalla corteccia). Ha
somiglianze strutturali con il neurone piriforme della corteccia cerebellare. Le dimensioni delle
cellule variano, è infatti una popolazione eterogenea, infatti i neuroni piramidali del 5° strato sono
più grandi e formano efferenze che escono dalla corteccia cerebrale, mentre quelli del 3° strato
sono più piccoli e formano efferenze che escono da un’area di corteccia per andare in un’altra area
rimanendo quindi all’interno (neurone proiettivo che stabilisce un’associazione tra aree corticali
distinte)
2. granuli -> se ne conoscono 20 tipi (anche se i dati sono sicuramente non sufficienti), sono neuroni
del secondo tipo di Golgi quindi si tratta di interneuroni, e comprendono tutti i tipi neuronali della
corteccia tranne quelli piramidali. Stabiliscono associazioni, visibili particolarmente bene con la
tecnica di Weigert (resorcina-fucsina basica) che mette in evidenza i prolungamenti nervosi, per mezzo di prolungamenti
verticali (associazioni tra strati diversi della corteccia) e prolungamenti orizzontali (uniscono
neuroni di uno stesso strato).

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17
Q

Come avviene la suddivisione in lobi?

A

Per individuare i lobi servono quindi
dei solchi più o meno profondi, detti
solchi primari o interlobari, tra i quali
è compreso anche il solco laterale che non è un solco, ma un derivato della fessura che si forma in seguito
al ripiegamento del tubo telencefalico su se stesso, infatti qui riusciamo a vedere il primitivo tubo neurale
che ha perso la forma di tubo piegandosi e aumentando di dimensioni (soprattutto in senso verticale).
L’immagine raffigura la superficie supero-laterale dell’emisfero sinistro, si osservano 4 distinti lobi: lobo
frontale , lobo parietale , lobo temporale e lobo occipitale.
I solchi interlobari separano i lobi, ma ci sono altri solchi che si trovano sulla superficie di ciascun lobo
(solchi secondari o intralobari) che separano tra loro le circonvoluzioni.

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18
Q

Quali sono i solchi primari degli emisferi cerebrali?

A

• Scissura centrale (di Rolando) -> questa scissura è detta “centrale” non perché divide la superficie
supero-laterale dell’emisfero in due parti, ma perché origina dal punto medio del margine superomediale
e poi scende sulla faccia supero-laterale con obliquità rivolta in basso e in avanti, arrivando
alla scissura laterale senza raggiungerla. Questa scissura separa il lobo frontale (avanti) dal lobo
parietale (dietro).
- Scissura laterale (di Silvio) -> decorre sulla faccia supero-laterale quasi orizzontalmente dall’avanti
all’indietro, e separa il lobo frontale e parietale (sopra) dal lobo temporale (sotto). Va chiamata
“fessura” poiché non è separata da margini poco profondi come nei solchi, ma è delimitata da
superfici, infatti allontanando il lobo temporale dai due soprastanti si possono riconoscere superfici
esterne che prospettano l’esterno ma che non si vedono poiché poste sul fondo della fessura
laterale (si tratta della superficie superiore del lobo temporale, e della superficie inferiore dei lobi
frontale e parietale).
Il lobo frontale presenta una superficie che corrisponde al terzo anteriore della superficie anterioreinferiore
dell’emisfero telencefalico, che non è in rapporto con il lobo temporale poiché è situata
davanti ad esso ed entra in rapporto con la base.
Il lobo parietale presenta una superficie inferiore poco estesa, poiché la fessura laterale ad un certo
punto termina continuando come un normale solco. Di conseguenza Il limite tra lobo parietale e
lobo temporale oltre questa fessura, lo si traccia attraverso una linea immaginaria che decorre
orizzontalmente (lievemente obliqua) diretta in dietro verso un altro solco primario (il successivo).
Quindi il limite tra lobo parietale e temporale è dovuto in parte alla fessura laterale e in parte alla
linea immaginaria che congiunge l’estremità posteriore della scissura laterale con il solco parietotemporo-
occipitale.
• Solco parieto-temporo-occipitale -> non è presente per tutta la sua estensione (manca soprattutto
nella parte superiore), separa i lobi parietale e temporale (avanti) dal lobo occipitale (dietro),
decorre parallelamente al solco centrale (obliquo dall’alto in basso e dall’indietro in avanti). Se il
solco non è presente (o lo è in modo incompleto), il margine infero-laterale e supero-mediale
presentano delle piccole incisure che, se unite con una linea, rivelano l’ipotetica posizione della
scissura.

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19
Q

In una norma inferiore del telencefalo cosa vediamo?

A
la superficie inferiore del lobo
frontale che rappresenta solo
la superficie in rapporto con la fossa
neurocranica anteriore (un’altra
parte della superficie inferiore è in
rapporto con il lobo temporale nella
fessura laterale);
1 il lobo parietale non è visibile
perché la sua superficie inferiore
prospetta interamente la fessura
laterale e il lobo temporale ne
impedisce la visione;
2 la superficie inferiore del lobo
temporale  che è in rapporto
con la fossa temporale della fossa
neurocranica media, ed è quella che
si osserva nella norma inferiore
dell’encefalo;
3 la superficie inferiore del lobo
occipitale  che con quella del temporale forma un’unica superficie non mostrando alcun
segno di divisione (il limite infatti lo si stabilisce per mezzo di un’incisura sul margine infero-laterale 
che permette di tracciare una linea immaginaria ad andamento latero-mediale, detta “linea
temporo-occipitale”); c’è poi la superficie inferiore di un altro lobo.
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20
Q

Dalla auperficie mediale del telencefalo cosa vediamo?

A

vediamo il punto medio del margine superomediale
definito come punto di repere per separare sulla faccia
supero-laterale il lobo parietale dal lobo frontale, infatti da questo discende la scissura centrale, la quale sulla faccia mediale non si prolunga (ma in alcuni casi lo fa per poco) facendo mancare un limite tra lobo frontale e parietale sulla superficie mediale, ma anche in
questo caso va tracciata una linea (detta “linea centrale”) che corrisponde al prolungamento sulla faccia mediale della scissura centrale.
È possibile vedere un’altra scissura incompleta (“scissura parieto-temporo-occipitale”) che unisce
un’incisura sul margine supero-mediale con un’incisura sul margine infero-mediale, in questo modo si
separano lobo parietale e temporale (avanti) dal lobo occipitale (dietro).
A queste si aggiunge la scissura limbica che compie quasi un cerchio completo (poiché si interpone la
scissura laterale), decorre intorno e parallelamente al corpo calloso (davanti, sopra e dietro) prolungandosi
poi inferiormente intorno e parallelamente all’ippocampo. Separa, sulla faccia mediale, un lobo posto in parte al di dietro e in parte al di sotto rispetto al lobo frontale, che poi continua al di sotto del lobo
parietale, poi davanti al lobo occipitale, e infine sopra al lobo temporale. Questo lobo delimitato da tutti gli
altri lobi (che quindi lo circondano) si chiama lobo limbico (arancione), ed è per questo visibile solo sulla
faccia mediale.
Riepilogando:
1 nella faccia mediale si osservano il lobo frontale, parietale, occipitale, temporale e limbico
2 nella faccia supero-laterale si osservano il lobo frontale, parietale, occipitale e temporale
3 nella faccia inferiore si osservano il lobo frontale, temporale e occipitale

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21
Q

Che cosa è il lobo dell’insula?

A

l’emisfero telencefalico di sinistra in
visione laterale sinistra, nello specifico sopra si può osservare il momento del ripiegamento e sotto il ripiegamento avvenuto. C’è una porzione di corteccia cerebrale (lobo dell’insula) che si
trova al centro tra il lobo frontale, parietale e temporale (quindi in corrispondenza della fessura laterale); questa porzione completa il suo sviluppo nelle fasi iniziali, per cui mentre la corteccia dei lobi circostanti continua ad accrescersi, questa regione non si accresce più diventando sempre più profonda come se fosse una depressione sulla superficie supero-laterale.
Inoltre con l’accrescersi degli altri lobi, questa superficie finisce col ridursi progressivamente finché queste superfici venendo in contatto non la rendono più visibile (lobo frontale e parietale la sovrastano dall’alto, il lobo temporale la sovrasta dal basso).
Nella sezione frontale dell’emisfero si vede la profondità della scissura laterale, si osservano il lobo temporale con la sua superficie superiore e il lobo frontale con la sua superficie inferiore che prospettano la scissura laterale, al fondo della quale si vede il lobo dell’insula. Quest’ultimo rappresenta quindi il sesto lobo, nascosto perché coperto
dagli opercoli (coperchi) frontale superiore-anteriore,
parietale superiore-posteriore, e temporale inferiore.

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22
Q

Esiste un 7 lobo ?

A

Quasi dappertutto si trova neocorteccia (ad esempio nel lobo parietale e nel lobo occipitale), invece in alcune regioni limitate del lobo frontale, del lobo temporale, del lobo limbico e del lobo dell’insula esiste archicorteccia. Alcuni individuano nell’emisfero cerebrale un settimo lobo, che invece di essere un lobo anatomico è un lobo diffuso, cioè localizzato in parte nei lobi provvisti di archicorteccia, e prende il nome di lobo piriforme o olfattivo.

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23
Q

Il nervo intermedio possiede oltre alla sensibilità generale anche la sensibilità speciale?

A

Si, perché c’è la sensibilità gustativa dato che il nervo tende ad innervare la superficie superiore della lingua
nei 2/3 anteriori. Sullo stesso territorio ci sono le ghiandole linguali che ricevono la S.V. generale ma è di poco conto.

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24
Q

Lo spazio subpiale è virtuale o reale?

A

È presente tra la pia e la glia limitante ed è rappresentato principalmente da plessi sanguigni. Secondo alcuni la pia è intimamente associata ai tessuti nervosi e quindi lo spazio è assente (un po’ come periostio e dura madre). Questo concetto non è corretto perché esternamente c’è la glia (lamina) limitante quindi non c’è un intimo rapporto con l’encefalo ed inoltre ancora più esternamente alla glia c’è proprio uno spazio reale in cui risiedono i vasi (arteriole e venule dei plessi). La apparente “fusione” della pia è dato proprio dall’elevato numero di vasi che attraversano lo spazio subpiale, passano cioè la pia madre sia in un direzione sia nell’altra. Lo spazio subpiale è inteso dunque come reale (spessore circa 20 micron), con sviluppo notevole su tutta la superficie, è situato infatti su tutta la superficie dell’encefalo e del midollo spinale, nonché subito in profondità alla pia.

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25
Q

Il lobo frontale da quali facce è visibile?

A

Faccia supero-laterale in cui ci sono le circonvoluzioni frontali supero-lat.
- Faccia mediale in cui c’è la circonvoluzione frontale mediale
- Faccia inferiore che prospetta la scissura laterale e che prospetta la norma inferiore. Presenta le
circonvoluzioni frontali inferiori.

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26
Q

Cosa notiamo sulla superficie supero-laterale del lobo frontale?

A

Nella superficie supero-laterale sono
presenti, come scissure principali, la
scissura laterale e la scissura centrale.
La scissura laterale è il limite inferiore
del lobo frontale (sulla faccia superolaterale)
e termina vicino al lobo
parietale. Più profonda della centrale.
Vedendo la scissura centrale si può notare come ci siano altre due scissure intralobari, parallele a
quest’ultima sia anteriormente che posteriormente che delimitano la circonvoluzione pre-centrale e postcentrale
e per questo si chiamano scissura pre-centrale e scissura post-centrale. La presenza di queste due
circonvoluzioni, che decorrono oblique, una anteriore ed una posteriore, devono guidare all’individuazione
della scissura centrale che le separa.
Le circonvoluzioni della superficie supero-laterale del lobo frontale sono:
- Circonvoluzione pre-centrale= all’incirca verticale e parallelo al solco centrale che la distingue dalle
altre (sagittali).
- Circonvoluzione frontali supero-laterale superiore, media e inferiore che sono delimitati dai solchi
superiore e inferiore, disposti sagittalmente; le separazioni non sono complete, per cui i solchi
tracciano il limite e laddove il solco manca bisogna immaginarne il prolungamento.

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27
Q

Quale è l’importanza dei solchi?

A

Alla nascita non ci sono solchi ma
gradualmente si formano prima i solchi
principali che sono quelli meno variabili e
poi ulteriori solchi che aumentano, se pur
di poco, la superficie complessiva in un
ambiente ‘rigido’.
I solchi sono fondamentali per la divisione
delle varie aree e per localizzare le diverse
funzioni della corteccia cerebrale; il
telencefalo rispetto al cervelletto presenta
un numero di solchi esiguo che rendono la
superficie del cervelletto notevolmente
maggiore rispetto alla superficie del
telencefalo.
Esistono patologie in cui non si formano i solchi. Solitamente i principali si formano sempre mentre gli altri
possono non formarsi. Si parla di encefalo liscio o Lissencefalia ed è una condizione patologica che però
non causa disturbi degni di nota per quanto riguarda tutte le capacità del soggetto. Sono infatti conservate
tutte le funzioni della corteccia cerebrale (motilità, sensibilità e funzioni psichiche). Tramite radiografia si
può osservare la malformazione. Risulta quindi asintomatica oppure i sintomi sono così lievi da non causare
disturbo. La variazione di superficie quindi non è un problema.

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28
Q

Cosa è visibile sulla superficie mediale del lobo frontale?

A

Sulla superficie mediale del lobo frontale è visibile una circonvoluzione meno estesa in altezza (rispetto alla
superficie supero-laterale) perché è un lobo che si arresta quando incontra il solco limbico. Il lobo frontale
si trova dunque al di sopra del lobo limbico: il limite è inferiore nella parte superiore, posteriore nella parte
intermedia e superiore nell’ultima parte; il solco infatti ha andamento convesso verso l’alto. Si incontra
difficoltà nel calcolare il limite posteriore, poiché dietro al lobo frontale è presente il lobo parietale mentre
non è presente il solco centrale. Il solco centrale tuttavia è individuabile per la presenza, al centro del
margine supero mediale, di una piccola incisura: da qui il solco centrale scende sulla faccia supero laterale
mentre generalmente non scende sulla faccia mediale. È presente quindi una circonvoluzione piuttosto
tozza, definita ‘lobulo’. Nella faccia mediale potrebbe non esserci il solco centrale quindi è necessario
prolungarla per dividere posteriormente il lobo frontale e parietale.

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29
Q

quALE è LA DIFFERENZA TRA CIRCONVOLUZIONE E GIRO?

A

Circonvoluzione, lobulo e giro sono tre sinonimi. Tuttavia, mentre il termine circonvoluzione rispecchia a tutto tondo l’andamento (circolare ma anche irregolare), il termine giro è semplicistico, nonché in uso dagli autori Anglo Americani; lobulo può essere un termine accettabile. L’importante è usare sempre lo stesso termine dando preferenza al termine circonvoluzione che è più esaustivo.

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30
Q

Quali sono le circonvoluzioni tra lobo frontale e mediale?

A

La circonvoluzione paracentrale è presente sulla faccia mediale, appartiene dunque sia al lobo frontale sia
al parietale; non essendoci sulla faccia mediale la scissura centrale non si può dividere nettamente questa
circonvoluzione. Per questo motivo si prolunga la scissura centrale sulla faccia mediale, dividendo la
circonvoluzione paracentrale in una circonvoluzione anteriore (appartenente al lobo frontale) e una
posteriore (appartenente al lobo parietale).
La circonvoluzione frontale mediale, la circonvoluzione pericallosa e il corpo calloso sono tre parti
dell’encefalo parallele e vanno dall’esterno all’interno (vedere l’immagine di sopra).
Le circonvoluzioni frontali mediali comprendono la circonvoluzione frontale mediale e la parte frontale del
lobulo paracentrale.
Le circonvoluzioni frontali inferiori sono difficili da definire con precisione perché l’andamento dei solchi è
irregolare e dunque il numero delle circonvoluzioni varia (secondo alcuni 5 o 6).
Vengono anche definite orbitarie perché sono in rapporto (siamo nella parte laterale della fossa
neurocranica anteriore) con la parte orbitaria dell’osso frontale; definita orbitaria perché la stessa parte
forma la fossa neurocranica anteriore con la superficie superiore, mentre con la superficie inferiore forma
la volta dell’orbita.
Sono presenti altre circonvoluzioni frontali inferiori: una parte della faccia inferiore del lobo frontale non è
visibile perché coperta dal lobo temporale, dunque per osservarla bisogna allontanare i due lobi (frontale e
temporale).
Nella regione del lobo frontale vicina al solco laterale si localizzano regioni della corteccia frontale che non
sono neocorteccia. Qui c’è archicorteccia e si può associare al settimo lobo che non è nettamente distinto quindi viene definito lobo diffuso.

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31
Q

Dove si trova il lobo parietale e quali circonvoluzioni ci sono?

A

il lobo parietale confina con la sua superficie supero-laterale con il lobo temporale nella regione che confina
con la scissura laterale e confina con il lobo occipitale tramite la linea parieto-temporo-occipitale.
Le circonvoluzioni sono:
-Circ. post-centrale ascendente/verticale
-Circ. parietali supero-laterali superiore e inferiore che sono separate da un solco sagittale.
Dall’immagine si possono evidenziare in relazione alla scissura laterale, al solco sagittale di
separazione e al solco post-centrale. (solchi importanti per individuare le aree funzionali del
telencefalo)
-Circ. parietali mediali sono 2: lobulo paracentrale (parte posteriore) e circ. parietale mediale.
-Circ. parietali inferiori sono quelle che
prospettano la scissura laterale. Questa
scissura divide la superficie superiore del
temporale e la superficie inferiore del lobo
parietale. Non si dice un numero preciso
perché c’è una certa variabilità, così come
per le frontali inferiori.
Solitamente, queste aree di cui si sa poco,
sono aree di cui non si conosce bene
neanche la funzione. Aree non ancora
conosciute oppure aree che sono state
sottoposte ad una involuzione con
l’evoluzione umana.

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32
Q

Quante superfici ha il lobo temporale?

A

ha 4 superfici.
-superficie supero-laterale: presenta 2
solchi paralleli, a decorso sagittale, che
dividono la superficie in 3
circonvoluzioni definite circ. temporali
supero-laterali superiore, media e
inferiore.
-superf. mediale: qui c’è un’unica
circonvoluzione che nell’immagine è
stata divisa in circonvoluzione
temporale mediale superiore e
inferiore.
-superficie inferiore: qui ci sono due
circonvoluzioni di cui una mediale e una laterale che decorrono sagittalmente. Si prolungano anche nel
lobo occipitale. La superficie del lobo temporale e occipitale è un’unica superficie che costituisce i 2/3
posteriori della superficie inferiore. Vedendo la faccia mediale del telencefalo si osserva, superiormente alle
circonvoluzioni temporali, anche una circonvoluzione derivante dal lobo limbico definita circonvoluzione
pericallosa. Questo perché il lobo limbico ha la forma di un anello, dove l’emianello superiore è dato dalla circonvoluzione pericallosa, mentre l’emianello inferiore è dato dalla circonvoluzione paraippocampica (gira attorno all’ippocampo).
-superficie superiore: ci sono le circonvoluzioni temporali superiori che sono 2 o 3 e quindi si ritrovano
anche 1 o 2 solchi sagittali.

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33
Q

Quante superfici ha il lobo occipitale?

A

-superficie supero-laterale: presenta un solco sagittale che forma 2 circonvoluzioni che sono le
circonvoluzioni occipitali supero-laterali superiore e inferiore.
-superficie mediale: anche qui c’è un solco
(particolarmente profondo) incompleto che
deriva dalla porzione mediale del solco
calcarino che forma la circonvoluzione
occipitale mediale superiore e inferiore.
Quella superiore viene anche definita CUNEO
e la circonvoluzione parietale mediale viene
definita PRECUNEO. La circonvoluzione
occipitale mediale inferiore viene definita
anche LINGUALE. Questi ultimi termini
possono essere non ricordati, con la
consapevolezza del loro uso nella clinica.
-superficie inferiore: ?

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34
Q

Il lobo limbico presenta circonvoluzioni?

A

Presenta due circonvoluzioni: pericallosa (giro del
cingolo/circ. cingolata) che è l’emi anello superiore e
l’emi anello inferiore che è la circonvoluzione
paraippocampica , così chiamata perché confina con
l’ippocampo.
Le circonvoluzioni pericallosa e paraippocampica
continuano nell’istmo che è dietro il corpo calloso.
-Ci sarebbe anche l’uncus (uncino) che è una regione
anteriore della circonvoluzione paraippocampica che
si porta superiormente ed è costituita da
archicorteccia che costituisce principalmente la parte
di lobo limbico che sporge nel solco laterale.
Tutto il resto è neo-corteccia.
L’archicorteccia si trova nelle superfici dell’emisfero che prospettano la parte anteriore della scissura
laterale: lobo temporale, frontale e limbico, che individuano insieme il settimo lobo di archicorteccia che è
il lobo piriforme/olfattivo; definito olfattivo perché comprende aree di corteccia che svolgono funzione
olfattiva, ossia sensitiva VISCERALE;[ importante tale denominazione poiché sino a poco tempo fa il
termine viscerale non era attribuito alla corteccia]; tuttavia il lobo olfattivo svolge anche altre funzioni, per
cui è preferibile definirlo piriforme nonostante sia difficile identificare una forma a pera. L’archicorteccia è assente nel lobo parietale e occipitale (neocorteccia).
Anche il lobo dell’insula prospetta la scissura laterale, per cui le parti in stretto rapporto con tale scissura
presentano archicorteccia.

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35
Q

Dove si trovano archi corteccia e neocorteccia nel lobo limbico?

A

neocorteccia:
- circ. pericallosa, istmo e circ. paraippocampica (parte posteriore)
Archicorteccia :
Uncus della circ. paraippocampica e l’intero ippocampo.

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36
Q

Dove si trova l’ippocampo?

A

L’ippocampo, costituito da 3 parti, è una circonvoluzione sui generis, poiché la maggior parte di esso non è
superficiale, tuttavia è una componente del lobo limbico
È difficile da individuare:
la circonvoluzione paraippocampica termina con l’uncus, che si porta indietro e continua con l’ippocampo
verso l’interno; la corteccia dell’ippocampo si approfonda, arrivando sino alla parte inferiore del ventricolo
laterale (incurvato a C concava anteriormente e disposta su piano sagittale) di cui forma la parete inferiore.
La corteccia che costituisce questo giro è detta corno di ammone, mentre la parte che si prolunga per
raggiungere nuovamente la superficie è detta giro dentato.
Interessante notare dunque che la corteccia dell’ippocampo non è interamente superficiale, infatti la
corteccia del corno di ammone è per gran parte all’interno.
In sintesi, osservando la superficie mediale si nota:
una porzione che si approfonda in continuità con l’uncino, il cui prolungamento è detto subicolo (supporto,
base dell’ippocampo), che da esterno si approfonda divenendo corno di ammone, per poi tornare in
superficie a formare il giro dentato (così definito perché formato da una serie di solchi che ricordano denti).
Si noti come dalla corteccia dell’ippocampo si origini il fascio ippocampo- ipotalamico, costituente il
fornice, che termina sui nuclei mammillari dell’ipotalamo (nuclei della massa mediale posteriori).
Data la stretta vicinanza tra ippocampo e ipotalamo, resta sconosciuto il perché le fibre ippocampo
ipotalamiche effettuino tal giro per portarsi all’ipotalamo.
Quello appena descritto è un tratto di un circuito che dall’ipotalamo giunge al talamo e da qui alla
cortecciaà circuito ippocampo ipotalamo talamo corticale, essenziale del sistema limbico, coinvolto nel
processo della memoria di fissazione.

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37
Q

QUale è la superficie del lobo dell’insula?

A

La superficie dell’insula, è individuata da un solco all’incirca circolare, che
delimita circonvoluzioni anteriori e posteriori;
è una superficie di neocorteccia, ad eccezione delle porzioni più prossime alla scissura laterale, che sono aree di archi corteccia, definite limen insulae (limite dell’insula), poichè delimitano l’insula.
È possibile dunque notare che nella corteccia telencefalica umana il rapporto tra neocorteccia e archi
corteccia sia 90:10; tale rapporto varia nelle altre specie, sino alla totalità di archi corteccia con assenza di neocorteccia.

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38
Q

Come si arrivò alla scoperta delle aree funzionali della corteccia cerebrale?

A

È possibile identificare aree funzionali nelle
circonvoluzioni. Il termine area è un concetto
funzionale mentre il termine circonvoluzione è
anatomico; l’area può corrispondere a parte di
circonvoluzione o all’intera circonvoluzione.
Brodmann, un noto fisiologo, permise la
localizzazione di aree funzionali, mediante
stimolazione della corteccia cerebrale attraverso
elettrodi. Ad esempio, la stimolazione di
particolari aree (motorie) produceva movimenti
somatici realizzati nell’emisoma del lato
opposto; la stimolazione di altre aree (sensitive)
registravano potenziali elettrici evocati dalla
stimolazione di regioni periferiche; infine erano
presenti aree (mute) che stimolate non
producevano né effetti motori, né registravano
segnali elettrici in seguito a stimolazione
periferica.
Le aree sensitive e le motorie sono
rappresentate sia nell’uomo che nei vertebrati;
Le aree mute erano largamente rappresentate
nella corteccia cerebrale nell’uomo, sino a
sparire invece completamente nei vertebrati
inferiori; oggi suddette aree sono definite
associative, responsabili di elaborare le
informazioni sensitive, per trasmetterle poi alle
aree motorie; sono dunque aree collegate con le
aree sensitive e motorie; sede dei processi
psichici, che caratterizzano le risposte individuali
del soggetto.
Brodmann numerò le aree, e nonostante
l’approssimazione del metodo da lui utilizzato per individuarle, tale numerazione è ancora ampiamente
utilizzata.

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39
Q

Dove troviamo l’area sensitiva somatica generale?

A

Area sensitiva somatica (somestesica) generaleàcorrispondono alle aree 3, 1 e 2; comprendono
un’ampia zona sulla superficie supero laterale e una piccola zona sulla superficie mediale;
lobo=parietale
circonvoluzione=post centrale
superfici= sulla superficie supero laterale del lobo parietale la circonvoluzione interessata è la circ.
postcentrale;
sulla superficie mediale la circ. interessata è la parte posteriore\parietale del lobulo paracentrale;
il termine area sensitiva somatica generale significa che tutte le vie sensitive somatiche generali con
integrazione nella neocorteccia arrivano in quest’area, attraverso proiezioni talamiche; i nuclei talamici
coinvolti nelle sensibilità somatiche generali sono i nuclei inferiori posteriori(IP), distinti in laterale e
mediale; in quest’area dunque arrivano tutte le informazioni somatiche generali, poiché arrivano
informazioni che concernono la sensibilità esterocettiva e la sensibilità propriocettiva (generale) in tutte le
varie forme; per cui bisogna considerare quest’area come suddivisa in tante sottoaree (strisce parallele),
ciascuna corrispondente ad un tipo di sensibilità somatica generaleàsegregazione funzionale dell’area;
nelle sottoaree inoltre esiste una rappresentazione della periferia somatica; le diverse regioni del corpo
(relativamente a tegumento e apparato locomotore) sono rappresentate secondo una organizzazione
somatotopica; tale l’organizzazione è stata descritta per la prima volta nell’area sensitiva somatica
generaleàl’omunculus sensitivus (omuncolo sensitivo descritto da Penfield e Rasmussen) è il primo
esempio riportato in letteratura di organizzazione somatotopica del SNC;
Tutte le vie sensitive somatiche ad integrazione talamo (neo)corticale arrivano in quest’area (via della
sensibilità tattile fine ,via ganglio bulbo talamo corticale, ganglio trigemino talamo corticale etc.).

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40
Q

Dove troviamo l’area uditiva?

A

• Area uditiva aree 41, 42;
area in cui arriva una sensibilità somatica speciale (uditiva); via ganglio ponto che subisce varie interruzioni,
per arrivare al talamo e infine all’area uditiva della corteccia (aree 41 e 42 presenti nelle circonvoluzioni
sulla superficie superiore del lobo temporale, nascosta dal lobo temporale stesso; abbassando il lobo temp.
si osservano entrambe le aree che occupano tutte le circonvoluzioni su questa superficie, con funzione di
l’integrazione di tutte le informazioni uditive).

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41
Q

Dove troviamo l’area visiva?

A

• Area visivaàaree 17,18,19
Aree presenti nel lobo occipitale, talvolta sulla superficie supero laterale, e sempre sulla superficie mediale;
l’area 17 è formata dalle due circonvoluzioni immediatamente sopra e sotto il solco calcarino;
l’area 18 si trova subito sotto e subito sopra l’area 17
l’area 19 si trova subito sopra e subito sotto l’area 18;
l’area visiva è dunque un’area molto estesa, disposta simmetricamente al di sopra e al di sotto del solco
calcarino.

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42
Q

Dove troviamo l’area motoria somatica?

A

• Area motoria (primaria)àaree 4,6
Il termine primaria è possibile ometterlo poiché è l’unica area motoria, con significato di centro
superiore del sistema motore somatico; quest’area dà origine a proiezioni motorie destinate ai centri
inferiori del sistema motore somatico (nuclei motori somatici del tronco encefalico, colonne della
lamina 9 del midollo spinale); il fascio che origina da questa area è detto piramidale, nome dato dalla
piramide del bulbo, e non dai neuroni piramidali da cui origina il fascio; tali neuroni infatti sono
ubiquitari nella corteccia, dove rappresentano i neuroni di proiezione (1°tipo di golgi della corteccia);
[tutti i fasci che originano dalla corteccia infatti originano da neuroni piramidali]
n.b. Le aree sensitive somatiche ricevono informazioni che provengono dall’emisoma contro laterale, le
funzioni integrative della neocorteccia si svolgono cioè nella corteccia del lato opposto rispetto
all’origine della sensibilità;
allo stesso modo, l’area motoria di un lato controlla i somatomotoneuroni del lato opposto.
Si parla dunque di funzioni incrociate, poiché la corteccia cerebrale controlla l’emisoma contro
lateraleà mistero della neuroscienza.
L’area motoria primaria si trova dunque a livello dell’ area 4 e dell’area 6àlobo frontale,
circonvoluzione precentrale e lobulo paracentrale parte anteriore.
Area 6à non tutta l’area 6 è motoria primaria, solo la sua parte posteriore, ossia quella ubicata nel
lobo frontale, superficie supero laterale, circonvoluzione precentrale; la circ. precentrale dunque
corrisponde all’area motoria primaria, con contributo della corteccia della parte anteriore del lobulo
paracentrale (nella formazione dell’area motoria).
Il solco centrale apparentemente segna un limite tra le due aree, ma in realtà la sua posizione è
casuale; andando ad osservare immagini più fini infatti è visibile come il limite tra l’area motoria e
l’area sensitiva somatica generale non sia una linea corrispondente al solco; le due aree cioè si
interdigitano l’una con l’altra, per cui il limite tra le due non è regolare ma largamente segue
l’andamento del solco centrale; la presenza di questo solco dunque è una fortuna poiché funge da
punto di repere, ma non rappresenta il limite effettivo tra le due aree.
Questa è l’unica area motoria intesa in senso stretto del termine, cioè come centro superiore del sistema
motore somatico; infatti sono presenti altri centri superiori del sistema motore somatico (lamina
quadrigemina, nucleo rosso, nuclei vestibolari, alcuni neuroni del complesso nucleare olivare inferiore etc);
questo dunque è l’unico centro superiore del sistema motore somatico CORTICALE, mentre gli altri sono
tutti SOTTOCORTICALI. Tutti questi centri proiettano sugli stessi somatomotoneuroni, per cui un
somatomotoneurone riceve segnali discendenti provenienti da tutti i centri del sistema motore somatico,
ma quelli che provengono dall’area motoria sono segnali volontari; per cui quando un
somatomotoneurone scarica come conseguenza di un segnale che proviene dall’ area motoria della
corteccia, la scarica provoca un movimento volontario, mentre in tutti gli altri casi il movimento avviene in
maniera automatica.

43
Q

DOve sono le aree associative sensitive?

A

• Aree associative sensitiveàaree 5,6,7,22,39,40 (principalmente del lobo parietale)
Queste aree ricevono informazioni dalle varie aree sensitive; uno stimolo infatti, come il tattile, non
viaggia mai solo; è infatti al tempo stesso sia pressorio che termico e dolorifico, associandosi spesso
a stimoli uditivi o visiviàstimolo multimediale.
L’integrazione avviene in aree separate, ma poi le diverse aree sensitive devono trasmettere alle
aree associative sensitive, che svolgono un’integrazione dell’integrazione; uno stimolo così riceve
anche connotazioni affettive (riconosciuto come piacevole\spiacevole), diverse per ciascun
soggetto, a seconda della diversa attività delle aree associative; lo stimolo doloroso è in genere
spiacevole, tuttavia in alcuni soggetti (masochisti) il dolore è percepito come stimolo piacevole;
la funzione delle aree associative sensitive è in grado dunque di ribaltare il risultato
dell’integrazione.
Le aree associative sensitive ricevono informazioni sensitive da aree sensitive, non sono sede di
proiezione di fibre sensitive che provengono dal talamo; sono collegate con il talamo ma non con i
nuclei inferiore posteriore laterale e inferiore posteriore mediale.

44
Q

Dove troviamo le aree associative motorie?

A

• Aree associative motorieàaree 6,8,9,43,44,45,46
Tali aree entrano in attività prima che il movimento volontario si svolga, poiché sono responsabili
dell’ideazione e della programmazione del movimento; un movimento infatti, anche il più
semplice, implica una contrazione di molteplici muscoli con precise sequenze spazio temporali;
l’elaborazione di questa sequenza avviene nelle aree associative motorie, che dopo l’elaborazione
del programma, lo trasmettono all’area motoria, la quale a sua volta invia il segnale discendente
proiettivo ai somatomotoneuroni radicolari.
Area 6àuna sua piccola parte è anche area motoria; tuttavia la maggior parte di questa area fa
parte delle aree associative motorie, responsabili delle programmazioni motorie;
area 8 e parte dell’area 9à riguardano programmazione dei movimenti degli occhi, costituendo il
campo oculare frontale; i movimenti degli occhi infatti sono coniugati (interessamento simultaneo
di entrambi gli occhi), e richiedono l’attivazione secondo precise sequenze dei muscoli di entrambi i
lati, ragion per cui è presente un’area corticale dedicata a questa funzione (area motoria che
riguarda movimenti oculari);
area 43,44,45 e forse 46: aree di programmazione motoria deputate al linguaggio motorio
(parlato\scritto), ossia dell’articolazione della parola; per produrre suoni articolati, con significato
compiuto, è necessario l’interessamento di tanti muscoli distinti, che devono essere coordinati;
dopo l’elaborazione l’informazione è trasmessa all’area motoria primaria, responsabile
dell’esecuzione del movimento effettivo.

45
Q

Cosa sono le aree associative psichiche?

A

Aree associative psichiche (cognitive e affettive), responsabili dell’ideazione motoria , sulla base di
informazioni acquisite dalla vie di senso e memorizzate (grazie a neuroni che immagazzinano
informazioni); aree localizzate nella parte anteriore del lobo frontale (regione detta
impropriamente prefrontale);
n.b. l’ideazione avviene prima della programmazione di un movimento, per cui le aree associative
motorie si trovano gerarchicamente più in basso rispetto alle aree associative psichiche;
• Aree associative cognitive àaree 10,11
• Aree associative affettiveàaree 23,24,26,28
Coinvolte in funzioni affettive, concernenti lo stato d’animo, tono dell’umore; anche queste aree
affettive sono importanti, poiché tutte le funzioni della corteccia coscienti, sono colorate
affettivamente; infatti la percezione di una sensazione\sensibilità varia in base all’attività delle aree
associative affettive; anche una funzione motoria o una cognitiva risentono dello stato di affettività
di un soggetto; (ad. Es. lo stato di emotività ad un esame influenza le funzioni cognitive);

46
Q

QUali sono le aree funzionali dell’archicorteccia?

A

Aree sensitive (viscerali)
• Bulbo olfattivo
• Area olfattivaàaree 11,25,38
corrisponde alle parti frontali, temporali del lobo piriforme; poiché la sensibilità olfattiva arriva alla
corteccia, a dimostrazione del fatto che l’olfatto sia percepito; è discussa la presenza di altre aree
sensitive generali, come il lemnisco viscerale, la cui esistenza è confermata solo da alcuni;
il centro di integrazione della sensibilità viscerale è indubbiamente l’ipotalamo, e non l’archicorteccia;
area motoria viscerale
• ?
Ad oggi sembra non vi siano aree, per cui l’area motoria della corteccia è quella somatica;
Aree associative
Intervengono in funzioni psichiche e cognitive; ad esempio l’ippocampo (si ricordi il circuito di Papez, ossia
della memoria di fissazione)
• Aree associative cognitiveà aree 34
• Aree associative affettiveàaree 41,52
Aree di archi corteccia collocate ad esempio nella parte anteriore della circonvoluzione
paraippocampica e nel lobo dell’insula

47
Q

Cosa sono i nuclei della base?

A

Un nucleo è un raggruppamento di sostanza grigia, solitamente riconoscibile ad un esame macroscopico.
Quelli della base, più che nuclei, sono delle masse, dei raggruppamenti di nuclei, come accade per il talamo,
il subtalamo e per l’ipotalamo. Il termine nucleo ci richiama alla mente la composizione, l’organizzazione
strutturale, formata da sostanza grigia prevalentemente; il termine base indica la superficie inferiore della
vescicola telencefalica, quando questa è ancora tubulare, rettilinea, prima che siano iniziati i cambiamenti all’interno del tubo [non è superficie perché su questa c’è la corteccia, i nuclei della base
sono all’interno, non affiorano in superficie, è
sostanza grigia interna, si trova in mezzo alla
sostanza bianca] si trovano sulla superficie
inferiore della base della vescicola, nella sua
parte centrale: quando la vescicola si ripiega
su se stessa, la regione inferiore in parte si
trova superiormente, in parte inferiormente
rispetto alla scissura laterale. I nuclei della
base si trovano in vicinanza della superficie
inferiore del lobo frontale e del lobo parietale,
che prospetta la scissura laterale, e in
profondità in vicinanza della superficie
superiore del lobo temporale; questa regione
interna corrisponde in superficie al lobo
dell’insula, di difficile visualizzazione esterna in quanto coperto dagli opercoli. Facendo un esame di strati,
nella regione prossima alla scissura laterale si trovano prima gli opercoli, frontali e parietali superiormente,
temporali inferiormente, al di sotto di questi il lobo dell’insula, al di sotto della corteccia del lobo dell’insula
il centro semiovale, una striscia di questo che qualcuno chiama capsula estrema (la capsula estrema è la
sostanza bianca sotto corticale, centro semiovale, che si trova in profondità alla corteccia insulare) e, in
fine, profondamente i nuclei della base.
I nuclei della base sono vicini alla superficie basilare, in riferimento al lobo frontale: la superficie basilare del
temporale e dell’occipitale sono molto distanti. È complesso capire a cosa ci riferisce quando si parla di
“base” che entra nella denominazione di queste masse grigie del telencefalo. I nuclei della base sono masse
di sostanza grigia poste all’interno, immerse nella sostanza bianca, che a causa della presenza di queste
masse grigie non è più il centro semiovale, massa continua, ma diventa sepimentata in tre capsule; data la
posizione al confine tra telencefalo e diencefalo, i nuclei della base sono in rapporto con il diencefalo, in
particolare con il talamo.

48
Q

Cosa possiamo notare da una sezione di flechsig di un encefalo?

A

Possiamo notare il lobo dell’insula, coperto dai
coperchi frontale e parietale presumibilmente,
la corteccia esterna (la pia madre vi penetra e riveste tutto, l’aracnoide resta fuori: lo spazio subaracnoideo
si trova nella fessura scura in figura, bilaterale), per gran parte neocorteccia, anche se in alcune parti
potrebbe essere archicorteccia, e al di sotto la sostanza bianca sotto corticale: questo è il centro semiovale
che, essendo ridotto ad una striscia sottile, è stato denominato capsula, termine con il quale si intendono
regioni, parti della sostanza bianca dell’emisfero, strette in senso latero-laterale, sviluppate in senso
sagittale e verticale. La capsula più esterna è detta capsula estrema (lui l’avrebbe chiamata capsula
laterale), a cui segue il primo nucleo della base (nell’immagine striscia grigia), un nucleo laminare,
sviluppato in superficie su un piano sagittale, il medesimo piano della corteccia del lobo dell’insula,
chiamato claustro, mediale rispetto alla capsula estrema.
Procedendo medialmente è presente la capsula esterna (lui l’avrebbe chiamata intermedia), il nucleo
lenticolare o lentiforme, che in sezione appare come un’area che presenta sia la superficie laterale che
mediale convessa, più medialmente che lateralmente, appiattita in senso latero-laterale, detto lenticolare
perché ha la forma di una lente biconvessa. Medialmente al nucleo lenticolare è presente la capsula
interna (lui l’avrebbe chiamata mediale), quantitativamente più significativa: la maggior parte delle fibre
che scendono dalla corteccia, per portarsi al di sotto di questa, oppure le fibre che si portano alla corteccia
da un centro sotto-corticale, passano tutte per la capsula interna; le fibre che impegnano le altre capsule
sono in minoranza. La capsula interna, in sezione orizzontale, ha una forma a boomerang, con due bracci
che formano un angolo ottuso con concavità rivolta lateralmente: i bracci sono detti braccio anteriore e
braccio posteriore, l’angolo tra essi compreso è detto ginocchio. Ricapitolando: la capsula interna, in
sezione orizzontale, è formata procedendo dall’avanti indietro da un braccio anteriore, un ginocchio, un
braccio posteriore; ricostruendo il tutto in tre dimensioni, la forma della capsula è quella di un angolo
diedro, in cui sia il braccio anteriore che posteriore corrispondono a due lamine che si incontrano in
corrispondenza di uno spigolo. Medialmente alla capsula interna c’è il talamo posteriormente,
anteriormente al quale è presente un nucleo della base, il nucleo caudato.
La capsula interna si trova lateralmente al talamo e, più in basso, al subtalamo con il suo braccio posteriore.
Limiti della capsula interna: il braccio posteriore è compreso tra talamo e nucleo lenticolare, il braccio
anteriore tra la parte anteriore del nucleo caudato, chiamata testa del nucleo caudato, medialmente e
nucleo lenticolare lateralmente. I talami con la loro superficie mediale prospettano il terzo ventricolo.
Usando come punto di riferimento il lobo dell’insula, possiamo proiettare tutte le parti di prosencefalo che
in superficie corrispondono grosso modo al lobo dell’insula.

49
Q

Cosa notiamo da una sezione di charcot dell’encefalo?

A

In questa sezione si visualizza il talamo, le parti inferiori del diencefalo, il nucleo lenticolare e il braccio
posteriore della capsula interna, che scende passando al lato di tutto il diencefalo e inferiormente si
prolunga da un lato e dall’altro formando il peduncolo cerebrale, che a sua volta si continua con la parte
basilare del ponte, del bulbo e via dicendo.
Anche nella sezione di Charcot si può visualizzare l’insula, i coperchi superiore, verosimilmente parietale, e inferiore, sicuramente temporale, e la corteccia del lobo dell’insula. Il claustro lo si deve immaginare in questa sezione, come le capsule estrema ed esterna.
Vengono assegnati alla capsula interna, anche se non appartenenti ad essa [NB! la capsula interna è quanto
compreso tra nucleo lenticolare lateralmente, talamo e nucleo caudato medialmente], un braccio
retrolenticolare e una porzione che si aggrega a questa passando al di sotto del nucleo lenticolare, braccio
sottolenticolare, che in termini anatomici stretti appartiene al centro semiovale ma, dato che confluisce
nella capsula interna, è considerato come una componente accessoria, un ulteriore braccio.
[Nella descrizione anatomica dunque sono assegnati alla capsula interna anche altri bracci che mostrano
affinità con i bracci propri della capsula interna, ma che in senso anatomico non fanno parte della capsula].
La capsula è compresa tra i nuclei della base, esiste perché esistono i nuclei della base: è sostanza bianca
trasformata per la presenza di masse grigie.

50
Q

Come sono composti i nuclei della base?

A

la parte laterale del nucleo lenticolare è in
rapporto con la capsula esterna che nell’immagine è stata rimossa, insieme al claustro, capsula estrema e
insula. La parte mediale del nucleo lenticolare è quasi appuntita: il nucleo lenticolare più che ad una lente,
somiglia ad una piramide con base laterale (paragoni piuttosto forzati!).
L’estremità anteriore e inferiore del nucleo lenticolare è in continuità con un nucleo allungato e incurvato
con concavità inferiore e anteriore, a forma di C, correlabile alla modalità di formazione del telencefalo: il
nucleo caudato. La parte anteriore di nucleo caudato in continuità con il nucleo lenticolare è di maggiore
volume ed è detta testa; il nucleo si assottiglia progressivamente: alla testa seguono un corpo ed una coda.
La testa è al davanti del talamo: testa del nucleo caudato e nucleo lenticolare sono, nella parte superiore,
separati da una fessura in cui entra il braccio anteriore della capsula.
Il corpo passa superiormente al talamo, spostato un po’ di lato alla superficie superiore, ed è in rapporto
stretto con questo: si forma una sottile fessura, fessura talamo-striata. La capsula interna che passa, con il
braccio anteriore, nell’interstizio tra nucleo caudato e lenticolare, con il braccio posteriore passa tra nucleo
lenticolare e talamo. Il nucleo caudato è in rapporto con la superficie superiore del talamo, prima, poi passa
al di dietro del talamo: questa seconda parte discende e gira intorno all’estremità posteriore della scissura
laterale; una volta superata la scissura laterale, il nucleo caudato piega in avanti: questa porzione, la coda,
particolarmente sottile, proietta in superficie al di sotto della scissura laterale (vedi prima immagine: nucleo
lenticolare e testa e corpo del nucleo caudato corrispondono in superficie agli opercoli frontale e parietale,
al di sopra della scissura laterale; al di sotto della scissura laterale, sull’opercolo laterale, corrispondono la
coda del nucleo caudato).
La coda del nucleo caudato è in rapporto di contiguità con un altro nucleo della base: l’amigdala, una massa
grigia sferoidale (giallo scuro in figura), formata da diversi nuclei.
Ricapitolando, i nuclei della base sono:
• il nucleo lenticolare e il nucleo caudato collegati tra loro, in rapporto di continuità anteriore, ma anche
in comunicazione tramise strisce di sostanza grigia che passano attraverso il braccio anteriore della
capsula interna; si parla di corpo striato proprio per la presenza di queste striature internucleari che
forniscono al complesso formato dal nucleo lenticolare e caudato, soprattutto la testa di questo, un
aspetto striato. Il nucleo lenticolare e il nucleo caudato costituiscono il corpo striato.
• L’amigdala, o corpo amigdaloideo;
• il claustro, che non vediamo nell’immagine soprastante.

51
Q

Come può essere scomposto il nucleo lenticolare’

A

si può visualizzare anche
come il nucleo lenticolare a sua volta sia
scomponibile in una parte laterale più estesa, detta putamen (guscio), ed una mediale, detta globo pallido
(sostanza grigia che appare meno grigia della restante parte, pallida) meno estesa perché corrisponde
all’apice della piramide. Le strisce che attraversano la capsula interna soprattutto nel braccio anteriore
collegano il putamen con il nucleo caudato, non il pallido: la regione di fusione tra testa del nucleo caudato
e nucleo lenticolare interessa il putamen e quindi i collegamenti sono tra putamen e caudato (rosa in
figura) che presentano una derivazione embriologica comune ed una struttura comune: i circuiti nervosi
che interessano il putamen e il nucleo caudato sono gli stessi; il globo pallido ha una struttura diversa,
pallida ad un esame macroscopico, ed ha anche una derivazione embrionale diversa, poiché risulta
un’espansione del talamo.

52
Q

É PRESENTE UNA ULTERIORE SUDDIVISIONE dei nuclei della base?

A
C’è un ulteriore suddivisone anatomica che interessa tutto il corpo striato, sia il nucleo caudato sia il nucleo
lenticolare, in cui si distinguono una parte superiore e una parte inferiore. In questo caso sono molto usati
gli aggettivi dorsale e ventrale (a lui questi termini non piacciono!), quindi si parla, ad esempio, di corpo
striato dorsale e corpo striato ventrale. Dorsale è da intendere nel senso di superiore e ventrale è da
intendere nel senso di inferiore. Lo striato inferiore comprende la parte inferiore del nucleo lenticolare e la
parte inferiore della testa: tutta la superficie che si affaccia sulla superficie inferiore del lobo frontale e del
lobo parietale. Esaminando gli strati, partendo dalle superfici inferiori dei lobi frontale e parietale, si
trovano: la corteccia cerebrale, che a questo livello è una archicorteccia (nella parte anteriore, frontale), la
sostanza bianca sottocorticale [NB! si dice sottocorticale, ma è localizzata sopra alla corteccia perché
stiamo esaminando una superficie inferiore] e la superficie inferiore che appartiene alla testa del nucleo
caudato e al nucleo lenticolare. A livello delle strutture appena citate si localizza lo striato inferiore (o
ventrale). Il resto, comprensivo di tutta la parte superiore del nucleo lenticolare, tutto il corpo e la coda del
nucleo caudato (la coda è la parte che si trova più in basso di tutti, quella che si è portata sul lobo
temporale) fa parte dello striato superiore.
Lo striato inferiore è meno esteso dello striato superiore e hanno funzioni completamente differenti.
Queste parti, inferiore e superiore, appartengono al corpo striato e quindi comprendono parti del nucleo
caudato (parte inferiore della testa) e parte del nucleo lenticolare (parti inferiori del pallido e del putamen).
È possibile effettuare una suddivisione funzionale, perché i circuiti del corpo striato sono organizzati in
maniera ben definita, e filogenetica, perché il globo pallido è una massa di derivazione diencefalica e il
diencefalo è filogeneticamente più antico del telencefalo; il pallido, che ha una struttura diversa dalle altre
parti dello striato, lo possiamo indicare anche come paleostriato, denominazione che denuncia la sua
derivazione diencefalica. Le altre parti, invece, quindi putamen e nucleo caudato, essendo di derivazione
telencefalica, costituiscono il neostriato. Queste parti (putamen e nucleo caudato), oltre a comunicare tra
loro, sono anche simili strutturalmente e funzionalmente: possiamo considerarle come corrispondenti, analoghe.
53
Q

CHe cosa è l’amigdala o claustro?

A

collegamenti dell’ipotalamo, collegamenti
tra amigdala e ipotalamo, che sono
coinvolti in circuiti regolativi del sistema
limbico. L’amigdala comunica con
l’ipotalamo che, attraverso il talamo,
comunica con la corteccia e si creano in
questo modo possibilità di interazioni che
sono alla base delle funzioni limbiche.
L’amigdala è un centro importante del sistema limbico, soprattutto per alcune reazioni comportamentali
correlate con l’aggressività, con la sessualità. L’amigdala, anche se non molto conosciuta anatomicamente e
fisiologicamente, ha un ruolo riconosciuto in alcune manifestazioni patologiche.

54
Q

QUale è la sostanza bianca dell’emisfero telencefalico?

A

La sostanza bianca sotto-corticale continua,
prende il nome di centro semiovale.
Questa denominazione riflette solo l’aspetto che
la sostanza bianca assume in una sezione
orizzontale, condotta nella parte superiore
dell’emisfero, dove in effetti la sostanza è continua.
La sostanza bianca, trovandosi internamente alla sostanza grigia, in tutte le parti, riproduce la forma
dell’emisfero: se ogni emisfero telencefalico ha la forma di un emiellissoide, anche la sostanza bianca avrà
la forma di un emiellissoide.
Ma, laddove si trovano i nuclei della base, la sostanza viene suddivisa in una serie di lamine.
Nel centro semiovale si possono distinguere tre tipi di fasci, strutturalmente e funzionalmente differenti:
- longitudinali
- trasversi
- raggiati

55
Q

QUali sono i fasci longitudinali del centro semi-ovale?

A

Il loro nome deriva dal fatto che sono sviluppati
prevalentemente, ma non esclusivamente, in senso
sagittale: l’aggettivo “longitudinale” sta per parallelo
all’asse maggiore, che, nell’emisfero telencefalico, è
un asse sagittale.
Essi decorrono cioè dall’avanti indietro, collegando,
ad esempio, il lobo frontale con il parietale o con
l’occipitale, o collegando il temporale con il lobo
occipitale. Dunque, essi stabiliscono collegamenti
inter-lobari, ossia collegamenti tra una regione di
corteccia e un’altra regione della corteccia IPSILATERALE.
In realtà, non tutti i fasci sono longitudinali: si noti ad esempio, il fascio che unisce il lobo frontale con il
temporale o il fascio che collega l’ippocampo con ipotalamo2.
Per cui, il termine longitudinale per certi versi è errato: il modo più corretto per definirli3 è fasci di
assocazione cortico-corticale ipsilaterali.
Un fascio longitudinale nasce da neuroni piramidali, presenti in un’area della corteccia come fibre efferenti
da quest’area (in particolare, i neuroni interessati in questo tipo di collegamento sono i neuroni piramidali
più piccoli, del terzo strato) e termina come fibre afferenti di un’altra area corticale.
Per ogni area corticale ci sono fibre efferenti e fibre afferenti: il primo target delle fibre efferenti da un’area
della corteccia è rappresentato da un’altra area corticale.
Quindi, la maggior parte delle efferenze dalle aree della corteccia cerebrale, è destinata ad altre aree
corticali.
Lo stesso discorso vale per le fibre afferenti: la prima origine di fibre afferenti ad un’area corticale è
rappresentata da altre aree corticali.
Quindi, tutti i collegamenti della corteccia cerebrale avvengono principalmente con altre aree corticali.
I fasci longitudinali, nello specifico, stabiliscono associazioni cortico-corticali che si svolgono in seno ad un
emisfero e si mantengono ipsilaterali.
Questa è la base anatomica delle funzioni associative, integrative, basate su informazioni afferenti, che
devono essere condivise da tutte le aree cerebrali.

56
Q

Quali sono i fasci trasversi del centro semi-ovale?

A

Fasci trasversi
Questi fasci decorrono
perpendicolarmente rispetto ai fasci
longitudinali: sono disposti su piano
orizzontale e procedono in
direzione latero-laterale.
Nell’immagine, essendo stati
sezionati, sono rappresentati come
tanti puntini nel corpo calloso (le
vediamo di taglio).
Essi si trovano nel centro semiovale e affiorano per portarsi nel corpo calloso (quando si trovano nel corpo
calloso, le fibre sono uscite dall’emisfero).
Questi fasci attraversano il corpo calloso e si portano, con un andamento simile, perpendicolare a quello
dei fasci longitudinali, nell’emisfero dell’altro lato.
La connessione stabilita dai fasci trasversi è di tipo cortico-corticale controlaterale.
Le funzioni integrative della corteccia infatti non sono basate solo sui collegamenti che avvengono tra le
diverse aree della corteccia di un emisfero, ma coinvolgono, altrettanto diffusamente, attraverso questi
fasci trasversi, aree dell’emisfero opposto.
Il corpo calloso dunque è attraversato da fibre che appartengono ai fasci trasversi.

57
Q

QUali sono i fasci radiali o raggiati del centro semi-ovale?

A

Fasci radiali o raggiati
Rappresentano circa il 10% delle fibre della sostanza
bianca dell’emisfero telencefalico.
Tali fasci decorrono verticalmente, o meglio, decorrono
portandosi verso le capsule: a seconda del lobo di
origine avranno un andamento differente.
Se nascono dal lobo frontale o dal parietale, avranno
un decorso verticale, se invece nascono dal lobo
occipitale o dalla parte anteriore del lobo temporale,
avranno un decorso orizzontale; se nascono dal lobo
temporale, dovranno salire un po’ per portarsi nelle
capsule.
Tali fasci sono definiti raggiati o radiali in quanto si
irradiano dalla corteccia verso le capsule, localizzate in
una regione ben definita dell’emisfero.
I collegamenti stabiliti dai fasci raggiati4 sono di tipo cortico-sottocorticali, ossia collegamenti tra la
corteccia cerebrale e centri che si trovano al di sotto della corteccia, variamente dislocati nel SNC (quindi con l’espressione cortico-sottocorticali, si intendono anche i fasci cortico-nucleari, cortico-pontini, corticostriatali,
cortico-spinali).
Oltre a questi fasci cortico-sottocorticali, nei fasci raggiati, vi sono fibre che stabiliscono anche collegamenti
sottocortico-corticali.
Per cui, nei fasci raggiati rientrano:
- fasci in uscita o corticifughi, che discendono per portarsi verso le capsule e andare oltre; sono dunque
fasci efferenti.
- Fasci in entrata o corticipeti o corticicoli che provengono da centri sottocorticali. La principale sorgente
di origine di fibre sottocortico-corticali è rappresentata dai nuclei talamici, tranne il nucleo reticolare,
che non proietta sulla corteccia.
I fasci raggiati corticipeti e corticifughi costituiscono comunque una parte minore della massa di fasci he
costituiscono il centro semiovale: infatti, la corteccia cerebrale è principalmente collegata con se stessa.
Quindi, le fibre che si trovano nella capsula interna e, in minima parte, nella capsula esterna, sono fibre che
prima che nella capsula interna, hanno attraversato il centro semiovale come fasci radiali o raggiati oppure
sono fibre che, dopo aver attraversano la capsula interna, si portano negli stessi fasci.

58
Q

Cosa è il corpo calloso?

A

Il Corpo calloso è una lamina piuttosto grossa, arriva quasi a 1 cm,
incurvata, con una concavità rivolta verso il basso. Vi si
distinguono, procedendo dall’avanti indietro:
• rostro: regione più anteriore, che termina a punta;
Il corpo calloso, in seguito al rostro, cambia bruscamente
direzione, formando un angolo acuto e si assottiglia.
Al rostro segue una lamina, la lamina rostrale che si porta
dall’avanti indietro e giace su un piano orizzontale: questa,
portandosi indietro, arriva fino alla parete anteriore del terzo
ventricolo. A questo punto, la lamina rostrale cambia bruscamente
direzione, diventando una lamina verticale, disposta su un piano
frontale, che prende il nome di lamina terminale che, in basso, si
congiunge con l’ipotalamo e chiude anteriormente il terzo
ventricolo.
La lamina rostrale e la lamina terminale sono parti del corpo
calloso e, come tali, nella loro costituzione presentano fibre che vanno da un emisfero all’altro, fibre commessurali.
• Tronco: la parte principale del corpo calloso, che entra nella costituzione della volta del terzo
ventricolo; è possibile osservare la superficie superiore del tronco del corpo calloso al fondo della
fessura interemisferica, divaricandola.
• Splenio: segue al tronco, porzione più posteriore, grossa, arrotondata, che si porta in basso e affiora in
superficie.
Lo splenio si porta in basso, verso il talamo e l’epitalamo, nella regione visibile al fondo della fessura
trasversa. Per cui, al fondo della fessura trasversa, divaricandola, si osservano, procedendo dal basso:
- lamina quadrigemina
- epifisi e suoi collegamenti con l’epitalamo
- splenio del corpo calloso, estremità rigonfia.
Da tutti i lobi originano fibre che entrano nella costituzione di questo sistema commessurale rappresentato
dal corpo calloso, che determina collegamenti tra i due emisferi.
A livello dello splenio à decorrono le fibre originatesi dal lobo occipitale
A livello del tronco à decorrono le fibre originatesi dal lobo parietale
A livello del rostro à decorrono le fibre originatesi da lobo frontale
A livello delle lamine rostrale e terminale à decorrono le fibre originatesi dal lobo temporale
È importante ricordare che il corpo calloso è rappresentato solo dalla parte impari mediana. Alcuni parlano
di corpo calloso anche per indicare i fasci trasversi: in realtà, i fasci trasversi sono certo in continuità con il
corpo calloso, ma appartengono al centro semiovale non al corpo calloso.
In taluni soggetti si registra una agenesia del corpo calloso: i soggetti affetti da questa situazione,
apparentemente non presentano alcun sintomo clinico.
Il sistema del corpo calloso dunque sembra fondamentale ma non c’è alcun problema apparente nel caso manchi.

59
Q

Come è fatta la capsula interna del’emisfero cerebrale?

A

Capsula interna
Nella sezione di Flechsig (a sx)
si osserva la capsula interna,
che assume una forma
paragonabile ad un
boomerang.
La capsula interna è in
continuità con il centro
semiovale anteriormente,
posteriormente e lateralmente.
Ai 3 costituenti propri della capsula interna (braccio anteriore, ginocchio e braccio posteriore) si
aggiungono altri due bracci, che non fanno parte propriamente della capsula interna, ossia il braccio retrolenticolare
e il braccio sotto-lenticolare, che appartengono al centro semiovale ma presentano continuità
anatomica, strutturale e funzionale con la capsula interna

60
Q

A cosa serve il braccio retro-lenticolare della capsula interna del centro semiovale’

A

Stabilisce un collegamento tra il centro semiovale e il braccio posteriore della capsula interna.È attraversato
da fibre corticifughe e corticipete del lobo occipitale, ossia fibre che dal lobo occipitale si portano alla
capsula interna, dirette verso centri sottocorticali o che, provenienti da centri sottocorticali, dalla capsula
interna si portano al lobo occipitale. Infatti, le fibre in uscita e in entrata dal/al lobo occipitale, che
attraversano la capsula, non attraversano i bracci anteriori e posteriori (formati da fibre a decorso radiale,
che formano la corona raggiata), bensì il braccio retro-lenticolare, che è dunque costituito da fibre
funzionalmente analoghe a quelle che formano il braccio anteriore e posteriore.
Il braccio retro-lenticolare si localizza posteriormente al nucleo lenticolare, fa seguito al braccio posteriore.

61
Q

A cosa serve il braccio sotto lenticolare della capsua interna del centro semiovale?

A

Braccio sotto lenticolare
Si osserva nella sezione di Charcot (a dx). Si colloca sotto al nucleo lenticolare ed è costituito da fibre che si portano al lobo temporale o originano da esso, in quanto il lobo temporale si trova lateralmente e un po’
inferiormente rispetto alla capsula interna.

62
Q

QUali altri fasci troviamo all’interno della capsula interna del centro semi-ovale?

A

Fasci discendenti della capsula interna (divisione morfo-funzionale)
FAsci ascendenti della capsula interna

63
Q

Quali sono i fasci discendenti della capsula interna?

A
  1. fascio cortico-nucleare: componente del fascio piramidale destinata ai nuclei motori somatici del
    tronco-encefalico. Per cui, viene anche chiamato fascio cortico-tronco encefalico.
    Questo fascio origina dall’area motoria primaria, localizzata, sulla superficie supero-laterale, nella
    circonvoluzione precentrale e sulla superficie mediale, nel lobulo paracentrale, più precisamente nella
    parte frontale. Il fascio prima attraversa, entro fasci raggiati, il centro semiovale e poi arriva nella capsula
    interna. Più precisamente, esso decorre nel ginocchio della capsula interna.
    Da ciò deriva l’ulteriore denominazione di questo fascio, chiamato anche fascio genicolato.
  2. fascio cortico spinale: è un unico fascio, che poi si dividerà a livello del limite inferiore del bulbo.
    Per cui, a livello telencefalico, esso è rappresentato da un unico fascio. La sede di origine è la stessa
    del fascio cortico-nucleare, ossia area motoria primaria, da cui si porta alla capsula interna,
    attraversandola a livello dei 2/3 anteriori del braccio posteriore. Dunque, il fascio piramidale nel
    momento in cui attraversa la capsula interna, occupa il ginocchio e i 2/3 del braccio posteriore.
    Dopo aver attraversato la capsula per tutta la sua estensione supero-inferiore, questi due fasci passano nei
    3/5 centrali del peduncolo cerebrale ipsilatrale5.
  3. fasci cortico-pontini: fasci discendenti che dalla corteccia si portano ai nuclei basilari del ponte e
    costituiscono il segmento prossimale del braccio discendente del circuito cerebro-cerebellare. A
    seconda dell’origine, si troveranno in una particolare parte della capsula. Ad esempio, le fibre che
    originano dalla corteccia del lobo frontale, formano un fascio fronto-pontino, che decorre nel
    braccio anteriore. Le fibre che provengono dal lobo parietale o dal lobo temporale o dal lobo
    occipitale (fasci parieto-temporo-occipito-pontini) decorrono nel braccio posteriore, nel braccio
    sotto-lenticolare, oppure nel braccio retro-lenticolare.
    Dopo aver attraversato la capsula interna per tutta la sua estensione:
    - il fascio fronto pontino si porta nel 1/5 mediale del peduncolo cerebrale ipsilaterale;
    - i fasci parieto-temporo-occipito-pontini si portano nel 1/5 laterale del peduncolo cerebrale.
    Tutti questi aspetti riflettono una organizzazione somatotopica.
64
Q

Quli sono i fasci ascendenti della capsula interna?

A

Sono rappresentati principalmente, ma non esclusivamente, dai fasci talamo-corticali, detti anche
radiazioni talamiche (fasci corticipeti o corticicoli).
Il talamo rappresenta infatti la principale fonte di afferenze alla corteccia da parte di centri sottocorticali e
proietta su diverse aree della corteccia:
- i nuclei motori del talamo proiettano su aree motorie
- i nuclei sensitivi del talamo proiettano su aree sensitive
- i nuclei limbici del talamo proiettano su aree limbiche.
Esistono dunque diversi tipi di radiazioni talamiche che attraversano in senso ascendente la capsula interna,
nelle sue varie parti.
Il punto della capsula attraversato da questi fasci dipende dalla sede della corteccia a cui queste fibre sono
destinate. Genericamente, vale la regola che viene seguita la via più breve per giungere a destinazione.
1. radiazione talamica superiore: attraversa la capsula interna a livello del braccio anteriore e
posteriore.
Origina da:
- nuclei ventrali posteriori à proietta sulle aree sensitive somatiche generali;
- Nucleo ventrale intermedio à proietta sulle aree motorie.
2. radiazione talamica posteriore: attraversa la capsula a livello del braccio retro-lenticolare.
Origina dal corpo genicolato laterale e proietta sulle aree visive della corteccia.
3. radiazione talamica inferiore: attraversa la capsula interna a livello del braccio sotto-lenticolare.
Origina dal corpo genicolato mediale e proietta sulle aree acustiche della corteccia.
Oltre alle radiazioni talamiche, alla corteccia giungono altre fibre afferenti, senza passare dal talamo,
rappresentate dal fascio prosencefalico mediale (la sua denominazione deriva dal fatto che decorre nel
prosencefalo; l’aggettivo mediale si deve al fatto che, nascendo dall’ipotalamo, il quale si trova subito al
lato del piano sagittale mediano, avrà presumibilmente una posizione para-mediana).Non è ben conosciuta
la sua ubicazione, ma sicuramente segue una via che potrebbe essere quella delle capsule o potrebbe
essere una via diversa.
È un fascicolo piccolo, che collega l’ipotalamo e corteccia: è dunque alla base di collegamenti implicati in
funzioni che, nella specie umana sono fondamentali.

65
Q

Come si formano i ventricoli laterali?

A

In ciascun emisfero cerebrale è
presente una cavità, un ventricolo. Per
cui, il ventricolo laterale è una
formazione pari. Ha forma incurvata,
con concavità rivolta inferiormente e
un po’ anteriormente.
Se l’emisfero telencefalico avesse
avuto una struttura più semplice,
costituita da sostanza grigia all’esterno
e sostanza bianca all’interno, non
avremmo problemi a descrivere la
limitazione del ventricolo: esso infatti si
troverebbe all’interno della sostanza bianca, sarebbe delimitato unicamente dal centro semiovale.
Il problema sorge in quanto l’emisfero non è fatto in questo modo, ma è caratterizzato dai nuclei della
base, che si trovano al di sotto della parte superiore del ventricolo e al di sopra della parte inferiore di esso.
Dunque, essi presentano:
• parete inferiore, formata da sostanza grigia, in particolare dal nucleo lenticolare che, con il suo versante
superiore, segue il profilo del ventricolo e ne forma:
o la parete inferiore, nella porzione superiore del ventricolo;
o la parete anteriore, laddove il ventricolo assume un andamento verticale;
o la parete superiore, nella porzione inferiore del ventricolo.
• Parete superiore, formata da sostanza bianca nella porzione superiore.
Nella porzione inferiore, la parete inferiore è formata dall’ippocampo (quindi da sostanza grigia), che
sporge nell’interno del lobo temporale.
Comunque, sia che siano delimitati da bianco, sia che siano delimitati da grigio, sulle pareti dei ventricoli si
applica l’ependima.
I ventricoli laterali presentano delle suddivisioni ed è necessario indicare la loro delimitazione con una certa
precisione.

66
Q

Come si distinguono i livelli di organizzazione del movimento volontario?

A

Si descrivono 3 livelli di organizzazione del movimento volontario:
1. Ideazione motoria
2. Programmazione motoria
3. Esecuzione motoria
Questo è un ordine gerarchico in quanto prima di effettuare un movimento il soggetto tende a
pensare. La programmazione è un momento cruciale perché il movimento volontario, la maggior
parte delle volte, non è un movimento semplice ma è scomponibile in tanti movimenti che si
devono succedere nel tempo e che riguardano gruppi muscolari distinti: si tratta quindi di un
movimento complesso che si chiama prassia o gesto. La contrazione di una fibra muscolare è un
fenomeno molto semplice ma se consideriamo una prassia, intervengono molti muscoli che devono
contrarsi in maniera coordinata e per un tempo anche molto lungo. Affinché possa avvenire una
contrazione, devono essere attivati i somatomotoneuroni con uno specifico ordine perchè esiste un
programma motorio che viene elaborato da aree motorie della corteccia cerebrale le quali sono aree
di programmazione, diverse dall’area motoria primaria. L’esecuzione è l’attuazione del programma
quindi attraverso il fascio piramidale discendono informazioni che mettono in esecuzione gli ordini
del programma. Questi 3 livelli di organizzazione, pur essendo gerarchici, non sempre avvengono
secondo l’ordine indicato, infatti durante l’esecuzione può avvenire un cambio della
programmazione e quindi l’ideazione può anche intervenire nel corso della programmazione e
dell‘esecuzione.

67
Q

Cosa si intende per ideazione motoria?

A

L’ideazione è un’elaborazione dell’idea motoria cioè definisce gli obiettivi del movimento volontario
che è un movimento complesso. È una funzione psichica svincolata in senso stretto dal movimento,
ma che viene soddisfatta nel momento in cui il movimento viene eseguito in modo corretto. Ciò
significa che il soggetto ha un’idea di movimento (l‘idea può insorgere spontanea oppure è
influenzata da un’informazione sensitiva) ma non è detto che questa idea venga concretizzata nel
movimento. Ad esempio un bambino vede un pallone e decide di prenderlo (ideazione motoria) ma
le condizioni reali del bambino possono impedirgli di compiere il movimento (magari perché si trova
in una carrozzina incinturato). Quindi il programma motorio dipende dalle condizioni ambientali del
soggetto per cui l’ideazione può essere conseguenza di informazioni sensitive ma altre volte è frutto
della volontà del soggetto.
Le aree dell’ideazione appartengono al
sistema limbico, sono aree associative
cognitive e si trovano nella parte
anteriore della faccia superolaterale e
mediale del lobo frontale; si trovano
precisamente nella parte anteriore delle
circonvoluzioni superolaterali frontali e
mediali frontali: si parla di area
prefrontale la quale è la regione
principale coinvolta nell’ideazione.
Altre aree coinvolte nell’ideazione sono le aree del cingolo ovvero le aree del lobo limbico che
corrispondono alla circonvoluzione pericallosa e paraippocampica. Per questo motivo l’idea motoria
dipende anche dallo stato d’animo in cui si trova il soggetto. Infine, è coinvolta l’area parietale
posteriore che si trova sulla superficie superolaterale del lobo parietale: è un’area associativa
sensitiva che si trova in vicinanza dell‘area sensitiva somatica generale, dell’area visiva e dell’area
acustica per cui è importante perchè dà informazioni riguardo la postura del soggetto. Va precisato,
infatti, che seppur l’idea motoria è svincolata dal sistema motore, essa non è svincolata dal sistema
sensoriale.

68
Q

Cosa si intende per programmazione del movimento?

A

Mentre l’ideazione è una funzione cognitiva, la programmazione è una funzione motoria che
consiste nell’elaborazione di un programma motorio che definisce le serie di contrazioni muscolari
alla base del movimento complesso, finalistico. I programmi motori vengono elaborati innanzitutto
sulla base di informazioni sensitive (che riguardano la posizione in cui si trova l’articolazione nel
momento in cui il movimento sta per cominciare) e di informazioni predittive (che riguardano la
posizione in cui si troverà l’articolazione nel momento in cui il movimento sarà finito). Le
informazioni predittive derivano da aree associative sensitive. Inoltre, le informazioni sensitive, oltre
che precedere il movimento, intervengono attimo per attivo durante l’esecuzione del movimento al
fine di effettuare aggiustamenti nel corso del movimento stesso. Per questo motivo le informazioni
predittive vengono confrontate con le informazioni sensitive reali e se non coincidono il programma
motorio viene modificato, per cui le informazioni predittive per definizione possono essere errate:
ecco che si comprende l‘importanza delle informazioni sensitive che intervengono dopo ovvero nel corso dell’esecuzione del movimento. I
centri di programmazione sono aree
motorie ma non sono proiettive perchè
non hanno contatto con l’effettore bensì
con l’area motoria primaria. Per questo
motivo queste aree in passato venivano
chiamate aree motorie secondarie,
termine che oggi è sostituito con aree di
programmazione.
Queste aree si trovano sulla superficie
superolaterale e mediale del lobo
frontale, precisamente nella parte
posteriore delle circonvoluzioni frontali
superolaterali (superiore, media e
inferiore) e mediali. In particolare, l’area
6 si trova sulla circonvoluzione frontale
superolaterale superiore e una piccola
parte posteriore di quest’area deborda nell’area motoria primaria che si trova sulla circonvoluzione
pre-centrale. L’area 6 (con la sua parte anteriore) insieme all’area 8 e 9 (posizionate sempre sulla
circonvoluzione frontale superolaterale superiore) forma l’area premotoria. Il termine “premotoria”
indica che quest’area si trova al davanti dell’area motoria. In particolare, l’area 6 programma
movimenti che avvengono in tutto il corpo. L’area 8 e l’area 9, invece, sono deputate alla
programmazione dei movimenti oculari. Questo tipo di programmazione si basa su informazioni che
provengono dalle aree visive che si trovano nel lobo occipitale e controlla i somatomotoneuroni
inferiori dei nervi oculomotori. L‘area premotoria comprende anche le aree di programmazione del
linguaggio parlato e scritto (aree 43, 44, 45) (45 e 44 sono le aree di Broca) le quali si trovano nella
parte posteriore delle circonvoluzioni intermedia e inferiore della superficie superolaterale. Il
linguaggio parlato, infatti, porta alla contrazione di un numero elevato di muscoli (della faringe, della
laringe, della lingua, del palato molle) che permette la formulazione di parole, mentre il linguaggio
scritto porta alla contrazione dei muscoli dell‘arto superiore. Bisogna considerare anche il linguaggio
sensitivo ovvero quello letto o ascoltato quindi oltre alle aree motorie del linguaggio, esistono anche
le aree sensitive del linguaggio le quali corrispondono alle aree associative sensitive che permettono
la percezione e la decodificazione del linguaggio, a differenza dell’area uditiva che permette soltanto
la percezione dei suoni senza far comprendere il significato delle parole. L’area associativa sensitiva
del linguaggio ascoltato si trova nella circonvoluzione temporale superiore e corrisponde all’area 22
(area di Wernicke), invece l’area del linguaggio letto si trova intorno all’area visiva, e fa parte delle
aree associative della faccia superolaterale del lobo occipitale.
Un soggetto con una lesione all’area motoria del linguaggio riesce ad avere un’idea motoria ma non
riesce a tradurre l’idea in parole: questa condizione si chiama afasia motoria. Se invece un soggetto
non riesce a leggere, la lesione interessa l’area associativa visiva: questa condizione si chiama
alessia.
L’area 6 della faccia mediale costituisce l’area motoria supplementare (mentre l’area 6 sulla faccia
supero-laterale costituisce l’area premotoria). Per comprendere il suo ruolo è necessario sapere che
per ogni movimento articolare esistono muscoli agonisti e muscoli antagonisti quindi quando un
soggetto esegue un movimento non si limita a contrarre i muscoli agonisti ma deve anche rilasciare i
muscoli antagonisti di quel movimento. Per questo motivo la programmazione di un movimento
consiste anche di un programma di antimovimento utile ad eseguire una serie di decontrazioni
muscolari (che interessano i muscoli antagonisti) che devono avvenire contemporaneamente alle
contrazioni. Il programma di antimovimento è svolto proprio dall’area motoria supplementare.
L’area motoria supplementare e l’area premotoria elaborano i dati e li inviano all’area motoria
primaria. Si noti come le aree della programmazione motoria sono vicine all’area motoria primaria,
ed è chiaro che le aree più associate funzionalmente tendono a stare vicine. NB tutte le aree sono
associate ma qui si intende più associate funzionalmente. Mentre l’area premotoria per quanto
concerne i movimenti oculari è distante dall’area visiva, quindi ci sarà un fascio longitudinale quasi
per tutta la lunghezza dell’emsifero.

69
Q

Cosa si intende per esecuzione del movimento volontario?

A

I neuroni motori somatici superiori sono all’origine di fasci motori somatici discendenti che fanno
parte di circuiti a feedfoward. Definizione di feedfoward : circuito motore o sensitivo formato da un
solo “braccio”, ascendente nel caso del circuito sensitivo o discendente nel caso del circuito motore.
Questo termine è contrapposto a feedback: circuito formato da 2 braccia, una discendente e l’altra
ascendente. Il fascio a feedfoward del sistema nervoso motore somatico che nasce dall’area motoria
primaria della corteccia è il fascio piramidale, che controlla l’attività dei somatomotoneuroni
coinvolti nel movimento volontario. I fasci extrapiramidali invece nascono da centri superiori
sottocorticali che controllano l’attività dei somatomotoneuroni coinvolti nel movimento somatico
automatico. Il fascio piramidale è formato anche da fibre che (ovviamente si originano sempre
dall’area motoria primaria) mandano collaterali ai centri motori superiori sottocorticali. Questo
sistema è importante per garantire i movimenti motori volontari ripetitivi (quale ad esempio la
deambulazione o nuotare); questi movimenti sono avviati dall’area motoria primaria e sono
mantenuti dai centri motori superiori sottocorticali che ricevono collaterali dal fascio piramidali.
Quindi il movimento che era volontario diventa successivamente automatico, la corteccia primaria si
disinteressa e il centro di esecuzione diventa un centro sottocorticale. Questa funzione è svolta
soprattutto dalla formazione reticolare. Se però il programma motorio cambia (ad esempio il
soggetto incespica durante la deambulazione) allora viene elaborato un nuovo programma che
attraverso l’area motoria primaria riprende in mano la situazione mettendo in atto un movimento
che, nel nostro esempio, vuole impedire che il soggetto cada. Il fascio piramidale termina su
somatomotoneuroni tronco encefalici attraverso il fascio cortico-nucleare e su somatomotoneuroni
spinali attraverso il fascio cortico-spinale. I somatomotoneuroni su cui terminano i fasci
extrapiramidali sono gli stessi su cui termina il fascio piramidale. In generale il somatomotoneurone
è di solo un tipo; ciascuno di essi innerva un certo numero di fibre periferiche e istituisce una unità
motoria (in realtà ci possono essere somatomotoneuroni α, β o γ che differiscono per la frequenza di
scarica). Ovviamente la contrazione delle fibre
muscolari striate è strettamente dipendente
dalla innervazione, in assenza di impulsi
provenienti dai somatomotoneuroni vi è paralisi
flaccida (per assenza di movimento). Al contrario
ci può essere una paralisi dovuta ad un eccesso
di scarica da parte del somatomotoneurone sulla
fibra muscolare che causa un eccessivo stato di
contrazione : paralisi spastica.

70
Q

Che cosa è il fascio piramidale?

A

Si origina dall’area motoria primaria che si trova nella
circonvoluzione precentrale e nel lobulo paracentrale e
corrisponde all’area 4 e ad una piccola parte dell’area 6.
Per il 60% si origina dall’area 4 (lobo frontale
circonvoluzione precentrale) e per il 40% dal lobo parietale
circonvoluzione post-centrale; questo significa che la
scissura centrale non è una divisione tra l’area motoria
primaria e l’area sensitiva somatica generale. Infatti le 2
aree si ingranano tra di loro, quindi c’è un po’ di area
motoria nella circonvoluzione post-centrale e un po’ della
area sensitiva somatica generale nella circonvoluzione precentrale.
È interessante dire che sulla corteccia
telencefalica, sull’area motoria primaria, vi è una
organizzazione somatotopica (presente anche sull’area
sensitiva somatica dove vi è l’omuncolo sensitivo, primo omuncolo ad essere studiato) ovvero l’omuncolo motorio.
L’omuncolo motorio è la rappresentazione sull’area
motoria primaria della corteccia di gruppi muscolari della periferia.
Si osserva che i muscoli della testa (i muscoli mimici e i muscoli scheletrici) si trovano sulla superficie
supero-laterale nella parte inferiore e a seguire spostandoci medialmente troviamo: la mano,
l’avambraccio, il braccio e l’emitronco. L’arto inferiore si trova sulla superficie mediale quindi sulla
parte anteriore della circonvoluzione paracentrale. Il termine omuncolo vuol dire che le diverse
regioni corporee non sono riprodotte in scala ma in modo abnorme, con la mano e la testa enorme e
le altre parti del corpo poco rappresentate. Questo riflette un aspetto funzionale; i muscoli che sono
in grado di compiere movimenti precisi sono maggiormente innervati e posseggono, quindi, unità
motorie molto piccole per cui molti somatomotoneuroni (e di conseguenza molti neuroni superiori).
Per cui la rappresentazione delle diverse regioni corporee è proporzionata alla accuratezza della loro
innervazione e inversamente proporzionale alla grandezza dell’unità motoria

71
Q

Quale è il decorso delle fibre del fascio piramidale?

A

Decorso: le fibre del fascio piramidale nascono dalla area motoria, attraversano il centro semiovale
come fibre raggiate e per raggiungere la capsula interna alcune scendono quasi verticalmente
(poiché provengono dall’area motoria), mentre altre (quelle che provengono dalla regione di
rappresentazione della testa) sono quasi orizzontali. Queste sono chiamate fibre raggiate perché
convergono verso la capsula interna a livello del braccio posteriore e del ginocchio. Dopo le fibre
passano nel 3/5 centrali del peduncolo cerebrale ipsilaterale ed alcune fibre lasceranno il fascio
dirette ai somatomotoneuroni troncoencefalici. A livello della calotta del ponte il fascio piramidale
perde la sua compattezza per la presenza dei nuclei basilari del ponte, mentre alcune fibre anche qui
abbandonano il fascio per andare ai somatomotoneuroni del ponte. Nella parte inferiore del bulbo si
esaurisce il fascio cortico-nucleare poiché le ultime fibre si distribuiscono ai somatomotoneuroni
bulbari, quindi nella parte inferiore del bulbo il fascio piramidale sarà formato solo da fibre corticospinali.
Sempre nel bulbo il fascio piramidale si incrocia a livello della decussazione delle piramidi e
passa nell’antimero controlaterale. Nel midollo spinale ogni fascio piramidale dà 2 fasci: uno situato
nel cordone anteriore ipsilaterale, l’altro sito nel cordone laterale controlaterale (in entrambi i casi la
terminazione sarà sul somatomotoneurone inferiore del lato opposto).

72
Q

Quali sono le contigenti del fascio piramidale?

A

Un lavoro rivoluzionario è stato fatto dallo studioso Macchi nel ’69 che ha letteralmente cambiato le
carte in gioco. Infatti lui ha descritto diverse contingenti di fibre del fascio piramidale. Fino ad allora
il fascio piramidale era visto come un fascio formato da fibre proiettive motorie discendenti che
nascono dall’area motoria primaria di un emisfero e terminano sui somatomotoneuroni
controlaterali. Con questi esperimenti sono stati descritte diverse contingenti di fibre che
compongono il fascio piramidale, conferma di quanto il professore ha sempre detto:” NON ESISTE LA
PUREZZA”. Sono state descritte 4 contingenti:
-diretto: stabilisce un
collegamento diretto (monosinaptico) tra i centri motori superiori e i somatomotoneuroni inferiori
che serve per il movimento volontario. -indiretto:
contatta interneuroni siti nella lamina 9 o 8 del midollo spinale che controllano l’attività dei
somatomotoneuroni inferiori. Questi interneuroni possono anche essere inibitori, per cui un fascio
indiretto che attiva gli interneuroni inibitori permette l’inibizione dei somatomotoneuroni. Questo è
il sistema utilizzato dai programmi dell’antimovimento che si realizzano nell’area motoria
supplementare. -cortico-reticolare: fibre che terminano
nella formazione reticolare con funzione di automatizzazione di un movimento volontario ripetuto
(quello che abbiamo descritto prima). -sensitivi: proiezioni discendenti dirette ai
neuroni sensitivi del tronco encefalico e del midollo spinale. Abbiamo già trovato proiezioni
discendenti che terminano su neuroni sensitivi quando abbiamo parlato del sistema antidolorifico
endogeno della formazione reticolare. Esso ha funzione di modulazione sensitiva. La loro funzione è
utile per creare un sistema di automodulazione, infatti la sensibilità controlla la motilità e
reciprocamente la motilità controlla il movimento.
Precisazione: mentre la via corticospinale è sostanzialmente incrociata la via cortico-nucleare non è
esattamente così, ma non potendo entrare nei dettagli diciamo semplicemente che il fascio
piramidale controlla i somatomotoneuroni controlaterali sapendo però che non il 100% delle
terminazioni sono controlaterali. Quindi esistono anche terminazioni ipsilaterali più frequenti nel
fascio cortico-nucleare che in quello cortico-spinale.
Il fascio cortico-nucleare si può chiamare anche fascio genicolato.

73
Q

QUale è il nuovo studio sul fascio piramidale?

A

Alcuni dati “recenti” sul fascio piramidale, riportati da Macchi nel 69’, sovvertono e ribaltano le vedute
classiche sulla neuroanatomia. In questo caso si fa riferimento al fascio piramidale. Da sempre, infatti, il
fascio piramidale è stato visto come quel fascio che nasce dalla corteccia e controlla direttamente un
somatomotoneurone del midollo spinale.1
Questo tipo di collegamento è presente, tuttavia esso rappresenta un contingente delle fibre del fascio
piramidale, il contingente motorio diretto. Esso controlla principalmente i somatomotoneuroni dei muscoli
utilizzati nei movimenti volontari, in particolare quelli che controllano i movimenti della mano, dunque
muscoli della mano e dell’avambraccio.
Nello stesso fascio esiste un altro contingente motorio, un contingente indiretto. L’informazione è sempre
trasmessa a somatomotoneuroni radicolari, ma attraverso gli interneuroni. Questi, nel midollo spinale,
sono presenti in tutte le lamine, ma in particolare nella lamina VIII, nella quale si riscontra solo questa
tipologia neuronale.
Il contingente motorio indiretto controlla interneuroni inibitori. Essendo che le fibre del fascio piramidale
sono tutte eccitatorie, tramite il contingente motorio indiretto, l’eccitazione giunge a interneuroni inibitori,
i quali eccitati, inibiscono i somatomotoneuroni. Quindi, le fibre del fascio piramidale sono non solo
collegate al movimento, ma anche all’inibizione dello stesso. Ad ogni movimento, dovuto alla contrazione
di gruppi di muscoli agonisti di tale movimento, corrisponde l’inibizione di gruppi muscoli antagonisti a quel
movimento. Chiaramente la contrazione simultanea si avrà in condizioni patologiche, in malattie del
sistema motore somatico, come la Malattia di Parkinson, il cui sintomo cardine è appunto la rigidità.
Nel fascio piramidale sono presenti altri contingenti minori, come il contingente sensitivo (o di
modulazione sensitiva). Si tratta di fibre motorie discendenti che terminano su neuroni sensitivi.
Un terzo esempio è dato dal contingente cortico-reticolare, fibre del sistema piramidale che terminano a
livello della formazione reticolare, in centri del sistema extra-piramidale. Un tempo extra-priamidale e
piramidale erano considerati come due concetti antitetici, uno appartenente alla sfera dei movimenti
automatici, il secondo appartenente alla sfera dei movimenti volontari. La scoperta di questo collegamento
anatomico ha reso possibile comprendere come un movimento volontario possa essere reso un movimento
automatico.2
Bisogna ricordare come la volontarietà non sia la modalità più frequente di contrazione dovuta alla motilità somatica. Tutte le sedi in cui si trovano effettori somatici o fibre muscolari striate possono contrarsi
volontariamente, come muscoli della lingua, muscoli del palato molle, muscoli estrinsechi dell’occhio,
muscoli di faringe, laringe ed esofago, muscoli di alcuni sfinteri striati. Tuttavia, la maggior parte di essi si
contrae in maniera automatica.

74
Q

Come si comporta il fascio piramidale nel MS?

A

La componente cortico-troncoencefalica a questo livello si è
esaurita. La componente cortico-spinale si divide in due fasci
distinti. Si formano:
1. Il fascio cortico-spinale laterale à è formato in genere
dalla componente maggioritaria di fibre del fascio cortticospinale
(c.a. 70-80%), quelle che a livello della piramide
decussano. Discende nel cordone laterale controlaterale in
posizione profonda. Si estende per tutta la lunghezza del
midollo spinale, ciò significa che controllerà tutti i muscoli del
corrispondente emisoma, dal collo fino ai piedi.
2. Il fascio cortico-spinale anteriore à è formato dalla quota
minoritaria di fibre provenienti dal fascio cortico-spinale, quelle
che non decussano. Discende nel cordone anteriore ipsilaterale,
e si arresta all’altezza di T1. Ciò significa che i muscoli controllati
sono quelli del collo, della porzione superiore del torace e
dell’arto superiore.3 Il fascio si incrocia nel segmento di
terminazione.
Il fatto che i somato-motoneuroni controllati dal fascio corticospinale
anteriore sono quelli principalmente coinvolti nella motilità volontaria, ci fa capire che in questo
fascio sarà rappresentata notevolmente la componente motoria diretta, a differenza del fascio corticospinale
laterale, il quale controlla somato-motoneuroni che di rado hanno funzioni volontarie.
[Curiosità: Un soggetto che presenta un fascio cortico-spinale anteriore più voluminoso, con ad esempio il
50% di fibre invece che il 20%, avrà una migliore motilità volontatia, tradotta nei movimenti di precisione
dell’arto superiore. La goffaggine/imbranatura nei movimenti di precisione è invece associata ad un fascio
cortico-spinale poco voluminoso.]

75
Q

Quali sono i circuiti di modulazione del sistema motore somatico?

A

Le aree corticali sono tutte collegate tra loro, grazie a fasci associativi cortico-corticali trasversi e
longitudinali. Fondamentali per i processi di programmazione motoria. Una volta che il movimento è stato programmato, il segnale è inviato all’area motoria primaria e mandato in esecuzione.
In tale contesto risulta fondamentale la presenza di centri di modulazione. Si tratta di circuiti a feedback:
Il circuito cerebro-cerebellare
I circuiti del corpo striato

76
Q

Come è caratterizzato il circuito cerebro-cerebellare?

A
E’ caratterizzato da un braccio discendente ed un braccio ascendente.
Il braccio discendente del circuito origina da neuroni corticali di tutte le aree del telencefalo. Si individuano
un segmento prossimale cortico-pontino, ed un segmento distale, ponto-cerebellare. I collegamenti del
braccio discendente sono controlaterali, l’incrocio avviene nell’articolo distale del braccio. Il centro di
modulazione è rappresentato dalla corteccia del cerebro-cervelletto. 4 Giungono a livello dei nuclei basilari.
Il braccio ascendente proietta dalla corteccia del cerebro-cervelletto sul nucleo dentato. Da qui originano
fibre cerbello (o dentato) -talamiche, dirette al nucleo inferiore intermedio del talamo, ed in misura
minore al nucleo inferiore-anteriore, entrambi controlaterali.5 Anche nel caso del braccio di ritorno avviene
l’incrocio delle fibre, in particolare nella decussazione della calotta del mesencefalo.
Il nucleo intermedio inferiore proietta sulla corteccia cerebrale, in particolare su centri di programmazione
del sistema motore somatico.
La regolazione da parte del cerebro-cervelletto serve a verificare che il programma motorio sia
congruente, ed eventualmente apporta degli aggiustamenti. Di recente è stato inoltre scoperto che lo stesso circuito controlla anche aree limbiche.
77
Q

Come sono caraterizzati i circuiti del corpo striato?

A

Il corpo striato, assieme al cerebro-cervelletto, rappresenta il principale centro di regolazione delle aree
motorie della corteccia cerebrale.
Il braccio discendente del circuito origina da tutte le aree della corteccia, e proietta su una parte del corpo
striato, ovvero lo striato (o neostriato), costituito dal nucleo caudato e dal putamen. Questo è il segmento
prossimale del braccio discendente, le fibre sono chiamate cortico-striatali. Dallo striato si diparte il
segmento distale del braccio discendente che proietta sul globo pallido (o paleostriato), si tratta dunque di
un collegamento intrastriatale.
Il braccio ascendente è a sua volta caratterizzato da un segmento prossimale ed uno distale. Il segmento
prossimale è il segmento pallido-talamico, le fibre attraversano la capsula interna trasversalmente e
giungono al talamo, in particolare a livello del nucleo inferiore intermedio e nucleo inferiore anteriore.
I nuclei del talamo danno poi origine a proiezioni talamo-corticali, dirette alle aree motorie.
Un’esempio è la sostanza nera
della calotta mesencefalica, si tratta di un importante centro di regolazione del neostriato.
Un secondo esempio è rappresentato dal nucleo subtalamico, questo è collegato in doppia via con il globo pallido e ne rappresenta un centro di regolazione.

78
Q

Il movimento somatico automatico da chi è determinato?

A

Il movimento somatico automatico è determinato, come nel caso del movimento volontario, da centri
motori inferiori, i quali rappresentano la via finale comune.
L’attività, invece, è data da fasci extra-piramidali proiettivi, nati da centri motori superiori sottocorticali. Si tratta di circuiti che sulla base di esterocezione e propriocezione, generali e specifiche, inviano informazioni a centri superiori sottocorticali, come la lamina quadrigemina, il nucleo rosso e la formazione reticolare. Da qui partono proiezioni discendenti. Si tratta di circuiti altamente complessi, la cui risposta è automatica.
Sono regolati da spino-cervelletto e vestibolo-cervelletto.

79
Q

La vista che tipo di sensibilità è?

A

La vista è una sensibilità somatica esterocettiva speciale. Lo stimolo è rappresentato da radiazioni
elettromagnetiche, ed è percepito da due tipologie di recettori presenti nella retina, una tonaca dell’occhio.
Si tratta di radiazioni entro uno specifico range di lunghezza d’onda, come sempre lo stimolo dev’essere
adeguato e sufficente per essere captato.
L’informazione è passata al nervo ottico, al chiasma ottico e al tratto ottico, giungendo così al sistema
nervoso centrale, in particolare alla corteccia cerebrale, ove avviene un’integrazione cosciente del segnale.
Questa via è definita anche via ottica principale.
Esiste anche una seconda via, la quale trasporta le informazioni visive a centri sottocorticali, i quali danno
origine a risposte automatiche.
N.B. La retina ed i nervi che la collegano al sistema nervoso centrale sono sezioni periferiche. Il termine
“periferico” è virgolettato proprio perché, tutte le porzioni sopra elencate sono di derivazione embriologica
diencefalica. Sono poste in periferia, ma è come se fosse un centro ivi dislocato. La differenza è che la
struttura dei nervi periferici deriva embriologicamente dalle creste neurali, invece in questo caso originano
dalla vescicola diencefalica del tubo neurale. Si tratta di porzioni periferiche topograficamente ma centrali
da un punto di vista embriologico. In particolare, la mielina che si trova a questo livello è fromata da
oligodendrociti, tipici del SNC.

80
Q

CHe cosa è la retina?

A

La retina è la tonaca più interna del bulbo oculare, è formata da tessuti nervosi non rappresentati
unicamente da neuroni sensitivi primari, a differenza del resto della periferia. Infatti, troviamo più neuroni
di diversi tipi disposti su strati.
Lo strato più esterno è rappresentato da neuroni sensitivi primari che svolgono la funzione di recettore.
Sono di due diverse tipologie, coni e bastoncelli.
Più internamente troviamo un secondo strato, formato da neuroni bipolari, e successivamente un altro
strato, sempre più interno, nel quale si trovano neuroni multipolari, il cui assone fa parte delle fibre che
andranno a costituire il nervo ottico.

81
Q

Come si forma il nervo ottico?

A

Il nervo ottico si costituisce all’interno del bulbo, grazie alla convergenza degli assoni in un punto preciso sul fondo oculare, facilmente distinguibile dalla retina per via del diverso colore (la retina arancio/grigiastra, la convergenza biancastra). Si definisce papilla ottica, ed è posta medialmente rispetto al centro della retina. Il nervo formatosi attraversa poi le pareti del bulbo ed emerge dalla superficie posteriore. Il nervo ottico presenta dunque un tratto intra-bulbare, ed un tratto retro-bulbare, solo in questo secondo tratto presenta una guaina mielinica.

82
Q

Come è il campo visivo dell’uomo?

A

Il campo visivo, nell’uomo, è binoculare. E’ la rappresentazione dell’immagine catturata da ambedue le
retine e risultante della sommazione di due campi visivi monoculari. Le retine di due occhi captano campi
monoculari differenti, i quali tuttavia, coincidono in gran parte. Presentano, infatti, ¾ di sovrapponibilità.
Per semplificazione consideriamo identici i due campi monoculari.
La proiezione del campo visivo sulla retina giunge
capovolta, per via della diffrazione dei raggi luminosi
ad opera dei mezzi diottrici. E’ possibile dividere
anche la retina in quadranti, ma per semplificare la
suddividiamo in due metà, la metà nasale/mediale,
e la metà temporale/laterale.
Al nervo ottico giungono fibre provenienti da tutta
la retina, sia dalla metà mediale, che da quella
laterale. All’interno del nervo le fibre sono separate,
esiste una segregazione che riflette, con il campo
visivo, l’organizzazione somatotopica (o campo
visivo-topica).
Il nervo ottico, uscito dal bulbo oculare, penetra
nella cavità neurocranica grazie al foro ottico, e
giunge nella fossa neurocranica media.
A livello del chiasma ottico9, commessura tra i due nervi, avviene un incrocio, in particolare si incrociano le
fibre che originano dalla metà nasale della retina. Quelle che originano dalla metà laterale, rimangono nel
nervo ipsilaterale.
Quindi, ad esempio, il tratto ottico sinistro è formato da fibre originate dalla metà laterale della retina
ipsilaterale e dalle fibre della metà nasale della retina controlaterale.

83
Q

Il tratto ottico quali informazioni trasporta?

A

Il tratto ottico destro trasporta le informazioni dell’emi-campo visivo di sinistra, e vice versa il tratto ottico
sinistro trasporta le informazioni dell’emi-campo visivo di destra. Si porta lateralmente, passando
anteriormente al peduncolo cerebrale, poi a lato della calotta del mesencefalo raggiungendone la
superficie posteriore. L’emergenza è a livello del limite tra la lamina quadrigemina ed il diencefalo.

84
Q

QUale è la via ottica centrale?

A

Si tratta di una via retino (x3) - talamo- corticale. Il quarto neurone è posto nel centro genicolato laterale,
nel talamo. Da qui proietta sulla parte occipitale posteriore del centro semiovale, e dal braccio retrolenticolare
giunge alla capsula interna. Da qui si dirige nell’area visiva primaria, nr. 17, peri-calcarina.
Dall’area visiva primaria le informazioni sono trasmesse alle aree sensitive secondarie, 18 e 19.
Si tratta della via ottica della visione cosciente, percepita.

85
Q

QUali sono le vie per i riflessi visivi?

A

Le vie per i riflessi visivi
La via è comune sino al tratto ottico. Infatti, una volta giunte al diencefalo, queste scendono verso il
mesencefalo trovando il centro di ritrasmissione (quarto neurone), o:
• Nella lamina quadrigemina à nel tubercolo superiore, ove nascono proiezioni motori somatiche;
• Nell’area pre-tettale à Regione di formazione reticolare della calotta del mesencefalo anteriore
rispetto la lamina quadrigemina. Proietta sui nuclei omolaterale e controlaterale dell’oculo motore
comune, motore viscerale, una volta chiamato nucleo di Edinger-Westphal. Neuroni pregangliari
parasimpatici contattano, tramite il nervo oculomotore comune, il ganglio ciliare della cavità
orbitaria. L’articolo post gangliare innerva il muscolo sfintere della pupilla, la cui contrazione
determina la miosi, ovvero il restringimento del foro pupillare di entrambi gli occhi.10
N.B. La dilatazione della pupilla, midriasi, in presenza di una scarsa illuminazione è una funzione
ortosimpatica.

86
Q

Quale è la differenza tra la sensibilità tattile discriminata e quella indiscriminata?

A

La differenza tra la sensibilità tattile discriminata e quella indiscriminata è data dal campo recettoriale. Esso si definisce come una regione di superficie entro cui si applica uno stimolo che evoca risposta in un singolo neurone sensitivo. Ovvero esprime l’insieme di recettori sensitivi controllati da un neurone sensitivo primario.
Se il campo recettoriale ove viene applicato lo stimolo è grande, allora applicando due diversi stimoli all’interno dello stesso campo recettoriale non verranno riconosciuti singolarmente, bensì come stimolo unitario.
Viceversa, ad esempio a livello della palma della mano o del piede, i campi recettoriali hanno dimensioni microscopiche, quindi applicando due stimoli vicini tra di loro, verranno recepiti singolarmente.

87
Q

Quale è la via della sensibilità tattile grossolana, termica, dolorifica?

A

E’ una via ganglio-spino-talamo corticale. Il primo neurone è posto all’interno di gangli sensitivi di tutti i nervi spinali. Il secondo neurone è posto nella lamina IV e nella lamina V di tutti i segmenti spinali. Da qui originano due diversi fasci:
• Fascio spino-talamico anteriore  Per le fibre della sensibilità tattile grossolana. Esso si incrocia a livello della commessura bianca, al fondo della fessura mediana anteriore;
• Fascio spino-talamico laterale  Per le fibre della sensibilità dolorifica paucisinaptica, poste più lateralmente, e per la sensibilità termica, poste più medialmente. Esso si incrocia a livello della commessura grigia;
N.B. Esiste anche in questo caso un’organizzazione somatotopica ben definita, infatti le fibre che man mano si aggiungono ad entrambi i fasci si posizionano, nel caso del fascio anteriore, sempre più anteriormente. Nel caso nel fascio laterale, sempre più medialmente. Dunque, ad esempio le fibre provenienti dagli arti inferiori saranno le più posteriori in un fascio e le più laterali nell’altro.
Entrambi i fasci, a livello del tronco encefalico, si uniscono, formando il lemnisco spinale, che decorre lateralmente nella calotta del t.e.
Il terzo neurone della via è posto nel nucleo sensitivo talamico, anche chiamato VPL (ventrale, posteriore, laterale).
Le fibre talamo-corticali decorrono nel braccio posteriore della capsula interna, in senso ascendente, raggiungendo il centro semiovale. Da qui sono proiettate verso l’area sensitiva somatica generale (o primaria), data dalle areee 3,1,2, ovvero il lobo parietale, la circonvoluzione post-centrale sulla faccia supero-laterale e il lobulo paracentrale sulla faccia mediale.

88
Q

QUale è la via della sensibilità tattile fine?

A

E’ una via ganglio-bulbo-talamo-corticale. Il primo neurone è posto nei gangli sensitivi di tutti i nervi spinali. Da questi il segnale ascende grazie al fascio gracile, da Co1 a T6 e poi con il fascio cuneato da T6 in su. Dunque, il fascio gracile conterrà informazioni degli arti inferiori e della metà inferiore dell’emitronco omolaterale, mentre il fascio cuneato trasporterà informazioni proveninenti dagli arti superiori e dalla metà superiore dell’emitronco omolaterale.
Le fibre si dispongono in lamine a sviluppo sagitale, le quali si succedono in direzione medio-laterale. Più medialmente troviamo fibre provenienti dal tegumento, mentre più lateralmente fibre che si originano in profondità.
Il secondo neurone è posto nei nuclei gracile e cuneato del bulbo. Da qui risalgono grazie al lemnisco mediale. Prima di salire il fascio si incrocia, con la decussazione del lemnisco mediale. Le fibre sono definite arciformi.
Anche nel lemnisco mediale è mantenuta l’organizzazione somatotopica, infatti le fibre originatesi dal nucleo gracile sono poste più anteriormente, mentre quelle originate dal nucleo cuneato sono poste più posteriormente.
Durante l’ascensione il lemnisco mediale modifica il proprio orientamento, da essere disposto sul piano sagitale nel bulbo, si disporrà sul piano frontale in ponte e mesencefalo. Dunque, la porzione anteriore del lemnisco sarà poi mediale.
Il terzo neurone della via è posto nel VPL. Da qui originano proiezioni per l’area sensitiva primaria

89
Q

Quali sono le vie tronco encefaliche della sensibilità tattile grossolana e fine?

A

Nucleo bulbare del trigemino  Sensibilità tattile grossolana, termica e dolorifica;
Nucleo pontino del trigemino  Sensibilità tattile fine;
Si tratta di vie ganglio-trigemino-talamo-corticali. Il primo neurone si trova nel ganglio sensitivo somativo dei quattro nervi sopra elencati. Il secondo neurone si trova nei nuclei del trigemino, rispettivamente in quello bulbare per la sensibilità tattile grossolana, termica e dolorifica, in quello pontino per la sensibilità tattile fine.
Da qui risale grazie al lemnisco trigemniale controlaterale. E’ posto, nel bulbo, posteriormente rispetto il lemnisco mediale, mentre nel ponte medialmente.
Giunge al VPM, nucleo funzionalmente identico al VPL, tuttavia concernono territori differenti. Il primo il territorio trigeminale, il secondo il territorio spinale.
Da qui proietta sull’area sensitiva primaria, aree 3,1,2, lobo parietale sulla porzione più inferiore della circonvoluzione post-centrale.
N.B. Il lemnisco trigeminale contiene anche un piccolo contingente di fibre appartenenti alla sensibilità viscerale generale e speciale, in particolare la sensibilità gustativa. Solitamente queste fibre decorrono nei fasicolo longitudinale posteriore e fascicolo prosencefalico mediale della formazione reticolare e sono dirette all’ipotalamo.
La piccola quota che decorre nel lemnisco trigeminale è destinata al talamo, al VPM, e da qui proiettata sulla corteccia.

90
Q

Che cosa è l’omuncolo sensitivo?

A

Gli studiosi Penfiels e Rasmussen, con studi sulla stimolazione della cute con un ago, dunque sulla sensibilità tattile fine, hanno scoperto come sia possibile raffigurare le diverse regioni corporee disegnando un emicorpo controlaterale sulla corteccia cerebrale sensitiva, il così detto omuncolo sensitivo.

Osservando una la superficie supero-laterale del telencefalo, subito posteriormente al solco centrale del lobo parietale si distinguono dal basso verso l’altro:
1. Nella porzione inferiore  mezza testa, trigeminale.
2. Proseguendo verso l’altro in successione  mano, avambraccio, braccio, spalla.
3. Emitronco in successione  collo, torace, addome.
Osservando la superficie mediale:
1. Arto inferiore in successione prossimo-distale  coscia, gamba, piede. Corrisponde al lobulo paracentrale.

91
Q

Che tipo di sensibilità è l’udito?

A

E’ una sensibilità somatica, poiché tipica della vita di relazione, ed esterocettiva, in quanto lo stimolo proviene dall’esterno, ed è rappresentato da onde sonore che si muovono in un fluido, aria o acqua.
I recettori sono le cellule uditive, un epitelio specializzato a recepire stimoli sonori. Sono situate nella parete del labirinto membranoso nella parte cocleare. Con la superficie apicale, le cellule uditive prospettano la cavità del condotto cocleare. Le onde sonore non eccitano direttamente i recettori. Le onde vengono raccolte dall’orecchio esterno e convogliate attraverso il condotto uditivo verso l’interno mettendo in vibrazione la membrana timpanica. Questa agisce sugli ossicini collogati nel cavo del timpano, questi creano variazioni pressorie della perilinfa le quali causano variazioni simili dell’endolinfa nell’orecchio interno. Queste agiscono sui recettori, infatti, questi non sono altro altro che semplici meccanocettori che raccolgono uno stimolo di natura pressoria.

92
Q

QUale via è periferica e quale centrale dell’udito?

A

Via periferica

 Lo stimolo pressorio è convertito dalle cellule recettoriali in uno stimolo elettrico, trasmesso ai terminali del nervo acustico e trasportato al ganglio cocleare.
Via centrale (1)
E’ una via ganglio (cocleare) – ponto (nuclei cocleari). Il primo neurone è posizionato nel ganglio cocleare. Il secondo recettore è situato nei nuclei cocleari anteriore e posteriore. Nel ponte sono posteriore e latero-inferiore. Con questi termini si va ad indicare la posizione reciproca.
Essendo questa la via centrale, dai nuclei del tronco encefalico origina un lemnisco, il lemnisco laterale, che giunge al talamo senza interruzioni.
Questo si dirige al corpo genicolato mediale (CGM), centro di ritrasmissione. Da qui, grazie al braccio sottolenticolare della capsula interna, raggiunge la porzione inferiore del centro semiovale.
Giunge all’area uditiva primaria (area 41-41), sulla faccia superiore del temporale, prospettante la scissura di Silvio, la circonvoluzione è quella superiore.
L’area uditiva primaria invia informazioni alle aree associative (22), o secondarie. In particolare, l’area di Wernicke, essa è l’area del linguaggio parlato, sensitiva.
N.B. ci saranno poi aree motorie del linguaggio che elaborano un programma da mandare in esecuzione.
L’area di associazione permette di decodificare il messaggio arrivato.
 Via centrale (2)
Il primo neurone, come per tutte le tre vie, è nel ganglio cocleare, il secondo a livello del ponte, nei nuclei cocleari. In questo caso dal ponte non avviene la diretta proiezione sul talamo, ma avviene un’interruzione a livello el tubercolo inferiore della lamina quadrigemina. Le fibre percorrono sempre il lemnisco laterale.
Via centrale (3)
Complessa e multisinaptica. E’ una via ganglio – ponto (nucleo cocleare) – ponto (nuclei intercalati nella via uditiva come il complesso olivaresuperiore e nucleo del corpo trapezoide) – tetto ( tubercolo quadrigemino inferiore) – talamo. Risale con il lemnisco laterale, molto eterogeneo, e giunge al corpo genicolato mediale del talamo. Tutte le fibre si congiungono.
La via che serve per la percezione del segnale è chiaramente quella che non ha sinapsi. Le sinapsi sono infatti come interruttori, permettono di scegliere se far proseguire il segnale o meno, permettendo il passaggio agli stimoli utili. 
N.B. Ad esempio, una situazione di fastidio o di rumore sonoro durante una lezione. Sulla via principale faccio viaggiare le informazioni utili, il professore che spiega. La situazione può cambiare, si decide di distrarsi e iniziare a prestare attenzione a ciò che succede all’esterno dell’aula, avviene uno shift del segnale sulla via principale, bloccando il professore che spiega e facendo arrivare alla corteccia gli altri segnali.
Un aspetto particolare della via uditiva è che in condizioni normali uno stimolo uditivo non va ad eccitare solo i recettori di un lato. Infatti, vengono attivate entrambe le vie centrali, il primo neurone è posto in entrambi i gangli cocleari, il secondo nei nuclei cocleari anteriori o posteriori di entrambi i lati.
Le fibre sensitive di secondo ordine nate dal nucleo cocleare anteriore e parte di quelle nate dal posteriore concorrono a formare il corpo trapezoide.
Esso è chiamato così per la sua forma di trapezio in sezione orizzontale. I quattro vertici rappresentano i nuclei cocleari. Si devono tracciare due linee latero-laterali per congiungere i due nuclei cocleari anteriori ed i due nuclei vestibolari posteriori e due linee antero-posteriori che congiungono il nucleo vestibolare anteriore con il posteriore.
Anatomicamente: il lemnisco laterale è in continuità con il nucleo vestibolare posteriore. Grazie al corpo trapezoide le fibre originate dal nucleo cocleare anteriore possono raggiungere il lemnisco laterale ipsilaterale, e addirittura possono dirigersi al nucleo cocleare anteriore controlaterale e ascendere con il lemnisco laterale controlaterale.
93
Q

QUali sono le vie per i riflessi uditivi?

A

Il riflesso oculo-cefalo giro  Numerose fibre ascendenti nel lemnisco laterale si arrestano nel collicolo inferiore della lamina quadrigemina, da qui queste si portano al collicolo superiore, centro superiore del sistema motore somatico. Da qui origina un fascio discendente tetto-spinale, che controlla l’attività di somato-motoneuroni inferiori.
Questi collegamenti permettono movimenti riflessi degli occhi e della testa verso la sorgente del suono.

Fibre dal nucleo olivare superiore  Nel timpano sono presenti due muscoli antagonisti, il muscolo tensore del timpano, la cui funzione è tendere la catena degli ossicini e dunque la membrana timpanica, innervato dal trigemino, ed il muscolo stapedio, detensore della catena, innervato dal facciale.
Una membrana tesa è maggiormente sensibile alle onde sonore.
Quando il suono è molto basso, attraverso la contrazione del muscolo tensore del timpano hanno la possibilità di raccogliere stimoli. Vice versa in un ambiente molto rumoroso, ad esempio in prossimità di un’esplosione, per proteggersi da onde dannose per la membrana e per gli ossicini, la tensione della membrana timpanica dev’essere diminuita.
Lo stapedio ha funzione protettiva, mentre il tensore viene attivato a seconda della necessità. Le vie proiettive discendenti controllano in questo caso il nucleo motore del trigemino.

94
Q

Che tipo di di sensibilità è ‘olfatto?

A

Una intocezione speciale

95
Q

QUale è la via centrale dell’olfatto?

A

Il primo neurone della via è il neurone olfattivo, posto a livello della volta della mucosa nasale. Si tratta di un chemocettore. Esso possiede un prolungamento breve in superificie che registra stimoli, ed un prolungamento centrale che si unisce ai prolungamenti degli altri neuroni olfattivi costituendo la lamina propria della mucosa olfattiva, attraversando poi la lamina cribrosa dell’etmoide e penetrando nella cavità neurocranica anteriore.
Il nervo olfattivo  Si parla di nervo olfattivo intendendo l’insieme dei filamenti di piccoli nervi che si originano dalla mucosa per terminare sul bulbo olfattivo. Sono assoni amielinici.

Il secondo neurone è posto nel bulbo olfattivo, porzione più antica dellìencefalo. Si formano sinapsi definite glomerulari o complessi sinaptici glomerulari, come nel cervelletto. Dopo processi di elaborazione ed integrazione, il bulbo da origine a vie proiettive, grazie a neuroni piramidali i cui prolungamenti sono raggruppati in fasci, formano una sorta di peduncolo originato all’estremità posteriore del bulbo e chiamato tratto / peduncolo olfattivo.
N.B. Il bulbo è posto nella fossa neurocranica anteriore nello spazio subaracnoideo. La superficie superiore è in rapporto indiretto con il liquor e con il lobo frontale.
La superficie inferiore poggia sulla faccia superiore della lamina cribrosa dell’etmoide, ed è rivestita da pia.
Al di sotto del bulbo olfattivo le meningi non sono del tutto assenti, ma si prolungano a formare guaine che rivestono i singoli filamenti del nervo olfattivo. Si forma una regione inspessita chiamata tenda olfattiva.

Il tratto olfattivo origina dal versante posteriore del bulbo olfattivo, decorre dall’avanti all’indietro, in rapporto con la superficie inferiore del lobo frontale nello spazio subaracnoideo. Giunge quasi a livello della scissura laterale e si divide in due rami, uno mediale ed uno laterale, le strie olfattive.
Le strie olfattive raggiungono direttamente la corteccia senza passare dal talamo, si tratta di vie extra-talamiche.
• Stria laterale  diretta alla corteccia olfattiva primaria, archicorteccia.
• Stria mediale  diretta a nuclei della base, al tubercolo olfattivo, al nucleo striato ventrale e all’amigdala.
Il rivestimento è di pia e prospetta lo spazio subaracnoideo.

Anatomia funzionale  Il collegamento con lo striato e con l’amigdala all’ipotalamo tramite il fascicolo prosencefalico mediale ed il fascicolo longitudinale dorsale. E’ la base dell’insorgenza di risposte viscerali in seguito a percezioni olfattive.
Collegamenti del rinencefalo con l’ipotalamo e altri centri del sistema limbico costituiscono la base anatomica dell’insorgenza di risposte psichiche in seguito a percezioni olfattive.
N.B. Le aree olfattive sono essenziali per integrare la percezione gustativa, si parla di sistema chemiosensitivo centrale.

I recettori sono caratterizzati da adattamento periferico, infatti la percezione degli stimoli olfattivi è diversa da soggetto a soggetto, ma anche nello stesso soggetto in momenti differenti.

96
Q

La via gustativa è solo cosciente?

A

no.
Cosciente
E’ una via ganglio-solitario-talamo-corticale. I recettori sono cellule secondarie sensoriali localizzate nei calici gustativi. Si hanno tre differenti possibilità di localizzazione:
1. 2/3 anteriori della lingua: il centro trofico è nel ganglio genicolato, del nervo intermedio;
2. 1/3 posteriore della lingua: il centro trofico è nel ganglio petroso, del nervo glossofaringeo;
3. Regione linguale delle vallecule ed epiglottide: c.t. nel ganglio nodoso, del nervo vago.
Le info giungono al nucleo del tratto solitario, nel bulbo, risalgono grazie al lemnisco trigeminale, in cui si pensa esserci un lemnisco gustativo, e giungono al nucleo ventrale posteriore mediale del talamo. Da qui vengono proiettate all’area somestesica primaria.

Incosciente
Via intocettiva troncoencefalica generale e speciale gustativa. E’ una via ganglio (nodoso o genicolato) – solitario – reticolo? – ipotalamica (nucleo anteriore)

97
Q

Cosa si intende per propriocezione generale?

A

Informazioni sensitive dall’apparato osteo-artro-muscolare. I propriocettori sono rapppresentati da terminazioni nervose libere e recettori corupuscolati. Può avere integrazione cerebrellare, non-cosciente, o integrazione cerebrale, cosciente.

Propriocezione generale ad integrazione non cosciente
La capacità di registrare stimoli di natura meccanica, discriminati dalla posizione assunta dalle varie componenti dello strato profondo, batiestesia, dal loro movimento, cinestesia, o dalla loro vibrazione passiva, pallestesia. Sono poi trasformati in impulsi nervosi che vengono trasmessi lungo le vie vestibolari, periferiche e centrali, sino alla corteccia cerebrellare.

98
Q

QUali sono le vie periferiche della propriocezione generale?

A

I neuroni sensitivi primari implicati nella propriocezione sono posti in gangli sensitivi che possono essere spinali, del trigemino e nel nucleo mesencefalico del trigemino. Si tratta di neuroni pseudounipolari.

99
Q

Quali sono le vie centrali della propriocezione generale?

A

Le vie centrali si dividono in spinali e troncoencefaliche.
Le vie spinali
1. Via ganglio-spino-cerebrellare;
• Risalita con il fascio spino-cerebellare anteriore  I neruoni i cui prolungamenti andranno a costituire tale fascio saranno i neuroni della Lamina III, dei segmenti C5-T1, e L2-S3, quelli dei rigonfiamenti.
Il fascio risale nel cordone laterale controlaterale del midollo spinale, attraversa la calotta del bulbo, del ponte e della parte inferiore del mesencefalo, in seguito si incrocia nuovamente e si convoglia nel peduncolo cerebellare superiore.
E’ una via doppio crociata, ipsilaterale.
• Risalita con il fascio spino-cerebellare posteriore  i neuroni sono quelli della lamina VII, del nucleo toracico o di clarcke, dei segmenti C8-L2. Le fibre penetrate nei segmenti da C8 a L2, si dirigono direttamente al nucleo toracico. Le fibre penetrate nei segmenti da Co1 a L3, risalgono con il fascio gracile e poi si portano nel nucleo toracico dei livelli sopra citati.
Le fibre penetrate nei segmenti da C7 a C1 risalgono con il fascio cuneato e si dirigono al nucleo cuneato accessorio.
Il fascio decorre nel cordone laterale del midollo spinale ipsilaterale, nella parte inferiore della calotta del bulbo, ipsilaterale, e nel peduncolo cerebellare inferiore del lato opposto.
2. Via ganglio-bulbo-cerebellare  Fascio cuneato + Fascio cuneato - cerebellare;

Note di anatomia funzionale  i neuroni di origine del fascio spinp-cerebellare anteriore, della lamina III, sono attivati da fibre che innervano propriocettori muscolari ed articolari dei muscoli degli arti.
I neuroni di origine del fascio spino-cerebellare posteriore, lamina VII, sono attivati da propriocettori articolari e muscolari di tutte le regioni.
Il fascio anteriore trasmette le informazioni riguardanti il movimento degli arti, il fascio posteriore informazioni riguardanti la postura.

Le vie troncoencefaliche

  1. Via ganglio-trigemino-cerebellare  Fascio trigemino cerebellare superiore e inferiore;
  2. Via trigemino-trigemino cerebellare  fascio trigemino cerebellare superiore;

Lo spino-cervelletto
E’ il centro d’integrazione della propriocezione generale non cosciente. Elabora informazioni attraverso le cui controlla indirettamente l’attività di somatomotoneuroni inferiori per il mantenimento della postura e l’esecuzione dei movimenti.

100
Q

Che cosa è la propriocezione speciale?

A

La propriocezione speciale – Vestibolocezione

Con il termine vestibolocezione si intende una sensibilità somatica che concerne stimoli generati dalla postura e dallo spostamento del corpo, più precisamente della testa, nello spazio.
Gli stimoli sono rappresentati da:
• Pressione dell’endolinfa sulle cellule vestibolari, determinata dalla forza di gravità;
• Pressione dell’endolinfa sulle cellule vestibolari, determinata da movimenti rettilinei, accellerazione e decellerazione, e curvilinei;

Quando la testa è mantenuta in posizione anatomica, in assenza di movimentol la cupola preme uniformemente sulle stereociglia delle cellule capellute della macula dell’utricolo.
Se la testa compie movimenti di accellerazione o decellerazione lineare, viene indotto nelle cupole del sacculo e dell’utricolo un movimento in direzione opposta a quella del movimento. Ciò causa una distorsione delle stereociglia e dunque stimolazione recettoriale.

Quando la testa compie un movimento curvilineo sul piano in cui giace un dotto semicircolare, si crea nel canale interessato, una corrente di endolinfa che sposta la cupola e ne stimola i recettori.

101
Q

Da cosa sono caratterizzate le cellule vestibolari?

A

Sono cellule epiteliali con funzione di meccanocettori, situate in regioni specializzate dell’epitelio della parte vestibolare del labirinto membranoso, nell’orecchio interno.
• Cellule vestibolari di sacculo e utricolo : Sono situate nelle rispettive macule e giacciono su un piano all’incirca verticale, nel sacculo, o in un piano all’incirca orizzontale, nell’utricolo.
Lo stimolo è rappresentato da movimenti lineari sul piano orizzontale o su un piano verticale.
• Cellule vestibolari dei dotti semicircolari  Si trovano nel tratto dilatato del dotto, l’ampolla, e formano rilevi allungati le creste ampollari, disposte su un piano orizzontale, nel dotto semicircolare superiore, su un piano frontale, nel dotto semicircolare posteriore, e su un piano sagittale, nel dotto semicircolare laterale.
Lo stimolo è rappresentato da movimenti curvilinei su un piano in cui giace un dotto semicircolare.

102
Q

QUale è la via periferica della propriocezione speciale?

A

La stimolazione delle cellule vestibolari genera impulsi che vengono trasmessi ai terminali nervosi di fibre del nervo vestibolare. Il centro trofico di queste è situato nel ganglio vestibolare. Il centro di ritrasmissione a cui giungono è rappresentato dai nuclei vestibolari, superiore, inferiore, mediale e laterale.

103
Q

Quale è la via centrale della vestibolocezione?

A

Vi sono due differenti vie, una ad integrazione cerebrale, dunque cosciente, una ad integrazione cerebellare, non cosciente.
• Via cosciente  Via ganglio – vestibolo – talamo – corticocerebrale. Originano dai nuclei vestibolari, si dirige al nucleo inferiore posteriore mediale del talamo, amche se vi sono dubbi, con il lemnisco vestibolare.
Anche per il fascio talamo-corticale vi sono dubbi sull’origine, e proiettano sulla corteccia, in aree vestibolari.
• Via non cosciente  Le fibre originate dai nuclei vestibolari, ma anche dallo stesso ganglio vestibolare, decorrono nel fascio vestibolo-cerebellare che grazie al peduncolo cerebrellare inferiore, ipsilaterale, raggiungono la corteccia del vestibolo-cervelletto.

104
Q

Quali sono i riflessi vestibolari?

A

Alla base dei riflessi vestibolari vi sono connessioni multiple tra i nuclei vestibolari e diversi centri del troncoencefaliche e del midollo spinale, mediate dal fascicolo longitudinale mediale. Questo è costituito da dibre originate dai nuclei vestibolari e destinate a:
• Neuroni motori somatici del TE e del MS  base anatomica dei movimenti riflessi degli occhi, della testa e del collo in risposta a stimoli vestibolari. Riflessi oculo-cefali giri vestibolari;
• Neuroni motori viscerali del TE (n. vago in particoalre) e del MS  riflessi viscerali in risposta a stimoli vestibolari.

Il vestibolo-cervelletto è il centro di integrazione della sensibilità vestibolare non cosciente. E labora informazioni attraverso cui controlla somatomotoneuroni inferiori ed interviene nella regolazione del tono muscolare. E’ un centro del sistema nervoso motore somatico, permette il mantenimento dell’equilibrio in condizioni statiche e dinamiche.