Telencefalo Flashcards
Che cosa è il telencefalo?
è rappresentato da due emisferi telecenfalici, da tutti chiamati emisferi cerebrali (ma è un aggettivo meno appropriato); perciò l’emisfero telecenfalico è pari. Ma esiste anche il telencefalo impari.
Come si sviluppa il telencefalo?
dalla vescicola prosencefalica, impari e che è posta più distalmente, si stacca e si forma una vescicola pari, una dx e una sx, e resta una porzione impari tra queste compresa; chiaramente le cavità sono tutte intercomunicanti, quelle delle vescicole laterali con quelle della vescicola mediana. Quindi, come conseguenza del processo della vescicolazione secondaria, dalla vescicola prosencefalica si formano: una vescicola impari mediana, la vescicola diencefalica, da cui deriva il diencefalo adulto, e una vescicola pari, la vescicola telencefalica; ma tra le vescicole telencefaliche resta una parte di telencefalo impari. Perciò il telencefalo è pari, cioè l’emisfero telencefalico, e impari, cioè la parte mediana che interconnette nell’adulto i due emisferi (ricordiamo come parti impari sono già state descritte in talamo e ipotalamo). In particolare, il telencefalo impari contribuisce a delimitare nella maggior parte della sua parete anteriore il III ventricolo, che perciò, anche se usualmente è denominato come vescicola diencefalica, non è interamente delimitato da diencefalo; inoltre nel delimitare il III ventricolo c’è anche un contributo del mesencefalo. Dall’immagine si vede come questo ventricolo
comunica con ciascuno dei ventricoli laterali, che si trovano nella vescicola telencefalica; quindi il ventricolo laterale è l’unico ad essere pari, poiché uno a dx e uno a sx. Seconda una convenzione, quello dx è il I e quello sx è il II: ciò si spiega con la numerazione dei ventricoli dal I al IV in senso supero-inferiore.
Cosa è la curvatura della vescicola telencefalica?
all’inizio abbiamo la vescicola telencefalica con uno sviluppo diverso rispetto a quello delle altre vescicole, poiché queste ultime sono quasi allineate e disposte in senso longitudinale; poi avvengono delle curvature, già presenti in senso sagittale. È come se a livello della vescicola mesencefalica si compie una sorte di movimento di flessione, per cui il mesencefalo si viene a trovare non solo distalmente rispetto al metencefalo, ma piega anche un po’ in avanti; invece gli emisferi telencefalici hanno la forma di un tubo sviluppato in senso sagittale. Quindi, in questa immagine mentre tutte le altre vescicole sono viste in sezione longitudinale, perciò si vede la loro successione dall’alto in basso o viceversa, la vescicola telencefalica è sviluppata in senso sagittale, perciò sezionata di trasverso; in pratica della vescicola telencefalica una parte viene verso l’osservatore e l’altra parte va verso il senso opposto. Supponendo che l’immagine sia una visione anteriore, si vedono un tubo a dx e uno a sx, entrambi tubi lineari, sviluppati su un piano sagittale; ogni tubo presenta due estremità, una anteriore e una posteriore.
A 5 mesi non è più un tubo, poiché esso si è piegato in due parti, ma non uguali: se così fosse stato, la parte superiore e la parte inferiore avrebbero avuto la stessa lunghezza. Invece si piega in maniera che 2/3 del tubo restino superiormente e 1/3 resti inferiormente. È un tubo che non è più rettilineo, ma diventa un tubo incurvato in cui si descrive una parte superiore, un angolo e una parte inferiore; questa piega del tubo avviene su un piano sagittale. Perciò in seguito a questa curvatura considerando il telencefalo in divenire in tutto il suo insieme, si ha una perdita della forma tubulare, poiché è aumentata la sua altezza. L’emisfero assume la forma più che di una emisfera di un emiovoide/ emielissoide, che ha un asse maggiore sagittale (come ce l’aveva il tubo, ma ha cambiato la sua forma), un polo anteriore (piccolo polo) e un polo posteriore (grosso polo). È importante notare come il polo anteriore dell’emisfero corrisponda al polo anteriore del tubo (non cambia tra prima e dopo la curvatura), invece il polo posteriore dell’emisfero non corrisponde più al polo posteriore del tubo, perché adesso il “primitivo” polo posteriore corrisponde all’estremità anteriore della parte inferiore, perciò il “nuovo” polo posteriore dell’emisfero corrisponde all’angolo acuto formatosi tra la parte superiore e la parte inferiore (cambia tra primo e dopo la curvatura).
Tra le due parti derivate dal tubo, cioè tra la superficie inferiore del segmento superiore e la superficie superiore del segmento inferiore, rimane una fessura; perciò nell’emisfero abbiamo una superficie superiore, che corrisponde alla superficie superiore del tubo e che si trova in parte superiormente e in parte inferiormente, e una superficie inferiore, che si trova in parte inferiormente nel segmento superiore e in parte superiormente nel segmento inferiore. Quindi si hanno superfici che si affrontano e che delimitano una fessura, la fessura laterale, che è pari, una nell’emisfero di sx (quello che si vede nell’immagine precedente) e una nell’emisfero di dx. Le superfici che prospettano questa fessura sono superfici inferiori del segmento superiore e superfici superiore del segmento inferiore; essendo la fessura laterale stretta, queste superfici non si vedono, tuttavia diventano visibili se si allarga la fessura.
L’emisfero telencefalico come è delimitato?
notiamo la parte superiore con uno sviluppo sagittale e la parte inferiore con uno sviluppo obliquo, poiché si porta verso il basso, ma non arriva fino all’estremità. L’emisfero (in realtà emielissoide) è incompleto, perché manca della parte anteriore; perciò non giace su un unico livello: nella parte anteriore si trova su un livello superiore rispetto che nelle parti intermedia e posteriore. Infatti la parte anteriore deriva dal segmento superiore, le parti intermedia e
posteriore derivano dal segmento inferiore.
La superficie superolaterale dell’emisfero telencefalico come è delimitata?
Nell’emisfero si descrive una superficie superolaterale che è convessa in ogni direzione sia in senso antero-posteriore sia in senso supero-inferiore sia in senso laterolaterale; perciò su questa superficie convessa si adatta la superficie interna concava della emivolta cranica. L’aggettivo “superolaterale” si spiega proprio con la convessità della superficie; nell’immagine di prima bidimensionale (una planimetria) ci appare piana, ma, essendo in realtà convessa verso di noi, guarda lateralmente nella parte inferiore, ma man mano che si procede verso l’alto guarda sempre di più in alto, fino a guardare superiormente quando si arriva al piano sagittale mediano.
Questa superficie superolaterale è delimitata da margini.
• Il margine superiore o superomediale è convesso verso l’alto e termina anteriormente con il polo anteriore o frontale e posteriormente con il polo posteriore o occipitale; questo margine separa la faccia superolaterale di un lato dalla sua faccia mediale. La faccia superolaterale è convessa, la faccia mediale è verticale, piana e disposta su un piano sagittale, perciò si parla di un emisfero; la faccia mediale di un lato è in rapporto con la faccia mediale dell’altro lato, quindi unendo i due emisferi si ottiene un ellissoide. Ma tra i due emisferi si trova la fessura interemisferica, che contiene una piega della dura madre, la grande falce o falce cerebrale; perciò di fatto non esiste alcun rapporto diretto tra queste due superfici mediali, poiché con “piega” intendiamo una serie di membrane connettivali e di spazi connettivali: superficie mediale di un lato > pia madre > spazio subaracnoideo > aracnoide > spazio subdurale > dura madre (asse centrale di questa piega) > spazio subdurale > aracnoide > spazio subaracnoideo > pia madre > superficie mediale dell’altro lato. Quindi tra le due superfici mediali i rapporti sono indiretti.
• Il margine inferiore o inferolaterale separa la faccia superolaterale dalla faccia inferiore o base dell’encefalo. È anch’esso teso tra il polo anteriore e il polo posteriore ed è piuttosto irregolare, poiché consta di una parte anteriore che corrisponde circa a un 1/3 e di una parte posteriore che corrisponde circa a 2/3; tra le due parti si forma un angolo acuto ben evidente, l’angolo inferiore, che corrisponde all’estremità anteriore della fessura laterale, formatasi in seguito al ripiegamento del tubo e che continua ad essere presente anche nell’emisfero adulto, dove diventa la scissura o solco laterale. Sulla superficie superolaterale dell’emisfero ci sono una serie di solchi, presenti anche su tutte le altre superfici; ma questi solchi sono profondi non più di 2-3 mm: sono superficiali, cioè intaccature lineari della superficie dell’emisfero, ed essendoci qui la corteccia cerebrale diventano solchi della corteccia; inoltre i solchi sono delimitati da margini. Ma il solco laterale, che deriva dalla fessura laterale, non è un vero e proprio solco (nonostante si utilizzi sempre questo termine), poiché è molto più profondo e delimitato non da regioni contigue di corteccia cerebrale ma da superfici estese, bidimensionalmente rivestite da corteccia: c’è una corteccia superiore e una corteccia inferiore che si affrontano delimitando la fessura laterale; inoltre queste superfici che delimitano la fessura laterale sono esterne (anche se apparentemente nascoste e visibili solo con una divaricazione), quindi rivestite da pia e tra le quali si insinua spazio subaracnoideo, infatti si forma una cisterna (sviluppata nelle tre dimensioni, anche se qui è piuttosto appiattita, quindi bidimensionale), che non è presente a livello degli altri solchi, dove lo spazio subaracnoideo si approfonda di meno, formando invece regioni lineari nella volta della cavità cranica, i fiumi di spazio subaracnoideo.
L’angolo acuto, che corrisponde all’estremità anteriore della fessura laterale, è ben evidente e si forma perché il segmento anteriore decorre sagittalmente e il segmento inferiore incomincia con una curva a convessità anteriore, che corrisponde al “primitivo” polo posteriore del tubo; adesso corrisponde ad un terzo polo (che si aggiunge al polo anteriore e al “nuovo” polo posteriore), il polo inferiore. Vedremo come questa parte dell’emisfero si chiama lobo temporale; perciò è fondamentale correlare l’anatomia dell’encefalo con l’anatomia della cavità neurocranica. Infatti il margine inferolaterale separa la faccia superolaterale dalla faccia inferiore o base dell’encefalo, che è in rapporto con la superficie superiore della base del neurocranio; la regione che appartiene al lobo frontale è in rapporto con la corrispondente metà della fossa neurocranica anteriore; invece il lobo temporale, situato più indietro e più in basso rispetto al lobo frontale, è in rapporto con la corrispondente metà della fossa neurocranica media, che rispetto alla fossa neurocranica anteriore è situata indietro e più in basso ed è più profonda. La posizione delle due fosse testimonia la differente posizione dei due lobi dell’encefalo. Poi c’è la fossa neurocranica posteriore che è ancora più posteriore e più bassa, ma essa non ha rapporto con l’emisfero ma con il tronco encefalico e con il cervelletto. In conclusione, le parti anteriore e intermedia dell’emisfero hanno rapporto con la base, la parte posteriore non ha rapporto con la base, poiché tra essa e la base si interpongono tutte le parti derivate dal romboencefalo e parte del mesencefalo.
la superficie inferiore dell’emisfero telencefalico come è delimitata?
La superficie inferiore è quindi divisibile in una porzione anteriore, una intermedia e una
posteriore.
La prima è posta su un piano più alto rispetto alla porzione intermedia ed è in rapporto con la
corrispondente parte laterale della fossa neurocranica anteriore, data dalla parte orbitaria dell’osso
frontale, per cui questa porzione prende anche il nome di lobo frontale;
La porzione intermedia, risulta ben riconoscibile in presenza del romboencefalo, mentre, previa
rimozione dello stesso, appare in diretta continuità con la parte posteriore. Prende il nome di lobo
temporale, essendo in rapporto con la parte laterale della fossa neurocranica media, una fossa
profonda, denominata anche fossa temporale poiché delimitata dall’osso temporale, anche se alla
sua formazione partecipa anche il corpo e la grande ala dello sfenoide.
Ciascun lobo temporale sporge verso il basso, delimitando con il suo versante mediale la fossa
interpeduncolare. Essa viene chiamata così perché contiene i peduncoli cerebrali del mesencefalo,
anche essi facenti parte della fossa, ma in realtà ciò che la rende veramente profonda sono proprio
i lobi temporali. Essi terminano con una porzione conosciuta come polo infero-laterale, nel tubo
neurale rappresenta il primitivo lobo posteriore, prima che esso inizi i suoi cambiamenti morfologici.
La porzione posteriore è visibile in seguito alla rimozione del romboencefalo. Risulta lievemente
concava e pianeggiante e non ha andamento orizzontale ma è come se convergesse sul piano
sagittale mediano, incontrandosi con la controlaterale e assumendo così la forma di un tetto che
riproduce la struttura del tentorio del cervelletto. Questa superficie, assieme alla superficie
superiore del cervelletto, ad essa complementare, delimita la fessura trasversa.
La superficie inferiore è separata dalla
supero-laterale mediante il margine inferolaterale
che inizia dal polo anteriore e al
limite tra la superficie inferiore del lobo
frontale e il polo occipitale. Presenta
un’incisura a partire dalla quale si prolunga
formando un angolo acuto, aperto in avanti,
per cui nel primo tratto decorre anteroposteriormente
e dopo l’angolo torna indietro per poi fare un giro in maniera da circoscrivere il polo anteriore del lobo,
continuando arriva con decorso orizzontale e
leggermente obliquo in alto e indietro, al polo posteriore (occipitale).
Il margine infero-mediale invece non è continuo, ma è presente solo nel terzo anteriore, laddove
separa la faccia mediale dalla faccia inferiore del lobo frontale (parte frontale) e nel terzo
posteriore, laddove separa la faccia inferiore dalla faccia mediale del lobo occipitale (parte
occipitale), se fosse stato continuo il telencefalo non sarebbe stato continuo con il diencefalo e il
mesencefalo.
Che cosa è la fessura?
implica una separazione profonda in cui, in questo caso, si insinua il tentorio del cervelletto, così come nella fessura inter-emisferica si insinua la grande falce,
quindi rappresenta una separazione tra grosse parti di encefalo. Differentemente, scissure e solchi
possono servire come separazione, ma non sono profondi, possono anche essere delle intaccature,
delle incisure.
Come è delimitata la superficie mediale del telencefalo?
è una superficie pianeggiante delimitata superiormente dal margine supero-mediale, che va dal polo
frontale al polo occipitale, e inferiormente dal
margine mediale, divisibile in una parte
anteriore e una posteriore, uno frontale
difficile da individuare poiché arrotondato, e
uno occipitale, più marcato.
È meno estesa delle altre poiché
insensibilmente trapassa nelle altre superfici,
soprattutto nella la superficie inferiore.
Il taglio condotto per liberare questa
superficie è un taglio sagittale mediano che interessa tutte le parti impari e mediane, tra le quali il
corpo calloso (in sezione appare come una striscia piuttosto spessa disposta sul piano sagittale,
anche se un po’ incurvata in modo da formare una concavità rivolta verso il basso). Dal momento
che è stato sezionato, è possibile parlare di un emi-corpo calloso, una lamina piuttosto spessa, la
cui altezza è di circa un cm, il suo sviluppo in senso antero-posteriore è di circa 10 cm, mentre lo
sviluppo in larghezza è minimo, di qualche millimetro, poiché corrisponde alla fessura
interemisferica.
Le fibre che formano il corpo calloso sono molto numerose, essendo esso abbastanza voluminoso e
nell’immagine sono state tutte sezionate poiché hanno andamento latero-laterale, dirigendosi da
un emisfero all’altro, laddove esso “emerge” (termine inteso come origine apparente).
La concavità inferiore del corpo calloso, nella sua porzione intermedia, è in rapporto con il corpo
del fornice, anche esso concavo verso il basso. Queste curvature fanno pensare ad una c capovolta
e derivano dal processo di ripiegamento del tubo neurale, sono infatti curve consensuali.
Come è formato il fornice del telencefalo?
Il fornice forma quasi un cerchio e consta di una parte posteriore pari, la gamba del fornice,
spostata lateralmente e posteriormente al talamo, quando poi si porta alla superficie superiore
dello stesso, le due gambe convergono in una porzione impari, che si chiama corpo del fornice ed è
localizzato in posizione mediana, quindi risulta sezionato nell’immagine. A questo livello il corpo del
fornice forma la volta del terzo ventricolo.
Il fornice, quindi, superiormente è in rapporto con il tronco del corpo calloso, esiste una fusione tra
queste strutture, ma dal momento il corpo calloso è più largo del corpo del fornice, sporge
partecipando anche esso alla formazione della volta del terzo ventricolo. Arrivato, poi, a livello del
polo anteriore del talamo cambia direzione e si piega verso il basso continuandosi con la colonna
del fornice, che delimita anteriormente il foro interventricolare di Monro, mediante il quale il terzo
ventricolo è in comunicazione con il ventricolo laterale. Chiaramente nel delimitare questo foro,
pari, è necessario che i due fornici si allontanino, di fatti, uno piega verso destra e uno verso
sinistra, quindi la struttura diviene nuovamente pari.
L’ultimo tratto della colonna del fornice si svolge nell’ipotalamo, da questa poi hanno origine i
nuclei che formano il corpo mammillare, quindi le fibre che costituiscono il fornice nascono da una
porzione dell’archicorteccia, che prende il nome di ippocampo, e terminano nei nuclei mammillari
dell’ipotalamo. Queste fibre vengono indicate come fibre ippocampo-mammillari e creano un
collegamento rientrante in un circuito che coinvolge ippocampo, ipotalamo e talamo, importante
nelle funzioni cognitive, soprattutto nella memoria di fissazione.
Corpo calloso e fornice, seppur in fusione tra loro, non devono essere considerati come unità, poiché
le fibre del primo decorrono in senso latero-laterale, e quindi nell’immagine sono sezionate
trasversalmente, mentre quelle del secondo in senso antero-posteriore e sono state sezionate
longitudinalmente.
Quando poi si giunge all’estremità anteriore della volta del terzo ventricolo, corpo calloso e fornice
divergono: il primo continua portandosi in avanti, mentre il secondo piega in basso. Viene a
formarsi, così, uno spazio di forma pressocchè triangolare compreso tra la superficie inferiore del corpo calloso e la colonna del fornice, occupato da una lamina sottile e pari (anche se fusa sul piano
sagittale mediano con la controlaterale) che prende il nome di setto pellucido.
Quale è la struttura degli emisferi telencefalici?
La sezione passante per la parte superiore degli emisferi :a tale livello i due emisferi sono
completamente separati dalla fessura interemisferica
(poiché in questo caso è continua), si vede la sostanza
grigia (in questo caso si tratta di neocorteccia) che si
trova quindi in superficie, avente uno spessore uniforme (2-3 mm) che testimonia una struttura uniforme ben visibile ad occhio nudo, forma solchi spesso poco profondi, in alcuni casi anche solchi più profondi tramite introflessioni della corteccia, e circonvoluzioni a livello delle cui convessità la corteccia tende ad avere un’altezza maggiore.
Abbiamo quindi corteccia cerebrale all’esterno e
sostanza bianca all’interno; ma è presente anche
sostanza reticolare, anche se nessuno la descrive.
La regione bianca spesso è detta “sostanza bianca sottocorticale”,
quando in realtà è subito all’interno della corteccia e non al di sotto, e si chiama centro semiovale.
È un centro pari, localizzato quindi nell’emisfero di destra e nell’emisfero di sinistra.
Osservando una sezione orizzontale di flechsing che interessa l’emisfero cerebrale
piuttosto in basso, in posizione equidistante tra il
margine supero-mediale e quello infero-laterale. In
questa sezione si osserva: il talamo (si può notare
come telencefalo e diencefalo siano in continuità), si
osserva il III ventricolo che è poco sviluppato in
senso latero-laterale essendo invece sviluppato in
senso sagittale e verticale, a lato del talamo c’è una
formazione bianca detta capsula interna posta
quindi al limite tra telencefalo e diencefalo, vediamo
anche delle masse grigie, una davanti al talamo ,una
lateralmente al talamo, che costituiscono i nuclei
della base.
Cosa delimita la presenza dei gangli della base?
La presenza dei nuclei/gangli della base fa sì che la sostanza bianca venga ad essere suddivisa in lamine, o
meglio capsule, composte da fibre a decorso longitudinale (alcune scendono, altre salgono) che
superiormente sono in continuità col corrispondente centro semi-ovale.
Il centro semi-ovale si chiama così perché in sezione ha la forma di un ovale, ma quando dobbiamo
descrivere una parte di un organo lo facciamo riferendoci alla sua forma tridimensionale e non ad una
sezione orizzontale. Siccome la sostanza bianca che costituisce il centro semi-ovale (detta anche sostanza
bianca sotto-corticale) si trova internamente alla corteccia (quindi sopra, davanti, dietro e sotto ai nuclei
della base), la forma del centro semi-ovale può essere messa in evidenza rimuovendo tutta la corteccia
(decorticando l’emisfero), ottenendo un emisfero che in superficie presenta sostanza bianca (si tratterebbe
comunque di un emisfero più piccolo, poiché privo di qualche millimetro di porzione corticale). Per cui, in
conclusione, la forma del centro semi-ovale è la stessa dell’emisfero, cioè un emi-ellissoide, che sezionato
orizzontalmente e in alto appare semi-ovale, invece sezionato più un basso appare incompleto, cioè un
semi-ovale al cui interno sono presenti nuclei.
Quali sono le capsule presenti nel telencefalo?
Particolarmente vistosa è la capsula interna che segna il limite con il diencefalo, ponendosi tra talamo e nucleo lenticolare (posto a lato del talamo). Ci sono anche altre capsule più sottili (le seguenti). Lateralmente al nucleo lenticolare c’è un nucleo che appare come una striscia essendo appiattito e laminare (detto claustro), separato dal nucleo lenticolare per mezzo della capsula esterna. Lateralmente al claustro c’è un’altra striscia detta capsula estrema. Quindi la presenza delle capsule nella sostanza bianca è legata alla presenza dei nuclei della base; nella sezione di sinistra non si osservano capsule poiché è stata condotta sopra i nuclei della base. Infatti anche nella sezione di destra, anteriormente o posteriormente rispetto i nuclei della base la sostanza bianca continua ad essere centro semi-ovale.
Abbiamo una neocorteccia nel telencefalo?
Nella maggior parte dei lobi la corteccia che si osserva è quella indicata come neocorteccia, termine che
riflette considerazioni di ordine filogenetico, si chiama anche “isocorteccia” perché presenta in linea di
massima una struttura omogenea. A prescindere dalla funzione (es. area motoria, sensitiva o associativa), la
struttura e quindi la circuiteria è la stessa, e di conseguenza lo sarà anche la modalità di funzionamento. Lo stesso vale per la corteccia del cervelletto: la circuiteria è la stessa, a prescindere che si parli di vestibolospino- o cerebro-cervelletto; ma mentre i circuiti alla base del funzionamento del cervelletto sono abbastanza semplici (solo due tipi di afferenze, cioè fibre muscoidi e rampicanti, pochi tipi neuronali e un solo tipo di neuroni proiettivi cioè i neuroni di Purkinje), quelli propri della corteccia telencefalica sono più complessi (6 strati, decine di neurotipi differenti).
Abbiamo una archicorteccia nel telencefalo?
Si nota invece una archicorteccia (dal nome si comprende come questa sia filogeneticamente più antica) in regioni piuttosto circoscritte della superficie dell’emisfero (solo in parti limitate di alcuni lobi). Andando a ritroso lungo la filogenesi, si scopre che in specie inferiori la quantità di corteccia è relativamente più scarsa, ed è tutta del tipo archicorteccia; per cui la neocorteccia si è aggiunta con la filogenesi, divenendo
particolarmente abbondante nell’uomo. L’archicorteccia differisce dalla neocorteccia (chiamata per questo “allocorteccia”) poiché presenta diversi gradi di struttura, si va da una molto semplice (solo 3 strati di neuroni) ad una più complicata in cui gli strati aumentano (da 4 a 5 strati di neuroni). Diventa quasi
possibile seguire l’evoluzione della corteccia, facendo riferimento all’aumento del numero degli strati,
poiché molto importante è la stratificazione nei centri di integrazione. Nessun centro di integrazione
all’infuori della neocorteccia possiede così tanti strati.
Quale è la struttura della corteccia cerebrale?
Si organizza in 6 strati che procedendo dalla superfici in profondità sono: • Strato molecolare • Strato granulare esterno • Strato piramidale esterno • Strato granulare interno • Strato piramidale interno • Strato pleomorfo
QUali sono i principali tipi di neuroni presenti negli strati della corteccia cerebrale?
Sono presenti due tipi principali di neuroni:
1 neuroni piramidali -> si trovano negli strati
piramidali esterno (3° strato) e interno (5° strato), e
sono gli unici neuroni proiettivi quindi del primo tipo
di Golgi, il cui assone lungo nasce dal polo interno del
neurone e con andamento longitudinalmente va verso l’interno per raggiungere la sostanza bianca (elemento corticifugo: in uscita dalla corteccia). Ha
somiglianze strutturali con il neurone piriforme della corteccia cerebellare. Le dimensioni delle
cellule variano, è infatti una popolazione eterogenea, infatti i neuroni piramidali del 5° strato sono
più grandi e formano efferenze che escono dalla corteccia cerebrale, mentre quelli del 3° strato
sono più piccoli e formano efferenze che escono da un’area di corteccia per andare in un’altra area
rimanendo quindi all’interno (neurone proiettivo che stabilisce un’associazione tra aree corticali
distinte)
2. granuli -> se ne conoscono 20 tipi (anche se i dati sono sicuramente non sufficienti), sono neuroni
del secondo tipo di Golgi quindi si tratta di interneuroni, e comprendono tutti i tipi neuronali della
corteccia tranne quelli piramidali. Stabiliscono associazioni, visibili particolarmente bene con la
tecnica di Weigert (resorcina-fucsina basica) che mette in evidenza i prolungamenti nervosi, per mezzo di prolungamenti
verticali (associazioni tra strati diversi della corteccia) e prolungamenti orizzontali (uniscono
neuroni di uno stesso strato).
Come avviene la suddivisione in lobi?
Per individuare i lobi servono quindi
dei solchi più o meno profondi, detti
solchi primari o interlobari, tra i quali
è compreso anche il solco laterale che non è un solco, ma un derivato della fessura che si forma in seguito
al ripiegamento del tubo telencefalico su se stesso, infatti qui riusciamo a vedere il primitivo tubo neurale
che ha perso la forma di tubo piegandosi e aumentando di dimensioni (soprattutto in senso verticale).
L’immagine raffigura la superficie supero-laterale dell’emisfero sinistro, si osservano 4 distinti lobi: lobo
frontale , lobo parietale , lobo temporale e lobo occipitale.
I solchi interlobari separano i lobi, ma ci sono altri solchi che si trovano sulla superficie di ciascun lobo
(solchi secondari o intralobari) che separano tra loro le circonvoluzioni.
Quali sono i solchi primari degli emisferi cerebrali?
• Scissura centrale (di Rolando) -> questa scissura è detta “centrale” non perché divide la superficie
supero-laterale dell’emisfero in due parti, ma perché origina dal punto medio del margine superomediale
e poi scende sulla faccia supero-laterale con obliquità rivolta in basso e in avanti, arrivando
alla scissura laterale senza raggiungerla. Questa scissura separa il lobo frontale (avanti) dal lobo
parietale (dietro).
- Scissura laterale (di Silvio) -> decorre sulla faccia supero-laterale quasi orizzontalmente dall’avanti
all’indietro, e separa il lobo frontale e parietale (sopra) dal lobo temporale (sotto). Va chiamata
“fessura” poiché non è separata da margini poco profondi come nei solchi, ma è delimitata da
superfici, infatti allontanando il lobo temporale dai due soprastanti si possono riconoscere superfici
esterne che prospettano l’esterno ma che non si vedono poiché poste sul fondo della fessura
laterale (si tratta della superficie superiore del lobo temporale, e della superficie inferiore dei lobi
frontale e parietale).
Il lobo frontale presenta una superficie che corrisponde al terzo anteriore della superficie anterioreinferiore
dell’emisfero telencefalico, che non è in rapporto con il lobo temporale poiché è situata
davanti ad esso ed entra in rapporto con la base.
Il lobo parietale presenta una superficie inferiore poco estesa, poiché la fessura laterale ad un certo
punto termina continuando come un normale solco. Di conseguenza Il limite tra lobo parietale e
lobo temporale oltre questa fessura, lo si traccia attraverso una linea immaginaria che decorre
orizzontalmente (lievemente obliqua) diretta in dietro verso un altro solco primario (il successivo).
Quindi il limite tra lobo parietale e temporale è dovuto in parte alla fessura laterale e in parte alla
linea immaginaria che congiunge l’estremità posteriore della scissura laterale con il solco parietotemporo-
occipitale.
• Solco parieto-temporo-occipitale -> non è presente per tutta la sua estensione (manca soprattutto
nella parte superiore), separa i lobi parietale e temporale (avanti) dal lobo occipitale (dietro),
decorre parallelamente al solco centrale (obliquo dall’alto in basso e dall’indietro in avanti). Se il
solco non è presente (o lo è in modo incompleto), il margine infero-laterale e supero-mediale
presentano delle piccole incisure che, se unite con una linea, rivelano l’ipotetica posizione della
scissura.
In una norma inferiore del telencefalo cosa vediamo?
la superficie inferiore del lobo frontale che rappresenta solo la superficie in rapporto con la fossa neurocranica anteriore (un’altra parte della superficie inferiore è in rapporto con il lobo temporale nella fessura laterale); 1 il lobo parietale non è visibile perché la sua superficie inferiore prospetta interamente la fessura laterale e il lobo temporale ne impedisce la visione; 2 la superficie inferiore del lobo temporale che è in rapporto con la fossa temporale della fossa neurocranica media, ed è quella che si osserva nella norma inferiore dell’encefalo; 3 la superficie inferiore del lobo occipitale che con quella del temporale forma un’unica superficie non mostrando alcun segno di divisione (il limite infatti lo si stabilisce per mezzo di un’incisura sul margine infero-laterale che permette di tracciare una linea immaginaria ad andamento latero-mediale, detta “linea temporo-occipitale”); c’è poi la superficie inferiore di un altro lobo.
Dalla auperficie mediale del telencefalo cosa vediamo?
vediamo il punto medio del margine superomediale
definito come punto di repere per separare sulla faccia
supero-laterale il lobo parietale dal lobo frontale, infatti da questo discende la scissura centrale, la quale sulla faccia mediale non si prolunga (ma in alcuni casi lo fa per poco) facendo mancare un limite tra lobo frontale e parietale sulla superficie mediale, ma anche in
questo caso va tracciata una linea (detta “linea centrale”) che corrisponde al prolungamento sulla faccia mediale della scissura centrale.
È possibile vedere un’altra scissura incompleta (“scissura parieto-temporo-occipitale”) che unisce
un’incisura sul margine supero-mediale con un’incisura sul margine infero-mediale, in questo modo si
separano lobo parietale e temporale (avanti) dal lobo occipitale (dietro).
A queste si aggiunge la scissura limbica che compie quasi un cerchio completo (poiché si interpone la
scissura laterale), decorre intorno e parallelamente al corpo calloso (davanti, sopra e dietro) prolungandosi
poi inferiormente intorno e parallelamente all’ippocampo. Separa, sulla faccia mediale, un lobo posto in parte al di dietro e in parte al di sotto rispetto al lobo frontale, che poi continua al di sotto del lobo
parietale, poi davanti al lobo occipitale, e infine sopra al lobo temporale. Questo lobo delimitato da tutti gli
altri lobi (che quindi lo circondano) si chiama lobo limbico (arancione), ed è per questo visibile solo sulla
faccia mediale.
Riepilogando:
1 nella faccia mediale si osservano il lobo frontale, parietale, occipitale, temporale e limbico
2 nella faccia supero-laterale si osservano il lobo frontale, parietale, occipitale e temporale
3 nella faccia inferiore si osservano il lobo frontale, temporale e occipitale
Che cosa è il lobo dell’insula?
l’emisfero telencefalico di sinistra in
visione laterale sinistra, nello specifico sopra si può osservare il momento del ripiegamento e sotto il ripiegamento avvenuto. C’è una porzione di corteccia cerebrale (lobo dell’insula) che si
trova al centro tra il lobo frontale, parietale e temporale (quindi in corrispondenza della fessura laterale); questa porzione completa il suo sviluppo nelle fasi iniziali, per cui mentre la corteccia dei lobi circostanti continua ad accrescersi, questa regione non si accresce più diventando sempre più profonda come se fosse una depressione sulla superficie supero-laterale.
Inoltre con l’accrescersi degli altri lobi, questa superficie finisce col ridursi progressivamente finché queste superfici venendo in contatto non la rendono più visibile (lobo frontale e parietale la sovrastano dall’alto, il lobo temporale la sovrasta dal basso).
Nella sezione frontale dell’emisfero si vede la profondità della scissura laterale, si osservano il lobo temporale con la sua superficie superiore e il lobo frontale con la sua superficie inferiore che prospettano la scissura laterale, al fondo della quale si vede il lobo dell’insula. Quest’ultimo rappresenta quindi il sesto lobo, nascosto perché coperto
dagli opercoli (coperchi) frontale superiore-anteriore,
parietale superiore-posteriore, e temporale inferiore.
Esiste un 7 lobo ?
Quasi dappertutto si trova neocorteccia (ad esempio nel lobo parietale e nel lobo occipitale), invece in alcune regioni limitate del lobo frontale, del lobo temporale, del lobo limbico e del lobo dell’insula esiste archicorteccia. Alcuni individuano nell’emisfero cerebrale un settimo lobo, che invece di essere un lobo anatomico è un lobo diffuso, cioè localizzato in parte nei lobi provvisti di archicorteccia, e prende il nome di lobo piriforme o olfattivo.
Il nervo intermedio possiede oltre alla sensibilità generale anche la sensibilità speciale?
Si, perché c’è la sensibilità gustativa dato che il nervo tende ad innervare la superficie superiore della lingua
nei 2/3 anteriori. Sullo stesso territorio ci sono le ghiandole linguali che ricevono la S.V. generale ma è di poco conto.
Lo spazio subpiale è virtuale o reale?
È presente tra la pia e la glia limitante ed è rappresentato principalmente da plessi sanguigni. Secondo alcuni la pia è intimamente associata ai tessuti nervosi e quindi lo spazio è assente (un po’ come periostio e dura madre). Questo concetto non è corretto perché esternamente c’è la glia (lamina) limitante quindi non c’è un intimo rapporto con l’encefalo ed inoltre ancora più esternamente alla glia c’è proprio uno spazio reale in cui risiedono i vasi (arteriole e venule dei plessi). La apparente “fusione” della pia è dato proprio dall’elevato numero di vasi che attraversano lo spazio subpiale, passano cioè la pia madre sia in un direzione sia nell’altra. Lo spazio subpiale è inteso dunque come reale (spessore circa 20 micron), con sviluppo notevole su tutta la superficie, è situato infatti su tutta la superficie dell’encefalo e del midollo spinale, nonché subito in profondità alla pia.