Diencefalo Flashcards

1
Q

Come si ha lo sviluppo del diencefalo?

A

Durante la quarta settimana possiamo osservare la
presenza di 3 vescicole, procedendo in senso
prossimo-distale: vescicola romboencefalica,
vescicola mesencefalica, vescicola prosencefalica.
Andando avanti con le settimane la cavità interna si
riduce restando più slargata in corrispondenza dei
ventricoli mentre aumenta lo spessore e le
dimensioni dell’organo con uno sviluppo
concentrico verso l’interno ed eccentrico verso l’esterno. Dalla vescicola più distale (telencefalica) durante la vescicolazione secondaria si originano 2 appendici pari (vescicola telencefalica) e una regione impari (vescicola diencefalica, anche se non è tutta diencefalo perché superiormente e anteriormente è delimitata dal telencefalo, quindi il diencefalo si trova solo sui lati e posteriormente a questa vescicola). La cavità impari mediana (localizzata essenzialmente nel telencefalo anche se delimitata anche dal diencefalo) è
chiamata terzo ventricolo, di cui si osservano 2 recessi ospitati dalle vescicole telencefaliche che diventeranno i ventricoli laterali (primo e secondo ventricolo). Gli emisferi telencefalici nell’accrescersi si portano inferiormente coprendo sui lati il diencefalo assumendo un aspetto tubulare orientandosi in senso
longitudinale. Precisiamo che a livello del mesencefalo si è avuta una curvatura per cui la porzione prossimale (formata dal diencefalo e dal mesencefalo) forma rispetto al telencefalo un angolo di circa 90°.
Per cui lo sviluppo delle vescicole telencefaliche avviene su un piano sagittale. Quindi quando noi diciamo, in questo caso, longitudinale perché l’asse maggiore del diencefalo è considerato sagittale. Quindi il diencefalo, che è in piena continuità con il mesencefalo si trova davanti a esso e un poco in alto; mentre i due emisferi cerebrali rispetto al diencefalo si trovano in alto, lateralmente e nell’accresci coprono
completamente sia davanti, sia sui lati, sia posteriormente il diencefalo.

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2
Q

Che cosa è la fossa interpeduncolare?

A

Si tratta di una fossa depressa nella porzione inferiore, ovvero la pia madre si approfonda mentre l’aracnoide
che non scende mai nelle fosse è molto distante
dalla pia ed entra nella costituzione del
diaframma della sella che chiude superiormente
la fossa ipofisaria. Lo spazio subaracnoideo
espanso sarà chiamato cisterna interpeducolare e
contiene le arterie del poligono arterioso di Willis,
il nervo oculomotore comune che decorre un
tratto in questa fossa. Nella fossa interpeducolare
affiora l’ipotalamo (porzione pari inferiore e
mediale.
Osserviamo una sporgenza impari appuntita indicata come tubero cinereo, n. 3 nell’immagine, dove
confluisce l’ipotalamo dx e sx; dietro al tubero cinereo vi è il corpo mamillare pari (dx e sx) e ancora dietro
la sostanza perforata posteriore che appartiene alla calotta mesencefalica.

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3
Q

Dove troviamo il fondo della fessura trasversa?

A

Nella porzione posteriore. E’ molto nascosta, e per vederla dobbiamo abbassare il cervelletto.
Si tratta di una regione in cui si inserisce il tentorio del
cervelletto. Si osserva la lamina quadrigemina e l’epifisi
(indicata come N°15, appartiene al talamo ed è posta
posteriormente rispetto al talamo nonostante il nome
significhi sopra al talamo). Anche qui osserviamo una
espansione (regione scura postero-superiore alla lamina quadrigemina), chiamata cisterna della grande vena cerebrale o cisterna ambiente dello spazio subaracnoideo perché la pia madre aderirà ai tessuti nervosi mentre l’aracnoide segue il tentorio del cervelletto.
L’epifisi si chiama come tale perché quando si deve esaminare questa regione dell’encefalo e si
divarica la fessura trasversa l’encefalo è appoggiato con la superficie anteriore sul piano di appoggio per cui si osserva l’epifisi come se si trovi sopra al talamo.

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4
Q

Dove affiora in superficie il diencefalo?

A

Affiorare in superficie significa avere un rapporto con la pia madre e quindi sporgere nello spazio subaracnoideo: a livello della fossa interpeduncolare l’ipotalamo inferiore prospetta la cisterna interpeduncolare, situata anteriormente, e l’epitalamo prospetta la cisterna ambiente, situata posteriormente.

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5
Q

Che cosa è il taglio di Charcot e cosa si evidenzia?

A

una sezione frontale a visione anteriore ottenuta attraverso il taglio di Charcot, condotta secondo un piano verticale, rappresentato dalla linea rossa, che
passa per il punto medio del margine superiore
del telencefalo. Si può evidenziare il diencefalo,
una formazione più o meno triangolare, avvolta
lateralmente e superiormente dal telencefalo:
solamente la parte inferiore, che corrisponde
all’apice del triangolo, affiora in superficie nella regione depressa rappresentata dalla fossa interpeduncolare. La fossa interpeduncolare è resa ancor più depressa dalla sporgenza dei lobi temporali verso il basso, che, in questo modo, coprono diencefalo, mesencefalo e parte del ponte.

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6
Q

Come viene suddiviso il diencefalo?

A

• una parte superiore più voluminosa chiamata talamo, vicino alla base del triangolo;
•due parti inferiori: l’ipotalamo medialmente e il subtalamo lateralmente; sono vicini all’apice del
triangolo.

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7
Q

Che cosa è il taglio di Flechsing e cosa si evidenzia?

A

corrisponde ad una sezione longitudinale del
prosencefalo, poiché è parallela all’asse
maggiore sagittale. Di solito quando ci si riferisce
al sistema nervoso si parla di sezioni longitudinali
in riferimento a sezioni verticali: in questo caso è preferibile utilizzare il termine di “sezione
orizzontale” e non di “sezione longitudinale”. Inoltre questa è una sezione trasversa di testa, ma non
di encefalo. La sezione interessa l’intero encefalo ed è condotta un dito trasverso al di sopra del polo
anteriore e del polo posteriore, le due estremità dell’emisfero. La parte intermedia del piano
orizzontale, indicato dalla linea rossa, passa per la scissura laterale, presente sulla superficie
dell’emisfero. In questa sezione si vede soltanto la parte superiore del diencefalo, quindi il talamo, pari, di
destra e di sinistra. Il diencefalo è una formazione impari che presenta una simmetria bilaterale:
tutte le parti di esso sono pari.

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8
Q

Che cosa è il 3 ventricolo?

A

Tra i due talami è presente una cavità impari mediana, chiamata terzo ventricolo, la cui parete
laterale è formata superiormente dalla parte mediale del talamo e inferiormente dalla parte mediale
dell’ipotalamo, contiene il liquor. Sullo stesso
piano si trova un’altra cavità pari che in realtà fa parte dello stesso terzo ventricolo, che è incurvato
su se stesso e viene colto dal taglio nella parte anteriore e posteriore: manca la parte intermedia,
che giace su un altro piano. Il terzo ventricolo, impari e mediano, deriva dalla primitiva cavità della
vescicola prosencefalica, mentre le altre due cavità sono poste lateralmente e derivano dalla cavità
dell’espansione telencefalica della primitiva cavità prosencefalica. Esse vengono chiamate primo
ventricolo, quello destra, e secondo ventricolo, quello di sinistra, e costituiscono i ventricoli laterali.
due cavità siano
ampiamente comunicanti tra loro nelle prime fasi dello
sviluppo; in seguito alla formazione dei tessuti nervosi, le cavità interne si assottigliano insieme alle comunicazioni tra i due ventricoli laterali, destro e sinistro, con il terzo ventricolo, le quali comunicazioni si riducono a due forellini chiamati fori interventricolari.

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9
Q

Quali sono le pareti del 3 ventricolo?

A

Sono tutte rivestite da ependima tranne la parete mediale:
• parete laterale: costituita dalle superfici mediali del talamo superiormente e dell’ipotalamo
inferiormente;
• parete anteriore, formata da una lamina di sostanza bianca, impari e mediana, di derivazione
telencefalica, la lamina terminale; analizzando l’immagine dello sviluppo precedentemente
mostrata, che mostra una sezione longitudinale con successione disto-prossimale delle vescicole,
si può notare come la parete superiore, come anche quella anteriore, derivano dal telencefalo: il
terzo ventricolo è spesso indicato come ventricolo diencefalico, poiché deriva dalla vescicola
diencefalica, a sua volta di derivazione prosencefalica, ma non è una denominazione del tutto
corrette considerando che alla sua costituzione, nelle pareti anteriore e superiore, partecipa
anche il telencefalo rispettivamente con la lamina terminale e con due formazioni bianche, una
inferiore, il fornice , ed una superiore, corpo calloso.
• La parete inferiore, concava verso l’alto: se si osserva la cavità del terzo ventricolo, questa
parete appare come un cono rivolto verso l’alto con apice rivolto in basso, un imbuto, visto dal
lato concavo, l’infundibolo; quindi nella parte in cui forma le parete laterali, l’ipotalamo è una
formazione pari, mentre, nella parete inferiore in cui forma l’infundibolo, è una formazione impari, derivata dalla confluenza delle due parti laterali. Essendo l’infundibolo la parte più declive, è questo che sporge in superficie: sporge, tuttavia, la parte convessa di questo imbuto, il tubero, un cono pieno. Tubero e infundibolo sono lo stesso oggetto, visualizzato rispettivamente dall’esterno e dall’interno del cono.
• parete posteriore: è in continuità con la calotta del mesencefalo, al contrario del piede che diverge allontanandosi dal piano sagittale, formando la fossa
interpeduncolare in cui affiora la calotta del mesencefalo mediante la sostanza perforata
posteriore. A causa della presenza di una curva sul piano sagittale del mesencefalo, che si forma
durante lo sviluppo embrionale, il diencefalo si trova al di sopra, ma soprattutto al davanti del
mesencefalo. La parete posteriore del diencefalo è formata in gran parte dal piano di
separazione tra mesencefalo e diencefalo: la comunicazione tra il terzo ventricolo e l’acquedotto
mesencefalico avviene attraverso la parete posteriore. Questa parete è inoltre formata,
inferiormente, dall’ipotalamo: prima di formare la parete inferiore del terzo ventricolo, l’imbuto
ha la forma di un cono e, data la concavità, esso si trova anche nella parete anteriore e
posteriore. Al di sotto del mesencefalo, osservando la fossa interpeduncolare dove si vede il
tuber, si è al limite tra ipotalamo pari e impari; a questo livello, dietro al tubero e avanti alla
sostanza perforata, si trova una sporgenza chiamata corpo mammillare, pari, affiancata al piano
sagittale mediano. La parete posteriore, superiormente alla calotta è formata dall’epitalamo,
originato dalla confluenza del talamo di destra con quello di sinistra. L’epitalamo forma un
peduncolo collegato con la ghiandola epifisi. Epitalamo ed epifisi costituiscono il talamo impari,
che, trovandosi posteriormente, affiora in superficie, portandosi tra la lamina quadrigemina e
l’estremità posteriore del corpo calloso; in questo modo il talamo impari prospetta una fossa che
si trova al fondo della fessura trasversa e che corrisponde alla cisterna ambiente abbastanza
voluminosa, all’interno entrerebbe anche la punta di una falange. La pia madre riveste le parti
superficiali, mentre l’aracnoide, insieme alla dura, forma il tentorio del cervelletto che si avvicina
alla superficie, ma ne resta distante, terminando con un margine libero che gira intorno al
mesencefalo e contribuisce a delimitare la cisterna ambiente.

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10
Q

Quali sono i limiti del diencefalo?

A

cavità dell’ipotalamo e le pareti: la linea gialla a
convessità lieve rivolta verso l’alto e l’altra linea gialla
con convessità verso il basso rappresentano
rispettivamente la parete superiore e quella inferiore;
le altre due linee gialle rappresentano la parete
anteriore superiore formata dal telencefalo e
dall’ipotalamo inferiormente e la parete posterosuperiore
formata dalla calotta del mesencefalo,
dall’epitalamo superiormente e dall’ipotalamo inferiormente. Intercettando queste pareti si ottiene
un trapezio con una base maggiore superiore e una base minore inferiore; tridimensionalmente la
cavità corrisponde ad un tronco di piramide quadrangolare con asse maggiore obliquo dall’alto in basso e dall’indietro in avanti. La parete superiore corrisponde alla base maggiore della piramide, la
parete inferiore corrisponde alla base minore, la parete anteriore è obliqua ed è offerta dal
telencefalo. Si tratta di una piramide deforme perché le direzioni delle pareti e dell’asse non sono
convergenti: la piramide non è regolare. La parete posteriore corrisponde al piano di separazione tra
mesencefalo e diencefalo, tracciato usando come punti di repere la lamina quadrigemina e il corpo
mammillare, passante davanti e superiormente alla lamina quadrigemina e indietro e
posteriormente ai corpi mammillari; è un piano immaginario, una parete che, soprattutto nella parte
intermedia, non esiste.
è più corretto parlare di tronco di piramide, anche se si può individuare un apice che corrisponde al peduncolo ipofisario, il quale appartiene all’ipotalamo e si forma grazie all’infundibolo che si continua anche quando termina la cavità del terzo ventricolo.

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11
Q

Come si dispone il peduncolo ipofisario?

A

Il peduncolo si porta verso il basso, attraversa lo spazio subaracnoideo, attraversa la cisterna interpeduncolare fino a giungere a livello del suo limite inferiore, rappresentato dal diaframma della sella, procedendo
anche oltre questo: passa attraverso un foro che consente al peduncolo di giungere nella loggia
ipofisaria, spazio extradurale in cui viene in rapporto con l’ipofisi. Quando il peduncolo ipofisario
attraversa il diaframma della sella, passando attraverso il foro del diaframma della sella, risulta
perfettamente aderente al foro, il quale lo sigilla: prima che il peduncolo attraversi il diaframma c’è
spazio subaracnoideo che contiene liquor, al di sotto vi è il connettivo della loggia ipofisaria e il
liquor non può venivi a contatto. La leptomeninge si fonde con la superficie esterna del peduncolo,
anch’esso coperto dalla stessa, e questo impedisce una comunicazione tra spazio subaracnoideo e
spazi posti all’esterno di questo.

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12
Q

Quale è il limite tra diencefalo e calotta del mesencefalo?

A

Non c’è nessun limite anatomico tra diencefalo e
calotta del mesencefalo: il nucleo rosso può spingersi fino all’ipotalamo.
Le varie parti del diencefalo sono costituite da nuclei disostanza grigia, tra i quali sono intercalati fascicoli di
sostanza bianca che di solito non vengono descritti. Manca una sostanza bianca organizzata: si
frammenta in tanti fascicoli che decorrono tra numerosi nuclei.

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13
Q

Quale è la morfologia e topografia del talamo?

A

Il talamo appare come una massa ovoidale in sezione, poiché anteriormente è meno sviluppato in
superficie che non posteriormente; presenta:
• un polo piccolo rivolto anteriormente, medialmente e
superiormente, perché è posto più in alto rispetto al polo posteriore;
• un polo grosso rivolto posteriormente, inferiormente e lateralmente;
• una superficie di contorno che guarda superiormente,
medialmente, inferiormente e lateralmente.
La superficie mediale è ventricolare, perché forma la parete laterale del terzo ventricolo, nella metà superiore. La superficie laterale è in rapporto con una lamina di sostanza bianca del telencefalo, chiamata capsula interna. La superficie superiore è in rapporto
con il telencefalo, in particolare con un nucleo della base, il nucleo caudato. Il versante inferiore è in rapporto con l’ipotalamo e il subtalamo.
L’asse del talamo è obliquo dall’avanti all’indietro e medio-lateralmente. Infatti i poli anteriori sono
più vicini tra loro rispetto ai poli posteriori che divergono. Dal polo posteriore origina un’appendice
che si porta indietro, ma, a differenza del polo che tende a divergere, questa converge con
l’appendice controlaterale: questa appendice pari è chiamata abenula. Le due abenule convergendo
formano una parte impari chiamata peduncolo epitalamico, che si continua con l’epifisi.
Attraverso le abenule, il talamo forma la parete posteriore del terzo ventricolo; esse confluiscono
delimitando un recesso posteriore della cavità, il recesso epifisario. La superficie anteriore
dell’epifisi prospetta la cavità del terzo ventricolo.

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14
Q

Quale è la funzione delle abenule?

A

Le abenule non sono utili unicamente per stabilire
un collegamento anatomico e ad operare una funzione di sostegno, ma danno anche passaggio a
fibre nervose attraverso cui vengono trasmessi segnali che regolano l’attività dei pinealociti; questi
ultimi rispondono ai segnali mediante attività endocrina: tra le sostanze prodotte da questi ci sono
alcune che intervengono nel metabolismo dei glicidi, ma la sostanza che ha suscitato particolare
interesse è la melatonina che sembra svolgere un’attività ipnoinducente, attivando meccanismi del
sonno.

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15
Q

Che cosa è il recesso epifisario?

A

un recesso posteriore a fondo cieco detto
recesso epifisario compreso tra due appendici che si staccano dal talamo e si portano indietro e
medialmente per convergere tra loro, dette abenule. Qui si forma una parte impari peduncolata molto
breve in quanto subito dopo la sua formazione vi si trova annessa la ghiandola epifisi

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16
Q

Con chi è in rapporto il polo anteriore del talamo?

A

risulta essere in rapporto con una formazione apparentemente impari ma in realtà costituita da due cordoni di sostanza bianca uniti sul piano sagittale mediano: questo rappresenta una parte del fornice, detta colonna del fornice. Il fornice forma prevalentemente la volta del III ventricolo detto colonna del fornice. Si osservi come
quest’ultima e il polo anteriore del talamo siano molto vicini ma non congiunti, in modo che tra essi resti
uno stretto foro pari (dx e sx) che stabilisce una comunicazione tra la cavità del III ventricolo e quella del ventricolo laterale (cavità dell’emisfero cerebrale): è detto foro interventricolare o di Monro. Tutte le cavità
del SNC comunicano tra loro, per cui è come se esistesse un’unica cavità piuttosto irregolare formata da diversi compartimenti.
La cavità pari situata nell’emisfero cerebrale si osserva sia anteriormente che posteriormente. Essa non si vede nella sua interezza in quanto risulta
essere arcuata; inoltre presenta una concavità rivolta verso il basso, trovandosi al di sopra del piano di
sezione. Per questo motivo se ne osserva solo la parte anteriore, detta corno frontale o anteriore (in
quanto si dirige verso il lobo frontale dell’emisfero) e la parte posteriore, detta corno occipitale o
posteriore (in quanto si dirige verso il lobo occipitale dell’emisfero).

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17
Q

Cosa osserviamo della superficie mediale del talamo?

A

Costituisce la parte superiore della parete laterale della cavità del III ventricolo, ossia quella parte che si trova al di sopra del solco talamoipotalamico (che separa talamo da ipotalamo). Su questo versante
mediale si osserva al centro e lievemente anteriormente una parte sezionata dal piano di taglio: trattandosi di sezione sagittale mediana, esso rappresenta una parte del talamo che si trova sul piano sagittale mediano, ossia la regione in cui i due talami si pongono in continuità. Questa regione è denominata adesione intertalamica. Al netto, quindi, effettuando una sezione sagittale mediana il talamo viene sezionato a sua volta in due regioni: a livello dell’epitalamo, laddove le due abenule si uniscono, e a livello dell’adesione intertalamica. Date queste spiegazioni, in queste due regioni si può parlare di talamo impari. La superficie mediale prospiciente la cavità del III ventricolo si osserva anche nella seconda immagine in sezione frontale, tuttavia in questo caso presenta breve estensione in quanto la maggior parte della parete mediale sarà costituita dall’ipotalamo. Questo accade in quanto l’ipotalamo, data l’obliquità dell’asse, è posto sia inferiormente che anteriormente al talamo: se la sezione frontale cade piuttosto in avanti come in questo caso, il maggior contributo alla costituzione della parete mediale sarà dato proprio dall’ipotalamo.

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18
Q

Cosa osserviamo della superficie superiore del talamo?

A

Questa superficie in parte prospetta la parete inferiore della cavità del ventricolo laterale, in parte risulta
essere invece in rapporto con un nucleo della base del telencefalo, detto nucleo caudato. Al netto si può
quindi affermare che questa superficie è in rapporto con formazioni del telencefalo. Altri particolari
riguardo questa superficie possono essere colti osservando la sezione frontale in cui si osserva la volta del III ventricolo formata anteriormente dal corpo del fornice, apparentemente impari ma in realtà costituito
da due cordoni di sostanza bianca che si sono fusi sul piano sagittale mediano. Per cui, il corpo del fornice
decorre superiormente ma anche medialmente rispetto al talamo, sviluppato in senso sagittale: piegando
in basso a costituire il cosiddetto corpo del fornice in corrispondenza del polo anteriore, contribuisce con
quest ultimo a delimitare il foro interventricolare. Il foro interventricolare non può essere osservato nella
sezione frontale in quanto quest’ultima cade posteriormente rispetto ad esso

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19
Q

Cosa osserviamo della superficie laterale del talamo?

A

Nella sezione frontale si noti come essa sia in rapporto con un voluminoso fascio di sostanza bianca che si
chiama capsula interna, la quale fiancheggia lateralmente il talamo, l’ipotalamo e il subtalamo per poi continuare con il peduncolo cerebrale: questo fascio unisce la sostanza bianca del telencefalo con quella del mesencefalo (peduncolo cerebrale), creando una certa continuità. I due peduncoli cerebrali, quindi,
dirigendosi dal basso verso l’alto, medio-lateralmente e dall’indietro in avanti è come se scansassero le
strutture del diencefalo per poi continuarsi nella capsula interna. In termini quantitativi, tuttavia, le fibre
della capsula interna sono molto maggiori rispetto a quelle presenti nel peduncolo cerebrale. Nel
peduncolo cerebrale e in generale in tutto il piede del tronco encefalico si trovano fibre appartenenti al
fascio piramidale (fascio proiettivo) e ai fasci cortico-pontini (segnatamente a mesencefalo e ponte,
costituenti il circuito regolatorio cerebro-cerebellare), tutte discendenti e originate dalla corteccia
cerebrale. Nella capsula interna, oltre ad essere presenti questi fasci discendenti, si troveranno anche dei fasci ascendenti che dal talamo si portano verso la corteccia: questo spiega come mai questa struttura
contenga molte piu’ fibre rispetto al peduncolo cerebrale.

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20
Q

Cosa osserviamo della superficie inferiore del talamo?

A

Questo versante guarda verso le parti inferiori del diencefalo, ossia ipotalamo e subtalamo. Non si
osservano entrambi nell’immgine in quanto si trovano lievemente sfasati: l’ipotalamo si trova
inferiormente, medialmente e in parte anche anteriormente, mentre il subtalamo si trova inferiormente, lateralmente e posteriormente.

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21
Q

Come avviene la suddivisione anatomica del talamo?

A

Il talamo viene spesso trattato come se fosse
costituito esclusivamente da sostanza grigia,
tuttavia anche se si parla prevalentemente di
nuclei, tra essi è presente sostanza bianca
dove si trovano i fasci afferenti e dove si
portano i fasci efferenti. La sostanza bianca
appare molto utile per effettuare suddivisioni
del talamo.
Si osserva in primo piano la superficie laterale, in rapporto con la capsula interna, e in secondo piano la superficie mediale, in rapporto con il III ventricolo. In realtà questa figura rappresenta una parte di talamo, in quanto mediante un taglio longitudinale (parallelo all’asse maggiore del talamo) è stata rimossa la parte superiore, in modo da poter osservare la sua superficie interna, attraversata da una lamina di sostanza bianca. Questa risulta essere estesa in senso verticale per tutta l’altezza del talamo e in senso longitudinale per quasi tutta la lunghezza del talamo, giungendo sino al terzo anteriore per poi dividersi in una lamina mediale e una lamina laterale. Questa lamina di sostanza bianca, nel complesso denominata lamina midollare mediale, divide il talamo in 3 parti:
- una posta medialmente rispetto alla lamina midollare mediale, detta massa mediale;
- una posta lateralmente rispetto alla lamina midollare mediale, detta massa laterale;
- una compresa nella biforcazione della lamina midollare mediale, detta massa anteriore.

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22
Q

Quale lamina di sostanza bianca si trova in rapporto con la massa laterale del talamo?

A

In rapporto con la massa laterale si trova un’altra lamina di sostanza bianca, infatti il rapporto tra superficie laterale del talamo e capsula interna non è mediato direttamente dalla massa laterale. A lato della massa laterale si troverà quindi la lamina midollare laterale, la quale separerà la massa laterale da un singolo nucleo laminare , detto nucleo reticolare. La denominazione “reticolare” è un termine poco consono dato che richiama alla formazione reticolare, e questo nucleo non ha nulla a che vedere con questa, anche se è bene chiamarlo così.

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23
Q

Quale regione di sostanza bianca si trova in rapporto con la massa mediale del talamo?

A

Una terza regione di sostanza bianca si trova stratificata sul versante interno della massa mediale (ossia medialmente alla massa mediale) denominata regione mediana. L’aggettivo mediano è attribuibile a
qualcosa che è impari e infatti la parte più mediale di questa questa regione è fusa con la regione mediana
dell’altro lato, derivandone una parte impari mediana chiamata adesione intertalamica.
Parlando della superficie mediale del talamo, quindi, si parla della regione mediana, in parte prospiciente il
verticolo, in parte fusa con quella controlaterale. Parlando invece della superficie laterale del talamo, in
rapporto con la capsula interna, ci si riferisce al nucleo reticolare.

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24
Q

Come vengono distinti topograficamente i nuclei talamici?

A

I nuclei talamici vengono distinti topograficamente in:
- Nuclei laterali (o della massa laterale);
- Nuclei anteriori (o della massa anteriore);
- Nuclei mediali (o della massa mediale).
Da ciò si evince che ogni massa presenta diversi nuclei: a questi bisogna aggiungere il già citato nucleo
reticolare e altri nuclei che si trovano invece nella sostanza bianca. Tra questi ultimi abbiamo i nuclei
intralaminari, presenti all’interno della lamina midollare mediale (sembra che non ce ne siano nella lamina
midollare laterale): trovandosi immersi in una formazione bianca creano una situazione che somiglia molto a quella della sostanza reticolare, dando un diverso aspetto alla sostanza bianca di questa lamina. Ciò è reso interessante poiché i nuclei intralaminari sono ampiamente in connessione con la formazione reticolare, quindi risultano essere correlati sia strutturalmente che funzionalmente alla sostanza reticolare. Altri nuclei di questo tipo si trovano nella regione mediana e sono pertanto definiti nuclei della regione mediana.
Saranno presenti collegamenti multipli tra questi nuclei e la formazione reticolare, e questo sarà un motivo
in più per criticare la denominazione di “nucleo reticolare”: infatti esisterebbero dei cosiddetti nuclei
“reticolari” nel senso corretto del termine, ma questo aggettivo si dovrebbe riferire ai nuclei intralaminari e
ai nuclei della regione mediana. Tuttavia, data l’esistenza del nucleo reticolare, è bene denominarli cosìcome vengono descritti.
Tutti i nuclei citati, compresi quelli intralaminari e quelli della regione mediana, proiettano sulla corteccia
cerebrale, ad eccezione del nucleo reticolare. I fasci ascendenti originatisi da questi nuclei decorrono nella
capsula interna, andando a creare la differenza di ordine quantitativo tra il numero di fibre che formano il
peduncolo cerebrale e il numero di fibre che compongono la capsula interna.

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25
Q

Come vengono distinti funzionalmente i nuclei talamici?

A

Da un punto di vista funzionale, i nuclei talamici vengono distinti in nuclei di ritrasmissione sensitiva
(specifici e aspecifici), nuclei di regolazione e nuclei limbici.

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26
Q

Quali sono i nuclei di ritrasmissione sensitiva del talamo?

A

Questi sono i nuclei su cui proiettano i cosiddetti lemnischi, essendo intercalati in vie sensitive somatiche che sono integrate dalla corteccia cerebrale, giungendo a quest’ultima previa interruzione nel talamo.
Essendo nuclei sensitivi, saranno costituiti da neuroni sensitivi somatici solitamente di terzo ordine. Infatti,
considerando ad esempio il lemnisco mediale originatosi dai nuclei gracile e cuneato, esso fa parte della via ganglio-bulbo-talamo-corticale: nel talamo ci sarà quindi il neurone di terzo ordine; considerando il
lemnisco spinale, esso sarà intercalato in una via ganglio-spino-talamo-corticale, con il neurone di terzo
ordine sempre a livello talamico; stessa cosa se si consideri il lemnisco trigeminale, intercalato nella via
ganglio-trigemino-talamo-corticale. Considerando invece il lemnisco laterale, che trasporta informazioni
riguardanti la via acustica, ed essendo presenti in questo caso più interruzioni (anche a livello della lamina quadrigemina), in questo caso potremmo trovare neuroni sensitivi di ordine 3 o superiore.
I nuclei di ritrasmissione sensitiva possono essere suddivisi in specifici e aspecifici.
I nuclei specifici sono intercalati in una specifica via della sensibilità (ad es. la via spinale della sensibilità
tattile fine discriminata, la via spinale della propriocezione cosciente, la via acustica, la via troncoencefalica della sensibilità termica e dolorifica): in questo caso si conosce bene sia il nucleo che proietta su questi nuclei talamici, sia la regione di corteccia cerebrale su cui a loro volta questi nuclei talamici proiettano.
I nuclei aspecifici si rifanno invece al concetto di formazione reticolare, che rappresenta nella visione
classica un sistema aspecifico, non presentando collegamenti ben definiti da un punto di vista anatomico: essa si occupa di collegare estese regioni del tronco encefalico con estese regioni della corteccia, attraverso il talamo, tramite i cosiddetti nuclei della regione mediana e intralaminari (i cosiddetti “nuclei reticolari”, anche se così non vanno chiamati). Ad oggi si parla sempre meno di aspecificità in quanto la formazione reticolare presenta centri coinvolti in funzioni specifiche, tuttavia ci sono regioni della sostanza reticolare che proiettano diffusamente andando a costituire il cosiddetto sistema reticolare ascendente (sia attivatore, SRAA, che deattivatore, SRDA). E’ facile comprenderne anche la funzione: infatti, mentre una proiezione specifica può concernere la proiezione di impulsi riferiti a un solo tipo di sensibilità e verso una regione anatomicamente ben definita, quelli aspecifici proiettano su aree diffuse il cui ruolo è quello di mantenere l’attività generale della corteccia come stato di veglia, di vigilanza, di attenzione del soggetto.
Quando il sistema aspecifico si esaurisce o smette di funzionare, sono ridotte queste funzioni e il soggetto
perde lo stato di coscienza andando incontro ad uno stato di sonno in condizioni fisiologiche, o entrando in
uno stato di coma in condizioni patologiche (lesioni della formazione reticolare). Mentre il sonno è un
fenomeno fisiologico e reversibile, il coma tende a persistere mettendo in pericolo la salute del soggetto e divenendo irreversibile. Tra i nuclei aspecifici (ossia nuclei della regione mediana e intralaminari) ci sono
nuclei intercalati nella via multisinaptica del dolore. Questa è una via sensitiva, specifica, divisibile in spinale e troncoencefalica, e caratterizzata dal fatto che presenta una serie di interruzioni nella sua ascesa, sia nel midollo spinale che nel tronco encefalico. A livello talamico, i nuclei coinvolti in questa via saranno specifici, tuttavia si troveranno immersi tra i nuclei aspecifici prima nominati, e questa problematica descrittiva può essere paragonata ad esempio alla formazione reticolare: anch’essa infatti contiene raggruppamenti di neuroni specifici, i quali però proiettano diffusamente sulla corteccia.

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27
Q

Quale è la differenza tra via paucisinaptica e multisinaptica del dolore?

A

In termini funzionali, la via paucisinaptica del dolore, generata da uno stimolo dolorifico, rapidamente
arriva tramite il talamo alla corteccia: non a caso è detta via rapida del dolore o via del dolore acuto. Al
contrario, la via multisinaptica è una via lenta, non è provocata dallo stimolo dolorifico ma dal danno
conseguente ad esso: è sostanzialmente dovuta alla liberazione di mediatori chimici che vanno a stimolare i
recettori del dolore (terminazioni nervose libere). Questa via giungerà lentamente e gli impulsi saranno
trasmessi per lungo tempo. Tramite i nuclei presenti nel talamo, i segnali di questa via arrivano in molte
aree della corteccia, non su un’area precisa, portano a una perdita della localizzazione: il soggetto non
riferisce più un dolore preciso, ma uno stato generalizzato di malessere/dolenzia diffuso in una regione corporea. Quindi, la doppia via del dolore è responsabile della trasmissione di differenti caratteristiche dolorifiche.
Quando parliamo di dolore, parliamo di una sensibilità specifica, per cui anche se sono interessanti nuclei
“aspecifici” in realtà parliamo di raggruppamenti specifici riguardo i nuclei di questa sensibilità. Prendendo come esempio uno stimolo meccanico con una tale energia da divenire anche uno stimolo dolorifico (colpo di martello su una falange), si attivano sia i meccanocettori a bassa soglia per la sensibilità tattile che i meccanocettori ad alta soglia responsabili della sensibilità dolorifica. Quindi lo stesso stimolo, fino a una certa soglia è percepito come stimolo tattile, oltre quella soglia è percepito come stimolo dolorifico. In seguito a ciò, dopo essere stati stimolati i recettori partono vie sensitive che prima perifericamente e poi
centralmente, in tempi molto rapidi, raggiungono la corteccia cerebrale. Lo stimolo ha agito su una regione
inizialmente circoscritta, per cui le informazioni viaggiano su poche fibre e viaggiano rapidamente in quanto la via è formata da poche sinapsi (via paucisinaptica, ganglio-spino-talamo-corticale), e la corteccia è raggiunta in un’area ben precisa. Anche nella corteccia cerebrale esiste un’organizzazione somatotopica, per cui nell’area sensitiva somatica generale della corteccia esiste una regione ove arrivano le informazioni provenienti dalla piccola regione circoscritta su cui ha agito lo stimolo: il soggetto immediatamente riconosce lo stimolo doloroso, e questo è associato ad una situazione spiacevole. Questo dolore successivamente passa quando lo stimolo cessa di esistere, a meno che esso non abbia prodotto un danno,
come ad esempio una frattura (danno tissutale). In questo caso, come conseguenza del danno, vengono
prodotte sostanze chimiche che hanno funzione algogena, stimolando i recettori del dolore lento, ossia
chemocettori (a differenza dei recettori del dolore acuto che sono meccanocettori). Le sostanze chimiche
tendono a diffondere tra i tessuti, per cui lo sitmolo tende a diffondersi per aree più estese, coinvolgendo
un maggior numero di fibre nervose rispetto a prima, le quali innescano un circuito sensitivo che arriva
anch’esso alla corteccia cerebrale ma in questo caso lo fa lentamente (via multisinaptica) e su diverse aree
della corteccia cerebrale, dato che i nuclei talamici che vengono coinvolti hanno una proiezione diffusa. La
sostanza chimica, inolte, a differenza dell’agente traumatico che agisce per poco, invece persiste nel tempo stimolando i recettori fin quando non viene denaturata. Tutto ciò viene percepito in maniera molto diversa rispetto al dolore acuto: mentre quest’ultimo è immediato, il dolore lento perde le connotazioni spaziali e temporali (da essere un punto stimolato per tempo breve, diviene una regione più ampia stimolata per un tempo lungo) divenendo particolarmente diffuso (il soggetto, invece che tendere la sola punta del dito
indice sulla parte che gli duole, tende ad appoggiare il palmo della mano su una regione più ampia,
compiendo movimenti di rotazione e allargando il campo, dato che è incapace di discriminare l’area
generica, non riuscendo più a descrivere precisamente il dolore; il dolore lento infatti viene descritto come
una dolenzia, un fastidio, il paziente prova un malessere generale). Perciò si parla di vie completamente diverse: cambiano stimoli, recettori, vie nervose periferiche e centrali, e le sedi di integrazione.
La via paucisinaptica serve per il dolore acuto, quella multisinaptica per il dolore cronico.

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28
Q

Quali sono i nuclei di regolazione del talamo?

A

Sono già stati incontrati circuiti di regolazione, di cui il più importante è il cerebro-cerebellare, presentante
un braccio discendente cortico-ponto-cerebellare e uno ascendente cerebello-talamo-corticale. Anche in
questo caso si giunge alla corteccia tramite il talamo, ma le informazioni provenienti dal talamo riguardano
funzioni regolative: sono portati degli “aggiustamenti” operati dalla corteccia del cerebro-cervelletto. Al
netto, il cerebro-cervelletto riceve informazioni dalla corteccia cerebrale, le elabora e le corregge, per poi
rispedirle alla corteccia cerebrale previa interruzione nei nuclei di regolazione talamica.

29
Q

Quali sono i nuclei limbici del talamo?

A

Ci sono parecchi nuclei limbici che si rifanno al cosiddetto sistema limbico. Il sistema limbico coinvolge
centri del prosencefalo ed è responsabile delle funzioni psichiche di tipo cognitivo oppure di tipo affettivo.
Queste funzioni sono svolte principalmente da aree della corteccia cerebrale che non sono né aree
sensitive, né aree motorie, bensì aree associative. Queste ultime, anche se non ricevono direttamente
informazioni sensitive e anche se non partecipano direttamente a funzioni motorie, prendono parte a tutte
le funzioni psichiche. In seguito alla ricezione di informazioni sensitive, quindi, possono derivare funzioni psichiche concernenti ad esempio il tono dell’umore, oppure possono essere elaborate complesse risposte motorie successivamente messe in atto attraverso le aree motorie. Tutte queste aree associative, che rappresentano la maggior parte della corteccia cerebrale, sono sottoposte a circuiti di regolazione, nei quali intervengono i nuclei limbici del talamo, che costituiscono tutta la massa anteriore, tutta la massa mediale e gran parte della massa laterale. Questi nuclei, che sostanzialmente sono ad oggi “sconosciuti” (in senso funzionale, si comprende ancora ben poco di essi), costituiscono la maggior parte dei nuclei talamici.

30
Q

Quale è la classificazione funzionale dei nuclei del talamo?

A

Nuclei trasmissione sensitiva: si dividono in
- specifici: nuclei inferiori-posteriori mediale e laterale e nuclei dei corpi genicolati mediale e laterale
- aspecifici: nuclei intralaminari e nuclei della regione mediana.
Nuclei regolativi: nuclei inferiore-intermedio o inferiore-anteriore
Nuclei limbici: nuclei anteriori, nuclei mediali, nucleo superiore-laterale e il Pulvinar.
Il nucleo reticolare è l’unico che non proietta sulla corteccia, bensì proietta sul talamo stesso
costituendo un circuito a feedback talamo-talamico.

31
Q

Quali sono i fasci spinali che giungono al talamo?

A

Fasci spinali: lemnisco mediale e lemnisco spinale trovano centro di ritrasmissione sensitiva nel
talamo a livello del nucleo inferiore posteriore-laterale (IPL).
Queste vie concernono la esterocezione tattile grossolana non discriminata, via dolorifica e termica
(“nel lemnisco spinale”); la propriocezione generale cosciente e la esterocezione tattile fine (“nel
lemnisco mediale”).
Le vie sono rispettivamente:
VIA GANGLIO SPINO TALAMO CORTICALE
VIA GANGLIO BULBO TALAMO CORTICALE
Le vie ad integrazione corticale sono sempre incrociate! Infatti l’origine del lemnisco spinale è
rappresentata dalla lamina IV - V controlaterale! Ugualmente il lemnisco mediale origina dal nucleo
gracile e cuneato controlaterale, siti nel bulbo del tronco encefalico. Il lemnisco spinale origina
quindi da due lamine (IV e V), pertanto c’è una suddivisione funzionale delle fibre che vi decorrono
all’interno, ci sarebbero due fasci che si uniscono nell’unico lemnisco spinale. Anche nel nucleo
inferiore posteriore laterale ci sarà una suddivisione perché giungono afferenze di natura diversa
(propriocezione ed esterocezione), per il principio di segregazione funzionale.

32
Q

Quali sono i fasci troncoencefalici che raggiungono il talamo?

A

Fasci troncoencefalici: lemnisco trigeminale, trova centro di ritrasmissione sensitiva nel talamo a livello del nucleo inferiore posteriore mediale (IPM); il lemnisco laterale, trova centro di ritrasmissione sensitiva nel corpo genicolato mediale (CGM);
LEMNISCO TRIGEMINALE: Le sensibilità associate saranno sensibilità tattile grossolana non discriminata, termica, dolorifica, la propriocezione generale ad integrazione cosciente e sensibilità tattile fine, tutte quante sensibilità raccolte nella periferia troncoencefalica. Ricevendo tutte queste sensibilità è chiaro che ci saranno “subnuclei” nel nucleo inferiore posteriore mediale, che sono indice di segregazione funzionale.
La via è: VIA GANGLIO BULBO TALAMO CORTICALE, il termine bulbo sta ad indicare per quanto riguarda la sensibilità tattile grossolana, termica e dolorifica un’origine all’interno del nucleo bulbare del trigemino controlaterale, invece per quanto riguarda la propriocezione generale cosciente e la sensibilità tattile fine sta ad indicare un’origine nel nucleo pontino trigeminale controlaterale.
Tutte le vie sensitive integrate dalla corteccia sono incrociate
All’interno del lemnisco trigeminale, molto probabilmente decorrono altri TRE “lemnischi”: il lemnisco vestibolare, il lemnisco gustativo e il lemnisco viscerale. Questi lemnischi non sono riconosciuti dagli anatomisti, probabilmente non esistono, tuttavia è molto probabile che ci sia ANCHE e IN MINIMA PARTE una integrazione corticale di queste sensibilità che sono rispettivamente la vestibolocezione, la sensibilità gustativa e la intocezione.
Come sappiamo, la vestibolocezione ha integrazione a livello del vestibolo-cervelletto, è pertanto incosciente, ma è molto probabile che una piccola quota delle fibre originatesi dai nuclei vestibolari del ponte vada a costituire il lemnisco vestibolare ed abbia pertanto integrazione cosciente. Invece, la sensibilità gustativa ha integrazione a livello ipotalamico, poiché si tratta di una sensibilità speciale viscerale, ma è molto probabile che una quota vada a costituire il “lemnisco gustativo”, sarà pertanto una via integrata a livello corticale, la via sarà: GANGLIO- SOLITARIO (CONTROLATERALE)- TALAMO- CORTICALE. Ovviamente le fibre gustative che giungono al talamo sono una quota minore, perché la maggior parte delle fibre giunge in un centro viscerale. Così pure per quanto riguarda l’intocezione, la quale è solitamente una sensibilità ad integrazione ipotalamica. Tutte queste fibre che arriveranno al nucleo inferiore posteriore mediale.
VIA UDITIVA CENTRALE: è una via GANGLIO- COCLEO (CONTROLATERALE)- TALAMO-CORTICALE, l’origine delle fibre del lemnisco laterale è un po’ complessa, infatti origina dai nuclei cocleari anteriore e posteriore e probabilmente ci sono differenze tra questi due nuclei (differenze che vedremo in seguito), inoltre ci sono i nuclei superiori del ponte (trapezoide, del lemnisco laterale e complesso olivare superiore) che rappresentano sede di interruzione delle fibre che ascendono a questo livello e anche da questi nuclei partono altre fibre che arrivano al talamo altresì, tutte le fibre correlate al lemnisco laterale trovano il centro di ritrasmissione nel corpo genicolato mediale del talamo. Anche questa è una via incrociata. Quindi al talamo (CGM) arrivano fibre originate dal nucleo cocleare, dal nucleo trapezoide, dal complesso olivare superiore, dal nucleo del lemnisco laterale, dal tubercolo quadrigemino inferiore…insomma, sempre controlaterali, ma le afferenze sono innumerevoli!
VIA OTTICA PRINCIPALE
La vista è una sensibilità esterocettiva speciale, il nervo ottico con un particolare decorso si collega al talamo, a livello del corpo genicolato laterale (CGL).

33
Q

Cosa è il corpo genicolato?

A

Il corpo genicolato mediale proietta in un’area diversa e concerne la funzione dell’udito quindi sull’area acustica (in blu) della corteccia, infine il nucleo genicolato laterale proietta su un’area visiva(in azzurro).

34
Q

Cosa rappresenta la archicorteccia e la neocorteccia nel talamo?

A

sono aree in cui la corteccia ha una struttura diversa ed è detta archicorteccia, poiché filogeneticamente più antica, si tratta delle aree olfattive della corteccia che si occupano della sensibilità olfattiva, ma in realtà sono coinvolte anche in altre funzioni. Mentre le aree colorate rappresentano la neocorteccia, filogeneticamente più recenti e sulle quali aree proiettano tutti i nuclei del talamo (escluso il nucleo reticolare),quindi: il talamo proietta sulla neocorteccia. Tra l’archicorteccia e la neocorteccia ci sono regioni intermedie dette paleocorteccia, in ogni caso la maggior parte nell’uomo è rappresentata dalla neocorteccia, se analizzassimo queste aree negli invertebrati invece osserveremmo la presenza unica di archicorteccia, ciò significa che qui sono innestate le funzioni basilari degli animali e pertanto sono aree filogeneticamente più antiche ed importanti per la sopravvivenza dell’animale.

35
Q

Quali sono i nuclei a regolazione corticale del talamo?

A

-nucleo inferiore intermedio e
-nucleo inferiore-anteriore
sono nuclei del talamo che rientrano in circuiti che regolano la corteccia cerebrale; i circuiti di regolazione implicano la presenza di centri sottocorticali che hanno la funzione di regolare la corteccia: cortico-sottocortico-corticali, sono a feedback e costituti da un braccio ascendente e uno discendente. Il circuito principale (ce ne sono anche altri) che è stato già trattato studiando il cervelletto è il circuito cerebro-cerebellare, un circuito che origina da molte aree della neocorteccia il quale è caratterizzato da un braccio discendente CORTICO-PONTO-CEREBELLARE, la cui porzione prossimale è quella cortico-pontina e presenta connessioni ipsilaterali, la cui porzione distale ponto-cerebellare è costituita da fibre che si incrociano. Le fibre ponto-cerebellari (controlaterali) arrivano nella corteccia del cerebro-cervelletto dove terminano come fibre muscoidi, che a loro volta terminano nello strato dei granuli; Il braccio ascendente è CEREBELLO- NUCLEO- TALAMO- CORTICALE, il segmento distale delle efferenze dalla corteccia cerebellare origina dai neuroni di Purkinje che danno origine a fibre destinate ai nuclei dentati del cerbrocervelletto. Il segmento prossimale del braccio ascendente è il segmento cerebello-talamico e arriva nei nuclei di regolazione corticale del talamo cioè il nucleo inferiore intermedio e nucleo inferiore anteriore, le fibre cerebello talamiche si incrociano, l’incrociamento avviene nella decussazione della calotta del mesencefalo, perciò in questi due nuclei talamici specifici arrivano le fibre cerebello talamiche controlaterali. I nucleo inferiore intermedio proietta sull’area motoria primaria (zona rossa), il nucleo inferiore anteriore invece sull’area pre-motoria. Per questo motivo il circuito cerebro-cerebellare è stato considerato importante nella regolazione delle funzioni motorie somatiche regolate dalla corteccia, in realtà questa visione è cambiata, anche se sono nuclei specifici, perché proiettano anche su altre aree della corteccia..

36
Q

QUali sono i nuclei limbici del talamo?

A

NUCLEI LIMBICI: tutti i nuclei anteriori, tutti i nuclei mediali ed i nuclei superiori della massa laterale (verde acqua nucleo superiore laterale) e pulvìnar (in celeste), sono specifici e proiettano su aree associative della corteccia, perciò aree né sensitive né motorie, sono quindi alla base di funzioni psichiche e fanno parte del sistema limbico, una parte del sistema nervoso che interviene nelle funzioni psichiche.

37
Q

Dove si trova l’ipofisi?

A

L’ipofisi è tuttavia sita nella loggia ipofisaria, spazio localizzato sulla faccia superiore del corpo dello
sfenoide, che, come già visto, si tratta di un esempio eccezionale di spazio extradurale intra-neurocranico,
delimitato superiormente da una piega della dura madre, il diaframma della sella turcica, e rivestito dal
periostio della sella turcica stessa. Per consentire questa continuità anatomica tra ipotalamo ed ipofisi, il
diaframma della sella turcica presenta un foro, attraverso il quale il peduncolo ipofisiario raggiunge l’ipofisi.
Quindi, il peduncolo attraversa in successione, prima l’aracnoide, lo spazio subdurale, ed infine la dura,
passando per il foro del diaframma della sella turcica e portandosi nello spazio extradurale della loggia
ipofisaria. Il peduncolo è strettamente aderente, fuso con il margine del foro. Ciò significa che il foro è a tenuta ed impedisce il travaso di liquor dallo
spazio subaracnoideo (che quindi è ben
sigillato). Questo vale anche per gli altri
fori del cranio, per i quali gli organi sono
sempre aderenti ai margini. Questa tenuta
può venire a perdersi in seguito a traumi,
per i quali può avvenire versamento di
liquor anche all’esterno del cranio.

38
Q

Come è suddiviso l’ipotalamo?

A

Le grosse suddivisioni dell’ipotalamo vedono un:
• ipotalamo pari
• ed un ipotalamo impari.
E’ stato analizzato come l’ipotalamo pari, costituisca la parete laterale del terzo ventricolo, al disotto della
porzione inferiore del solco talamo-ipotalamico. Inferiormente, le porzioni pari dell’ipotalamo convergono andando a costituire l’ipotalamo impari.
-Il tuber cinereum : a forma conica, costituisce il pavimento (o parete inferiore) ed in certa misura
la parte più bassa della parete anteriore e della parete posteriore del terzo ventricolo.
-L’infundibulum à (letteralmente imbuto) che corrisponde essenzialmente all’apice del cono. A
livello dell’infundibulum la cavità si assottiglia ulteriormente, ricordando la parte stretta
dell’imbuto. Infundibulum è utilizzato talvolta come sinonimo di tuber cinereum.
-Peduncolo ipofisario. Procedendo ancora verso il basso, la cavità scompare e ritroviamo un
cordoncino solido, pieno, il peduncolo ipofisario. È un prolungamento dell’ipotalamo, costituito da
sostanza bianca, il cui asse è parallelo a tutto l’ipotalamo. Nel discendere, esso attraversa il
diaframma (con cui è in contatto) e si porta nella loggia ipofisaria.
-Neuroipofisi. Giunto nella loggia, il peduncolo termina come entità anatomica, e si continua nella
neuroipofisi. Dunque la neuroipofisi è una parte dell’ipotalamo impari ed il peduncolo, cordoncino
di sostanza bianca, lo possiamo identificare con il fascio ipotalamo-neuroipofisario.

39
Q

Da cosa è costituita la sostanza bianca dell’ipotalamo?

A

La sostanza bianca ipotalamica è costituita da un fascio, pari, il quale attraversa ciascun ipotalamo pari, quasi per tutta la sua estensione, in senso supero-inferiore ed anteroposteriore, con andamento obliquo, il fornice. Il fornice costituisce, assieme al corpo calloso (più esteso in senso latero laterale) la volta del terzo ventricolo. A questo livello, i due fornici risultano come fusi ad un esame macroscopico e si parla di corpo del fornice. A livello dell’estremità anteriore della volta, i due fornici cambiano direzione, da orizzontale a verticale, e si allontanano, ciascuno diretto al rispettivo polo anteriore del talamo, e ciascuno a delimitare il
corrispondente foro interventricolare, il foro di Monro.
Questa parte anteriore e verticale, che passa davanti al talamo, si chiama colonna del fornice, pari.
Procedendo in basso, arrivata nella
porzione ipotalamica, la colonna del fornice
cambia direzione, portandosi con obliquità
dall’alto in basso e dall’avanti all’indietro.
Il fornice termina poi con una formazione sferoidale che sporge sulla superficie inferiore dell’ipotalamo, il
corpo mammillare. La sporgenza è determinata dalla presenza di nuclei che verranno analizzati in seguito.
Il fornice termina dunque a livello di questi nuclei.

40
Q

Come si divide l’ipotalamo?

A

Si divide in masse divise dalla colonna del fornice:
• Massa laterale dell’ipotalamo: Posta lateralmente rispetto la colonna del fornice.
• Massa mediale dell’ipotalamo: Posta medialmente rispetto la colonna del fornice.
Le masse sono costituite da sostanza grigia

41
Q

QUali sono i nuclei della massa mediale dell’ipotalamo?

A

• I nuclei mediali
• I nuclei mediani o dell’eminenza mediana : Nella porzione più mediale della massa
mediale.

42
Q

Dove si trovano i nuclei mediani?

A

I nuclei mediani li troviamo nella regione del tuber e sono a loro volta suddivisi in anteriore e posteriore.
Il nucleo anteriore è denominato nucleo arcuato (o infundibolare). Il nome deriva dalla forma arcuata che
tale nucleo assume andandosi ad unire che il suo controlaterale.
Il nucleo posteriore è detto nucleo tuberomammillare.
Dal momento che tali nuclei sono molto voluminosi e si trovano a livello dell’infundibolo, dove la cavità è
ristretta, essi generano una sporgenza che
si trova sulle pareti laterali, ma che data la
confluenza si porta anche sulla parete
posteriore sul piano sagittale mediano
dell’ipotalamo. Parliamo quindi di eminenza mediana e di nuclei dell’eminenza mediana.
Tali nuclei possono essere definiti pari o
impari indistintamente. Si tratta di nuclei a
simmetria bilaterale, ma fusi con i
controlaterali, per questo detti mediani.

43
Q

QUali sono i nuclei mediali?

A

I nuclei mediali sono topograficamente divisi a loro volta in anteriori, intermedi e posteriori.
• I nuclei anteriori : Nucleo molto voluminoso, sviluppato in senso longitudinale in prossimità della
parete più anteriore del terzo ventricolo. Si può dividere in due porzioni.
1. Il nucleo preottico : posto superiormente.
2. Il nucleo soprachiasmatico : inferiormente.
Posteriormente rispetto questo nucleo, è presente un altro nucleo sempre divisibile in due. E sempre
facente parte dei nuclei anteriori.
3. Il nucleo sopraottico.
4. Il nucleo paraventricolare.
• I nuclei intermedi:
5. Intermedio-superiore.
6. Intermedio-inferiore
• I nuclei posteriori:
7. Nucleo posteriore;
8. Nucleo mammillare mediale e nucleo mammillare laterale

44
Q

L’ipotalamo è un centro di integrazione?

A

Così come la corteccia del telencefalo svolge una funzione di integrazione della sensibilità somatica,
l’ipotalamo è il centro di integrazione della sensibilità viscerale (“intocezione”), generale e speciale. Tale
paragone, tuttavia, deve tenere conto che di neuroni corticali coinvolti nell’integrazione della sensibilità
somatica è molto più grande rispetto a quello dei neuroni ipotalamici (l’ipotalamo stesso è un piccolo
organo, ciascuno pesa poco più di 2 g), ennesima riprova di come la “cura” prestata dal SNC per la
regolazione dei sistemi somatici sia superiore a quella prestata la regolazione dei sistemi sistemi.
Come abbiamo già visto nel caso della corteccia cerebellare, il lavoro di “integrazione” è svolto su segnali sensitivi che devono afferire all’ipotalamo. Le vie che trasportano tali segnali:
• Via intocettiva spinale (sensibilità generale);
• Via intocettiva troncoencefalica (sensibilità generale e speciale gustativa);
• Via intocettiva telencefalica (sensibilità speciale olfattiva).

45
Q

Che cosa è la via intocettiva spinale dell’ipotalamo?

A

si tratta di una via che trasporta informazioni di sensibilità generale. È’ una via
ganglio-spino-reticolo-ipotalamica. I gangli coinvolti sono tutti i gangli sensitivi spinali (ricorda: 31 per
lato). Infatti, le informazioni sensitive viscerali sopraggiungono non soltanto dai visceri delle cavità anteriori del tronco, ma anche dai piccoli visceri localizzati nello strato muscolo scheletrico, nella cute, nel sottocutaneo, nel midollo osseo.
A livello spinale, la via prosegue nei neuroni sensitivi di 2° ordine, funicolari, a sede nella lamina VI di tutti i
segmenti spinali. Possono essere ortosimpatici e parasimpatici. I primi, secondo alcuni, si trovano in tutti i segmenti del midollo spinale. I parasimpatici sono localizzati soltanto nei segmenti sacrali. Si tratta quindi di una via che trasporta soprattutto informazioni sensitive viscerali ortosimpatiche. Da questi neuroni nasce un fascio che ascende fino alla formazione reticolare, il fascio spino-reticolare. Da un punto di vista macroscopico, questi fasci non sono facilmente identificabili, per cui la localizzazione nella sostanza bianca non è ancora ben nota, probabilmente sono frammisti ai fasci spino-talamici.
Dalla formazione reticolare, le fibre confluiscono nel fascicolo longitudinale posteriore. A livello della
formazione reticolare le fibre incontrano molti neuroni sensitivi viscerali di 3° ordine o superiore e si
interrompono a più punti. Attraverso le varie interruzioni si arriva all’ipotalamo, dove le fibre prendono contatto con i centri sensitivi viscerali dell’ipotalamo, ovvero i nuclei mediali anteriori e i nuclei mediali intermedi.

46
Q

CHe cosa è la via tronco encefalica dell’ipotalamo?

A

Si tratta di una via di sensibilità generale e speciale gustativa.
Cenni sulla via speciale gustativa sono stati fatti nelle precedenti lezioni. Attraverso il lemnisco
trigeminale, essa arriva al nucleo inferiore postero-mediale del talamo che poi proietta sull’area sensitiva
somatica della corteccia cerebrale. Questa è la via gustativa integrata dalla corteccia cerebrale e per tanto cosciente.
Ma la sensibilità gustativa raggiunge anche e soprattutto l’ipotalamo, attraverso la via ganglio-solitarioreticolo-ipotalamica.
I gangli sono rappresentati da 3 gangli
sensitivi viscerali di nervi encefalici,
nella fattispecie il ganglio inferiore del
nervo vago, il ganglio inferiore del
nervo glosso faringeo ed il ganglio genicolato.
Il centro di ritrasmissione dell’informazione sensitiva gustativa raccolta dai tre gangli è nel nucleo del fascio
solitario, unico nucleo sensitivo viscerale parasimpatico del tronco encefalico. Il nucleo del fascio solitario rappresenta anche il centro di ritrasmissione della sensibilità viscerale generale.
Dal nucleo del fascio solitario origina un fascio che entra nella costituzione del fascicolo longitudinale
posteriore che si porta verso la formazione reticolare. Anche in questo caso, a livello della formazione
reticolare si verificano diverse interruzioni sui vari neuroni sensitivi viscerali. Il fascio si porta infine agli
stessi nuclei dell’ipotalamo visti precedentemente, nuclei mediali anteriori e nuclei mediali intermedi.

47
Q

CHe cosa è la via intocettiva telencefalica?

A

È una via deputata al trasferimento all’ipotalamo di informazioni sensitive viscerali speciali olfattive. Le informazioni olfattive vengono raccolte dalla periferia dal I nervo cranico, il nervo olfattivo, ed arrivano alle regioni olfattive del telencefalo. Sono regioni dove è presente una corteccia di tipo archicorteccia. Tuttavia, è sempre l’ipotalamo il centro di integrazione, cui queste informazioni sensitive devono arrivare. Si realizza una situazione apparentemente paradossale: dalle regioni del telencefalo, sede di arrivo di informazioni dalla sensibilità olfattiva, partono delle fibre che discendono e si proiettano sull’ipotalamo. Questo è contrario a quanto solitamente avviene, in cui le vie sensitive sono vie ascendenti. C’è un piccolo fascio di proiezione discendente che collega il telencefalo all’ipotalamo ed è chiamato fascicolo prosencefalico mediale. Il collegamento avviene con tutti i nuclei ipotalamici.
Riassumendo, le afferenze all’ipotalamo che ascendono e provenienti dai centri inferiori spinali e
troncoencefaliche arrivano all’ipotalamo tramite il fascicolo longitudinale posteriore. I segnali che
discendono provenienti dalla corteccia arrivano all’ipotalamo attraverso il fascicolo prosencefalico
mediale. Benchè diversi, dal momento che appaiono in continuità, molto spesso questi due fascicoli
vengono descritti come un unico fascicolo che collega i centri inferiori del troncoencefalico e del midollo
spinale con regioni del telencefalo passando per l’ipotalamo.

48
Q

L’ipotalamo rappresenta un superiore del sistema motore viscerale?

A

A seguito dell’integrazione delle informazioni intocettive, gli stessi nuclei ipotalamici della massa mediale elaborano delle risposte motorie. Dunque, i nuclei della massa mediale sono anche i centri di proiezioni discendenti motorie viscerali. Le vie motrici viscerali discendenti vanno verso:
• Nuclei motori viscerali del tronco encefalico (tutti parasimpatici);
• Nuclei motori viscerali del midollo spinale (in prevalenza ortosimpatici, ma presenti anche
parasimpatici).
La via seguita fino al tronco encefalico è quella del fascicolo longitudinale posteriore, che così possiede sia fibre sensitive ascendenti verso l’ipotalamo sia fibre motorie viscerali discendenti dall’ipotalamo.
Anche nel caso delle vie motrici viscerali discendenti, le fibre del fascicolo longitudinale posteriore si
interrompono a più livelli nella formazione reticolare, che così gioca un ruolo cruciale nella regolazione sia
della sensibilità che della mobilità viscerale.
Proseguendo nel midollo spinale, le fibre discendenti di disperdono in fasci non ancora ben definiti.
I nuclei motori viscerali del troncoencefalico sono, in ordine discendente: nucleo di Edinger-Westpal (o
nucleo oculomotore accessorio), nucleo salivatore superiore, nucleo salivatore inferiore e nucleo
posteriore del vago.
I nuclei motori viscerali del midollo spinale, si trovano nella lamina VII e sono il nucleo intermedio mediale
e intermedio laterale, che sono nuclei ortosimpatici. Vanno poi menzionati i neuroni motori viscerali del
parasimpatico della lamina VII dei segmenti sacrali.

49
Q

Come viene effettuato questo lavoro di integrazione intocettiva da parte dell’ipotalamo?

A

Il lavoro di integrazione delle informazioni intocettive provenienti dai diversi distretti e l’elaborazione di
risposte, richiede una struttura dei nuclei ipotalamici piuttosto complessa. Essa è tuttavia differente da
quella di altri centri di integrazione. Sappiamo che la base anatomica della funzione integrativa di un centro
nervoso è la stratificazione, ovvero un’organizzazione in cui i neuroni si dispongono a livelli differenti in cui
ciascuno è caratterizzato da un proprio tipo neuronale.
N.B. Stratificazione = molti tipi neuronali differenti, sia morfologicamente sia neurochimicamente.
Questa eterogeneità neurochimica è estremamente rappresentata in tutti i neuroni ipotalamici. Ma segni di
stratificazione non sono evidenti a livello dei nuclei dell’ipotalamo, a differenza di quanto osservato ad
esempio nella corteccia cerebellare, nella corteccia cerebrale, nella lamina quadrigemina.

50
Q

Quali sono le funzioni endocrine dell’ipotalamo?

A

l’ipotalamo non opera solo attraverso meccanismi nervosi, ma svolge anche delle funzioni
endocrine. La base anatomica di queste funzioni è data dalle connessioni ipotalamo-ipofisi e rappresentate dal peduncolo ipofisario.
Il peduncolo si continua con la neuroipofisi, mentre ha un rapporto di contiguità con l’adenoipofisi.
la parte tuberale dell’adenoipofisi passa attraverso il diaframma della sella e dunque, anziché trovarsi nello spazio extradurale della loggia ipofisaria, arriva a prospetta lo spazio subaracnoideo (la cisterna interpeduncolare) e su di essa si viene a stratificare pia madre.

51
Q

QUali sono le connessioni tra ipotalamo e ipofisi?

A

Le connessioni ipotalamo-ipofisi sono di due tipi:
• Connessioni nervose, rappresentate dal fascio ipotalamo-neuroipofisario, un fascio abbastanza
voluminoso che nasce nell’ipotalamo, attraversa il peduncolo e si porta alla neuroipofisi, organo
nervoso costituito da cellule gliali.
• Connessioni vasali, facenti parte del sistema portale ipotalamo-adenoipofisario. Tali vasi
attraversano il peduncolo, che dunque, come tutti gli altri fasci di sostanza bianca, è costituito
anche di vasi.

52
Q

CHe cosa sono i sistemi portali e come si organizzano a livello dell’ipotalamo-ipofisi?

A

I sistemi portali hanno la peculiarità di essere un sistema di vene intercalate tra due reti capillari,
una prossimale ed una distale. A livello dei nuclei ipotalamici della eminenza mediana, localizzati nella massa mediale, i vasi si capillarizzano formando la rete capillare prossimale del sistema portale, e vengono estesamente in contatto con i neuroni del nucleo arcuato e nucleo tuberomammillare i quali posseggono attività endocrina e liberano sostanze in circolo. Da questi capillari si formano venule, dette venule portali ipotalamo-adenoipofisarie, che discendono attraverso il peduncolo e arrivano alla adenoipofisi,
dove si capillarizzano di nuovo, formando la rete capillare distale del sistema portale. Gli ormoni
prodotti dai neuroni dei nuclei dell’eminenza mediana possono diffondere tra le cellule epiteliali e
ne controllano le secrezioni.

53
Q

L’ipotalamo come svolge funzioni di neurosecrezione?

A

I piccoli neuroni dell’eminenza mediana ipotalamica, per questo detti anche parvicellulari producono
ormoni che possono stimolare o inibire la secrezione degli ormoni adenoipofisari. Tali ormoni ipotalamici
sono di conseguenza denominati rispettivamente fattori di rilascio (o releasing factors, RF, o liberine) e
fattori di inibizione (o inhibiting factors, IF, o statine).
A livello dell’ipotalamo, per tanto, abbiamo una rappresentazione completa dei meccanismi di risposta del corpo umano a stimoli esterni: esso può rispondere a stimoli sensitivi viscerali sia con meccanismi nervosi
che con meccanismi endocrini.
Possiamo fare alcune considerazioni a questo punto:
• L’adenoipofisi produce vari tipi di ormoni che hanno tropismo per le diverse ghiandole endocrine,
di chi ne regola il funzionamento.
• A sua volta, dal momento che l’ipotalamo regola l’adenoipofisi, possiamo dire che esso regola tutto
l’intero sistema endocrino.
L’esistenza di varie ghiandole endocrine a funzione diversa nel nostro organismo impone l’esistenza di
diversi ormoni ipofisari a controllarne la secrezione. A loro volta, questo richiede l’esistenza di diversi tipi di
cellule adenoipofisarie e prima ancora diversi neuroni che producano diversi fattori di rilascio o di
inibizione. Quindi, benché sempre nell’ambito del nucleo arcuato o del nucleo tuberomammillare, esistono neuroni diversi che producono fattori di rilascio per l’ACTH (CRH), neuroni che producono fattori di inibizione dello stesso ormone. Ciascun neurone è in grado di sintetizzare uno specifico fattore in grado di regolare l’attività di un singolo citotipo adenoipofario.

54
Q

Esiste una formazione reticolare nel talamo?

A

Tutti i grossi centri nervosi hanno dei centri di regolazione, generalmente rappresentati da circuiti a feedback
che collegano a doppia via il centro di regolazione.
Il nucleo reticolare è un nucleo che regola a feed-back tutti gli altri nuclei talamici. Quindi, riceve afferenze
dai nuclei talamici e proietta su di essi. Sono circuiti intra-talamici che vanno dai nuclei della massa
anteriore mediale e laterale al nucleo reticolare e viceversa.

55
Q

Che cosa dice il principio di Dale?

A

In passato, è stato molto seguito un principio, ma che ormai è stato superato, il principio di Dale, secondo il quale ogni neurone secernente è in grado di secernere una sola sostanza: ovvero, il numero di RF e IF corrisponde al numero di neuroni secernenti. Questo implica l’esistenza di una eterogeneità di neuroni ipotalamici riguardo le loro caratteristiche neurochimiche. Bisogna ricordare inoltre che gli inibitori e i fattori di rilascio sono a tutti gli effetti degli ormoni: essi infatti al pari degli ormoni sono immessi nei capillari e poi drenati dalle venule portali del sistema ipotalamo-ipofisario.

56
Q

Quale è la funzione ddel sistema portale ipotalamo-ipofisi?

A

i neuroni dell’eminenza mediana che somigliano moltissimo a cellule epiteliali endocrine e che, con il loro assone, contattano capillari che si trovano nella regione mediana dell’ipotalamo; questi capillari formano vene che, servendosi del peduncolo (connessione tra ipotalamo e ipofisi), arrivano all’ipofisi. Il peduncolo è in continuità con la neuroipofisi e le vene quando arrivano nell’ipofisi si devono anteriorizzare. Qui si capillarizzano di nuovo: queste sostanze sono i fattori visti prima e hanno come target cellule dell’adenoipofisi. Il sistema portale serve a garantire priorità alle cellule che sono maggiormente interessate. Senza il sistema portale il tutto avverrebbe con meccanismi lenti perché i meccanismi endocrini, a differenza dei meccanismi nervosi, sono meccanismi lenti (cioè ci può volere del tempo prima che l’ormone raggiunga la sua cellula bersaglio, anche se raggiunge comunque il 100% dei bersagli). Sono presenti inoltre delle vene che drenano il sangue dalla adenoipofisi, ma questo sangue è arricchito di tutti gli ormoni prodotti dall’adenoipofisi.

57
Q

Come avviene la liberazione dei fattori ipotalamici?

A

La liberazione dei fattori ipotalamici è regolata attraverso meccanismi nervosi: ci sono afferenze al nucleo arcuato il quale, anziché inviare segnali elettrici, invia dei segnali endocrini. In questo caso come risposta non ci sarà una sinapsi ma un rilascio di ormoni. Questo significa che:
• i neuroni, che sono cellule endocrine, oltre che da meccanismi nervosi, sono regolati da meccanismi endocrini, ovvero meccanismi a feedback che possono essere positivi o negativi e sono collegati alla concentrazione di ormoni o altre sostanze nel sangue.
• il sistema endocrino e il sistema nervoso sono i due principali sistemi di regolazione del corpo umano e hanno interazioni notevoli. Ad esempio, il nucleo arcuato dell’ipotalamo controlla attraverso meccanismi endocrini l’adenoipofisi; quest’ultima attraverso la sintesi di ormoni adenoipofisari controlla la maggior parte delle ghiandole endocrine, come tiroide, paratiroidi e surrenale, che a loro volta sono innervate.

58
Q

Quale è il collegamneto più studiato dell’asse ipotalamo-ipofisi?

A

Uno dei collegamenti più studiati e che ha un significato importante è l’asse ipotalamo – ipofisi - corticosurrene (hypothalamic- pituitary-adrenal axis), la cui sigla é HPA-axis. I neuroni del nucleo arcuato (AN) producono l’ormone CRH (corticotropin releasing hormone), il quale è un releasing hormone e facilita la secrezione di un citotipo di cellule dell’adenoipofisi, che rilasciano l’ormone ACTH, il quale agisce a sua volta su cellule della zona fascicolata della corticale del surrene, dove si producono ormoni glucocorticoidi. Dunque, in seguito a una massiva produzione di CRH si verifica una massiva liberazione di ormone glucocorticoidi. Questa è la reazione di rabbia o reazione di stress: lo stimolo è lo stress, una condizione inaspettata in cui si viene a trovare l’animale, che richiede una massima capacità di risposta motoria. Ancora una volta, questo segnale che attiva i neuroni del nucleo arcuato proviene dal sistema limbico, dalla corteccia cerebrale; però questo segnale nervoso determina una risposta endocrina, in particolare la produzione di ACTH. La liberazione di ormoni glucocorticoidi determina una serie di risposte sia somatiche sia viscerali, che aiutano l’animale a superare la condizione di stress. Questi meccanismi sono utili, perché rendono l’animale molto più efficiente. La risposta è anche una risposta di tipo psichico, una risposta d’ansia. L’ansia, fattore di risposta allo stress, è da considerarsi una reazione positiva: grazie allo stato d’ansia l’animale è in grado di superare degli ostacoli che diversamente non sarebbe in grado di superare. Ma, poiché questi meccanismi endocrini sono difficilmente controllabili, possono produrre una risposta eccessiva: quando l’ansia diviene eccessiva, può produrre effetti negativi sull’animale, rallentando le capacità dell’animale (es l’ansia consente di fare gli esami e di andare meglio, ma alcuni studenti a causa dello stato d’ansia sono agitati e non ricordano nulla). Si arriva alla condizione in cui l’ansia è presente anche quando non è presente lo stress: è un’ansia patologica, che richiede un trattamento sanitario. Questi studi sono stati avviati da uno studioso austriaco, Hans Selye, che ha postulato la teoria dello stress: questa teoria è alla base di tutte le reazioni allo stress e della patogenesi dei disturbi di ansia.

59
Q

QUali sono i nuclei magnicellulari?

A

una parte superiore e una parte inferiore, diverse per citoarchitettura e indicate come nucleo sopraottico e nucleo paraventricolare, detti magnicellulari perché sono formati da neuroni con corpo relativamente più voluminoso rispetto a quelli della eminenza mediana.
Questi neuroni inviano il loro assone, che entra nella costituzione del peduncolo ipofisario (cordoncino di sostanza bianca, formato dal fascio ipotalamo-neuroipofisario) e arrivano alla neuroipofisi, dove avviene il rilascio dell’ormone. In particolare, la sede del rilascio è rappresentata da capillari che si trovano nella neuroipofisi, ma la sede sono i nuclei ipotalamici magnicellulari. Producono ormoni con un target distante, che vengono immessi in capillari comuni che non rientrano nel sistema portale: sono capillari comuni che poi fanno capo a vene della grande circolazione.
I neuroni del nucleo sopraottico producono l’ormone antidiuretico ADH, che prima era chiamato vasopressina, un ormone fondamentale per la regolazione dell’omeostasi idro-salina. Esso ha come target le cellule del tubulo renale: le cellule epiteliali, in seguito al rilascio di questo ormone, aumentano l’assorbimento di acqua e questo porta alla formazione di urine meno concentrate.
I neuroni del nucleo paraventricolare producono l’oxitocina e il target è rappresentato da cellule muscolari della parete dell’utero o da cellule mioepiteliali che si trovano in seno alle ghiandole mammarie. Questo ormone svolge molteplici funzioni, le più note sono:
• azione sulla muscolatura dell’utero promuovendo contrazioni della muscolatura uterina importanti durante il parto;
• azione sulle cellule mioepiteliali delle ghiandole mammarie promuovendo l’eiezione del latte durante la poppata.

60
Q

Come si connette l’ipotalamo alla corteccia cerebrale?

A
Corteccia cerebrale (neocorteccia). Connessioni bidirezionali di nuclei anteriori, nuclei intermedi, nucleo posteriore e nuclei mediani con corteccia limbica (neocorteccia).
Le connessioni sono date dal fascicolo prosencefalico mediale. Sono connessioni bidirezionali, cioè sono connessioni ipotalamo-corticali e connessioni cortico-ipotalamiche. In questo caso, per neocorteccia si intende la corteccia limbica, coinvolta in connessioni psichiche. Per questo alcuni disturbi viscerali si ripercuotono su funzioni psichiche: se, ad esempio, un soggetto ha la disfunzione di un viscere, presenta disturbi del tono dell’umore, perché le informazioni sono arrivate alla corteccia limbica dai nuclei dell’ipotalamo (anteriori o intermedi), perché sono loro che presiedono le funzioni integrative della sensibilità viscerale). Vale anche il contrario: disturbi del tono dell’umore determinate dalla corteccia limbica discendono sull’ipotalamo e da qui attraverso circuiti nervosi determinano manifestazioni viscerali. 
Il fascicolo prosencefalico mediale nasce da tante aree della corteccia: all’inizio non è un fascio compatto, ma si compatta quando sta per arrivare all’ipotalamo. Nonostante i collegamenti siano ampi, di fatto il collegamento è dato da poche fibre. Inoltre, questo fascicolo è un esempio di collegamento tra ipotalamo e corteccia (circuito cerebro-ipotalamico) in cui non c’entra il talamo.
2. Nuclei della base del telencefalo (amigdala, striato ventrale). Connessioni afferenti di vari nuclei ipotalamici con altri centri limbici del telencefalo
I nuclei della base del telencefalo sono sottocorticali (come ad esempio, l’amigdala o complesso nucleare amigdaloideo e lo striato ventrale), sono appartenenti al sistema limbico e sono collegati ancora dal fascicolo prosencefalico mediale.
3. Connessione efferente di nuclei dell’ipotalamo con i nuclei mediali del talamo
I nuclei dell’ipotalamo che hanno ricevuto afferenze dai nuclei della base proiettano sul talamo attraverso il fascio di fibre ipotalamo-talamiche, che si porta ai nuclei mediali del talamo, i quali proiettano sulla corteccia prefrontale, nell’area dove si svolgono le attività cognitive e i processi della ideazione. Questo circuito a feedback serve ad arricchire i processi ideativi di componenti affettive. Nell’insieme è un circuito ipotalamo-talamo-corticale, ma in realtà il circuito parte dai centri limbici del telencefalo. 
4. Corteccia cerebrale (archicorteccia). Connessione afferente di nuclei del corpo mammillare con l’ippocampo.
Questo collegamento unisce archicorteccia e nuclei del corpo mammillare dell’ipotalamo. La archicorteccia si trova in una regione della corteccia cerebrale che si chiama ippocampo, collegato con i nuclei mammillari dell’ipotalamo attraverso il fornice. È un circuito ippocampo-ipotalamo-talamo-corticale e si chiama anche circuito di Papez: nasce dall’ippocampo, si arriva ai nuclei del corpo mammillare dell’ipotalamo, i quali proiettano sui nuclei anteriori del talamo, i quali a loro volta proiettano sulla corteccia del lobo limbico. È un circuito coinvolto nella memoria a breve termine, o memoria di fissazione. I disturbi della memoria di fissazione costituiscono uno dei sintomi più precoci delle malattie degenerative del SNC come l’Alzheimer: i primi neuroni colpiti si trovano nell’ippocampo, poi la malattia evolve e colpisce tutti i neuroni.
5. Nuclei anteriori del talamo. Connessione efferente dei nuclei del corpo mammillare con nuclei anteriori del talamo (vista nel punto precedente)
6. Recentemente è stato visto un altro collegamento, il circuito ipotalamo-cerebellare, simile al circuito cerebro-cerebellare.
È un circuito a feedback che nasce dall’ipotalamo e che arriva alla corteccia del cervelletto sia nel lobo medio sia nel lobo anteriore e può arrivare direttamente oppure arrivare ai nuclei basilari del ponte o alla formazione reticolare e da qui arrivare al cervelletto. Quindi, questo circuito può essere:
• circuito ipotalamo-cerebellare
• circuito ipotalamo-ponto-cerebellare • circuito ipotalamo-reticolo-cerebellare.
Si originano poi delle risposte che dalla corteccia si portano ai nuclei cerebellari e da queste ritornano all’ipotalamo. È, quindi, un circuito di regolazione dell’ipotalamo operato dal cerebrocervelletto e dallo spinocervelletto. Questo circuito attribuisce nuovi ruoli al cervelletto che, grazie a queste connessioni con l’ipotalamo, regola funzioni viscerali e limbiche operate dall’ipotalamo.
61
Q

Quali sono le afferenze delle funzioni viscerali dell’ipotalamo?

A

Afferenze
• L’ipotalamo ha una funzione viscerale: è centro di integrazione del sistema nervoso viscerale e centro superiore del sistema motore somatico viscerale. Le fibre sensitive viscerali, sia di sensibilità viscerale generale che speciale, provengono dal midollo spinale e dal tronco encefalico e si interrompono nella formazione reticolare. Infatti, l’ipotalamo in passato veniva chiamato il cervello viscerale.
• Le fibre sensitive somatiche provengono da alcune regioni dette zone erogene, ovvero il tegumento degli organi genitali esterni, ascendono dal midollo spinale, hanno una integrazione cortico-cerebrale e vengono percepite in quanto sede di integrazione della corteccia cerebrale; ma una parte di esse viene dirottata verso l’ipotalamo, attraverso la formazione reticolare, interrompendosi in essa. Questo spiega sia le risposte viscerali, sia le risposte psichiche associate ad afferenze provenienti da queste zone erogene.
• Le fibre sensitive viscerali provengono dai centri olfattivi, discendono da aree olfattive della corteccia cerebrale e precisamente discendono in fasci sensitivi discendenti.

62
Q

Quali sono le efferenze delle funzioni viscerali dell’ipotalamo?

A

Efferenze
• Le fibre motrici viscerali sono dirette verso centri inferiori del sistema nervoso viscerale.
• L’ipotalamo attraverso collegamenti nervosi discendenti contatta neuroni dell’ortosimpatico i quali vanno a innervare la midollare del surrene, una ghiandola endocrina (asse ipotalamo-ortosimpaticomedullosurrene).

63
Q

Quali sono le afferenze delle funzioni limbiche dell’ipotalamo?

A

Afferenze
Le afferenze sono legate a collegamenti con:
• la corteccia cerebrale (lobo frontale, ippocampo), sia neo che archicorteccia
• i nuclei della base (striato, ventrale e amigdala).

64
Q

Quali sono le efferenze delle funzioni limbiche dell’ipotalamo?

A

Efferenze
Le efferenze sono legate:
• nuclei anteriori del talamo -> corteccia cerebrale
• nuclei mediali del talamo
• corteccia cerebrale (lobo frontale, lobo limbico).

65
Q

Quali sono le afferenze e le efferenze delle funzioni endocrine dell’ipotalamo?

A

Afferenze
• Corteccia cerebrale (lobo frontale, lobo limbico)
• Nuclei della base (amigdala)
• Tronco encefalico, midollo spinale
Al posto delle efferenze vi è la neurosecrezione.

66
Q

Sono presenti recettori a livello dell’ipotalamo?

A

Alcuni neuroni dell’ipotalamo sono neuroni con funzione di recettori. Sappiamo che il recettore sensitivo è un organo, una cellula o una terminazione nervosa sempre situata in periferia. Vi sono, invece, alcuni recettori che si trovano nell’ipotalamo.
Essi registrano stimoli chimici o fisici: ad esempio sono chemocettori, che concernono la concentrazione del glucosio o degli ioni all’interno dei liquidi corporei, oppure sono termocettori, che registrano la temperatura. Questo implica la presenza di sostanze chimiche nel sangue. Per temperatura si intende temperatura corporea e quindi temperatura del sangue; affinché questi recettori possano lavorare, devono avere libero accesso al sangue. Infatti, alcune regioni dell’ipotalamo sono regioni in cui non è presente la barriera ematoencefalica.
L’ipotalamo registra la concentrazione del glucosio (glicemia) e, attraverso meccanismi nervosi ed endocrini, attiva funzioni motorie che sono finalizzate, ad esempio, al procurarsi degli alimenti in caso di ipoglicemia. Sono sempre questi recettori che attraverso i collegamenti con le aree cognitive provocano la sensazione di fame; perciò la fame è una percezione che non è sostenuta da vie della sensibilità ma è sostenuta da informazioni che provengono dall’ipotalamo. Anche la sete è regolata attraverso recezioni di stimoli che avvengono direttamente nel centro. Anche la temperatura corporea è registrata da recettori ipotalamici e se la temperatura aumenta o diminuisce, questi recettori evocano risposte viscerali dell’ipotalamo, principalmente a carico dell’apparato circolatorio e respiratorio, che hanno funzione di ripristinare la temperatura normale. Svolge, così, una funzione di omeostasi termica.

67
Q

Cosa si intende per funzione di orologio biologico dell’ipotalamo?

A

Ci sono neuroni che si trovano nel nucleo soprachiasmatico responsabili del riconoscimento della luce e dell’oscurità; infatti essi hanno collegamenti con le vie ottiche. Nell’ipotalamo si generano funzioni che hanno un andamento ritmico collegate col ciclo sonno-veglia: ci sono cioè funzioni prevalenti durante lo stato di veglia e funzioni prevalenti durante lo stato di sonno. Questi centri si attivano ritmicamente come se fossero un orologio. La cronobiologia è una branca delle scienze che studia le correlazioni tra fattori ambientali e fattori biologici. Qualunque sia la funzione, la risposta ipotalamica si esercita sempre attraverso la compartecipazione di meccanismi nervosi ed endocrini.

68
Q

Cosa è il subtalamo?

A

Insieme al talamo e all’ipotalamo è una regione del diencefalo. Ci sono nuclei subtalamici: in particolare uno di questi, il nucleo subtalamico o nucleo/corpo di Luys, occupa tutto il subtalamo, poi ci sono altri di minore dimensione.

69
Q

QUali sono le connessioni del subtalamo?

A

possiede tra le connessioni più rappresentate, quelle in doppia via con un nucleo della base (massa raffigurata alla sua dx), il corpo striato, che si trova nel telencefalo. La regione grigia rappresenta la capsula interna, formata da fibre ad andamento longitudinale: alcune fibre sono discendenti, poiché provengono dalla corteccia cerebrale, discendono nella capsula interna e vanno nel peduncolo cerebrale; altre fibre sono ascendenti, poiché originano da tutti i nuclei del talamo,
escluso il nucleo reticolare. Quindi in questo disegno si nota come la capsula interna sia il limite tra diencefalo e telencefalo, però per convenzione la capsula interna è assegnata al telencefalo, in quanto è sostanza bianca del telencefalo.
Questo circuito che connette bidirezionalmente il subtalamo e il corpo striato si chiama circuito subtalamico, più propriamente circuito subtalamo-striato, ed ha una funzione di regolazione. Quindi il nucleo subatalamico regola un altro centro di regolazione, che regola il corpo striato, a sua volta un centro di regolazione: è una regolazione della regolazione, già vista con il complesso nucleare olivare inferiore, un centro di regolazione del cerebro-cerveletto, che a sua volta è un centro di regolazione della corteccia cerebrale. Abbiamo circuiti regolatori e subcircuiti regolatori, che sottolineano come nel SNC la regolazione sia più importante di tutto.