Patologia cellulare & Infiammazione Acuta Flashcards

1
Q

Definizione di salute

A

Benessere generale psicofisico dell’individuo.
Persistente integrità delle funzioni omeostatiche di un organismo attraverso l’analisi di parametri obiettivamente valutabili il cui livello deve essere mantenuto costante all’interno di un range compatibile con la vita, grazie a dei meccanismi regolatori specificatamente deputati a questo.

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2
Q

Adattamento

A

Alterazioni fisiologiche per adeguarsi ad un nuovo equilibrio (dovuto a cambiamenti sia interni che esterni) e mantenere lo stato di benessere.

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3
Q

Fenomeni che si sviluppano in malattia

A
  • Passivi: prodotti da danno causato dall’agente eziologico
  • Reattivi: danni causati dalla risposta immunitaria e infiammatoria
  • Riparativi: processi che mettono toppa a ciò che non è possibile riparare (fibrosi)
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4
Q

Restitutio ad integrum

A

Fine della malattia con ritorno alle condizioni fisiologiche precedenti alla noxa

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5
Q

Cicatrizzazione

A

Processo riparativo di ferite superficiali con ritorno apparente allo stato iniziale

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6
Q

Cronicizzazione

A

Noxa non rimovibile o persistente

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7
Q

Fondatore della patologia cellulare

A

Rudolf Virchow

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8
Q

Teoria di Virchow

A

La cellula rappresenta la forma organizzata più piccola della materia vivente nella quale la malattia si può manifestare.
Ogni malattia intesa in senso macroscopico trova il suo fondamento nella cellula.

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9
Q

Cause di malattia

A
  • Esogene (fisiche, chimiche, biologiche)
  • Endogene (genetiche)
    non si escludono
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10
Q

Tipologie di malattia

A
  • Monocausali: causa unica che determina la mlattia (di facile individuazione)
  • Multicausali: dovute a molteplici concause (es. background genetico che predispone a patologia in presenza di dati fattori ambientali)
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11
Q

Meccanismi di danno cellulare

A
  • Deplezione ATP: causata da ipossia, porta a blocco funzione enzimi ATP dipendenti intaccando omeostasi ionica
  • Danni di permeabilità di membrana
  • Perdita dell’omeostasi del calcio (calcium overload che porta alla morte della cellula)
  • Danno mitocondriale
  • Formazione del poro di transizione della permeabilità
  • Perdita del citocromo C
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12
Q

Conseguenze strutturali di danno reversibile

A
  • Formazione blebs
  • Rigonfiamento generalizzato da entrata acqua
  • Rigonfiamento RE
  • Dispersione ribosomi+Rigonfiamento mitocondri
  • Condensazione cromatina nucleare
  • Autofagia
    Culmina con processi di adattamento e ripristino funzionalità cellula
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13
Q

Conseguenze strutturali danno permanente (noxa persistente)

A
  • Danno esteso alla membrana plasmatica
  • Rottura lisosomi e autolisi
  • Picnosi, cariolisi o cariolessi del nucleo
  • rigonfiamento mitocondriale con apertura delle creste sede dei supercomplessi della respirazione mit.
    Culmina con morte cellula stessa
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14
Q

Cause di adattamento

A
  • Aumentata / Diminuita richiesta funzionale
  • Aumentata / Diminuita stimolazione ormonale
  • stimoli patologici
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15
Q

Modalità di adattamento cellulare

A
  • Iperplasia: Aumento proliferazione cellulare (aumento numero)
  • Ipertrofia: Aumento dimensioni cellulari (aumento massa)
  • Atrofia: riduzione attività cellulare per massa e per numero
  • Metaplasia: cambiamento del tipo cellulare (modifica all’aspetto)
  • Rigenerazione: proliferazione per rimpiazzare cellule perse a livello di un tessuto che ha subito danno

Caratteristiche di questi adattamenti:
- Limitati ad area specifica organismo
- reversibili

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16
Q

Recap Telomeri

A

Porzioni di non-coding DNA alla fine del cromosoma.
Ad ogni ciclo di replicazione vanno incontro a progressivo accorciamento.
Enzima telomerasi è in grado di ricostruirli e quindi mantenerne la lunghezza. E’ inattiva nelle cellule somatiche, mentre è attiva in quelle germinali e staminali.

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17
Q

Fattori trofici rigenerazione cellulare

A

Fattori trofici di crescita:
- VEGF
- EGF
- MCSF
- IL-6
- IL-2
- IGF

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18
Q

Cause aumento dimensioni tessuto (ipertrofia e iperplasia)

A
  • Aumento richiesta funzionale
  • Stimolo ormonale
  • Stimolo difese biologiche
  • Sovraccarico nutrizionale
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19
Q

Definizione ipertrofia

A

Aumento dimensioni di un organo dovuto ad aumento delle dimensioni delle cellule che lo compongono
Rapporto DNA/peso tissutale <
Distinta in
- Fisiologica
- Patologica

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20
Q

Tipi di ipertrofia Fisiologica

A
  • ipertrofia fisiologica del muscolo scheletrico
  • ipertrofia fisiologica per stimolazione ormonale (es. uterina)
  • ipertrofia fisiologica del muscolo cardiaco: da allenamento intenso e prolungato atleti. E’ senza alterazioni ECG o inspessimento pareti o fibrosi (ipertrofia eccentrica)
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21
Q

Ipertrofie patologiche

A
  • Ipertrofia patologica del muscolo cardiaco (maggiori dimensioni dei cardiomiociti determinate da uno stato di patologia). (ipertrofia concentrica): aumento spessore pareti e diminuzione camere
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22
Q

Ipertrofie cardiache e cause

A
  • infarto
    – aumento lunghezza cardiomiocita > aumento larghezza cardiomiocita
    – fibrosi estensiva
    – morte del miocita
    – disfunzione
    – Ipertrofia patologica eccentrica dilatativa
  • Ipertensione cronica & Stenosi aortica
    – ipertrofia patologica concentrica
  • Esercizio o gravidanza
    – ipertrofia fisiologica eccentrica
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23
Q

Meccanismi biochimici di ipertrofia cardiaca

A
  1. Ativazione TF C-jun e C-fos: coinvolti in processo di sintesi proteica e induzione geni per prot contrattili
  2. riattivazione geni codificanti prot embrionali
  3. Switch da metabolismo ossidativo basato su fosforilazione OX a metabolismo glicolitico (determinante per processi differenziativi)
  4. se patologica => insorgenza di aree fibrotiche per difettoso apporto di ossigeno al tessuto
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24
Q

Definizione iperplasia

A

Accrescimento dell’organo causato da maggior numero di cellule che lo costituiscono per aumento del carico di lavoro o aumentata stimolazione ormonale

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25
Q

Tipi di iperplasia fisiologica

A
  • Compensatoria: per riattivazione del ciclo proliferativo
    – stimolata dalla presenza di citochine proinfiammatorie prodotte dopo danno
    – supportata da fattori di crescita e adiuvanti
    – inibita da citochine antinfiammatorie TGF-beta
    (es dopo epactomia parziale)
  • Ormonale: (es ghiandola mammaria ed endometrio durante ciclo mestruale)
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26
Q

Iperplasia patologica

A

Se:
- eccessiva stimolazione ormonale
- eccesso di fattori di crescita durante riparazione tessuti
- iperalimentazione che porta aumento di n° adipociti
- stati infiammatori

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27
Q

Esempi di iperplasia fisiologica ormonale

A
  • Aumento volume ghiandola mammaria per proliferazione elementi cellulari sotto proliferazione ormonale
  • Calli (stimolo meccanico porta ad aumento cheratinociti in strato corneo)
  • iperplasia prostatica benigna: aumento volume ghiandola e formazione noduli in regione periuretrale che comprimono la vescica in soggetti sopra sessant’anni. Effetto iperplasico dà perdita organizzazione cellulare. Dato:
    – calo produzione testosterone e quindi alterazione rapporto androgeni/testosterone che impediva proliferazione incontrollata
    – aumento livelli di diidrotestostero
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28
Q

Iperplasia Patologica

A

Gozzo tiroideo:
- iperplasia/ipertrofia da eccessiva stimolazione ormonale da TSH per produzione T3 e T4
- aumento volumetrico omogeneo tiroide in assenza di noduli
- endemico se area geografica con carenza iodio & > 5% popolazione con gozzo
- gozzo sporadico se non endemico
- Cause
– carenza iodio
– malattia di Hashimoto
– Malattia di Graves
– Noduli tiroidei (crescita irregolare delle cellule tiroidee che vanno a formare un nodulo. Una persona può avere uno o più noduli (gozzo multinodulare). La causa dei noduli non è chiara, ma potrebbero esserci molteplici fattori: genetica, dieta, stile di vita e ambiente. La maggior parte dei noduli tiroidei non è cancerosa ma benigna.)
– Cancro alla tiroide
– Gravidanza (HCG può portare a leggero ingrossamento tiroide)
– Infiammazione (tiroidite)
Psoriasi:
- patologia con inspessimento cutaneo con base autoimmunitaria sostenuta da linfociti T e B con forte processo infiammatorio
Pseudopolipo intestinale
- iperproliferazione della mucosa intestinale
- mucosa in continuo stato infiammatorio => presenza di citochine infiammatorie
- condizione che predispone ad adenocarcinoma
- tipico di morbo di Chron o rettocolite ulcerosa
- rimovibili per via chirurgica

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29
Q

Definizione Atrofia

A

Riduzione delle dimensioni di un tessuto per ipoplasia o ipoplasia. (involuzione del tessuto)
Tentativo di adattamento a modifiche ambiente circostante riducendo le funzioni.
Es. muscolo tenuto a riposo ha fibre muscolari che si riducono (atrofizzano)

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30
Q

Cause di atrofia

A
  • ridotta attività funzionale
  • ridoto apporto ematico
  • ridotto apporto nutritivo
  • perdita innervazione (a livelo muscolo interessa tutte fibre unità motoria)
  • perdita stimolazione segnali trofici
  • invecchiamento
  • aumento della pressione da parte di - patologie ed infiammazioni croniche
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31
Q

Meccanismo delle atrofie

A

Squilibrio tra anabolismo e catabolismo di materiali nel citoplasma ma soprattutto delle proteine cellulari.
Usata la via di Akt che
- se stimolato (da atività o da IGF-1) stimola mTOR: bersaglio meccanicistico della rapamicina che funge da interruttore bloccando i processi catabolici e favorendo l’anabolismo
- se represso (da miostatina) stimola FoxO-P che stimola l’autofagia

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32
Q

Vie di degradazione delle proteine

A
  • intralisosomiale
  • extralisosomiale (uso di ubiquitina e proteasoma)
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33
Q

Caratteristiche ubiquitina e proteasoma

A

Ubiquitina:
- 76aa
- molecola segnale che lega covalentemente in serie a prot. target per etichettarla come “da degradare”
- necessaria poliubiquitinazione per segnalare prot.
- dopo degradazione l’ubiquitina viene riciclata (ha 7 lisine che permettono la selettività)
Proteasoma:
- complesso proteico a forma di barilotto con 2 tappi alle estremità
- complesso totale è detto 26S
- necessario per:
– proteine mal ripiegate
– prot dal turnover molto elevato con attivazione circoscritta nel tempo
– prot stimolanti proliferazione cellulare che non servono
– molecole pro-apoptotiche (=> funzione in sopravvivenza)
Deubiquitinasi:
- rende legame ubiquitina reversibile

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34
Q

Sistema di degradazione ubiquitina-proteasoma

A
  1. Legame isopeptidico tra le ubiquitine e un’ubiquitina e i target
    – mono-ubiquitinazione: regolazione di istoni e trascrizione
    – multi-ubiquitinazione: segnalazione intracellulare ed autofagia
    – poli-ubiquitinazione: degradazione della prot. target
  2. Degradazione della proteina etichettata da parte del proteasoma 26S
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35
Q

NFkB

A

Media l’attività di geni che favoriscono la sopravvivenza durante infiammazione => stimolano produzione citochine infiammatorie
Fattore di trascrizione che necessita del processo ubiquitina-proteasoma per
1. produrre subunità attive p50 e p65 che derivano da precursori inattivi
2. rimuovere inibitore di NFkB (IkB) che lega le subunità attive

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36
Q

Bortezomib

A

Farmaco inibitore reversibile azione proteasoma => utile contro tumori con NFkB costitutivamente attivo che determina trascrizione geni pro-survival

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37
Q

Definizione Autofagia

A

Pathway di autoconservazione che la cellula mette in atto per favorire la sua sopravvivenza in condizioni di
- stress (autofagia indotta)
- fisiologiche (autofagia basale) dove è utilizzata per mantenere l’omeostasi della cellula o, nel caso di un organismo pluricellulare, l’omeostasi dell’intero organismo
- necessità di riciclare componenti cellulari
Processo altamente conservato.
Ruolo in
- embriogenesi
- controllo di qualità prot misfoldate (si formano se stress intracelllulare)

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38
Q

Stadi autofagia

A
  1. induzione: limitazione di nutrienti o energia oppure infezione (mediato da ULK1 / ATG13 / FIP200 / ATG101 / ATG15L / ATG16L1 / Lc3)
  2. esecuzione: formazione del fagoforo per estroflessione/introflessione membrana
  3. maturazione: quando cargo è completo formazione vescicola autofagosoma che si fonde con lisosomi (autofagolisosoma)
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39
Q

ATG

A

Autophagy related genes che producono prot che si organizzano in gruppi di prot che partecipano a diverse tappe del processo

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40
Q

Autofagia vs ubiquitina-proteasoma

A
  • ub-prot fa targeting singola proteina, mentre autofagia elimina cargo
  • formazione complesso autofagolisosoma
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41
Q

Tipi di autofagia

A
  • Macroautofagia: grande fagoforo che ingloba organelli
    – selettivo (grazie ad ubiquitina e CASA)
    – fagoforo fonde la membrana con membrana lisosoma
  • Microautofagia e microautofagia endosomiale: membrana lisosoma si invagina e prende cargo
  • CMA: mediata da chaperoni => + selettiva per presenza di sequenze segnale riconosciute da prot HSC70
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42
Q

Stimoli dell’autofagia

A
  • mancanza nutrienti
  • accumulo misfolded protein
  • bassi livelli di riserva energetica
  • Livelli alti intracellulari di calcio
  • ormoni e fattori di crescita
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43
Q

Inibitori Autofagia

A
  • mTOR e Ambra1: blocca autofagia grazie ad altri interattori => sintesi proteica e crescita cellulare (sono target farmacologici per terapie antitumorali)
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44
Q

Patologie e autofagia

A

Alterazioni contribuiscono allo sviluppo patologie
(neurodegenerazione / malattie genetiche / cancro)
- Defective autophagy: porta a neurodegenerazione
- Proficient Autophagy: troppo sviluppata per proteggere le cellule tumorali

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45
Q

Definizione metaplasia

A

Switch differenziativo di una cellula in un altro senso => tessuto assume le caratteristiche di un altro.
In risposta a stimoli (metodo di adattamento)
E’ riprogrammazione (no modifica fenotipica)
- cellule staminali,
- cellule mesenchimali indifferenziate nel connettivo.

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46
Q

Stimoli per metaplasia

A
  • Citochine
  • fattori di crescita
  • componenti della matrice extracellulare
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47
Q

Tipi di metaplasie

A
  • Epiteliale: comparsa di un epitelio squamoso pluristratificato su un epitelio cilindrico
    semplice, oppure la comparsa di un epitelio cilindrico mucosecernente
    – epiteliale squamosa: epitelio cilindrico ciliato bronchi sostituito da pluristratificato squamoso (es in fumatori o in processo infiammatorio cronico)
    – epiteliale inversa: passaggio da squamoso a cilindrico mucosecernente (es esofago di Barrett)
  • Connettivale: formazione di strutture ossee e cartilaginee su tessuto molle
    FIBROSI NON E’ METAPLASIA
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48
Q

Definizione Displasia

A

Alterazione premaligna che progredisce in carcinoma se non trattata.
Cellula che subisce alterazioni di forma e numero e modifiche all’inibizione da contatto

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49
Q

Definizione accumulo intracellulare

A

Tipologia di adattamento in presenza di sostanze non eliminabili a causa di difetti enzimatici o di trasportatori.
Può essere fisiologico o patologico a seconda del tipo cellulare e della capacità di rispondere all’accumulo

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50
Q

Tipi di accumulo

A
  • Lisosomiale: se mancanza di enzimi
  • Di materiali digeriti
  • dalla fisiologica ingestione di materiale (in macrofagi)
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51
Q

Steatosi epatica
- conseguenze
- cause

A

Accumulo di lipidi in epatocita (principale sede metabolismo lipidico)
Conseguenze
- perdita forma e funzione di un epatocita
Cause:
- Alcolismo cronico;
- Avvelenamento da farmaci;
- Infezioni virali, come l’epatite;
- Tossine;
- Malnutrizione, sia qualitativa che quantitativa. Anche se potrebbe sembrare un controsenso, ci sono
persone affette da anoressia che presentano steatosi. Gli acidi grassi prodotti in sede epatica, quando non ci sono le proteine di trasporto, non possono essere mobilizzati dal fegato verso gli altri tessuti. Se non si introducono amminoacidi a sufficienza, non vengono prodotte le apolipoproteine necessarie al trasporto;
- Diabete mellito;
- Obesità;
- Anossia o ipossia.

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52
Q

Accumulo dell’alpha-1-antitripsina

A

Proteina
- partecipa all’attività
dell’elastasi
- presente nelle cellule neutrofile che, in caso di infiammazione acuta nell’apparato respiratorio vemgono regolate da essa
Causa di
- epatopatia infantile
- alterazioni epatiche e polmonari

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53
Q

Malattie da accumulo lisosomiale

A
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54
Q

Accumulo di Lipidi
- Rev o Irrev?
- Sede

A

Avviene come evento reversibile, ma se la noxa non viene rimossa si ha necrosi cellulare (irreversibile)
Sede principale:
- Fegato (steatosi epatica)
- Reni
- Cuore
- Muscolo scheletrico
A campione istologico ci saranno spazi otticamente vuoti (dove prima c’erano vacuoli)

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55
Q

Ipercolesterolemia

A

Accumulo di lipidi in macrofagi connettivo sottocutaneo => formazione xantomi
Cause:
- introduzione massiva di lipidi con dieta
- patologia genetica (ipercolesterolemia familiare) causata da mutazione gene per recettore LDL => aumento livelli ematici colesterolo che non riesce ad essere captato dal fegato
- OMOZIGOSI: incompatibile con la vita se non adeguatamente trattata
- ETEROZIGOSI: situazione meno grave

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56
Q

Accumuli di glicogeno

A

GLICOGENOSI
In soggetti con alterazioni via metabolica glucosio
- Cause: mancanza 1 o più enzimi coinvolti nella glicogenolisi
- Trasmissione: autosomica recessiva
- Quadro clinico: dipende dalla cellula colpita dall’alterazione

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57
Q

Riassunto metabolismo glicogeno e glucosio

A
  1. Glu diventa Glu6P per azione esochinasi
  2. Glu-6P diventa Glu-1-P con fosfoglucomutasi
  3. Glu1P diventa uridinfosfoglucosio
  4. Enzima ramificante forma glicogeno
  5. Glicogeno viene lisato con fosforilasi
  6. Ciò che rimane è destrina limite, formata da 4 Glu
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58
Q

Tipi di glicogenolisi

A
  • Diverse a seconda dell’enzima alterato
  • Difetto che porta a introduzione glicogeno in lisosoma e disassemblaggio con maltasi lisosomiale
  • Glicogenosi epatiche:
    – epatomegalia
    – bassa disponibilità di glucosio circolante (=> potenziale deficit muscolari)
    – affaticamento
  • Glicogenosi Muscolari
    – incapacità di sopportazione deficit muscolari
    – progressiva atrofia
    – diagnosi differenziale con distrofie muscolari infantili
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59
Q

Malattia di Pompe

A
  • Glicogenolisi di tipo II
  • Deficit attività maltasi acida lisosomiale
  • Quadro Clinico simile a quello della distrofia muscolare:
    – dolore allo sforzo,
    – mioglobinuria,
    – affaticamento muscolare,
    – crampi,
    – perdita della capacità deambulatoria per gli arti inferiori,
    – ingrossamento del cuore per ipertrofia cellulare causata dall’accumulo di glicogeno stesso.
  • Tipologie
    – forma infantile + grave dovuta a mancanza completa maltasi acida (causa miopatie e cardiomiopatie)
    – forma giovanile - grave dovuta a funzionamento non corretto enzima
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60
Q

Amiloidosi

A

Condizione morbosa associata a patologie ad eziologia diversa, caratterizzata da depositi extracellulari di polimeri proteici misfoldati con struttura a foglietto-beta a struttura fibrillare (detti amiloide) di origine diversa, responsabili di danno tissutale e alterazioni funzionali.
Termine comprende serie di patologie diverse accomunate dal deposito di amiloide responsabile del danno a livello tissutale in diverse sedi:
- rene: perdita di proteine nelle urine ed insufficienza renale che porta rapidamente a dialisi
- cuore: grave cardiopatia con scompenso, lesioni valvolari, aritmie
- nervi: infiammazione degli stessi che si manifesta con dolori e formicolii
- fegato e milza: ingrossamento degli organi ed una perdita della loro funzionalità
- epidermide: presente in oltre il 50% dei pazienti, porta alla formazione di placche a livello del viso, del collo, delle regioni ascellari, anali ed inguinali.

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61
Q

Natura fisica dell’amiloide

A

fibrille possono avere delle lunghezze diverse a seconda delle proteine costituenti, ma tutte risultano impacchettate a formare una struttura di diametro definito di circa 7,5-10 nm. Questa struttura presenta una particolare affinità per il colorante “rosso Congo”, esso difatti viene normalmente utilizzato per identificare la struttura dell’amiloide, conferendo loro una colorazione rosso-bruna (aspetto istologico), poiché risulta intercalato tra le fibrille

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62
Q

Famiglie e sottofamiglie di amiloide

A
  • Amiloide a catene leggere (AL): catene leggere o frammenti N-terminali di catene leggere prodotte da plasmacellule (es patologia: mieloma o difetti packaging Ig)
  • Amiloide-Associata (AA): presente una grande produzione di una proteina derivata da un precursore sierico più grande, ovvero SAA (siero-amiloide-A), che viene prodotto in seguito a stimoli infiammatori (difatti è una proteina di fase acuta). Se la prot è eccessiva => precipita a formare questo tipo di amiloide. Essa si associa a delle patologie in cui ci sono episodi di riattivazione del processo infiammatorio progressive e difficilmente controllabili (di conseguenza il livello di proteine di fase acuta è elevato), come l’artrite reumatoide e il morbo di Chron.
  • Amiloide Aβ (Aβ): da glicoproteina di membrana APP (amiloid-precursor-protein) che si accumula in cervello provocando lesioni cerebrali (come in Alzheimer)
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63
Q

Forme meno comuni di Amiloidosi

A
  • Accumulo proteina transtiretina (TRR, normalmente trasporta retinolo e tiroxina):
    – se risulta essere mutata
    (misfolding o struttura alterata) o non propriamente metabolizzata può dare una forma di amiloidosi che è meno rappresentata rispetto alle precedenti nominate, ma che presenta ereditarietà autosomica dominante;
  • Accumulo proteina betamicroglobulina (componente di MHC-I) viene frequentemente riscontrata in pazienti sottoposti a dialisi per lunghi periodi, poiché questa proteina non viene filtrata attraverso le membrane della dialisi e quindi si accumula portando ad amiloidosi.
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64
Q

Componenti associate alle proteine che danno Amiloidi

A
  • La componente P amiloide sierica (SAP, essa viene utilizzata, se radiomarcata, per fare rilevazione delle fibrille, poiché presenta una tendenza naturale ad aggregarsi alle fibrille stesse permettendone
    la conseguente rilevazione)
  • Proteoglicani
  • Glicosamminoglicani altamente solforati
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65
Q

Cause aggregazione proteine

A
  • La proteina può avere una tendenza intrinseca ad assumere una conformazione patologica, che diviene più evidente con l’età (es. transtiretina wt nella amiloidosi sistemica senile)
  • Presenza della proteina in concentrazioni elevate (β2-microglobulina nell’amiloidosi in pazienti dializzati cronici o amiloide sierico A (SAA) nelle infiammazioni croniche)
  • Oppure la tendenza all’aggregazione aumenta a causa di mutazioni nella proteina (amiloidosi ereditaria)
  • Oppure l’azione alterata di proteasi modifica la proteina rendendola più instabile ed incline alla precipitazione (amiloidosi localizzata nella malattia di Alzheimer)
  • Questi fattori possono agire singolarmente o insieme
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66
Q

Classificazione Amiloidosi

A
  • Localizzate
    – A. associata a morbo di Alzheimer
    – A. conseguenti a carcinomi (es. tiroideo)
  • Sistemiche (sintomatologia su + fronti => quadro clinico critico)
    – Primarie: congenite e con familiarità (a catene leggere o Amiloidosi-associata)
    – Secondarie: relative ad evento scatenante
  • Amiloidosi associate a emodialisi protratta
  • Amiloidosi ad origine prionica: la proteina prionica può precipitare formando struttura simile ad amiloide
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67
Q

Definizione e caratteristiche infiammazione

A

Sistema di processi complessi e coordinati dei tessuti connettivi VASCOLARIZZATI in risposta ad una noxa.
Caratteristiche:
- alterazioni vascolari importanti
- prevede migrazione cellule SI in sede noxa
Risposte tipiche:
- Sistemiche (febbre)
- Rilascio mediatori infiammazione (citochine)
- Rilascio prot di fase acuta
Scopo:
- risposta immediata essenziale per mettere in atto appropriata risposta immunitaria
- distruzione e diluizione o confinamento (se no possibile distruzione => ascesso) agente determinante danno
- stimolare eventi per guarigione, cicatrizzazione e sostituzione tessuto danneggiato
E’ PROCESSO, NON STATO PATOLOGICO

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68
Q

Fasi infiammazione

A

Processo risulta patologico per individuo se anche 1 degli step è alterato.
1. Inizio: danno con attivazione mediatori pro-innfiammatori (citochine). Se deficit => immunodeficienza
2. Amplificazione: vengono messi in atto i meccanismi attuabili contro un patogeno.
3. Terminazione: comparsa specifici mediatori pro-resolving. Se deficit => tempesta citochinica.
4. Guarigione: reintegrazione del tessuto tramite rigenerazione e cicatrizzazione

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69
Q

Cause di Infiammazione

A
  • fisiche
  • chimiche
  • infezione da microorganismi
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70
Q

Tipologie di infiammazione

A
  • Acuta
    – durata da pochi minuti a gg
    – essudato ricco di liquidi e prot
    – risposta da neutrofili
    – eliminazione della noxa
  • Cronica
    – durata da gg a anni
    – essudato con Linfociti e macrofagi
    – risposta cellulare
    – non eliminazione della noxa (si stabilisce come prosecuzione di quadro non risolto)
    Istopatologicamente diverse
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71
Q

Segni cardinali di infiammazione

A
  • rubor
  • tumor
  • dolor
  • calor
  • functio laesa
    Tutti riconducibili ad eventi vascolari dell’infiammazione
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72
Q

Eventi principali infiammazione acuta

A
  1. modifica del flusso e del calibro dei vasi:
    – vasodilatazione come risposta molecolare a degli interattori molecolari rilasciati nel tesuto infiammato (NO e Istamina)
    – vasodilatazione per aumento flusso ematico (iperemia attiva)
    – aumento permeabilità per formazione edema essudatizio
  2. modifica strutturale dei vasi del microcircolo per permettere stasi ematica che consente stop cellule in area colpita
  3. migrazione dei leucociti
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73
Q

Vasodilatazione

A

Stimolazione da mediatori molecolari:
- istamina
- NO
- prostaglandine
Recettori:
- G-protein-coupled-receptor dei quali quello dell’istamina libera il IP3
Trasduzione intracellulare:
1. IP3 attiva sistema calcio-calmodulina
2. Attivazione NO-sintasi
3. NO stimola guanilato ciclasi che produce cGMP
4. cGMP attiva proteinchinasi G che induce rilassamento muscolare
Sede: microcircolo:
- porzione dell’albero vascolare che sta tra le piccole arterie e le piccole vene particolarmente plastico (ha shunt per apertura/chiusura fino al 50% del flusso)
- luogo di stasi vascolare per transmigrazione leucociti all’esterno dei vasi

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74
Q

Legge di sterling

A

La quantità di liquido che filtra all’esterno alle estremità arteriolari equivale alla quantità di liquido riassorbita dalla controparte venulare al 90% => 10% drenato da Sistema linfatico che evita la formazione di edema
Pressione idrostatica capillare aumenta se aumenta la vasodilatazione arteriolare; la pressione idrostatica capillare aumenta se aumenta la vasocostrizione venosa.

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75
Q

Permeabilità vascolare

A

Cellule endoteliali delle venule hanno tight junction che si allentano in caso di infiammazione (si contraggono in risposta a singoli mediatori).
Cause:
- Risposta transitoria:
– steady state è la situazione in cui molecole di caderina mantengono le tight junction serrate / ordinate
– arrivo fattori pro-infiammatori si attiva via di segnale con PMCbeta / diacilglicerolo / calcio / …
– citoscheletro actinico viene tirato con le caderine che vi sono ancorate => no linearità tight junction
- Risposta prolungata: fase + lunga e tardiva (da h a gg) dovuta a citochine che riorganizzano il citoscheletro
- Lesione Diretta: es. ustione compromette la permeabilità
- Lesione da parte dei leucociti: nel massivo rilascio di citochine, si ritrovano ad avere come
target l’endotelio
- Perdita di liquidi dai vasi in formazione durante un processo riparativo (vasi fragili che inducono la perdita di liquido)
- Transcitosi: cellule presentano una via di passaggio para cellulare, ovvero attraverso le giunzioni allentate, e una trans cellulare, attraverso l’endocitosi. Si formano delle vescicole, dette caveole, che fanno passare molecole e cellule di piccole dimensioni, come i neutrofili
Aumento della permeabilità porta ad aumento flusso totale in quell’area => avvio risposta infiammatoria grazie ad aumento componente forza propulsiva forza di sterling

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76
Q

Definizione Iperemia

A

Aumento del flusso sanguigno
- Attiva: legata ad un’induzione dell’aumento del flusso ematico in un distretto.
- Passiva: legata a difetti circolatori a livello del deflusso del sangue. È quindi venosa e può essere
localizzata, in caso di trombi, o sistemica, in caso di difetti cardiaci. Il tessuto a valle di quello con
iperemia passiva risulta cianotico.

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77
Q

Definizione di edema

A

Accumulo di liquido nello spazio extracellulare
- Essudatizio: liquido extra vascolare con un elevato contenuto proteico (ad esempio i mediatori
solubili dell’infiammazione). È associato ad aumento di permeabilità dell’endotelio capillare.
- Trasudatizio: liquido extracellulare povero di proteine (si osserva ad esempio in caso di mancato drenaggio del liquido extracellulare da parte del sistema linfatico, ovvero in caso di linfedema). (legato ad alterazioni del letto capillare)

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78
Q

Definizione essudato

A

Edema indotto da mediatori vasoattivi (agiscono al livello della permeabilità dei vasi)
Funzioni:
- fluido extra vasale diluisce l’agente che causa il danno, come le tossine, permettendo:
– la diminuzione della capacità di queste di danneggiare la zona
– il drenaggio da parte del sistema linfatico che permette al patogeno di raggiungere il linfonodo e attivare cellule immunità adattativa
- Ha azione battericida, in quanto porta in sede gli anticorpi e le proteine del complemento che, in concerto con le cellule immunitarie, agiscono per uccidere il patogeno.
- Contenimento: permette l’arrivo delle proteine della cascata coagulativa e la loro azione per la formazione di tappi che intrappolano i patogeni o rallentano l’emorragia.

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79
Q

Tipologie di essudato

A
  • Sieroso (basso contenuto proteico)
    – formato a seguito piccole scottature e traumi
  • Fibrinoso (tipico delle cavità sierose e contenenti anticorpi, prot del complemento)
    – formato a seguito di infezioni
  • Catarrale (segue a quello sieroso dato che servono componenti del SI che fagocitino cellule morte e sfaldate)
    – formato in seguito a infiammazione delle mucose
    – vischioso e giallastro
  • Purulento (formazione di pus, ovvero una rimanenza di neutrofili che sono arrivati in sede, hanno espletato la loro funzione e sono morti. È causato da batteri piogeni. Ha un pH acido dato dal riversare gli enzimi litici da parte dei neutrofili)
  • Emorragico (causato da danno a parete endoteliale)
    – si ha leakage Globuli Rossi
    – causato da infezioni con quadro clinico grave (non frequenti)
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80
Q

Stasi ematica

A

Conseguenza della vasodilatazione
Funzione:
- neutrofilo si aggancia al vaso e ad entrare nel tessuto infiammato
- Precursore fase cellulare infiammazione
Globuli rossi nel vaso formano dei rouleaux (cordoni) visibili in figura, e i leucociti che di solito scorrono velocemente lungo le pareti del vaso, tendono ad essere schiacciati verso le pareti in condizione di stasi ematica, permettendo così l’aggancio dei leucociti stessi nei pressi dell’infiammazione.

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81
Q

Fase Cellulare

A

Fase di migrazione dei leucociti

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82
Q

Quando avviene la fase cellulare?

A

Quando?
- leucociti arrivano ad ondate in fasi sovrapposte temporalmente
1. monocita circolante rileva il danno e rilascia mediatori
2. arrivo neutrofili con risposta veloce (<1g)
3. arrivo monociti con risposta dopo 3-4gg (in tessuto si differenziano in macrofagi): macrofagi residenti e provenienti da tessuto sono M1 pro-infiammatori => liberano mediatori infiammatori a sostegno infiammazione richiamando cellule immunità adattativa
4. Macrofagi M1 switchano a M2 con attività anti-infiammatoria in fase finale infiammazione. Ciò avviene mediante stimoli esterni

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83
Q

Dove avviene la fase cellulare?

A

Leucociti entrano nei tessuti compiendo extra-vasazione quando si trovano nelle venule post-capillari: qui la velocità del flusso sanguigno è la minore possibile.
Infatti, a livello del passaggio tra arteriole e capillari c’è un aumento della cross sectional area, e la velocità del flusso sarà inversamente proporzionale all’area e quindi diminuirà notevolmente, favorendo il passaggio dei leucociti nei tessuti.

84
Q

Come avviene la fase cellulare?

A

A step coordinati e sequenziali
1. rolling: Leucociti scorrono con flusso laminare ma c’è rotolamento con azione
- selectine: azione on-off molto veloce con un movimento attacco-stacco dei leucociti fino ad arrivare al tessuto infiammato
- integrine: mediano una maggiore adesione della cellula alla parete del vaso
- superfamiglia immunoglobuline
2. fase di attivazione
3. fase di arresto
4. fase di transmigrazione

85
Q

Fase di rolling

A

Avvicinamento alla parete del vaso e rotolamento lungo la stessa, affinchè il leucocita possa sondare la zona e capire dove fermarsi; per questo le interazioni della cellula devono essere rapide on-off, e sono mediate dalle selectine. Ci sono vari tipi di selectine:
- P-selectine: sulle piastrine; si attivano in secondi, in quanto sono preformate all’interno dei corpi di Weiber-Palade,
- L-selectine: sui leucociti; espresse costitutivamente e rimosse velocemente al momento dell’attacco del leucocita,
- E-selectine: sull’endotelio; espressione indotta dopo ore da fattori infiammatori come citochine o altri fattori che indicano uno stress ai tessuti come i ROS, che indurranno un programma trascrizionale che porta alla traduzione di E-selectine.

86
Q

Selectine

A

Struttura: diversi tipi sono simili, con
- un’estremità N-terminale che sta fuori,
- un “dominio simile alla Lectina” (dominio Ca dipendente),
- un “dominio simile alla EGF”, una serie di sequenze che varia a seconda del tipo di selectina dette sequenze consenso,
- una porzione transmembrana e una coda C-terminale che media il signaling.
Ligando delle selectine:
- CD43
- CD44
- glicani che contengono tutti una sequenza di riconoscimento detta SLeX (Sialil-Lewis)
- prototipo è PSGL1(P-selectine glycoprotein ligand-1): forma legami detti catch-bond
- legami catch-bond: forza di legame aumenta quando aumenta lo stress indotto dal flusso sanguigno; se il flusso rallenta, la selectina si stacca, e andranno ad agire altre componenti che mediano il legame più stretto del leucocita con la parete del vaso perché in quel punto il leucocita deve andare ad agire ed extra-vasare

SIA ENDOTELIO CHE LEUCOCITA ESPRIMONO SELECTINE E LIGANDO

87
Q

Fase di attivazione ed adesione salda

A

Ad azione delle Integrine
Cellula leucocitica trova sulla superficie i recettori chemiotattici a 7 domini transmembrana, e la loro stimolazione attiva la trasduzione del signaling delle integrine, che medieranno poi l’adesione.

Shift tra il binding con le selettine al legame con le integrine determina un progressivo rallentamento del tethering fino alla adesione completa

88
Q

Integrine

A

Ubiquitarie
Molecole attivabili
- Struttura: Eterodimeri con 1 catena alfa + 1 beta
- Funzione: ancoraggio cellule
- Attivazione: inside-out signaling bidirezionale (stimolazione sia dall’interno che dall’esterno della cellula => è combinazione di eventi)
- Ligando: CAM (cell adhesion molecules) della famiglia delle Ig
- ICAM
– VICAM
– PECAM
– dominio transmembrana + coda citoplasmatica che media il signaling + sequenze consenso extracellulari
- Prototipo legame: ICAM-1 e LFA-1
- Modifica all’attivabilità:
– Valenza: aumentata dal clustering di integrine (integrine che agiscono su stessa area)
– Affinità: modulata dalla conformazione dell’integrina. Il signaling inside out comporta una modifica conformazione della integrina da una forma a bassissima affinità, a una forma intermedia verso una forma ad altissima affinità completamente aperta. Responsabile di questo cambiamento conformazionale è l’interazione con molecole del
citoscheletro e il segnale che proviene dall’interno della cellula.

INTEGRINE SU LEUCOCITA & CAM SU ENDOTELIO

89
Q

Inside-out signaling per l’attivazione delle integrine

A
  1. stadio steady dell’integrina: molecola inattiva & conformazione ripiegata
  2. Segnale intracellulare attiva la prot. Talina
  3. Interazione Integrina-talina
  4. Dispiegamento integrina che si attiva
  5. Integrina interagisce con MEC (segnale outside) che stabilizza l’attivazione
    oppure
    Ci sono segnali (dai Fattori di crescita) che favoriscono eventi che stimolano il cluster di integrine (importante per amplificazione del segnale e abbassamento soglia di attivazione cellula)
90
Q

Lipids Drafts

A

Piattaforma di signaling sulla membrana dove il segnale che arriva dall’esterno è convogliato e amplificato, permettteno il raggiungimento della soglia di attivazione della cellula + velocemente.

Molecole si muovono in membrana posizionandosi in aree di signaling a seconda del tipo di stimolazione che arriva

91
Q

Fase cellulare infiammazione e Mediatori chimici

A

Mediatori chimici / chemotattici / citochine influiscono sui processi di adesione e migrazione dei leucociti modulando:
- Espressione in superficie cellulare di molecole preformate (azione di istamina / Trombina / PAF)
- sintesi de novo di molecole (TNF / IL-1)
- Avidità integrine (chemochine)

92
Q

Deficit di adesione leucocitaria
- Cos’è
- insorgenza
- tipi
- trattamento

A

Insieme di rare patologie che sono a carico di questo meccanismo di adesione cellulare: difetti congeniti, geneticamente acquisiti, principalmente della immunità innata.
Insorgenza infantile
Incapacità di eliminare i patogeni nonostante siano funzionanti tutti i componenti cellulari del SI data l’impossibilità di raggiungere il sito di infezione
Tipologie:
- LAD2: deficit rolling (mancanza dell’enzima che
media il processo di
fucosilazione che comporta la mancanza dei ligandi delle selectine)(Fenotipo Bombay con ritardo mentale)
- LAD3: deficit attivazione integrine (mutazione del gene che codifica per la proteina Kindlin 3 che agisce a livello dell’apertura della integrina è mediata da Talin insieme ad altre proteine tra cui Kindlin. Un deficit di questa proteina induce una mancata o ridotta risposta al signaling di queste integrine causando quindi difetti nella fase di attivazione e di firm adhesion in cui sono coinvolte)
- LAD1: deficit adesione salda (no espressione integrine in leucociti)
Caratteristiche:
- ridotti rolling e migrazione
Trattamento:
- trapianto di midollo
- farmaci antinfiammatori
- prevenzione delle infiammazioni

93
Q

Definizione Chemiotassi

A

Migrazione direzionale verso un gradiente di concentrzione di un agente biochimico definito chemioattraente

94
Q

Tipi di Chemoattrattori

A
  • Esogeni: Lipidi con N-formil terminale di origine batterica
  • Endogeni: complemento / peptidi di fibrinogeno / leucotreni / chemochine
95
Q

Chemochine

A

Piccole proteine con pattern conservato di cisteine
Legano:
- recettori chemotattici: mediano stimolazione su cellula target interagendo con 7 domini transmembrana accoppiati a prot. G
- glicosamminoglicani della MEC per che trattengono le chemochine in situ permettendo la formazione del gradiente chemotattico

Ciascuna chemochina può legare più recettori ma al contempo lo stesso recettore può legare più chemochine: è un sistema pleiotropico e ridondante.

96
Q

Famiglie di chemochine
+
Tipi di chemochine

A
  • CXC
  • CC
  • C
  • CX3C
    +
  • Costitutive: prodotte a livello fisiologico in modo
    costante (CXCL12 è l’esempio principale, prodotta costitutivamente, regola il trafficking dei neutrofili o dei progenitori dal midollo osseo)
  • Inducibili: si esprimono quando c’è un processo infiammatorio in atto, normalmente il loro trascritto viene mantenuto sotto controllo e iperespresso solo in caso di infiammazione. CCL2 e CXCL1 sono considerate le citochine proinfiammatorie per eccellenza.
  • Citochine sia costitutive, sia inducibili
97
Q

Famiglie di chemochine

A
98
Q

Modelli di interazione molecolare nella chemiotassi

A
  • ponte di glicosamminoglicano-chemochina-recettore chemotattico-cellula
  • Cloud model: + glicosamminoglicani trattengono cluster di chemochine

Leucocita attraverso interazione tra chemochine receptor e chemochine della matrice sceglie questo sito specifico per extravasare.

99
Q

Signaling interazione chemochine

A
  1. il recettore durante la migrazione normalmente è accoppiato alla proteina GI inibitoria
  2. legame con la chemochina
  3. l’eterodimero formato da G alfa, G beta e G gamma si scinde
  4. la subunità G alfa inibisce l’attivazione dell’adenilato ciclasi, mantenendo bassi i livelli
    di AMP ciclico nella cellula
  5. G alfa attiva la via di segnalazione di Rho attivando la PI3 kinase
  6. Porta alla produzione di effettori downstream che mediano apoptosi, migrazione, sopravvivenza, differenziamento. Questo sottolinea come le chemochine siano implicate
    – nei processi infiammatori
    – nei processi omeostatici di base.
    Attraverso la via di RhoA si ha attivazione di Talin che permette attivazione integrine e salda adesione leucocita
  7. integrina MAC1 lega ICAM1 nelle giunzioni o protrusioni cellula endoteliale. legame induce
    – aumento intracellulare di Ca2+
    – attivazione della MAPK e RHO GTPasi che stimolano la contrazione
  8. Migrazione paracellulare favorita da espressione di PECAM1 e altre molecole di adesione (caderine). Legame con pecam fa inglobare ICAM1in vescicole che fondendosi formano canale per leucocita
  9. Migrazione prosegue attraverso membrana basale tra periciti e MEC a bassa densità.
100
Q

Signaling chemochine e Polarizzazione leucocita

A

Raggiungimento e il mantenimento della polarità è fondamentale per la migrazione:
- Nel polo anteriore o leading age avrò tutti i recettori chemotattici
- Al polo posteriore o uropodo sarà presente un apparato locomotore propulsivo e integrine: le
integrine sono necessarie per fornire l’aggancio al trampolino di lancio per le cellule, il citoscheletro actinico si contrae e, sfruttando l’energia fornita dai mitocondri in loco consentirà il movimento.
Semplificando i leucociti sentono attraverso le integrine, contraggono attraverso il citoscheletro actinico e spingono grazie all’energia dei mitocondri.
l’estremità distale più assottigliata con l’apparato actomiosinico e al centro gli organelli vitali.

101
Q

Strategie virali di interferenza con sistema delle chemochine

A

Virus mimano chemochine per attivare/inibire sistema => esistono
- recettori solubili virali
- chemochine virali che legano recettori di membrana dell’ospite;
- recettori virali che legano le chemochine dell’ospite;
Possono inserirsi nella membrana della cellula ospite e sfruttare le chemochine (necessarie per il movimento delle cellule) per portare le cellule infettate in altre sedi e con esse i virioni. Questo sistema viene utilizzato dal Citomegalovirus e da alcune forme di virus dell’epatite.

102
Q

Sindrome di WHIM

A

Immunodeficienxa in cui il recettore chemiotattico CXCR4 presenta una mutazione al C-terminale (porzione citoplasmatica che interagisce con prot. G)
Caratteristiche cliniche:
- Frequenti infezioni del tratto respiratorio
- Infezioni batteriche
- Infezioni da papillomavirus e verruche
- Neutropenia spinta risultante dalla mielocatessi ovvero ritenzione dei neutrofili nel midollo osseo causata da upregolazione di CXCR4 che porta neutrofili a spostarsi verso gradiente > di chemochine (in nicchia midollare dove ci sono suoi ligandi (CXCL12))
- Difetti nelle plasmacellule
- Ipogammaglobulinemia
Terapia:
- non c’è (anche se si potrebbero usare inibitori specifici per CXCR4)

103
Q

Chemochine e tumori

A

Una cellula tumorale produce una serie di chemochine, le quali agiscono poi su subsets cellulari specifici. In questo modo, il tumore può controllare il reclutamento delle cellule nel sito tumorale stesso:
- Cellule con attività litica nei confronti dei tumori, come i linfociti citotossici;
- Cellule mieloidi soppressorie, che sopprimono la risposta immunitaria.
=> c’è controllo del bilanciamento tra cellule pro-tumorali e
cellule anti-tumorali.
Questo bilanciamento determina la
vincita o la sconfitta del sistema immunitario contro un
tumore, perché un sistema immunitario competente e
capace di agire elimina di fatto il tumore, sia nella sede primaria sia nelle metastasi (esempio di ciò: immunoterapia dei tumori).

104
Q

Microambiente tumorale

A

Il tumore è una lesione estremamente complessa e piena di cellule non solo tumorali, ma anche appartenenti al sistema immunitario
Nell’immunoterapia dei tumori i linfociti, dopo essere stati attivati devono poter raggiungere il sito tumorale e questo può avvenire solo perché nel microambiente di quest’ultimo giungono anche cellule del sistema immunitario.
- Tumori freddi: poveri di cellule del SI
- Tumori caldi: ricchi di cellule del
sistema immunitario e cellule infiammatorie (=> tumori che secernono chemochine), perché essi derivano spesso come conseguenza di un’infiammazione cronica In questo modo, il tumore inizialmente è mantenuto sotto controllo, fintanto che esso non attiva la tolleranza immunologica, rendendo impossibile il suo contenimento al SI e generando metastasi.

105
Q

Microambiente tumorale

A

Il tumore è una lesione estremamente complessa e piena di cellule non solo tumorali, ma anche appartenenti al sistema immunitario
Nell’immunoterapia dei tumori i linfociti, dopo essere stati attivati devono poter raggiungere il sito tumorale e questo può avvenire solo perché nel microambiente di quest’ultimo giungono anche cellule del sistema immunitario.
- Tumori freddi: poveri di cellule del SI
- Tumori caldi: ricchi di cellule del
sistema immunitario e cellule infiammatorie (=> tumori che secernono chemochine), perché essi derivano spesso come conseguenza di un’infiammazione cronica In questo modo, il tumore inizialmente è mantenuto sotto controllo, fintanto che esso non attiva la tolleranza immunologica, rendendo impossibile il suo contenimento al SI e generando metastasi

106
Q

Meccanismo tipico usato dai leucociti per eliminare patogeni
+
Quando è stato scoperto?

A
  • Fagocitosi (in fase cellulare dell’infiammazione)
  • 1880 da Metchnikoff e Paul Ehrlich
107
Q

Definizione fagocitosi

A

Forma specializzata di endocitosi: capacità di una cellula di inglobare particelle solide dall’esterno e convogliarle verso i lisosomi.
- Spontanea
- Con aiuto di molecole specializzate che la favoriscono

108
Q

Fasi della fagocitosi

A
  1. Riconoscimento del patogeno ad opera di specifici recettori
  2. Inizio di una via di segnalazione, la
    cellula viene allertata dell’inizio di un processo specifico che porta all’inglobamento del patogeno
  3. Formazione fagosoma (processo di ingestione)
  4. Fagosoma, formato, si fonde con un lisosoma (processo di digestione): le proteine vengono degradate, vengono formati i peptidi che verranno posti nella tasca dell’MHC II per attivare:
    - immunità adattativa
    - la risposta infiammatoria, cioè la produzione di mediatori dell’infiammazione (ad esempio le chemochine o le citochine).
109
Q

Classificazione dei fagociti

A
  • Professionisti: attivano risposta immunitaria.
    – Neutrofili
    – Cellule dendritiche - Monociti
    – Macrofagi
  • Non professionisti: mantengono l’omeostasi tissutale (fungendo da agenti di difesa)
    – Cellule epiteliali
    – Fibroblasti
110
Q

Granulociti neutrofili

A

Con granuli (3 tipi diversi per morfologia, caratteristiche biochimiche, attività) che vengono liberati dopo il riconoscimento del patogeno per un’azione immediata
- primari: definiti anche azzurrofili, dalla colorazione che hanno, contengono:
– la mieloperossidasi : molecola che appartiene al sistema delle perossidoriduttasi, fondamentale nelle funzioni di peeling dei patogeni
– il lisozima: molecola ad attività battericida
- Secondari : chiamati anche granuli di gelatina. Queste proteine sono metallo proteasi (metallo proteasi 2, metallo proteasi 9), che tagliano e digeriscono soprattutto a livello di matrice extracellulare. Contengono collagenasi, gelatinasi, lactoferrina.
- Terziari

111
Q

DAMP costitutivi

A

Rilasciati passivamente dalla cellule danneggiate
- Purine ed acido urico (rilasciate durante la necrosi). che interagiscono con recettori purinergici importanti nella degranulazione dei mastociti
- Heat-Shock proteins per
– l’attivazione delle cellule dendritiche,
– la regolazione dell’omeostasi proteica
– la sopravvivenza cellulare
- frammenti di acido ialuronico (attivano cellule dendritiche)
- proteasi lisosomiale rilasciata durante la necrosi

112
Q

PAMPs e DAMPs

A
  • Patogen-Associated-Molecular-Patterns: motivi molecolari invariati espressi sulla superficie dei patogeni e riconosciuti da SI
  • Danger-Associated-Molecular-Patterns: prodotti da ospite durante infiammazione & da eliminare velocemente
113
Q

DAMPs inducibili

A

Prodotti attivamente dalle cellule
- ROS: rilasciati da neutrofili e passivamente dalle cellule danneggiate
– bassi livelli di ROS sono fisiologici e fungono da signaling
– alti livelli di ROS portano danni cellulari con formazione di DAMPs
- Calcio: livelli costanti sotto un certo valore sono fondamentali per processi fisiologici
– Calcium overload porta amorte cellulare

114
Q

PAMPs

A
  • Molecola LPS (famiglia dei liposaccaridi & delle endotossine)
  • Componenti parete battri Gram + e - (es. peptidoglicani)
115
Q

LPS

A
  • Struttura:
    – Antigen: costituito da una catena
    polisaccaridica
    – Cuore polisaccaridico
    – Porzione lipid A, idrofobica e costituisce realmente il cuore di questa molecola, ed è ciò che la fa diventare una endotossina. Contiene delle catene di acidi grassi, che le conferiscono il carattere idrofobico, e una porzione polisaccaridica.
116
Q

Recettori PAMPs e DAMPs
- nome
- sito
- funzione
- classificazione

A
  • PRR (pattern recognition receptors)
  • Su leucociti
  • Permettono riconoscimento dei target dopo che leucocita è migrato nel tessuto:
    – patogeni
    – frammenti di cellule da rimuovere con fagocitosi
  • 3 classi (possono essercene + tipi su 1 cellula):
    – Recettori a 7 anse transmembrana, che riconoscono chemochine, mediatori lipidici e altre molecole e
    attivano principalmente l”adesione e la chemiotassi;
    – Recettori per il mannosio, che si attivano in caso di infiammazione settica, poiché riconoscono il mannosio
    che è uno zucchero tipico dei batteri, innescando tipicamente la fagocitosi;
    – Recettori Toll-like e NOD-like, che riconoscono varie componenti microbiche o di cellule morte o danneggiate. Il loro effetto è in genere quello di portare alla produzione e al rilascio di fattori pro-infiammatori, amplificando e potenziando la risposta infiammatoria.
  • suddivisione per caratteristiche
    – Secreti
    – Su membrana plasmatica
    – Intracellulari
117
Q

Collectine

A

Recettori solubili del siero associati alle mucose che spesso si uniscono a formare oligomeri: trimeri che si associano a formare struttura a tulipano o a croce
- Struttura:
– all’N- terminale una tripla elica collagenosa (collagen domain),
– poi una struttura elicoidale di collegamento a coiled coil,
– al C-terminale hanno un dominio tipo lectina o un dominio di riconoscimento dei carboidrati.
- Funzioni fisiologiche:
– risposta legata allo sviluppo (quindi morfogenesi, angiogenesi),
– processi di coagulazione
– fibrinolisi,
– difesa (attivazione del complemento, formazione del complesso MAC, opsonizzazione e fagocitosi, agglutinazione per facilitare fagocitosi)
– fenomeni patologici.

118
Q

Pentrassine

A

Proteine di fase acuta (=> molecole infiammatorie): recettori isolubili
PTX3 è la principale (coinvolta in infiammazione e tumorigenesi)
Formano complessi pentamerici a forma di disco
- Classificazione:
– Lunghe (es. PTX3)
– Corte (es. PCR e SAP che stabilizza la proteina amiloide)

119
Q

PCR

A

Pentrassina corta
Prodotta da fegato durante infiammazione
Attiva fagociti e polarizza macrofagi

120
Q

PTX3

A

Prodotta in tessuti extraepatici
- è stata usata come target per trattare alcune neoplasie
- studiata molto nel Covid: in pazienti con una sintomatologia molto grave e quindi con un outcome clinico negativo, sono stati trovati alti livelli circolanti di pentrassine. Questo è importante perché risultava necessario ricercare dei biomarcatori di malattia, per esempio alti livelli di pentrassina correlano con un certo tipo di infiltrato infiammatorio e con la necessità di spegnere l’infiammazione. Molti pazienti, infatti, pur avendo una sintomatologia simile, potevano avere parametri molto diversi

121
Q

Recettori di peptidi formilati

A

Recettore di membrana riconoscono la sequenza formil-
metionina – leucina – fenilalanina. Sono peptidi tipici di batteri e dei mitocondri.
Il sistema immunitario così li riconosce come tali e li digerisce. Alcuni di questi recettori riconoscono alcune proteine di fase acuta come le pentrassine.

122
Q

Funzionamento PRR di membrana

A

Ogni recettore lega adattori cellulari, con ancorate altre proteine e
questo permette la cascata
trasduzionale
=> produzione di
citochine proinfiammatorie,
soprattutto
- TNF (tumor necrosis
factor)
- IL-6,
- chemochine.
Tra gli adattatori più importanti da
ricordare ci sono MyD88 e TRIF.
Vengono poi reclutate delle
molecole che fungono da trasduttori ed effettori tra cui NFkB (per stimolazione cellula a produrre citochine pro-inf e chemochine per far arrivare mediatori infiammazione)

IMMAGINE PAG.77

123
Q

Scavengers receptors

A

x rimozione materiale potenzialmente pericoloso (es LDL ossidate nei vasi)
- 12 classi
- inducono risposta immunitaria

124
Q

Versatilità recettoriale

A

A seconda del pattern molecolare e del ligando che interagisce anche con lo stesso recettore vengono mediati pathway diversi a valle

125
Q

Recettori citoplasmatici dell’infiammazione

A

Prototipo: NODs
- NLR (nod-like-receptors)
– NOD (Nucleotide-binding Oligomerization Domain)
– NLRP (Nucleotide-binding oligomerization domain, Leucine rich Repeat and Pyrin domain
containing)
- RIG-like
22 prot.
Struttura: suddivide in 4 classi con diverso dominio effettore all’N-terminale che modula l’attività del recettore:
- CARDs (caspase-recruitment domain)
- PYDs (Pyrin Domains)
- BIR (Baculoviral inhibitor of apoptosis repeat domains)
- AD (transactivator domain)

126
Q

Sottofamiglie NLR

A
  • NLRC –> NODs (CARD): reclutamento caspasi
  • NLRP –> NALPs (PYR): attiva l’inflammasoma e ne può far parte
  • NLRB (BIR+BIR+BIR)
  • NLRA (CARD+AD)
127
Q

Definizione Inflammasoma

A

Piattaforma molecolare che determina l’attivazione della caspasi 1 (infiammatoria) e favorisce il processamento di pro IL-1β (inattiva) a IL-1β, la quale viene rilasciata ed è un potente agente infiammatorio.
Componenti si autoassemblano a formare un complesso

128
Q

Tipologie di inflammasoma

A
  • NLRP3
  • NLRP4
  • AIM2
129
Q

Assemblaggio Inflammasoma: regolazione

A

Assemblaggio stimolato e inibito attraverso modifiche post-traduzionali che modificano affinità prot per substrati:
- Stimolazione (dopo incontro con DAMP intracellulari o extracellulari.):
– fosforilazioni
– ubiquitinazione
- Inibizione (dopo segnali extracellulari da PGE2 (prostaglandine), Acidi biliari, Dopamina):
– sumoilazione

Sequenze NACHT dei NOD contribuisce a mantenere l’inflammasoma in stato di quiescenza => regolazione autonoma & nella fase di attivzione interagisce con sequenza LRR

130
Q

Attivazione dell’inflammasoma

A
  • normalmente spento (self-repressing)
    1. Priming: dato da PAMPs, in seguito a traslocazione nucleare di NF-kB si assiste ad una upregolazione trascrizionale dei componenti dell’inflammasoma. Viene aumentata la produzione dei domini dell’inflammasoma e di pro IL-1β e in generale di tutte le componenti che serviranno per il secondo step.
    2. Activation: PAMP o DAMP attivano signaling:
    – K+,
    – flusso di Ca2+,
    – rottura lisosomiale,
    – ROS,
    – la rilocalizzazione della cardiolipina verso l’esterno membrana mitocondriale
    – rilascio di DNA mitocondriale ossidato,
    – efflusso di Cl-
  • virus a RNA attivano NLRP3 attraverso la proteina di segnalazione antivirale mitocondriale (MAVS, mitochondrial antiviral signalling proteins) sulla membrana esterna mitocondriale. Viene attivata la caspasi-1 che attiva IL-1β e la gasdermina
131
Q

Gasdermina D

A

Molecola attivata dall’inflammasoma
Trimerizza e si inserisce nelle membrane per facilitare la secrezione di IL1beta e IL18 che portano a piroptosi (morte programmata di tipo infiammatorio)

132
Q

Via non canonica di attivazione dell’inflammasoma

A

In risposta al sensing di LPS citosolico
Attiva le caspasi -4, -5, -11
Porta a clivazione ed ativazione gasdermina e piroptosi
A volte converge con via canonica

133
Q

Piroptosi (conseguenza attività inflammasoma)

A

Evento di morte cellulare determinato da cascata di segnalazione (come apoptosi) in una cellula infiammata (che produce citochine pro-infiammatorie) e che porta a risposte pro-infiammatorie (da liberazione DAMPs) per mezzo di CATENA DI EVENTI RIGIDAMENTE CONTROLLATI

134
Q

Recettori RIG

A

Caratteristiche:
- dominio elicasico
- dominio di reclutamento delle caspasi
Ligandi RIG1: ssRNA virali
Ligandi MDA5: dsRnA virali
Processo:
1. Il virus entra nella cellula, o per endocitosi o per fusione con la membrana cellulare a seconda del tipo di virus, e rilascia all’interno il suo materiale genetico;
2. I recettori RIG1 si legano all’RNA virale;
3. Il complesso così formato si lega alle MAVS all’interno del mitocondrio attivando una cascata del segnale importantissima che prevede l’attivazione di RIP1 e FADD che termina nell’attivazione di NFkB;
4. NF-kB essendo un fattore di trascrizione va nel nucleo e promuove la trascrizione di geni proinfiammatori come quelli codificanti citochine.

135
Q

Ruolo mitocondri in infiammazione

A
  • Linfociti
    Un linfocita T naïve che ha conosciuto l’antigene e si deve attivare: l’attivazione avviene in seguito ad una serie di cascate trascrizionali che portano il linfocita T immaturo a maturare in TH1, TH2, TH17 Teffector cell; in realtà la polarizzazione delle cellule e il loro passaggio ad uno stato attivato da uno stato quiescente è fortemente basato sul metabolismo che hanno.
    => metabolismo sarà rallentato con cellula quiescente, spinto con cellula attivata e in veloce replicazione
    Switch fra glicolisi (met lento) e fosforilazione ossidativa (met. veloce) differenzia linfocita
  • Macrofagi
    La polarizzazione è spinta da citohine & switch metabolico
    M1: metabolismo glicolitico (poco ATP velocemente)
    M2: metabolismo fosforilativo

METABOLISMO GUIDA GLI EVENTI DI POLARIZZAZIONE

136
Q

Opsonizzazione

A

Processo fisiologico che favorisce la fagocitosi evitando meccanimi patogeni per evadere al SI
Mediato da opsonine
FAGOCITOSI PUO’ AVVENIRE SENZA OPSONIZZAZIONE

137
Q

Tipi di opsonine

A
  • Anticorpi: sono le opsonine per eccellenza, perché legano con la porzione Fab il patogeno, mentre lasciano libera la porzione Fc. Tale porzione sarà poi riconosciuta da cellule come neutrofili, monociti, linfociti NK, mastociti che presentano il corrispondente recettore di riconoscimento.
  • Frammenti della proteina C3, che fa parte del complemento
138
Q

Conseguenze Legame opsonina-recettore

A
  • induce la fusione dei granuli con il fagosoma
  • causa l’assemblaggio della NADPH-ossidasi
  • promuove la trascrizione genica di geni pro-infiammatori, per disintegrare il patogeno
139
Q

Meccanismi distruzione patogeno

A
  • I classe: enzimi contenuti nei granuli primari (lisosomi contenenti defensine e proteasi) e secondari (contenenti lisozima e proteine chelanti cofattori batterici)
  • II classe: meccanismi ossidativi ad opera di NADPH-ossidasi che riduce l’O2 ad anione superossido (granuli specifici)
  • fagocitosi
140
Q

Meccanismi antibatterici O2 indipendenti

A

Insieme di molecole (perlopiù enzimi contenuti nei lisosomi) che uccidono il patogeno.
- lisozima: scinde il legame tra l’acido N-acetil-muramico e la N-acetil-glucosammina presenti nella parete dei batteri (tra cui il lisozima M, marcatore di macrofagi e cellule leucocitarie).
- BPIP (bacterial permeability increasing protein): permeabilizza la membrana esterna dei batteri gram- defensine: piccole proteine ad azione citotossica
- lattoferrina: sottrae il ferro, importante per la crescita di molti batteri
- proteasi: fosfolipasi che si attivano con il pH acido dei lisosomi

141
Q

Meccanismi antibatterici O2-dipendenti

A

Sono meccanismi che richiedono il consumo di ossigeno indipendentemente dalla catena respiratoria mitocondriale e che portano alla sintesi di una serie di composti molto reattivi per effettuare il cosiddetto burst ossidativo (solo in cellule adibite ad eliminazione patogeni):
- Anione Superossido (O2-)
- Perossido di Idrogeno (H2O2)
- Ipoclorito (HOCl)
- Radicale Ossidrile (OH∙)
- Ossido di Azoto (NO)

Composti necessari per reazioni catalizzate da NADPH ossidasi (ridurre O molecolare): complesso è attivato da PAMPs e costituito da prot dette Phox (phagocyte oxidase):
- 2 costitutive della membrana
- 3 reclutate da citosol
Attivazione NADPH ossidasi:
1. riduzione dell’ossigeno molecolare (O2) ad anione superossido(O2-) sfruttando un gradiente di elettroni forniti da NADPH

Reazione di Heber-Weiss: formazione acqua ossigenata (più stabile) che serve da fonte di radicali per uccisione patogeno

Mieloperossidasi (in isosomi) usa H2O2 per produzione Acido ipocloroso eper Killing patogeni con alogenazione

142
Q

Mediatori chimici dell’infiammazione

A

Di diversa natura in base a
- popolazione cellulare da cui nascono
- natura chimica
- tempo in cui sono rilasciati
- Caratteristiche comuni:
– responsabili di eventi vascolari e tissutali tipici dell’infiammazione acuta;
– legano direttamente un recettore;
– hanno emivita breve: ciò è fondamentale dato che si tratta di sostanze potenzialmente pericolose la cui attività prolungata senza controllo potrebbe creare danni ai tessuti circostanti;
- Azione su target:
– diretta
– con rilascio di mediatori secondari che agiscono in sinergia o in antagonismo con primo mediatore
- Produzione:
– Epatica & endoteliale
– Preformati e in granuli
– sintetizzati de novo
- Classificazione:
– non proteici: amine vasoattive (istamina e serotonina), derivati gassosi (ossido nitrico), derivati dei fosfolipidi di membrana: (acido arachidonico e fattore attivante le piastrine);
– Proteici: chemochine, citochine, DAMPs, mediatori di origine plasmatica (complemento e coagulazione), o molecole endogene che riconoscono elementi dell’immunità innata.

143
Q

Amine Vasoattive

A

Molecole prodotte e rilasciate dalle cellule del sistema immunitario.
- Mastociti e dai basofili producono istamina
- piastrine producono serotonina. Preformate e perciò intervengono molto precocemente inducendo vasodilatazione ed aumento della permeabilità vascolare.

  • istamina
  • serotonina
144
Q

Istamina
- produzione
-sito
- sito d’azione
- ruolo
- recettori e farmaci che li bloccano

A
  • Derivata da aa istidina
  • in alte concentrazioni in granuli basofili e mastociti
  • azione in microcircolo
  • ruolo di risposta allergica (responsabile della triplice risposta di Lewis)
  • ruolo infiammatorio con attivazione delle e-caderine
  • recettori a 7 domini transmembrana GPCR di tipo 1-4
    – H1 accoppiato a Gq induce aumento della concentrazione di Ca e media controllo del muscolo liscio, l’aumento della permeabilità capillare e la vasodilatazione (target per farmaci contro allergie);
    – H2 accoppiato a Gs coinvolto nella secrezione gastrica e determina l’aumento del cAMP (target per farmaci che riducono secrezione gastrica);
    – H3 accoppiato a Gi determina l’abbassamento della quantità di cAMP, dato che Gi inibisce l’adelnilato ciclasi nel sistema nervoso centrale (target farmaci per trattare condizioni neurodegenerative);
    – H4 accoppiato a Gi è presente sui leucociti e regola la risposta immunitaria.
  • inibita mediante distruzione da
    – deaminossidasi DAO
    – istaminametiltransferasi HNMT
145
Q

Serotonina

A

5-idrossitriptamina (5HT)
- Derivata dal triptofano
- Sito produzione
– cellule enterocromaffini della mucosa gastrica
– piastrine (che la rilasciano poi nella sede del danno)
– cervello
- Effetti simili a istamina MA azione prevalentemente a livello neuronale
– Ha un ruolo nella mediazione e percezione del dolore
– In caso di squilibri provoca disturbi psichici, come il bipolarismo
– Se carente causa fenomeni neurologici psichiatrici, tra cui: ansia, atteggiamento maniacale, mania di controllo, disturbo ossessivo-compulsivo.

146
Q

Vasodilatazione ad opera di NO

A

Porta alla produzione di cGMP che attiva la protein-chinasi G (PKG) che porta al rilassamento muscolo, regolare espressione di fattori di trascrizione. Riducendo la concentrazione intracellulare di Ca e attivando la myosin-like chain fosfatasi che media il rilassamento del muscolo. Essa lo fa contrastando la myosin-like chain chinasi che aggiungerebbe il gruppo fosfato a miosina; al contrario, la fosfatasi promuove la defosforilazione della miosina.

147
Q

Mediatori di origine Lipidica

A

Derivati da fosfolipidi di membrana
Detti autacoidi, cioè ormoni locali.
Sono stimolati dalla sollecitazione di citochine che inducono l’espressione di specifici enzimi.

148
Q

Derivati dell’acido arachidonico

A

Acido grasso polinsaturo a 20 atomi di carbonio, che viene introdotto con la dieta o prodotto convertendo l’acido linoleico.
È un substrato per la formazione di
- eicosanoidi,
– prostanoidi (prostaglandine, prostacicline, trombossani) e
– leucotrieni.
La formazione delle diverse famiglie dipende dall’attività di enzimi diversi:
- Fosfolipasi A2: è il primo enzima che interviene, andando a liberare l’acido arachidonico dalla membrana;
- Cicloossigenasi 1 e 2: dall’acido arachidonico producono i prostanoidi
- 5-Lipoossigenasi: dall’acido arachidonico produce i leucotrieni.
Tutti i derivati dell’acido arachidonico hanno effetti diversi a livello vascolare ed infiammatorio.

149
Q

NO
- produzione
- sito
- ruolo e sito d’azione
- vie metaboliche
- recettori e farmaci che li bloccano

A

Radicale Liposolubile => instabile & diffonde attraverso le membrane
- Emivita breve
Produzione
- a partire da arginina metabolizzata da:
– NOS + tetraidrobiopterina: grazie a NADPH e O2 producendo citrullina + NO + NAD + H2O (esistono iNOS (tipo 2) / nNOS Ca dipendente (tipo 1) + eNOS Ca dipendente (tipo 3))
– Arginasi: da arginina ed acqua produce ornitina e urea
Sito produzione
- cellule endoteliali
- macrofagi
- Ruolo
– principale bersaglio sono le cellule del tessuto muscolare, in cui induce la produzione di cGMP che ne determina il rilassamento.
– nitrosilazione (si attacca a prot reversibilmente determinando signaling)
– induce aggregazione piastrinica
– funzione antimicrobica
– vasodilatatore
- Vie metaboliche
– Reazione coupling: in situazione regolare di equilibrio, l’ossido nitrico sintasi produce la citrullina e
l’ossido nitrico.
– Reazione di uncoupling: in situazioni di carenza di arginina o BH4 avviene una reazione non ottimale,
in cui viene prodotto ossido nitrico e radicale ossidrile, che unendosi formano ONOO- (perossinitrito), uno ione molto forte e pericoloso. (Questo avviene, ad esempio, nel microambiente tumorale, in cui le cellule prendono tutti gli aminoacidi dell’ambiente; quindi la produzione di perossinitriti e radicali liberi è elevatissima.). Determina la nitrazione (irreversibile) che porta a danno DNA e killing cellulare

150
Q

Derivati dell’acido arachidonico

A

Acido grasso polinsaturo a 20 atomi di carbonio, che viene introdotto con la dieta o prodotto convertendo l’acido linoleico.
È un substrato per la formazione di
- eicosanoidi,
– prostanoidi (prostaglandine, prostacicline, trombossani) e
– leucotrieni.
La formazione delle diverse famiglie dipende dall’attività di enzimi diversi:
- Fosfolipasi A2: è il primo enzima che interviene, andando a liberare l’acido arachidonico dalla membrana;
- Cicloossigenasi 1 e 2: dall’acido arachidonico producono i prostanoidi
- 5-Lipoossigenasi: dall’acido arachidonico produce i leucotrieni.
Tutti i derivati dell’acido arachidonico hanno effetti diversi a livello vascolare ed infiammatorio.

151
Q

Prostanoidi

A
  • Prodotti in:
    – cellule endoteliali
    – piastrine
    – cellule del sistema immunitario (in
    prevalenza)
  • Prodotti da enzimi con stesso ruolo ma stimoli diversi:
    – COX-1 (costitutiva)
    – COX-2 (inducibile)
  • Meccanismi d’azione: agiscono su recettori a 7 domini transmembrana accoppiati a classi diverse di proteine G: GαS, GαI, GαQ => a seconda del tipo di proteine G che accoppiano, i recettori attivano un signaling a valle
    – fosfolipasi C
    – dell’adenilato ciclasi con aumento o diminuzione del cAMP e del Ca.
  • L’effetto dei mediatori lipidici è modulato da
    – espressione del recettore su un tipo cellulare
    – tipo di GPCR
152
Q

COX-1

A
  • costitutiva
  • produce preferenzialmente TXA
  • ruolo nei processi omeostatici:
    – mantiene piastrine disaggregate (ruolo antitrombotico)
    – aiuta produzione di muco in TGI (buffer)
153
Q

COX-2

A
  • inducibile da citochine / chemochine / GF / altri mediatori infiammatori
  • produce preferenzialmente PGI
154
Q

Farmaci con target la via dei Prostanoidi

A

Obiettivo: diminuire rilascio di mediatori dell’infiammazione
Azione a diversi livelli
- Glucocorticoidi: blocco upstream della fosfolipasi A2 => blocco sintesi tutti mediatori
- FANS e inibitori selettivi della COX-2: bloccano COX
- inibitori della 5-lipossigenasi (zileutina x asma): bloccano lipossigenasi
- blocco a valle degli effetti

155
Q

Azione Glucocorticoidi

A

Dopo l’interazione il recettore traslocano dal citoplasma al nucleo dove:
- Attuano il processo di trans-attivazione: verranno trascritti dei geni codificanti per mediatori ANTInfiammatori ad esempio SLPI (annexin-1, secretory leukoprotease inhibitor) o IL-10 o l’inibitore di NF-kB
- Attuano il processo di trans-repressione: repressione trascrizione di geni infiammatori in particolare NF-kB che è un fattore di trascrizione coinvolto nei processi infiammatori. Il glucocorticoide “spegne” la trascrizione dei geni downstream a NF-kB o altri fattori di trascrizione infiammatori, attraverso la regolazione delle deacetilasi istoniche (modifiche istoniche modulano la trascrizione genica)

  • Glucocorticoidi sintetici diminuiscono rilascio di annessina 1 => diminuzione risposta immunitaria adattativa
  • Glucocorticoidi endogeni aumentano produzione di annessina 1 con effetto sui leucociti => diminuzione risposta immunitaria innata
156
Q

FANS

A

inibitori delle COX
usati come prima linea terapeutica
Effetti:
- antinfiammatorio
- Antipiretico
- Analgesico: prostaglandine aumentano sensibilità recettori periferici di dolore a stimoli meccanici o fisici
Principale: aspirina o acido acetilsialico
Effetti collaterali dati da blocco COX1 e 2 (blocco anche di mantenimento condizioni omeostatiche):
- diminuzione secrezione di muco da mucosa gastrica
- diminuzione effetto antitrombotico

157
Q

Inibitori selettivi della cOX2

A

Non usati come prima linea terapeutica
Danno problemi in quanto sbilanciano la produzione verso i TXA che mediano vasocostrizione => aggregazione piastrinica

158
Q

Fattore attivante le piastrine

A

Origine fosfolipidica e derivante dal plasmalogeno:
- fosfolipide etere (testa polare=colina in posizione C1)
- substrato della fosfolipasi A2 che agisce su legame C2 glicerolo mettendo -OH & forma Liso-PAF
Ruolo diverso a seconda di quale cellula lo produce:
- aggregante piastrinico quando rilasciato dai basofoli stimolati
- vasocostrizione
- broncocostrizione
- pro-infiammatoria
Recettore: GPCR diverso a seconda prot G accoppiata
- con Gi si ha blocco cAMP
- con Gq si attiva fosfolipasi C che libera IP3 + diacilglicerolo e attiva pathway liberazione Ca
- attiva leucociti
- promuove
– chemiotassi,
– aggregazione piastrine,
– adesione cellulare,
– generazione di ROS,
– angiogenesi,
– attivazione d iMAPK
- induce espressione
– COX-2
– iNOS
– IL-6
– metallo-proteinasi e inibitori delle metallo-proteasi

159
Q

Caratteristiche generali citochine

A
  • Si presentano come proteine molto piccole (spesso 10-30 kDa);
  • Hanno effetti pleiotropici perché agiscono su diversi tipi cellulari;
  • Sono ridondanti e possono influenzare, con un effetto a cascata, la sintesi di più citochine;
  • Sono multifunzionali a seconda del tipo cellulare, del contesto e della quantità con cui vengono
    prodotte (la concentrazione ematica è un parametro importante);
  • La produzione deve essere di breve durata ed estremamente controllata;
  • L’effetto può essere autocrino, paracrino ed endocrino
160
Q

Tipologie di citochine

A
  • Infiammatorie
  • Immunologiche
  • Angiogenetiche/fibrogenetiche
  • Antinfiammatorie
  • Fattori di crescita
161
Q

Citochine primarie vs secondarie

A
  • Primarie: immediatamente prodotte in risposta a stimolo infiammatorio
    – TNF
    – IL-1
    – IL-2
  • Secondarie: prodotte dopo
162
Q

TNF

A

Inizialmente prodotto come omotrimero associato alla Membr. Plasm.
Clivage in risposta a stimoli infiammatori con TACE (taglia)
Rilasciato mediante processo di Shredding (tipico di citochine inattive ma pronte all’uso)
Tipologie:
- TNF-𝛼 : media l’infiammazione.
- TNF-𝛽 : ha un ruolo nell’organizzazione delle strutture linfoidi. Se ne parla perché ha a che fare con il TLS (oncoematologia): strutture simil-follicolari che si formano nei tumori; si pensa che la loro formazione abbia un collegamento con la prognosi del tumore.
Recettori (della classe dei recettori di morte che attivano le caspasi):
- TNF-R tipo I: E’un recettore con domini di morte FADD che segnala l’apoptosi. Espresso in tutti i tessuti ed è il recettore cardine per il TNF- 𝛼.
- TNF-R tipo II: segnala l’infiammazione. Espresso maggiormente nelle cellule del sistema immunitario
ed è in grado di legare sia il TNF- 𝛼 sia il TNF-𝛽.

163
Q

Signaling TNF-TNFR

A

Si induce cross-linking di tre recettori sulla membrana che si avvicinano ed epongono dominio “di morte”
TRAF lega dominio di morte e attiva signaling mediato da chinasi
Signaling finisce su pathway NF-kB e AP-1 (TF pro-infiammatori)

Fondamentale anche nella cachessia

164
Q

IL-1
- tipologie
- recettori
- competizione
- signaling
- Effetti locali

A

Prodotta in seguito a stimoli infiammatori attraverso un processamento di un precursore inattivo
Tipi:
- IL-1𝛼: codificata cellule epiteliali
- IL-1𝛽: codificata da fagociti
Recettore
- famglia di IL-1R/TLR.
Signaling:
- recettore si deve associare a IL-1RAcP
- A valle della via di segnalazione c’è NF-kB.
Molecole in competizione:
- molecola IL-1Ra (ligando naturale del recettore di IL-1 e quindi
funziona in competizione con IL-1). Questa molecola serve per contrastare l’azione infiammatoria potente dell’IL-1, e quindi autoregolare l’infiammazione.

165
Q

Effetti locali IL1/TNF

A

Azione quando c’è bassa concentrazione
- Fagociti
– Aumento delle capacità adesive
– Aumento dell’attività fagocitica
– Aumento delle capacità citotossiche
- Endotelio vascolare
– Induzione di PGE2 e NO
– Induzione di chemochine e molecole di adesione
- Tessuti mesenchimali
– Induzione di metalloproteasi

166
Q

IL-6

A

Produzione nei fagociti indotta da IL-1 e TNF
Recettore:
- si forma attraverso l’eterotrimero formato da IL-6Ra e due subunità accessorie dette gp130 necessarie per innescare signaling
Signaling:
- classico (o in cis): se IL-6 si attacca direttamente al recettore
- in trans: se la cellula non esprime il recettore IL-6Ra ma esprime gp30. IL-6 lega un recettore soluble extracellulare che contatta poi gp30 presente sulla membrana cellulare

167
Q

Neuropeptide P

A

Rilasciato da neuroni sensoriali (contribuisce a trasmissione dolore) e cellule infiammatorie
Induce effetti pro-infiammatori su cellule endoteliali ed immunitarie e svolge ruolo importante in malattie infiammatorie del TGI e del sistema muscoloscheletrico

168
Q

Mediatori di origine plasmatica proteici

A
  • chinine
  • complemento
  • fibrinopeptidi
169
Q

Chinine (es bradichinina)

A

Peptidi vasoattivi
Derivano dai chininogeni grazie ad enzima detto callicreina (serinproteasi) che
- produce bradichinina
- converte il plasminogeno in plasmina
Attivazione enzime:
1. fattore XII attivato da superficie carica negativamente
2. Conversione precallicreina in callicreina attivata
3. conversione HMW-chininogeno in bradichinina
4. inattivazione con chininasi
Recettore: a 7 domini transmembrana
Effetto: aumento concentrazione Ca2+
Disattivazione: chininasi che la degrada

170
Q

Callicreina

A

Proteasi attivata da XII
Azioni
- cascata delle chinine (agisce su chininogeno circolante generando chinine vasoattive) per processo infiammatorio
- attivazione plasminogeno circolante convertendolo in plasmina (sistema fibrinolitico)

171
Q

Sistema del complemento

A

Sistema immunità innata contro batteri (no virus)
Azione complementare ad anticorpi
Composizione:
- circa 20 proteine plasmatiche
Funzioni:
- reclutamento cellule infiammatorie
- aumento opsonizzazione patogeni
- induzione lisi batteri
- azione antivirale
Meccanismo a cascata di amplificazione proteolitica composto da 3 vie che hanno stimolazioni differenti (classica, alternativa, della lectina) che convergono nell’azione della C3 convertasi
Scopo:
- formare il MAC: poro che si insinua nella membrana del patogeno e lo porta a llisi

RIPASSO DA IMMUNOLOGIA!!!!!!!

172
Q

Cascata della coagulazione

A

Necessaria per formazione trombina da protrombina (che porta a coagulazione sangue)
Via intrinseca (coinvolgimento di soli fattori tissutali)
+
Via estrinseca (coinvolgimento di fattori tissutali + plasmatici)
Via comune

173
Q

Via intrinseca

A
  1. Attivazione XII stimolata da
    – collagene / membrana basale / piastrine attivate (Sistema Plasmatico Attivato da Contatto o SPAC = attivato da contatto tra membrana basale vaso e collagene Tessuto connettivo => da danno endoteliale)
    – cofattore: chininogeno ad alto peso molecolare / enzima callicreina
  2. XIIa agisce in via intrinseca coagulazione & cascata delle chinine
  3. XIIa attiva XI
  4. XIa attiva IX (cofattore= calcio)
  5. IXa attiva X (cofattore=calcio / VIIIa / fosfolipidi)
174
Q

Via estrinseca

A
  1. Attivazione VII mediata da
    – tromboplastina tissutale (fattore III o CD1423)
  2. VIIa attiva X
175
Q

Tromboplastina tissutale

A

Glicoproteina presente in
- tessuto subendoteliale
- piastrine
- leucociti
Taglia fattore VII della via estrinseca

176
Q

Via comune

A
  1. Xa attiva II (protrombina)
    – cofattori: Ca2+ / fattore Va / fosfolipidi
  2. II (trombina) attiva il fibrinogeno convertendolo in fibrina
177
Q

Fattore XII di Hageman

A

Zimogeno plasmatico ad azione proteasica
Struttura: catena pesante + catena leggera con dominio proteasico
Azioni
- converte la procallicreina in callicreina => connette cascata coagulazione & processo oniammatorio & sistema fibrinolitico

178
Q

Plasmina

A

Proteasi che circola inattiva (plasminogeno)
Azioni:
- digestione fibrina staccandone i frammenti detti fibrinopeptidi
- agisce su C3 complemento originando C3a => infiammazione con danno endoteliale attiva coagulazione e coagulazione produce mediatori che sostengono infiammazione

179
Q

Trombina (IIa)

A

Proteasi
Azione
- cliva X attivandolo => p.te cascata coagulazione che produce fibrina
- favorisce adesione leucocitaria
- favorisce proliferazione fibroblasti
Recettore:
- PAR-2: GPCR attivato da proteasi
– Media degli effetti target della trombina stessa.

180
Q

Fibrina

A

Produce tappo su cui si depositano gli eritrociti per dare il coagulo definitivo

181
Q

Recettori PAR

A

Attivato da proteasi,
Parte dei GPCR,
4 tipi di PAR
Dopo innesco dell’evento infiammatorio i ligandi che possono interagire con i recettori PAR sono diversi,
- Trombina,
- la Tripsina,
- la Triptasi,
- Fattore VIIa
- Fattore Xa
Sede effetti: diversi apparati (respiratorio, cardiocircolatorio e sul SNC)
Effetti che si riscontrano a seguito dell’attivazione:
- Sull’endotelio: Rilascio di mediatori infiammatori, favoriscono il reclutamento leucocitario, promuovono la riparazione e il rimodellamento tissutale mobilizzando le piastrine;
- Sulle cellule del sistema immunitario: reclutamento leucocitario e rilascio di
mediatori dell’infiammazione;
- Sui Fibroblasti: Riparazione e rimodellamento tissutale, Rilascio di
mediatori dell’infiammazione;
- Sui Neuroni Sensoriali afferenti: Iperalgesia dovuta ad attivazione della
nocicezione.

182
Q

Effetti sistemici dell’infiammazione acuta

A

Dati da MODERATE concentrazioni di IL-1 e TNF
- Coinvolgimento maggiore di:
–Fegato: Incremento nella produzione di proteine di fase acuta (es. IL-6), incremento della VES (velocità di eritrosedimentazione) ed attivazione della gluconeogenesi;
– Midollo Osseo: Proliferazione dei precursori emopoietici e conseguente leucocitosi;
– SNC: Induzione di stati come febbre, sonnolenza, anoressia (Mancanza persistente di appetito, talvolta con disgusto per i cibi), astenia ed attivazione dell’asse Ipotalamo-Ipofisi-Surrene;
– Sistema Immunitario: Innesco della risposta adattativa (proliferazione di linfociti B, T ed NK).
- Coinvolgimento minore di:
– Cuore: Inibizione della contrattilità;
– Muscolo Scheletrico: Aumento del catabolismo proteico e mialgie;
– Apparato Endocrino: Aumento delle concentrazioni di ormoni quali catecolamine ed ormoni tiroidei;
– Quadro Elettrolitico: Aumento di cationi come il rame (Cu) e contemporanea diminuzione di altri ioni positivi come Ferro e Zinco (Fe e Zn).
- Leucocitosi
- Febbre

183
Q

Leucocitosi
- definizione
- Funzione
- Fattori che la inducono

A

Aumento del numero di leucociti/globuli bianchi circolanti, che è correlato a due ragioni fondamentali:
- Rilascio dei precursori leucocitari dal midollo osseo.
- Proliferazione dei precursori leucocitari ed aumento del tasso oltre i valori normali (4.000-11.000/mm^3).
Funzione: aumentare effettori cellulari a disposizione.
Fattori che inducono leucocitosi:
- fattori trofici (growth factors GF),
- numerose interleuchine
- chemochine (es. CXCL12, SCF per i neutrofili).
Tipologie di leucocitosi (in base al tipo cellulare che si espande):
- Leucopenia: termine opposto a quello di
leucocitosi e condizione caratterizzata da una riduzione della conta dei leucociti circolanti;
- Neutrofilia: Leucocitosi dei neutrofili e caratteristica delle angioflogosi e del quadro dell’infiammazione acuta;
- Eosinofilia: Leucocitosi degli eosinofili e condizione tipica delle infezioni parassitarie o delle flogosi allergiche;
- Basofilia: Condizione rara (leucemia mieloide cronica, malattie mieloproliferative);
- Monocitosi: Aumento della conta dei monociti e caratteristica di alcune infezioni croniche
(tubercolosi, sifilide, brucellosi) e durante la convalescenza;
- Linfocitosi: Aumento della conta dei leucociti agranulociti linfocitari, è tipica di alcune infezioni croniche (pertosse) e durante la convalescenza. La leucocitosi linfo-monocitaria è classicamente associabile ad una istoflogosi ed infiammazione cronica.

184
Q

Fattori di crescita dell’emopoiesi

A

Tutti hanno effetti su cellule emopoietiche perché
- raggiungono il midollo dal sito infiammato
- vengono prodotti direttamente in sede midollare quando altri mediatori ne stimolano la produzione.
Esempi:
- fattori stimolanti delle colonie come M-CSF, G-CSF e CM-CSF (questi incrementano la conta dei neutrofili, dei macrofagi, degli eosinofili e dei monociti),
- eritropoietina (aumenta gli eritrociti),
- SCF (Stem-Cell-Factor che incrementa le cellule staminali pluripotenti e diversi progenitori cellulari),
- trombopoietina,
- interleuchine varie dalla 2 alla 7 (anche IL-6 che promuove attivazione e proliferazione di cellule T, B e monociti)
- IL-11.

185
Q

Quando c’è Produzione di proteine di fase acuta?

A

Si ha:
1. leucocitosi
2. febbre
3. produzione di proteine di fase acuta
- Quando infiammazione è in fase acuta ed esponenziale
- In risposta a stimolazione citochine

186
Q

Elenco proteine di fase acuta

A

Proteine che aumentano:
- PCR, proteina C reattiva, parametro che si dosa al Pronto Soccorso e se presente in alte concentrazioni è sintomatica di infiammazione;
- Aumento del C3, fattore del complemento;
- Aumento del fibrinogeno;
- Aumento della proteina A-amiloide del siero;
Non sono proteine di fase acuta quelle che subiscono RIDUZIONE:
- l’albumina;
- ferro plasmatico: esso è un fattore molto importante nella sintesi di alcuni enzimi e fortemente utilizzato nel metabolismo di molti organismi, tra cui batteri che lo utilizzano.

187
Q

Stimolatore produzione prot fase acuta

A

IL-6 stimola produzione PCR e leptine
IL-1 e TNF stimola produz. proteina sierica amiloide

188
Q

Funzioni della proteina amiloide sierica

A

Sostituisce l’apolipoproteina, la parte proteica che forma le HDL, e fa in modo che vi sia una deregolazione del metabolismo di queste proteine. Queste ultime, anziché essere captate dagli epatociti, vengono captate dai macrofagi. I macrofagi le usano per spingere il metabolismo dei lipidi e utilizzarle quindi come fonte energetica

189
Q

Funzione IL-1/TNF/IL-6 su vari organi
- Fegato
- Midollo osseo
- Ipotalamo
- Tessuto adiposo/muscolare
- Cellule dendritiche

A
  • Fegato:
    – stimolo di proteine fase acuta => attivazione complemento & opsonizzazione
  • Midollo osseo:
    – Mobilizzazione neutrofili => stimolo fagocitosi
  • Ipotalamo:
    – aumento T° corporea =>
    – Diminuzione replicazione virale e batterica
    – aumento rate processazione Ag
    – aumento risposta immune specifica
  • Tessuto adiposo/muscolare:
    – mobilizzazione proteine e ATP per permettere aumento temperatura corporea
  • Cellule dendritiche:
    – TNF-alfa stimola migrazione in linfonodi e maturazione => inizio risposta imm acquisita
190
Q

VES

A

Velocità di eritrosedimentazione: valutazione del tempo che la componente cellulare impiega a separarsi dal siero se poniamo il sangue in un capillare
Modificato da infiammazione: si hanno modifiche vascolari che portano alla formazione di edema =>
- formazione squilibrio osmotico e aumento viscosità sangue
- stasi ematica e perdita flusso laminare
- aumento concentrazione prot fase acuta tra cui fibrinogeno che lega eritrociti
- mascherata carica negativa eritrociti porta ad agglomerati tubolari che precipitano + velocemente
LA VES IN STATI DI INFIAMMAZIONE E’ AUMENTATA

191
Q

Correlazione quantità citochine ed effetti

A
  • Concentrazione nanomolare (10^-9): effetti locali
    – attivazione leucociti
    – aumento espressione molecole di adesione su cellule endoteliali
  • Concentrazione moderata: effetti sistemici
  • Concentrazione elevata (>10^-7): shock settico
    – basso output cardiaco
    – trombi e bassa resistenza vasale
    – ipoglicemia
192
Q

Shock Settico
- quando?
- definizione
- eventi

A
  • Avviene quando rilascio citochine è temporalmente controllato ma massivo
  • funzione alterata del sistema circolatorio che causa una ipoperfusione e ipossia dei tessuti periferici => necrosi (per stop produzione ATP & blocco scambiatori di membrana con perdita osmolarità cellulare) di alcuni tessuti & perdita funzionalità organo
  • morte se perdità funzionalità di organo vitale
    Eventi:
  • caduta di pressione
  • Diminuzione del ritorno venoso
  • diminuzione della gittata sistolica
193
Q

Tipologie di Shock

A
  • Cardiogeno: ridotta gittata cardiaca.
    Può essere dovuto a varie cause come infarto, miocarditi, embolie polmonari;
  • Ipovolemico: riduzione del volume circolante ematico. La causa suprema è l’emorragia con perdita di liquidi consistente in seguito ad esempio a taglio di un arto e ferita profonda, oppure nel caso di forti episodi di diarrea e disidratazioni molto forti o in caso di ustioni;
  • Settico: setticemia o infezioni molto gravi;
  • Anafilattico: reazione di sensibilità di tipo primo, dunque reazioni allergiche;
  • Neurogeno: è raro ed è legato a danni e lesioni al midollo spinale, o in seguito ad anestesie.
    Neurogeno + anafilattico = shock distributivo (con vasodilatazione sistemica ed edema diffuso)
194
Q

Circolo vizioso dello shock

A

https://www.giornaledicardiologia.it/allegati/02790_2017_10/images/imgs_20.jpg

195
Q

Fasi di shock (3)

A
  • non progressiva: è ancora possibile rimuovere o tamponare la causa che determina lo shock. Ad
    esempio, in alcuni casi lo shock settico può essere bloccato con iniezioni di antibiotici endovena. C’è certa compensazione da parte di organi che hanno la possibilità di tamponare piccole variazioni:
    – stimolazione simpatica e
    – vasocostrizione periferica,
    – tachicardia,
    – attivazione del sistema RAAS ed
    – autoregolazione vascolare in risposta ad ipossia Gli organi principali rimangono illesi;
  • progressiva: i meccanismi di compenso non riescono più a funzionare e, anzi, producono danno:
    – la tachicardia prolungata riduce la gittata cardiaca
    – vasocostrizione protratta determina danno ischemico cellulare e formazione di acido lattico, aumentando il rischio di provocare danno anossico endoteliale.
    – Inizia il deterioramento di alcune funzioni di organi vitali.
    – rischio di CID (coagulazione intravascolare disseminata), dovuta ad un insulto alle pareti dei vasi (definito “danno anossico endoteliale”), che comporta una forte esposizione del fattore intrinseco tissutale, fattore che attiva la via estrinseca della coagulazione;
  • irreversibile: il recupero risulta impossibile, in quanto è iniziata la necrosi di organi vitali. E’ associata alla MODS (sindrome da disfunzione organica polisistemica), in cui più organi risultano compromessi (ad esempio, coesistenza di blocco renale, epatico, insufficienza cardiaca).
196
Q

SIRS
- acronimo
- definizione
- quando
- cause

A
  • Systemic inflammatory response syndrome
  • Stato ipermetabolico caratterizzato da due o più segni clinici dell’infiammazione (quindi, ad esempio, febbre alta e leucocitosi, o febbre alta e tachipnea) in pz con stato infiammatorio accertato da analisi ematiche
  • quando il rilascio di citochine assume concentrazioni ematiche tali che l’infiammazione colpisce organi distanti dal sito primario di infiammazione
  • cause varie o infettive (25% casi) nelle quali è chiamata sepsi ed è il culmine del quadro infettivoD
197
Q

Differenza tra shock e sepsi

A

Nello shock c’è ipotensione non responsiva all’espansione volemica (inferiore a 90 mmHg)

198
Q

Definizione sepsi

A

Disfunzione d’organo (che può mettere a repentaglio la vita) dovuta ad una disregolata risposta dell’ospite all’infezione;

199
Q

Definizione disfunzione d’organo

A

Cambiamento nell’indice di disfunzione d’organo sequenziale (qSOFA score), che provoca alterazione
- dello stato mentale,
- del rate respiratorio (>22 per minuto)
- ipotensione sistolica (>100 mmHg)
o
insorgenza acuta dell’alterazione della funzione degli organi di un
paziente

200
Q

Definizione shock settico

A

Tipico di pazienti con anormalità circolatorie, cellulari e metaboliche; presenta le stesse alterazioni del paziente settico, ma con maggiore rischio di morte. E’ dovuto nel 70% dei casi da batteri ed è associato ad infezioni polmonari, da catetere, meningiti, virus o peritoniti.

201
Q

Definizione MODS

A

Sindrome da disfunzione organica polisistemica

202
Q

Definizione ARDS

A

Sindrome da difficoltà respiratoria acuta

203
Q

Definizione CID
- diagnosi
- altri quadri associati
- cronicizzazione
- patogenetica
- relazione con processo infiammatorio
- quadro clinico risultante

A
  • Analisi di alcuni parametri di laboratorio
    – crollo del numero di piastrine,
    – presenza di monomeri di fibrine,
    – aumento del tempo parziale di protrombina
    – altri);
  • associata ad
    – infezioni acute o subacute,
    – complicanze ostetriche,
    – neoplasie e
    – danni tissutali estesi (ad esempio ustioni).
    In alcuni casi si parla anche di CID cronica (meno frequente).
  • Dal punto di vista patogenetico, questa è dovuta ad un’esposizione massiva di fattore tissutale, che avviene in due modi:
    – per danno ai tessuti;
    – in alcuni quadri neoplastici, in cui c’è liberazione patologica del fattore tissutale in circolo.
    In alcuni casi è caratterizzata anche da produzione di citochine, infiammazione generalizzata, deposizione di fibrina in piccoli vasi e conversione di plasminogeno in plasmina, che porta alla formazione di coaguli.
    Al contempo, tuttavia, si attiva il processo di fibrinolisi per compensazione.
    Ne deriva quindi un quadro clinico misto: trombotico ed emorragico.
204
Q

Risoluzione dell’infiammazione

A

Terminazione e gravità del danno dipende dal tipo di cellule colpito e da sua capacità di
- rigenerazione
- riparazione
- autonomia funzionale: proprietà delle cellule di un tessuto di agire in autonomia, indipendentemente dalle altre. Ad esempio, ogni gruppo di neuroni fa capo ad una specifica funzione, diversa da quelle di altri gruppi neuronali; in caso di lesione di un particolare gruppo la funzione precedentemente svolta da questo viene persa, in quanto gli altri neuroni ne svolgono altre e non sono in grado di ristabilirla.
- importanza dell’organo
- cellule labili: possono ricrescere; c’è quindi un processo di rigenerazione, attraverso il quale avviene
il ripristino di struttura e funzione del tessuto (restitutio ad integrum);
- Cellule perenni: non hanno la capacità di rigenerare il tessuto; avviene un fenomeno di riparazione che consiste nella formazione di tessuto cicatriziale, che non ripristina la funzionalità del tessuto ma
tampona il danno.
Se noxa persiste: infiammazione cronica

205
Q

Soluble pro-resolving mediators (NON DIRE ANTINFIAMMATORI)

A

Prodotti localmente durante processo infiammatorio contemporaneamente a picco polimorfonucleati & grazie a switch di classe a livello mediatori lipidici
Determinano
- durata
- intensità
Classi:
- lipoxine
- resolvine
- protectine
FUNZIONI:
- Favorire il rilascio di citochine antinfiammatorie da parte dei macrofagi (IL-10/TGF-beta)
Produzione:
- derivano da lipidi
Effetti principali indotti:
- eliminazione dell’agente dannoso
- pulizia detriti cellule necrotiche (efferocitosi)
- ristabilimento struttura. e funzione in base atessuto danneggiato
- ritorno ad omeostasi tissutale pre-danno
- ripristino permeabilità vascolare
- rimozione fattori infiammatori
- drenaggio edemi

206
Q

Definizione rigenerazione
- processo
- mediatori
- rate in relazione a natura tessuto

A
  • Processo riparativo proprio di quei tessuti che hanno capacità proliferative.
  • Si ha proliferazione delle cellule specializzate che sono state danneggiate o perse.
  • Una delle cellule più importanti in questo processo è il macrofago.
  • Il livello di rigenerazione e recupero funzionale è molto alto nelle cellule labili e quasi assente nelle cellule perenni, e dall’altro lato la reintegrazione connettivale (quindi la deposizione di tessuto cicatriziale) è tipica dei tessuti a cellule perenni mentre è minima in tessuti a cellule labili e stabili.