Modulo V: attivismo pedagogico e scolastico Flashcards
PEDAGOGIA DELL’ATTIVISMO (scuole attive, scuole nuove)
Elementi principali:
- Centralità del bambino (bisogni e capacità): ruolo attivo del fanciullo nel processo di apprendimento
- Il fare deve precedere il conoscere nell’apprendimento infantile
- La motivazione è considerata motore dell’apprendimento, che deve essere collegato a un interesse del fanciullo
- L’apprendimento pone al centro l’ambiente (piuttosto che il sapere codificato)
- Importanza della socializzazione, intesa come bisogno primario del fanciullo
- Antiautoritarismo (rinnovamento della tradizione educativa e scolastica, fondata sulla supremazia dell’adulto e della sua volontà)
- Anti-intellettualismo (svalutazione di programmi formativi esclusivamente culturali, per dare più spazio all’esperienza e alla concretezza)
- Collega la pedagogia alle scienze umane (psicologia e sociologia), indicando le implicazioni politiche delle scelte scolastiche (orientamento democratico) ed i risvolti antropologici (formare un uomo più creativo, più libero e più felice)
Vita e metodo delle sorelle Agazzi
Rosa (1866-1951) e Carolina (1870-1945) Agazzi - Il metodo ‘Pasquali-Agazzi’
* Primo esempio di pedagogia e scuola attiva la troviamo nella scuola materna delle zone rurali di Brescia delle sorelle Agazzi.
* Rosa e Carolina diventeranno maestra elementare e maestra dell’infanzia, ma entrambe si occuperanno di educazione infantile. Quando si troveranno a gestire una scuola dell’infanzia, adotteranno un metodo misto, cioè che tiene conto sia della tradizione froebeliana (alla fine dell’800, la pratica dei doni si era fatta tanto rigida da spegnere qualsiasi vivacità educativa) sia della tradizione aportiana (Aporti aveva aperto il primo asilo infantile italiano, che però degenerò velocemente in un eccessivo scolasticismo).
* Le sorelle Agazzi cercano di superare i limiti posti da entrambi i metodi.
* Le scuole delle sorelle Agazzi sono chiamate “scuole materne”, perché queste devono essere in stretta continuità con la famiglia. Difatti, il ruolo dell’educatrice è visto come un ruolo materno.
* In queste scuole il fanciullo deve essere libero e attivo in un ambiente ordinato, al quale egli collabora, in un clima di mutuo aiuto (il bambino più grande aiuta quello più piccolo)
* Presente sentimento di religiosità cattolica, ma non è un elemento fondante
* Attività dell’educatrice come apostolato, deve sapersi dedicare anima e corpo ai bambini. (Doti di sensibilità, attenzione, viste quasi come innate dalle sorelle Agazzi)
* Scuola simile a una casa (attività domestiche, artigianali e agricole). Molto presente il giardinaggio (preso dal metodo froebeliano)
* Vi si svolgono attività individuali libere (sorvegliate a distanza)
* Innovazione rispetto al metodo froebeliano: si parte dalla vita dei bambini per gli strumenti didattici. Attraverso il «museo didattico delle cianfrusaglie» (formato da piccoli oggetti che i b. portano con sé in tasca a scuola) si instaura conversazione, esercizio della lingua italiana, e contatto tra le educatrici e i bambini.
* Si attua educazione estetica (disegno, recitazione, canto libero)
* Altro aspetto importante del metodo sono i contrassegni (simboli per organizzare e identificare i materiali dei bambini). Prima delle sorelle Agazzi si utilizzavano i numeri, che però i bambini non riconoscevano. Con l’introduzione dei simboli, anche i bambini riconoscono i loro oggetti, e anche questa diventa occasione per instaurare conversazione e allenare la lingua italiana.
Come fa il modello agazziano a diventare modello pedagogico riconosciuto in tutta Italia?
- Gli asili di Brescia erano diretti da Pietro Pasquali (1847-1921), che sarà punto di riferimento per le Agazzi, e che le aiuterà a definire il loro metodo e a diffonderlo a livello nazionale.
- 1898: Grazie a Pasquali, le sorelle partecipano al Congresso pedagogico di Torino, al quale partecipano insegnanti di tutta Italia (tra cui anche Montessori). Le sorelle Agazzi intervengono al Congresso, parlando della necessità di modificare il froebelismo, esaltando l’importanza del gioco ed evitando eccessive rigidità.
- 1914: Grazie al loro intervento al Congresso, i principi educativi delle sorelle Agazzi rientreranno nei primi programmi per gli asili e i giardini d’infanzia (firmati dal ministro della P.I. Credaro)
- 1927: Il pedagogista Lombardo Radice definisce la scuola delle sorelle Agazzi ‘scuola serena’
- 1939: Ministro G. Bottai prevede l’istituzione del grado preparatorio, ovvero della scuola materna, facendo riferimento al metodo delle sorelle Agazzi, definito «metodo italiano»
- 1958 e 1969: ritorno dell’epoca democratica, il metodo delle sorelle Agazzi viene di nuovo acquisito nelle politiche scolastiche negli Orientamenti del 58 e del 69
Maria Montessori: cenni biografici e opere
(1870-1952)
* Figura complessa: scienziata, medico, femminista, educatrice, pacifista (la donna italiana più famosa nel mondo). Aveva una prodonda fede religiosa (cristiana cattolica)
* Iniziale formazione tecnica, per poi laurearsi in medicina (una delle prime donne a riuscirci) in un clima positivista. Studia la pedagogia speciale, ovvero la pedagogia rivolta ai bambini disabili (approfondendo gli studi di Itard e Séguin). Affronta anche studi psichiatrici, entrando nella Clinica psichiatrica dell’Università di Roma (grazie alla figura di Montesano).
* Ha un figlio, Mario (1898-1982)
* 1898: Montessori interviene al Congresso pedagogico torinese (dove partecipano le sorelle Agazzi), che parla del rapporto tra medicina e pedagogia, e l’importanza di un’educazione specifica per i bambini ‘anormali’.
* Per avere l’opportunità di realizzare il suo metodo, avrà rapporti con il mondo laico, positivista, e poi con il mondo idealista e liberal-massonico (anticlericale), perché il municipio di Roma ai tempi era governato da laici e liberal-massonici.
Montessori: figura centrale nella storia dell’attivismo pedagogico
* Cura dei bambini ‘subnormali’
* 1907: apre a Roma la prima «casa dei bambini» (dove sperimenta la sua pedagogia scientifica e metodi attivistici). Struttura un ambiente a misura di bambino, dove viene favorita la sua attività.
* 1909: Prima opera di Montessori: Il metodo della pedagogia scientifica applicato all’educazione infantile nelle case dei bambini. Redatta come guida per maestri e maestre delle scuole dell’infanzia, perché questi diventino “scienziati del loro lavoro”. (Nel 1950, viene ripubblicato con il titolo La scoperta del bambino)
* 1910: Pubblica l’Antropologia pedagogica, in cui emerge l’aspetto della difesa dei diritti del bambino e la valorizzazione della religiosità del bambino.
* 1913 tiene una prima conferenza a Roma e poi negli USA, da dove parte la diffusione mondiale del suo metodo.
* 1924: Montessori fonda l’ente Opera nazionale Montessori, con l’iniziale sostegno di Gentile e Mussolini
* 1929: viene promulgata l’enciclica Divini illius magistri (di Papa Pio XI): che dà un indirizzo pedagogico più tradizionale, da molti letto come una critica verso la pedagogia montessoriana (si esprime contro l’eccessiva autonomia del bambino e contro chi abolisce l’autorità). Questa fu una delle ragioni per cui il metodo montessoriano avrà una diffusione limitata in Italia, ma sarà particolarmente diffuso al livello internazionale.
* 1933: si arriva alla rottura con il fascismo, le scuole montessoriane vengono chiuse. Montessori abbandona l’Italia fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale (pedagogia della libertà, antiautoritaria vs pedagogia dell’autorità e dell’ordine).
* 1938: Pubblica Il segreto dell’infanzia
* Per Montessori, le Guerre mondiali erano una conseguenza della confusione morale, della morte di Dio nelle anime, esito di una cultura di morte
* 1949: pubblica La formazione dell’uomo
* 1952: nell’anno della morte di Montessori, viene pubblicato La mente assorbente
Principi educativi di Montessori:
- è necessario lo studio sperimentale del fanciullo e delle sue attività senso-motorie da sviluppare attraverso:
-esercizi di vita pratica (lavarsi, vestirsi…), lavori agricoli che mettono in contatto con la natura
-materiale didattico scientificamente organizzato (incastri, blocchi, materiali per l’esercizio del tatto…) - è necessario partire dall’educazione sensoriale per arrivare all’educazione morale e intellettuale
- Non servono ‘maestre’ che impongono, premiano e castigano ma ‘osservatrici’
- Contrappone alla disciplina dell’immobilità la disciplina della libertà
- Si parla di «Liberazione del fanciullo» nella pedagogia montessoriana. Questa liberazione avviene attraverso la guida attenta dell’adulto (scientificamente consapevole dei bisogni del fanciullo), all’interno della pedagogia della libertà
- Ambiente deve essere reso adatto al fanciullo, riorganizzato secondo le sue esigenze psichiche e fisiche
- Il fanciullo deve fare da sé e ricevere stimoli non dall’adulto ma dall’ambiente preordinato
- Montessori declina in ambito educativo il concetto di «mente assorbente» (potere di assimilazione consapevole e inconscio della mente infantile)
- Educazione religiosa è vista in una prospettiva di libertà e liberazione, c’è un grande rispetto della vita interiore del bambino
La scoperta del bambino (opera di Montessori del 1909, titolo originale: Metodo della pedagogia scientifica applicato all’educazione infantile nelle Case dei Bambini)
- Opera-chiave (presto tradotto in 36 lingue) che racchiude un ricchissimo patrimonio pedagogico (Rousseau, Pestalozzi, Froebel)
- è una guida per i maestri, per renderli ‘scienziati’ del loro lavoro
1. Richiamo all’originarietà e specificità dell’infanzia (età preziosa e decisiva; individualità e socialità)
2. Bambino è visto come attore della scuola infantile
3. Si sottolinea l’importanza del metodo scientifico
4. Importanza del lavoro manuale, dell’educazione dei sensi
5. Idea di educazione incardinata sull’emancipazione dell’uomo - 1950: ripubblicato con il titolo La scoperta del bambino
OVIDE DECROLY: cenni biografici e opere
(1871-1932)
* Laureato in medicina e specializzato in neuropsichiatria. Svolge dei primi studi di pedagogia ‘speciale’, estendo poi il suo metodo a tutta l’infanzia.
* Considerato il più insigne rappresentante dell’attivismo pedagogico belga
* 1907: apre a Bruxelles la scuola dell’Ermitage, una «scuola nuova», diventato poi uno dei centri più noti di sperimentazione educativa.
* 1914: diventa professore all‘Istituto superiore di Pedagogia di Bruxelles
* 1920: diventa docente di Psicologia dell’infanzia all’università
* Affermava che conoscendo meglio la psiche infantile diventa possibile avviare processi di individualizzazione
Opere principali di Decroly:
* 1921: Verso la scuola rinnovata
* 1929: La funzione di globalizzazione e l’insegnamento
* 1932: Lo sviluppo del linguaggio parlato presso il fanciullo
I nuovi programmi scolatici secondo Decroly:
- Necessario andare oltre la SCUOLA TRADIZIONALE, che opprime l’allievo
- I NUOVI PROGRAMMI sono fondati sull’osservazione diretta, sullo studio dei bisogni primari e dell’ambiente del fanciullo, nel rispetto sia dell’esigenza soggettivo-psicologica, sia dell’oggettivo-sociale.
- Il bambino deve essere preparato alla vita in modo da poter soddisfare i suoi 4 bisogni vitali:
1. bisogno di nutrirsi,
2. di lottare contro le intemperie,
3. di difendersi dai nemici e dai pericoli,
4. di lavorare e agire con gli altri o da solo, riposarsi e ricrearsi
IL METODO DI DECROLY:
Teoria dei centri di interesse e della globalizzazione
Teoria dei centri di interesse:
* Decroly rifiuta l’insegnamento per materie distinte. È necessario organizzare le attività scolastiche attorno a “CENTRI DI INTERESSE” e ai bisogni, i quali:
-evitano la frammentarietà delle nozioni
-tengono occupate tutte le facoltà dell’allievo
-si sviluppano in tre momenti fondamentali: osservazione (punto di partenza di ogni conoscenza), associazione (organizza in modo elementare i fenomeni e gli oggetti che il fanciullo ha osservato), espressione (attraverso il linguaggio, la scrittura, il disegno, il modellaggio).
Teoria della globalizzazione:
* Secondo Decroly, la conoscenza e la sensazione del bambino non sono dirette verso elementi differenziati e divisi ma si rivolgono verso un tutto. Di conseguenza, ogni attività di apprendimento deve muovere da un approccio globale rispetto all’ambiente, che deve essere rispettato nell’insegnamento. Per questo ogni attività educativa deve muovere:
-dal concreto all’astratto
-dal semplice al composto
-dal noto all’ignoto
CLAPARÈDE E L’EDUCAZIONE FUNZIONALE
(1873-1940)
* Fondatore dell’«Istituto J.J. Rousseau», dedicato alla ricerca psicologica ed educativi.
* Fu uno dei padri europei del funzionalismo (corrente psicologica, sociologica)
* Il suo passaggio alla pedagogia arriva dalla sua convinzione che la premessa fondamentale per una corretta attività educativa dipenda dallo studio psicologico delle fasi dello sviluppo infantile (recupero Rousseau)
Bisogni, interessi e sforzo
* Claparède studia l’interazione ambiente-mente, poiché i processi della psiche possono essere spiegati come necessità di controllo dell’ambiente esterno. Quindi, la spiegazione dei processi psichici richiede la comprensione dei bisogni fondamentali che scaturiscono nell’interazione individuo-ambiente. Sulla base della legge del bisogno e della legge dell’interesse, si arriva alla conclusione che l’educazione deve basarsi su questi fattori spontanei del fanciullo.
* Scrive il saggio Psicologia del bambino e pedagogia sperimentale (1905): l’educazione è funzionale se viene favorito nel fanciullo l’esercizio delle attività solo quando ne sente il bisogno naturale. È necessario che l’educatore sia in grado di far superare la repulsione dello sforzo, immettendo nel lavoro da eseguire gioia e attrattiva
Individualizzazione nella scuola:
* Bisogni e interessi sono individuali, perciò la scuola deve essere su misura, deve rispettare le diversità, valorizzare i talenti, con processi di apprendimento personalizzati. Offrendo una serie di attività tra le quali il fanciullo possa liberamente scegliere. Il maestro deve essere un stimolatore di interessi.
* Possibili soluzioni:
- classi parallele, formate da alunni con capacità omogenee
- classi mobili, gli alunni si spostano nelle classi corrispondenti al loro livello
- sezioni parallele, offrono possibilità formative diverse
- sistema delle opzioni, dove vengono poste molte opzioni tra cui l’alunno può liberamente scegliere
ADOLPHE FERRIÈRE: vita opere e pedagogia
(1879-1960)
* Legato all’istituto di ricerca ‘Rousseau’. È uno dei maggiori teorici e divulgatori del movimento della scuola attiva in Europa. Autore di molte opere sulla scuola attiva (la prima del 1909, l’ultima 1948)
* Per F., alla base della scienza dell’educazione troviamo biologia, psicologia (senza però pretendere di comprendere ogni aspetto del bambino) e sociologia, senza escludere filosofia e religione.
* La sua concezione origina dal concetto di ‘slancio vitale’ del fanciullo e sua attività spontanea e creatrice.
* Al centro di ogni esperienza attivistica ci sono: lavoro, interesse risvegliato dall’educatore, ambiente predisposto intenzionalmente.
* La scuola attiva deve promuovere “l’educazione alla libertà nella libertà”, senza però escludere la presenza dell’educatore.
EUGÈNE DEVAUD: chi era? Come vuole migliorare la scuola? Cosa critica?
(1876-1942)
* Pedagogista svizzero, professore universitario di pedagogia, sacerdote, figura importante nell’ambito dell’attivismo pedagogico europeo, in ambito cattolico. Il suo lavoro fu prettamente teorico, non arrivò a determinare una dottrina sistematica dell’educazione.
* Sintetizza gli aspetti più validi di «scuola nuova» e «scuola tradizionale»:
- libertà e attività dell’alunno, ma anche autorità e attività del maestro
- educazione comune e salvaguardia delle singole vocazioni
- spontaneità e interesse, ma anche disciplina e sforzo
- Devaud si impegna a migliorare la scuola secondo tre direttrici:
1. Promozione della scuola rurale
2. Rinnovamento della didattica
3. Promozione del contatto con la natura - Critico verso:
-Il naturalismo pedagogico, accusandolo di non tenere conto dei bisogni e delle finalità dell’esigenza umana, nella sua spiritualità.
-Il tecnicismo scolastico, perché risulta incapace di trasformare l’educazione in un effettivo processo di vita
John Dewey: cenni biografici
(1859-1952)
* Considerato ‘il più grande pedagogista del ’900’. Figura principale del movimento attivista e delle scuole nuove. È l’intellettuale più sensibile al ruolo politico della pedagogia e dell’educazione (fondamenta di una società democratica). Il suo pensiero filosofico-pedagogico è il più diffuso in tutto il mondo.
* Nasce nel Vermont, negli USA, studia psicologia e filosofia a Baltimora. Insegna come professor of philosophy (logica, morale, pedagogia).
* 1894: Diventa direttore del Dipartimento di filosofia, pedagogia ed educazione nell’università di Chicago, dove annette una scuola-laboratorio all’università.
* Il suo pensiero filosofico è centrato sulla nozione di esperienza, opposta alla concezione neoidealista che si stava diffondendo al tempo.
Teoria dell’indagine di Dewey
- La teoria dell’indagine di Dewey afferma che l’apprendimento avviene attraverso l’esperienza attiva, la risoluzione di problemi e la riflessione.
- Il metodo educante della teoria dell’indagine è articolato in: sperimentazione, raccolta di dati, generalizzazione dei dati, verifica e confronto con altre teorie (in sostanza, il metodo scientifico)
- Per Dewey, il metodo scientifico applicato all’educazione e all’apprendimento è necessario anche per educare alla democrazia, in quanto compare il confronto, la confutazione, l’accettazione di dati diversi rispetto a quelli attesi, il lavorare insieme accettando la diversità.
- Elementi che affiancano e integrano l’esperienza dell’indagine: arte e immaginazione che concorrono ad un’educazione globale del cittadino democratico.
Centralità della riflessione politica di Dewey
- Dewey visse grandi cambiamenti (fine 800-inizio 900): industrializzazione, diffusione della scienza, avvento della società di massa, sviluppo democratico (avvento della società di massa)
- Secondo D., la democrazia è la forma più avanzata di governo attuabile nella società corrente. È dunque necessario costruire la democrazia (o ri-costruirla, perché la democrazia deve essere alimentata in continuazione per potersi sostenere) attraverso l’educazione scolastica, che formi cittadini attivi e critici
- La scuola- laboratorio è funzionale proprio a questo processo. Un luogo dove si sperimenta e si costruisce la convivenza democratica.
- D. crede che la scuola e l’educazione possano essere una forza liberatrice (delle capacità intellettive individuali e di quelle collaborative sociali), capace di tenere lontane le minacce alla democrazia.