Manuale di psicologia dello sviluppo Flashcards
cosa studia la psicologia dello sviluppo
i cambiamenti che caratterizzano l’evoluzione psicologica di ciascun individuo nel corso dell’intera esistenza
di cosa si occupa la psicologia dello sviluppo
SÌ processi dello sviluppo
NO prodotti dello sviluppo
visione dello sviluppo
dinamico e situato, tiene conto del tempo in cui il fenomeno si manifesta
processo evolutivo
sequenza di trasformazioni
interesse per le fasi iniziali della vita
dagli anni ‘70 si scoprirono meccanismi primitivi coinvolti nelle abilità dei neonati
ruolo cruciale nello studio dell’infanzia
utilizzazione e combinazione di tecnologie osservative di nuova generazione
tecnologie osservative di nuova generazione
telecamere, videoregistratori
sviluppo socio-cognitivo
insieme di abilità che ci permettono di riconoscere le altre persone come esseri dotati di speciali qualità rispetto agli oggetti del mondo fisico
abilità di base della comprensione sociale
questo studio ci permettere di descrivere ciò che viene osservato ma anche di valutare quanto segnali la presenza di capacità avanzate
obiettivo delle ricerche socio-cognitive
vedere a quanto si può retrodatare l’origine di capacità avanzate
intersoggettività
riferito a una funzione ritenuta distintiva della specie umana: condivisione interpersonale di un’esperienza interna
interazione madre-bambino nei primi mesi di vita
intersoggettività: gioco reciproco di espressioni facciali, atti motori e sguardi mutui
= forma iniziale di intersoggettività “primaria”
come considerare lo sviluppo
fenomeno inevitabile, costituito dalla presenza di natura e cultura e diversificato in base all’età, ai compiti
visione interattiva dello sviluppo
natura-cultura: interesse nella prime fasi della vita
nascita biologica e dopo quella psicologica?
NO, l’individuo è un organismo psicobiologico fin dall’inizio
studio dell’intersoggettività
trattare aspetto naturale e culturale in modointegrato
repertorio biologico di cui è dotato l’organismo umano
produce in modo automatico un’esperienza razionale che alimenta la crescita psicologica verso lo sviluppo dell’intersoggettività
passaggio dall’intersoggettività primaria a quella secondaria
primaria (diadica)
secondaria (triadica)
esito dell’intervento combinato di componenti biologiche e psicologiche
sistema dei neuroni specchio e intersoggettività
si attiva quando l’individuo esegue un’azione e quando la vede eseguire sull’altro, quindi l’intersoggettività avviene prima a livello motorio e implicito
Kagan sul funzionamento naturale
i talenti non devono oscurare il fatto che essi non restano tali ma si modificano con l’avanzare dell’età sulla base dell’esperienza
interesse delle neuroscienze evolutive
per le basi neurali del comportamento e della mente
psicologia comparata
interesse per il comportamento e la mente delle altre specie, soprattutto i primati non umani
neuroscienze evolutive
associare ai tradizionali dati comportamentali o fisiologici, quelli provenienti da misure più dirette dell’attività cerebrale
perché sono nate le tecniche di neuroimaging
scoperta di un set di competenze del neonato nell’ambito della percezione sociale, a fronte della sua evidente immaturità motoria e mentale
competenze di percezione sociale nel neonato
NO sistema cognitivo avanzato
SÌ basi neurobiologiche
riconoscimento delle facce, nel neonato
criterio per l’attribuzione delle competenze neonatali e considerato di grande valore evolutivo per la formazione del legame sociale e delle abilità socio-cognitive
interesse della scoperta di neuroimaging
aver individuato un processo di progressiva organizzazione dell’attività neurale verso la forma matura e quindi di avere offerto un contributo sul funzionamento cerebrale e quanto esso rispecchi la forma finale
visione maturazionista dello sviluppo cerebrale
idea di una predeterminazione delle abilità da parte di specifiche aree.
Idea sbagliata, scoperto grazie agli studi delle neuroscienze evolutive
neuroscienze evolutive != maturazionismo
la formazione del cervello è un processo soggetto all’influenza dell’esperienza e dell’apprendimento
approccio neurocostruttivista
ipotizza una stretta relazione tra i processi cognitivi e i corrispondenti cambiamenti strutturali e funzionale del cervello
psicologia comparata
una discipline più coinvolte nello studio della connessione tra biologia e psicologia enfatizzata dagli studi sulla prima infanzia
domanda della psicologia comparata
cosa c’è di unico nell’uomo rispetto alle altre specie
sfida empirica della psicologia comparata
- cosa è stato ereditato senza cambiamenti dai nostri antenati
- cosa è il prodotto di modificazioni minori
- cosa c’è di qualitativamente di nuovo
capacità cooperative (psicologia comparata)
- primati: comprensione sociale ma non sempre queste abilità vengono usate anche per condividere le intenzioni, per collaborare con gli altri individui
- bambini: mostrano capacità cooperative già nel secondo anno di vita
studi sul linguaggio (psicologia comparata)
anche se alcuni prodotti possono essere simili in altre specie e nell’uomo, i processi che li hanno sviluppati possono essere diversi e quindi la somiglianza rilevata non è sempre indice di omologie
sviluppo = processo complesso
costituito da diverse componenti che funzionano in connessione tra loro.
Bisogna studiare i cambiamenti nel tempo e trovarne la qualità
studio temporale dello sviluppo
in un’ottica dell’interattività, della reciprocità e della dinamicità
approccio di Brofenbrenner allo sviluppo
persona-nel-contesto
persona-nel-contesto
il contributo di ogni elemento dello sviluppo è valido in quanto reciproco al contributo dell’altro
enfasi sull’ecologia del comportamento nella visione di Brofenbrenner
una condizione necessaria dell’esperienza quotidiana che sottolinea la necessità di un’analisi unitaria di ogni esperienza: il bambino fa qualcosa in qualche contesto per qualche scopo
visione più studiata riguardo allo sviluppo
quella contestualista (Brofenrbrenner) sviluppo = processo complesso
visione dei sistemi dinamici
si rifà alla visione contestualista dello sviluppo.
Il sistema è vincolato dalla rete di relazioni in cui si trova.
In base all’esito delle relazioni il sistema si assesta in un dato stato ed è il cambiamento in uno o più componenti del sistema che, modificando la relazione, porterà al cambiamento
cosa esclude la visione dei sistemi dinamici
che lo sviluppo venga guidato da qualche regia “esterna” (ambientale o genetica)
da cosa dipende lo sviluppo, secondo la visione dei sistemi dinamici
da come si organizzano le forze che lo costituiscono.
È questo che dà al sistema la capacità di autoregolarsi. aggiustandosi al cambiamento
epigenetica
tutte quelle modificazioni ereditabili che variano l’espressione genica pur non alterando la sequenza del DNA
ontogenetica
insieme dei processi mediante i quali si compie lo sviluppo biologico di un organismo vivente
novità apportata dalla visione sistemica
l’epigenesi è influenzata dal percorso ontogentico
epigenesi ed ontogenesi nella visione sistemica
le nuove competenze strutturali e funzionali avvengono come conseguenza di azioni sia orizzontali (cellula-cellula, tessuto-tessuto) che verticali (cellula-tessuto)
reciprocità nella visione sistemica
è il frutto dell’auto-organizzazione del sistema e non di un piano pre-esistente ad esso
conclusione sui sistemi dinamici
il percorso evolutivo non è fissato in anticipo da una qualche componente e non segue una traiettoria predeterminata ma dipende dall’azione reciproca di molte componenti a molti livelli
differenze individuali, sistemi dinamici
dato che lo sviluppo è un fatto complesso, l’esistenza delle differenze individuali è un dato evidente
sviluppo atipico secondo Belsky
considerando la visione dei sistemi dinamici, il disagio evolutivo è effetto di una relazione disarmonica tra diverse componenti
Belsky: visione transazionale
i fattori di stress, di supporto interno ed esterno, concorrono a delineare lo sviluppo del bambino
danno evolutivo (Belsky)
le difficoltà sono frutto di uno sbilanciamento tra fattori di rischio e fattori di protezione
esito evolutivo infausto (Belsky)
è considerato in termini dinamici e non come evento assoluto. Può modificarsi se le condizioni cambiano e se il sistema delle influenze trova un equilibrio più armonico
visione “neuro-costruttivista” sullo sviluppo atipico
considera l’organizzazione anormale del cervello infantile in alcune malattie a base genetica come un evento dinamico
visione dinamica dello sviluppo neuropsicologico atipico
se il cervello lavora in modo non specializzato all’inizio dello sviluppo, allora è possibile che il danno genetico comprometta aspetti del funzionamento psicologico diversi rispetto a quello bersaglio, forse in modo meno grave e non immediatamente riconoscibile ma presente
perché visione dinamica sullo sviluppo atipico?
perché se il cervello non è formato da scatole indipendenti ma è interconnesso allora bisogna aspettarsi una differenza nel livello funzionale di diverse aree, anziché una divisione assoluta tra aree danneggiate e aree intatte
visione dinamica dello sviluppo atipico e caso della sindrome di Williams
- ottimo riconoscimento delle facce: quindi il “modulo” deputato a ciò è rimasto intatto accanto ad altri danneggiati.
MA il riconoscimento delle facce avviene utilizzando altri processi cognitivi rispetto ai soggetti normodotati
cosa propongono di fare le ricerche sullo sviluppo
identificare, descrivere e spiegare il cambiamento nelle funzioni psicologiche e nel comportamento dell’individuo
uno stesso studio può identificare, descrivere e spiegare il cambiamento?
NO
quindi vanno considerate 3 tappe indistinte ma di uguale importanza
obiettivo di identificazione delle ricerche
studi che si proporranno di identificare aspetti del comportamento o dell’attività mentale che presentano cambiamenti regolari e universali al procedere dell’età
obiettivo di descrizione delle ricerche
descrizione delle manifestazioni del fenomeno legate alla crescita dell’individuo
obiettivo di spiegazione delle ricerche
individuazione dei processi sottostanti ai cambiamenti osservati
- patrimonio genetico/esperienza-cultura-contesto
primo step nella progettazione di una ricerca
conduzione di un’approfondita ricerca bibliografica, per conoscere i risultati ottenuti dagli studiosi che hanno già indagato su quella tematica
secondo step nella progettazione di una ricerca
collocazione della ricerca all’interno di un quadro teorico ben definito: per interpretare e collegare tra loro i risultati ottenuti
cosa deve fare una buona ricerca
puntare a generare domande “rilevanti” che portino a verificare una teoria o a fornire informazioni utili a sostenere o promuovere lo sviluppo dell’individuo
principale argomento di ricerca della psicologia dello sviluppo
studio delle trasformazioni a cui vanno incontro le capacità e i comportamenti degli individui
cambiamento quantitativo
quando si realizza secondo una funzione continua legata all’età: aumento del numero di parole conosciute dal bambino
cambiamento qualitativo
passaggio attraverso una serie di tappe o stadi discontinui: passaggio dal pensiero preoperatorio a quello operatorio concreto
per studiare il cambiamento dei comportamenti nel corso del tempo
tenere conto dell’età cronologica intesa come indice del trascorrere del tempo
disegni di ricerca per esaminarli nel corso del tempo
- disegno di ricerca trasversale
- disegno di ricerca longitudinale
disegno di ricerca trasversale
confrontando le prestazioni di gruppi di soggetti di età media diversa
disegno di ricerca longitudinale
lo stesso gruppo di soggetti viene esaminato più volte, a età diverse
ricerca trasversale
ricorre al confronto fra le diverse prestazioni o i diversi comportamenti di soggetti con differente età cronologica: stesse prove e stesse tecniche di valutazione
vantaggio della ricerca trasversale
fornisce informazioni sul cambiamento in maniera “economica” e “celere”.
Nello stesso periodo = osservazione su gruppi di soggetti di età diversa per seguire l’andamento evolutivo di un fenomeno
limiti della ricerca trasversale
- necessario che i gruppi siano il più possibile simili fra loro
- impossibilità di ottenere informazioni sui percorsi individuali di sviluppo: appiattimento delle differenze individuali, a favore della media del gruppo
ricerche longitudinali
osservazione ripetuta delle modalità con cui un dato fenomeno si manifesta, negli stessi individui, con il passare del tempo per rilevarne gli aspetti costanti e i cambiamenti
come avvengono le ricerche longitudinali
uno stesso gruppo di soggetti viene osservato a età diverse
ricerche longitudinali: effetto di un intervento su un comportamento
possono essere sufficienti due valutazioni: prima e dopo l’intervento
ricerche longitudinali: cogliere il cambiamento negli atteggiamenti
predisporre più rilevazioni
intervallo di tempo nelle ricerche longitudinali, durante l’infanzia
osservazioni molto ravvicinate perché è un periodo in cui lo sviluppo dell’individuo è molto rapido
quando si parla di ricerca longitudinale
almeno due rilevazioni distanziate nel tempo
perché scegliere la ricerca longitudinale
permette di studiare il cambiamento intraindividuale che si verifica con l’età
cambiamento intraindividuale
informazioni sui cambiamenti individuali nella frequenza e nell’intensità di comportamenti, informazioni sui comportamenti o tratti che si mantengono nel tempo
opportunità offerta dalle ricerche longitudinali
fornire dati su percorsi individuali e considerare i dati generali riferiti alle medie ottenute per ciascuna delle fasce di età considerate
limiti della ricerca longitudinale
- alti “costi”: tempo, energie e risorse
- “perdita di soggetti” nel corso della ricerca
- effetto di apprendimento
- invecchiamento dell’apparato teorico e metodologico della ricerca
effetto di apprendimento
i soggetti si creino delle aspettative sulle risposte più gradite allo sperimentatore tentando di aiutarlo a raggiungere gli obiettivi della ricerca.
O il soggetto sottoposto più volte alla stessa prova apprenda le risposte più adeguate al compito proposto
due tipi di ricerche longitudinali
prospettiche e retrospettive
ricerche longitudinali prospettiche
vengono misurate, a un’età precoce, le variabili che si presume giochino un ruolo importante per la comparsa di determinati comportamenti nelle età successive
ricerche longitudinali retrospettive
prevedono la possibilità di risalire a ritroso nel tempo per raccogliere informazioni sulle condizioni che hanno preceduto una situazione presente
quando si sceglie un disegno di ricerca retrospettivo
utilizzato in campo clinico, nello studio di specifiche psicopatologie con un basso indice di presenza nella popolazione
come trattare le variabili di una ricerca
- mantenendole costanti per tutte le osservazioni
- controllandole: far assumere loro un valore in un gruppo di osservazioni e un valore diverso in un gruppo differente
- lasciandole libere di assumere un qualsiasi valore e registrando tali valori
quando si ricorre al controllo delle variabili
quando il ricercatore suppone che influenzino direttamente il fenomeno osservato
quando si progetta un esperimento
quando si intende verificare la presenza di una relazione causale tra due o più variabili
esperimento
evento controllato progettato in modo da evidenziare se, dato un certo evento che si suppone ne provochi un altro, quest’ultimo si verifica effettivamente
processo dell’esperimento
si modificano i valori della varabile indipendente e si rileva in quali casi la modificazione produce un cambiamento nella variabile osservata o dipendente
come essere certi che la variazione della variabile indipendente abbia prodotto effetti nella ricerca sperimentale
disporre un gruppo di controllo
quando l’ipotesi di ricerca è confermata
quando c’è una differenza tra i due gruppi
criteri per progettare un esperimento vero
- variabile indipendente deve essere manipolabile
- l’assegnazione dei soggetti ai gruppi deve avvenire in maniera casuale
- deve essere previsto un gruppo di controllo
disegno presperimentale
quando la variabile non è manipolabile e i soggetti del gruppo di controllo non sono casuali ma il più simile possibile al gruppo sperimentale
limite del disegno presperimentale
non consente di ricavare conclusioni certe sui rapporti di causa-effetto
quando si è costretti ad optare per una ricerca quasi sperimentale
quando la variabile indipendente è manipolabile ma non è possibile assegnare casualmente i soggetti alla situazione sperimentale e a quella di controllo
quando sono utilizzati gli esperimenti su singoli soggetti
in caso clinico, soprattutto dai ricercatori con orientamento cognitivo-comportamentale
disegno sperimentale a soggetto singolo
metodo che consente di valutare, in soggetti singoli, l’effetto del trattamento confrontando il comportamento l’introduzione della manipolazione sperimentale con quello successivo
come confrontare bene il comportamento in un disegno sperimentale a soggetto singolo
prevedere un periodo lungo di misurazione del comportamento precedente alla manipolazione
fasi del disegno sperimentale a soggetto singolo
- linea di base (a)
- fase di intervento (b)
- seconda rilevazione della linea di base (a1)
- altra fase di trattamento(b,c)
- ulteriore rilevazione della linea di base (a2)
linea di base (a)
si registrano, a intervalli regolari, i dati relativi al comportamento da modificare prima che venga introdotto l’intervento
fase di intervento (b)
la registrazione dei dati continua mentre si propone il trattamento
seconda rilevazione della linea di base (a1)
dopo l’interruzione dell’intervento, per verificare se la variabile osservata torna al livello di base iniziale
ulteriore fase di trattamento (b,c)
se si vogliono confrontare tra loro tipi diversi di trattamento o più fasi di trattamento
ulteriore rilevazione di base (a2)
al fine di verificare l’efficacia del trattamento e/o la presenza delle modifcazioni prodotte
disegni aba
se si prevede un’interruzione del trattamento per verificare che quest’ultimo sia l’effettiva causa della modificazione prodotta e per dimostrare che, interrotto il trattamento per un certo periodo, il comportamento ritorna verso la linea di base
disegni abab
se il trattamento viene ripetuto dopo la fase di interruzione, per consentire al soggetto di continuare a godere dell’effetto benedico prodotto, il disegno sarà quindi a trattamenti ripetuti
cambiamenti che si intendono produrre nell’esperimento su soggetto singolo
- aumento: incremento di abilità
- diminuzione di uno specifico comportamento: sintomo
vantaggi del disegno su soggetto singolo
- evidenziare la prestazione individuale dei soggetti
- ricerca le variabili potenti che esercitano importanti effetti
- flessibilità: consente al ricercatore di adattare le caratteristiche del disegno a quelle dei soggetti
quando si ricorre al disegno correlazionale
quando si vuole dimostrare l’esistenza di un’associazione fra due o più variabili anziché la direzione della relazione che le unisce
correlazione positiva (+1)
se le due variabili considerate cambiano nella stessa direzione, all’aumentare dei valori di una aumentano anche i valori dell’altra
correlazione negativa (-1)
se all’aumento dei valori di una variabile corrisponde un decremento nei valori dell’altra
correlazione nulla (vicino allo 0)
quando tra le due variabili non esiste alcuna relazione lineare
scopo della progettazione e della realizzazione di una ricerca
permettere di trarre conclusioni sulle relazioni esistenti tra le variabili indagate. Grazie ai risultati, il ricercatore proverà ad elaborare una teoria o delle spiegazioni relativamente al fenomeno studiato
controllo della validità di una ricerca
verificare la verità o l’esattezza delle conclusioni a cui il ricercatore giunge, ovvero la corrispondenza con al realtà
cosa deve verificare un ricercatore
se i risultati ottenuti rispecchiano veramente il fenomeno studiato o se sono il frutto di variabili non controllate che hanno mascherato o alterato la realtà dei fatti
cosa sarebbe opportuno chiedersi con i risultati ottenuti da una ricerca
se i risultati sono stabili , se le deduzioni sono generalizzabili ad altri contesti
validità interna di una ricerca
se fra la variabile indipendente e quella dipendente esiste una relazione di tipo casuale
minacce della validità interna di una ricerca
- effetti legati alla maturazione dei soggetti (ricerche longitudinali)
- risposte poco veritiere per gratificare il ricercatore
- errori attribuibili alle caratteristiche dello strumento usato per la rilevazione dei dati
- cause esterne non previste
validità di costrutto di una ricerca
conformità tra i risultati ottenuti e la teoria che sta alla base della ricerca.
Il ricercatore dovrebbe chiedersi se esiste un’altra teoria che avrebbe predetto gli stessi risultati
controllo della validità di costrutto
si procede verificando il collegamento esistente tra teoria, modello e ipotesi specifica sottoposta a verifica
tipi di validità interna
validità di costrutto e validità ecologica
validità ecologica
corrispondenza tra le condizioni della verifica empirica e la realtà cui si fa riferimento e alla quale dovrebbero essere generalizzati i risultati ottenuti
Brofenbrenner sulla validità ecologica
la validità ecologica di qualsiasi lavoro scientifico è messa in discussione ogni volta si rilevi una discrepanza tra la percezione della situazione sperimentale da parte del soggetto e le condizioni ambientali che il ricercatore si prefiggeva di ottenere
cosa va controllato per la validità ecologica
il modo in cui la situazione sperimentale viene percepita e interpretata dai partecipanti alla ricerca
di cosa di preoccupare la validità ecologica
della possibilità di generalizzare i risultati della ricerca a contesti diversi da quello in cui sono stati ottenuti
validità esterna
generalizzabilità dei risultati dal campione ad un’altra situazione caratterizzata da soggetti diversi, luoghi diversi e tempi diversi
come si può avere validità esterna in una ricerca
- i campioni devono essere rappresentativi della popolazione alla quale si intendono estendere i risultati
- i risultati devono essere generalizzabili
- analisi dei dati con più metodi
3 modalità di raccolta dei dati nello studio del comportamento
- domande da rivolgere ai soggetti
- sottoporre i partecipanti a particolari prove
- osservare come si comportano in determinate situazioni
quando rivolgere domande ai soggetti
quando si è interessati a conoscere gli aspetti soggettivi dell’esperienza, il loro punto di vista rispetto ad uno o più aspetti della realtà studiata
quando vengono impiegati i test
quando è necessario disporre di una valutazione obiettiva del soggetto
uso dell’osservazione
La rilevazione dei dati è affidata alle abilità cognitive e percettive di chi li sta rilevando
in cosa consistono le interviste
in uno scambio verbale tra il soggetto intervistato e l’intervistatore, attorno a un particolare tema
intervista: colloquio
viene impiegata in campo clinico ed è centrata sulla conoscenza delle dinamiche psicologiche del soggetto.
Intervistato libero di esprimere il proprio punto di vista sugli argomenti affrontati
quando il colloquio diventa più chiuso o strutturato
quando il clinico guida maggiormente la sequenza di domande e risposte
interviste e linguaggio
bisogna tenere conto delle capacità linguistiche dei bambini sia di comprendere le domande poste dall’intervistatore, sia di rispondere con il vocabolario di cui dispongono
interviste e motivazione
è probabile che dipenda dal clima che l’intervistatore avrà saputo creare e dall’attrazione che comporta per i piccoli di essere interpellati da un adulto
interviste prima dei 4 anni
preferibile l’uso di figure, di bambole o di oggetti inanimati che il bambino può scegliere o su cui può agire in risposta alle domande a lui rivolte dall’adulto
cosa può influire sulla reattività alle risposte
l’età dei soggetti
risposte “fabulate” dei soggetti
che non corrispondono a ciò che pensano effettivamente ma che sono state inventate per l’occasione o per liberarsi dell’insistenza dell’adulto a rispondere
quando i bambini danno risposte “fabulate”
- difficoltà del compito
- stanchezza
- scarsa motivazione
risposte fabulate ed età scolare
tendono a scomparire ma un aumento a rispondere in modo desiderabile per l’altro, soprattutto rispetto a come è posta una domanda
adolescenti e motivazione nelle interviste
riaffiora il problema della motivazione perché tendono ad escludere gli adulti dal loro mondo, tenendo per sé pensieri e sentimenti
strutturazione dell’intervista
- domande più o meno aperte e indefinite/ prestabilite e proposte secondo una sequenza precisa
- intervistato lasciato libero di rispondere/invitato a scegliere tra un insieme limitato di risposte predefinite
quando vengono impiegate di solito le interviste aperte
per un prima esplorazione di un argomento che si intende approfondire e circoscrivere
domande dirette nelle interviste
per avere informazioni oggettive
domande indirette nelle interviste
per avere informazioni su sentimenti e pensieri che, per motivi culturali o personali, riesce difficile esprimere
domande proiettive nelle interviste
chiedendo a un soggetto di rispondere su sentimenti e pensieri di un altro ipotetico soggetto
cosa offre l’intervista
la possibilità di approfondire argomenti che sfuggirebbero a un questionario a risposte chiuse
per chi è particolarmente indicata l’intervista
per soggetti con basso grado di istruzione, che si troverebbero a disagio a scegliere fra risposte che non comprendono chiaramente
questionari
lista di domande in cui il soggetto risponde scegliendo fra una serie di alternative prefissate
vantaggio domande chiuse nei questionari
evitare il rischio che venga dimenticato qualche comportamento degno di nota che si attua
nel questionario a domande chiuse, può esistere qualche domanda a risposta aperta?
sì, così l’intervistato è libero di esprimere ciò che pensa rispetto all’argomento affrontato
svantaggi delle domande aperte nei questionari
- si raccolgono anche informazioni irrilevanti e inutili
- per rispondere, è necessario un livello di istruzione più alto rispetto a quello necessario per le risposte chiuse
- più difficili da codificare
forma della domande = indirizza la risposta
dal momento che i formati (chiuso/aperto) attivano processi mentali diversi in termini di comprensibilità e di processi di memoria
processo mentale delle domande aperte
processo di rievocazione
processo mentale delle domande chiuse
riconoscimento: processo di memoria
quando vengono usati i questionari
ricerche che prevedono campioni molto ampi da esaminare in tempi brevi
limiti dei questionari
- occorre che i bambini abbiano buone capacità di comprensione e di produzione del linguaggio
- motivare i bambini facendo leva sulla curiosità
test standardizzati: a chi sono somministrabili
sia a singoli individui che a gruppi di soggetti
da cosa sono costituiti i test standardizzati
item = stimoli (domande, richieste di prestazioni) standardizzati
modalità rigorose dei test standardizzati
- NO modificazione delle istruzioni e dell’ordine di presentazione degli item
- risposte: codificate in modo obiettive
- NO valutazione soggettiva dell’esaminatore
punteggi ottenuti con i test standardizzati
consentono di valutare gli individui collocandoli nella posizione in cui si trovano rispetto alla norma della popolazione
quando i testi standardizzati sono obiettivi
quando forniscono misure affidabili e attendibili
affidabilità di un test standardizzato
ripetendo più volte la misurazione della caratteristica considerata in date condizioni di misurazioni, il valore numerico ottenuto deve mantenersi stabile nelle diverse occasioni di rilevazione
come è garantita l’attendibilità dei test standardizzati
grazie alla standardizzazione degli item e delle modalità di somministrazione del test: assicurano la ripetibilità in tempi e luoghi diversi
validità dei test standardizzati
Un test è valido se misura ciò che si propone di misurare
perché si usa l’osservazione
- per studiare i comportamenti dei bambini della prima infanzia
buona osservazione
- selettiva: finalizzata a rilevare le caratteristiche specifiche di un particolare fenomeno
- pianificata: chi, quando, come e dove osservare
- controllabile: valutabile rispetto alla sua attendibilità
progettare un’osservazione
- scelta del contesto in cui si svolgerà: qual è il più probabile in cui si possano manifestare i comportamenti che si intendono studiare
- individuare le possibili situazioni che sembrano favorire la comparsa dei comportamenti di interesse
quando attuare un’osservazione in laboratorio
in tutti quei casi in cui è necessario rilevare il comportamento in condizioni standardizzate
quando si preferisce un’osservazione in ambiente naturale
quando la rilevazione è finalizzata a raccogliere le informazioni sulle manifestazioni comportamentali del bambino nei contesti di vita quotidiana
l’osservazione nell’ambiente naturale è senza strutturazione?
NO.
il ricercatore può imporre qualche strutturazione senza alterarne la percezione di naturalezza da parte del piccolo
definire i tempi dell’osservazione
- durata della sessione osservativa
- i momenti o giorni in cui effettuarla
decidere su quali individui soffermare la propria attenzione
ad esempio
- solo sui comportamenti di un soggetto
- rilevare i comportamenti di tutti gli individui presenti nella situazione osservata
vantaggi delle osservazioni videoregistrate
- consentono di codificare i comportamenti osservati in un momento successivo a quello della loro registrazione
- possibilità di vedere più volte il comportamento da codificare
- permettono a osservatori diversi di accedere allo stesso materiale per confrontarsi sulle valutazioni
limiti delle osservazioni videoregistrate
- l’occhio umano è più veloce ed efficace nel cogliere la comparsa di alcuni comportamenti
- la presenza della videocamera può condizionare la spontaneità dei soggetti osservati
come evitare di influenzare i soggetti osservati, durante un’osservazione
- rendere visibile il meno possibile l’attrezzatura (osservazione videoregistrata)
- tenersi un poco in disparte (osservazione dal vivo)
osservazione e specchio unidirezionale
i partecipanti devono essere informati dell’attività di osservazione in corso
codificare i dati raccolti durante l’osservazione
griglie di osservazione
utilità della griglia di osservazione
aiuta l’osservatore a concentrarsi sui comportamenti ritenuti rilevanti rispetto alle finalità dell’osservazione
3 tipi di griglie di osservazione
- schemi di codifica
- checklist
- scale di valutazione
schema di codifica
costituito da una lista predeterminata di comportamenti che si desiderano rilevare.
La lista obbliga l’osservatore a rilevare solo quei comportamenti
scopo dello schema di codifica
restringere il campo di osservazione a quei pochi aspetti ritenuti importanti per lo scopo dell’osservazione
analisi degli schemi di codifica
tramite operazioni matematiche: è possibile calcolare la frequenza con cui una singola categoria di verifica, è possibile anche ricavare informazioni sulla durata dei comportamenti
checklist
griglie osservative composte da comportamenti osservabili riferiti alla stessa dimensione e organizzati in maniera gerarchica, secondo un livello di complessità crescente
compito dell’osservatore che usa le checklist
indicare la presenza o l’assenza di ciascuno dei comportamenti previsti dalla checklist
scale di valutazione
griglie che consentono di ottenere la valutazione di una specifica competenza sulla base di un giudizio quantitativo globale dei comportamenti osservati
cosa fa il ricercatore con le scale di valutazione
dopo un periodo di osservazione, esprime un giudizio globale sulla frequenza di comparsa di ciascuna delle categorie previste, anziché rilevarne ogni singola comparsa
fonti di errore nell’osservazione
- effetto Hawthorne
- effetto Rosenthal
- stanchezza dell’osservatore
effetto Hawthorne (reattività dei soggetti)
quando le persone sanno di essere osservate sono solite accentuare i comportamenti positivi e ridurre quelli negativi
come ridurre l’impatto della reattività durante l’osservazione
- familiarizzazione all’osservazione
- mascheramento della videocamera o dell’osservatore
effetto Rosenthal
l’osservatore si crea delle aspettative su quanto osservato, che generano una distorsione nella capacità di osservazione del ricercatore, portandolo a rilevare comportamenti o atteggiamenti che in realtà non esistono
come evitare l’effetto Rosenthal
- strumenti di rilevazione rigorosi (schemi di codifica)
- utilizzo di categorie comportamentali predefinite
per evitare rischi di stanchezza o eccessiva fiducia nelle proprie capacità da parte dell’osservatore
effettuare dei controlli dell’affidabilità delle rilevazioni mano a mano che l’osservazione procede e a sorpresa
valutare il grado di accordo sulla validità di un’osservazione, tra osservatori
calcolando il grado di accordo con cui due osservatori, in modo indipendente l’uno dall’altro, rilevano e giudicano i medesimi eventi e/o comportament
aspetti etici nella ricerca
- partecipanti informati sulla natura della ricerca e sull’impegno che essa comporta
- libertà di prendere o meno parte alla ricerca
- garanzia della privacy e anonimato nella raccolta dei dati
- la ricerca non deve recare danni permanenti o momentanei
cervello nel feto
rispetto agli altri tessuti, quello nervoso ha la crescita più rapida durante la maturazione del feto e le singole aree si sviluppano con velocità differenti
sviluppo del cervello dopo la nascita
continua ad accrescere e a subir modificazioni, fino ai 6 anni in cui raggiunge il peso dell’organo adulto
cervello nell’embrione
la parte più spessa dell’embrione, la placca neurale, formerà il tubo neurale che darà vita all’intero sistema nervoso
suddivisione interna del tubo neurale
daranno luogo alle diverse parti del snc: emisferi, tronco cerebrale, cervelletto, diencefalo, gangli della base, midollo spinale
corredo genetico di ogni individuo
contenuto nei cromosomi: cariotipo.
23 coppie di cromosomi (diploide: risultato dell’unione di due cellule aventi ciascuna 23 cromosomi singoli)
in cosa consistono le 23 coppie di cromosomi
22 coppie: autosomi, addette alla trasmissione dei tratti somatici
23esima coppia: costituita dai cromosomi sessuali, determina il sesso
cosa contengono i geni
le istruzioni riguardanti le caratteristiche fisiche della persona che nascerà
periodo embrionale
va dalla terza settimana alle fine dell’ottava.
L’embrione diventa via via un feto e assume chiare caratteristiche umane
quarta settimana di gestazione
sviluppo dei globuli rossi e delle cellule del cuore, che inizia la sua attività
quinta settimana di gestazione
embrione lungo 2,5 cm.
Si formano occhi, naso, orecchie, midollo spinale, reni e polmoni
inizio della nona settimana di gestazione
l’embrione passa allo stato fetale che perdurerà fino alla nascita
feto durante lo stato fetale
tronco si raddrizza e la testa, fino ad ora quanto il resto del corpo, inizia ad assumere la giusta dimensione
feto al quinto mese
lungo 15 cm, pesa ca 250 g e può muoversi all’interno del sacco amniotico, dove è circondato da un liquido che si rinnova giornalmente.
Polmoni sviluppati ma non funzionano perché sono piedi di liquido
fattori genetici come fattori di sviluppo
condizionano la reattività dei diversi tessuti agli stimoli che inducono alla crescita
ormoni che regolano la crescita
gh e ormoni steroidei sessuali
sviluppo della statura
il neonato raddoppia il proprio peso verso i 5 mesi e lo triplica intorno al primo anno
fatto più importante nella statura
regolarità della crescita.
Crescita eccessiva: segnale di sovralimentazione
crescita lenta: può essere sintomo di una malattia
accrescimento troppo rapido del cranio
sintomo di idrocefalia o macrocefalia
rallentamento della crescita cranica
può essere causato dalla saldatura prematura delle ossa del cranio o da un ritardo nello sviluppo cerebrale
primi movimenti nel feto
lente estensioni del capo e si possono osservare intorno alle 7 settimana e le flessioni degli arti
schemi motori nel feto
dalla settima settimana in poi diventano più complessi e si vedono movimenti isolati degli arti, delle dita, sbadigli e anche movimenti di suzione e deglutizione
perché il feto si muove di più di notte
regolato dalla secrezione del cortisolo, prodotto dal surrene e che viene erogato attraverso la placenta.
Quando di notte il livello di cortisolo è più basso, il feto si muove di più
postura tipica del neonato
con il capo ruotato, di solito verso destra, con gli arti in flessione a causa dello spazio ristretto in cui è vissuto fino alla nascita
neonato e necessità vitali dopo il parto
respirazione, succhiare il latte con coordinazione nel momento in cui si avvicina al seno materno
attenzione del neonato e stimolo uditivo
maggiore attenzione se la voce è di tipo femminile
neonato e stimolo visivo
può seguire con gli occhi un oggetto che si muove lentamente davanti a lui
maturazione neurofisiologica degli apparati
nelle fasi più precoci dello sviluppo le vie neuronali sono sensibili alle influenze ambientali
periodo critico dello sviluppo
intervallo di tempo durante il quale la comunicazione intercellulare può alterare il destino di una cellula.
Comunicazione che modifica il fenotipo
fenotipo
caratteristiche fisiche delle cellule
sistema olfattivo nel feto
tra la 7 e l’8 settimana: nervo olfattivo e bulbi olfattivi: reagire agli stimoli odorosi dispersi in ambiente liquido.
sistemi olfattivo e gustativo nel feto
sono integrati e concorrono a formare la memoria olfattiva, che condizionerà i futuri comportamenti del bambino e lo aiuterà nel riconoscimento e orientamento extrauterino
sviluppo olfattivo e gustativo nel neonato
può distinguere odori sgradevoli, a cui risponde con espressione di disgusto.
Riconosce l’odore della madre.
Nascono con differenze gustative ben definite
senso più sviluppato alla nascita
udito.
Volgono il capo verso un rumore, soprattutto se è una voce femminile e riconoscono la voce della mamma
vista nel feto
l’ultima a svilupparsi
evoluzione del sistema visivo nel feto
molte connessioni tra la corteccia e le strutture sottocorticali non sono efficienti già alla nascita.
Difficoltà nella messa a fuoco, risoluzione di 0,5 decimi
memoria dichiarativa
lobo temporale
memoria non dichiarativa
è fondamentale il coinvolgimento dell’apprendimento di abitudini e della memoria procedurale
memoria di lavoro
corteccia prefrontale
plasticità cerebrale
potenziale dinamico cerebrale di riorganizzazione durante lo sviluppo individuale, i processi di apprendimento o in seguito a una lesione
potenziale della plasticità cerebrale
utile in alcuni disturbi neurologici tramite la riabilitazione, i farmaci e le tecniche di stimolazione magnetica transcranica, neurochirurgia, per migliorare la qualità di vita di soggetti con un danno al sistema nervoso centrale
com’è intesa la plasticità cerebrale
processo continuo che determina un rimodellamento delle mappe neuronali e sinaptiche a breve, medio e lungo termine durante l’intero ciclo di vita
cosa consente la plasticità cerebrale
ottimizzazione del funzionamento dei sistemi neuronali attraverso l’elaborazione di nuovi circuiti grazie all’apprendimento e al mantenimento dei sistemi neurali già esistenti, oltre a supportare un recupero funzionale parziale o completo in caso di danno al sistema nervoso
sinapsi = NO strutture statiche
proprietà plastiche che supportano un rimodellamento
quando un neonato è prematuro
se nasce prima di aver compiuto le 37 settimane di gestazione
cosa compromettere la prematurità neonatale
lo sviluppo anatomo-funzionale di tutti gli organi in modo inversamente proporzionale all’età gestazionale
organi più vulnerabili nella prematurità neonatale
- polmoni
- cervello
- intestino
- retina
sviluppo neurocomportamentale per i neonati pretermine, piccoli per l’età gestazionale
maggiore incidenza di deficit e disturbi dell’apprendimento, lieve aumento dell’incidenza di infezioni nei primi due anni di vita
fattori di rischio per lo sviluppo della meningite batterica
- età
- vita di comunità
- fumo e fumo passivo
complicazioni gravi della meningite
- danni neurologici permanenti
- perdita dell’udito
- perdita della vista
- problemi comportamentali
- danni cerebrali che possono arrivare alla paralisi
encefalite
processo infiammatorio del sistema nervoso centrale conseguente ad un’infezione virale o batterica
sonno nel bambino
lattante: 16-17 ore al giorno, in frazioni di 3 ore
3 mesi: 15 ore al giorno con fasi più lunghe durante la notte
cause della fragilità del sonno del bambino
sono REM dopo 30/45 mint
perché insonnia nel primo anno di vita
problema frequente e riflette un disagio relazionale tra il bambino e il suo ambiente.
- orari dei pasti troppo rigidi
- pasti troppo abbondanti
- condizioni non adeguate del luogo in cui il bambino dorme
due tipi di insonnia precoce severa
agitata: il bambino urla e si agita fisicamente, riuscendo a placarsi per sfinimento solo per qualche istante
calma: il bambino rimane immobile nel suo letto, tenendo gli occhi spalancati, senza agitazione manifesta
con cosa sono state messe in correlazione le insonnie precoci severe
sviluppo di autismo o psicosi precoce.
I bambini che ne sono affetti non riescono ad avere un rassicurante immagine della fusione madre-bambino cui abbandonarsi per riuscire a prendere sonno
condotte patologiche del sonno
- terrore notturno
- sogno d’angoscia
- sonnambulismo
- automatismi motori
quando sopraggiunge il terrore notturno
intorno ai 3 anni
cos’è il terrore notturno
una condotta allucinatoria notturna in cui il bambino si sveglia all’improvviso terrorizzato, urlando e incapace di qualsiasi ragionamento
analisi eeg del terrore notturno
risveglio dissociato: la corteccia rimane immersa in un sonno profondo
terrore notturno dal punto di vista psicopatologico
traduzione di uno stato di angoscia estrema
cosa succede nel sonno d’angoscia
i bambini piangono, invocano aiuto e gridano con forza, ma non sempre di svegliano
connotazione psicologica del sonno d’angoscia
connotazione positiva nel momento in cui segue un evento traumatico, perché sarà prova del fatto l’apparato psichico del bambino è in via di strutturazione e stanno iniziando a mettersi in atto i primi meccanismi difensivi
se il sogno d’angoscia si ripete con regolarità
potrebbe essere indice di un’organizzazione nevrotica o psicotica
sonnambulismo
- più frequente nei maschi
- dai 7 ai 12 anni
automatismi motori
insorgono intorno ai 3-4 anni e spariscono in maniera spontanea, non hanno alcuna relazione con l’epilessia notturna o con altre anomali del sonno
le informazioni percettive guidano l’azione
i bambini coordinano i loro movimenti con le informazioni percettive per imparare come stare in equilibrio, come raggiungere gli obiettivi nello spazio, come muoversi
l’azione guida la percezione
l’ampliarsi delle possibilità di azione sull’ambiente fornisce nuove opportunità di contatto con le diverse informazioni percettive
neuroni a specchio e legame azione-percezione
si attivano sia nel caso in cui l’ individuo compia un’ azione, sia se osserva un altro individuo svolgere la medesima azione
neuroni a specchio e bambini con sviluppo atipico
sistema che risulta deficitario
sviluppo percettivo motorio e sviluppo cognitivo
normale sviluppo della coordinazione visuo-motoria richiede:
- sistema neurofisiologico integro
- capacità di elaborare correttamente le informazioni sensoriali
sistema percettivo
processi attivi e dinamici di elaborazione degli stimoli sensoriali il cui fine è un’organizzazione coerente e significativa dei dati della realtà
come va intesa la percezione della realtà
come il risultato di mediazioni e di attività svolte dall’individuo
sensazione != percezione
quali informazioni i nostri sensi sono in grado di rilevare
percezione != sensazione
come elaboriamo e interpretiamo le informazioni selezionate
Fantz e Berline (anni ‘60)
il bambino non si comporta come se fosse prigioniero dei suoi sensi ma interpreta la realtà attribuendo un senso alle proprie sensazioni
quali informazioni vengono selezionate dall’occhio del neonate e come
anche se le informazioni selezionate attraverso la vista siano impoverite, il neonato possiede discrete capacità funzionali che gli consentono di esplorare l’ambiente visivo
perché il neonato ha una buona percezione visiva nonostante il sistema visivo non sia ancora ben sviluppato
proprio i limiti dell’immaturità del sistema visivo favoriscono la selezione degli stimoli che sono biologicamente e psicologicamente importanti per la sopravvivenza del piccolo
pattern discrimination/pattern preferece
il neonato mette in atto dei comportamenti che testimoniano la sua capacità di prestare attenzione alla stimolazione, di discriminare gli stimoli e di preferirne alcuni ad altri
riflesso di suzione e soluzioni salate o dolci
dolci: attivano il riflesso
salate: inibiscono il riflesso
tecnica della preferenza da chi e quando
Fantz e Berlyne nel 1958
in cosa consiste la tecnica della preferenza visiva
presentare due stimoli e registrare: quante volte il bambino si orienta verso l’uno o l’altro e la durata della fissazione visiva per ciascuno dei due.
Se si orienta più verso uno stimolo: ha discriminato i due stimoli e preferito quello fisato per più tempo
cosa si è capito grazie alla tecnica delle preferenza visiva
sono stati individuati numerosi stimoli che risultano preferiti nei primi mesi di vita
quali stimoli vengono preferiti nei primi mesi di vita
quelli strutturati e qualsiasi figura risulta preferita anziché uno sfondo omogeneo, alto contrasto, figure curvilinee, presentati di fronte
prospettiva teorica delle neuroscienze cognitive dello sviluppo
secondo cui alcune abilità specifiche presenti nell’adulto emergono gradualmente attraverso l’interazione tra sottili vincoli innati e la stimolazione che proviene dall’ambiente
teoria delle neuroscienze cognitive dello sviluppo confermata
bambini di 9 mesi, al pari degli adulti, discriminano volti umani ma non sono in grado di discriminare volti di primati non umani.
bambini di 6 mesi discriminano con la stessa facilità volti umani e di primati
studi visual-scanning
studi sull’esplorazione visuo-oculare.
evidenziano le rilevanti trasformazioni che avvengono nelle modalità attraverso cui i bambini selezionano l’informazione ambientale al variare dell’età e dell’esperienza
studio di Pascalis 2002
dimostra che bambini di 6 mesi sono in grado di discriminare un volto nuovo da un volto familiare
tecnica dell’abituazione
1 fase: decremento della durata della fissazione visiva come conseguenza della ripetuta presentazione di uno stesso stimolo (fase di abituazione)
2 fase: improvviso aumento dei tempi di fissazione per lo stimolo nuovo, ma non per quello familiare (fase test)
short lookers
soggetti che mostrano bassi tempi di fissazione, risultano più sensibili ad alcune caratteristiche generali degli stimoli e utilizzano una modalità globale di esplorazione degli stimoli
long lookers
i soggetti che hanno tempi di fissazione più elevati prestano attenzione a caratteristiche specifiche e locali della figura e adottano una strategia analitica, seriale e altamente dispendiosa in termini di tempo perché prevede l’esame elemento per elemento
tecnica della familiarizzazione
fase di familiarizzazione: presentare una serie di esemplari-stimoli appartenenti alla medesima categoria percettiva
2 fase: vengono contemporaneamente presentati un nuovo esemplare della categoria familiare e un esemplare di una nuova categoria
categorizzazione percettiva
processo attraverso il quale stimoli, oggetti ed eventi diversi dal punto di vista percettivo vengono raggruppati sulla base di una o più caratteristiche comuni
costanza percettiva
già a partire dalla nascita, il bambino si dimostra capace di categorizzare un singolo stimolo che varia in alcune sue manifestazioni percettive quali l’orientamento, la prospettiva o la grandezza
come viene considerata la costanza percettiva
come una precoce forma di categorizzazione che consente al neonato di percepire uno stimolo come unitario
preferenza dei bambini per i volti femminili
quelli familiarizzati al genere maschile: interesse per un nuovo volto femminile
quelli familiarizzati al genere femminile: indifferenza per un nuovo volto maschile
come avviene lo sviluppo percettivo
in relazione con lo sviluppo di altre funzioni cognitive e con lo sviluppo delle capacità attentive
attenzione sostenuta
focalizzare l’attenzione su un compito per periodi di tempo più prolungati
attenzione selettiva
selezionare gli stimoli ambientali in modo più sistematico e selettivo ignorando gli stimoli potenzialmente distraenti
strategie di esplorazione visiva
pianificare la ricerca delle informazioni al fine di identificare gli aspetti distintivi che differenziano gli oggetti e gli eventi
da cosa si nota la relazione tra abilità attentive e percettive
dal fenomeno del sincretismo infantile
sincretismo infantile
si manifesta come una carenza di organizzazione flessibile e articolata del campo percettivo
abilità percettiva che aumenta con l’aumentare dell’età
capacità di riconoscere forme visive comuni, dal contorno frammentato o discontinuo
caratteristiche dello sviluppo percettivo
NO salti qualitativi
SÌ passaggio graduale e continuo
importanza dei primi passi
- esplorazione autonoma dell’ambiente percettivo
- gratificazione e autostima
sviluppo motorio secondo il maturazionismo
considerato come una diretta conseguenza dell’esplicitarsi del patrimonio genetico della specie umana
sviluppo motorio secondo il cognitivismo
risultato delle attività di pianificazione cognitiva che, programmando le azioni future e generando comandi motori su sollecitazione di input ambientali, avrebbero messo in atto i piani elaborati
cosa non è lo sviluppo motorio, secondo le teorie più recenti
NO conseguenza del manifestarsi di processi di natura maturativa
NO esecuzione di un piano cognitivo
importanza della valutazione dei riflessi motori
strumento utile per l’esame neuropsicologico del neonato
riflessi che spariranno nel corso dei primi mesi
riflesso di Moro, riflesso dei punti cardinali, riflesso palmare, riflesso di Babinsky, riflesso della marcia automatica
riflessi neonatali
si pensava che fossero dei riflessi governati filogeneticamente e che andavano verso la graduale inibizione grazie alla maturazione delle strutture cerebrali
interpretazioni alternative dei comportamenti riflessi alla nascita
considerati come forme di adattamento del feto all’ambiente uterino, che si estinguono nei primi mesi di vita man mano che il bambino si adatta al nuovo ambiente extrauterino
riflesso di marcia automatica (stepping) e rotazione fetale
rotazione fetale: capovolgimento del feto all’interno dell’utero che avviene grazie al movimento alternato degli arti inferiori del nascituro
cosa consente l’attività di prensione
di afferrare un oggetto
come viene suddivisa l’attività motoria di prensione
reaching: sequenza di movimenti di raggiungimento, che consentono l’approccio e avvicinamento del braccio e della mano all’oggetto
grasping: abilità di coordinare e modulare i movimenti della mano e delle dita in relazione alle specifiche caratteristiche dell’oggetto
atto di afferramento != prensione
comportamento volontario che il bambino mette in atto nel momento in cui incontra uno stimolo visivo che sollecita il suo interesse
quando compare l’atto di afferramento
al quarto mese
legge prossimo-distale
prima il bambino diviene in grado di governare i muscoli più vicini alla parte mediana del corpo e solo in seguito sarà capace di controllare i muscoli più periferici
quando si affina la coordinazione visuo-spaziale
intorno ai 9 mesi
comportamenti visuo-manipolatori
- esplorare la superficie di un oggetto con i polpastrelli
- esercitare con il dito o il palmo una pressione sull’oggetto
- ruotare l’oggetto
- trasferire l’oggetto da una mano all’altra
abilità di prensione nella prospettiva piagetiana
prodotto del progressivo coordinamento tra gli schemi sensoriali relativi alla visione e gli schemi motori che si riferiscono all’azione del braccio e della mano
studi recenti VS idea piagetiana sull’abilità di prensione
è stato dimostrato che bambini di 7 mesi sono in grado di raggiungere un oggetto anche quando non hanno la possibilità di vedere la propria mano
ruolo del sistema nervoso nella teoria dei sistemi dinamici
NO guidare visivamente o programmare un comportamento in funzione dei suoi obiettivi
SÌ identificare dinamiche di movimento appropriate al controllo dello stesso e che consentono il raggiungimento del bersaglio
importanza della postura nell’afferramento
il bambino che non è in grado di padroneggiare con sicurezza la posizione seduta avrà maggiori difficoltà a manipolare gli oggetti che gli stanno attorno, perché ogni atto di afferramento lo porterà alla perdita dell’equilibrio e della postura
tappe della postura seduta
- tronco supportato da un adulto
- tronco inclinato in avanti e sostenuto dalle braccia e mani del bambino
- sostenere il tronco senza il supporto delle mani
- riuscire a muovere gli arti superiori senza perdere equilibrio
postura eretta
implica anche il controllo degli arti inferiori, oltre il controllo del capo e del tronco
gradualità della postura eretta, secondo la teoria dei sistemi dinamici
l’andatura eretta è impedita nei primi mesi di vita da vincoli fisici, da fattori non neurologici e periferici, quali il peso della testa e degli arti o la posizione del baricentro del corpo
sviluppo motorio a 3 anni
le diverse attività motorie diventano più stabili, coordinate, accurate e automatizzate, consentendo al bambino di avere padronanza nelle attività quotidiane e di prescrittura
deficit percettivi e abilità motorie
può influenzare il decorso dello sviluppo motorio.
es, difficoltà di integrare informazioni visive, cinestetiche e uditive fa sì che i bambini abbiano difficoltà nella coordinazione dei movimenti e nella sincronizzazione degli atti motori con gli eventi percettivi
da cosa può dipendere lo sviluppo atipico
- danni a carico del sistema nervoso
- deprivazione di alcune esperienze
Lissauer (1988)
primo modello cognitivo sul riconoscimento degli oggetti.
Il riconoscimento di un oggetto avviene a due livelli consequenziali di analisi: percettiva e associativa, a ognuno dei quali è associato un tipo di agnosia
agnosia percettiva
disturbo nell’elaborazione delle caratteristiche sensoriali di uno stimolo e nella loro integrazione in un’unità percettiva.
I pazienti non vedono gli oggetti normalmente e quindi non riescono a riconoscerli
agnosia associativa
la percezione sembra intatta, anche se il riconoscimento sembra compromesso,
Il deficit è relativo a ciò che riguarda la categorizzazione semantica di un oggeto
diverse agnosie associative
prosopagnosia: deficit congenito e selettivo nella percezione dei volti
periodo critico != periodo sensibile
finestra temporale durante la quale una specifica esperienza può esercitare il suo effetto sullo sviluppo dell’organismo
periodo sensibile != periodo critico
momenti nel corso dello sviluppo durante i quali l organismo è particolarmente sensibile a specifiche esperienze senza di necessità escludere che queste possano continuare ad esercitare la loro influenza anche in momenti successivi dell’arco di vita
autismo e deficit percettivi
alcuni affetti da autismo manifestano scarse prestazioni in compiti che richiedono di riconoscere volti, di elaborare espressioni facciali o di individuare quali componenti del volto veicolano importanti informazioni comunicative
disturbi di apprendimento e percezione
dislessia evolutiva: sia disturbo linguistico fonologico, sia percettivo visivo e uditivo
discalculia evolutiva:
scala di Bayley
test specifico per la valutazione delle capacità percettive nei primi anni di vita, una scala di valutazione complessiva dello sviluppo senso-motorio e cognitivo infantile
da cosa derivano i disordini motori più importanti
lesioni a carico del sistema nervoso.
es. paralisi cerebrali congenite o acquisite
paralisi cerebrali infantili
dipende dalla sede della lesione e dal momento.
La lesione interferisce con lo sviluppo di tutte le abilità motorie che emergono successivamente e con lo sviluppo del bambino nel suo complesso
4 criteri diagnostici per il disturbo della coordinazione motoria
- le prestazione nelle attività quotidiane che richiedono coordinazione motoria sono inferiori rispetto a quanto previsto dall’età cronologica e intellettiva
- il disturbo interferisce con l’apprendimento scolastico e con le attività della vita di tutti i giorni
- il disturbo non è dovuto ad una condizione medica né ad un disturbo generalizzato dello sviluppo
- se il ritardo mentale è presente, le difficoltà motorie sono superiori a quelle associate ad esso
ritardo mentale e deficit motori
sindrome di Down: sono più lenti nei movimenti di presa, dinamica diversa del movimento
ambiente e deficit motori
presente anche in bambini in ambienti deprivati, i cui problemi dello sviluppo motorio sono associati alla mancanza di occasioni utili a sperimentare e mettere in atto i diversi comportamenti motori
deficit motori nei non vedenti
deprivazione visiva: limitazione delle possibilità di esplorazione dell’ambiente circostante
diagnosi dei disturbi dello sviluppo motorio
- anamnesi familiare
- osservazione del comportamento spontaneo
- esame clinico
- esami strumentali
osservazione dell’attività motoria spontanea
analisi dei general movements: si è notato che nei neonati che presentano lesioni cerebrali il repertorio dei general movements appare povero. sequenza monotona e stereotipata, movimenti rigidi
primo anno di vita dei bambini con disturbo motorio
tono muscolare anomalo: ipotonico o ipertonico.
attività motoria povera
postura stereotipata
tappe dello sviluppo motorio: raggiunte con ritardo
esame clinico del disturbo motorio
- valutazione dei segni indicativi dello stato di integrità dei diversi parametri neurologici
- valutazione del livello di sviluppo funzionale in rapporto all’età cronologica del bambino
scale motorie dello svillupo
- Gesell (‘46)
- Griffiths (‘54)
- Bayley (‘69)
Mabc
test che fornisce una griglia di osservazione strutturata dello sviluppo delle abilità di coordinazione motoria dai 4 ai 12 anni.
abilità che indaga il mabc
- destrezza manuale
- abilità nell’uso della palla
- equilibrio statico e dinamico
cosa viene compreso nello sviluppo cognitivo
sviluppo della percezione, del linguaggio, della memoria, dell’apprendimento e dell’azione
teorie filosofiche dietro l’approccio empirista
Bacon, Locke
conoscenza secondo l’approccio empirista
è induttiva e derivata dall’esperienza attraverso associazioni o catene associative
approcci psicologici più vicini ai principi dell’empirismo filosofico
psicologia comportamentista e neocomportamentista
presupposti empiristi del comportamentismo
- i concetti si formano mediante l’apprendimento
- differenze fra gli individui: dovute a differenze ambientali e di esperienza
com’è considerato, oggi, l’approccio empirista
troppo semplicistico
altri approcci che risentono dell’empirismo, oltre il comportamentismo
il cognitivismo, perché viene data importanza anche all’esperienza
approccio razionalista sullo studio dello sviluppo
pensiero deduttivo ed è ripresa la nozione di idee innate
più importante ricercatore dello sviluppo cognitivo
Piaget
approcci psicologici che si fanno alla filosofia razionalista
Gestalt, Piaget, teorie innatiste
filosofia razionalista
Descartes, Spinoza, Leibniz e Kant
attività mentale secondo Piaget
assimilazione delle informazioni nelle strutture di cui la mente è costituita
le strutture della mente, sono innate, secondo Piaget?
NO
si sviluppano attraverso 4 stadi
stadi dello sviluppo (Piaget)
- sensomotorio
- preoperatorio
- operazioni concrete
- operazioni formali
stadio sensomotorio
durata: 1 anno e mezzo
strutture mentali: schemi percettivi e motori
Il bambino può esplorare l’ambiente, apprendere abitudini
cosa segna il passaggio dallo stadio sensomotorio a quello preoperatorio
capacità di usare simboli, di cui il linguaggio è l’esempio più importante
stadio preoperatorio
capacità di usare simboli e possedere semplici regole e concetti, ma il bambino non riesce a coordinare concetti e giudizi in vere e proprie operazioni logiche
stadio delle operazioni concrete
inizia intorno ai 7 anni
il bambino può interpretare la realtà secondo schemi logici di classificazione
stadio delle operazioni formali
inizia nella preadolescenza
sono possibili anche forme complesse di ragionamento ipotetico che utilizzano schemi logici
teorie innatiste
cercano di individuare già nella mente del neonato i capisaldi di tutto il successivo sviluppo mentale
idee di base delle teorie innatiste
la mente umana è divisa in modulo che presiedono ad ambiti diversi di conoscenza e tale suddivisione è già presente alla nascita
filosofia dietro l’approccio costruttivista
Hegel, Marx
teoria dietro l’approccio costruttivista
la realtà si forma attraverso contraddizioni, processi fra loro contrastanti (tesi e antitesi) che danno luogo, attraverso il loro conflitto, a una sintesi che non è una via di mezzo ma un salto di qualità
conoscenza secondo il costruttivismo
non è oggettiva né soggettiva ma viene costruita dal soggetto attraverso le proprie attività sull’oggetto
nome di riferimento del costruttivismo
Piaget
perché Piaget si rifà al costruttivismo
per passare da uno stadio all’altro, avviene un conflitto cognitivo quando le azioni del soggetto forniscono un feedback negativo o delle informazioni contraddittorie
teorie neopiagetiane
cosa mantengono: concezione costruttivista e dialettica dello sviluppo cognitivo
cosa superano: concezione secondo cui ci sono stadi di sviluppo caratterizzati da differenti strutture logiche
idea di base delle teorie neopiagetiane
lo sviluppo del pensiero non consiste nell’acquisire strutture logiche, ma nella capacità di elaborare una quantità crescente d’informazione
teoria della memoria di lavoro nelle teorie neopiagetiane
capacità limitate di memoria di lavoro e la crescita permette al bambino di elaborare i dati dell’esperienza in modo da costruire strutture cognitive sempre più complesse
piaget e neo piagetiani
grande importanza all’azione pratica, alla soluzione di problemi da parte del bambino e alla sua esperienza di situazioni di conflitto cognitivo
neurocostruttivismo
moduli come il costruttivismo ma questa organizzazione è già presente alla nascita
approccio storico-culturale
Vygotskij, enfasi posta su ciò che è culturale, storico e sociale nello sviluppo psichico del bambino
tesi centrale di Vygotskij
la coscienza e le funzioni psichiche superiori sono un risultato dell’interazione sociale
sviluppo cognitivo secondo Vygotskij
prima frutto di tendenze naturali ma poi si avvale dell’utilizzo di strumenti (mediatori culturali) che fungono da supporto esterno nella soluzione dei problemi
sviluppo psichico per Vygotskij
interiorizzazione di strumenti culturali e sociali
mediatori culturali di cui Vygotskij si è più occupato
linguaggio e scrittura
ruolo del linguaggio (Vygotskij)
- comportamento sociale
- interiorizzazione: dà un contributo allo sviluppo del pensiero e alla formazione dei concetti
acquisizione della scrittura (Vygotskij)
contesto fondamentale per interiorizzare gli strumenti culturali
3 forme di rappresentazione, secondo Bruner
- esecutive
- iconiche
- simboliche
rappresentazioni esecutive
si basano su procedure d’azione motoria: rappresentazione di uno scopo e degli arti per raggiungerlo
rappresentazioni iconiche
basate su immagini mentali che mantengono una somiglianza con la realtà ma senza riprodurla esattamente.
compaiono verso i 12 mesi e si affermano intorno ai 5-7 anni
rappresentazioni simboliche
utilizzano segni convenzionali, connessi con ciò che rappresentano e consentono di andare oltre il dato percettivo immediato.
spuntano verso i 18 mesi e si sviluppano fino all’adolescenza
Bruner = Vygotskij
linguaggio = centralità per le rappresentazioni simboliche
forme di pensiero nelle rappresentazioni simboliche (Bruner)
- logico scientifico: orientato a coerenza, sistematicità e verità
- narrativo: orientato a significato dell’esperienza, intenzioni e vicissitudini
primo mese di vita (Piaget)
i comportamenti del bambino si basano sui riflessi: suzione, prensione della mano, ecc
reazione circolare primaria (Piaget)
tra 1 e 4 mesi.
Consiste in una serie di ripetizioni di movimenti: la reazione sensomotoria si manifesta non solo come riflesso ma perdura con un ciclo ritmico che prolunga e ripete l’esperienza
cosa costituiscono le assimilazioni reciproche
le prime forme di coordinazione di schemi
reazioni circolari secondarie (Piaget)
dai 4 agli 8 mesi.
Migliore coordinazione tra gli schemi sensomotori.
Riesce ad afferrare un oggetto anche se non è nel suo campo visivo
reazioni circolari primarie e secondaria !=
primarie: semplice gesto che si ripete ciclicamente
secondarie: comprendono un effetto sull’ambiente
comportamento intenzionale (Piaget)
dagli 8 ai 12 mesi.
Coordinazioni di schemi in cui il susseguirsi di uno schema che funge da mezzo e un altro che funge da fine indica intenzionalità
6 sottostadi dello stadio sensomotorio
- dei riflessi innati
- delle reazioni circolari primarie
- delle reazioni circolari secondarie
- delle coordinazioni
- delle reazioni circolari terziarie
- delle rappresentazioni mentali
errore A non B (Piaget)
oggetto nascosto sotto una copertina:
3 sottostadio: lo trovano solo se si vede parzialmente
4 sottostadio: lo cercano anche se è tutto coperto
oggetto sempre messo nel posto A e poi nascosto in B:
4 sottostadio: lo cerca sempre nel luogo B anche anche se l’ha visto nasconderlo lì
5 sottostadio: solo quando viene sviluppato il concetto di permanenza dell’oggetto
critiche all’errore A non B
- possibile solo in un ambiente famigliare, l’ambiente nuovo rende meno probabile l’errore
spiegazione all’errore A non B di altri studiosi
il superamento di questo errore è dovuto all’accresciuta capacità di inibire una risposta predominante e di utilizzare le informazioni in memoria per regolare il comportamento
attività dello “scarabocchio”
attività percettivo-motoria complessa: richiede di coordinare vari schemi relativi alla prensione della matita, al suo contatto sul foglio, al movimento del braccio e all’eventuale uso del feedback visivo per regolare il movimento
intenzione rappresentativa dello scarabocchio
emerge intorno ai due anni e mezzo
rappresentazione attraverso l’azione
non è il disegno che rappresenta qualcosa, ma è l’azione stessa del disegnare
animismo
attribuire vita, coscienza o intenzioni a ciò che è inanimato
artificialismo
credere che piante, animali o corpi celesti siano prodotti dall’uomo
finalismo
confonde la causa con il fine
abilità di contare: NO abilità meccanica, ma ci sono alcuni principi
- la sequenza dei numeri va pronunciata sempre nello stesso ordine
- ci deve essere corrispondenza fra i numeri pronunciati e gli oggetti contati
- ultima cifra pronunciata: NO semplice numero detto mentre si conta ma la numerosità degli oggetti contati e si riferisce a tutto l’insieme
dimensional change card sort
vengono mostrate carte con figure di due forme e due colori e due scatole con visibile le stesse forme e colori.
Compiti diversi: gatto blu e barca rossa
per cosa è utile la dimensional change card sort
per comprendere quando si costituiscono le funzioni esecutive
effetti della scolarizzazione sullo sviluppo cognitivo
impatto considerevole: scrittura, lettura, calcolo ma anche pensiero decontestualizzato, astrazione, abilità metacognitive e processi di controllo
classificazione gerarchica di Piaget
i bambini comprendono meglio le classificazioni per esclusione che per inclusione
prestazioni dei bambini nel problema dell’inclusione
l’età della soluzione corretta può variare a seconda delle caratteristiche del problema
difetto dell’educazione matematica nelle scuole
preoccuparsi delle procedure di calcolo, a scapito della comprensione concettuale
conservazione della sostanza, Piaget
2 palline di plastilina, se deformate, conservano la stessa quantità
sistemi simbolici in età scolare
continuano a svilupparsi con l’acquisizione di simboli nuovi ed evolvono quelli già presenti
evoluzione del disegno (sistema simbolico)
più organizzato: oggetti in alto = più lontani e tiene conto di più relazioni spaziali
bambini che cerca di riprodurre la prospettiva nel disegno
= comprendere che la percezione di una scena e delle relazioni spaziali fra gli oggetti varia a seconda del punto di vista dell’osservatore
capacità di narrare storie in età scolare
- due eventi: frustrazione e gratificazione
- tre eventi: frustrazione, tentativo e gratificazione
poi diventano sempre più complesse e anche più avvincenti
conoscenza metacognitiva in età scolare
consapevolezza pratica di come funzionano i nostri processi cognitivi
funzioni esecutive inibitorie
abilità di “sopprimere” le rappresentazioni mentali non rilevanti
perché sono importanti le funzioni cognitive inibitorie
per inibire l’attivazione delle conoscenze non pertinenti e anzi fuorvianti per la risoluzione dei problemi da parte del nostro sistema cognitivo
sviluppo del pensiero astratto
adolescenza: abilità lessicali e linguistiche, spinta ad un’indipendenza dagli adulti
pensieri astratti che si sviluppano durante l’adolescenza
- ragionamento logico e scientifico
- ragionamento combinatorio
ragionamento combinatorio
basato su concetti di proporzionalità diretta e inversa
abilità di ragionamento che emergono durante l’adolescenza, secondo Lehalle
- coordinazione di diverse dimensioni misurabili
- approccio combinatorio
- isolamento delle variabili e concetto di prova nel ragionamento scientifico
- distinzione fra leggi teoriche e descrizioni empiriche
- pensiero astratto
coordinazione di diverse dimensioni misurabili (Lehalle)
abilità di coordinare due o più dimensioni quantitative e comprendere il concetto di proporzionalità
approccio combinatorio (Lehalle)
capacità di pensare a tutti i casi possibili, utilizzando procedure adatte allo scopo
isolamento delle variabili e concetto di prova nel ragionamento scientifico (Lehalle)
atteggiamento ipotetico-deduttivo: cambiare una sola variabile per volta mantenendo uguali tutte le altre condizioni = generare ipotesi per spiegare un fenomeno
distinzione fra leggi teoriche e descrizioni empiriche (Lehalle)
solo nell’adolescenza si chiarisce la distinzione fra formulazione teorica e generalizzazione delle osservazioni fattuali
pensiero astratto (Lehalle)
non si può parlare di pensiero astratto assoluto perché esistono diversi livelli di astrazione, ma l’adolescente ha un pensiero più astratto del bambino
sviluppo del pensiero narrativo in adolescenza
NON SOLO strutturare gli aspetti concreti di una storia
ANCHE abilità di considerare e presentare la personalità dei protagonisti delle storie
perché si può parlare di sviluppo cognitivo anche in età adulta
la maturazione è terminata ma l’esperienza prosegue e con essa si acquisiscono nuove conoscenze e abilità in molti domini, ci si specializza in alcuni campi e ci si differenzia gli uni dagli altri
intelligenza fluida != intelligenza cristallizzata
abilità di risolvere problemi, ragionare per analogia, elaborare informazioni nuove o produrre buone risposte in contesti in cui non è possibile fare ricorso alle conoscenze precedentemente acquisite
intelligenza cristallizzata != intelligenza fluida
disponibilità di conoscenze e capacità di utilizzarle per risolvere problemi non del tutto nuovi, ma assimilabili a tipi di problemi già noti
esempi di testi di abilità mentali che rientrano nell’intelligenza cristallizzata
- conoscenza del vocabolario
- intelligenza meccanica
- abilità di calcolo e di soluzione dei problemi aritmetici standard
intelligenza fluida e cristallizzata
NO separate
SÌ correlate tra loro e si ritiene che le abilità fluide siano coinvolte nella costruzione di quelle cristallizzate
percorso dell’intelligenza fluida
raggiunge il suo massimo grado di sviluppo nell’adolescenza e negli anni giovanili, per poi declinare a partire dalla mezza età
percorso dell’intelligenza cristallizzata
rimane sostanzialmente stabile durante l’età adulta e anche durante l’invecchiamento o al massimo presenta solo un decremento lieve (in assenza di patologie degenerative)
con l’età si riduce l’efficienza di alcune funzioni di base del sistema cognitivo
provocando la diminuzione dell’abilità di risolvere nuovi problemi
per capire lo sviluppo cognitivo atipico, tenere conto
- della molteplicità di disturbi che implicano deficit cognitivi di varia natura
- la difficoltà nel distinguere il ruolo degli aspetti biologici e di quelli ambientali nello sviluppo atipico
- l’esistenza di un dibattito in corso relativo alla presenza di aree di normalità residua in domini specifici dello sviluppo
definizione di ritardo mentale
insieme di sindromi con caratteristiche differenziali importanti
convinzione sull’origine dei deficit fino agli anni ‘60 circa
viene in parte attribuito a una relazione diadica distorta
plasticità cerebrale
capacità del cervello di riorganizzarsi in funzione delle mutevoli condizioni ambientali e competenza di alcune aree del snc a vicariare funzioni svolte normalmente da aree danneggiate, consente compensazioni e recuperi di competenze
l’ambiente intrauterino può influenzare lo sviluppo cognitivo
perché la maggior parte dei neuroni si forma prima della nascita
per descrivere quadri deficitari, bisogna tener conto
- descrizione delle capacità cognitive: distinguere le aree preservate e quelle deficitarie
- assumere un approccio evolutivo: non è detto che le caratteristiche deficitarie siano permanenti e si può distinguere tra effetti diretti e indiretti di un disturbo genetico sullo sviluppo
- trovare un equilibrio tra l’esigenza di descrivere aspetti specifici dello sviluppo cognitivo e di rendere conto del funzionamento cognitivo nel suo insieme
down != williams
down: carenza specifica nelle competenze verbali
williams: carenze nelle competenze visuo-spaziali, ad eccezione del riconoscimento dei volti
apprendimento lessicale, sindrome di Williams
è probabile che usino procedure di apprendimento diverse rispetto a bambini con sviluppo tipico e quindi il lessico non è frutto di un modulo funzionante ma di un processo di modularizzazione atipico
ritardi sullo sviluppo cognitivo nella sindrome di down
subisce ritardo soprattutto dopo il secondo anno, in concomitanza con rallentati processi di mielinizzazione
caratteristiche presenti nella sindrome di down, sin dalla prima infanzia
- difficoltà nel mantenere le abilità acquisite
- tendenza a utilizzare strategie non funzionali alla soluzione di problemi nuovi
“area preservata” nelle situazioni di disabilità intellettiva
raramente si fa riferimento a un livello di sviluppo normale
per cosa si caratterizza l’autismo
anomalie qualitative dell’interazione sociale e nella comunicazione e nel linguaggio, ristrettezza degli interessi e tendenza esasperata alla ripetitività
problemi dei test di intelligenza, nell’autismo
i deficit linguistici, pongono ostacoli al superamento di prove che richiedono la verbalizzazione e le prove non verbali richiedono abilità relazionali
profilo delle abilità cognitive nell’autismo
le abilità basate sull’elaborazione visuo-spaziale siano migliori di quelle basate sul ragionamento verbale
teorie cognitive sull’autismo
- carenze nella teoria della mente
- carenze nella coerenza centrale
- carenze nelle funzioni esecutive
carenze nella teoria della mente
sostanziale incapacità di rappresentare gli stati mentali propri e altrui, incapacità che si evidenzierebbe soprattutto nei compiti di falsa credenza e si tradurrebbe in “cecità mentale”, alla base dei deficit sociali e comunicativi
assenza di mentalizzazione negli autistici
nella vita quotidiana, riscontrano difficoltà nel comunicare e interagire con gli altri, data l’impossibilità di cogliere le intenzioni sottostanti alle azioni
carenze nella coerenza centrale
inabilità nell’integrare le informazioni quando un insieme rappresenta più della semplice somma delle parti
funzionamento percettivo degli autistici
carenza della comprensione linguistica e abilità pragmatiche sarebbero riconducibili a una tendenza alla frammentarietà, un’attenzione ossessiva nei confronti dei particolari
carenze nelle funzioni esecutive
nelle abilità di pianificare e organizzare l’azione, nell’inibire risposte automatiche e nell’anticipare la progressione di un evento
basi neurologiche del deficit dell’autismo
carente attivazione dei neuroni specchio.
Adesso si pone quindi l’attenzione sui deficit imitativi e sulle difficoltà nella condivisione immediata di uno spazio interpersonale
malattia di alzheimer
patologia degenerativa del cervello, la cui forma più comune insorge nel corso dell’invecchiamento.
Caratterizzata da morte dei neuroni, perdita di sinapsi, progressivo assottigliamento e atrofia di diverse aree delle corteccia cerebrale
primi sintomi dell’alzheimer
non invalidanti: amnesia anterograda(difficoltà di codificare nuove informazioni in memoria a lungo termine), diminuita abilità spaziale
sintomi più gravi dell’alzheimer
amnesia, anomia, agnosia, incapacità di pianificazione, deficit di attenzione selettiva e di memoria di lavoro, disgrafia, discalculia, deficit intellettivi generali, disorientamento nello spazio e nel tempo
da cosa è influenzato il decorso dell’alzheimer
dalle caratteristiche cognitive e socio-culturali del paziente; il declino è meno rapido nei pazienti con livelli di istruzione più elevati e in quelli dotati di maggiore velocità percettiva o di maggiore capacità della memoria di lavoro
modello di Moscovitch e Umiltà per capire i deficit
- moduli di tipo 1: innati
- moduli di tipo 2: assemblati su base innata
- moduli di tipo 3: assemblati su base esperienziale
- processi centrali non modulati
moduli di tipo 1, innati
specializzati ognuno per analizzare un input specifico: colori, frequenze acustiche, provenienza del suono, ecc
moduli di tipo 2, assemblati su base innata
si costituiscono nel corso della prima infanzia, ognuno di essi è costituito da uno specifico processore predisposto a ricevere e integrare l’input di diversi moduli di tipo 1
moduli di tipo 3, assemblati su base esperienziale
si costituiscono senza una specifica predisposizione innata in fasi successive dello sviluppo e ricevono l’input dai tipi 1 e 2.
Attività come leggere, andare in bicicletta
processi centrali non modulari
integrare le informazioni fornite dai moduli con le conoscenze più generali, pianificare la sequenza di azioni o di operazioni mentali in relazione agli scopi del momento, selezionare le informazioni rilevanti
tema dell’oblio sulla memoria a breve termine
anche una piccola quantità d’informazione viene dimenticata se non è seguita da una reiterazione attiva (ripetizione)
modello di memoria a breve termine di Broadbent
sistema s: un magazzino contenente informazioni sensoriali provenienti da diverse fonti, che fornisce informazioni al sistema p
sistema p: caratterizzato da una capacità di elaborazione limitata, determinata dall’incapacità di prestare attenzione a più fonti contemporaneamente
la capienza della memoria a breve termine è limitata
è possibile mantenere 7 unità di informazione (più o meno 2).
La quantità può aumentare se si adottano strategie adeguate come il raggruppamento delle informazioni
modello di Atkinson e Shiffrin sulla memoria a breve termine
costituito da 3 componenti
- magazzini sensoriali: conservano per un breve lasso di tempo l’informazione proveniente dai diversi canali sensoriali
- magazzino a breve termine: informazione ricodificata e mantenuta attraverso la reiterazione
- memoria a lungo termine
memoria di lavoro
sistema atto a mantenere temporaneamente e a manipolare l’informazione durante l’esecuzione di differenti compiti cognitivi, come la comprensione, l’apprendimento e il ragionamento
modello di Baddeley sulla memoria di lavoro
esecutivo centrale + loop articolatorio e taccuino visuo-spaziale
esecutivo centrale (Baddeley)
sistema supervisore di controllo che possiede capacità attentive e opera sui dati provenienti dai due sistemi subordinati che elaborano materiale di tipo verbale e di tipo visuo-spaziale
loop articolatorio (Baddeley)
costituito da
- magazzino fonologico (natura passiva): compito di mantenere in memoria l’informazione linguistica per pochi secondi prima del suo decadimento
- processo di reiterazione (natura attiva): basato sul linguaggio interno, che permette di mantenere viva la traccia rimandandola al magazzino
taccuino visuo-spaziale (Baddeley)
componente della memoria di lavoro che permette sia la ritenzione temporanea di informazioni riguardanti il materiale visivo e spaziale in entrata sia la visualizzazione e la manipolazione di immagini mentali
episodic buffer (componente aggiunta da Baddeley)
riceve informazioni dai vari sistemi per costruire rappresentazioni integrate fra loro
sistemi cristallizzati e fluidi nel modello Baddeley
cristallizzati: che mantengono conoscenza a lungo termine
fluidi: conservano ed elaborano le tracce mnestiche grazie all’attenzione e non sono modificabili dall’apprendimento di nuove conoscenze
cos’è una strategia, riguardo la memoria
un piano d’azione, in genere deliberato e controllato, che ha l’obiettivo di migliorare una prestazione
4 fasi per sviluppare l’uso delle strategie
- deficit di mediazione
- deficit di produzione
- deficienza d’utilizzo
- fase finale
deficit di mediazione (uso di strategie)
persino quando l’individuo è istruito nell’uso di una strategia, la prestazione non risulta essere migliorata
deficit di produzione (uso di strategie)
l’individuo non è in grado di usare una strategia ma lo fa solo se gli viene suggerito
deficienza di utilizzo (uso di strategia)
quando l’esecuzione di una strategia, messa in atto spontaneamente, non porta benefici al ricordo
fase finale dell’uso della strategia
l’individuo è in grado di utilizzare in modo maturo e sofisticato le strategie più utili per uno specifico compito
strategie per migliorare il ricordo
ripetizione, organizzazione del materiale, elaborazione profonda e significativa
strategie dei bambini per ricordare le figure
- se si nominano gli oggetti, si ricordano meglio
- solo i bambini più piccoli usano una codifica visiva per mantenere le informazioni
- i bambini di 10 anni utilizzano una ricodifica fonologica per memorizzare le figure da ricordare
perché i bambini più piccoli non usano la ricodifica fonologica per ricordare gli oggetti
non hanno sufficienti risorse cognitive e capacità di elaborazione e potrebbero non essere consapevoli che l’utilizzo di tale strategia permette di migliorare il ricordo
categorizzare per ricordare
strutturare le formazioni in ingresso in base a vari criteri e può essere favorito dalle istruzioni date dall’adulto e solo i bambini più grandi riescono a effettuare raggruppamenti di tipo semantico
progressione della velocità nella memoria di lavoro
- tasso di reiterazione più rapido
- aumento della velocità di ricerca in memoria e di recupero degli item da ricordare
metamemoria
conoscenza e consapevolezza del bambino nel funzionamento della memoria e sulle proprie capacità
metamemoria come conoscenza
conoscenza dei propri processi mentali
metamemoria come controllo
autoregolazione dei propri processi mentali
tecniche per valutare le metaconoscenze e i processi di controllo
intervista verbali, questionari, uso delle favole, di disegni e di racconti di storie con l’ausilio di pupazzi
tecnica del racconto di una favola
esplorare le conoscenze del bambino sulle cause e sui meccanismi del ricordo e dell’oblio
tecnica del racconto di una favola, test
principe che deve salvare una principessa, compiendo un numero di azioni.
Bambini che spiegano le dimenticanze del principe: non ha ascoltato, non ha capito, non ci ha pensato
memoria degli anziani, compromissioni
compiti di immagazzinamento e manipolazione di materiale verbale o visuo-spaziale
declino della memoria negli anziani
avviene un declino nella memoria di lavoro
fattori che possono portare al declino mnestico negli anziani
- capacità di elaborazione cognitiva ridotta
- difficoltà di controllo cognitivo: difficoltà a richiamare i dettagli di un’esperienza
- riduzione nella velocità di elaborazione delle informazioni
- minore efficienza nei meccanismi di inibizione
ruolo inibitorio nei compiti di memoria
- funzione di controllo: previene risposte predominanti ma inappropriate
- funzione di cancellazione: elimina le informazioni non più rilevanti dalla memoria di lavoro
- funzione di accesso: determina cosa può entrare nella memoria di lavoro
memoria esplicita (mlt)
nel caso in cui il ricordo sia di tipo intenzionale e deliberato
memorai implicita (mlt)
nel caso in cui il ricordo sia di tipo automatico e non intenzionale
memoria semantica (mlt)
conoscenza quasi permanente che abbiamo in relazione al mondo.
es. la comprensione del significato delle parole, la conoscenza del proprio nome e di conoscenze specifiche
memoria episodica (mlt)
memoria di specifici eventi, che possono essersi verificati recentemente o più lontano nel passato, di cui manteniamo un vivido ricordo
memoria autobiografica
basata sulla memoria episodica
caratteristica rilevante della memoria autobiografica
fenomeno dell’amnesia infantile
cos’è l’amnesia infantile
è infrequente essere in grado di ricordare eventi che hanno avuto luogo prima dei 2 anni d’età e che i ricordi del periodo fra i 2 e i 5 anni sono relativamente scarsi
distorsione del ricordo nei più piccoli
la semplice esposizione alle domande degli adulti in relazione a eventi che non hanno avuto luogo è sufficiente, in determinate circostanze, a creare dei falsi ricordi
cause alla base della suggestionabilità dei ricordi dei più piccoli
possibile che esista uno scarso livello di organizzazione dei ricordi, processi inibitori meno efficienti, confusione fra azioni immaginate e azioni eseguite
ricordi influenzabili dalle domande degli adulti
i bambini possono pensare che se un adulto fa una domanda specifica inerente al ricordo di un evento è probabile che quell’evento o situazione abbia avuto luogo
domande ripetute: cambiano risposta perché pensano di aver dato quella sbagliata
come garantire accuratezza durante il ricordo dei più piccoli
- uso di bambole o pupazzi: aumenta il ricordo e compensa la carenza di comunicazione linguistica
- i bambini più piccoli sono più resistenti a domande fuorvianti
- se il bambino risponde “non so”, non forzare la mano con le risposte
scale per valutare la suggestionabilità dei ricordi dei più piccoli
- vssc: video di cui viene chiesto un resoconto dopo 1-10 giorni, domande su ciò che il bambino non ha ricordato e domande fuorvianti per valutare la sua resistenza
- intervista cognitiva: dopo 8 anni
- intervista graduale: valenza emotiva neutra e domande relative ad eventi passati e poi domande dirette
eziologia delle disabilità matematiche
multifattoriale: memoria di lavoro ha ruolo cruciale nel calcolo e nella soluzione di problemi e cause di tipo cognitivo
disabilità nell’apprendimento della matematica e memoria lavoro
- loop fonologico: mantenere temporaneamente l’informazione
- taccuino visuo-spaziale: organizzazione spaziale delle informazioni numeriche (scrittura di numeri)
ruolo dell’esecutivo centrale nelle disabilità dell’apprendimento matematico
la soluzione di un problema aritmetico richiede la comprensione del testo: rappresentazione mentale, integrazione e mantenimento delle informazioni rilevanti per la soluzione
processi inibitori e disabilità matematiche
difficoltà a controllare ed eliminare le informazioni irrilevanti
trattamento nelle disabilità matematiche che derivano dalla memoria di lavoro
training di memoria visiva
training “risolvere problemi aritmetici”
promuove lo sviluppo: componenti cognitive, metacognitive e abilità mnestiche
cause del disturbo specifico del linguaggio
- riduzione nella velocità di elaborazione delle informazioni
- ridotta capacità nella memoria di lavoro fonologica
parlatori tardivi
bambini nei quali la comparsa del linguaggio è ritardata rispetto ai coetanei normali e presentano un vocabolario espressivo inferiore.
Possono poi sviluppare problemi di linguaggio
fattori di rischio extralinguistici nel disturbo specifico del linguaggio
familiarità, genere (i maschi sono più colpiti), otiti ricorrenti nei primi anni di vita
dislessia != da disturbo specifico del linguaggio
i dislessici presentano difficoltà con gli automatismi della lingua scritta, ma buona padronanza della lingua orale
dislessia simile a disturbo specifico del linguaggio
deficit nella memoria di lavoro fonologica, che ha una funzione rilevante nei processi di mantenimento dell’informazione linguistica, in quelli di corrispondenza suono-lettera e di legame fra sequenze di leggere e fonologia ortografica
memoria di lavoro fonologica e disturbo specifico del linguaggio
bambini con dsl manifestano maggiore difficoltà nel ripetere parole composte da 3 o 4 sillabe rispetto a bambini con sviluppo tipico nelle competenze linguistiche
memoria di lavoro e sindrome di down
difficoltà in compiti di memoria di lavoro che richiedono un alto livello di controllo e manipolazione del materiale da ricordare
taccuino visuo-spaziale e sindrome di down
abilità per il ricordo di configurazioni spaziali e ricordo di posizioni analoghe a quelle di bambini con sviluppo tipico di pari età mentale
abilità mnestiche e sindrome di williams
le abilità di memoria fonologica sono considerate un loro punto di forza e sono corrispondenti o addirittura superiori al loro livello di età mentale
memoria visuo-spaziale e sindrome di williams
abilità deficitarie e anche nella memoria a lungo termine e difficoltà nell’apprendimento di nuove procedure
memoria e x fragile
mlt: meno gravemente deficitaria
ml: deficit nell’esecutivo centrale con carenza nei processi di controllo, di pianificazione-organizzazione dell’informazione
memoria e sindrome di prader willi
punti di forza nella memoria a lungo termine confrontata con quella a breve termine
punti di debolezza nella memoria di lavoro
livello fonologico del linguaggio
modo in cui vengono prodotti i suoni del discorso, lo studio della loro origine, ecc
livello lessicale del linguaggio
elaborazione della parola, lo studio delle diverse categorie di parole e delle rispettive proprietà
livello semantico del linguaggio
conoscenze concettuali, significati trasmetti dalle parole e dalle frasi
livello morfologico del linguaggio
modifiche delle forme delle parole atte a mutarne il significato
livello sintattico del linguaggio
ordine e combinazione delle parole atti a costituire unità semantiche più ampie
livello testuale del linguaggio
capacità di comprendere significati d’unità linguistiche ancora più complesse attraverso i collegamenti concettuali delle diverse parti che lo compongono
livello pragmatico del linguaggio
usi concreti del linguaggio nei diversi contesti sociali, delle finalità comunicative che persegue e degli effetti interpersonali tra parlanti rispetto alle scelte linguistiche adottate
aspetto prosodico del linguaggio
l’accentazione di una data sillaba della parola
aspetto intenzionale del linguaggio
per rendere l’eloquio più chiaramente comprensibile e per trasmettere significati precisi nella comunicazione
linguaggio = codice
sistema simbolico che informa sulla realtà grazie alla relazione tra certi suoi elementi
proprietà del linguaggio
- referenzialità o semanticità
- arbitrarietà
- trasmissione per tradizione
- convenzionalità
- categorizzazione
- distanziamento
- non direzionalità
- relazionalità e prospettivismo
- dualità
- produttività o creatività
- organizzazione e modificabilità
- rapida evanescenza
- oggettivabilità
- autoreferenzialità
referenzialità o semanticità del linguaggio
i segni linguistici contengono e trasmettono informazioni dotate di significato
arbitrarietà del linguaggio
non esiste elemento diretto fra la forma linguistica e l’oggetto cui essa si riferisce
trasmissione per tradizione come proprietà del linguaggio
- linguaggio NO predeterminato a livello genetico
- NO frutto della sola influenza ambientale
- SÌ acquisito nel contesto socio-culturale
convenzionalità del linguaggio
seppur non arbitrari, i significati rispondono a regole stabilite culturalmente e funzionali alla comunicazione
categorizzazione del linguaggio
all’interno di una data lingua, le parole colgono aspetti dell’ambiente simili tra tutti i parlanti e significativi per quella cultura
distanziamento del linguaggio
ci si può riferire ad oggetti ed eventi lontani nello spazio e nel tempo
non direzionalità del linguaggio
i messaggi verbali possono essere recepiti e compresi nel loro significato da chiunque e non solo dall’interlocutore a cui sono esplicitamente diretti
relazionalità e prospettivismo del linguaggio
la possibilità di esprimere relazioni, attraverso l’uso di specifici item lessicali, e di differenziare diverse posizioni concettuali coinvolte in queste relazioni
dualità del linguaggio
doppio livello, di suoni e dei significati.
Interrelazione fra i due livelli
produttività o creatività del linguaggio
possibilità di generare un numero infinito di enunciati a partire da un numero finito di item lessicali
organizzazione e modificabilità del linguaggio
enunciato:
NO lista di parole in successione
SÌ insieme organizzato da precise regole
rapida evanescenza del linguaggio
la possibilità di comprendere una parola o una frase dipende dalla capacità di discriminare i suoni e di segmentare correttamente le unità linguistiche nel lusso del parlato
oggettivabilità del linguaggio
il carattere di non permanenza dei suoni può essere ovviato attraverso la loro traduzione in corrispondenti segni stabili, cioè attraverso la scrittura
autoreferenzialità del linguaggio
capacità del linguaggio di: essere segno che rimanda ad altri segni, di rimandare a se stesso, di spiegarsi, di articolare concetti attraverso l’uso di espressioni linguistiche complesse
linguaggio come dotazione biologica
che predispone gli esseri umani al padroneggiamento di abilità complesse, intrinseca capacità sia di produrre che di comprendere il codice linguistico
linguaggio come mezzo di comunicazione
comunicazione = costruzione di reti sociali
quando si acquisiscono le proprietà del linguaggio
alcune possono essere presenti fin dall’inizio mentre altre possono costruirsi solo successivamente
primi mezzi di comunicazione nei bambini
espressioni e gesti.
- pianto: uno dei primi segnali d’attaccamento, si presenta in tante forme differenti
- espressioni facciali delle emozioni
modalità comunicativa dell’interazione diadica
“centrazione” reciproca dello sguardo
grasping
movimenti della mano di afferramento anticipatorio. A questo livello comunicativo, l’adulto dirige il proprio sguardo verso l’oggetto osservato dal bambino, porgendoglielo e commentandolo verbalmente
limiti delle manifestazioni comunicative a base innata
non sono ancora intenzionali. Quindi non si può parlare di comunicazione ma di informazione
la nascita e lo sviluppo dell’intenzionalità comunicativa
3 posizioni sulla nascita e sviluppo dell’intenzionalità comunicativa
prima posizione sulla nascita dell’intenzionalità comunicativa
stretta dipendenza dello sviluppo linguistico dallo sviluppo cognitivo e fa riferimento al modello piagetiano dell’intelligenza senso-motoria
posizione piagetiana sull’intenzionalità comunicativa
due tappe nella capacità di utilizzare in maniera intenzionale i segnali comunicativi:
- forme proto-richiestive = il bambino utilizza lo sguardo, le vocalizzazione o il grasping per raggiungere il suo obiettivo grazie all’aiuto dell’adulto
- forme proto-dichiariative = il bambino usa gli stessi mezzi di prima e il suo “commento” non verbale per ottenere il coinvolgimento dell’adulto
interazioni triadiche
adulto, bambino, mondo esterno.
Lo scopo comunicativo che il piccolo persegue influenza gli stati mentali dell’adulto, affinché prenda atto, assuma, condivida con lui ciò che sta avvenendo
seconda posizione sula nascita e lo sviluppo dell’intenzionalità comunicativa
non subordina lo sviluppo comunicativo a quello cognitivo, attribuendo sia dalla nascita piena intenzionalità alle azioni comunicative del bambino, finalizzate sia ad agire sulle cose sia ad interagire con gli esseri sociali
terza posizione sulla nascita e lo sviluppo dell’intenzionalità comunicativa
sottolinea l’importanza dell’ambiente sociale nella progressiva consapevolezza che il bambino acquisisce rispetto all’efficacia dei propri segnali e comportamenti comunicativi
parole dei bambini alla fine del primo anno
circa una decina: permette chiarezza di significato maggiore
gesti deittici e referenziali
deittici: mostrare e indicare
referenziali: hanno origine sociale (fare ciao con la mano)
lallazioni
prima vera forma articolata e differenziata di produzione sonora
NO funzione sociale
Si esercizio funzionale delle abilità vocali
vocalizzazione e continuità strutturale
fra le vocalizzazioni prelinguistiche e l’apprendimento delle prime parole
limiti della fase prelinguistica
i sistemi espressivi di cui dispone non possono chiarire in maniera esplicita e certa il contenuto e la finalità del messaggio
limite della comunicazione non verbale
non permette una versa analisi del suo significato: un sorriso trasmette l’informazione che siamo felici ma non può spiegare perché lo siamo
SÌ comunicazione
NO competenza comunicativa
quando, le espressioni del bambino possono essere considerate segni convenzionali
quando c’è una certa somiglianza fonetica con la forma adulta, essere usate almeno una volta nei contesti appropriati ed essere riconoscibili almeno dalle perone che conoscono il bambino
prime 50 parole del bambino
oggetti, persone, ecc concreti e familiari al piccolo
apprendimento indiretto dei bambini
i bambini guardano l’adulto mentre pronuncia una parola per capire a cosa si riferisce
processi cognitivi che caratterizzano l’acquisizione del lessico
- comparsa della simbolizzazione: coincide con l’esplosione del vocabolario e differenzia il modo in cui le parole sono usate
- parole contestualizzate in un ambito di applicazione ristretto
uso non referenziale delle parole
usate solo per un dato oggetto o in un determinato contesto o mentre si compie una data azione
uso referenziale delle parole
usate in svariati contesti, il linguaggio acquista sempre più la sua natura di strumento di categorizzazione
categorizzazione e sviluppo linguistico
i bambini sono in grado di categorizzare prima dello sviluppo linguistico ma è grazie al linguaggio che le categorie concettuali costruite su base percettivo-motoria si adeguano alle ripartizioni categoriali tipiche della cultura di appartenenza
convenzionalizzazione del linguaggio
i segni linguistici acquisiscono significati condivisi dai parlanti
principi operativi di Slobin
che i bambini usano per farsi strada nella complessità del sistema linguistico che devono apprendere
principi operativi di Slobin:
- fai attenzione a come terminano le parole
- evita le eccezioni
quando si può parlare di competenza linguistica
quando il bambino è in grado sia di trasmettere contenuti di conoscenza differenziati e articolati, sia di produrre messaggi in funzione dei suoi scopi e delle sue esigenze comunicative
quando il bambino ha competenza comunicativa
quando la capacità di espressione verbale si affinerà e si renderà sensibile ai contesti sociali-interpersonali e gli scopi perseguiti diventeranno più complessi
“mondo narrato” verso i 5 anni
al bambino viene proposto un mondo “raccontato” ed è in grado di raccontare ciò che ha visto, gli eventi a cui ha partecipato, le emozioni che provato, ecc
stile materno e rievocazione dei ricordi
lo stile materno con cui un’esperienza viene rivissuta assieme al bambino durante il racconto determina la modalità con cui essa verrà poi rievocata dal bambino stesso
obiettivi del linguaggio
- riferirsi alla realtà circostante
- costruire una conoscenza che va al di là del momento presente
ruolo evolutivo del linguaggio
permettere la formazione di unità rappresentazionali più ampie di quelle precedenti l’acquisizione del linguaggio.
Esperienze che resterebbero segregate e dimenticate, possono essere unificate in un sistema interpretativo più ampio e potente
comunicazione dopo i 3 anni
NON SOLO efficace e intenzionale
MA ANCHE riflessa e consapevole, regolata da norme convenzionali, adatta ai contesti e agli interlocutori, sostenuta da capacità analitiche, di ragionamento e di argomentazione
comunicazione referenziale nel periodo delle elementari
qualità di parlante: formulare messaggi che consentono all’interlocutore di individuare il referente, cioè un oggetto posto tra una serie di intervalli simili
qualità di ascoltatore: saper valutare se un messaggio è effettivamente informativo e chiedere eventuali chiarificazioni
cosa permette il progredire della comunicazione
il confronto fra posizioni diverse nelle interazioni che permette l’elaborazione congiunta di nuovi livelli d’analisi
mente mediata (Nelson)
una soggettività cognitiva, emotiva e sociale che deriva la propria ragione d’essere dalla partecipazione a un sistema interpersonale più ampio e a conoscenze condivise con altri, pur restano un’entità singola ed autonoma, governata dalle proprie capacità di elaborazione e dai propri significati personali
linguaggio secondo Bruner
strumento di amplificazione della conoscenza.
Aumenta l’efficienza e la portata del sistema cognitivo, facilitandone i processi di elaborazione dell’informazione e organizzandone in forme sistematiche e condivise i principali contenuti di conoscenza
3 problematiche considerate per lo studio dello sviluppo atipico
- come si manifestano i disturbi nell’area linguistica
- ritardo o devianza rispetto allo sviluppo tipico?
- deficit linguistici solidali oppure dissociabili da altre funzioni cognitive?
deficit linguistico e modelli dominio-generali
considerano il linguaggio come un prodotto di più ampi e basilari processi di sviluppo dell’intelligenza
deficit linguistici e modelli dominio-specifici
lo sviluppo del linguaggio sarebbe regolare da meccanismi specifici e l’elaborazione linguistica avverrebbe da parte di moduli neurali separati da altri moduli che elaborano informazioni diverse
problemi rilevanti quando si studiano andamenti evolutivi atipici
diagnosi precoce e interventi riabilitativi
perché confrontare down e williams?
entrambe queste sindromi si caratterizzano per uno stesso grado di ritardo cognitivo, ma differiscono per il rapporto tra capacità intellettive e capacità verbali
elaborazione cognitiva che sembra essere più compromessa nella sindrome di down
memoria a breve termine
come apprende il linguaggio chi ha la sindrome di williams
a memoria e con la tendenza ad usare le regole morfosintattiche in maniera rigida
per cosa si caratterizza il disturbo specifico del linguaggio
assenza di ritardo cognitivo, di deficit auditivi o patologie neurologiche
da cosa deriva il deficit specifico del linguaggio
a specifici deficit della memoria fonologica: difficoltà a ripetere parole senza senso e a ricordare liste di parole reali
deficit linguistico non omogeneo nell’autismo
- il deficit è chiaramente presente
- il linguaggio è consolidato ma si è in presenza di difficoltà emotive, relazionali e comportamentali
- le facoltà linguistiche sono particolarmente sviluppate (asperger)
come si manifesta il deficit linguistico più grave nell’autismo
ecolalie: ripetizioni di una stessa parola o frase appena udita
- frasi fatte
- significati particolari o anomali
forme alternative di comunicazione per i soggetti affetti da spettro autistico
- utilizzare un oggetto che funge da strumento intermedio (es. computer): comunicazione facilitata
cosa ha messo in luce la comunicazione facilitata
capacità mentali e linguistiche insospettabili in soggetti autistici pressoché privi di abilità linguistiche orali
testi scritti prodotti da soggetti autistici, raccolti grazie alla comunicazione facilitata
- grande ricchezza lessicale
- tendenza ad anteporre gli aggettivi e gli avverbi ai normi e ai verbi e a collocare il verbo principale alla fine della frase
- frequenza maggiore di aggettivi e avverbi
che tipo di risposte sono le risposte emotive
- dotate di una loro specificità
- capaci di interrompere precedenti schemi di funzionamento, richiamando le risorse individuali e indirizzandole verso uno o più scopi
- catalizza gli interessi, l’attenzione e le motivazioni individuali, orientando la nostra risposta in funzione di questi
processi di appraisal
processi attraverso i quali diamo un giudizio sugli eventi in maniera “interessata”, attribuendo loro un significato di natura personale, basato sul benessere soggettivo
cambiamenti somatici e fisiologici associati alle emozioni
aumento del battito cardiaco, del respiro, della sudorazione, secrezione di cortisolo
i segni del corpo esprimono le emozioni
espressioni del viso, posizione del corpo
3 livelli di funzionamento delle emozioni
- fisiologico: modificazioni nell’attività del sistema nervoso
- espressivo: manifestazioni e condotto sia non verbali sia verbali
- fenomenologico-cognitivo: riguarda il vissuto, la particolare valutazione soggettiva che caratterizza una determinata esperienza emotiva
cosa c’è alla base della competenza emotiva
- l’integrazione tra le diverse componenti dell’emozione
- la capacità individuale di utilizzare le emozioni come strategie
- realizzare un buon adattamento sociale
relazioni significative
relazioni che assumono una particolare valenza affettiva per il nostro sviluppo.
Non esiste vita emotiva al di fuori del rapporto con l’altro
precursori dell’emozione nel neonato
già dalla vita intrauterina il feto è in grado di connettersi naturalmente alla madre sentendo e riconoscendo la sua voce, impara a calmarsi riducendo il proprio battito cardiaco
emozioni di base dei neonati
rabbia, felicità, paura, tristezza e disgusto
comunicazione non verbale dei neonati per comunicare le emozioni
mezzo privilegiato dello scambio emotivo, modalità più spontanea e immediata di espressività comunicativa
esempio di precocità espressiva
risposta del sorriso: compare alla nascita come segnale riflessi di eccitazione o rilassamento
sorriso dopo i 2 mesi
- risposta più modulata nella gamma d’intensità
- risposta esogena: provocata da alcuni stimoli privilegiati quali il volto dell’altro, il tono della voce e lo sguardo
sorriso dopo 3 mesi
risposta strumentale: il bambino sorride per raggiungere uno scopo
sorrido dopo 4 mesi
viene espresso in maniera coordinata e articolata rispetto ad altre espressioni del volo o ad altre espressioni non verbali, come il tono della voce
altro segnale precoce nei neonati, oltre il sorriso
imitazione: neonati di poche ore di vita sono in grado di imitare diverse espressioni del volto di un adulto in posizione faccia a faccia, ripetendo l’azione
imitazione e neuroni specchio
l’atto di imitare è dovuto all’esperienza emotiva di collegamento intersoggettivo che il piccolo sperimenta
importanza della relazione diadica
costituisce la principale fonte di alimentazione della vita emotiva del piccolo
- molta interazione faccia a faccia
cosa impara il piccolo grazie alla relazione diadica
- significato delle emozioni
- rilevanza delle emozioni per il suo benessere
- il ritmo della comunicazione
- il dolore della trascuratezza emotiva
cosa diventa patrimonio psicologico del bambino
solo ciò che è condiviso, consentito e riconosciuto come adeguato all’interno dello scambio diadico con la madre.
Ciò che non è riconosciuto passa in secondo piano e viene penalizzato a favore di altri contenuti psicologici che possono essere condivisi
intersoggettività primaria
dai 2 mesi fino ai 6 mesi circa
La comunicazione con l’altro è reciprocamente influenzata dal comportamento dell’altro
intersoggettività secondaria
il coordinamento tra il focus dell’attenzione dell’adulto e del bambino consente a entrambi di sintonizzare reciprocamente i propri stati interni e al piccolo di riconoscerli nel proprio significato funzinoale
attaccamento sicuro
un buon equilibrio tra bisogno d’esplorazione e d’attaccamento e una buona regolazione emotiva
attaccamento insicuro evitante
sbilanciamento a favore dell’esplorazione e dell’autonomia, che penalizza la ricerca d’attaccamento
attaccamento insicuro ambivalente-resistente
accentuazione dei comportamenti d’attaccamento e di dipendenza e detrimento delle capacità di autonomia e di esplorazione
attaccamento disorganizzato
impossibilità per il piccolo di mettere in atto una strategia coerente che gli consenta di raggiungere l’obiettivo della relazione d’attaccamento: realizzare e mantenere la vicinanza protettiva con il caregiver
disregolazione emotiva nell’attaccamento disorganizzato
le emozioni perdono la loro caratteristica di risposte finalizzate all’adattamento sociale e il piccolo percepisce un senso di sopraffazione nei confronti della propria esperienza emotiva, non riuscendo a gestirla
età scolare ed empatia
periodo in cui il bambino appare più calmo, a volte più capace di assumere atteggiamenti seri, più controllato e meno spontaneo del periodo precedente
centralità ed età scolare
prima vedeva se stesso come centro del mondo, ora sa che è inserito in un mondo con delle regole che dovrà imparare ed assimilare
autoregolazione dell’età scolare
il bambino è in grado, e diventerà sempre più capace, di utilizzare una serie di strategie cognitive per esercitare un controllo consapevole e volontario sui propri impulsi
abilità di sostituzione delle emozioni nell’età scolare
il bambino è in grado di sostituire le azioni impulsive con i pensieri, le parole, il gioco e la fantasia.
Il gioco diventa il principale mezzo di assimilazione delle regole e del rispetto dell’altro
sentimento dell’amicizia nell’età scolare
autostima soggettiva e senso di sé appaiono sempre più legati al senso di accettazione da parte dei pari e alla valutazione attraverso cui il bambino si confronta con gli altri per capire se e quando il proprio modo di essere e di comportarsi risulti simile o diverso rispetto a quello dei suoi coetanei
perspective taking
prospettiva dell’altro: alimenta i comportamenti altruistici e prosociale e può essere alla base anche dei comportamenti antisociali, in cui la violazione del rispetto e dei diritti dell’altro sono all’origine dei comportamenti aggressivi o di sopraffazione
socializzazione delle emozioni
i bambini impareranno le regole di esibizione delle emozioni all’interno del contesto familiare
attaccamenti multipli (età scolare)
legami che si sviluppano contemporaneamente con più persone affettivamente significative
adolescenza = transizione all’età adulta
periodo che si caratterizza per il tempo che viene lasciato all’individuo perché acceda e si adatti, dal punto di vista affettivo, cognitivo e sociale, al ruolo e all’identità di adulto
adolescenza = processo che oscialla tra due poli
- distaccodal bambino che non si è più
- anticipazione dell; adulto che non si è ancora
importanza del contesto nell’adolescenza
le opportunità offerte dall’ambiente costituiscono l’osservatorio privilegiato del modo in cui ciascun ragazzo o ragazza organizza in maniera più o meno funzionale le sfide e i rischi che tali opportunità comportano
gruppo dei pari in adolescenza
cresce l’interesse per il gruppo dei pari: progressivo distacco ed emancipazione dall’ambiente familiare
benessere emotivo dell’adolescente
equilibrio tra il coinvolgimento emotivo con la famiglia e gli interessi per il gruppo degli amici
primi rapporti sentimentali in adolescenza
il ragazzo avrà i pattern che corrispondono ai suoi legami con la famiglia d’origine
capacità di regolazione emotiva in adolescenza
il ragazzo può ormai contare su un sufficiente livello d’autonomia, che non richiede più una gestione direttiva da parte del caregiver
metodologia osservativa per l’adolescenza
narrazione autobiografica: indagare come si struttura l’esperienza emotiva nell’adolescente
diario autobiografico in adolescenza
consente di cogliere la processualità degli eventi di vita ed è indicato per far venire alla luce il modo in cui si costruiscono gli eventi capaci di coinvolgere emotivamente il ragazzo, evidenziando così quali siano gli elementi salienti del processo
sviluppo emotivo durante l’adolescenza
si contraddistingue per l’acquisizione di alcune abilità, che consentono agli adolescenti di essere consapevoli delle proprie emozioni, di quelle altrui e di viverle in maniera intensa
intelligenza emotiva
particolare forma di intelligenza che trova il suo naturale campo d’applicazione all’interno delle relazioni interpersonali, promuovendo condotte di natura prosociale
cosa rileva lo studio dello sviluppo emotivo in età adulta
come le persone differiscono tra loro rispetto alla capacità di usare le emozioni in maniera efficace negli scambi interpersonali e come tutti gli aspetti vadano a contribuire al generale benessere soggettivo
età adulta ed emozioni
età in cui le emozioni vengono pienamente intese nella loro accezione di strumenti che si possono utilizzare in forma di strategie per conoscere e intervenire sulle informaizoni che provengono dagli ambienti di vita in cui si da esperienza
adult attachment interview
in grado di cogliere in maniera affidabile e accurata le rappresentazioni che l’adulto ha interiorizzato per organizzare le sue relazioni d’attaccamento
adulto con attaccamento sicuro
ha alle proprie spalle una storia relazionale con le proprie figure d’attaccamento costante, affidabile e emotivamente disponibile.
Esprime in maniera diretta la propria emotività, regola le emozioni in situazioni di disagio
adulto con attaccamento insicuro della tipologia distanziante
genitori poco sensibili e attenti, rifiutanti in maniera attiva,
La migliore relazione quindi sarà senza gravare sull’altro con le proprie richieste,
Stile relazionale improntato sull’autonomia e alla soppressione inconsapevole dell’emotività negativa
attaccamento preoccupato dell’adulto
insicurezza d’attaccamento che si esprime attraverso un’iperattivazione emotiva, in cui le richieste e il bisogno dell’altro sono avvertiti in maniera accentuata, a discapito delle proprie capacità di gestione autonoma.
Avviene una dipendenza relazionale che inconsapevolmente contribuisce ad alimentare
memoria emotiva nell’anziano
è presente in modo intatto il funzionamento che si associa a una generale buona capacità di regolare le emozioni
caratteristica dei soggetti anziani riguardo le emozioni
propensione a mantenere le emozioni positive e a ridurre le emozioni negative
declino anziano nelle emozioni
declino nella capacità di riconoscimento di alcune emozioni, come la paura e la rabbia
bambini esposti alla stessa tipologia di fattori di rischio
ne erano influenzati in maniera differente.
- sviluppo di disturbi gravi
- influenzati in maniera lieve
- usufruire delle difficoltà per rafforzare le proprie risorse psicologiche (bambini resilienti)
resilienza
capacità di funzionare in maniera competente in condizioni avverse o di riprendersi da esperienze idi natura negativa e traumatica in maniera rapida ed efficace
cos’è l’attaccamento
propensione innata a ricercare la vicinanza protettiva di un membro della propria specie quando si è vulnerabili ai pericoli ambientali
strange situation
procedura osservativa di valutazione dell’attaccamento infantile che comporta la creazione sperimentale di una situazione lievemente stressante provocata da 2 brevi separazioni dalla madre e due corrispondenti momenti di riunione o congiungimento con la stessa da parte del bambino
bambino con attaccamento disorganizzato, durante la strange situation
ricongiungimento: il bambino mostra comportamenti di natura contraddittoria e non finalizzata
cosa differenzia l’attaccamento disorganizzato dagli altri
disorientamento rispetto alle mete delle azioni, tanto che questa condizione è stata definita “attaccamento disorganizzato disorientato”
figura d’attaccamento nell’attaccamento disorgnizzato
è fonte di paura. Il bambino si sente a disagio e vulnerabile
trauma
verificarsi di uno o più eventi che in maniera frequente e ripetuta creino nel soggetto uno stato di sopraffazione emotiva, con un vissuto di impossibilità di trovare vie di fuga o alternative a tale situazione
trauma non elaborato
condizione psicologica in cui la persona, invece di governare e gestire la propria emotività, ha l’impressione di esserne sopraffatta e sente di vivere uno stato di impotenza
quando la disorganizzazione d’attaccamento infantile può avere un’origine traumatica
solo a determinate condizioni: due tipologie di trauma
tipologia di trauma che orienta lo sviluppo dell’attaccamento disorganizzato
- trauma ben determinato: perdita precoce di un genitore, abusi, maltrattamento
- trauma relazionale: qualità con la figura d’attaccamento, trasmissione psicologica del trauma
trasmissione psicologica del trauma
un genitore che non ha risolto o elaborato una propria esperienza traumatica, diventa una potenziale fonte di trasmissione intergenerazionale di tale esperienza, anche senza mettere in atto comportamenti che la richiamino in maniera diretta
modalità attraverso cui l’esperienza traumatica influenza un decorso atipico dello sviluppo emotivo e relazionale
- verificarsi puntuale del trauma: mettono a dura prova la vulnerabilità individuale (es. perdita del genitore o abusi)
- trasmissione tra le generazioni: gli stati mentali del genitori influenzano gli stati mentali del bambino, anche senza che si verifichi alcuna condotta esplicita di abuso
conseguenze dell’attaccamento disorganizzato
bambino improntato a un senso di impotenza e inefficacia rispetto alla possibilità di sedare e modulare stati emotivi dolorosi
vulnerabilità dei bambini con attaccamento disorganizzato
più vulnerabili degli altri tipi di attaccamento ma non vengono identificati con forme di psicopatologia o disadattamento sociale
condizione psicologica dell’attaccamento insicuro
impossibilità di utilizzare le risorse psicologiche in maniera produttiva
disturbi da esternalizzazione
difficoltà nel controllare le manifestazioni impulsive e aggressive rivolte nei confronti degli altri, rispondono con rabbia e aggressività alle situazioni in cui provano disagio o frustrazione
attaccamento prevalente dietro i disturbi da esternalizzazione
disorganizzato ma può esser presente anche qualche pattern dell’attaccamento insicuro
bambini che mostrano comportamenti esternalizzati
- rifiuto da parte dei pari
- carriere scolastiche problematiche
- vulnerabilità nel periodo dello sviluppo adolescenziale
- possibilità di un disturbo antisociale e all’uso di sostanze
percezione delle emozioni nei bambini esternalizzanti
la rabbia viene altamente esternalizzata mentre la paura e la vergogna vengono inibite, perché rappresentano segnali di vulnerabilità
empatia per i bambini esternalizzanti
piuttosto che riconoscere le emozioni degli altri, soprattutto se disagio e vulnerabilità, adottano uno stile duro e aggressivo che cerca di sopprimere la risposta del dolore o del disagio
regolazione emotiva e coping nei bambini esternalizzanti
difficoltà a mettere in atto strategie di coping adeguate alla situazione, scarsa capacità di controllo che li porta a rispondere in maniera aggressiva ed estremizzata alle situazioni
capacità di dissimulare le emozione nei bambini esternalizzanti
non riescono a dissimulare le loro emozioni, la delusione, rispondendo in maniera aggressiva e intollerante.
Difficoltà di gestione dell’emotività e mancato controllo della strategia comportamentale
coping centrato sull’emozione
nei bambini esternalizzanti.
La qualità dell’esperienza emotiva vincola la scelta della strategia comportamentale adottata, facendo sì che il comportamento risulti condizionato dallo stato emotivo provato
affidamento esclusivo ad una sola modalità di coping
restringimento delle possibilità di scelta e di gestione delle situazioni, con un conseguente fallimento della strategia per farvi fronte
comunicazione emotiva dei bambini esternalizzanti
clima ostile e punitivo delle famiglie: si assiste ad un’escalation dell’emotività negativa, di norma la rabbia, con una difficotlà a calmarsi
quale disturbo è più correlato con i bambini disorganizzanti
disturbo di personalità antisociale
disturbo di personalità antisociale
- comportamenti che violano e non tengono conto i diritti e gli stati emotivi degli altri
- contravvenendo alle regole sociali delle comunità di riferimento
- decisioni prese senza tenere in considerazione le conseguenze per se stessi e gli altri
- minimizzare le conseguenze dannose e l’entità del dolore recato agli altri
- deficit nelle capacità empatiche: senso di colpa = emozione più carente
disregolazione emotiva
incapacità di modificare o regolare i segnali che suscitano emotività, di modulare l’intensità dell’esperienza soggettiva, le azioni e le risposte verbali o non verbali emesse in situazioni di usuale vita quotidiana
“infiammazione emotiva” per chi è affetto da disregolazione emotiva
l’individuo trova difficoltoso riuscire a calmarsi e presenta una propensione a riattivare l’emotività in maniera intensa anche a fronte di stimoli emotivamente blandi
chi è affetto da disregolazione emotiva
persone affette da disturbo di borderline
regolazione emotiva B
il soggetto organizza la propria sensibilità ai segnali emotivi: prestando attenzione alle espressioni del volto di una persona, ascoltando una musica piacevole, ecc
regolazione emotiva C
reattività relativa alle risposte emotive di bassa magnitudine: il soggetto può rispondere a livello di esperienza soggettiva, livello comportamentale o fisiologico
regolazione emotiva D
reattività alle risposte emotive di magnitudine alte: eventi importanti come la perdita di una persona casa oppure un incidente improvviso o violento
regolazione emotiva E
conseguenze dell’evento emotivo: ciò che rimane dopo che questo dsi è verificato
regolazione emotiva A
sensibilità emotiva ai segnali: capacità di coglierli in maniera più o meno accurata e dipende da tutti gli aspetti che abbiamo illustrato
disturbo borderline di personalità
- condizione psicopatologica grave
- mostra cosa significhi un funzionamento della regolazione emotiva deficitario
dove ha origine la diregolazione emotiva
nella vulnerabilità emotiva in cui sono coinvolti tre componenti di base:
- sensibilità agli stimoli emotivi
- intensità della risposta
- lento ritorno alla condizione di funzionamento di base
sensibilità nella disregolazione emotiva
agli stimoli emotivi che assume le caratteristiche di una sorta di ipervigilanza agli stimoli in grado di provocare emozione, con una propensione a coglierli in maniera veloce e intensa
reattività emotiva nella disregolazione emotiva
un modo di rispondere in maniera immediata e intensa ai segnali veicolanti emozioni.
Risposte emotive intense ed estremizzate (disfunzione dell’amigdala e dei circuiti limbici)
effetti più critici del disturbo borderline di personalità
impossibilità di tollerare stati emotivi intensi e dolorosi e cercare di limitarli utilizzando modalità disfunzionali quali i gesti o comportamenti di natura autolesiva
risultato paradossale dei gesti autolesivi del disturbo di borderline
pur essendo azioni che procurano dolore, svolgono una temporanea funzione di sollievo dal dolore mentale, contribuendo al ciclo di diregolazione emotiva
durata degli stati emotivi nel disturbo borderline
funzionamento emotivo costantemente attivato, senza possibilità di ritornare alla soglia di funzionamento di base che porta una disregolazione anche sul piano dei comportamenti
caratteristiche della disregolazione emotiva
compromissione delle abilità di modulazione dell’esperienza emotiva
sviluppo sociale
insieme dei processi attraverso cui l’individuo da un lato acquisisce la capacità di interagire con gli altri e di costruire relazioni e legami stabili e dall’altro interiorizza le regole, i simboli e gli strumenti della cultura e della società cui appartiene
piani rispetto a cui avviene lo sviluppo sociale
- intraindividuale: processi di comprensione, di attribuzione, di rielaborazione dei significati delle esperienze vissute
- interindividuale: influenza che le relazioni costruite con gli altri esercitano sulle esperienze stesse
percorso dello sviluppo sociale
attraverso cui l’individuo acquisisce competenze specifiche e si inserisce all’interno dei contesti socio-culturali signiticativi
con cosa coincide lo sviluppo sociale
con la socializzazione
abilità sociali interne
capacità di comprendere i pensieri, le emozioni e le intenzioni altrui
di cosa risentono le singole abilità della competenza sociale
dei modelli culturali e sociali di riferimento
quando un individuo è socialmente competente
NO manifestare singolarmente determinate abilità
SÌ in grado di coordinare e integrare tra loro , sui diversi piani dell’azione, delle emozioni e del pensiero, quelle dimensioni che appaiono centrali nella propria cultura e società
prospettiva socio-culturale dello sviluppo
sviluppo = processo integrato che si articola in più direzioni e connette tra loro la dimensione cognitiva, sociale ed emotivo-affettiva
come si costruisce la competenza sociale
gradualmente, nelle diverse fasi evolutive, nei singoli contesti e nelle speficihe relazioni
competenza sociale durante la prima infanzia
nella contesto della relazione con il caregiver: i processi che avvengono in questa fase sono essenziali per un successivo sviluppo di tipo adattivo
socializzazione precoce (relazione con il caregiver)
si identifica con la costruzione del legame affettivo di attaccamento, con la realizzazione di una prima forma di consapevolezza di sé
Equilibrio fra il bisogno di legarsi e di separarsi
aspetti per comprendere la socializzazione primaria
- esistenza di abilità sociali di base
- costruzione di un legame di attaccamento
- acquisizione della consapevolezza di sé
riflessi neonatali
vere e proprie risposte istintive a stimoli ambientali specifici, che gli consentono il contatto fisico con l’adulto
es. suzione, rotazione del capo, prensione
capacità percettive del neonato
consentono di vedere quest’ultimo come predisposto alla socialità.
Pur non avendo completato lo sviluppo dei sistemi sensoriali, il piccolo è in grado di percepire quegli stimoli che lo pongono in interazione diretta con l’adulto
sensi nel neonato
tatto: senso maggiormente sviluppato
olfatto: consente al bambino di riconoscere, già a pochi giorni di vita, la propria madre dall’odore
vista e udito: appaiono sviluppati in funzione del contatto con l’adulto
capacità del neonato di esprimere emozioni primarie
dialogo emotivo con il caregiver, grazie alla precoce sensibilità emotiva: in grado di rispondere in modo adeguato alle stimolazioni emotive dell’adulto
teoria dell’attaccamento, chi
Bowlby
costruzione di un legame affettivo esclusivo
avviene parallelamente al processo di separazione e individuazione
fasi di sviluppo dell’attaccamento
- preattaccamento
- sviluppo dell’attaccamento
- attaccamento ben sviluppato
- relazioni in funzione dell’obiettivo
preattccamento
0-2 mesi.
Risposta sociale indiscriminata
sviluppo dell’attaccamento
2-7 mesi.
Apprendimento delle regole fondamentali dell’interazione
attaccamento ben sviluppato
7-24 mesi.
Protesta al momento della separazione; cautela nei confronti degli estranei, comunicazione intenzionale
relazioni in funzione dell’obiettivo
dai 24 mesi.
Relazioni più orientate alla reciprocità; i bambini comprendono le esigenze dei genitori
stadio senso-motorio
0-2 anni.
Conoscenza senso-motoria. Strutture cognitive legate all’azione, Verso la fine emergere di simboli rappresentaizonali
stadio preoperatorio
2-7 anni.
Uso dei simboli per comprendere il mondo. Gioco di fantasia. Pensiero egocentrico, inizio della considerazione del punto di vista altrui
stadio operatorio concreto
7-11 anni.
Operazioni mentali, pensiero logico, problem-solving ancora legato ad eventi concreti
stadio operatorio formale
da 11 anni.
Operazioni mentali, soluzioni diverse ai problemi e situazioni ipotetiche, pensiero proposizionale
primi schemi di sé, del piccolo
schemi relazionali e orientano l’individuo nella direzione della costruzione di nuove e più complesse relazioni con gli altri
acquisizione della permanenza dell’oggetto
comprensione dell’esistenza degli oggetti, sia fisici sia sociali, indipendentemente dall’esperienza contingente e quindi la loro “pensabilità” anche quando sono assenti
definizione di permanenza dell’oggetto
possibilità di sostituire un oggetto con il pensiero di questo stesso: capacità simbolica
passaggio dalla socializzazione primaria a quella secondaria
ampliarsi delle relazioni con i pari anche al di fuori del contesto familiare
socialità e seconda infanzia
fase di costante ricerca della socialità, allo scopo di sperimentare le nuove possibilità offerte dalle acquisizioni evolutive
confronto tra sé e gli altri
permette una migliore conoscenza reciproca, ad uno sviluppo morale
duplice dimensione dello sviluppo sociale
relazione con gli altri e costruzione dell’autonomia
cosa favorisce il gioco sociale di tipo simbolico
prima forma di intimità, costituita sulla condivisione di un mondo fantastico, sulla cui base si costruiranno le relazioni di amicizia e poi quelle sentimentali
sviluppo dei bambini grazie al gioco sociale
vivere emozioni intense ma il confronto con gli altri induce ad esercitare un controllo sulle proprie modalità espressive, adattandole alla situazione sociale e relazionale
funzioni svolte dal gioco individuale
- esplorazione di sé e degli oggetti: più ampia conoscenza di sé e del mondo esterno
= costruzione dell’identità individuale - concentrazione e attenzione in un compito
- pianificazione della sequenza di azioni per raggiungere un obiettivo
- sentimento di autoefficacia e controllo dell’ambiente
manifestazioni precoci di preferenza sociale
presenti anche in età prescolare ma è nella fanciullezza che le relazioni con i coetanei diventano più selettive e costituiscono il prodotto di scelte e preferenze che vanno al di là del contesto e della situazione specifica in cui sono costruite
percezione dell’amicizia già nella fanciullezza
legame specifico tra due o più partner, intimo e soprattutto sganciato da singole situazioni
funzioni svolte dal legame d’amicizia
- apprendimento delle abilità sociali
- confronto tra pari
- soddisfare il bisogno di appartenenza
- sperimentare compagnia e divertimento
- favorire la comprensione sociale
- sostenere sul piano emotivo e preparare alle future relazioni di intimità
senso del “noi” nella fanciullezza
condividere attività comuni rispetto alle quali si definiscono regole che devono essere rispettate
es. giocare senza litigare, invitarsi nelle occasioni piacevoli, sostenersi nei momenti di difficoltà, non tradirsi
cosa richiede l’amicizia
un impegno nei confronti del partner e il rispetto dei vincoli posti dalla relazione stessa
= preparazione all’assunzione delle responsabilità caratteristiche della vita adulta
compito evolutivo dell’adolescenza
portare a termine il processo di costruzione dell’identità
perché è importante la costruzione dell’identità
implicazioni sul piano sociale: garantisce l’adattamento e il benessere sociale nell’età adulta
secondo processo di individuazione
percorso complesso sul piano emotivo in quanto accompagnato dalla consapevolezza delle trasformazioni che avvengono dentro e fuori
esplorazioni nell’adolescenza (Erikson)
il ragazzo esplora tutte le identificazioni possibili: sperimentate, confrontate, messe alla prova e lo pongono in uno stato di smarrimento, incertezza, sospensione
come l’adolescente accede all’acquisizione vera e propria dell’identità
deve impegnarsi, compiendo una scelta e una sintesi originale tra le varie parti di sé riconosciute nella precedente fase di esplorazione e identificazione
come avviene il processo di rielaborazione dell’adolescente
grazie al continuo confronto con i pari, alle pregresse relazioni familiari, ma anche grazie ai momenti di solitudine e di riflessione individuale
solitudine dell’adolescente
a volte ricercata volontariamente, a volte temuta e vissuta con angoscia
socialità più tipica dell’adolescenza di oggi
gruppo di aggregazione spontanea
relazioni amicali, quando
caratteristiche della preadolescenza ma permangono anche quando vengono assorbite dal gruppo
come si instaurano le relazioni amicali
fra soggetti dello stesso sesso, soddisfano i bisogni di sicurezza, di appartenenza, di introspezione, di intimità e di rispecchiamento
gruppo tra pari = laboratorio sociale
luogo privilegiato per una sperimentazione dei comportamenti al di fuori del controllo immediato degli adulti e per l’apprendimento e il confronto delle strategie per risolvere i problemi sociali
cosa favoriscono le interazioni di gruppo
capacità di tenere conto delle posizioni degli altri e quindi di negoziare, valutare e definire la propria reputazione sociale
bisogno di separazione: grazie a cosa è sostenuto
dalle relazioni con i coetanei, perché viene favorita l’acquisizione di un’identità autonoma
identità autonoma grazie al gruppo dei pari
confronto:
- conoscenza di sé
- consapevolezza delle proprie caratteristiche e dei propri interessi
gruppo dei pari sul piano emotivo-affettivo
fornisce sicurezza emotiva: risponde al bisogno dell’adolescente di appartenenza, favorendo di fatto anche la costruzione dell’identità sociale
gruppo dei pari sul piano socio-culturale
permette di avvicinarsi a modelli valoriali e culturali, alternativi e a quelli familiari e rappresenta un confronto ed una verifica continua delle proprie esplorazioni
acquisizione della piena autonomia
assunzione di responsabilità sia rispetto a sé sia rispetto agli altri
formazione di un legame di coppia stabile
implica l’assunzione di nuove responsabilità verso sé stessi e il partner
- mantenimento della relazione
- mantenimento della fedeltà
- mantenimento del benessere reciproco
condizione di stabilità di coppia
implica la costruzione di un’identità di coppia e la definizione e la collocazione di essa all’interno dell’universo relazionale di entrambi, costituito dalle famiglie di origine e dalle relazioni extrafamiliari
diventare genitori
- adeguare l’ambiente fisico-abitativo in funzione dell’accoglienza del nuovo nato
- modificare l’organizzazione delle attività domestiche e familiari
- attivare una rete di contatti e di relazioni al di fuori della famiglia allo scopo di creare un contesto anche esterno di tipo protettivo
aspetti della genitorialità come compito di sviluppo
- costruzione della relazione con i figli
- acquisizione di una nuova identità
riduzione dell’autonomia nella terza età
ridefinizione delle relazioni interpersonali: mantenute le amicizie più intime, a scapito dei rapporti più superficiali, così come vengono rafforzati e recuperati i legami all’interno della cerchia famiiare
risorse individuali per affrontare i cambiamenti dell’età anziana
dipende da come il singolo è in grado di arrivare meccanismi di compensazione, di selezione e di ottimizzazione per padroneggiare con successo l’inevitabile decadimento
ritiro sociale nella seconda infanzia
percorso atipico della socializzazione.
Condizione definita da una bassa frequenza di interazioni con gli altri e un’alta frequenza di comportamento solitario
3 modalità di ritiro sociale della seconda infanzia
- passivo
- attivo
- reticente
ritiro sociale passivo
condizione solitaria contraddistinta da attività esplorativa e di costruzione, condotta in modo quieto e sedentario.
Il bambino preferisce il gioco solitario ma non evidenziano difficoltà a intraprendere e mantenere interazioni con i coetanei
ritiro sociale attivo
la bassa frequenza di interazioni con i coetanei si accompagna a comportamenti chiassosi e turbolenti, a giochi immaturi, prevalentemente di tipo sensomotorio.
Il bambino è più isolato dal gruppo, nonostante il tentativo di approccio
ritiro sociale reticente
connessa ad inibizione e timidezza e caratterizzata dal tipico comportamento da “spettatore”.
Il bambino desidera inserirsi e intraprendere interazioni ma è bloccato da inibizione e prudenza sociale eccessiva che lo conduce a rimanere in disparte per poi ripiegare sul gioco solitario di tipo passivo
descrizione qualitativa del ritiro sociale reticente
- temperamento
- alto grado di inibizione/ basso grado di attivazione
- attaccamento insicuro o evitante
- stile educativo di tipo assertivo e intrusivo
qual è il ritiro sociale meno a rischio
passivo
nodo critico della socializzazione, durante l’adolescenza
il processo di separazione/individuazione
percorsi atipici nel processo di separazione/individuazione
continua esplorazione superficiale di esperienze differenti, vissute come parti di sé non integrate
acquisizione dell’identità (Marcia)
assunzione di un impegno in un ambito precedentemente esplorato in modo approfondito
stato di moratoria (Marcia)
continua esplorazione approfondita di realtà possibili, alla ricerca di condizioni sempre migliori, senza tuttavia dare luogo ad un impegno specifico in una sola direzione
blocco dell’identità (Marcia)
comporta un impegno in una direzione prescelta indipendentemente dall’esplorazione di essa
aspetti patologici della solitudine
si accompagnano a processi evolutivi disfunzionali: sentimento di isolamento provato nei confronti dei pari con cui si fatica ad entrare in relazione. senso di esclusione vissuto a scuola, sentimento di non accettazione percepito in famiglia
indicatori della solitudine fisiologica
- dipendenza/indipendenza dai genitori e dagli amici
- alternanza di momenti di euforia e di attivazione fisica e di estrema passività emotiva e motoria
- tentennamento tra la paura e la ricerca della solitudine
come affrontare positivamente la sofferenza connessa alla necessità di separarsi
essere capaci di stare soli, di isolarsi temporaneamente dagli altri rispetto ai quali si sono costruite relazioni di fiducia e di sicurezza
genitorialità difficile
gravidanza che si verifica in fasi della vita in cui l’individuo sta affrontando altri compiti di sviluppo, oppure una gravidanza che non si presenta, nonostante sia ricercata, oppure il bambino viene alla luce con una malattia
sentimenti dei genitori in casi di handicap o deficit psicosociali
protezione e/o rifiuto
morale
modo il cui gli esseri umani sentono, pensano e agiscono in rapporto a due questioni fondamentali: il benessere e la cura di altre persone da un lato, i diritti e la giustizia nelle relazioni interpersonali dall’altro
organo della morale
coscienza: insieme di processi cognitivi, affettivi e relazionali che influenzano e guidano i modo in cui gli individui agiscono in relazione a degli standard di comportamento
sviluppo morale secondo l’approccio cognitivo-evolutivo
si evolve parallelamente allo sviluppo cognitivo del bambino lungo una sequenza ordinata di stadi di sviluppo comuni a tutti gli individui
ambino morale, secondo l’approccio cognitivo-evolutivo
una manifestazione, al pari di altri ambiti dello sviluppo, del livello di organizzazione cognitiva del bambino e si focalizza più sulla dimensione del giudizio o del ragionamento morale che sul sentimento o sul comportamento morale
giudizio morale del fanciulllo, Piaget
tutte le manifestazioni cognitive sono interdipendenti fra loro, per cui anche lo sviluppo morale rappresenta una funzione del più generale processo di organizzazione cognitiva che ha luogo nel corso dello sviluppo
cosa interessava a Piaget, sullo sviluppo morale
comprendere come i bambini si rapportassero alle regole in generale
pratica delle regole fino ai 3 anni
il bambino non applica delle vere e proprie regole durante il gioco, si limita a mettere in atto degli schemi di condotta ritualizzato cercando di accomodare i propri schemi motori alla nuova esperienza del gioco
pratica della regola fino ai 5 anni
applicazione acritica: regolata dall’esterno, da un adulto o da un compagno più esperto, senza capacità effettiva di cooperazione
realismo morale (Piaget)
fino agli 8-10 anni.
I doveri morali e le regole sono visti come entità concrete, giuste in sé, rigide e immutabili, indipendenti dal contesto, dalla situazione e dalla storia personale dell’individuo
eteronomia morale, durante il realismo morale
l’origine dei principi morali è esterna all’individuo e la loro validità è determinata dall’autorità di chi li ha emanati
caratteristiche del realismo morale
- responsabilità oggettiva
- giustizia retributiva
- sanzione espiatoria
responsabilità oggettiva (realismo morale)
commisura la gravità della colpa in funzione del danno provocato
giustizia retributiva (realismo morale)
ad ogni trasgressione deve seguire una punizione che ristabilisca l’ordine naturale delle cose (occhio per occhio)
sanzione espiatoria (realismo morale)
se ogni violazione della regola implica una punizione, ogni punizione è giusta perché non può essere altro che l’effetto di una violazione di regole
relativismo morale (Piaget)
le regole morali non sono più considerate immutabili, ma fondate sulla cooperazione e sulla reciprocità.
Si assegna più importanza alle intenzioni che sottendono l’agire
caratteristiche del relativismo morale
- responsabilità soggettiva
- giustizia distributiva
- sanzione per reciprocità
responsabilità soggettiva (relativismo morale)
lega il giudizio sui comportamenti all’intenzionalità dell’azione
giustizia distributiva (relativismo morale)
ide di uguaglianza fra le persone e di reciprocità: non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te
sanzione per reciprocità (relativismo morale)
la punizione debba adattarsi alla natura e alla gravità della colpa in funzione di uno scopo
teoria stadiale dello sviluppo, chi?
Kohlberg
principi del modello della teoria stadiale dello sviluppo morale
- universalità: tutti gli individui organizzano le proprie idee sulla morale utilizzando analoghi schemi mentali
- evoluzione degli schemi: si modificano nel corso della vita in relazione allo sviluppo cognitivo e consentono il passaggio da un livello inferiore di moralità livelli sempre più avanzati e maturi
- stadialità degli schemi: compaiono nel corso della vita secondo una sequenza ordinata e invariante
metodo dei dilemmi morali di Kohlberg
vengono proposte alcune situazioni in cui un individuo deve fronteggiare una serie di evenienze in cui deve scegliere fra due o più doveri
dilemma più famoso di Kohlberg
dilemma di Heinz e di sua moglie malata di cancro
tre livelli di ragionamento scoperti di Kohlberg grazie al dilemma di Heinz
- pre-convenzionale
- convenzionale
- post-convenzionale
livello pre-convenzionale (Kohlberg)
fino ai 9-10 anni.
Le norme morali e sociali sono vissute come esterne al sé e non sono oggetto di una riflessione da parte dell’individuo
livello convenzionale (Kohlberg)
gli obblighi, le regole e le aspettative sono sperimentati come componenti salienti del sé.
La maggior parte delle persone nella società
livello posto-convenzionale (Kohlberg)
alcune persone superano il livello convenzionale.
I giudizi morali sono formulati da principi generali di libertà, equità, solidarietà
limiti del metodo di Kohlberg
- inadeguatezza: i dilemmi avevano una scarsa validità perché troppo lontani dalla realtà
- differenze di genere: eccessiva importanza al ruolo delle convenzioni
- differenze culturali: concezione dello sviluppo morale ispirata a principi occidentali
- comportamento morale: non fornisce una consistente base per spiegare l’effettivo comportamento morale
critica di Bandura al modello Kohlberg
ritiene infondata l’ipotesi di una progressione universale dello sviluppo morale che non tenga conto delle influenze dell’ambiente di vita del bambino
ambito morale
concetti di benessere, giustizia e diritti umani, che sono dipendenti dalle caratteristiche intrinseche delle relazioni interpersonali
caratteristiche delle prescrizioni morali
- obbligatorie: l’individuo percepisce un sentimento di obbligo interiore a seguire la regola
- generalizzabili: la validità della norma deve essere generale e universale in tutte le situazioni pertinenti
- impersonali: la norma a cui si fa riferimento è valida indipendentemente da gruppi o autorità che l’hanno istituita e pertanto non è modificabile da un individuo o da gruppi di individui
convenzioni
standard concordati riguardanti il comportamento sociale e sono determinate dal sistema sociale di riferimento in cui la persona è cresciuta
a cosa servono gli standard convenzionali
a regolare le interazioni tra persone appartenenti a un sistema sociale
caratteristiche delle regole convenzionali
- stabilite d’autorità
- non sono universali
- non sono generalizzabili
origini affettive dello sviluppo morale
l’empatia ne è alla base
definizione di empatia
attivazione di processi psicologici che fanno sì che una persona abbia sentimenti che sono più congruenti con la situazione di un’altra persona piuttosto che con la propria
nascita ed evoluzione dell’empatia
attitudine di natura innata che trova i suoi presupposti neurobiologici nei neuroni specchio e che è andata sempre più specializzandosi nel corso dell’evoluzione in virtù del suo ruolo adattivo ai fini della sopravvivenza della specie
stadio 0 dell’empatia
pianto reattivo del neonato: quando il bambino ascolta il pianto di un altro bambino, tende a piangere a propria volta
= contagio emotivo: attivato da un meccanismo primitivo di imitazione motoria
Stadio 1 dell’empatia
Empatia egocentrica, intorno ai 6 mesi.
Il bambino è entrato in sintonia con lo stato mentale dell’altro e cerca di consolare soprattutto se stesso dalla condizione di sofferenza emotiva che sta sperimentando
Stadio 2 dell’empatia
Empatia quasi egocentrica, intorno ai 2 anni.
Si comincia a prendersi cura dell’altro, di fronte ad un disagio il bambino tende ad aiutare l’altro ma con modalità poco efficaci a causa dei limiti di natura cognitiva che lo rendono incapace di comprende quali siano i veri bisogni dell’altro
Stadio 3 dell’empatia
empatia veridica: in risposta alla situazione dell’altro ed è resa possibile da accresciute abilità cognitive, che consente al bambino di distinguere i confini del sé da quelli dell’altro rendendolo consapevole che i bisogni dell’altro possono essere diversi dai propri
stadio 4 dell’empatia
condizione esistenziale dell’altro: stadio più maturo e implica capacità astratte di pensiero, l’identificazione empatica avviene in rapporto alle condizioni generali di vita dell’altra persona
dall’empatia alla moralità
l’esperienza empatica è il motore che dà avvio al processo per la costruzione di un pensiero e un comportamento morale
livelli troppo elevati di distress empatico
effetto paradosso dell’empatia: l’osservatore prova una sofferenza maggiore della vittima e il disagio provato è tale da indurre le persone a evitare il contatto con la sofferenza altrui
caratteristiche del comportamento prosociale
- differenza individuali
- questo comportamento tende a mantenersi negli anni
internalizzazione dei principi morali
- livello più elevato dell’orientamento morale-prosociale
- processo secondo il quale i principi morali ai quali il bambino è esposto nel proprio ambiente, inizialmente vissuti come esterni a sé, diverranno progressivamente parte del sé, saranno percepiti dall’individuo come autogenerati e assumeranno un valore intrinseco indipendente da fattori contestuali
socializzazione morale
termine col quale si denotano i processi cognitivi, affettivi e sociali attraverso i quali i bambini assimilano e rielaborano nel corso del processo di crescita i valori, i principi e le regole morali propri della comunità sociale di riferimento
strategie disciplinari che hanno impatto sul processo di interiorizzazione morale (Hoffman)
- basata sul potere: il bambino aderisce alle richieste genitoriali per paura (NO interiorizzazione)
- basata sul ritiro dell’amore: adesione alle richieste per timore di perdere l’affetto (NO interiorizzazione)
- disciplina induttiva: empatia (SÌ interiorizzazione)
critica alle strategie disciplinari di Hoffman
spesso i genitori non adottano un unico stile disciplinare e la maggior parte di essi fa ricordo a più modalità in relazione alle circostanze, alla gravità della trasgressione o all’obiettivo da conseguire
da cosa dipende la socializzazione morale
NON SOLO dalle strategie genitoriali
MA ANCHE dal modo in cui il figlio percepisce e valuta i valori dei genitori
fattori che esercitano influenza sulla trasmissione dei principi morali
- accuratezza della percezione: ha a che fare con la chiarezza con cui il figlio percepisce i valori dei propri genitori
- ridondanza: tendenza dei genitori a ribadire il proprio punto di vista ai figli
- coerenza: tra i valori prefissati e il concreto comportamento
- clima affettivo positivo
- flessibilità genitoriale: atteggiamento intrusivo e controllante si associa a comportamenti di tipo deviante
coscienza morale
insieme di processi cognitivi, affettivi, relazionali e altri ancora che influenza il modo in cui i bambini costruiscono i propri standard interni e generalizzabili di condotta e agiscono coerentemente con essi
prime forme di coscienza e forme più evolute
hanno molto in comune
modi per indagare la comparsa di una struttura di coscienza nel bambino
osservare gli effetti emotivi e comportamentali nel bambino in risposta alle sanzioni e alle ricompense degli adulti
primi indizi dell’emergere del senso di colpa
il turbamento infantile nei confronti di oggetti rotti
passaggio cruciale nella formazione della coscienza morale
quando i bambini percepiscono sé stessi come agenti causali e quindi responsabili delle proprie azioni
perché i bambini ubbidiscono
non solo per la paura di una punizione ma per la precoce adesione a principi e standard morali interiorizzati
percorso evolutivo dell’obbiedenza
- i comportamenti di disobbedienza sono molto frequenti e vanno considerati un’espressione fisiologica dello sviluppo
- occorre valutare la frequenza e le modalità attraverso cui il bambino disobbedisce
- l’obbedienza può essere considerata un precursore del successivo sviluppo morale
due tipologie dei comportamenti di obbedienza
- centrata sulla situazione: è cooperativo ma non aderisce con entusiasmo alla richieste dell’adulto
- basata sull’impegno: collabora con entusiasmo alle attività familiari e sembra aderire con partecipazione ai valori materni
bambini e due tipologie di obbedienza
quelli che hanno un’obbedienza centrata sull’impegno sono quelli che aderiranno maggiormente ai valori parentali e in età più mature il sé morale assumerà sempre maggiore rilievo nella regolazione della condotta morale
bullismo
messa in atto, nell’ambito di gruppi di pari, di ripetuti atti aggressivi verso qualcuno che non è in grado di difendersi
da cosa è motivato il bullo
da un forte bisogno di accrescere il proprio dominio sociale sul gruppo.
Il fenomeno deve essere esteso all’intero gruppo dei pari
ruoli diversi nel bullismo oltre a bullo e vittima
- aiutanti del bullo: non prendono direttamente l’iniziativa ma sono pronti a sostenerlo quando si tratta di passare all’azione
- sostenitori del bullo: incoraggiano l’azione, deridendo le umiliazione subite dalla vittima
- spettatori passivi: sembrano neutrali rispetto a ciò che accade in classe
- difensori: cercano di proteggere e sostenere la vittima
ragionamento morale del bullo
di tipo egocentrico: tendono a minimizzare le conseguenze delle proprie azioni sulla vittima, si rifugiano dietro una responsabilità fi gruppo e raramente riferiscono sentimenti di colpa o di vergogna in relazione alle condotte prevaricanti
maggiore frequenza di bullismo nella scuola dell’infanzia
può essere attribuita alle ridotte capacità di autoregolazione del comportamento e a una minore abilità nell’assumere la prospettiva dell’altro
bulli e capacità empatica
più abili degli altri a comprendere gli stati mentali dell’altro
limite però: minore capacità di sintonizzarsi affettivamente con le emozioni con le emozioni dell’altro e questo li induce a non percepire il grado di sofferenza inflitta alla vittima
alcuni bulli possono presentare caratteristiche specifiche
- ritardo nello sviluppo del giudizio morale
- distorsione della realtà in chiave egocentrica
dal giudizio morale al comportamento delinquenziale
- credenze e valori dominanti nel contesto di vita del soggetto
- età dei soggetti
- intelligenza
- istituzionalizzazione
credenze e valori dominanti nel comportamento delinquenziale
ragazzo con basso livello di sviluppo morale + contesto socio-economico di povertà
= ricorrerà a comportamenti devianti per conseguire obiettivi personali
età dei soggetti nel comportamento delinquenziale
ritardo nello sviluppo morale può avere un maggiore effetto sul comportamento delinquenziale nella tarda adolescenza piuttosto che nella prima adolescenza
intelligenza e comportamento delinquenziale
intelligenza = fattore di protezione rispetto alla messa in atto di condotte delinquenziali
Persone con abilità cognitive = possibilità di incrementare il loro giudizio morale
istituzionalizzazione e comportamento delinquenziale
raramente i giovani traggono giovamento da una sanzione di tipo reclusivo
da cosa è regolata la condotta trasgressiva, secondo Bandura
da due tipi di sanzioni
- sanzioni sociali: espongono la persona a una punizione o a una censura da parte della società
- sanzioni interne: espongono la persona a sentimenti di autocondanna e di riprovazione per il proprio comportamento, diminuendo il senso di autostima e di rispetto
quale tipo di sanzione (Bandura) influisce di più sul comportamento
le sanzioni interne perché le persone agiscono in modo da avere soddisfazione e autostima da ciò che fanno
principi morali non sempre attivati
vengono attivati e/o disattivati a seconda delle circostanze e della convenienza personale
meccanismi di disimpegno morale
funzione di disimpegnare temporaneamente la condotta dei principi morali
vantaggi dei meccanismi di disimpegno morale
non si vive il senso di biasimo per aver trasgredito un proprio principio morale, l’autostima non ne risulta intaccata
8 meccanismi di disimpegno morale (Bandura)
- giustificazione morale: ricostruzione cognitiva del comportamento che viene considerato più accettabile in nome di più alti ideali
- etichettamento eufemistico: attenuare le parole (bombe intelligenti, pulizia etnica)
- confronto vantaggioso: confronto con altri comportamenti e il nostro si giustifica
- dislocamento delle responsabilità: la responsabilità dell’azione viene attribuita ad altre figure più autorevoli
- diffusione della responsabilità: se tutti sono responsabili allora nessuno lo è
- distorsione delle conseguenze: obiettivo più raggiungibile se non si considerano le conseguenze
- de-umanizzazione della vittima: eliminando empatia, la vittima viene de-umanizzata
- attribuzione di colpa: prendersela con gli avversari o con le circostanze
psicopatologia dello sviluppo
nata intorno agli anni 70 dall'incontro di diverse aree di ricerca: psicologia generale dello sviluppo psicologia cognitiva psichiatria infantile psicologia clinica
di cosa si occupa la psicopatologia dello sviluppo
dello sviluppo e delle sue deviazioni, studiando l’origine e l’evoluzione dei pattern individuali di comportamento disadattato
da cosa dipende l’evoluzione a lungo termine di un individuo
interazione tra gli eventi sfavorevoli e favorevoli: ossia tra i fattori di rischio e i fattori protettivi
fattori di rischio che favoriscono l’evoluzione verso disturbi psicopatologici in età evolutiva
per la maggior parte dei disturbi non esiste un’unica causa
4 domini di rischio (Greenberg)
- caratteristiche interne al bambino: vulnerabilità biologica, funzioni neurocognitive, temperamento
- qualità delle relazioni primaria di attaccamento
- stile educativo parentale e strategie di socializzazione
- ecologia familiare: eventi vitali critici, stress e traumi della vita familiare, risorse organizzative familiari, rete sociale
limiti della valutazione descrittiva
- non conosce o non sa interpretare la storia personale, familiare e sociale del bambino
- non sa fare previsioni sulla possibile evoluzione di questa storia
riferimento per i problemi dello sviluppo
- modello medico: una patologia o una condizione anomale creano una sofferenza o altri tipi di problemi
- modello clinico: in termini preventivi, curativi o riabilitativi
intervento preventivo
prevenzione primaria, secondaria e terziaria (coincide con la riabilitazione)
prevenzione primaria
si propone di proteggere i soggetti sani, annullando o riducendo il rischio di malattia.
Alla base ci sono conoscenze sulla causa di una malattia o ai fattori principali che ne influenzano il manifestarsi
prevenzione secondaria
agisce su un processo patogeno già in atto, in cui i soggetti sono già stati colpiti da un danno, che però non è ancora manifesto a livello clinico
intervento terapeutico
un soggetto affetto da una malattia clinicamente evidente verrà trattato in modo da eliminare la causa di malattia oppure bloccarne l’effetto, attenuare il processo patologico e/o i suoi sintomi e limitare il danno da esso derivante
intervento riabilitativo
si effettua sulle situazioni in cui la malattia ha danneggiato il soggetto, sia in seguito a un decorso acuto, sia durante un decorso cronico
attività di primo livello
consulenza: atto molto complesso e delicato, perché opera in uno spazio e in un tempo limitati e “vergine”
multifattorialità dei disturbi e lavoro di equipe
diverse figure si trovano a cooperare in un lavoro di equipe allo scopo di inquadrare e gestire le varie situazioni cliniche in tutta la loro complessità
approccio multifattoriale, comprende un esame di:
- funzionamento psicologico del soggetto
- caratteristiche del sistema di accudimento-cure
- esperienza interpersonale e dei pattern interattivi tra il bambino e il caregiver nel loro contesto di vita
test di sviluppo
la valutazione tramite test, a differenza della valutazione intuitiva, consente di trasformare l’osservazione soggettiva in osservazione intersoggettiva, riproducibile e controllabile, prevedendo stimoli uguali per tutti, istruzioni standardizzate, griglie rigorosamente definite per il punteggio e la classificazione delle risposte
i disturbi sul I asse
disturbi nello sviluppo emotivo, affettivo e relazionale.
Raggruppamento in
1. disturbi da internalizzazione: ansia, doc, dell’umore
2. disturbi da esternalizzazione: delle condotta, da deficit d’attenzione e iperattività
caratteristiche dei disturbi da internalizzazione
ipercontrollo sul comportamento e prevalenza di modalità rappresentative distorte e disfunzionali
caratteristiche dei disturbi da esternalizzazione
ipocontrollo, scarsa riflessività, carenza nelle abilità di problem-solving e di pensiero
behavioral checklist
questionari comportamentali per avere un’immediata lettura della severità e dell’ampiezza dei problemi delle aree di internalizzazione ed esternalizzazione.
Consentono di raccogliere informazioni relativamente ai diversi contesti in cui vive il soggetto
disturbi da internalizzazione, disturbi d’ansia
- sindrome d’ansia da separazione
- sindrome fobica
- sindrome di ansia sociale
- sindrome ansiosa generalizzata
sindrome d’ansia da separazione
ansia eccessiva manifestata dal bambino quando si deve separare da qualcuno della famiglia a cui è profondamente attaccato.
Tendono a esprimere paure irrealistiche e persistenti riguardo al verificarsi di eventi catastrofici che li possano separare per sempre dai genitori
sindrome fobica dell’infanzia
quando la paura nei confronti di particolari oggetti, animali o situazioni è eccessiva e persistente.
Può interferire con il normale funzionamento dell’individuo e con la vita dei familiari
sindrome di ansia sociale dell’infanzia
eccessiva timidezza nei confronti di situazioni e figure nuove o poco familiari
sindrome ansiosa generalizzata dell’infanzia
presenza di uno stato di ansia eccessiva e di preoccupazione irrealistica, non è possibile collegarla a particolari stimoli ambientali
strumenti di valutazione per l’ansia
child behavioral checklist, scala d’ansia per l’età evolutiva, child depression scale
intervento terapeutico dei disturbi d’ansia
programmi cognitivo-comportamentali.
Obiettivo: aiutare il bambino a riconoscere i segnali dell’impellente arousal ansioso e fare in modo che questi servano come indicatori per l’utilizzo di adeguate strategie di gestione dell’ansia
intervento terapeutico sui disturbi d’ansia, diviso in due parti
- orientamento pedagogico e di acquisizione delle abilità: il bambino è aiutato in modo semplice ad identificare le varie componenti della propria reazione ansiosa
- bambino guidato nella messa in pratica delle abilità apprese, attraverso una graduale esposizione alle situazioni temute, prima immaginativa e poi in vivo
criticità della terapia sui disturbi d’ansia
mantenimento dei risultati nel tempo e rischio comune di ricadute successive
disturbi d’ansia in infanzia ed età adulta
chi soffre di un disturbo d’ansia nell’infanzia ha il rischio di sviluppare un disturbo d’ansa in età adulta 3-4 volte maggiore rispetto ai bambini non affetti
a cosa può essere associato il disturbo d’ansia nell’infanzia
comorbilità con la depressione e associato a successive difficoltà di separazione nella vita adulta (andarsene di casa, cambiare lavoro)
disturbi da esternalizzazione
disturbi della condotta e disturbi oppositivo-provocatorio
+ deficit d’attenzione e iperattività
caratteristiche dei disturbi di condotta
- modalità ripetitiva
- persistente condotta antisociale, aggressiva e provocatoria
- violazione dei diritti fondamentali degli altri e/o delle norme e regole
come capire quando un soggetto è affetto da disturbi della condotta
le modalità devono essere osservate per almeno 6 mesi consecutivi e devono causare una compromissione del funzionamento sociale, scolastico o lavorativo
indicatori dei disturbi della condotta
maschi sotto i 18 anni: dal 6% al 16%
femmine sotto i 18 anni: dal 2% al 9%
disturbo associato con condizioni ambientali psicosociali sfavorevoli
trattamenti per i disturbi della condotta
più efficaci: interventi precoci
disturbo resistente al trattamento soprattutto in adolescenza
modello evolutivo bidirezionale dei disturbi della condotta
influenza reciproca tra un bambino con difficoltà temperamentali e una madre la cui storia di vita e il suo attuale stato mentale le impediscono di relazionarsi in maniera sintonica
difficoltà di mentalizzazione presente nei bambini con disturbi della condotta
incapacità di riflettere sui propri stati mentali e di comprendere il comportamento di un’altra persona
da cosa dipende una buona mentalizzazione del bambino
l’attaccamento sicuro è una base
perché gli attaccamenti di tipo disorganizzato non permettono una buona mentalizzazione nel bambino
la comprensione del comportamento del caregiver, l’assumere la sua prospettiva mentale, porterebbe i bambini a confrontarsi con rappresentazioni estremamente dolorose, cariche di odio, crudeltà o indifferenza
difficoltà a mentalizzare
priva della possibilità di sviluppare empatia col dolore e con la sofferenza altrui o semplicemente con la possibilità di immaginare l’esistenza stessa dei suoi stati mentali
difficoltà di mentalizzazione e aggressività
la mentalizzazione degli stati mentali altrui diventa inibizione all’aggressività
intervento disturbi della condotta: bambini piccoli
centrare l’intervento terapeutico sulla relazione madre/bambino e/o sulla coppia genitoriale
parent training
percorsi “psicoeducativi”.
Programmi strutturati, volti alla promozione nei genitori di nuove competenze comunicative, educative, di gestione delle regole e del conflitto
cosa prevede il programma di parent training
diverse unità di lavoro con lo scopo di aiutare i genitori su diversi aspetti dell’interazione con il figlio:
- comprensione della natura del problema
- imparare ad effettuare delle scelte educative che favoriscano l’autoregolazione
- individuare i comportamenti negativi del bambino
- ampliare il bagaglio delle strategie educative
cosa viene migliorato grazie al parent training
abilità interpersonali del genitore e del bambino
= comportamento sociale più efficace
quale migliore approccio per i disturbi della condotta
cognitivo-comportamentale.
es. training dell’autocontrollo, agire sul dialogo interno (far riconoscere i pensieri al bambino), anger coping program
intervento col genitore nel trattamento dei disturbi della condotta
- osservare la relazione
- gestione delle “regole educative”
- negoziazione dei bisogni
anger coping program
- aumento della consapevolezza dei fenomeni affettivi e cognitivi legati all’attivazione della rabbia
- potenziamento delle attività autoriflessive e di autocontrollo
- incremento dei repertori comportamentali dei bambini di fronte ai conflitti sociali
legame disturbi della condotta e delinquenza
è stato accertato il legame tra i disturbi della condotta nei maschi e i comportamenti delinquenziali e criminali negli adulti
invece per le femmine sfocia in un disturbo depressivo o ansioso
evoluzione del disturbo oppositivo provocatorio
precursore e fattore predisponente all’insorgenza del disturbo della condotta
cosa sono i ddai
deficit di attenzione e iperattività:
quadri clinici ad esordio precoce che combinano un comportamento iperattivo/impulsivo scarsamente modulato con una mancanza di perseveranza nell’esecuzione di un compito
3 sottotipi di ddai
- disturbo da deficit di attenzione/iperattività con disattenzione predominante
- disturbo da deficit di attenzione/iperattività con iperattività-impulsività predominante
- disturbo da deficit di attenzione/iperattività tipo combinato
ddai e comorbilità
è molto frequente la comorbilità conaltri disturbi
quali fattori sono rilevanti nei ddai
di natura neurobiologica
ma ha parte importante, per modulare le problematiche, anche l’ambiente sociale e familiare
quando si determina e si mantiene un disturbo da esternalizzazione
quando si è in presenza di atteggiamenti genitoriali, con forme di legame che richiedono un’amplificazione del deficit stesso, che si trasforma quindi in sintomo
percorso diagnostico dei disturbi da esternalizzazione
raccolta dei dati anamnestici personali e familiari, affiancati da una raccolta di informazioni del contesto scolastico e i livelli di apprendimento, più un accurato esame neuropsicologico del bambino che preveda:
- competenze di pianificazione
- monitoraggio e controllo dell’azione
- capacità di inibire la risposta
modelli di trattamento per ddai, si muovono su 3 ambiti
- miglioramento delle abilità autoregolative del bambino
- coinvolgimento delle figure genitoriali del nel contenimento e nella gestione educativa quotidiana del bambino
- sostegno agli insegnanti e al contesto scolastico
i disturbi sul II asse
- disturbi della funzione motoria
- disturbi della funzione linguistica
- disturbi dell’apprendimento scolare
- sindromi da alterazione globale dello sviluppo psicologico (es, autismo)
caratteristiche biologiche dei disturbi del II asse
- esordio precoce nell’infanzia
- decorso naturale che tende alla cronicizzazione con un lieve miglioramento spontaneo al crescere dell’età
- correlati alla maturazione biologica del snc ma non correlati ad una malattia
- presentano una base familiare ereditaria per disturbi uguali o simili
- più frequenti nei maschi che nelle femmine
cosa occorre per fare diagnosi di disturbo specifico dello sviluppo
disporre di strumenti anamnestici, osservativi e testologici capaci di descrivere la severità del disturbo, la sua qualità intrinseca e in generale la sua indipendenza da malattie del snc
criteri diagnostici per il disturbo evolutivo specifico della funzione motoria
un punteggio ad un test standardizzato di coordinazione motoria fine oppure di motricità grossolana almeno due deviazioni standard al di sotto del livelli atteso in base all’età cronologica del bambino
criterio sociale dei disturbo evolutivo specifico della funzione motoria
il disturbo interferisce con il profitto scolastico e con le attività quotidiane
strumenti di valutazione per il disturbo evolutivo specifico della funzione motoria
Brunet-Lezine, Griffiths, Denver.
Permettono di valutare lo sviluppo del bambino nelle aree della motricità grossolana, fine e dell’autonomia personale e sociale
= forniscono per ogni area la media dello sviluppo e le deviazioni standard in difetto o in eccesso
interventi sul bambino con disturbo motorio
praticati dal fisioterapista: reinterpretare la fisioterapia in modo che questa diventi esperienza di vita quotidiana piuttosto che rinchiudere la vita all’interno del mero esercizio terapeutico
tecniche fisioterapiche utilizzate per i disturbi motori
tecniche di facilitazione afferenziale:
utilizzano stimolazioni di tipo sensoriale e cenestesico per stimolare lo sviluppo dei pattern motori corretti
su cosa possono agire le tecniche di facilitazione afferenziale
- livello sottocorticale: indipendenti dal controllo volontario = per lo sviluppo della motricità grossolana
- livello corticale: dipendenti dal controllo volontario = per lo sviluppo della motricità fine
due forme di disturbo specifico del linguaggio
- compromesse sia la comprensione che l’espressione del linguaggio
- compromessa solo l’espressione linguistica
cos’è il linguaggio secondo la Bishop
un edificio che ha come fondamenta le strutture di comprensione linguistica su cui poi si costruiscono le capacità espressive
QUINDI
disturbo della comprensione del linguaggio = compromissione delle abilità espressive
disturbo specifico del linguaggio espressivo
- la capacità di esprimersi mediante il linguaggio è più di due deviazioni standard al di sotto del livello appropriato per l’età del bambino
- la capacità di comprensione del linguaggio è compresa entro il limite di due deviazioni standard per l’età del bambino
disturbo misto della comprensione e dell’espressione del linguaggio
la comprensione del linguaggio è di due deviazioni standard al di sotto del livello appropriato per l’età del bambino
cosa deve mancare per diagnosticare il disturbo specifico del linguaggio
alterazioni neurologiche, sensoriali, anatomiche, un’intelligenza non verbale compromessa
strumenti di valutazione per la comprensione semantica
peabody picture vocabulary test:
si richiede al soggetto di indicare oggetti denominati dall’esaminatore su un campione di figure
test per la comprensione sintattica
testi di ricezione grammaticale di Bishop:
si richiede al soggetto di indicare azioni illustrate da frasi dell’esaminatore su un campione di figure
cosa può fare il genitore per migliorare lo sviluppo linguistico del figlio
leggere libri al bambino fin dai 6 mesi
metodi riabilitativi logopedici più usati
- metodo ortofonico “sintomatico”
- metodo logopedico “psicoterapico”
- metodo logopedico “naturale”
metodo ortofonico “sintomatico”
metodo più classico, più lineare e direttivo.
Il logopedista chiede al bambino di eseguire esercizi programmati e finalizzati a migliorare l’articolazione dei fonemi, il vocabolario lessicale e la costruzione sintattica delle frasi
metodo logopedico “psicoterapico”
obiettivo: raggiungimento di una relazione terapeutica intensa col bambino in cui utilizza diversi strumenti comunicativi ed espressivi mimici, gestuali, grafomotori e verbali
metodo logopedico “naturale”
il logopedista interviene indirettamente mediante una consulenza alla madre e agli educatori sulle tappe linguistiche che deve stimolare nel suo bambino attraverso l articolazione chiara dei fonemi, l’utilizzo di frasi semplici e corrette, la lettura di immagini e storie illustrate
evoluzione del disturbo specifico in adolescenza e in età adulta (Bishop)
prendere in considerazione: persistenza nel tempo, presenza in tutta l’età scolare di disturbi di apprendimento, comparsa in comorbilità di disturbi psichiatrici, scarsa autonomia sociale in età adulta
causa disturbi specifici dell’apprendimento
alterazione, funzionale o lesionale, di una qualche area dell’apparato neurologico
su cosa incidono i disturbi specifici dell’apprendimento
sulla direzione dello sviluppo del bambino e concorrono a determinare situazioni di disagio, disadattamento o addirittura di disturbo mentale
quali disturbi specifici dell’apprendimento
- disturbo specifico di lettoscrittura
- disturbo specifico delle abilità aritmetiche
criterio per il disturbo specifico di lettoscrittura
un punteggio nell’accuratezza e/o nella comprensione della lettura che è almeno due deviazioni standard al di sotto del livello atteso sulla base dell’età cronologica e dell’intelligenza generale del bambino
per diagnosticare il disturbo specifico della lettoscrittura, non devono essere presenti
difetti alla vista, difetto dell’udito, sindrome neurologica, gravi inadeguatezze nell’istruzione ricevuta
testi di valutazione del disturbo specifico di lettoscrittura
- comprensione: test di lettura di parole con significato
- accuratezza: test di lettura di parole senza significato
- test di dettato
- test di intelligenza culture free
quando viene definito dislessico un soggetto
quando ottiene risultati inferiori a quelli ottenuti dal 95% della popolazione scolare della stessa età e dello stesso livello intellettivo in uno dei due test di lettura e nel test di dettato
criterio per il disturbo specifico delle abilità aritmetiche
punteggio ad un test almeno due deviazioni standard al di sotto del livello atteso in base all’età cronologica del bambino e al suo livello intellettivo generale
a cosa possono riferirsi le abilità aritmetiche
alla velocità e all’accuratezza del calcolo matematico, all’abilità a interpretare e risolvere i problemi espressi con parole e frasi e/o con figure geometriche
per esistere un disturbo specifico delle abilità aritmetiche, deve essere
- istruzione scolastica regolare
- QI superiore a 70
- vista, udito ed esame neurologico devono essere normali
disturbi generalizzati dello sviluppo
anomalie qualitative delle interazioni sociali e delle modalità di comunicazione, repertorio limitato e stereotipato di interessi e di attività
esempio di disturbo generalizzato dello sviluppo
autismo infantile
cosa succede nei disturbi generalizzati dello sviluppo
importanti vincoli biologici rendono impossibile l’acquisizione di un’adeguata “teoria della mente” e quindi l’espressione delle relative competenze metacognitive e comunicative
nell’autismo infantile la compromissione dell’interazione sociale riguarda almeno due aspetti tra:
- incapacità di utilizzare lo sguardo, mimica facciale e gestuale
- incapacità di condividere con i coetanei interessi, attività ed emozioni
- incapacità di reciprocità socio-emozionale e di apprendere i comportamenti sociali
nell’autismo infantile, la compromissione qualitativa della comunicazione riguarda almeno due dei seguenti aspetti:
- ritardo o mancanza dello sviluppo del linguaggio verbale e assenza del linguaggio gestuale
- incapacità di sostenere una conversazione con risposte reciproche e pertinenti alle comunicazioni di un altro soggetto
- uso ripetitivo e stereotipato di parole o frasi fuori contesto
- assenza del gioco di imitazione e del gioco simbolico
nell’autismo, i comportamenti stereotipati riguardano almeno uno dei seguenti aspetti
- adesione compulsiva a pratiche o rituali
- manierismi motori ripetitivi e stereotipati
- preoccupazione inusuale per elementi particolari dei materiali di gioco quali l’odore, il tatto, la vibrazione
- interessi ripetitivi anomali per contenuto e natura come il gioco ripetitivo
soggetti con ritardo mentale ma senza autismo != autistici
sono capaci di instaurare un’interazione sociale sia coi bambini che con gli adulti, anche se possono avere ritardi nella comunicazione verbale e non verbale e comportamenti stereotipati
forme più lievi di autismo
- autismo atipico: i sintomi insorgono dopo i 3 anni di vita e non sono mai compromesse tutte e 3 le aree di sviluppo
- sindrome di Asperger: non ha un ritardo significativo nello sviluppo del linguaggio verbale e il QI di solito è superiore a 70
forme più gravi di autismo
- sindrome di Rett
- sindrome disintegrativa dell’infanzia
- sindrome iperattiva associata a ritardo mentale medio-grave
sindrome di Rett
- colpisce il sesso femminile
- lo sviluppo appare normale fino a 6-12 mesi
- perdita delle abilità sociali, linguistiche, comunicative e motorie con comparsa di continui movimenti delle mani
sindrome disintegrativa dell’infanzia
- dai 2 anni: perdita delle abilità sociali, comunicative, ludiche
- colpisce anche la motricità grossolana, fine, controllo anale e vescicale e le funzioni cognitive
sindrome iperattiva associata a ritardo mentale medio-grave
il bambino è capace di interazioni sociali mimiche e gestuali con bambini e con adulti, ma manca la comunicazione verbale e dominano il quadro clinico l’iperattività e i movimenti stereotipati
cosa è essenziale in tutte le forme di autismo
lavoro di equipe ed è consigliabile che lo psicologo richieda una consulenza specifica alla ricerca delle malattie che più speso possono associarsi ad autismo
rischio del bambino sordo fin dalla nascita
può sviluppare comportamenti autistici, per cui occorre sempre valutare la acuità uditiva
per prevenire l’autismo
bisogna conoscerne le cause, ma l’autismo resta ad eziologia ignota
= si parla di sindrome e non di malattia
definizione “sindrome”
quadro comportamentale che potrebbe avere cause biologiche oggi non note o cause psicosociali
intervento per l’autismo
programmi di screening o diagnosi precoce che è capace di migliorare la prognosi naturale del disturbo
genetica e autismo
in caso di figlio autistico, i genitori devono effettuare una rapida consulenza genetica, dato che la probabilità che i figli successivi abbiano autismo è del 3-7%, cioè 50 volte più alta del resto della popolazione
CHAT, autismo
questionario con 9 domande ai genitori e un’osservazione diretta del comportamento del bambino da parte dello psicologo che si basa su 5 item su “attenzione condivisa” e “gioco simbolico”
“gioco simbolico” CHAT
consiste nel far finta di giocare con una tazzina a versare del tè
“attenzione condivisa” CHAT
si sonda chiedendo al bambino dove si trova nella stanza un gioco assai visibile, il bambino deve indicare il gioco e deve guardare il volto dell’esaminatore per vedere se guarda nella stessa direzione
finalità del trattamento dell’autismo
ad ottenere miglioramenti nelle aree della comunicazione, dell’interazione sociale, degli interessi personali e degli schemi d’azione
procedure che migliorano le prognosi dell’autismo
- metodo ABA
- metodo TEACCH
- AAC
metodo ABA
trattamento educativo basato sui principi della terapia del comportamento, organizzato per almeno 20 ore alla settimana in individuale o in piccolo gruppo, con il quale si tenta di insegnare al bambino comportamenti sociali, verbali, cognitivi e motori attraverso l’osservazione sistematica, il rinforzo positivo e l’incentivo all’apprendimento di comportamenti specifici
metodo TEACCH
apprendimento altamente strutturato e organizzato che prevede compiti visivi e visuo-motori.
Basato sui principi dell’individualizzazione e della flessibilità.
Costante coinvolgimento delle figure genitoriali.
Obiettivi: comunicazione spontanea
AAC
promozione della comunicazione con l’ausilio di strumenti visivi e tecniche comportamentali di rinforzo.
Obiettivi comportamentali e comunicativi nei contesti di vita del bambino che siano misurabili
mamme di bambini autistici
appaiono spesso disorientate di fronte alle atipie comportamentali del bambino e possono vivere l’isolamento che egli cerca attivamente come rifiuto o come fallimento nella funzione genitoriale
Kanner e autismo
dei 96 pazienti che aveva diagnosticato, solo 9 sono divenuti autosufficienti da adulti
fattore dell’autosufficienza nell’autismo, secondo Kanner
presenza di un linguaggio comunicativo entro i primi 5 anni di vita
i disturbi sul III asse
il ritardo mentale
bambino con ritardo mentale
bambino con bisogni speciali, che va riconosciuto, valutato e trattato per migliorare il suo adattamento sociale e lavorativo in età giovanile ed adulta
rischi del soggetto con ritardo mentale non riconosciuto
- può essere portatore di una malattia biologica del snc che può comportare danni organici e rischio genetico
- se le aspettative sociale e familiari sono elevate, la persona può sfociare in disturbi emozionali o psichiatrici
come viene definita la diagnosi di ritardo mentale
dal livello del QI, misurato con una scala psicometrica standardizzata sulla popolazione di appartenenza del soggetto
scala Wechsler e ritardo mentale
<70
- ritardo mentale lieve: 50-69
- ritardo mentale medio: 35-49
- ritardo mentale grave: 20-34
- ritardo mentale profondo: <20
cosa comporta la definizione di ritardo mentale
- ridotta prestazione cognitiva
- diminuita competenza sociale: dipendente dal ritardo ma anche dall’ambiente sociale e culturale di crescita
possibili cause biologiche del QI <55
anomali cromosomiche e genetiche, malattie cerebrali e neurodegenerative, infezioni e ipossie pre, peri e postnatali
valutazione da effettuare in presenza di ritardo mentale grave
- anamnesi familiare e personale
- esame obiettivo e neurologico
- potenziali visivi ed uditivi
- ricerca x fragile
team per intervento su ritardo mentale
pediatra, psicologo o neuropsichiatra infantile, assistente sociale, insegnanti