lingue d'Europa: Flashcards
il problema di definire i confini dell’Europa:
È difficile stabilire i confini di ciò che noi oggi definiamo Europa (intesa in senso culturale). Qui la definiamo come il territorio compreso fra l’Atlantico e gli Urali (metà Russia), anche perché, secondo alcuni studiosi, la Russia deve essere intesa come ‘periferia dell’Europa’, poiché di fatto rapportata con Roma (viene definita ‘3° Roma’), ma allo stesso tempo ne è profondamente differente (stessa questione con la Turchia).
Tali differenze però vengono soppiantate dai grandi rapporti fra i paesi europei occidentali e orientali, motivo per cui possiamo comunque definirli parte di uno stesso continente culturalmente.
caratteristiche del quadro linguistico Europeo:
3 dati sul quadro linguistico Europeo:
-l’Europa vanta una notevole frammentazione linguistica (vengono parlate più di 60 lingue ‘statutarie’/ufficiali e molte altre lingue non statutatrie).
-tali lingue sono ‘omogenee’, cioè appartengono nella maggioranza dei casi a un’unica famiglia linguistica, la famiglia indoeuropea (quelle non indoeuropee sono il basco, il maltese=unica lingua semitica in Europa, il turco di Turchia, le lingue uraliche e le lingue mongole (calmucco)).
-il quadro linguistico europeo risulta già ben definito alla fine del 1000, dopo che cioè si erano concluse la maggior parte delle ondate migratorie da nord da parte di genti germaniche, slave e ugrico-altaiche, verso sud.
L’ultima ondata di genti non indoeuropee in Europa è rappresentata da quella dei turco-osmanili, fra il 1300 e 1400, nei territori della Grecia storica.
Va però detto che ancora attualmente il quadro linguistico europeo sta cambiando alla luce dei flussi migratori da parte di parlanti di lingue non indoeuropee.
cosa sono le lingue indoeuropee?
Con ‘lingue indoeuropee’ intendiamo quel sistema di gruppi linguistici estesi dall’Atlantico fino alla fascia centrale del subcontinente indiano.
sulla nascita delle lingue indoeuropee: le 3 teorie:
- la teoria tradizionale (ipotesi dei kurgan):
le lingue indoeuropee si sono imposte in Europa intorno al 4000/3000 a.C. (età del bronzo=dal 4000 al 1000 a.C.), in cui popolazioni formate da guerrieri’-pastori proveniente dall’Asia centrale sarebbero migrate verso occidente, stanziandosi con la forza dove sono oggi presenti genti parlanti lingue indeuropee. - la teoria della dispersione neolitica indeuropea:
Questa teoria mette in discussione quella tradizionale, , poichè afferma che nel 4000 a.C. fossero già stanziate genti proto-indoeuropee in Europa; essa colloca l’inizio del processo di indeuropeizzazione nel 6000 a.C., attraverso la migrazione di genti medio-orientali, impostesi non con la combattendo ma grazie alla loro conoscenza agricola. - la teoria della ‘continuità uralica’:
Secondo questa teoria, sarebbero state già le genti uraliche e samoiede (discendenti dall’africano Homo Sapiens Sapiens) ad occupare l’Europa medio-orientale nel paleolitico, per poi spostarsi nel mesolitico nel resto del continente.
(quindi, a differenza delle altre teorie, secondo questa lo stanziamento sarebbe avvenuto nella remota antichità)
I gruppi linguistici e le lingue isolate appartenenti alla famiglia indoeuropea:
Della famiglia indoeuropea fanno parte 8 principali gruppi linguistici + alcune lingue isolate:
1. lingue anatoliche (estinte)
2. lingue tocarie (estinte)
3. lingue celtiche
4. lingue italiche
5. lingue germaniche
6. lingue baltiche
7. lingue slave
8. lingue indo-iraniche
lingue isolate:
-neogreco: dal greco della koinè ellenistico-romana (viariante del greco antico affermatasi nell’età ellenistica/romana)
-albanese: dall’illirico e dalle sue dinamiche con le varie lingue di adstrato
-armeno: dall’armeno classico ; esso appartiene però non al quadro linguistico europeo, ma micrasiatico.
+
-basco: unica lingua protoindoeuropea
-maltese
i gruppi linguistici vitali + le lingue isolate:
-le lingue celtiche: si divide in continentale e insulare in base a dove si formarono le lingue:
- celtico continentale: comprendente il gallico, il celtiberico, il lepotinco e il galatico e sono tutte estinte
- celtico insulare: irlandese, scozzese, mannese, gallese e bretone.
se fra l’anno 1000 e il 16 sec. le lingue celtiche insulari vissero un periodo di fioritura, propri in tale secolo vennero attuati i primi provvedimenti repressivi nei confrotni dei parlanti celtici a favore dell’inglese.
Tale fase riduzione di numero di parlanti durò 2 secoli, fino al 1700, quando grazie alla pubblicazione dell’opera ‘Archeologia Britannica’, cominciò la ripresa e la loro rivitalizzazione.
Nonostante ciò, solo l’irlandese ha ottenuto lo statuto di lingua nazionale (in Irlanda, insieme all’inglese), le altre hanno ruoli marginali.
-le lingue germaniche:
1. germanico orientale: (gotico, vandalo, burgundo) ormai del tutto estinto.
2. germanico settentrionale: comprende il danese, lo svedese, il norvegese e l’islandese.
3. germanico occidentale: comprende il tedesco alto e basso e l’inglese
-tedesco alto: lingua standard della Germania + dialetti meridionali (ne fa anche parte lo yddish, lingua degli ebrei askenazim)
-tedesco basso: dialetti settentrionali (ne fa parte anche l’olandese, il fiammingo e il frisone, parlato fra l’Olanda settentrionali e l’Oldenburg).
-l’inglese viene dall’antico inglese, che fu poi progressivamente influenzato dall’antico danese e francese. Dal 1400 la varietà di inglese formatasi a Londra si imporrà su tutta l’isola e anche fuori.
La varietà dell’inglese coloniale più importante è sicuramente quella statunitense.
-le lingue italiche: cioè le lingue indoeuropee attestate nell’Italia antica. La più famosa è il latino (unica lingua italica a continuare ad esistere nel tempo e a dare origine alle lingue romanze), ma vi sono anche l’osco-umbro, il venetico e il messapico.
Dalla fusione tra il latino e le lingue delle popolazioni entrate nell’orbita romana si sviluppano le lingue romanze.
(lingue romanze statutarie: portoghese, gallego, spagnolo, catalano. francese. italiano. romeno.
lingue romane non statutarie: asturiano, aragonese, occitano, franco-provenzale, còrso, sardo, friulano, romancio (parlato in Svizzera), giudeo-spagnolo.)
Tra le lingue romanze esitinte troviamo il dalmatico, parlato lungo la costa adriatica occidentale fino al 19 sec., e il mozarabico, diffuso nell’area iberica dal dominio arabo.
-lingue baltiche: lituano, lettone e prussiano (ora estinto).
-lingue slave: alla base di tutte le tradizioni linguistiche slave sta il ‘paleoslavo’, lingua ‘inventata’ quale strumento per l’evangelizzazione delle genti slave durante la metà del 9 sec. d.C. dai due apostoli Cirillio e Metodio.
Tale lingua , benchè artificale e fortemente influenzata dal greco bizantino, fu un potente elemento di coesione per tutto il mondo slavo.
Lo slavo andò poi a dividersi in 3 sottogruppi:
1. lo slavo occidentale (polacco, slovacco e ceco)
2. slavo orientale (russo, bielorusso e ucraino)
3. slavo meridionale (sloveno=lingua di transizione fra la slavia occidentale e la slavia meridionale, serbo-croato, bulgaro, macedone)
Il serbo e il croato costituiscono in realtà lo stessi sistema, la divisione è dovuta a considerazioni interlinguistiche di natura culturale e politica; l’area serba > attratta nell’orbita bizantinsa (adotta l’alfabeto cirilico, discendente dal greco-bizantino). Va anche poi a formarsi il serbo bosniaco, parlato in Bosnia.
l’area croata > influssi occidentali (alfabeto latino)
-lingue indo-iraniche: Le lingue indo-iraniche sono presenti quasi esclusivamente al di fuori dell’Europa. Si dividono in tre sottogruppi:
1. Il primo gruppo comprende le lingue dell’India centro settentrionale, come l’hindi, il bengali e il nepali. Tutte queste lingue discendono dal sanscrito, ovvero la lingua indoeuropea di più antica attestazione.
2.Il secondo gruppo è formato dalle lingue iraniche, come il persiano, il curdo e il tagico.
3.il terzo gruppo comprende le lingue nuristane, diffuse nel territorio montagnoso dello hindu kush.
Le uniche lingue indoiraniche parlate attualmente in Europa sono le varietà utilizzate dalle comunità degli zingari, chiamate anche lingue ‘romani’.
Tali varietà sono proprie dei discendenti di gruppi originari dell’India, che sotto la pressione islamica lasciarono le loroti dalle lingue parlate nelle regioni attraverso le quali le popolazioni zingare transitarono.
Le lingue isolate sono
- il neogreco (si parla di greco moderno dal 1600, ma a dire il vero molti tratti neogreci sono attestati già nelle fasi precedenti, già nel era ellenistico romana.)
-l’albanese, erede diretto della tradizione linguistica illirico-balcanica, fortemente interferferita dalle tradizioni greca, latina, romanza, slava e turca.
il ruolo del greco e del latino nella ‘modellizzazione’ delle lingue europee:
Il greco e il latino rappresentano i “serbatoi” per la modellizzazione di strutture linguistiche e per la diffusione di elementi lessicali e fraseologici comuni.
Le due lingue hanno vissuto in equilibrio fino alla caduta dell’impero romano d’occidente. Con l’espansione romana andava infatti così a espandersi anche la lingua latina, molto più però nei territori occidentali che in quelli orientali dell’impero (dove si continuava a parlare principalmente il greco»_space; i romani rispettavano comunque il prestigio della lingua greca (1° fase=greco e latino hanno posizione paritaria).
Via via però la coesione fra le due parti viene meno.
L’equilibrio venne rotto dalla pressione in Grecia di un insieme di genti sia indoeuropee (slavo meridionali) sia non indoeuropee (turco-tatari).
Questo fu il primo avvenimento che porterà alla progressiva separazione tra le componenti greco-bizantina e latino-romana.
Inoltre, nasce la lingua slava (fondata sul greco bizantino)»_space; separazione di 2 poli separati.
La divisione definitiva fra le due culture si attesta allo scisma del 1054 fra la Chiesa romana (cattolica) e quella costantinopoliana (ortodossa).
Conseguenza di ciò fu che il ruolo del greco in occidente venne sempre meno.
ruolo del latino dalla caduta dell’impero d’occidente a oggi:
Dalla caduta dell’impero romano d’occidente (5 sec. d.C.) la Chiesa aveva assunto il ruolo istitutivo in Occidente, e il latino continuò a rappresentare la lingua di coesione (essa era la lingua della Chiesa, ma veniva utilizzata anche per questioni laiche, come il diritto).
La parte non romanza dell’Europa occidentale (Germania, Scandinavia, Polonia, Lituania), esprimendo il latino una cultura estranea a quella propria, comportò 2 cose:
-da un lato, i tentativi di utilizzo letterario dei vernacoli furono più precoci di quanto avvenne nelle aree romanizzate (ex. traduzione in gotico della Bibbia)
-dall’altro, i clerici di quelle aree utilizzavano un latino più conservatore e per questo venivano eletti a modelli.
Durante il medioevo»_space; si affermano i gruppi linguistici romanzo, germanico e slavo (probabilmente per via delle invasioni barbariche, che hanno portato la necessità di una semplificazione del linguaggio), ed in età carolingia comincia il progressivo contrasto fra l’uso del latino e quello dei volgari emergenti (ex. opere in volgare di Dante, Petrarca etc).
Questi gruppi andranno poi a diversificarsi sempre più per via di invasioni varie (ex. quella araba nella penisola iberica) e a rendersi ufficiali, grazie ad esempio all’invenzione della stampa.
Il latino rimase comunque, nonostante la piena affermazione delle lingue romanze e non, il collante che ha tenuto coesi popoli di lingue e culture diverse ed uno strumento per il dibattito ad esempio scientifico (Galileo, Cartesio).
Fu solo nel 20° sec. che il peso del latino venne ridimensionato dal lato culturale; viene sostituito il latino dal volgare nella liturgia.
L’uso sistematico del latino, nel corso del medioevo e dell’età moderna, ha contribuito alla formazione di tutto il vocabolario tecnico-scientifico dell’Europa occidentale.
ruolo del greco durante il medioevo e l’età moderna:
Se il latino è stato per tutta l’Europa occidentale in Età medievale e moderna il grande collante che ha tenuto coesi i popoli di lingua e di culture diverse, nell’Europa orientale in ruolo del Greco bizantino-medievale è differente.
Mentre il latino ha dato origine alle lingue neolatine ed è riuscito a imporre la propria forza anche a genti germaniche, slave occidentali e meridionali, il greco al contrario pur avendo ruolo di grande matrice per la formazione dell’ antico slavo ecclesiastico, non è però mai riuscito a imporsi come lingua comune negli ambienti slavi orientali e meridionali.
Cioè si forma sì una cultura greco-slava, data la vicinanza delle due entità, ma non un’unità linguistica nuova.
Questo poiché il greco non interagisce mai di fatto con le lingue con cui entrò in contatto così da far nascere una pluralità di volgari neo greci, ed il fatto che la chiesa ortodossa di Costantinopoli non aveva un atteggiamento polarizzatore nei confronti delle altre chiese ortodosse autocefale.
Un’ipotesi che spiega ciò è il fatto che il greco fosse ancorato al prestigio della tradizione classica e ora cristiana, per questo motivo era visto come un oggetto sacro intangibile.
Il greco si confinò quindi solo in Grecia, a differenza di quanto avvenne in Occidente con in latino come strumento di comunicazione fra le varie culture europee.
L’influenza che il greco aveva sulle altre comunità balcaniche venne sempre meno quando vennero conquistate dall’impero turco/ottomano (15 sec.).
quando nascono di fatto i primi gruppi linguistici romanzo, germanico e slavo?
Nel medioevo troviamo le prime testimonianze della formazione dei tre grandi gruppi linguistici: slavo, germanico e romanzo. I primi volgari rispetto al latino si ebbero in ambiente germanico perché la distanza fra latino e sistemi germanici o romanzi era tale da rendere necessario un nuovo modo per comunicare:
- Il primo esempio di lingua letteraria romanza si ha in generale grazie alla Chansons de geste (in occitano), nel 12 sec
960 d.C.= ‘Placiti Capuani’: sono la prima testimonianza del volgare italiano, ma la prima esperienza di volgare italo-romanzo letteraria si deve ai poeti della scuola siciliana, nel 13 sec.
Oggi si può dire che non si è mai realizzata a pieno una totale emancipazione dal latino perché viene ancora usato per il linguaggio tecnico-scientifico di tutte le lingue romanze. - L’emergere delle lingue germaniche si colloca a partire dal 12 secolo (tedesco, anglosassone, nederlandese, antico nordico):
In particolare in Germania si installa il tedesco alto utilizzato per l’epica e la letteratura cortese.
Nell’area scandinava, invece, si utilizzò l’antico nordico prima per testi poetici, poi per a produzione di saghe cavalleresche. - L’ambiente slavo differisce da quello romanzo o germanico poichè, se in quegli ambienti nel periodo di transizione fra alto e basso medioevo appaiono progressivamente documentati vari sistemi linguistici, l’ambiente slavo risulta caratterizzati da un’unica tradizione linguistica (paleoslavo, creato dai fratelli tessalonicesi Cirillo e Metodio nel 9 sec d.C.).
Il paleoslavo fu usato di fatto come strumento di coesione per le varie culture slave, ma, a differenza del latino, esso veniva usato tra genti appartenenti ad un ceppo comune e fu un elemento di coesione perché presentava le caratteristiche di tutte le lingue slave di quel territorio (mentre il latino teneva insieme culture e lingue totalmente diverse, motivo per cui è riuscito a influenzarle così tanto).
La grande maggioranza di testi redatti in slavo ecclesiastico erano anonimi per principio di una forte cristianità.
la posizione dell’Arabo in Europa:
-Nel 634 d.C.= prese avvio l’espansione araba verso Oriente e Occidente. In particolare la loro influenza si deve nella penisola iberica, Maghreb, Sicilia e Malta.
-Gli iberici riconquistarono poi i loro territori con la Reconquista, ma l’influenza araba fu innegabile.
-L’espansione araba in Maghreb portò a una definitiva scomparsa del latino in quelle zone.
-Nel caso della Sicilia infatti, la cultura araba venne rispettata dai normanni e dai successori conquistatori, quindi l’arabo si conservò.
-A Malta, si formò si fatto la varietà araba che sta alla base della lingua maltese di oggi.
Le lingue di questi paesi, ormai fortemente influenzate dall’arabo, veoicolarono di fatto tale influenza anche nelle altre lingue europee (molti termini matematici, tecnici e astronomici hanno derivazione araba anche in moltissime lingue europee).
la posizione delle lingue uraliche in Europa:
Le lingue uraliche si parlano attualmente in Ungheria, Finlandia e in alcune parti della Russia e della Siberia e si dividono in lingue ugro-finniche e lingue samoiede (yurak).
Tuttavia, nel passato esse si parlavano in aree molto diverse da quelle attuali, erano cioè diffuse in territorio propriamente europeo, fra gli Urali e il Baltico. Per via di invasioni decisero di spostarsi nei paesi che conosciamo oggi.
Di fatto, solo l’Ungherese ha avuto un ruolo significativo nel quadro linguistico europeo; esso determinò infatti, invadendo territori prossimi al Danubio, a spezzare l’unità linguistica slava.
la posizione delle lingue turche in Europa:
Le lingue turche comprendono una trentina di sistemi linguistici, distribuiti dall’area balcanica all’Asia centrale (per via dell’ampio nomadismo e di flussi migratori)
➢ ramo orientale: principalmente tataro, ciuvascio e baschiro (ad oggi tutte utilizzanti l’alfabeto cirilico)
➢ ramo meridionale: la lingua principale è il turco di Turchia (per secoli utilizzava l’alfabeto arabo-persiano, fino a che l’imper ottomano cadde e venne fondata la repubblica di Turchia, più occidentalizzata e con alfabeto latino). + l’azeri, lingua ufficiale dell’Azerbaigian e il gagauso parlato in Moldavia.
le lingue europee in età moderna:
Già età alto-medievale, mentre l’Oriente vedeva un periodo di forte crisi dovuta all’allontanamento dalla Chiesa di Roma, l’Occidente fu caratterizzato da un particolare sviluppo, sia dal punto di vista culturale che demografico ed economico: diffusione della stampa e della riforma protestante, nascita delle università.
Un elemento importante fu la traduzione della Bibbia nelle varie lingue locali. Le prime lingue stabilizzate furono: spagnolo, portoghese, inglese, francese, danese, svedese e l’olandese.
16 sec: il francese diventa lingua amministrativa grazie a Francesco I e viene stabilita anche la norma del francese scritto, mentre le lingue celtiche furono sopraffatte dalla pressione dell’inglese e del francese.
Le lingue slave si espandono ad est.
sec 17 e 18: l’italiano diventa lingua di cultura a livello internazionale (grazie anche alle accedemie).
In questi secoli, grazie alla colonizzazione, portoghese, inglese e spagnolo furono esportati nei territori d’oltreoceano.
In ambiente germanico, per esempio, si codificano le nuove lingue letterarie norvegesi. Il romeno invece si occidentalizza grazie all’influenza di molte parole francesi.
Anche in area balcanica nascono le prime lingue nazionali (ex. in Grecia, che si imporrà ufficialmente nel 1976).
20 sec: all’alba di questo secolo quasi tutte le lingue sono standardizzate (tranne albanese e macedone) perciò iniziano a fiorire le grammatiche. Tra le lingue non indoeuropee si segnala la ripresa del basco e il riconoscimento co-ufficiale del maltese accanto all’inglese.
L’inglese viene promosso dall’editoria e dai mezzi di comunicazione di massa. Il tedesco diventa simbolo di coesione mentre tra i paesi dell’Est a cui era stata imposto il russo, si assiste ad una derussificazione.
Lo yiddish e il giudeo-spagnolo quasi scompaiono al seguito del periodo nazista.
Nel futuro: l’Europa sarà caratterizzata sempre più da un bilinguismo ‘lingua nazionale’-inglese. Esso, grazie alla globalizzazione e all’internazionalizzazione degli scambi diventa infatti lingua-tramite come lo era stato il latino nei tempi antichi.
Tuttavia, la differenza è che il latino era la lingua di cultura delle élite intellettuali mentre oggi l’inglese è una lingua “di lavoro”. Non è dunque una lingua sovranazionale (cioè non appartenente a nessuna nazione, come lo era il latino) bensì una lingua ausiliaria (cioè di fatto appartenente a un grande numero di Paesi come prima lingua) internazionale.
gli sviluppi linguistici dati da questi mutamenti storici: l’alfabeto:
Una delle principali caratteristiche delle lingue d’Europa è che hanno alfabeti differenti. Si distinguono infatti l’alfabeto latino, cirillico e greco.
❖ La diffusione dell’alfabeto latino si deve all’espansione dell’Impero Romano e poi della Chiesa, che aveva in latino tutta la liturgia. Ha tratti comuni con l’alfabeto greco.
❖ L’alfabeto cirillico ha avuto successo grazie alle politiche linguistiche attuate dall’ex URSS per ottenere maggiore coesione interna. Deriva dall’alfabeto glagolitico e fu inventato dai fratelli Cirillo e Metodio, che se ne servirono al fine di evangelizzare il mondo slavo.
❖ L’alfabeto greco, il più antico tra i tre, introdotto in Grecia dai fenici, oggi viene utilizzato solo all’interno del neogreco a causa della politica conservatrice della Grecia.
L’alfabeto greco è la matrice degli altri due alfabeti e fu di fatto introdotto probabilmente dai fenici, ma i ‘Greci’ attuarono varie modifiche all’alfabeto fenicio:
-introdussero le vocali nello scritto (i fenici le indicavano con “’”) al pari delle consonanti»_space; nasce l’alfabeto.
Tutti questi alfabeti utilizzano un sistema fonografico, cioè che implica che ad ogni lettera corrisponda un suono/fono. In passato, invece, si privilegiava un sistema logografico, che prevedeva che ad ogni rappresentazione/disegno si associasse un concetto (un esempio sono i geroglifici) e dunque anche uno sforzo mnemonico maggiore.
Il motivo per cui la maggior parte dei sistemi di scrittura si è convertita in ‘fonografici’ è che essi sono molto più convenienti (permettono di esprimere concetti più complessi e non sono di libera interpretazione).
Nonostante questo, ci sono ancora lingue molto importanti che si servono del sistema logografico, primo fra tutte il cinese.