lingue d'Europa: Flashcards

1
Q

il problema di definire i confini dell’Europa:

A

È difficile stabilire i confini di ciò che noi oggi definiamo Europa (intesa in senso culturale). Qui la definiamo come il territorio compreso fra l’Atlantico e gli Urali (metà Russia), anche perché, secondo alcuni studiosi, la Russia deve essere intesa come ‘periferia dell’Europa’, poiché di fatto rapportata con Roma (viene definita ‘3° Roma’), ma allo stesso tempo ne è profondamente differente (stessa questione con la Turchia).

Tali differenze però vengono soppiantate dai grandi rapporti fra i paesi europei occidentali e orientali, motivo per cui possiamo comunque definirli parte di uno stesso continente culturalmente.

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2
Q

caratteristiche del quadro linguistico Europeo:

A

3 dati sul quadro linguistico Europeo:
-l’Europa vanta una notevole frammentazione linguistica (vengono parlate più di 60 lingue ‘statutarie’/ufficiali e molte altre lingue non statutatrie).
-tali lingue sono ‘omogenee’, cioè appartengono nella maggioranza dei casi a un’unica famiglia linguistica, la famiglia indoeuropea (quelle non indoeuropee sono il basco, il maltese=unica lingua semitica in Europa, il turco di Turchia, le lingue uraliche e le lingue mongole (calmucco)).
-il quadro linguistico europeo risulta già ben definito alla fine del 1000, dopo che cioè si erano concluse la maggior parte delle ondate migratorie da nord da parte di genti germaniche, slave e ugrico-altaiche, verso sud.

L’ultima ondata di genti non indoeuropee in Europa è rappresentata da quella dei turco-osmanili, fra il 1300 e 1400, nei territori della Grecia storica.
Va però detto che ancora attualmente il quadro linguistico europeo sta cambiando alla luce dei flussi migratori da parte di parlanti di lingue non indoeuropee.

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3
Q

cosa sono le lingue indoeuropee?

A

Con ‘lingue indoeuropee’ intendiamo quel sistema di gruppi linguistici estesi dall’Atlantico fino alla fascia centrale del subcontinente indiano.

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4
Q

sulla nascita delle lingue indoeuropee: le 3 teorie:

A
  1. la teoria tradizionale (ipotesi dei kurgan):
    le lingue indoeuropee si sono imposte in Europa intorno al 4000/3000 a.C. (età del bronzo=dal 4000 al 1000 a.C.), in cui popolazioni formate da guerrieri’-pastori proveniente dall’Asia centrale sarebbero migrate verso occidente, stanziandosi con la forza dove sono oggi presenti genti parlanti lingue indeuropee.
  2. la teoria della dispersione neolitica indeuropea:
    Questa teoria mette in discussione quella tradizionale, , poichè afferma che nel 4000 a.C. fossero già stanziate genti proto-indoeuropee in Europa; essa colloca l’inizio del processo di indeuropeizzazione nel 6000 a.C., attraverso la migrazione di genti medio-orientali, impostesi non con la combattendo ma grazie alla loro conoscenza agricola.
  3. la teoria della ‘continuità uralica’:
    Secondo questa teoria, sarebbero state già le genti uraliche e samoiede (discendenti dall’africano Homo Sapiens Sapiens) ad occupare l’Europa medio-orientale nel paleolitico, per poi spostarsi nel mesolitico nel resto del continente.
    (quindi, a differenza delle altre teorie, secondo questa lo stanziamento sarebbe avvenuto nella remota antichità)
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5
Q

I gruppi linguistici e le lingue isolate appartenenti alla famiglia indoeuropea:

A

Della famiglia indoeuropea fanno parte 8 principali gruppi linguistici + alcune lingue isolate:
1. lingue anatoliche (estinte)
2. lingue tocarie (estinte)
3. lingue celtiche
4. lingue italiche
5. lingue germaniche
6. lingue baltiche
7. lingue slave
8. lingue indo-iraniche

lingue isolate:
-neogreco: dal greco della koinè ellenistico-romana (viariante del greco antico affermatasi nell’età ellenistica/romana)
-albanese: dall’illirico e dalle sue dinamiche con le varie lingue di adstrato
-armeno: dall’armeno classico ; esso appartiene però non al quadro linguistico europeo, ma micrasiatico.
+
-basco: unica lingua protoindoeuropea
-maltese

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6
Q

i gruppi linguistici vitali + le lingue isolate:

A

-le lingue celtiche: si divide in continentale e insulare in base a dove si formarono le lingue:

  1. celtico continentale: comprendente il gallico, il celtiberico, il lepotinco e il galatico e sono tutte estinte
  2. celtico insulare: irlandese, scozzese, mannese, gallese e bretone.
    se fra l’anno 1000 e il 16 sec. le lingue celtiche insulari vissero un periodo di fioritura, propri in tale secolo vennero attuati i primi provvedimenti repressivi nei confrotni dei parlanti celtici a favore dell’inglese.
    Tale fase riduzione di numero di parlanti durò 2 secoli, fino al 1700, quando grazie alla pubblicazione dell’opera ‘Archeologia Britannica’, cominciò la ripresa e la loro rivitalizzazione.
    Nonostante ciò, solo l’irlandese ha ottenuto lo statuto di lingua nazionale (in Irlanda, insieme all’inglese), le altre hanno ruoli marginali.

-le lingue germaniche:
1. germanico orientale: (gotico, vandalo, burgundo) ormai del tutto estinto.
2. germanico settentrionale: comprende il danese, lo svedese, il norvegese e l’islandese.
3. germanico occidentale: comprende il tedesco alto e basso e l’inglese

-tedesco alto: lingua standard della Germania + dialetti meridionali (ne fa anche parte lo yddish, lingua degli ebrei askenazim)
-tedesco basso: dialetti settentrionali (ne fa parte anche l’olandese, il fiammingo e il frisone, parlato fra l’Olanda settentrionali e l’Oldenburg).

-l’inglese viene dall’antico inglese, che fu poi progressivamente influenzato dall’antico danese e francese. Dal 1400 la varietà di inglese formatasi a Londra si imporrà su tutta l’isola e anche fuori.
La varietà dell’inglese coloniale più importante è sicuramente quella statunitense.

-le lingue italiche: cioè le lingue indoeuropee attestate nell’Italia antica. La più famosa è il latino (unica lingua italica a continuare ad esistere nel tempo e a dare origine alle lingue romanze), ma vi sono anche l’osco-umbro, il venetico e il messapico.

Dalla fusione tra il latino e le lingue delle popolazioni entrate nell’orbita romana si sviluppano le lingue romanze.
(lingue romanze statutarie: portoghese, gallego, spagnolo, catalano. francese. italiano. romeno.
lingue romane non statutarie: asturiano, aragonese, occitano, franco-provenzale, còrso, sardo, friulano, romancio (parlato in Svizzera), giudeo-spagnolo.)
Tra le lingue romanze esitinte troviamo il dalmatico, parlato lungo la costa adriatica occidentale fino al 19 sec., e il mozarabico, diffuso nell’area iberica dal dominio arabo.

-lingue baltiche: lituano, lettone e prussiano (ora estinto).

-lingue slave: alla base di tutte le tradizioni linguistiche slave sta il ‘paleoslavo’, lingua ‘inventata’ quale strumento per l’evangelizzazione delle genti slave durante la metà del 9 sec. d.C. dai due apostoli Cirillio e Metodio.
Tale lingua , benchè artificale e fortemente influenzata dal greco bizantino, fu un potente elemento di coesione per tutto il mondo slavo.

Lo slavo andò poi a dividersi in 3 sottogruppi:
1. lo slavo occidentale (polacco, slovacco e ceco)
2. slavo orientale (russo, bielorusso e ucraino)
3. slavo meridionale (sloveno=lingua di transizione fra la slavia occidentale e la slavia meridionale, serbo-croato, bulgaro, macedone)
Il serbo e il croato costituiscono in realtà lo stessi sistema, la divisione è dovuta a considerazioni interlinguistiche di natura culturale e politica; l’area serba > attratta nell’orbita bizantinsa (adotta l’alfabeto cirilico, discendente dal greco-bizantino). Va anche poi a formarsi il serbo bosniaco, parlato in Bosnia.
l’area croata > influssi occidentali (alfabeto latino)

-lingue indo-iraniche: Le lingue indo-iraniche sono presenti quasi esclusivamente al di fuori dell’Europa. Si dividono in tre sottogruppi:
1. Il primo gruppo comprende le lingue dell’India centro settentrionale, come l’hindi, il bengali e il nepali. Tutte queste lingue discendono dal sanscrito, ovvero la lingua indoeuropea di più antica attestazione.
2.Il secondo gruppo è formato dalle lingue iraniche, come il persiano, il curdo e il tagico.
3.il terzo gruppo comprende le lingue nuristane, diffuse nel territorio montagnoso dello hindu kush.

Le uniche lingue indoiraniche parlate attualmente in Europa sono le varietà utilizzate dalle comunità degli zingari, chiamate anche lingue ‘romani’.
Tali varietà sono proprie dei discendenti di gruppi originari dell’India, che sotto la pressione islamica lasciarono le loroti dalle lingue parlate nelle regioni attraverso le quali le popolazioni zingare transitarono.

Le lingue isolate sono
- il neogreco (si parla di greco moderno dal 1600, ma a dire il vero molti tratti neogreci sono attestati già nelle fasi precedenti, già nel era ellenistico romana.)
-l’albanese, erede diretto della tradizione linguistica illirico-balcanica, fortemente interferferita dalle tradizioni greca, latina, romanza, slava e turca.

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7
Q

il ruolo del greco e del latino nella ‘modellizzazione’ delle lingue europee:

A

Il greco e il latino rappresentano i “serbatoi” per la modellizzazione di strutture linguistiche e per la diffusione di elementi lessicali e fraseologici comuni.

Le due lingue hanno vissuto in equilibrio fino alla caduta dell’impero romano d’occidente. Con l’espansione romana andava infatti così a espandersi anche la lingua latina, molto più però nei territori occidentali che in quelli orientali dell’impero (dove si continuava a parlare principalmente il greco&raquo_space; i romani rispettavano comunque il prestigio della lingua greca (1° fase=greco e latino hanno posizione paritaria).

Via via però la coesione fra le due parti viene meno.
L’equilibrio venne rotto dalla pressione in Grecia di un insieme di genti sia indoeuropee (slavo meridionali) sia non indoeuropee (turco-tatari).
Questo fu il primo avvenimento che porterà alla progressiva separazione tra le componenti greco-bizantina e latino-romana.

Inoltre, nasce la lingua slava (fondata sul greco bizantino)&raquo_space; separazione di 2 poli separati.

La divisione definitiva fra le due culture si attesta allo scisma del 1054 fra la Chiesa romana (cattolica) e quella costantinopoliana (ortodossa).
Conseguenza di ciò fu che il ruolo del greco in occidente venne sempre meno.

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8
Q

ruolo del latino dalla caduta dell’impero d’occidente a oggi:

A

Dalla caduta dell’impero romano d’occidente (5 sec. d.C.) la Chiesa aveva assunto il ruolo istitutivo in Occidente, e il latino continuò a rappresentare la lingua di coesione (essa era la lingua della Chiesa, ma veniva utilizzata anche per questioni laiche, come il diritto).
La parte non romanza dell’Europa occidentale (Germania, Scandinavia, Polonia, Lituania), esprimendo il latino una cultura estranea a quella propria, comportò 2 cose:
-da un lato, i tentativi di utilizzo letterario dei vernacoli furono più precoci di quanto avvenne nelle aree romanizzate (ex. traduzione in gotico della Bibbia)
-dall’altro, i clerici di quelle aree utilizzavano un latino più conservatore e per questo venivano eletti a modelli.

Durante il medioevo&raquo_space; si affermano i gruppi linguistici romanzo, germanico e slavo (probabilmente per via delle invasioni barbariche, che hanno portato la necessità di una semplificazione del linguaggio), ed in età carolingia comincia il progressivo contrasto fra l’uso del latino e quello dei volgari emergenti (ex. opere in volgare di Dante, Petrarca etc).
Questi gruppi andranno poi a diversificarsi sempre più per via di invasioni varie (ex. quella araba nella penisola iberica) e a rendersi ufficiali, grazie ad esempio all’invenzione della stampa.

Il latino rimase comunque, nonostante la piena affermazione delle lingue romanze e non, il collante che ha tenuto coesi popoli di lingue e culture diverse ed uno strumento per il dibattito ad esempio scientifico (Galileo, Cartesio).
Fu solo nel 20° sec. che il peso del latino venne ridimensionato dal lato culturale; viene sostituito il latino dal volgare nella liturgia.

L’uso sistematico del latino, nel corso del medioevo e dell’età moderna, ha contribuito alla formazione di tutto il vocabolario tecnico-scientifico dell’Europa occidentale.

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9
Q

ruolo del greco durante il medioevo e l’età moderna:

A

Se il latino è stato per tutta l’Europa occidentale in Età medievale e moderna il grande collante che ha tenuto coesi i popoli di lingua e di culture diverse, nell’Europa orientale in ruolo del Greco bizantino-medievale è differente.

Mentre il latino ha dato origine alle lingue neolatine ed è riuscito a imporre la propria forza anche a genti germaniche, slave occidentali e meridionali, il greco al contrario pur avendo ruolo di grande matrice per la formazione dell’ antico slavo ecclesiastico, non è però mai riuscito a imporsi come lingua comune negli ambienti slavi orientali e meridionali.
Cioè si forma sì una cultura greco-slava, data la vicinanza delle due entità, ma non un’unità linguistica nuova.
Questo poiché il greco non interagisce mai di fatto con le lingue con cui entrò in contatto così da far nascere una pluralità di volgari neo greci, ed il fatto che la chiesa ortodossa di Costantinopoli non aveva un atteggiamento polarizzatore nei confronti delle altre chiese ortodosse autocefale.

Un’ipotesi che spiega ciò è il fatto che il greco fosse ancorato al prestigio della tradizione classica e ora cristiana, per questo motivo era visto come un oggetto sacro intangibile.
Il greco si confinò quindi solo in Grecia, a differenza di quanto avvenne in Occidente con in latino come strumento di comunicazione fra le varie culture europee.

L’influenza che il greco aveva sulle altre comunità balcaniche venne sempre meno quando vennero conquistate dall’impero turco/ottomano (15 sec.).

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10
Q

quando nascono di fatto i primi gruppi linguistici romanzo, germanico e slavo?

A

Nel medioevo troviamo le prime testimonianze della formazione dei tre grandi gruppi linguistici: slavo, germanico e romanzo. I primi volgari rispetto al latino si ebbero in ambiente germanico perché la distanza fra latino e sistemi germanici o romanzi era tale da rendere necessario un nuovo modo per comunicare:

  1. Il primo esempio di lingua letteraria romanza si ha in generale grazie alla Chansons de geste (in occitano), nel 12 sec
    960 d.C.= ‘Placiti Capuani’: sono la prima testimonianza del volgare italiano, ma la prima esperienza di volgare italo-romanzo letteraria si deve ai poeti della scuola siciliana, nel 13 sec.
    Oggi si può dire che non si è mai realizzata a pieno una totale emancipazione dal latino perché viene ancora usato per il linguaggio tecnico-scientifico di tutte le lingue romanze.
  2. L’emergere delle lingue germaniche si colloca a partire dal 12 secolo (tedesco, anglosassone, nederlandese, antico nordico):
    In particolare in Germania si installa il tedesco alto utilizzato per l’epica e la letteratura cortese.
    Nell’area scandinava, invece, si utilizzò l’antico nordico prima per testi poetici, poi per a produzione di saghe cavalleresche.
  3. L’ambiente slavo differisce da quello romanzo o germanico poichè, se in quegli ambienti nel periodo di transizione fra alto e basso medioevo appaiono progressivamente documentati vari sistemi linguistici, l’ambiente slavo risulta caratterizzati da un’unica tradizione linguistica (paleoslavo, creato dai fratelli tessalonicesi Cirillo e Metodio nel 9 sec d.C.).

Il paleoslavo fu usato di fatto come strumento di coesione per le varie culture slave, ma, a differenza del latino, esso veniva usato tra genti appartenenti ad un ceppo comune e fu un elemento di coesione perché presentava le caratteristiche di tutte le lingue slave di quel territorio (mentre il latino teneva insieme culture e lingue totalmente diverse, motivo per cui è riuscito a influenzarle così tanto).
La grande maggioranza di testi redatti in slavo ecclesiastico erano anonimi per principio di una forte cristianità.

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11
Q

la posizione dell’Arabo in Europa:

A

-Nel 634 d.C.= prese avvio l’espansione araba verso Oriente e Occidente. In particolare la loro influenza si deve nella penisola iberica, Maghreb, Sicilia e Malta.

-Gli iberici riconquistarono poi i loro territori con la Reconquista, ma l’influenza araba fu innegabile.

-L’espansione araba in Maghreb portò a una definitiva scomparsa del latino in quelle zone.

-Nel caso della Sicilia infatti, la cultura araba venne rispettata dai normanni e dai successori conquistatori, quindi l’arabo si conservò.

-A Malta, si formò si fatto la varietà araba che sta alla base della lingua maltese di oggi.

Le lingue di questi paesi, ormai fortemente influenzate dall’arabo, veoicolarono di fatto tale influenza anche nelle altre lingue europee (molti termini matematici, tecnici e astronomici hanno derivazione araba anche in moltissime lingue europee).

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12
Q

la posizione delle lingue uraliche in Europa:

A

Le lingue uraliche si parlano attualmente in Ungheria, Finlandia e in alcune parti della Russia e della Siberia e si dividono in lingue ugro-finniche e lingue samoiede (yurak).
Tuttavia, nel passato esse si parlavano in aree molto diverse da quelle attuali, erano cioè diffuse in territorio propriamente europeo, fra gli Urali e il Baltico. Per via di invasioni decisero di spostarsi nei paesi che conosciamo oggi.

Di fatto, solo l’Ungherese ha avuto un ruolo significativo nel quadro linguistico europeo; esso determinò infatti, invadendo territori prossimi al Danubio, a spezzare l’unità linguistica slava.

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13
Q

la posizione delle lingue turche in Europa:

A

Le lingue turche comprendono una trentina di sistemi linguistici, distribuiti dall’area balcanica all’Asia centrale (per via dell’ampio nomadismo e di flussi migratori)

➢ ramo orientale: principalmente tataro, ciuvascio e baschiro (ad oggi tutte utilizzanti l’alfabeto cirilico)
➢ ramo meridionale: la lingua principale è il turco di Turchia (per secoli utilizzava l’alfabeto arabo-persiano, fino a che l’imper ottomano cadde e venne fondata la repubblica di Turchia, più occidentalizzata e con alfabeto latino). + l’azeri, lingua ufficiale dell’Azerbaigian e il gagauso parlato in Moldavia.

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14
Q

le lingue europee in età moderna:

A

Già età alto-medievale, mentre l’Oriente vedeva un periodo di forte crisi dovuta all’allontanamento dalla Chiesa di Roma, l’Occidente fu caratterizzato da un particolare sviluppo, sia dal punto di vista culturale che demografico ed economico: diffusione della stampa e della riforma protestante, nascita delle università.
Un elemento importante fu la traduzione della Bibbia nelle varie lingue locali. Le prime lingue stabilizzate furono: spagnolo, portoghese, inglese, francese, danese, svedese e l’olandese.

16 sec: il francese diventa lingua amministrativa grazie a Francesco I e viene stabilita anche la norma del francese scritto, mentre le lingue celtiche furono sopraffatte dalla pressione dell’inglese e del francese.
Le lingue slave si espandono ad est.

sec 17 e 18: l’italiano diventa lingua di cultura a livello internazionale (grazie anche alle accedemie).
In questi secoli, grazie alla colonizzazione, portoghese, inglese e spagnolo furono esportati nei territori d’oltreoceano.
In ambiente germanico, per esempio, si codificano le nuove lingue letterarie norvegesi. Il romeno invece si occidentalizza grazie all’influenza di molte parole francesi.
Anche in area balcanica nascono le prime lingue nazionali (ex. in Grecia, che si imporrà ufficialmente nel 1976).

20 sec: all’alba di questo secolo quasi tutte le lingue sono standardizzate (tranne albanese e macedone) perciò iniziano a fiorire le grammatiche. Tra le lingue non indoeuropee si segnala la ripresa del basco e il riconoscimento co-ufficiale del maltese accanto all’inglese.

L’inglese viene promosso dall’editoria e dai mezzi di comunicazione di massa. Il tedesco diventa simbolo di coesione mentre tra i paesi dell’Est a cui era stata imposto il russo, si assiste ad una derussificazione.
Lo yiddish e il giudeo-spagnolo quasi scompaiono al seguito del periodo nazista.

Nel futuro: l’Europa sarà caratterizzata sempre più da un bilinguismo ‘lingua nazionale’-inglese. Esso, grazie alla globalizzazione e all’internazionalizzazione degli scambi diventa infatti lingua-tramite come lo era stato il latino nei tempi antichi.
Tuttavia, la differenza è che il latino era la lingua di cultura delle élite intellettuali mentre oggi l’inglese è una lingua “di lavoro”. Non è dunque una lingua sovranazionale (cioè non appartenente a nessuna nazione, come lo era il latino) bensì una lingua ausiliaria (cioè di fatto appartenente a un grande numero di Paesi come prima lingua) internazionale.

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15
Q

gli sviluppi linguistici dati da questi mutamenti storici: l’alfabeto:

A

Una delle principali caratteristiche delle lingue d’Europa è che hanno alfabeti differenti. Si distinguono infatti l’alfabeto latino, cirillico e greco.

❖ La diffusione dell’alfabeto latino si deve all’espansione dell’Impero Romano e poi della Chiesa, che aveva in latino tutta la liturgia. Ha tratti comuni con l’alfabeto greco.
❖ L’alfabeto cirillico ha avuto successo grazie alle politiche linguistiche attuate dall’ex URSS per ottenere maggiore coesione interna. Deriva dall’alfabeto glagolitico e fu inventato dai fratelli Cirillo e Metodio, che se ne servirono al fine di evangelizzare il mondo slavo.
❖ L’alfabeto greco, il più antico tra i tre, introdotto in Grecia dai fenici, oggi viene utilizzato solo all’interno del neogreco a causa della politica conservatrice della Grecia.

L’alfabeto greco è la matrice degli altri due alfabeti e fu di fatto introdotto probabilmente dai fenici, ma i ‘Greci’ attuarono varie modifiche all’alfabeto fenicio:
-introdussero le vocali nello scritto (i fenici le indicavano con “’”) al pari delle consonanti&raquo_space; nasce l’alfabeto.

Tutti questi alfabeti utilizzano un sistema fonografico, cioè che implica che ad ogni lettera corrisponda un suono/fono. In passato, invece, si privilegiava un sistema logografico, che prevedeva che ad ogni rappresentazione/disegno si associasse un concetto (un esempio sono i geroglifici) e dunque anche uno sforzo mnemonico maggiore.
Il motivo per cui la maggior parte dei sistemi di scrittura si è convertita in ‘fonografici’ è che essi sono molto più convenienti (permettono di esprimere concetti più complessi e non sono di libera interpretazione).

Nonostante questo, ci sono ancora lingue molto importanti che si servono del sistema logografico, primo fra tutte il cinese.

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16
Q

l’emergere dell’articolo definito:

A

La nascita dell’articolo, a prescindere se definito e indefinito, rappresenta nelle lingue d’Europa un’innovazione davvero epocale:
-in alcune di esse l’articolo costituisce un effetto collaterale di mutamenti precedentemente compiuti, come la perdita della declinazione nominale o il mutamento dell’ordine delle parole (ex. per le lingue romanze).
-in altre invece è proprio l’affermazione dell’articolo ad essere la scintilla che innesca una serie di reazioni a catena che mutano profondamente l’aspetto di un sistema linguistico.

In realtà l’affermazione dell’articolo si basa su un principio generale che sembra essere seguito dalla maggior parte delle lingue:
1. il numerale uno tende a trasformarsi nella articolo indefinito
2. gli elementi utilizzati per marcare il tratto [+ noto] spesso danno origine all’articolo definito.

L’articolo nasce probabilmente nel bacino del Mediterraneo antico, (ex. Egitto) intorno al 1° millennio, e si è poi espanso in Europa.
Si pensa che la prima lingua europea in cui sia nato l’articolo sia il greco (13 sec a.C.), tant’è che, nella prosa più antica, venivano già usati i definiti.

Tuttavia, anche se per la mancanza di documenti che lo attestino non può essere verificato, ci sono anche ipotesi che sia stato il basco la prima lingua europea ad avere degli articoli, già da prima dell’indoeuropeizzazione (basco=lingua preindoeuropea).

-. Lingue romanze: sono quelle in cui si è diffuso più rapidamente. Venne sistematizzato tra il 4 e 6 secolo d.C. e probabilmente deriva dal latino ille, illa, illud.
-. Slavo ecclesiastico e Bulgaro: nacque già con un articolo posposto.
-. Inglese: l’articolo si è formato durante il passaggio tra antico e medio inglese. Le prime manifestazioni si trovano nel Beowulf (antecedente al secolo X).

Greenberg traccia 3 stadi della nascita dell’articolo, che sottolinea come a prescindere dalla famiglia di appartenenza delle lingue, tutte sembrino seguino un tracciato predefinito riguardo alla necessità di avere gli articoli:

  1. primo stadio: data l’iniziale assenza di articolo definito, la lingua ricorre ad altre strategie per esprimere il tratto [+definito] (il turco è ancora in questo stadio; è ad oggi privo di un articolo definito, e per sopperire a ciò attribuendo il tratto della definitezza ad alcuni casi della declinazione).
    Data la necessità di trovare qualcosa che differenziasse l’alternanza tra valore definito specifico e valore non definito, le lingue ricorrono alla trasmormazione del ‘dimostrativo’.
    Il dimostrativo perde la sua funzione deittica (pragmatica) e inizia a esprimere una funzione anaforica (richiama cioè un elemento già noto).

Tuttavia non in tutte le lingue che reggevano un sistema di casi la nascita dell’articolo ha portato alla caduta di tale sistema. In greco ad esempio l’articolo definito è sì nato dalla trasformazione un dimostrativo, ma la declinazione continua a esistere, anche se ridotta rispetto al passato.

  1. secondo stadio: l’articolo abbandona la sua funzione anaforica e diventa di fatto la marca di definitezza.
  2. terzo stadio: l’articolo ormai non serve più per distinguere tra la definitezza e la specificità, bensì viene usato per accompagnare il nome in tutte le sue occorrenze (marca il genere del nome).

Ovviamente, anche se lo sviluppo dell’articolo si pensa essere avvenuto per una stessa motivazione di fondo, ciascuna lingua ha avuto un percorso particolare.
In ambito germanico e romanzo la comparsa dell’articolo ha portato a una reazione a catena di trasformazioni linguistiche.
In latino e nel germanico comune l’ordine dei costituenti della frase veniva utilizzato per scandire l’informazione veicolata (ponendo a inizio frase ciò che era già noto e a fine frase l’informazione nuova), in quanto il compito di definire le relazioni sintattiche veniva svolto dalla declinazione.
Quando però il sistema causale si ridusse (vedi dopo), la declinazione non potè più svolgere questo incarico, che passò così in eredità all’ordine dei costituenti; quest’ultimo a sua volta deve rinunciare al suo incarico precedente, cioè permettere di distinguere l’informazione nota e quella nuova.
La nascita dell’articolo è finalizzata a colmare questa lacuna.

In italiano l’articolo è passato dal marcare la definitezza a marcare il genere!! (ex. per i nomi della 3° classe, cioè che terminano in -e ; la patente, il presidente etc.).
Addirittura, spesso l’articolo indefinito (derivato dal numerale ‘uno’) va a indicare un qualcosa di definito (ex. “sto cercando una persona”).

17
Q

perdita della declinazione nominale:

A

Un altro processo a cui si assiste è la perdita della declinazione nominale per una semplificazione della morfologia. Di ciò ne risentiranno i casi locativo e strumentale che verranno mantenuti solo nel mondo slavo (che ha preservato il sistema flessivo a 6 terminazioni praticamente integralmente. ).
Altrove i casi confluiscono nell’ablativo o nel dativo (ma lo stesso ablativo presto verrà man mano rimosso in molte lingue europee).

Particolare è la situazione dei casi nelle lingue germaniche (occidentali, come inglese e nederlandese: hanno totalmente perso il sistema causale ; settentrionali: presentano solo tracce delle antiche declinazioni ; tedesco: mantiene buona parte delle declinazioni).

Perché è scomparsa la declinazione in latino?
1. La quarta e la quinta declinazione erano già inutili. e improduttive.
2. Il neutro (che al contrario del greco antico, il latino non attribuiva più ai ‘cuccioli’ di animali, ma in modo abbastanza arbitrario) venne trasferito gradualmente al genere maschile.
3. Per semplificazione, caddero le consonanti finali che però servivano per distinguere i vari casi.
4. Si perdono alcune vocali latine e si sostituiscono con una differenziazione di timbro di apertura delle vocali.
La perdita della quantità vocalica annullò così la distinzione tra ablativo e nominativo.

-Con la scomparsa dei casi, i quali rendevano ininfluente la posizione delle parole all’interno di una frase, si dovette quindi stabilire un ordine rigido dei costituenti (soggetto, verbo, complemento oggetto, ecc.)&raquo_space; passaggio dal latino (lingua SOV) alle lingue romanze (lingue SVO).

-Infine, per sopperire alla mancanza di qualcosa che marcasse i casi e li distinguesse, vennero riadattate le preposizioni (esistevano già in latino, ma non con un utilizzo così esteso come per sopperire alla mancanza di casi).

18
Q

Emergere delle forme perifrastiche nella declinazione verbale:

A

Anche la morfologia verbale subì diversi cambiamenti come la comparsa del condizionale (assente in latino e sviluppatosi nella fase romanza) e, in particolare, delle forme perifrastiche.

  1. futuro balcanico: la nascita del futuro perifrastico accomuna tutte le lingue balcaniche, probabilmente nato per influenza del greco bizantino e medievale.
  2. Futuro (romanzo): vi era un declino del futuro latino dovuto alla mancanza di una desinenza specifica (desinenza totalmente diversa a seconda della coniugazione)
    » si afferma una nuova costruzione perifrastica (futuro perifrastico) per esprimere il futuro attraverso ‘infinito del verbo’ + habere ex. ‘cantare habeo’ = “ho da cantare”&raquo_space; it. “canterò”.
  3. Perfetto: inizialmente al perfetto corrispondeva sia una componente temporale che aspettuale, es. dixi= it. dissi/ ho detto.

Data questa ambiguità nasce la forma aspettuale “participio + habeo” (dictum habeo), dalla rianalisi di frasi in cui il participio è accordato all’oggetto, e ora viene accordato al verbo (habere).
Questa forma nuova (passato perifrastico) corrisponde solo al valore aspettuale (perfettivo) attuale, mentre il perfetto “dixi” continua a esprimere la componente temporale.
Le due forme (perfetto e nuovo passato perifrastico) conviveranno fino al passaggio alle lingue romanze (perfetto: quando il focus che si voleva dare era sulla collocazione nel tempo dell’azione ; passato perifrastico: quando il focus che si voleva dare era interno alla durata dell’azione).

Tuttavia la forma del futuro ‘infinito + habeo’ ha dato origine a forme sintetiche (‘canterò’), al contrario del perfetto che ha subito un’inversione dell’ordine dei costituenti (participio + habeo&raquo_space; avere + participio in italiano).
Perchè?

Il latino era una lingua OV; un universale dice ‘in lingue con ordine dominante SOV, un ausiliare flesso segue sempre il verbo principale’. Nelle lingue romanze invece, SVO, si afferma la tendenza che dice che l’ausiliare precede sempre il verbo.

Il motivo per cui la forma ‘infinito + habeo’ non subisce l’inversione è perché è la sua sintesi è avvenuta prima del passaggio da lingua SOV a lingua SVO.

La stessa sintesi non è avvenuta per la forma del perfetto ‘participio + habeo’ poichè gli studiosi hanno notato come le forme verbali che esprimono informazioni di natura aspettuale tendono di fatto a essere realizzare attraverso costruzioni perifrastiche (ex. passato perifrastico), mentre le forme verbali temporali tendono a sintetizzarsi in un’unica parola (ex. perfetto o futuro perifrastico).
Quindi, ‘participio + habeo’ = aspettuale&raquo_space; conserva la struttura perifrastica (i costituenti subiranno l’inversione dal passaggio da lingua SOV a lingue SVO).
‘infinito + habeo’ = temporale&raquo_space; sintesi.

Successivamente al passaggio da lingua SOV a lingue SVO in realtà il condizionale si stabilizzerà come modo ipotetico, verrà abbandonato il valore aspettuale ed il passato perifrastico assume una fisionomia temporale.
A questo punto però la sintesi non avviene più poichè nelle lingue SVO l’ausiliare precede il verbo, e quindi non può più sintetizzarsi (non esistomo prefissi flessionali) .
Per questo il passato mantiene la struttura perifrastica in epoca romanza.

Dopo il passaggio da SOV a SVO asce il modo “condizionale”: nasce come conseguenza dei futuri perifrastici (inizialmente le forme che in seguito divennero del condizionale caratterizzavano i futuri anteriori).
Si costruivano con imperfetto/perfetto di habere + infinito,
ex. habebam cantare= “avrò cantato”&raquo_space; “avrei cantato”.

19
Q

differenza ‘aspetto’ e ‘tempo’:

A

‘tempo’: colloca nel tempo un’azione rispetto all’enunciazione (ex. nel passato rispetto all’enunciazione, nel futuro rispetto all’enunciazione)

‘aspetto’: vede l’azione dal punto di vista della sua durata. (perfettivo: l’azione è compiuta e non si considera il suo svolgimento;
imperfettivo: l’azione vista nel suo svolgimento).

Ad oggi l’aspetto è stato sostituito da alcuni tempi, come l’imperfetto (imperfettivo) e
passato prossimo/passato perifrastico e perfetto/passato remoto: (perfettivo)

20
Q

sui processi che hanno contribuito alla frammentazione della grande famiglia indoeuropea e alla conseguente differenziazione linguistica in Europa: le lingue romanze:

A

Nessuno ha mai registrato ufficialmente la data di nascita delle lingue romanze; l’unico strumento che abbiamo a disposizione per collocare cronologicamente la fase del passaggio dal latino al gli idiomi romanzi sono le prime attestazioni scritte di questi ultimi, come i ‘Placiti Capuani’; tuttavia, sappiamo che la scrittura è l’ultima manifestazione della lingua a recepire il mutamento. Di fatto, per avere un riferimento su quando sia cominciato tale mutamento dovremmo basarci sul parlato, che ovviamente sfugge all’osservazione degli studiosi poiché non sono disponibili parlanti nativi del latino.

Tuttavia scrittori come Plauto o Petronio riproducono fedelmente nelle loro opere dialoghi di personaggi differenziati diafasicamente, diastraticamente e diatopicamente.

Inoltre, un’altra testimonianza del parlato a Roma è quella delle iscrizioni rinvenute a Pompei (risalenti intorno all’8 secolo dopo Cristo)
Grazie al ritrovamento delle iscrizioni rinvenute a Pompei, sappiamo che il mutamento linguistico su base sintagmatica era già in atto.

Tuttavia questa lenta e progressiva trasformazione non si dipana secondo le stesse linee in tutta la zona controllata da Roma.
Il latino infatti veniva parlato in una zona vastissima, sicuramente diversa diatopica mente. Sappiamo infatti che i romani adottavano una politica linguistica abbastanza tollerante che non portava alla messa al bando delle lingue native dei popoli assoggettati, per questo in latino di quelle zone era fortemente influenzato dalle lingue di sostrato.
In parole povere il latino parlato nell’odierna Romania (latino influenzato da elementi delle antiche lingue balcaniche) era sicuramente diverso da quello parlato nell’attuale Portogallo ( latino influenzato dai tratti delle lingue della penisola iberica).

Oltre alle tendenze evolutive dovute all’azione dei sostrati, vi erano sicuramente anche spinte al mutamento che provenivano dal centro di irradiazione del latino, cioè da Roma stessa (ex. la perdita della declinazione, l’articolo definito, le forme perifrastiche).
Ovviamente queste innovazioni erano veicolate dai parlanti, e per questo mutamenti raggiungevano piuttosto agevolmente le regioni meglio collegate (ad esempio il sardo d’altra parte rintraccia una configurazione abbastanza conservativa).

Così avviene la frammentazione della latinità linguistica, che produrrà quattro macro aree:
- L’area ibero romanza
- l’area gallo romanza
- l’area italo romanza
- l’area balcano romanza.

Il catalano può essere considerato una lingua di transizione tra l’area ibero romanza e l’area galloromanza.

21
Q

sulle lingue romanze: l’evoluzione del sistema vocalico latino:

A

Nel passaggio ai sistemi romanzi, sappiamo che il latino perde la ‘lunghezza’ delle vocali in favore dell’apertura (di fatto, in precedenza l’apertura vocale era distintiva, oggi non più).

Tuttavia, questo mutamento non avvenne in tutte le zone latinofone con lo stesso copione:
-ex. in zona italo, ibero e gallo-romanza:
e (lunga) e i (breve) diventano unicamente ‘e chiusa’
e o (lunga) e u (breve) si fondono in ‘o chiusa’.

-in sardo tali convergenze non sono perpetrate, motivo per cui parole che in italiano derivanti dal latino presentano un cambio di vocale, (ex. lat ‘nive’ > it ‘neve’).
In sardo (‘nive’ > ‘nie’) rimangono tali semplicemente perdendo la lunghezza vocalica.

-nei balcani vi è solo la convergenza e (lunga) e i (breve) diventano unicamente ‘e chiusa’.

Questa difformità può essere spiegata semplicemente pensando che il mutamento (e/u&raquo_space; o) è precedente a quello (e/i&raquo_space; e), motivo per cui è riuscito ad arrivare in più aree conquistate da Roma.
Il secondo mutamento ha iniziato a circolare quando ormai i rapporti fra Occidente e Oriente si erano interrotti, e quindi non ha preso piede nei Balcani.

Una fonte che abbiamo della nascita a Roma di tale mutamento è l’Appendix Probi, elenco redatto intorno al 3 sec. d.C. in cui appare di fatto la divergenza ‘columna’ (termine latino arcaico&raquo_space; ‘colomna’ (segno della variazione in atto).

Quindi possiamo dire che in realtà il latino non è mai morto, e le lingue romanze non sono mai nate realmente. Sono il prodotto di una serie di reazioni a catena (articolo definito, perdita declinazione, forme perifrastiche, perdita quantità vocalica) che hanno progressivamente cambiato totalmente, anche a seconda dell’area geografica e dei vari avvenimenti, il sistema originale e comune.

22
Q

le lingue germaniche: la situazione in Norvegia:

A

Data l’assenza in Norvegia di una norma linguistica comune, non si può considerare il norvegese una lingua a tutti gli effetti. Ciò è dovuto al fatto che fino al 1905 la Norvegia fosse sotto il dominio danese; a seguito della scissione, era presente sul territorio il bokmål (dano-norvegese) in quanto le lingue antiche si erano ormai estinte. Per rimpiazzarlo, venne proposto il nynorsk (neonorvegese) che si basava sui dialetti conservativi dell’ovest e per questo non fu accettato dal resto della popolazione. Non essendoci altri compromessi, il nynorsk e il bokmål vennero equiparate e riconosciute entrambe come lingue d’insegnamento. Tutt’oggi ci sono delle disparità: mentre il primo viene usato maggiormente dai giovani, gli anziani usano ancora molto il bokmål.

23
Q

le lingue germaniche: mutazioni:

A

-500 a.C.: 1° mutazione consonantica: avviene la prima differenziazione fra il proto-germanico e le altre lingue indoeuropee. Coinvolge le occlusive (ex. p > f, pater > fater ; d > t > dieci > ten).

-mutazione a livello accentale: avviene la fissazione dell’accento sul segmento iniziale della parola (ad oggi questa norma si è persa in quasi tutte le lingue germaniche, tranne l’islandese).

-2° mutazione consonantica (interna al proto-germanico): riguarda i dialetti dell’antico alto tedesco, differenziandoli dall’inglese e dalle lingue germaniche settentrionali; coinvolge le occlusive e le fricative del protogermanico, es. apple vs. apfel, heart vs. herz (ing-ted).

24
Q

le lingue germaniche: morfologia:

A

-Tra le varie lingue, solo il tedesco odierno ha mantenuto un sistema di casi, seppure ridotto all’osso.

-Il neutro viene preservato nelle lingue occidentali tranne nell’inglese (tedesco e nederlandese) e in quelle settentrionali (danese, norvegesi, svedese).

-un aspetto che differenzia le lingue scandinave dalle altre lingue germaniche è il fatto che le distinzioni di persona e numero sono state quasi del tutto abbandonate.

25
Q

le lingue germaniche: sintassi:

A

Il tedesco e il nederlandese ricorrono alla sequenza SVO, tuttavia in entrambe la posizione del verbo è soggetta a variazioni:
In entrambe il verbo si trova normalmente in posizione SVO, ma in alcuni casi può trovarsi alla fine della frase (subordinate) o all’inizio in alcuni casi specifici (ex. interrogative).

Le altre lingue germaniche tendono a seguire più rigidamente la struttura SVO, ma stupisce che anche l’inglese, che appartiene allo stesso ramo del tedesco e del nederlandese, non segua la loro tendenza.

26
Q

situazione dell’inglese: storia e motivazioni del suo successo:

A

La fortuna che ha avuto l’inglese non dipende sicuramente solo da ragioni interne alla lingue, ma sopratutto dalla sua storia.

  1. L’antico inglese è quello che si attesta in Gran Bretagna fino al 1066.
    Esso nasce in un ambiente isolato e non favorevole alla divulgazione della lingua e privo di una tradizione letteraria consistente, in una regione dominata dalle lingue celtiche, contaminato dalle tribù germaniche degli Angli e dei Sassoni, che finiranno per crearne la struttura vera e propria.

Successivamente verrà influenzato dal latino, date le spedizioni di Cesare e Claudio e dalle spedizioni vichinghe.

  1. la conquista da parte dei Normanni della Gran Bretagna nel 1066 porta a un mutamento linguistico consistente, ibridando nell’inglese la lingua franco-normanna.
    Così l’inglese subisce una semplificazione della morfologia, scompaiono le distinzioni di genere e assume maggiore tolleranza per gli ordini di frase diversi da SOV (data dall’influenza latina).
  2. l’inglese così ibridato si unifica in un’unica lingua, pur con molte discordanze e caratteristiche di lingue completamente diverse; nascono forme perifrastiche quali ‘to be’, ‘to will’…
    Il motivo per cui l’inglese si stabilizza in questa fase e non subirà più mutamenti di questa portata è perchè in questo periodo nasce la stampa e viene così fissata una volta per tutte l’ortografia della lingua inglese.
    Essendosi l’inglese stabilizzato e ‘ufficializzato’ in questa fase, in cui non era ancora avvenuto totalmente il processi di ‘analogia’, si spiegano le numerose difformità di pronuncia e grafia e le discordanze grammaticali/lessicali che riscontriamo oggi.
  3. Una volta ufficializzato, l’inglese ha ben poco dell’ossatura anglo-sassone.

L’unica lingua che eguaglia l’inglese in casi di ‘lingue macedonia’ è il maltese.
Nonostante sia partito svantaggiato geograficamente e letterariamente, l’inglese è riuscito a diventare la lingua più diffusa geograficamente.
Questo è dovuto a 3 motivi principali:
-esso è una lingua coloniale, che al contrario delle altre lingue coloniali ha preso piede in Paesi (ex. Stati Uniti) che hanno avuto un importante ruolo economico.
-anche dopo la cacciata dei colonizzatori, gli abitanti degli Stati Uniti hanno continuato di fatto a utilizzare la loro lingua poichè forte strumento di coesione.
-gli Stati Uniti hanno contribuito all’utilizzo della lingua inglese nel resto dei paesi europei dopo la vittoria nella 2° guerra mondiale e nel contesto della guerra fredda, in cui l’Europa accettò di buon grado la lingua dei liberatori.

27
Q

a discapito di chi avviene il successo dell’inglese?

A

Il successo dell’inglese avviene ovviamente a discapito delle lingue da esso calpestate, come le lingue celtiche.

28
Q

le lingue slave:

A

Vengono suddivise in lingue slave orientali, occidentali e meridionali , distinzione che si basa, più che sulla diffusione geografica, sulle differenti caratteristiche fonologiche e lessicali.
In generale però tutte sono ricche di consonanti e povere di vocali.

Riguardo alla morfologia, possiedono un sistema a 6 terminazioni di caso, con eccezione del bulgaro e del macedone.

È molto importante nelle lingue slave la distinzione tra perfettivo e imperfettivo: il primo indica una azione iniziata e conclusasi nel passato mentre il secondo indica azioni che si svolgono in modo continuativo (più o meno corrisponderebbero a imperfetto e passato prossimo).

29
Q

le lingue baltiche:

A

Quelle attualmente parlate sul suolo europeo sono il lettone e il lituano.

A livello fonologico si distingue tra vocali brevi e vocali lunghe.

Lettone e lituano si distinguono per:
1. posizione dell’accento: in lituano la posizione dell’accento è libera ed esistono due toni; In lettone l’accento si trova fisso sul primo segmento della parola. Possiede 3 toni.

  1. Lituano: la declinazione nominale possiede 6 casi. Lettone: la declinazione nominale possiede 5 casi.

In generale, prevale la sequenza SVO anche se, grazie al sistema di casi, l’ordine dei costituenti non ha la funzione di indicare le relazioni sintattiche. In entrambe le lingue il neutro è scomparso col tempo; adesso le marche di genere sono solo ‘maschile’ e ‘femminile’.

30
Q

le lingue celtiche:

A

È il gruppo che si differenzia di più tra tutte le lingue indoeuropee.

L’isolamento e la frammentazione interna delle lingue celtiche non ha favorito la nascita di una norma comune che, tuttora, non esiste. Per questo motivo non si può parlare propriamente di gallese, irlandese e bretone (tutte e tre sono a rischio di estinzione).

caratteristiche:
-Irlandese: l’accento cade sulla prima sillaba. Ogni consonante possiede una controparte palatalizzata.
-Gallese: l’accento cade sulla penultima sillaba.
-Bretone: unica lingua celtica che possiede le vocali anteriori arrotondate. Inoltre, per la vicinanza con il francese, sta sviluppando un sistema di nasali.
-Le lingue celtiche distinguono 2 generi, maschile e femminile. Questa distinzione vale, tuttavia, anche per i numeri, i quali hanno un femminile e un maschile.

31
Q

le lingue isolate: neogreco, albanese e romani:

A

NEOGRECO:
Si usa parlare di ‘neogreco’ ufficalmente a partire dal 17 sec., quando, durante la dominazione ottomana della Grecia, si consolidano i fenomeni linguistici ormai tipicamente neogreci (ma iniziati già addirittura in età romano-ellenistica).

-Eredita il mutamento fonologico del greco antico che portò alla scomparsa dei dittonghi, confluiti quasi tutti nei 5 fonemi vocalici.
-Scomparsa di alcune classi flessive sia nominali che verbali. -scomparsa del dativo e dell’infinito
-formazione di futuri perifrastici mediante il verbo volere
-semplificazione dell’articolo determinativo.
-a livello di lessico&raquo_space; numerosi prestiti dal greco classico, dal latino, dal turco (per influsso degli ottomani) e anche dall’area balcanica. Rilevanti prestiti italiani, francesi, inglesi ed anglo-americani.

ALBANESE:
Tra le lingue europee, ha l’attestazione più tarda.
Si articola in due aree principali, dialetto tosco (varietà standard) e dialetto ghego.

-Neutralizzazione tra genitivo e dativo
-posposizione dell’articolo determinativo
-formazione di un futuro analitico (non sintetico)
-pronomi possessivi agglutinanti.

ROMANI (lingua zingara):
Non si può collocare precisamente in una regione in quanto i suoi membri vivono in una condizione di nomadismo. E’ inoltre arduo stabilire una norma comune, poichè il romani tende dunque a prendere i tratti delle nazioni in cui le comunità rom si insediano.
Per evitarne l’estinzione, di recente l’UNESCO ha proposto di istituire una tutela della lingua rom attraverso la creazione di una norma unica.

32
Q

le lingue turche:

A

La famiglia linguistica delle lingue turche è molto omogenea in quanto tutte le lingue condividono gli stessi tratti, da cui si differenzia solo il ciuvascio (parlato nella regione del Volga, attuale Russia);

Tutte le lingue turche sono di tipo agglutinante ed utilizzano tutte lo stesso materiale linguistico nei processi di formazione di una parola (a differenza del ciuvascio).

caratteristiche:
-Non esiste la distinzione morfologica tra maschile e femminile: si segna solo attraverso il differente lessico.
-in un sintagma, la testa nominale non proietta sui propri modificatori (ex. gli aggettivi) le informazioni legate al numero o al caso.&raquo_space; se un nome è preceduto da un numerale, esso non assume la forma plurale (‘cinque uomo’ al posto di cinque uomini).
-la morfologia verbale è molto complessa ed articolata perché ci sono moltissimi modi che esprimono anche la minima sfumatura (‘impotenziale’ ‘potenziale’ ‘causativo’ etc).
-Nella sintassi i costituenti hanno disposizione SOV ma non è rigida grazie al sistema di casi.

33
Q

le lingue uraliche:

A

Le lingue uraliche europee comprendono l’ungherese e il finnico.

-Ungherese: carattere agglutinante, poderoso inventario di terminazioni causali in cui rendono molto spazio i casi locativi.
-Finnico: carattere fusivo-flessivo, casi locativi simili a quelli dell’ungherese.
-i costituenti della frase hanno un’alta flessibilità che non altera la grammaticità della frase stessa.
-La coniugazione verbale si realizza con suffissi che si accordano sia con il soggetto che con l’oggetto.
-Come per in turco, non vi è accordo fra aggettivi numerali e nome.

34
Q

il maltese: lingua semitica:

A

Malta è l’unico stato europeo in cui una lingua semitica ha uno statuto ufficiale. Ciò è dovuto alla conquista da parte degli arabi intorno al 9 sec. d.C., che hanno posto le fondamenta della lingua.

Tuttavia, Malta venne successivamente conquistata da molte altre popolazioni per via della sua posizione strategica, e così presenta una stratificazione di sedimenti risalenti ad epoche diverse in cui l’isola ha subito l’influenza di lingue diverse (un esempio: è l’unica lingua semitica scritta in alfabeto latino).
> origine semitica
> conquista da parte degli italiani (siciliani, toscani)
> invasione dei francesi
> conquista degli inglesi

conseguenze della sua natura ibrida:
-casi di parole italiane prese dal maltese che vengono ‘pluralizzate’ o ‘diminutivizzate’ in modo semitico (cioè introflessivo) = ‘prestiti adattati’.
-Nel caso dell’accrescitivo, il maltese usa invece strategie grammaticali romanze per attuare il cambiamento di una parola di base semitica.

Questo tipo di casi, in cui parole semitiche vengono ‘modificate’ da un fenomeno linguistico italiano, sono molto più rari del contrario (parola italiana resa ‘semitica’).
Ciò avviene infatti poiché il maltese ,prima di essere contaminato dall’italiano, non possedeva gli accrescitivi, e quindi ha dovuto prendere il prestito la regola dall’italiano.

In tutti i casi che può invece, il maltese usa la sua grammatica sui prestiti; in questo caso non poteva, e quindi usa quella dell’italiano.

35
Q

lingue mongole (calmucco):

A

Il gruppo delle lingue mongole fa parte della famiglia altaica. Il calmucco viene parlato nella repubblica di Calmucchia, a ovest del Volga.

È una lingua di recente acquisizione europea in cui, a partire dal 1940, l’alfabeto cirillico ha sostituito quello di derivazione mongola.

Essendo un popolo di religione buddhista&raquo_space; presenza di elementi del tibetano classico di origine sanscrita.

È una lingua agglutinante che possiede una declinazione a 9 terminazioni di caso e il verbo marca, con desinenze specifiche, aspetto, voce e numero.

La sintassi è di tipo SOV.

36
Q

il basco:

A

È una delle più antiche lingue europee ma di derivazione non indoeuropea, è infatti una lingua isolata nel senso che non è imparentata con nessun altro sistema linguistico ancora vivo.

Nonostante si trovi in una regione romanza (Spagna e Francia), l’influenza del latino si limita solo al lessico.

Caratteristiche linguistiche:
1. è una lingua a carattere ergativo-assolutivo nella declinazione nominale (stessa marca per il soggetto del verbo intransitivo e per l’oggetto diretto del verbo transitivo).

Il basco venne bandito durante la dittatura di Francisco Franco, ma ora è riconosciuta come lingua ufficiale in una delle sue varietà.