6) le lingue del mondo: Flashcards

1
Q

quante lingue si parlano al mondo circa?

A

6000 (numero approssimativo)

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2
Q

i tipi di classificazione delle lingue (ancora parlate e non) principali:

A

-classificazione in base al numero dei parlanti
-classificazione per famiglie
-classificazione per tipi linguistici (in base alle proprietà comuni)

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3
Q

classificazione di famiglie: metodo, famiglie principali:

A

Si basa sul raggruppare i vari sistemi linguistici secondo criteri di parentela geneaologica (se si crede abbiano un antenato comune).

Un metodo utilizzato per attuare tale classificazione si basa sul prendere come campione circa 200 termine designanti il lessico fondamentale, cioè nozioni coumi (ex. i numeri fino a 10, le parti del corpo…) e vedere quanto si somigliano con il lessico fondamentale di un’altra lingua.
Se il significante è lo stesso o è simile, vuol dire che le due lingue hanno un antenato comune.

La classificazione in famiglie prevede poi il riconoscimnto di sottogruppi sempre più specifici, come ‘rami’ e infine ‘gruppi’.
ex. italiano = famiglia indoeuropea, ramo latino/romanzo, gruppo italo-romanzo.

Ad oggi si contano circa 17 famiglie linguistiche: (: famiglie di lingue parlate in Europa)
1. lingue indoeuropee
(ramo celtico, ramo romanzo, ramo germanico, slavo)
2. lingue uraliche* (finnico, estone)
3. lingue altaiche* (turco, tataro, calmucco)
4. lingue afroasiatiche (ramo lingue semitiche: arabo, maltese).
5. lingue caucasiche
(georgiano)
6. lingue sinotibetane (cinese)
7. lingue paleosiberiane
8. lingue austroasiatiche (vietnamita)
9. lingue austronesiane (tagalog, tahitiano)
10. lingue australiane
11. lingue indopacifiche (lingue papuane)
12. lingue dravidiche (lingue indiane)
13. lingue nilo-sahariane
14. lingue niger-cordofaniane (swahili)
15. lingue khoisan
16. lingue amerindiane (nordamericane: inuit, centroamericane: azteco sudamericane: lingue caraibiche)
17. lingue isolate/figlie uniche della loro lingua antenata: basco.

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4
Q

criteri per valutare l’importanza delle lingue:

A

-numero di parlanti nativi
-numero di paesi in cui la lingua è ufficiale
-l’impiego della lingua in rapporti internazionali, nella scienza, nel commercio etc.

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5
Q

cosa sono gli universali linguistici?

A

Universale è una proprietà ricorrente nella struttura delle lingue. Non è necessario che una proprietà sia condivisa da tutte le lingue al mondo per essere considerata un ‘universale’, ma che sia sicuramente la tendenza della stra grande maggior parte delle lingue (da qui la differenza fra ‘universale’/effettivamente ricorrente in tutte le lingue attestate, e ‘tendenza universale’/proprietà nettamente prevalenti nelle lingue, ma non in tutte).

Esempi di universale:
Universali assoluti:
-tutte le lingue hanno vocali e consonanti
-tutte le lingue con ordine VSO sono preposizionali, tutte le lingue SOV sono posposizionali.

Universali implicazionali:
-flessione > derivazione (se una lingua ha flessione, allora ha sempre derivazione.)

Gerarchie implicazionali:
-Gerarchia delle classi di parole: verbo > nome > aggettivo > avverbio

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6
Q

cos’è un ‘tipo linguistico’? in cosa differisce da una semplice classificazione delle lingue?

A

Un tipo linguistico è una combinazione di proprietà strutturali logicamente indipendenti le une dalle altre ma in qualche modo reciprocamente correlate (ex. l’indice di sintesi e di fusione, struttura SVO/SOV con ciò che implica, implicazione di un lessema con un altro, fra due toni differenti per intendere cose diverse).

La tipologia linguistica analizza le lingue raggruppandole per le loro proprietà comuni, indipendetemente dalla loro storia o fattori esterni alla linguistica (ex. solo vicinanza, parentela).

  1. La tipologia si differenzia dalla semplice classificazione di proprietà linguistiche poiché essa è uno strumento puramente esplicativo, creato ‘artificialmente’ dai linguisti. Infatti il tipo linguistico non esiste in realtà (come invece magari esistono le parentele fra le lingue) ma ha come obiettivo quello di spiegare la realtà, poiché si pone come obiettivo quello di prevedere le caratteristiche delle lingue che fanno parte di tale tipologia anche senza avere indagato a fondo la loro grammatica (cosa che una semplice classificazione non può fare).
  2. Inoltre se la classificazione in base al numero di parlanti o di parentele è dovuta a fattori sociali, la tipologia è dovuta a fattori prettamente linguistici.
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7
Q

come avviene la scelta delle proprietà su cui si fondano i tipi e in base ai quali le lingue vengono classificate?

A

Le proprietà utilizzate come parametri per classificare in una tipologia le lingue sono quelle la cui combinazione si pensa consenta di operare previsioni probabili (non certe) sulla struttura delle lingue indagate.

I tipi vanno comunque considerati entità astratte, una semplificazione ideale della realtà, e di fatto non sono fedelmente riprodotti da alcuna lingua storico-naturale.

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8
Q

obiettivo della classificazione in tipologie:

A

Obiettivo della classificazione in tipologie è appunto classificare le lingue in base a determinati parametri che ci permettono di prevedere alcune caratteristiche di tali lingue pur senza studiare le nel dettaglio.
Per fare ciò la tipologia non si concentra sulle singole caratteristiche in sé, ma sulla ratio profonda che intercorre tra di esse: è solo in questo caso che la tipologie diviene predittiva.

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9
Q

come è composto il campione di lingue che usiamo nell’analisi?

A

Dato che analizzare tutte le lingue del mondo sarebbe impossibile, per tracciare un quadro esauriente della variazione interlinguistica è necessario selezionare un campione che sia altamente rappresentativo della varietà delle lingue.
Dato che il campione deve rappresentare in proporzione tutte le lingue storico-universali conosciute, esso deve essere immune da:
-distorsioni genetiche (un campione rappresentativo non deve dare eccessiva rappresentazione ad alcune famiglie linguistiche a scapito di altre)
-distorsioni areali (nella scelta delle lingue, sarà necessario assicurarsi che esse non siano state coinvolte nei massicci processi di interferenze interlinguistiche fra di esse).
-distorsioni tipologiche (il campione non deve apparire sbilanciato a favore di determinate configurazioni tipologiche precedentemente attestate, al fine di evitare di giudicare comportamenti linguistici come indipendenti solo poiché non sufficientemente rappresentati tipologicamente)
-distorsioni legate al numero di parlanti (quando si forma il campione è necessario dimenticarsi del numero di parlanti
di una lingua, quindi non sceglierla come rappresentante del campione solo perché ampiamente parlata)

Le lingue scelte a rappresentare il campione sono solitamente quelle su cui banalmente si hanno più documenti (grammatiche, studi scientifici) e il confronto con i parlanti nativi.

Si sceglie solitamente una lingua per gruppo linguistico (ex. bulgaro: rappresentate del gruppo slavo meridionale), indipendentemente quindi dal suo numero di parlanti, ma in base alla documentazione che ci fornisce e al suo riflettere le caratteristiche del gruppo a cui appartiene.

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10
Q

tipologia morfologica:

A

Il modo principale (insieme a quello sintattico) per individuare tipi linguistici diversi è basato sulla struttura della parola nelle diverse lingue; identifichiamo 4 tipi principali (sulla base dell’indice di fusione/significati e indice di sintesi):

  1. lingue isolanti: in cui ogni parola è composta da solo 1 morfema e questo morfema esprime 1 solo significato (parole monomorfemiche).&raquo_space; lingue meno sintetiche. ex. vietnamita
  2. lingue fusive: lingue in cui ogni parola è composta da più morfemi, con vari casi di allomorfia che spesso non rendono ben identificabili i morfemi. Tendono ad associare ad un solo morfema più significati (ex. ‘in’ o ‘pro’ in italiano) e sono presenti vari ‘amalgama’ e casi di omonimia fa morfemi, ma non sono lingue particolarmente sintetiche.
    ex. tutte le lingue indoeuropee + il maltese e le lingue uraliche.
  3. lingue agglutinanti: lingue in cui ogni parola è composta da più morfemi, facilmente individuabili, ben separabili l’uno dall’altro, e ogni morfema esprime un solo significato (lingue turche, lingue mongole, ungherese, giapponese).
  4. lingue polisintetiche: lingue in cui ogni parola è composta da più morfemi fusi insieme (livello di sintesi molto alto&raquo_space; ‘polisintetiche’ poichè tendono a sintetizzare in una sola parola quelle che in altre lingue sarebbero frasi intere ; sono l’unico tipo a poter contenere più di 1 morfema lessicale/base in una parola) e ogni morfema esprime più significati.
    ex. lingue del gruppo eschimese (famiglia amerindiana) e australiane

La quasi totalità delle lingue parlate in europa sono fusive (lingue indoeuropee + finnico, estone e maltese fra le lingue non indoeuropee) e agglutinanti (lingue non indoeuropee).

La ‘ratio profonda’ di queste divergenze è probabilmente che ognuna di queste lingue rappresenta in pratica ciò che a cui i parlanti pensano quando devono formulare una frase (o parola nel caso delle lingue estremamente sintetiche).

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11
Q

lingue analitiche e lingue sintetiche:

A

lingue analitiche: che spezzano il contenuto da codificare in blocchi semplici.
lingue sintetiche: che sintetizzano assieme più blocchi di contenuto.

lingue fusive: posizione intermedia.

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12
Q

caratteri non fusivi dell’italiano:

A

Ovviamente, anche se appartenente alle lingue fusive, l’italiano presenta anche caratteri:
-isolanti
-agglutinanti (ex. cumuli di prefissi/suffissi : ristrutturazione)
-polisintetici (parole composte)

Ciò che però importa è il fatto che siano nettamente prevalenti i suoi caratteri fusivi.

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13
Q

sottotipo delle lingue fusive: le lingue ‘introflessive’:

A

nelle lingue introflessive i morfemi vengono disposti non in ordine lineare come nelle altre lingue fusive, ma in modo ‘concatenato’ (collocazione a pettine dei morfemi).

ex. in arabo la radice ‘ktb’
‘yaktubu’ - ‘kitab’ - ‘katib’

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14
Q

una seconda tipologia morfologica riguardo ai casi:

A

riguarda l’organizzazione dei sistemi di casi:

-lingue con il sistema di casi nominativo-accusativo: la marcatezza è pari in testa e dipendenze.

-lingue con il sistema di casi ergativo-assolutivo: prevalenza a marcare i complementi

-lingue con il sistema attivo-stativo: prevalenza a marcare la testa

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15
Q

tipologia sintattica:

A

La classificazione per tipologia linguistica classifica le lingue in base ai loro tratti strutturali comuni.

Si basa sull’ordine dei costituenti:
a) posizione del soggetto (S)
b) posizione dell’oggetto diretto (O)
c) posizione del verbo (V)

Tipi effettivamente attestati:
a) SOV 45% delle lingue del mondo (europa: turco, romani, finnico e estone)
b) SVO 42% delle lingue del mondo (europa: lingue indoeuropee tranne le lingue celtiche + maltese).
c) VSO 10% delle lingue del mondo (lingue celtiche)
VOS, OVS, OSV nel restante 3% delle lingue del mondo

Queste sono lingue con ordine dominante (ex. l’italiano), mentre le lingue senza ordine dominante hanno comunque un ordine preferito, ma non svolge una funzione grammaticale. (ex. in latino, che preferisce l’ordine SOV ma esso non determina il senso della frase, poiché in latino non è la posizione del costituente a determinarne la funzione sintattica, ma i casi).

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16
Q

perché questa tendenza a scegliere i primi 3 tipi?

A

Le lingue preferiscono questo tipo di ordine perché questo costituisce una strategia più efficace nella codifica dei messaggi, dato che tutti e tre presentano il soggetto, considerato prioritario poichè responsabile dell’azione nella maggior parte dei casi, prima dell’oggetto.
Inoltre di norma il soggetto è il ‘dato’, e quindi viene esplicitato all’inizio della frase per chiarire di chi si sta parlando.

Le lingue che non adottano questi ordini sono infatti molto piccole ed isolate.

17
Q

ordine naturale e ordine marcato dei costituenti:

A

L’ordine naturale o non marcato è quello in cui vengono disposti i costituenti in un contesto comunicativo neutro, cioè quando si intende trasmettere esclusivamente l’informazione che deriva dalla somma dei significati degli stessi costituenti. l’ordine marcato (con un valore/funzione aggiunta) e invece quello che viene utilizzato in condizioni particolari, ad esempio per contraddire un’affermazione precedente.

ex. ordine naturale in italiano: SVO > ‘il bambino mangia una mela’
ordine marcato (utilizzato in alcune situazioni): SOV
‘il bambino mangia una pesca’
(no.) ‘una mela, mangia il bambino’.

Dato che l’ordine marcato di una lingua è comunque quello meno diffuso, la tipologia si concentra di norma sull’ordine naturale, mettendo da parte eventuali marche.

18
Q

Sulle differenze fra lingue SVO e SOV:

A

Parametri di indagine:
a) ordine di verbo (V) e oggetto diretto (O)
b) struttura del sintagma adposizionale: preposizioni (Pr) vs. posposizioni (Po) [posposizioni: corrispettivo delle preposizione poste tuttavia dopo il sintagma che reggono, e non prima]
c) ordine di nome e genitivo nel sintagma nominale (NG vs GN);
d) ordine di nome ed aggettivo nel sintagma nominale (NA vs AN).

la maggior parte delle lingue parlate al mondo tende a concentrarsi in tre tipi:
-VO&raquo_space; Pr, NG, NA italiano, ebraico, aramaico, arabo, berbero; masai; lingue polinesiane e probabilmente altre lingue austronesiane; la maggior parte delle lingue del gruppo benue-congo incluse tutte le lingue bantu; la maggior parte del gruppo chad della famiglia camito-semitica; vietnamese, le lingue tailandesi; ecc. (prima gli elementi subordinati: modificatori, e poi gli elementi sovraordinati: la testa&raquo_space; lingue testa a sinistra, poichè la testa dei vari sintagmi appare a sinistra)

-OV&raquo_space; Po, GN, AN hindi, bengalese e altre lingue arie dell’India; armeno moderno; coreano, giapponese, molte lingue caucasiche; lingue dravidiche; ecc. (prima gli elementi sovraordinati: testa, e poi gli elementi soubordinati: modificatori&raquo_space; lingue testa a destra)

in quantità minore:
-OV&raquo_space; Po, GN, NA birmano, tibetano classico; la maggior parte delle lingue australiane.

19
Q

incoerenza tipologica delle lingue:

A

-L’italiano, pur essendo una lingua SVO (che sono lingue testa a sinistra), a volte presenta l’aggettivo e l’articolo prima del nome.

Per questo si è affermata anche un’altra tipologia sintattica la ‘branching direction theory’, che prevede che la coerenza tipologica dei costrutti che compongono I due tipi VO e OV sia rigorosamente rispettata non da tutti i costituenti indipendentemente, ma solo dai costituenti che abbiano una struttura sintattica interna, cioè dai costituenti che in una rappresentazione ad albero esibiscano una ramificazione.
Al contrario, i costituenti di tipo puramente lessicale, cioè privi di struttura sintattica e non ramificabili (ex. aggettivo o articolo), sono meno propensi a occupare rigidamente una specifica posizione e quindi sembrano non sottostare alle ‘previsioni’.

Per questo, secondo questa teoria, le lingue non andrebbero propriamente collocate come lingue testa a sinistra e destra, ma come lingue con ramificazione a destra o sinistra.

L’inglese è definita una lingua testa a destra, pur presentando una struttura SVO (ex. ‘the black sheep’ ; ma incoerenza sul genitivo sassone ‘Anne’s bike’, in cui il soggetto è a sinistra), ma in costrutti quali (leader of the party) troviamo incoerenze, questo è perchè presentando una struttura sintattica interna, e quindi si collocano sempre alla destra della testa.

Infatti, tornando al discorso sull’incoerenza dell’aggettivo in italiano, non appena l’aggettivo assume una struttura sintattica complessa, esso, si ‘irrigidisce’ e si va a collocare sempre e solo a destra).

ex. ‘un libro molto bello’, ma non ‘un molto bello libro’

-caso del latino: lingua SOV che diventa è diventato SVO (italiano)
Perchè il latino tende a finire in ‘consonanti’, in particolare consonanti deboli (non fanno molto rumore rispetto alle altre consonanti o alle vocali). Dato che venivano perse le consonanti finali delle parole, l’ordine SVO è l’ordine più efficace nel distinguerli, poiché, dato che soggetto e oggetto sono divisi dal verbo, essi non possono venire confusi.

20
Q

tipologia e fonologia:

A

sicuramente meno studiata della tipologia sintattica e morfologica per via della sua forte resistenza alle influenze provenienti dall’esterno.
La tipologia più conosciuta è la questione del tono:

tono=più è elevata la frequenza con cui vibrano le corde vocali, più alto è il tono.

In base al tono vengono studiate le lingue tonali: lingue in cui il tono ha valore distintivo (ex. cinese mandarino).
Parametri di indagine sono:
-l’unità a cui è associato il tono
-la funzione

  1. classificazione in ‘lingue in cui il tono è associato a vocali’ e ‘lingue in cui il tono è associato a sillabe’
  2. classificazione in ‘lingue in cui il tono ha la funzione di distinguere i morfemi lessicali’ e ‘lingue in cui il tono ha la funzione di distinguere i morfemi grammaticali’
21
Q

tipologia e lessico:

A

Nonostante gli studi tipologici riguardanti il lessico siano marginali nell’ambito generale degli studi di impronta tipologica per la sua estrema influenzabilità da interferenze esterne, essi hanno comunque prodotto risultati importanti studiando la terminologia utilizzata per codificare le relazioni di parentela e il lessico dei colori.

In particolare un’indagine ha individuato che, del campione linguistico analizzato, ben 100 lingue riconoscevano e indicavano allo stesso modo 11 colori.
Il risultato più grande però è il riconoscimento di questi 11 colori da parte delle lingue strutturato in modo gerarchico.
Cioè strutturato in modo tale che risulta impossibile che una lingua abbia un termine per indicare il bianco, uno per il nero e uno per il blu, senza avere il rosso, il giallo o il verde (=nasce un universale implicazionale).

22
Q

esistono ‘tipi puri’?

A

No, non esistono tipi puri poiché i tipi sono fondamentalmente delle classificazioni ideali, e quindi non sono riprodotti fedelmente da nessuna lingua storico naturale.
Esistono anche casi in cui le incoerenze in una lingua sono talmente tante che si debbano assegnare a una stessa lingua più tipi o addirittura sia impossibile da classificare tipologicamente.

L’inglese ad esempio è configurato sintatticamente come lingua VO, pur avendo varie incoerenze sotto questo aspetto (infatti molti pensano che l’inglese non possa neanche venire classificato sintatticamente).

Morfologicamente la situazione è ancora più intricata; l’inglese viene associato spesso al tipo isolante dato che, ad esempio, gli aggettivi sono invariabili, in quanto non assumono marche di numero e di genere. Tuttavia i nomi di norma assumono una marca per rappresentare la pluralità (caratteristica lingue agglutinanti).
Oppure moltissimi sono i verbi che mantengono la stessa forma al presente, al passato semplice e al participio (‘hit). (caratteristica tipo fusivo)
Infine l’inglese dimostra anche caratteristiche introflessive, in particolare per quanto riguarda i passati di verbi irregolari e il plurale di alcune parole (ex. sing - sang ; foot -feet).

Motivo per cui non si può classificare morfologicamente l’inglese.

23
Q

rapporti fra classificazione tipologica e linguistica storica (genetica delle lingue):

A

La linguistica storica ha sicuramente un ruolo molto importante quando si desidera comporre il campione da analizzare tipologicamente, perché sappiamo che per riscontrare l’occorrenza di più tratti linguistici è necessario escludere preventivamente che questi tratti siano la conseguenza di una radice genealogica comune, quindi che siano stati ereditati da una medesima lingua madre (poiché ciò renderebbe inutile l’analisi tipologica, dato che l’utilizzo di tratti comuni non sarebbe dovuto a una scelta prevalente delle lingue ma solo alla loro origine comune).

Tuttavia anche la tipologia ha un grande aiuto per la linguistica storica, poiché le fornisce una sorta di ‘gerarchia di pertinenza’ di tratti linguistici nei processi di ricostruzione dei legami di parentela, dato che i tratti linguistici che si suppone siano l’effetto di tendenze tipologiche non dovrebbero essere utilizzati per ipotizzare legami di parentela.

In secondo luogo, la tipologia può contribuire ad avvalorare o smentire le ipotesi ricostruttive formulate dalla linguistica storico-comparativa. Infatti, anche i sistemi linguistici non direttamente attestati e ricostruiti in base alla più o meno ovvia documentazione disponibile devono soddisfare i requisiti di coerenza tipologica, conformandosi cioè all’inventario dei tipi possibili.

Infine la classificazione tipologica può addirittura arrivare a sostituire la classificazione genealogica in aree geolinguistiche intricate, come l’Africa subsahariana, in cui la grande concentrazione di lingue diverse e l’assenza di un’adeguata documentazione scritta rende problematica la ricostruzione dei legami di parentela fra le lingue.
In questo caso le affinità in natura tipologica possono dare un input alle ipotesi ricostruttive della linguistica storico comparativa (anche se va ricordato che non è scontato che due lingue appartenenti alla stessa famiglia facciano parte di tue tipologie linguistiche differenti).

24
Q

rapporti fra tipologia linguistica e universali:

A

Universali e indagine tipologica sembrano apparentemente occuparsi di due campi opposti ma in realtà viaggiano di pari passo.

Gli universali individuano ciò che tipologicamente irrilevante e con ciò delimitano e circoscrivono il campo di indagine della tipologia stessa. Evidenziando i tratti che appaiono comuni a tutte le lingue storico naturali, gli universali sanciscono che rispetto a quelli stessi tratti l’indice di variazioni interlinguistica è zero

In particolare, il contributo degli universali implicazionali ha un ruolo decisamente maggiore di quello offerto dagli universali assoluti, poiché mettono in relazione due proprietà distinte e teoricamente indipendenti, contribuendo alla individuazione dei tipi possibili, in quanto indicano in modo piuttosto rigorosi limiti estremi della variazione interlinguistica (mentre gli universali assoluti dicono solo che quelle prorpeità, e solo quelle, sono presenti o assenti in tutte le lingue).

25
Q

come si spiegano gli Universali?

A

È difficile dare un’ unica spiegazione agli universali, dato che è probaibile che obbediscano a fattori di natura diversa.
Tuttavia si può generalizzare dicendo che gli universali sono concepiti come strategie comunicative così efficaci da essere condivise da tutte le lingue storico naturali.

Sono stati identificati 4 principi in grado di giustificare la presenza o l’assenza di particolari strutture linguistiche:
-cognitivo: tutti gli uomini possiedono le stesse competenze cognitive; tanto maggiore è il fondamento cognitivo di una categoria, tanto più ‘basica’ sarà questa categoria (es. genere e numero).
-l’economia, cioè la tendenza a snellire il più possibile l’apparato formale di un sistema linguistico > ottenere il massimo risultato comunicativo con il minimo sforzo da parte del parlante.
-iconicità: tendenza a riprodurre, sul piano della struttura linguistica, le sequenze in base a cui viene organizzata, a livello mentale, l’informazione da trasmettere.
-la motivazione comunicativa: se la lingua ha come fine ultimo la comunicazione è logico che la sua struttura e i continui adattamenti che la contraddistinguono si pongano il fine di adeguare il sistema alle esigenze comunicative della comunità parlante.

26
Q

analisi di uno degli universali: l’Universale 38:

A

Il fatto che gli universali riflettano le esigenze comunicative dei parlanti delle lingue è illustrato dalla chiave funzionale dell’Universale 38;
questo afferma che in presenza di un sistema di casi, l’unico caso che può essere espresso mediante un affisso zero (cioè che può essere privo di una desinenza specifica) sia quello che include tra le sue funzioni quella di soggetto del verbo intransitivo.

Considerando S-trans (soggetto verbo transitivo), S-intrans (soggetto verbo intransitivo) e O-dir (oggetto diretto), analizziamo se l’universale viene rispettato nei 3 sistemi di casi più diffusi:

-nelle lingue di tipo nominativo accusativo il caso nominativo (caso senza desinenza specifica) assolve le funzioni di entrambi S-trans e S-intrans, mentre il caso accusativo corrisponde alla funzione di O-dir.

-Nelle lingue di tipo ergativo (basco) assolutivo, se il verbo è transitivo il soggetto assume il caso ergativo (S-trans), se invece il verbo è intransitivo il soggetto assume il caso assolutivo (S-intrans). Nelle lingue di tipo ergativo-assolutivo, il caso assolutivo contraddistingue anche O-dir.
Anche in questo caso l’assolutvo è il caso espresso mediante affisso zero, dimostrando vero l’universale.

Nelle lingue nominativo-accusativo si registra una convergenza tra S-trans e S-intrans, mentre del sistema ergativo assolutivo la convergenza è tra S-intrans e O-dir;
posto che per le loro proprietà inerenti S-intrans e S-trans non possono mai collocarsi a fianco del medesimo e una convivenza di S-intrans e O-dir nella stessa frase è per definizione impossibile, mentre S-trans e O-dir invece compaiono sistematicamente nel medesimo frasi e quindi è essenziale poterli identificare con chiarezza, è assolutamente logico attendersi che l’unico caso che possa realizzarsi a marca zero sia quello che corrisponde anche a S-intrans, che, essendo l’unico argomento di un verbo intransitivo, non ha bisogno di una desinenza specifica che lo distingua da altri argomenti.

27
Q

le lingue europee: suffissazione vs prefissazione

A

-tutte le lingue europee (tranne il maltese) prediligono la flessione mediante l’utilizzo di suffissi (anche per quanto riguarda le derivazioni utilizzano di più i suffissi, ma non in modo schiacciante come per la flessione).

Non si sa bene a cosa sia dovuta tale scelta.

28
Q

l’armonia vocalica: tratto tipologico fonetico-fonologico

A

L’armonia vocalica è un fenomeno soprasegmentale; assimilazione a seguito del quale i tratti/caratteristiche della vocale di una sillaba iniziale si estendono alle vocali delle sillabe successive.

Questa caratteristica è assente nelle lingue indoeuropee ma è invece presente nelle lingue turche, uraliche e mongole.

ex. in turco: se la prima vocale di una parola si caratterizza per i tratti [+anteriore] [+arrotondata], anche tutte le altre vocali della parola avranno tali tratti.

29
Q

quali gruppi linguistici hanno struttura SVO? e quali SOV?

A

SVO: lingue indoeuropee + maltese + lingue baltiche

SOV: tutte le altre lingue parlate in europa non indoeuropee

30
Q

quali gruppi linguistici sono fusivi in europa? e quali sono agglutinanti?

A

fusivi: lingue indoeuropee + maltese + finnico ed estone

agglutinanti: tutte le altre lingue non indoeuropee parlate in europa (ungherese, turco, basco etc).

31
Q

tratti comuni alla maggior parte delle lingue non indoeuropee parlate in Europa:

A

-SOV (eccetto maltese)
-agglutinanti (eccetto maltese, finnico ed estone)
-armonia vocalica (eccetto maltese)