appunti Flashcards
differenze fra il linguaggio degli animali e quello umano:
-gli uomini possiedono un tipo di linguaggio innato ed unico, cioè il linguaggio verbale, espresso dalla lingua. phonè + logos
-gli animali non hanno un linguaggio verbale (quasi solo ‘phonè’).
differenze ‘linguistica’ e ‘grammatica’:
-grammatica tradizionale: normativa (ci dice ciò che è giusto e ciò che è sbagliato e dà dei giudizi netti).
-la linguistica: descrittiva e si basa sulla comprensibilità dei parlanti di un’espressione.
obiettivo del linguista:
Quando un parlante commette un errore grammatical, l’obiettivo del linguista è capire come mai, nonostante la grammatica italiana dica una cosa, il parlante ne faccia un’altra (mancanza di applicazione di una regola).
cos’è l’errore grammaticale secondo un linguista:
L’ “errore” non è nella mancanza di applicazione di una regola ma l’applicazione di un’altra regola/devianza della norma/l’ordinario (a un certo punto qualcuno ha deciso che una forma era sbagliata e un’altra era giusta, ma questo è un fatto accidentale.)
Nessuno può infatti commettere un errore parlando la sua lingua, poiché ognuno applica la propria lingua che ha imparato crescendo e vivendo e che non è mai uguale a quella di qualcun altro (abbiamo centinaia di grammatiche diverse ma ci capiamo).
come gli errori cambiano la lingua?
Generalmente le regole di oggi sono spesso gli errori di ieri, e gli errori di oggi sono le regole di domani.
In passato: egli/ella - essi/esse (per le persone)
Ora: lui/lei (nel passato questa era solo la forma rappresentante il dativo, ex. ‘essa ha detto lui’) - esso/essa (per gli animali) - loro
Un esempio è il testo dell’“appendix probi”.
Esso è un elenco di parole latine sbagliate per ortografia o pronuncia con a fianco un elenco di parole giuste (sulla colonna delle parole errate troviamo molte parole che noi usiamo ad oggi in italiano o molto simili).
l’analogia in linguistica:
L’analogia è un fenomeno di tipo paradigmatico che mira a livellare le incongruenze nei paradigmi irregolari (ex. i casi di suppletivismo).
Attraverso una sorta di proporzione, l’analogia crea un pattern logico.
Un esempio di analogia in lingua italiana è la tendenza a sostituire il superlativo di “aspro” ereditato dal latino, “asperrimo”, con la forma “asprissimo”, dotata della desinenza più comune in italiano.
L’analogia passa sempre da una fase che per la grammatica normativa è un errore (che in alcuni casi vince, cioè diventa regola, ed in altri perde).
fenomeno della ‘riasilisi formale’:
Avviene quando dividiamo una parola analizzando i morfemi da cui è composta e diamo a tale parola (magari complessa) un’analisi diversa da quella che essa realmente ha, quindi mettiamo un confine di morfema dove non c’è.
(ex. fenomeno di ‘hamburg+er’»_space; ‘ham+burger’).
relazioni in cui è organizzato il nostro lessico:
relazioni formali
ex. stessa parola base
pizza, pizzeria
ex. stesso suffisso
-aio: gelataio, giornalaio
Esse hanno la stessa porzione di phoné, che indica anche la stessa porzione di contenuto (in questo caso il cibo della pizza, il fatto di rappresentare un mestiere).
relazioni semantiche:
-sinonimia: spesso - frequentemente
-antonimia: bianco - nero (significati contrari ; è un passaggio graduale, qualcosa può essere un po’ nera e un po’ bianca), vivo - morto (significati contraddittori ; non si può essere sia vivo che morto).
-iponimia: leone - animale (il primo termine che è “subordinato” al secondo)
-iperonimia: animale - leone (il primo termine che è “subordinato” al primo).
Le lingue umane sono natura o cultura?
Un po’ di entrambe.
Per parlare le lingue abbiamo bisogno di uno sforzo fisico (concreto), ma ciò che trasmettiamo attraverso questo atto concreto è fondamentalmente astratto (infatti con dei tracciati possiamo vedere ciò che accade quando parliamo, ma non il suo significato).
‘significante’ e ‘significato’:
-significante/espressione: suono concreto della parola
-significato/contenuto: immagini mentali astratte legate a un determinato significante
definizione di ‘linguaggio’
linguaggio: capacità mentale che consente di creare sistemi di comunicazione, cioè di interpretare i segni attraverso codici appositi (le lingue=espressione del linguaggi verbale).
Il linguaggio ci permette di associare un significante a un significato, con lo scopo di manifestarlo).
ex di sistemi di comunicazione: lingue verbali, lingue non verbali, versi e comportamenti animali.
In particolare, il linguaggio verbale umano è la capacità di comunicare attraverso la parola (le sue svariate espressioni sono il codice per interpretare i segni linguistici).
Quindi la capacità generale del linguaggio è universale in tutti gli esseri viventi, ma la sua complessità diverge da specie a specie (l’uomo è la specie con il linguaggio più complesso in tutte le sue forme, linguaggio verbale, artificiale etc).
proprietà del linguaggio:
-congenito: è una facoltà mentale che nasce con l’organismo (paradosso: l’uomo non nasce con la capacità di parlare), è registrato nel suo patrimonio genetico e rimane a livello potenziale finché uno stimolo la fa emergere; più è vario/ricco lo stimolo (più che sono intorno al bambino parlano, più usano forme linguistiche diverse, più lingue parlano), più le abilità comunicative si sviluppano. Paradosso è che l’uomo non nasca potendo parlare, cioè il linguaggio rimane passivo.
inapprendibile: essendo una facoltà mentale innata, non viene nè insegnato nè imparato;
-incancellabile: non si perde il linguaggio come facoltà mentale (anche per quanto riguarda chi non può fisicamente parlare come i paraplegici, che, dato che si hanno difficoltà fisiche a comunicare, imparano a farlo attraverso ad esempio un monitor; questa è la dimostrazione che la capacità di linguaggio non viene cancellata dal tempo).
-universale: caratterizza allo stesso modo tutti i membri della specie, indipendentemente dalle condizioni sociali, storiche e geografiche in cui essi vivono.
Anche perché tutti abbiamo la stessa proprietà di imparare una lingua (non esiste membro della specie umana che non possa sviluppare sistemi di comunicazione, qualsiasi essi siano).
-immutabile: il linguaggio è uguale per l’intera specie umana ed è rimasto lo stesso del primo uomo sapiens (anche gli animali).
proprietà delle lingue storico naturali:
Hanno proprietà opposte a quelle del linguaggio:
-non sono congenite: non nascono con l’uomo
-sono apprendibili: ogni essere umano impara una o più lingue
-sono cancellabili; si dimenticano
-non sono universali: non tutti parliamo la stessa lingua; ad oggi sono parlate oltre 6000 lingue.
-sono mutevoli: cambiano continuamente (nel tempo, nello spazio, nelle situazioni in cui vengono usate… ), come il latino è diventato progressivamente l’italiano e le altre lingue neolatine.
variazioni/manifestazioni naturali delle lingue:
- VARIAZIONE DIASTRATICA:
la variazione in base alla caratterizzazione sociale dei parlanti (cioè come la nostra storia personale cambia la nostra situazione linguistica)
le sue variabili sono: il nostro livello di istruzione, la nostra estrazione sociale, l’età, l’appartenenza a gruppi sociali specifici, modelli culturali, sesso e genere).
Una stessa varietà diastratica (ex. italiano colto/letterario - ‘italiano popolare - dialetto) può essere una varietà diverse per persone diverse (ex. una stessa varietà diastratica può essere una varietà alta per alcuni e una varietà bassa per altri).
- VARIAZIONE DIAFASICA: variazione di registro (variazione in rapporto alla situazione comunicativa e allo stile).
le sue variabili sono: grado di formalità/informalità,
rapporto tra gli interlocutori (che può essere squilibrato, ad esempio fra uno studente e un professore, o paritetico), grado di controllo esercitato dal parlante.
Fanno parte della variazione diafasica le lingue speciali/”sottocodici”: usi linguistici legati a particolari professioni o ambiti del sapere: - matematica, biologia, musica, sport…
- VARIAZIONE DIAMESICA: in rapporto al mezzo fisico-ambientale, al canale attraverso cui la lingua viene usata.
A differenza delle altre variazioni, in quella diamesica non c’è un continuum ;
ex. nella variazione diafasica dal formale all’informale si passa con continuità»_space; nella variazione diamesica, dato che gli estremi del mezzo con cui si comunica sono scritto e parlato, ciò non accade.
Nel parlato, ma non nello scritto:
-prosodia e fenomeni intonativi (ex. il tono di una domanda)
-paralinguistica (ex. la gestualità che accompagna o addirittura sostituisce un pezzo di testo-uso massiccio di segnali discorsvi (quegli elementi che stabiliscono un contatto fra mittente e destinatario. ex. ok? capito? tutto chiaro?)
-dislocazioni: ex. a lezione non ci vado ; ce la prendiamo una birra?
-pause, esitazioni ed autocorrezioni.
-prevalenza della coordinazione sulla subordinazione
-semplificazione dei paradigmi (“che polivalente”: il ragazzo che gli ho prestato il libro non si è più fatto vedere, riduzione di tempi e modi verbali, rafforzamento della negazione: ex. non__mica ; non__per niente ; non__proprio, limitata variazione lessicale e frequenti ripetizioni della stessa parola).
Nello scritto, ma non nel parlato:
-fatti grafici (interpunzione, maiuscolo vs minuscole, organizzazione del testo, ortografia…)
-maggiore programmazione
Oggi ha meno senso considerare autonoma la variazione diamesica, che secondo molti è un sottoinsieme di una variazione diafasica.
Oggi infatti ( a seguito della diffusione dei social, dei messaggi etc) un testo scritto non corrisponde al registro formale, come invece prevede la variazione diamesica.
4.VARIAZIONE DIATOPICA: la variazione della lingua nello spazio (cioè in zone diverse della stessa entità amministrativa come una regione, uno Stato etc. si parlano varietà diverse della stessa lingua. Tali variazioni non sono però, come si crede, i dialetti, che linguisticamente corrispondono in senso vero e proprio a lingue straniere.)
Le varietà diatopiche dell’italiano sono ad esempio i cosiddetti “accenti” (le varietà regionali, che poi si dividono in locali. Mentre i dialetti sono considerabili un’altra lingua).
necessità creare una lingua ‘standard’ fra una moltitudine di lingue (ex. Italia dopo l’unità): come fare?
Si hanno 2 possibilità:
- creato il nuovo Stato, ci si chiede quale sia la lingua parlata dalla maggioranza dei cittadini (“standard statistico”= si promuove a varietà standard la lingua statisticamente prevalente nell’uso quotidiano).
Nel caso dell’Italia non era possibile, poiché creata l’Italia i cittadini erano tutti dialettofoni, quindi erano presenti centinaia di lingue statisticamente equivalenti con poche migliaia di parlanti.
- “standard stilistico” = ci si chiede se ci sia una lingua presente nello Stato che ha più prestigio delle altre e abbia fatto da traino ; in Italia tale lingua era quella delle Tre Corone, il fiorentino.
La moltitudine di lingue diverse presenti in Italia prima della standardizzazione ci fa capire che dire che ad oggi l’italiano è peggiorato e che i giovani non lo parlano più bene presuppone che ci sia stata un’epoca in cui tutti parlavano un italiano impeccabile, che ovviamente non c’è mai stata.
In realtà questa è l’epoca in cui è presente la percentuale più alta di parlanti di italiano (e quindi, il livello statisticamente prevalente è quello della maggioranza dei parlanti, cioè l’italiano popolare).
Cosa porta alla diversificazione delle lingue? (ex. quando i latini hanno diffuso il latino in tutto il continente, come mai si sono poi create le varie lingue neolatine?)
Dal contatto con le lingue locali. I locali hanno imparato la lingua dei colonizzatori innestandola nella propria.
i due italiani standard di oggi: soluzione?
Ad oggi esistono due italiani standard:
-quello utilizzato dalla media dei parlanti nel secolo scorso, più alto = ‘standard letterario’.
-quello parlato dalla media dei parlanti oggi, più basso = ‘neostandard’ (poiché se prima parlavano l’italiano solo i “colti”, ad oggi sono aumentati i parlanti e quindi si è abbassato il livello in media).
In un mondo ideale, per gli aspetti burocratici si dovrebbe sempre utilizzare lo standard più basso al fine di rendere possibile la comprensione a tutti.
Soluzione: o usare la lingua comprensibile a tutti o dare a tutti gli strumenti per capire il registro più alto. In ogni caso, lo Stato ha il dovere di farsi capire.
‘diasistema’:
‘diasistema’: l’idea della lingua come un sistema di sistemi (cioè l’insieme di grammatiche anche diverse che si attivano e disattivano in base ai rapporti sociali.
differenze e analogie fra linguaggio umano e non umano:
differenze:
il linguaggio umano possiede:
-produttività
-ricorsività
-sinonimia
-doppia articolazione!!
-umano: logos + phonè (linguaggio creativo) ; animale: prevalentemente phonè (linguaggio imitativo)
-segni linguistici umani: hanno variazione e formano una lingua poichè formano un sistema; segni animali: non hanno variazione e non sono un sistema (ma insieme/sequenza).
analogie:
-“periodo finestra”/periodo critico: se un bambino non viene stimolato dal punto di vista linguistico, affettivo e culturale egli non può imparare adeguatamente la lingua come un nativo. Lo stesso accade con gli animali.
-facilitazione sociale: il linguaggio è lo strumento più semplice per inserirsi in una rete sociale.
-“lallazione” (produzione di lunghe sequenze di suoni in una sorta di “gioco vocale”).
-produzione di canti in modo “produttivo” in alcune specie di uccelli canori
-ricco repertorio di “strategie comunicative” > successo riproduttivo.
perchè l’uomo può parlere e gli animali no?
Questa differenza fra uomo e animale è stata usata come motivazione dagli avversatori di Darwin per screditare la sua teoria dell’evoluzione (data la differenza fra scimmie e uomo riguardo a linguaggio).
-E’ una differenza di tipo morfologico (forme della gola)? E’ parte del motivo, poiché dati gli studi del solo l’uomo ha un condotto vocale tale da poter esprimersi verbalmente
Un’ipotesi è che l’uomo ha la laringe più in basso rispetto agli altri primati, che permette agli animali di parlare. Ciò giustifica anche il fatto che l’uomo nasca con la laringe alta proprio per permettergli di respirare mentre viene allattato.
-O è un motivo neurologico? Poichè il 1° non è l’unico motivo. Si pensa che gli umani abbiano i collegamenti tra il cervello e le varie strutture anatomiche dell’apparato fonatorio (un po’ come la vista: tutti abbiamo gli occhi ma vediamo in modo diverso (ex. daltonismo) a seconda del collegamento che c’è fra occhio e cervello).
Esempio di ciò sono alcuni studi che dimostrano che uno scimpanzè potrebbe morfologicamente chiederci di sposarlo, ma non può mettere insieme queste informazioni al fine di formulare la frase neurologicamente (ex. il cervello animale non possiede la ricorsività, la produttività, sinonimia, variazione etc).
Quindi la capacità dell’uomo di parlare è data da diversi fattori, motivo per cui non bisogna pensare che l’uomo, nella sua evoluzione dalla scimmia, ha sviluppato immediatamente la capacità di parlare. E’ stato invece un processo graduale dato da svariati mutamenti, in cui anche l’acquisizione della posizione eretta ha avuto un ruolo importante (circa 8 milioni di anni fa) = vedi posizione eretta»_space; cervello più grande»_space; mandibola»_space; mani libere.
Alcune delle caratteristiche che caratterizzano il linguaggio verbale dell’ homo sapiens sono presenti anche nel sistemi comunicativi di altri vertebrati (ex. l’arbitrarietà, la linearità, distanziamento, la trasponibilità di mezzo), ma la differenza con il linguaggio umano è che non esiste un’altra specie che le esprima tutte assieme e al livello di complessità della specie umana (ex. nessuno possiede l’onnipotenza semantica, la produttività, la doppia articolazione etc.)
Si è anche provato che è più semplice per il cervello animale gestire un linguaggio dei segni che verbale (e il linguaggio deittico è il progenitore di tutti gli altri modi di comunicare ). Ha invece difficoltà a gestire concetti astratti (ex. emozioni).
linguaggio umano: creativo (ex. può creare nuovi modi per esprimere concetti»_space; lignua dei segni)
linguaggio animale: imitativo
Animali=generalmente simili ai cuccioli d’uomo (paradosso del linguaggio). La differenza sostanziale è che appena l’uomo raggiunge già i 4 anni circa, supera cognitivamente di gran lunga tutti gli altri animali dal punto di vista del linguaggio.
‘gli atti linguistici’:
Ogni atto linguistico dice qualcosa e spesso cerca di suscitare una reazione (ogni atto linguistico ha un effetto concreto su chiunque sia il destinatario).
Ex. il riso che brucia sul fuoco» atto linguistico: “c’è il riso sul fuoco!!!!”
forma locutiva dell’atto linguistico: costruire un enunciato rispettando la struttura del sistema linguistico.
forza illocutiva dell’atto linguistico: intenzione con cui l’enunciato viene prodotto.
effetto perlocutivo dell’atto linguistico: effetto concreto, extralinguistico, che l’enunciato determina.
Ovviamente il funzionamento di un alto numero di enunciati dipende dal contesto linguistico di cui essi fanno parte (Ex. l’enunciato ‘le do 30 e lode’ provoca un effetto se lo dice un professore in sede universitaria, non se lo dico io a un mio coetaneo).
cosa sono i ‘verbi performativi’?:
Sono i verbi che annullano la distinzione fra ‘atto locutivo’ e ‘atto compiuto’»_space; ‘autorizzo’ ‘condanno’ ‘prometto’…
Ex. in ‘condanno’, l’atto illocutivo di condanna coincide con la realizzazione della condanna.
le lingue e il linguaggio hanno avuto un’origine comune?
Per quanto riguarda il linguaggio umano per come lo intendiamo oggi, si pensa che tutti siamo derivati da un antenato comune che possedeva il linguaggio.
Per le lingue rispondere alla domanda è impossibile.
Possiamo però capire quando i nostri antenati erano capaci di parlare (ad esempio abbiamo trovato scheletri dell’uomo di Neanderthal in cui il trattato vocale è compatibile con la fonazione o in cui il cervello era abbastanza grande).
Non sappiamo se parlassero davvero o no, ma sappiamo che potevano farlo.
dove si sono sviluppati?
Le lingue si sono sviluppate
in luoghi diversi indipendentemente.
Per quanto riguarda il linguaggio, probabilmente è nato dove è nato tutto, cioè nel corno d’Africa.
Successivamente i nostri antenati si sono diffusi nel resto del mondo.