3) morfologia Flashcards
cosa studia la morfologia?
la morfologia analizza la struttura delle parole ed i processi che intervengono nella loro formazione o trasformazione.
cosa sono i ‘morfemi’
morfemi: le unità più piccole di 1° articolazione portatrici di significato (riusabile anche in altre parole);
essi vanno poi a comporre le parole
come possiamo capire se una sequenza di lettere è un morfema?
Possiamo capirlo, come per individuare i fonemi, attraverso la prova di commutazione
‘morfo’ e ‘allomorfo’:
morfo: il morfema inteso prettamente come ‘forma’/significante, indipendentemente dalla sua analisi funzionale e strutturale.
ex. dovremmo dire che il morfema singolare è rappresentato dal morfo -e.
allomorfo: ciascuna delle forme diverse in cui si può presentare uno stesso morfema/stesso significato (in mangiabile, leggibile, solubile = -abil ; -ibil ; -ubil).
a cosa è dovuta la grande quantità di allomorfi in italiano?
ai vari mutamenti fonetici e ai procedimenti vari con cui parole latine sono state trasmesse all’italiano.
fenomeno del ‘suppletivismo’
rari casi in cui un morfema lessicale in certe parole derivate viene sostituito da un morfema con una forma e un’origine etimologica diversa, ma con uno stesso significato (ex. acqua»_space; ‘idro-‘).
le due classificazioni dei morfemi:
-funzionale (in base alla loro funzione)
-posizionale (in base alla posizione che assumono all’interno della parola)
classificazione funzionale dei morfemi:
-lessicali (presenti nel vocabolario di una lingua)
-grammaticali (divisi a loro volta in ‘derivazionali’ e ‘flessionali’)
derivazionali: derivano parole da altre parole (cane»_space; canile)
flessionali/flessivi: danno luogo alle diverse forme di una parola (cane»_space; cani)
classificazione posizionale dei morfemi:
-affissi: morfema che si combina con la radice (prefissi=prima della radice ; in+utile (in è prefisso)
-suffissi=dopo la radice ; cambi+ament+o (ament=suffisso con valore flessionale, o=suffisso con valore derivazionale))
suffissi con valore derivazionale=desinenze (in ‘cambiamento’, ‘o, è una desinenza)
-infissi: affissi inseriti dentro la radice.
-circonfissi: affissi formati da 2 parti (una che sta prima e una che sta dopo la radice) ex. il participio passato del tedesco ‘ge-t’ (sagen»_space; gesagt).
-transfissi: affissi che si ‘incastrano’ e scompongono dentro la radice, dando così luogo a discontinuità sia nell’affisso che nella radice.
altri tipi di morfemi: morfemi sostitutivi, morfema zero, morfemi soprasegmentali
-morfemi sostitutivi: sono inseparabili dalla radice e quindi sostituiscono un fono con un altro fono (foot, feet).
-morfema zero: la distinzione marcata dalla grammatica in una certa lingua viene eccezionalmente non rappresentata nel significante (ez. nominativo: puer + 0; genitivo: puer+i
o in italiano tutte quelle parole che cambiano parte del discorso senza un morfema che lo specifichi (ex. bello: aggettivo»_space; il bello+0: sostantivo).
-morfemi soprasegmentali: ex. la posizione dell’accento o il tono
-morfemi cumulativi: recano contemporaneamente più di un significato (Ex. belle = plurale + femminile)
-amalgama: dato dalla fusione di due morfemi in maniera tale che nel morfema risultante (amalgama) non è più possibile distinguerli (ex. preposizione francese ‘al’ formata da ‘a’ + ‘le+).
unità plurilessemantiche:
sintagmi fissi che rapresentano un’unica entità di significato, non corrispondente alla semplice somma dei significati delle parole componenti (ex. ‘gatto selvatico’ = non è un semplice gatto che è selvatico, ma è una razza felina).
Da non confondere con le parole composte (ex. bagnoschiuma, autostrada).
parole macedonia:
unione di due parole divere tramita ‘accorciamento’ (cantautore = cantante + autore ; ristobar = ristorante + bar).
casi di ‘omonimia’ nei morfemi derivazionali:
ex. #in# può significare ‘negazione’ (utile - in+utile)
ma anche ‘avvicinamento’ (in+migrare ; im=allomorfo di ‘in’).
Nel caso della schwa, essa ha però significati troppo disparati e differenti per essere ricondotti a un solo morfema.
criteri di definizione delle parole derivate:
Le parole derivate si possono definire in base a:
1. il procedimento di derivazione
2. la classe lessicale a cui appartiene la parola risultante (parola derivata)
3. la classe lessicale a cui appartiene la parola da cui deriva
ex. ‘lavaggio’: suffissato nominale deverbale (attraverso l’aggiunta di un suffisso, la parola risultante è un nome derivata dal verbo ‘lavare’).
asociale: prefissato aggettivale deaggettivale (aggettivo ottenuto da un aggettivo (sociale) mediante un prefisso)
fenomeno della ‘conversione’/’derivazione zero’
conversione o derivazione zero: la presenza di coppie di parole (verbo e aggettivo, verbo e nome) in cui non è possibile stabilire quale sia la parola primitiva e quela quella derivata (lavoro, lavorare / fiore, fiorire).