3) morfologia Flashcards

1
Q

cosa studia la morfologia?

A

la morfologia analizza la struttura delle parole ed i processi che intervengono nella loro formazione o trasformazione.

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2
Q

cosa sono i ‘morfemi’

A

morfemi: le unità più piccole di 1° articolazione portatrici di significato (riusabile anche in altre parole);

essi vanno poi a comporre le parole

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3
Q

come possiamo capire se una sequenza di lettere è un morfema?

A

Possiamo capirlo, come per individuare i fonemi, attraverso la prova di commutazione

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4
Q

‘morfo’ e ‘allomorfo’:

A

morfo: il morfema inteso prettamente come ‘forma’/significante, indipendentemente dalla sua analisi funzionale e strutturale.

ex. dovremmo dire che il morfema singolare è rappresentato dal morfo -e.

allomorfo: ciascuna delle forme diverse in cui si può presentare uno stesso morfema/stesso significato (in mangiabile, leggibile, solubile = -abil ; -ibil ; -ubil).

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5
Q

a cosa è dovuta la grande quantità di allomorfi in italiano?

A

ai vari mutamenti fonetici e ai procedimenti vari con cui parole latine sono state trasmesse all’italiano.

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6
Q

fenomeno del ‘suppletivismo’

A

rari casi in cui un morfema lessicale in certe parole derivate viene sostituito da un morfema con una forma e un’origine etimologica diversa, ma con uno stesso significato (ex. acqua&raquo_space; ‘idro-‘).

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7
Q

le due classificazioni dei morfemi:

A

-funzionale (in base alla loro funzione)
-posizionale (in base alla posizione che assumono all’interno della parola)

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8
Q

classificazione funzionale dei morfemi:

A

-lessicali (presenti nel vocabolario di una lingua)
-grammaticali (divisi a loro volta in ‘derivazionali’ e ‘flessionali’)

derivazionali: derivano parole da altre parole (cane&raquo_space; canile)
flessionali/flessivi: danno luogo alle diverse forme di una parola (cane&raquo_space; cani)

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9
Q

classificazione posizionale dei morfemi:

A

-affissi: morfema che si combina con la radice (prefissi=prima della radice ; in+utile (in è prefisso)

-suffissi=dopo la radice ; cambi+ament+o (ament=suffisso con valore flessionale, o=suffisso con valore derivazionale))
suffissi con valore derivazionale=desinenze (in ‘cambiamento’, ‘o, è una desinenza)

-infissi: affissi inseriti dentro la radice.

-circonfissi: affissi formati da 2 parti (una che sta prima e una che sta dopo la radice) ex. il participio passato del tedesco ‘ge-t’ (sagen&raquo_space; gesagt).

-transfissi: affissi che si ‘incastrano’ e scompongono dentro la radice, dando così luogo a discontinuità sia nell’affisso che nella radice.

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10
Q

altri tipi di morfemi: morfemi sostitutivi, morfema zero, morfemi soprasegmentali

A

-morfemi sostitutivi: sono inseparabili dalla radice e quindi sostituiscono un fono con un altro fono (foot, feet).

-morfema zero: la distinzione marcata dalla grammatica in una certa lingua viene eccezionalmente non rappresentata nel significante (ez. nominativo: puer + 0; genitivo: puer+i
o in italiano tutte quelle parole che cambiano parte del discorso senza un morfema che lo specifichi (ex. bello: aggettivo&raquo_space; il bello+0: sostantivo).

-morfemi soprasegmentali: ex. la posizione dell’accento o il tono

-morfemi cumulativi: recano contemporaneamente più di un significato (Ex. belle = plurale + femminile)

-amalgama: dato dalla fusione di due morfemi in maniera tale che nel morfema risultante (amalgama) non è più possibile distinguerli (ex. preposizione francese ‘al’ formata da ‘a’ + ‘le+).

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10
Q

unità plurilessemantiche:

A

sintagmi fissi che rapresentano un’unica entità di significato, non corrispondente alla semplice somma dei significati delle parole componenti (ex. ‘gatto selvatico’ = non è un semplice gatto che è selvatico, ma è una razza felina).
Da non confondere con le parole composte (ex. bagnoschiuma, autostrada).

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11
Q

parole macedonia:

A

unione di due parole divere tramita ‘accorciamento’ (cantautore = cantante + autore ; ristobar = ristorante + bar).

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12
Q

casi di ‘omonimia’ nei morfemi derivazionali:

A

ex. #in# può significare ‘negazione’ (utile - in+utile)
ma anche ‘avvicinamento’ (in+migrare ; im=allomorfo di ‘in’).

Nel caso della schwa, essa ha però significati troppo disparati e differenti per essere ricondotti a un solo morfema.

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13
Q

criteri di definizione delle parole derivate:

A

Le parole derivate si possono definire in base a:
1. il procedimento di derivazione
2. la classe lessicale a cui appartiene la parola risultante (parola derivata)
3. la classe lessicale a cui appartiene la parola da cui deriva

ex. ‘lavaggio’: suffissato nominale deverbale (attraverso l’aggiunta di un suffisso, la parola risultante è un nome derivata dal verbo ‘lavare’).

asociale: prefissato aggettivale deaggettivale (aggettivo ottenuto da un aggettivo (sociale) mediante un prefisso)

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14
Q

fenomeno della ‘conversione’/’derivazione zero’

A

conversione o derivazione zero: la presenza di coppie di parole (verbo e aggettivo, verbo e nome) in cui non è possibile stabilire quale sia la parola primitiva e quela quella derivata (lavoro, lavorare / fiore, fiorire).

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15
Q

sui morfemi flessionali: che cosa realizzano?

A

i morfemi flessionali realizzano valori delle categorie grammaticali e delle categorie verbali.

16
Q

le varie categorie grammaticali:

A

-genere (in italiano è marcato dai due morfemi del maschia e del femminile, ma in altre lingue o non esiste il genere o è marcato da più valori)

-numero (in italiano è marcato dai morfemi del singolare e del plurale. Altre lingue presentano ad esempio il duale, il triale etc)

-caso: mette in relazione la forma della parola con la sua funzione sintattica nella frase (in italiano restano solo dei resti del sistema causale, come nei pronomi personali ‘te’ e ‘tu’).

-grado: il grado marca gli aggettivi in molte lingue; comparativo e superlativo (l’italiano però affida alla flessione solo l’espressione del superlativo: bello&raquo_space; bellissimo. Ammettendo che ‘bellissimo’ sia una delle forme flesse della parola ‘bello’, e non una parola derivata).

17
Q

le varie categorie verbali:

A

-modo: esprime la modalità/maniera nella quale il parlante si pone nei confronti del contenuto di quanto vien detto e della realtà rappresentati (ex. ‘indicativo’=mangio&raquo_space; indica la certezza ; ‘condizionale’=mangerei&raquo_space; indica supposizione).

-tempo: colloca nel tempo quanto viene detto (‘presente’=vedo ; ‘futuro’=vedrò)

-aspetto: non considera l’evento espresso dal verbo sul piano della collocazione temporale, ma secondo il modo in cui l’evento viene osservato (in italiano questa opposizione è espressa dal passato prossimo: ‘ho visto’ vs imperfetto ‘vedevo’).
aspetto imperfettivo: considera un evento dalla prospettiva interna al suo svolgimento (progressivo, continuo, abituale) (ex. quando sei entrato ascoltavo la radio&raquo_space; progressivo).
aspetto perfettivo: considera l’evento da una prospettiva esterna al suo svolgimento (ex. ascoltai la radio)

-diatesi: rapporto fra il soggetto e l’azione (attivo vs passivo ‘io lavo ; io sono lavato’)

-persona: indica chi compie l’azione

Inoltre alcune lingue marcano sul verbo anche il genere (in italiano ciò avviene solo nei participi passati&raquo_space; ero partito / era partita).

18
Q

le categorie lessicali:

A

I morfemi derivazionali realizzano generalmente il passaggio fra le parti del discorso (+ cambiamento di significato mediante prefissi)

Le categorie lessicali o parti del discorso sono generalmente 9:
- nome/ sostantivo
-verbo
- aggettivo
- Pronome
- articolo
- preposizione
- congiunzione
- avverbio
- interiezione (uffah, accidenti!, ohibò): Tuttavia su quest’ultima si hanno dubbi poiché le parole che appartengono ad essa sono strettamente legate al linguaggio non verbale).

Inoltre di molte parole non è ben definibile l’appartenenza a una determinata classe (ex. ‘tutto’ è ritenuto un aggettivo poiché si accorda col nome a cui si riferisce, ma al contrario degli aggettivi sta prima dell’articolo, e non dopo. ex. ‘tutti i gatti’, non ‘i tutti gatti’).
Oppure, spesso le due classi lessicali fondamentali, nome e verbo, non sono ben differenziabili (ex. verbi che possono funzionare da nomi&raquo_space; ‘il mangiare qui costa molto’).

19
Q

i due modi diversi in cui funziona la morfologia flessionale:

A

La stessa distinzione fra sintagmatico e paradigmatico si riflette nella distinzione tra i due diversi modi di funzionamento della morfologia flessionale: la flessione contestuale e la pressione inerente.

la flessione contestuale dipende dal contesto: specifica una forma e seleziona i relativi morfemi fessionali in relazione al contesto sintattico in cui la parola viene usata. Marca cioè rapporti di natura sintattica (in italiano aggettivo e articolo devono assumere una forma che dipende da quella del nome a cui essi si riferiscono).

la flessione inerente riguarda invece la marcatura a cui viene assoggettata una parola isolata esclusivamente a seconda della classe di appartenenza (ex. il grado dell’aggettivo, il modo, il tempo e l’aspetto del verbo).

20
Q

differenza fra ‘accordo’ e ‘concordanza’:

A

accordo: quello fra gli elementi del sintagma nominale (articolo, nome, etc)
concordanza: quello fra le forme verbali con le forme nominali (verbo e soggetto)

21
Q

‘prefissoidi’ e ‘suffissoidi’:

A

morfemi che hanno un senso compito anche presi individualmente (ex. ‘auto-‘ in ‘autostrada’/’automobile’ è un prefissoide).