Le singole categorie di reddito Flashcards
Quali sono le caratteristiche che gli immobili devono possedere per essere considerati produttivi di redditi fondiari?
Devono essere situati nel territorio dello Stato e devono essere iscritti o iscrivibili in catasto.
In caso di mancanza di questi caratteri, il reddito degli immobili è classificato come reddito diverso.
Il reddito fondiario assoggettabile ad imposizione Irpef è il reddito effettivo?
No. Il reddito fondiario è, per definizione, un reddito medio ordinario ritraibile da immobili aventi caratteristiche analoghe.
Nel caso di affitto di un terreno agricolo, il proprietario del terreno deve dichiarare il reddito agrario ai fini Irpef?
No, il proprietario deve solo dichiarare, ai fini Irpef, il reddito dominicale, mentre sarà l’affittuario a dover dichiarare il reddito agrario.
Che cosa si intende con l’espressione immobili “strumentali per natura” e immobili “strumentali per destinazione”?
La definizione di immobili strumentali, per natura e per destinazione, attiene agli immobili relativi alle imprese, che non sono considerati produttivi di reddito fondiario.
Sono strumentali per natura gli immobili che, per le loro caratteristiche, non sono suscettibili di diversa utilizzazione, senza radicali trasformazioni; detti immobili danno sempre origine a redditi d’impresa, anche se non utilizzati nel suo esercizio o dati in locazione.
Sono, invece, considerati come strumentali per destinazione, gli immobili, compresi quelli astrattamente suscettibili di utilizzazione abitativa, concretamente utilizzati per l’esercizio dell’attività d’impresa (ad es. l’appartamento utilizzato come sede della propria attività d’imprea dal proprietario).
La tassazione dei redditi di capitale avviene al netto?
No, la tassazione dei redditi di capitale avviene al lordo, senza, quindi, la possibilità di dedurre le spese sostenute per la loro produzione.
Come sono tassati i dividendi erogati da un soggetto Ires ad una persona fisica residente?
Se i dividendi sono percepiti da una persona fisica residente, non titolare di reddito d’impresa, gli stessi hanno un trattamento diverso a seconda che riguardino o meno una partecipazione qualificata.
Se sono relativi ad una partecipazione qualificata gli stessi saranno imponibili per il 40% del loro ammontare, se invece, sono relativi ad una partecipazione non qualificata saranno assoggettati ad una ritenuta a titolo d’imposta, con aliquota del 12,50.
Lo stesso regime previsto per le partecipazioni qualificate è poi applicato ai dividendi percepiti da una persona fisica titolare di reddito d’impresa.
Nei redditi di capitale, il legislatore ha fissato alcune presunzioni relativamente agli interessi derivanti da capitali dati a mutuo?
Per gli interessi relativi a capitali dati in mutuo, il legislatore ha introdotto una duplice presunzione relativa, di percezione e di fruttuosità.
Per evitare all’Amministrazione Finanziaria di dover fornire la prova della loro percezione, è, infatti, previsto che gli interessi relativi ai mutui si presumono percepiti alle scadenze stabilite per iscritto e, se tali scadenze non sono stabilite per iscritto, gli interessi si considerano perceptiti, per l’ammontare maturato nel periodo d’imposta.
Altra presunzione è, poi, quella di fruttuosità, secondo cui se la misura degli interessi non è computata per iscritto, questi si considerano dovuti al saggio legale indicato nell’articolo 1284 del codice civile.
Le indennità risarcitorie conseguite in dipendenza di un rapporto di lavoro dipendente sono sempre imponibili?
Le indennità risarcitorie che, ai sensi dell’articolo 6.2 del d.p.r. 917/86, costituiscono reddito della stessa categoria di quelli sostituiti o perduti, sono imponibili quando il risarcimento sia sostitutivo di un reddito (cd. lucro cessante), non anche quando reintegri un danno di natura patrimoniale (cd. danno emergente).
Che cosa si intende per omnicomprensività del reddito di lavoro dipendente?
Il reddito di lavoro dipendente è costituito dalle somme e dai valori in genere, percepiti a qualunque titolo, nel periodo d’imposta, anche sotto forma di erogazioni liberali, in relazione al rapporto di lavoro.
Il reddito di lavoro dipendente comprende, quindi, tutti gli emolumenti, sia in denaro che in natura, che trovano la loro causale, diretta o indiretta, nel rapporto di lavoro;
in questo senso, il reddito non è, quindi, solo quello connesso al lavoro effettivamente prestato, ma, anche, quello che si collega al rapporto di lavoro e prescinde dallo svolgimento effettivo di prestazioni lavorative, come, ad esempio, per le indennità di maternità e di malattia.
È in questo senso che si parla di omnicomprensività del reddito di lavoro dipendente, anche se sono previste delle deroghe espresse a tale principio.
Quali sono i tratti distintivi della nozione di reddito di lavoro autonomo?
I redditi di lavoro autonomo sono quelli che derivano dall’esercizio di arti e professioni intendendosi, per tale, l’esercizio per professione abiutale, ancorché non esclusiva, di attivitá di lavoro autonomo, diverse da quelle che danno luogo a redditi d’impresa, ivi compreso l’esercizio in forma associata di cui alla lettera c) del comma 3 dell’articolo 5 del TUIR.
Dalla nozione generale si ricava che i caratteri distintivi dei redditi di lavoro autonomo sono la loro derivazione da un’attività, non avente natura commerciale, svolta in modo autonomo ed in forma abituale.
L’autonomia nello svolgimento dell’attività, serve a distinguere i redditi di lavoro autonomo da quelli di lavoro dipendente, caratterizzati dal vincolo di subordinazione; l’abitualità distingue, invece, i redditi di lavoro autonomo dai redditi diversi, in particolare, dai redditi di lavoro autonomo occasionale, mentre la natura non commerciale dell’attività segna la linea distintiva con i redditi d’impresa.
In particolare, poiché l’articolo 55 del d.p.r. 917/86 definisce quali redditi d’impresa, tra gli altri, i redditi che derivano dall’esercizio delle attività indicate nell’articolo 2195 del codice civile, ancorché non organizzate in forma d’impresa, nonché le prestazioni di servizi, non rientranti nell’articolo 2195 del codice civile, qualora, invece, siano organizzate in forma d’impresa, ne deriva che il reddito di lavoro autonomo deve avere, per oggetto, l’esercizio di attività, diverse da quelle indicate nell’articolo 2195 del codice civile e, nel caso di prestazioni di servizi diverse da quelle dell’articolo 2195 del codice civile, le stesse non devono essere esercitate per il tramite di un’organizzazione di tipo imprenditoriale.
Un professionista cede uno dei computer del proprio studio realizzando una plusvalenza patrimoniale. Concorre il suddetto componente positivo alla determinazione del proprio reddito di lavoro autonomo?
Sì, perché i componenti positivi che concorrono alla determinazione del reddito di lavoro autonomo non sono solo i compensi derivanti dall’esercizio dell’arte o della professione, ivi compresi i rimborsi spese, ma, anche, le plusvalenze derivanti, dalla cessione o dal risarcimento per la perdita, ovvero ancora dall’autoconsumo, di beni strumentali.
Quali sono le fonti del reddito d’impresa?
L’attribuzione del reddito d’impresa può avvenire in base ad un criterio soggettivo ed in base ad un criterio sostanziale. Alcuni tipi di soggetti producono sempre, e comunque, reddito d’impresa da qualsiasi fonte esso provenga: è il caso delle società di capitali e delle società commerciali di persone.
Per gli altri soggetti, tipicamente persone fisiche ed enti diversi dalle società, l’attribuzione del reddito d’impresa dipende dall’attività esercitata; in particolare, costituisce reddito d’impresa l’esercizio abituale delle attività indicate nel 2195 del c.c., anche se non organizzate in forma d’impresa, l’esercizio delle prestazioni di servizi non rientranti nell’art. 2195 del c.c., se, invece, organizzate in forma d’impresa, lo sfruttamento di miniere, cave, torbiere e saline nonché l’esercizio delle attività agricole oltre i limiti fissati dall’articolo 32 del TUIR.
L’art. 2195 c.c.
Art. 2195 cc.: “Imprenditori soggetti a registrazione - Sono soggetti all’obbligo dell’iscrizione nel registro delle imprese gli imprenditori che esercitano:
1) un’attività industriale diretta alla produzione di beni o di servizi;
2) un’attività intermediaria nella circolazione dei beni;
3) un’attività di trasporto per terra, per acqua o per aria;
4) un’attività bancaria o assicurativa;
5) altre attività ausiliarie delle precedenti.
Le disposizioni della legge che fanno riferimento alle attività e alle imprese commerciali si applicano, se non risulta diversamente, a tutte le attività indicate in questo articolo e alle imprese che le esercitano.”
Qual è la distinzione tra enti commerciali ed enti non commerciali?
Gli enti commerciali sono quelli che hanno per oggetto esclusivo o principale l’esercizio di un’attività commerciale;
gli enti non commerciali sono, invece, gli enti per i quali l’esercizio di un’attività commerciale si configura come accessorio all’esercizio di un’attività non commerciale o, comunque, non prevalente.
Mentre gli enti commerciali producono solo reddito d’impresa e, quindi, sono parificati alle società di capitali, gli enti non commerciali risultano titolari del reddito d’impresa solo per l’attività commerciale esercitata e, al pari di una persona fisica, potranno risultare titolari di reddito appartenenti alle altre categorie di cui all’articolo 6 del TUIR, fatta eccezione dei redditi di lavoro dipendente e autonomo.
La cessione di un terreno edificabile, posseduto da più di cinque anni, non produce plusvalenze imponibili ai fini IRPEF?
La cessione di un terreno edificabile è suscettibile, sempre, di produrre plusvalenze imponibili ai fini IRPEF, indipendentemente dal periodo di possesso.