Il Sistema della Cultura Flashcards

1
Q

Dai la definizione di cultura, e spiega le varie parti della definizione

A

Definizione: “Cultura: sistema di informazioni normative più o meno formalizzate, relative ai modi di agire, pensare e sentire praticati in una data comunità, all’interno della quale vengono trasmesse e apprese”
* SISTEMA: in quanto si compone di parti, legate fra loro da una certa organizzazione, e possiede dei confini che la distinguono dall’ambiente (altre culture, …).
* INNUMEREVOLI informazioni: evidenzia la totalità dell’esperienza cui la cultura normativamente si rivolge, non solo la sfera dell’agire ma anche quella cognitiva
ed emotiva
* NORMATIVE: in quanto vincolano gli innumerevoli modi di agire, pensare e sentire presenti in una comunità, ossia la totalità dell’esperienza.
- GRADO DI FORMALIZZAZIZONE molto diverso, ossia un diverso grado di univocità e di precisione della “forma” e del modo in cui vengono trasmesse. Tanto più sono formalizzate tanto più la loro interpretazione da parte di destinatari diversi sarà eguale (es. proverbio vs legge)
* Costituisce un modo per organizzare l’esperienza e una guida al comportamento
* Viene TRASMESSA ATTRAVERSO INSEGNAMENTO quindi si APPRENDE. Il processo di trasmissione e apprendimento della cultura si chiama SOCIALIZZAZIONE. Può essere più o meno formale e può addirittura culminare nell’interiorizzazione
(considerare innato qualcosa che invece si è appreso).
* SELEZIONE CULTURALE: solo certi aspetti del comportamento e dell’esperienza
ricevono valore e vengono tramandati; differenze tra culture.
* LIMITI: Biologici, Ambiente fisico, Ordinamento sociale

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2
Q

Quali sono le parti della cultura?

A

Valori, norme, usi, costumi e pratiche sociali

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3
Q

Cosa sai dire sui valori?

A

Standard collettivi che forniscono CRITERI DI GIUDIZIO sulla stimabilità di un modo di
agire/pensare/sentire o di un oggetto sociale.
 Riguardano ogni campo dell’esperienza
 L’esercizio di un valore è sempre un’esperienza affettiva, coinvolge cioè sentimenti
ed emozioni.
 La dimensione affettiva rappresenta una potente spinta all’azione, dà stabilità nel
tempo e permette la coesistenza di valori opposti
 Possibile coesistenza di valori opposti; la capacità di gestire valori reciprocamente
contraddittori si apprende.
 Esistenza di coppie di valori antagonisti, tra cui scegliere o oscillare (famiglia o
lavoro? … vita o legge, con riferimento ad esempio alla legge sull’aborto per i
medici … )

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4
Q

Cos’è la mappa dei valori?

A

Ogni valore segnala la presenza di un problema societario che la cultura ha creduto di riconoscere, e per il quale ha suggerito una o più soluzioni. La mappa dei valori di una cultura costituisce quindi, in un certo senso, la mappa dei problemi ritenuti importanti da tale cultura.
Uniformità nelle mappe, ossia presenza di aspetti comuni nei problemi che le
diverse culture devono affrontare e nelle soluzioni suggerite:
 Definizione della natura umana: buona vs cattiva; modificabile vs immodificabile
 Relazione dell’uomo con la natura: sottomissione, armonia, controllo;
 Rapporto con il tempo: presente, passato, futuro;
 Modalità dell’azione umana: «essere», «essere in divenire», «fare»
 Relazioni interpersonali; linearità o gerarchia; collateralità o orizzontalità, individualismo

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5
Q

Cosa sai dire delle norme?

A

Possono essere implicite – discendono da qualsiasi segmento della cultura - o esplicite – caratterizzate da un certo grado di formalizzazione;
Devono essere accompagnate da un sistema di controllo e di sanzioni (Sanzione sociale vs sanzione amministrativa)

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6
Q

Cosa sai dire di usi, costumi e pratiche sociali?

A

-Consuetudini e convenzioni della vita quotidiana che, pur non essendo incorporate in norme formali, generano tuttavia pressioni affinchè l’attore sociale vi si conformi, e aspettative a tale conformità da parte delle sue controparti.
-Si collocano solitamente ai livelli più superficiali della vita di relazione.

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7
Q

Cosa sono cognizioni e affetti?

A

-COGNIZIONI: costrutti cognitivi sulla realtà fisica e sociale; da idee semplici, pratiche
(detti, motti, proverbi, …) a costruzioni teoriche; sia contenuti sia metodologia.
-AFFETTI: sentimenti e emozioni, intesi sia come “sentire” sia come “agire”; la cultura dà un nome e una forma a queste condizioni soggettive, stabilisce l’intensità e i modi appropriati per esprimerla (controllo sociale degli affetti).

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8
Q

Cosa sono segnali e simboli?

A

Entrambi si caratterizzano per consentire un’eccezionale economia mezzi/fini, che permette loro di esprimere con concisione messaggi normativi che sarebbe più «costoso» (e spesso meno efficace) esprimere col linguaggio.
SEGNO: entità minima dotata di significato; annuncia la presenza o esistenza di qualcosa, pertanto ha un prevalente valore informativo; Deve essere immediatamente e univocamente interpretabile
SIMBOLO: indica qualcosa di assente o nascosto, senza dichiararne la presenza; veicola emozioni, non informazioni. La loro costruzione richiede il coinvolgimento e la mobilitazione dei destinatari-fruitori

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9
Q

La cultura controlla capacità, abilità, tecniche del corpo?

A

 Non c’è alcun impiego del corpo che non risulti culturalmente condizionato, a partire da quelli che, a prima vista, apparirebbero i più “naturali” (es. mangiare, bere).
 La cultura controlla non solo il contenuto di ciò che il corpo fa ma anche la postura del corpo nelle diverse situazioni (es. sguardo).
 Rientra qui il cosiddetto linguaggio del corpo, ossia quel sistema di segni e simboli posturali, gestuali e mimici attraverso il quale vengono trasmesse informazioni,
sentimenti, emozioni (es. sorriso che segnala approvazione, accettazione oppure scherno, rifiuto)

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10
Q

Cosa sono i modelli? (nel discorso culturale)

A

costrutti concreti e complessi che comprendono più valori, di cui precisano le modalità con cui esercitarli, conferiscono “identità” a chi li attua, fanno riferimento a un tipo ideale, storicamente
determinato, che soddisfa bisogni profondi di chi lo pratica. Collegati a figure o personaggi vissuti come concreti dalla coscienza comune. A differenza dei valori, i modelli non lasciano molti gradi di libertà ai propri aderenti.

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11
Q

Cos’è un’idiologia?

A

sistema composto da valori e cognizioni, propugnato in modo esplicito da un gruppo sociale; propone un orientamento preciso all’azione storica di questo gruppo, e spiega e giustifica tale orientamento. Sistema simbolico caratterizzato da un elevato grado di organizzazione; formato sia da idee/rappresentazioni/giudizi sulla realtà sociale sia da valori che spingono all’azione; carattere militante, forte coinvolgimento, di gruppo, rivolta agli interessi generali della società; con intento esplicativo-giustificativo.

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12
Q

Cosa indicano di diverso e simile le parole cultura e società?

A

La cultura è l’insieme dei modi di vita dei membri di una società o di gruppi all’interno della società.
La società è un insieme di individui legati da relazioni strutturate sulla base di una cultura comune.
Tra cultura e società esistono forti interrelazioni, l’esistenza dell’una è strettamente correlata all’esistenza dell’altra.
 Le società possono essere distinte in: monoculturali (culturalmente omogenee) e multiculturali (culturalmente composite).

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13
Q

Cos’è il fenomeno dell’anomia?

A

disgregazione dell’unità culturale causata dalla mancanza di chiare e condivise norme sociali (Durkheim).
Anomia indica, sul piano delle rappresentazioni collettive, la disgregazione dei valori e l’assenza di punti di riferimento; sul piano dei rapporti umani la disgregazione del tessuto delle relazioni sociali; sul piano individuale la mancanza di adesione ai valori.

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14
Q

Cos’è il ritardo culturale?

A

i cambiamenti materiali avvengono a una velocità tale che la cultura non materiale non è in grado di tenervi dietro; costante mancanza di corrispondenza tra le due che genera complessi
problemi sociali.

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15
Q

Cosa sono una subcultura e una controcultura?

A

SUBCULTURA: insieme di valori, norme e stili di vita che distinguono un gruppo da una società più ampia
CONTROCULTURA: afferma valori, norme e stili di vita che si oppongono alla cultura dominante.
Parla della differenziazione culturale nelle società complesse, ovvero del pluralismo culturale
Le società occidentali contemporanee non sono del tutto omogenee
 Nei moderni stati nazione alle differenze «originarie» – etnia, lingua, religione – se ne sono aggiunte altre legate ai processi di industrializzazione, divisione del lavoro e secolarizzazione, quali le classi sociali, le generazioni, …
 Cultura e stato-nazione
 Se è stato possibile identificare cultura con nazione (intesa come confini politici della nazione) è perché il nazionalismo del secolo XIX «è sostanzialmente, l’imposizione generale di una cultura superiore a una società in cui in precedenza culture inferiori dominavano la vita della maggioranza, e in alcuni casi della totalità della popolazione;
 Ciò che ha creato l’idea di «omogeneità culturale» all’interno di una nazione è la diffusione generalizzata di una lingua, trasmessa da istituzioni predisposte allo scopo (scuole, università), codificata per precise esigenze di comunicazione impersonale e tecnologica
 Alle culture popolari che si riproducono localmente, si sostituisce una cultura che, omogenea per certi aspetti (es. lingua) si differenzia secondo linee diverse, non più orizzontali, ma che attraversano le persone e i gruppi
 Complessità sociale
 aumento del numero e della varietà degli elementi del sistema
 moltiplicazione delle relazioni di interdipendenza tra questi stessi elementi; l’individuo si trova a partecipare contemporaneamente a più gruppi e associazioni che possono avere uno scarso rapporto reciproco,
 «Pluralismo» identifica due aspetti caratteristici della cultura moderna:
 coesistenza di diversi sistemi simbolici, scarsamente correlati l’uno all’altro
 specifica situazione dell’individuo che, di fronte alla pluralità delle opzioni, è portato a riflettere e a pensare che la scelta tra valori diversi o contraddittori sia un aspetto irrinunciabile della propria e dell’altrui libertà

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16
Q

Cosa sono le subculture?

A

 «Sub»: descrive la cultura di un gruppo come subalterna, subordinata rispetto alla cultura nella sua interezza della società più ampia, di cui la subcultura si presenza come una sorta di «nicchia» o ambito delimitato. Subalternità significa che i gruppi studiati come subculture sono perlopiù definiti dagli altri e da sé stessi come «devianti», in gradi e forme diversi, rispetto ai fini e alle norme della società.
 Si basa su differenze di classe, di etnia, di età o semplicemente geografiche; è un settore ben delimitato di una cultura che l’ingloba, rispetto alla quale non è autonoma, pur differenziandosene in termini sociali e simbolici.
 Vengono acquisite solo per interazione con quanti già condividono e incarnano, nel pensiero e nell’azione, il modello culturale; ci deve essere un sistema di interazioni a livello micro-sociale, che esprime specifici modelli culturali

17
Q

Cosa sono le subculture devianti?

A

Emergono dall’interazione tra attori sociali che hanno problemi simili di adattamento sociale, come soluzione innovativa a questi problemi, ossia non ancora divenuta «istituzionale». Si tratta di una sorta di strategia collettiva di soluzione dei problemi, che si forma in un processo di «esplorazione reciproca e di elaborazione combinata». «Stili» comunicativi La subcultura costruisce la sua specifica
identità attraverso l’uso di oggetti, la predilezione per un certo tipo di musica, un peculiare tipo di abbigliamento, di pettinatura, di presentazione di sé, combinati in maniera da formare uno «stile» distintivo

18
Q

Qual è la distinzione tra cultura alta, cultura popolare, cultura di massa?

A

 Distinzione tra cultura alta o d’élite e cultura popolare o folk nasce dalla netta separazione tra la società del passato e la società attuale.
 Nella società preindustriale e premoderna a una cultura alta, identificata soprattutto nell’arte, patrimonio esclusivo di un’élite sociale, si affianca una cultura costituita da costumi e tradizioni locali, radicata nella vita quotidiana, nei mestieri, nei rituali e nelle feste di una popolazione integrata entro una comunità.
 Il passaggio alla società industriale, con la creazione di una produzione di massa l’urbanizzazione crescente, il declino degli antichi legami comunitari, produrrebbe effetti negativi sulla cultura popolare, in termini di degenerazione e scadimento. I suoi tratti sarebbero la passività, la sottomissione alla logica del consumo, la standardizzazione e la superficialità
 Cultura di massa è la cultura popolare prodotta dalle tecniche industriali di produzione di massa e venduta al fine di ottenere un profitto al pubblico di massa dei consumatori
 L’influenza esercitata dai mezzi di comunicazione di massa avviene in maniera indiretta, attraverso i leader di opinione, i contesti sociali e i gruppi in cui l’individuo è inserito.
 Esistenza di rapporti reciproci e persistenti tra «cultura alta» e «cultura popolare»
 La cultura popolare era estremamente diversificata; es. tra campagna e città e, all’interno della città, si diversificava a seconda dei mestieri;
 La cultura popolare non era una mera imitazione di quella alta ma c’era un’interazione tra le due che presentavano confini flessibili; inoltre, a mettere in comunicazione la cultura dotta e quella popolare, intervenivano persone che fungevano da intermediari (es. tipografi avventizi)
 Sia la nozione di «cultura di massa» sia la distinzione tra «cultura alta» e «cultura popolare» non hanno avuto fortuna
 La sociologia ha sviluppato una prospettiva più generale che tende a collegare la variabilità di valori e credenze di una società, che orientano almeno in parte le stesse scelte di consumo, alla diversa esperienza sociale che gli individui hanno sviluppato per il fatto di occupare certe posizioni nella struttura sociale o di far parte di specifiche reti di interazione sociale. Valori e credenze non variano casualmente ma seguono linee di divisione sociale.
 Nella società industriale moderna le disuguaglianze economiche e sociali assumono caratteristiche peculiari che vengono generalmente riassunte col nome di «classi», distinte da altre strutture «tradizionali» di disuguaglianza, associate a caratteristiche ascritte come il genere, l’età e altri aspetti legati alla nascita.