IL RUOLO DELLA FAMIGLIA Flashcards

1
Q

Quali possono essere interventi efficaci per i genitori ?

A
  • iniziative di coinvolgimento dei genitori in operazioni di PIANIFICAZIONE dei progetti futuri
  • l’analisi delle possibili NECESSITA’ FUTURE della persona con disabilità
  • SUPPORTI ai genitori
  • Monitoraggio delle situazioni che presentano FAMILIARI ANZIANI
  • COUNSELING E SUPPORTI PSICOLOGICI ai genitori così che possano gestire al meglio le situazioni conflittuali
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2
Q

Cosa descrive il modello tripartito di Blacher, Baker e Berkovits?

A

Le caratteristiche positive dei genitori di figli con disabilità:
- livello più elevato: comprende i vantaggi specifici associati all’avere un figlio con menomazione e le particolarità situazionali che questi genitori affrontano;
- livello intermedio: comprende le percezioni positive di gioia e soddisfazione che crescere un figlio o una figlia comporta, al di là delle difficoltà in cui si trova la famiglia;
- livello inferiore: prevede la coesistenza di aspetti sia positivi che negativi che dovrebbero essere oggetto di considerazione se si è interessati ad avere un quadro maggiormente rappresentativo della situazione familiare.

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3
Q

vantaggio riconosciuto dai genitori di figli con menomazione

A

attribuzione di nuovi significati alla propria vita,
attribuirsi capacità e forze prima impensabili
oltre che la capacità di riformulare gli scopi personali per se stessi e per il figlio (per quest’ultimo motivo affermano di essere cresciuti di più a seguito dell’esperienza della disabilità e di essere diventati più capaci di affrontare situazioni stressanti)

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4
Q

Le funzioni della relazione fraterna

A
  • sviluppo della competenza sociale
  • regolazione e socializzazione delle emozioni (scoperta sentimenti negativi e rielaborazione)
  • sostegno
  • sviluppo della personalità e dell’identità (processi di identificazione, imitazione, modellamento..)
  • sperimentazione di complicità, intimità fisica e affettività tra pari
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5
Q

EFFETTI NEGATIVI dei bambini con disabilità sul benessere dei loro fratelli e sorelle

A

Possono variare da un ampio spettro di problematiche comportamentali a veri e proprio disturbi psichiatrici. Questi possono essere ricondotti alla DEPRIVAZIONE DI CURE PARENTALI (legate alle maggiori richieste del figlio disabile) e alle troppo PRECOCI SPINTE ALLA CRESCITA E ALL’AUTONOMIA.
Altre conseguenze possono derivare da:
- FRUSTRAZIONE, COLPA e VERGONGA collegato all’esperienza di un famigliare disabile.
Altre reazioni dei fratelli:
- PARENTIFICAZIONE: comportarsi come un genitore e risolvere problemi di famiglia, consolare, colmare le insoddisfazioni
- DESIDERIO DI MIGLIORARE LA PROPRIA IMMAGINE (di dare un’immagine eccellente di sè): sia per rivalità col fratello, sia per amore filiale
- SENTIMENTO DI TRASCURATEZZA: sensazione che i genitori non hanno tempo da dedicargli
- ESPERIENZE DI ANGOSCIA
Compromissione della salute mentale della fratria:
- RABBIA e SENSO DI INGIUSTIZIA lungamente rimosso
- MODI PATOLOGICI DI ATTIRARE L’ATTENZIONE SU DI SE’
- SENSO DI COLPA PATOLOGICO
- DEPRESSIONE
-SEGNI DI AUTOPUNIZIONE
Nella relazione adulta anche:
- CONFLITTI nelle relazioni familiari

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6
Q

EFFETTI POSITIVI dei bambini con disabilità sul benessere dei loro fratelli e sorelle

A
  • maggiore empatia
  • maturità
  • pazienza
  • accettazione delle differenze
  • apprezzamento per la propria salute

Nella relazione adulta:
- gioia e arricchimento
- Capacità di comprendere le necessità delle persone
- consapevolezza dell’importanza della salute
- determinazione e indipendenza
- assumere un ruolo finanziario

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7
Q

CARATTERISTICHE GENITORIALI che influenzano la qualità della relazione fraterna

A
  • caratteristiche individualidei genitori (es. stati depressivi con comportamenti punitivi, trasmissione colpa e ansia, poco affetto)
  • la relazione coniugale (conflitti di coppia possono rendere conflittualee competitiva anche la relazione fraterna)
  • stili genitoriali (es. iperprotettività per il disabile e ipervalutazione delle capacità e possibilità dell’altro fratello, porta quest’ultimo a comportarsi allo stesso modo)
  • trattamenti differenziali(più attenzioni al disabile possono far ingelosire l’altro)
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8
Q

Cos’è il PARENT TRAINING, che finalità ha e da quante fasi è composto

A

è una metodologia di intervento efficace nel coinvolgere i genitori nel percorso terapeuticodel figlio con disabilità.
Ha un effetto significativo nella riduzione dei comportamenti disadattivi in bambini con disabilità dello sviluppo.
Rende i genitori consapevoli di comportamenti, pensieri, modalità comunicative e strategie educative nei confronti del figlio.
Apprendono a modificare i comportamenti disfunzionali e potenziare quelli funzionali del bambino, ma anche gli atteggiamenti educativi e il comportamento dei genitori.

Sono previste due fasi:
- fase INFORMATIVA (conoscenza disturbo, interventi terapeutici, aspettative genitori e modalità di partecipazione al programma, introduzione del modello processuale del conflitto genitore/bambino)
- fase FORMATIVA (indicazioni pratiche su come affrontare le problematiche della vita quotidiana, come gestione delle emozioni, problem solving, comunicazione efficace, modellamento del comportamento, tecniche di estinzione e costo della risposta)

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9
Q

Elementi da considerare per potenziare l’efficacia degli interventi di parent training

A
  • precocità degli interventi (meno di 6 anni)
  • puntare alla conoscenza dei principi comportamentali
  • tener conto delle variabili personali (livello socioeconomico, scolastico, gravità disabilità del figlio)
  • livelli di ansia e stress genitoriale (rischio di pratiche genitoriali inefficaci)
  • qualità della relazione genitori-figli: rispondere tempestivamente alle necessità dei figli sostiene il loro sviluppo e rinforza comportamenti adeguati
  • capacità di generalizzazione delle conoscenze nei diversi contesti di vita e per i diversi comportamenti
  • avere un quadro teorico concettuale di riferimento
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10
Q

i più noti programmi di parent training di matrice cognitiva o comportamentale

A
  • Parent Plus Program: programma per genitori di bambini con sviluppo tipico che presentano problemi di comportamento, che si basano sui principi di apprendimento sociale.
    Sono efficaci per ridurre i problemi comportamentali dell’infanzia, lo stress genitoriale e incrementano la fiducia nelle loro capacità genitoriali e la loro soddisfazione di vita.
    Il Parent Plus Children’s Program (è la versione per bb da 6 a 11 anni), fornisce ai genitori le competenze per apprendere metodologie non coercitive e insegna ai genitori come promuovere l’attaccamento, il comportamento pro-sociale e assistere il proprio bambino nell’apprendimento. Prevede momenti di supervisione e supporto in diversi momenti.
    8-12 sessioni; due sessioni alla settimana circa 3 ore.
    Ogni sessione vengono esplorati un aspetto positivo genitoriale (es. fornire attenzione positiva, ritagliarsi dei momenti per il gioco con il b, incoraggiamenti ed elogi, ascolto attivo e risoluzione dei problemi) e un argomento che riguarda la disciplina da un’ottica positiva (es. stabilire delle routine, utilizzare le sanzioni educative, genitorialità assertiva e gestione della mancanza di rispetto)
  • Stepping Stones Triple P: è un programma specifico per bambini affetti da disabilità fisica o psichica. Insegna una serie di strategie per lo sviluppo di una relazione positiva genitori-figli e si basa sulla teoria dell’apprendimento sociale e sul rinforzo positivo
    -> la versione con storie a fumetti è risultata particolarmente utile nel caso di problematiche comunicative e in presenza di autismo
  • -Incredible Years: è una serie di programmi di formazione di gruppo interconnessi e completi progettati per prevenire e trattare i problemi comportamentali durante l’infanzia, per genitori di bambini con sviluppo tipico e adatto per bambini con disabilità intellettiva. Fanno sì che avvenga una riduzione dei comportamenti disadattivi dei bambini così come delle pratiche educative disfunzionali dei genitori. La base teorica è l’andare ad agire sui fattori protettivi, come le interazioni e le relazioni positive tra genitore-insegnante-bambino, il supporto di gruppo (anche in ambito scolastico), che possono portare a una migliore preparazione scolastica, a una migliore regolazione delle emozioni e maggiori livelli di competenza sociale nei bambini piccoli. Tali traguardi possono avere ripercussioni positive sul rendimento scolastico, sui disturbi della condotta e sulle problematiche connesse all’abuso di sostanze in età più avanzata.
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11
Q

Cos’è il PARENT COACHING ? e che azioni si realizzano durante l’intervento?

A

è un approccio, focalizzato sul problema, che si propone di aiutare i bambini e genitori a raggiungere obiettivi per loro significativi concernenti attività della vita quotidiana nei loro contesti di vita.
Il coach è un professionista che opera facendo** leva sulle competenze che una persona possiede** e stimolandone l’apprendimento, affinchè la stessa individui i suoi obiettivi e li persegua grazie a un’attività di pianificazione. è importante che sia il genitore a produrre idee di cambiamento e a definire i suoi obiettivi.

Prevede sessioni a casa con cadenza settimanale (in cui si sperimenta effettivamente con il figlio ciò che si è imparato)
Prevede* sessioni presso la sede del servizio* (insegnare al genitore come rispondere ai vari bisogni del bambino e sessioni incentrate su attività della vita quotidiana)

E’ un processo durante il quale si realizzano diverse azioni:
- condivisione del progetto (genitore e coach collaborano)
- osservazione (coach)
- azione (famiglia)
- riflessione
- feedback

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12
Q

in cosa sono efficaci i parent coaching?

A
  • migliori risultati scolastici
  • miglioramento nel funzionamento e nelle life skills, nelle abilità linguistiche e motorie
  • riduzione dello stress genitoriale
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13
Q

come i parent coaching influiscono sui processi di cambiamento delle madri?

A
  • possibilità di analizzare le situazioni sfidanti
  • promuovere l’auto-efficacia e la mindfullness
  • permette di avere delle idee alternative e percepire la situazione in modo diverso
  • aumenta la consapevolezza, la comprensione e l’agency
  • riducendo la percezione dello stress
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14
Q

Quali sono le fasi per la comunicazione di una diagnosi?

A

SPIKES
Setting up - preparare il colloquio, ovvero il contesto che sia adeguato sia per il paziente che per il medico; visionare la documentazione del pz, prepararsi su cosa dire, presentarsi e sedersi (per evitare di dare la sensazione che la comunicazione avverrà in modo frttoloso), chiedere in anticipo se vuole accompagnatori, mettere il pz a proprio agio, assicurarsi che il tempo assegnato alla visita sia sufficiente.
Perception - capire qual è la percezione del pz sulla malattia e qual è la sua conoscenza al riguardo e riguardo all’impatto che questa avrà sul suo futuro. questa parte del colloquio è fondamentale.
Invitation - chiedere al pz quali e quante info vuole avere sulla malattia o se non vuole sapere nulla; il bisogno di info può cambiare nel tempo, alcuni pz possono inizialmente utilizzare la negazione come difesa o per potersi abituare all’idea della loro nuova condizione.
Knowledge - dare le informazioni quando il pz ne condivide la volontà; il medico dovrà avere chiaro l’obiettivo e sulla base di questo dare le informazioni necessarie; l’info dovrà essere fornita a piccole dosi per rallentare la velocità del processo di presa di coscienza; la percezione del pz si deve avvicinare gradualmente alla realtà clinica; importante usare un linguaggio non tecnico, esprimersi nel linguaggio del pz, evitare lunghi monologhi ed eufemismi e non minimizzare; verificare sempre il grado di comprensione delle info fornite e chiarire. il medico incoraggerà il pz o il caregiver a fare domande o ritornare sull’argomento.
Emotions - valutare e gestire le emozioni anche intense del pz e le sue reazioni anche inaspettate; prestare attenzione a reazioni verbali e non verbali, alle emozioni e preoccupazioni con empatia e incoraggiandone la descrizione; favorire la comprensione delle ragioni che sono la causa di tali reazioni.
Strategy and summary - il pz è probabilmente disorientato e scoraggiato, è il momento di dare un senso alla sua confusione e a pianificare il suo futuro cercando di coniugare le percezioni soggettive del pz, lo scenario clinico e il progetto terapeutico. pianificare insieme al pz una strategia d’azione che prenda in considerazione le possibilità di intervento e i risultati attesi; fornire rassicurazioni e valutare quanto la persona ha effettivamente compreso e riassumere quanto detto.

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15
Q

Diagnosi di una malattia a prognosi e/o assistenza complessa a se stessi o figli - conseguenze

A

Sono stati proposti due modelli:
Drotar - modello interpretativo della sequenza delle reazioni emotive che i genitori sperimentano quando, alla nascita, viene diagnosticata un’anomalia congenita:
il processo di adattamento parte da
uno SHOCK iniziale,
passando per la NEGAZIONE (nascondere temporaneamente la realtà),
la RABBIA (verso chi viene percepito come più fortunato o l’equipe medica),
il DOLORE (senso di amarezza verso un destino avverso),
fino alla RIORGANIZZAZIONE e ADATTAMENTO alla realtà.

Moses - modello che fa riferimento al processo di adattamento a un evento luttuoso:
fase dello SHOCK,
del RIFIUTO,
della DEPRESSIONE (rabbia contro se stessi),
del SENSO DI COLPA,
della VERGOGNA,
imbarazzo e isolamento,
del MIRACOLO,
fase conclusiva dell’ADATTAMENTO e dell’ACCETTAZIONE.

Importanza delle parole, del tempo per l’elaborazione delle informazioni, della comunicazione rivolta a entrambi i genitori.

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16
Q

modalità di rifiuto dei genitori

A
  • fase di sottovalutazione delle possibilità di miglioramento: i genitori disistimano il bambino, sottovalutano le sue capacità, stabiliscono degli obiettivi bassi e il bambino comincia a comportarsi rispecchiando le aspettative del genitore
  • obiettivi non realistici: i genitori stabiliscono obiettivi irrealistici e il bambino viene sgridato e punito proprio perchè non li ha raggiunti
  • fuga: il bambino viene inserito in una scuola o istituto lontano da casa perchè dicono di non essere in grado di badare a lui
  • formazione reattiva: è una modalità di rifiuto dettata da un meccanismo di difesa, cioè piuttosto che ammettere i loro sentimenti negativi verso il figlio, esasperano le modalità di accoglienza e di accettazione.