FATICA Flashcards

1
Q

Cos’è la fatica? Quando si verifica? Ad esempio dove ha un aspetto predominante?

A

La fatica è una condizione in cui il pezzo è sottoposto. Si verifica nei casi in cui il pezzo è sottoposto ad uno sforzo non statico, ovvero quando varia nel tempo, sia in frequenza che ampiezza. Ad esempio è il caso delle sospensioni, oppure dell’albero motore che lavora con dei numeri di giri che variano costantemente.

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2
Q

La frattura per fatica avviene per carici più bassi o più alti rispetto a quelli statici? Come si rompe il pezzo? In che circostanze si rompe fragilmente?

A

Il pezzo si rompe per carichi inferiori a quelli statici di trazione e inoltre per i materiali duttili si rompe fragilmente.

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3
Q

Come mai la fatica è un aspetto importante da considerare? è pericolosa?

A

La fatica è un aspetto fondamentale da considerare per il fatto che è la prima causa di rotture nelle componenti quotidiane. Inoltre non lasciano segnali premonitori, o meglio all’inizio si presentano come delle normali cricche stabili per poi rompersi tutto di un tratto.

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4
Q

Quali fattori influenzano la fatica?

A

La fatica è influenzata da fattori geometrici e dimensionali, ambientali, di carico e sollecitazioni esterne e di materiale. Per quanto riguarda la geometria ovviamente la fatica è molto presente nei casi di presenza di intagli, spigoli vivi e finiture superficiali grossolane. L’ambiente invece favorisce la presenza di cricche come può essere per la corrosione, e anche la temperatura in quanto comporta la dilatazione (per questo gli scambiatori di calore non si vincolano mai, ma si lasciano liberi di muoversi). Il materiale contribuisce con il carico di rottura, la sensibilità, carico di snervamento, rapporto snervamento rottura. Infine la sollecitazione che è un caso fondamentale che riguarda la frequenza, ampiezza e valore medio).

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5
Q

Quale è il grande problema della fatica rispetto alle altre prove viste? Dunque possiamo essere sicuri?

A

Che non può essere replicato lo stato di sforzo a cui è sottoposto in esercizio perfettamente. Quindi molte volte non siamo sicuri in questo campo perché non si può sempre riprodurre lo stato di sforzo a cui è sottoposto.

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6
Q

Come sono i carichi solitamente nella fatica? Un esempio?

A

I carichi sono variabili nel tempo, e solitamente si usano quelli sinusoidali. Ad esempio trazione e compressione.

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7
Q

Quale prova sperimentale si può fare per simulare la fatica? Che provini e attrezzature si utilizzano? Come si simula una flessione?

A

Si può attuare la prova di flessione rotante in cui consiste nel sottoporre il pezzo ad una flessione, mentre il provino ruota. I provini sono a forma di clessidra, la cui parte più stretta è in corrispondenza del centro per localizzare lo sforzo. I raggi di raccordo sono molto elevati e permettono di non concentrare gli sforzi in zone particolari. Inoltre il provino deve essere ben lucidato. Il provino è agganciato a due cuscinetti, di cui uno è collegato alla macchina rotante. il provino viene poi tirato verso il basso per creare una flessione.

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8
Q

Nella prova di flessione rotante, cos’è l’ampiezza del carico, cosa sono i numeri di giri?

A

l’ampiezza del carico è pari al valore massimo di trazione che in questo caso è pari a quello della compressione. Si parla di delta di carico perché, dato che il provino ruota, è come se ad ogni punto stessi applicando un carico sinusoidale. Difatti ad ogni periodo il provino subisce uno sforzo di trazione e compressione.

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9
Q

Nella prova di flessione rotante cosa non viene considerato?

A

Non viene considerato per ragioni ovvie i tempi di propagazione della cricca e dove si propagano. Dunque non posso calcolare a prescindere la velocità di propagazione della cricca.

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10
Q

La finitura superficiale del provino della prova flessione rotante è importante? Che lavorazioni si utilizzano? Come mai è così importante?

A

La finitura superficiale è importante proprio per il fatto che contribuisce alla rugosità. La rugosità effettivamente sono delle micro-cricche superficiali che possono essere causa di innesco delle cricche per fatica. Si deve quindi procedere con delle lucidature per diminuire più possibile la rugosità.

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11
Q

Quali sono gli svantaggi e vantaggi ci sono nella prova di flessione rotante?

A

Il vantaggio è che dura poco ed è facile da fare. Gli svantaggi sono che i provini hanno dei costi elevati e inoltre si deve ripetere la prova più volte per carichi differenti.

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12
Q

Che grafico ottengo dalla prova di flessione rotante? Come varia da materiali ferrosi e non ferrosi?

A

ottengo il grafico di Wohler, ovvero un grafico in cui ogni prova corrisponde ad un punto su di esso. Il grafico ha come ascisse il logaritmo del numero di giri, mentre sulle ordinate il delta sigma (2 volte il carico massimo di trazione). Quello che ottengo sono tre zone. La prima è quella oligociclica, ovvero la zona in cui il provino si rompe per carichi elevati e numeri di CICLI A ROTTURA bassi. La seconda zona invece è una zona chiamata di fatica in cui vi è una relazione lineare tra carico applicato e numero di cicli a rottura. La terza regione invece dipende dal tipo di materiale, difatti i materiali ferrosi presentano un carico per il quale non vi è rottura chiamato LIMITE DI FATICA, mentre per quelli non ferrosi il pezzo si rompe lo stesso per carichi non elevati.

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13
Q

Nei materiali ferrosi il grafico di Wohler come può essere suddiviso? Quale zona ci interessa a noi? Quale limite si può introdurre?

A

In tre parti, la zona che ci interessa è quella al di sotto del limite di fatica in cui il materiale non si rompe. QUESTO LIMITE NON DIPENDE DAL NUMERO DI CICLI A ROTTURA. Si parla di numeri di cicli attorno a 10 alla 7/8.

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14
Q

Nei materiali non ferrosi come è il grafico? Cosa cambia da quelli ferrosi?

A

Presenta rottura anche per cicli alti e carichi bassi. Quello che si introduce è la RESISTENZA A FATICA, ovvero il carico al quale il privino si rompe per un numero di cicli prefissati attorno a 10 alla 7.

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15
Q

Il progettista per la fatica deve prevedere di stare al di sotto di cosa?

A

deve prevedere di stare al di sotto del limite di fatica.

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16
Q

In alcuni casi nella prova di flessione rotante per ridurre la dispersione dei puntini come si modificano i provini?

A

I provini vengono modificati andando a creare degli intagli circolari di geometrie differenti in modo tale che la concentrazione degli sforzi sia su quella cricca.

17
Q

Che relazione vale tra carico di rottura e limite di fatica? Quando è valida? Come varia questa all’aumentare della resistenza a rottura?

A

Tra carico di rottura e limite di fatica vi è una relazione lineare in cui il limite è circa la metà del carico di rottura. la relaziona non è valida per rapporti snervamento rottura troppo bassi o per materiali con snervamento troppo alto.

18
Q

La finitura superficiale come influisce sul limite di fatica reale e ideale? Come mai? Cosa vuol dire?

A

La finitura superficiale influisce molto in quanto la rugosità è visibile come una micro-cricca, quindi più la finitura è cattiva e più il limite di fatica reale si abbassa.

19
Q

Come avviene il meccanismo di propagazione di una cricca? Come avanza in base alla velocità? Durante il secondo stadio che fenomeni possono verificarsi? Perché sono importanti e a causa di che cosa si formano?

A

La propagazione di una cricca avviene per tre step.
1) innesco della cricca, sulla superficie si forma una piccola cricca che non può essere vista ad occhio nudo. Avviene li dove ci sono delle linee di lavorazione, difetti superficiali. Se non vi sono parte da quelle di volume.
2a) propagazione di stadio I: La cricca inizia a propagarsi rimanendo nel proprio grano, nel mentre si propagano pure altre cricche in direzione di 45 gradi rispetto al carico di trazione applicato. Questa deformazione avviene deformazione plastica e con velocità finita.
2b) propagazione di stadio II: la cricca si propaga oltre il grano ed inizia a propagarsi in maniera plastica per arrotondamenti plastici ed affinamenti plastici proprio per il fatto che essendo il carico non costante l’apice avanza e si ferma. La direzione di propagazione è ortogonale allo sforzo massimo.
3) rottura instantanea
Quindi nel secondo stadio vanno a formarsi dei segni che rendono distinguibili questo tipo di rottura. Si formano le cosiddette linee di spiaggia o stirature. Le linee di spiaggia mi individuano la direzione in cui il pezzo era sottoposto al massimo, mentre le striature sono poco visibili ad occhio nudo

20
Q

Il limite di fatica dipende dal numero di cicli?

A

NO è INDIPENDENTE.

21
Q

Con quale prova si studia la velocità di propagazione della cricca? Che metodo viene riusato per la determinazione della prova? Come mai si deve fare ricorso a questa tecnica?

A

Si studia con la prova di velocità di propagazione della cricca che non è altro che una prova che ritorna all’uso delle tecniche della MFLE ovvero reintroduce l’utilizzo di un fattore d’intensità degli sforzi all’apice della cricca. I provini dovranno simulare la presenza della cricca e si fa ricorso alla MFLE per il semplice fatto che la tecnica di flessione rotante non tiene in considerazione la presenza di difetti e non mi dice come la cricca procede.

22
Q

Che provini utilizza la prova di velocità di propagazione della cricca? Come deve essere il carico? Come si calcola il delta k ( intensità degli sforzi)? Come deve essere il rapporto di sforzi?

A

utilizza dei provini con intagli, i provini utilizzati sono gli stessi di quelli della prova di tenacità a rottura, dunque TPD e EC. Il carico deve essere dinamico e si sceglie di sottoporre il pezzo a trazione e compressione con un rapporto di carico pario a 0.1. In questo caso si usa sempre il k ma come delta.

23
Q

Quali dati ottengo dalla prova di velocità di propagazione della cricca?

A

ottengo più dati, infatti dalla prova ottengo il k di trashold, C ed m e pure la velocità di propagazione, andando solamente a inserire il delta dello sforzo.

24
Q

Che grafico ottengo riguardante la velocità di propagazione della cricca? Quali zone ci sono? Che relazione vale nel centro?

A

Ottengo un grafico diviso in tre zone:
- zona di stabilita: è la zona individuata al di sotto del fattore di trashold che mi garantisce la stabilità della cricca. Ovviamente è una zona “preferibile”, ma i carichi e sollecitazioni sono veramente bassi.
- zona di Paris: Questa zona è una zona in cui vi è una relazione lineare tra velocità e cicli a rottura.
- zona instabile: Questa zona è la zona in cui vi è instabilità ed è al di sopra del fattore di intensità di sforzo critico.

25
Q

Come si calcola il k trashold? Cosa individua?

A

La macchina si pone ad un delta k, dunque ad uno sforzo intermedio e quello che fa è diminuire il carico, andando così, a ritroso ed individuare il punto in cui la velocità di propagazione non varia più. Infatti questo limite mi indica la soglia alla quale al di sotto non ho velocità di propagazione e la cricca è stabile.

26
Q

Cosa posso dedurre conoscendo la velocità di propagazione della cricca?

A

Posso dedurre i cicli necessari, oppure il tempo affinché la cricca arrivi a sforzi critici. Questo ragionamento è possibile solo se il delta k applicato è costante. Oppure mi permette di capire il delta k massimo, infatti dalla prova conosco C, m, e la velocità. In zona di Paris posso calcolare delta k e quindi calcolare la dimensione massima che la mia cricca non deve superare.

27
Q

Come varia la quantità del numero di cicli necessari a rottura in base all’ampiezza degli sforzi applicati?

A

più gli sforzi aumentano e meno saranno i cicli a rottura necessari per rompere il pezzo per fatica.

28
Q

Quali sono i metodi per aumentare la resistenza a fatica? Quale caso è più preciso e quale caso mi permette di controllare meglio il pezzo?

A

Tra i metodi dunque vi sono:
- Stare al di sotto del KTH che comporta però delle sollecitazione basse
- stare al di sotto del limite di fatica, che però non considera la presenza di difetti
- oppure lavorare nel campo di Paris e quindi andare a prevedere la velocità di propagazione e pianificare dei controlli non distruttivi e verificare che la velocità con cui i difetti si siano propagati sia inferiore per arrivare a sforzi critici. Dunque sapere quale è la dimensione massima a cui la cricca può arrivare. La pianificazione è basata sulla conoscenza della durata del pezzo che la si può stimare conoscendo la frequenza massima.

29
Q

Quali sono gli effetti sul limite di fatica sui trattamenti superficiali ?

A
  • tempra: la tempra è un processo che va a creare delle zone di compressione in superficie e dunque il più delle volte va a modificare il comportamento della cricche superficiali. La tempra va a aumentare il limite di fatica spostando per temperatura più alte( rendendolo più resiliente)
  • trattamenti termochimici: aumentano il limite di fatica
  • decarburazione superficiale e placcatura (zincatura): diminuiscono il limite di fatica.
30
Q

Quali sono i metodi per aumentare la resistenza alla fatica?

A

Sono le rullature, pallinature, distensioni