Cap. 5 - Il soggetto e lo stato Flashcards

1
Q

Il contrattualismo

A

Nel XVII secolo, l’obiettivo di razionalizzazione della politica viene perseguito attravero se letorie del contratto. Realizza la mediazione razionale: l’ordine politico è costituito da un rapporto razionale tra soggetti. Il contrattualismo presuppone una rottura con la natura e con la storia costruendo un edificio statale ex-novo. L’esito del patto è la nascita del potere sovrano dello Stato, che rappresenta la volontà di tutti.

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2
Q

Contesto storico del pensiero di Hobbes

A

Hobbes matura il suo pensiero durante i 150 delle sanguinose guerre di religione, quindi la sua esperienza della realtà è disordinata e violenta. Le autorità esistenti non sono più efficaci, e in un contesto di conflitto mortale l’obiettivo politico muta. Per gli antichi (Platone) l’obiettivo politico era stabilire l’ordine politico migliore, per Hobbes diventa importante individuare un ordine politico che garantisca la sopravvivenza.
La risposta che matura a fronte di questa esigenza è il Leviatano.

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3
Q

Il Leviatano - opera

A

Il Leviatano esce nel 1650 in Inghilterra. Espone la teoria dello stato sovrano rappresentativo nella sua radicalità.
Precede di poco la parentesi della repubblica di Cromwell, e viene reputato il testo di questa 1ª rivoluzione.
Con il Leviatano Hobbes entra tra i cattivi maestri, ma nonostnate ciò il suo testo è incredibilmente influente.

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4
Q

Frontespizio del Leviatano

A

Sul frontespizio c’è la rappresentazione dello stato sovrano teorizzato da Hobbes, e del suo potere. La rappresentazione è verticale e in bianco e nero, non ci sono altri soggetti. La figura è gigantesca, al punto che si eleva sopra le colline, però non incute terrore. La corona rappresenta la regalità, e in mano ha sia il pastorale (potere spirituale) che la spada (potere temporale). Alla base del leviatano le colline sono senza distruzione, ma deserte.
Dentro la figura dello Stato ci sono delle persone, e hanno tutti la sua stessa faccia: il potere del leviatano è immenso ma non fa paura perché viene da un soggetto uguale a noi e costituito da tutti noi. L’individuo fa parte del potere dello stato.

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5
Q

Caratteristiche del leviatano

A

La figura del leviatano è stata scelta in riferimento a un mostro biblico, dotato di caratteristiche affini allo Stato di Hobbes. In particolare:
- è il potere più alto che esista
- non ha paura di nulla, anzi incute terrore
- tiene a freno i superbi
- con lui non si possono stringere patti

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6
Q

Atomismo e antropologia negativa in Hobbes

A

Il pensiero di Hobbes è influenzato dalla diffusione della scienza moderna e in particoalre dall’atomismo, secondo cui il mondo è un aggregazione casuale di atomi e non un creato. La natura è quindi assenza di ordine, casualità. L’uomo è a sua volta un aggregato casuale di atomi, e in quanto tale intrinsecamente disordinato. In particolare, è caratterizzato da 2 spinte:
- Ragione (che è utilitaristica, calcolante)
- Passione
Il risultato è un conflitto costante tra la ragione e le passioni, che spienge in 2 direzioni opposte. Quella di Hobbes è un’antropologia negativa: l’uomo è un essere triste e misero.

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7
Q

Approccio scientifico e rifiuto dell’aristotelismo in Hobbes

A

Hobbes ha un approccio scientifico, fortemente influenzato dalla scienza moderna. La politica deve diventare una scienza, non più una technè (= arte) come diceva Aristotele.
Hobbes vuole applicare il metodo geometrico-matematico, prettamente scientifico, e dimostrare le sue teorie politiche.
Ha 2 principali obiettivi polemici:
- Aristotelismo (adottato dalle università)
- Dottrina della chiesa di Roma (autorità papale)

Vuole eradicare il principio aristotelico della naturalità dell’ordine politico. Secondo Hobbes in natura non c’è ordine, ma va costruito perché necessario.

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8
Q

Capitoli del Leviatano

A

Il Leviatano è diviso in 4 parti:
- Dell’uomo
- Dello Stato
- Di uno Stato cristiano
- Del regno delle tenebre

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9
Q

Nominalismo in Hobbes

A

Hobbes è un nominalista. Il linguaggio non rispecchia l’essenza metafisica delle cose, ma è una convenzione tra gli uomini che serve per comunicare.

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10
Q

Stato di natura in Hobbes

definizione di diritto di natura

A

Allo stato di natura, gli uomini sono tutti assolutamente uguali (in quanto aggregato casuale di atomi) e assolutamente liberi, perchè dotati del diritto di natura (diritto di tutti su tutto). Questo potere è l’insieme delle capacità che ciascuno ha per soddisfare i propri appetiti. L’uomo infatti agisce solo sulla base delle proprie pulsioni che possono essere primarie (fame) o più complesse (invidia, vanagloria), e cerca sempre di appagare il suo desiderio immaginandosi anche una potenziale sofferenza futura (fame futura famelicus).
Il risultato è una condizione di guerra di tutti contro tutti, costante conflitto e rischio di morte violenta. Questo rende l’uomo naturale homo homini lupus.

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11
Q

Le leggi di natura

A

Secondo Hobbes nello stato di natura ci sono 19 leggi, che l’uomo può riconoscere con la sua ragione in quanto razionali. Le più importanti sono le prime 3:

- Bisogna cercare la pace
- Bisogna rinunciare al diritto di natura
- Bisogna rispettare i patti

Mettendole in pratica la guerra finirebbe, ma la tensione tra la razionalità e le passioni lo rende impossibile.
Se tutti gli uomini fossero dotti ci riuscirebbero, però la maggior parte delle persone non lo è e quindi non si può giungere alla pace con l’autodisciplina.
Il problema delle leggi di natura è che se uno le infrange non succede niente; manca un potere terzo che sanzioni il mancato rispetto delle leggi di natura e siano coattive.

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12
Q

L’uscita dallo stato di natura

Hobbes

A

L’uscita dallo stato di natura risulta necessaria perché è una condizione troppo instabile per garantire la vita. Uscire dallo stato di natura diventa possibile secondo Hobbes perchè c’è una passione che prevale sulle altre: il desiderio di vivere e la paura della morte (in particolare di morte violenta). E in cambio del diritto alla vita siamo anche disposti a cedere il diritto di natura, ovvero la libertà.

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13
Q

Pactum unionis e nascita del Leviatano e cittadino

A

L’obiettivo della politica è creare delle condizioni che consentano a tutti di obbidire alle leggi di natura. Questo si verifica costruendo un’unità politica artificiale. I singoli individui devono autorizzare un attore che agisca per conto loro, come rappresentante. Questa persona o istituzione è il sovrano.
La rappresentanza si realizza tramite un pactum unionis orizzontale tra tutti gli individui, il cui contenuto è la cessione del diritto naturale di ciascuno a un terzo, esterno al patto e creato dal patto stesso, che diventa depositario del diritto naturale di tutti.
Il prodotto del patto è il Leviatano, Dio mortale, il più forte potere esistente. Il leviatano è un artificio che ci garantisce l’ordine e la pace.

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14
Q

L’artificio

A

L’ordine, la pace e la sicurezza non sono naturali ma artificiali. Dunque, la politica non è naturale ma è una costruzione artificiale. Il Leviatano ci rappresenta come se fossimo dei cittadini, tutti razionali e capaci di obbedire alle leggi. Quindi anche il “cittadino” è una costruzione artificiale.

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15
Q

Libertà e obbedienza nel Leviatano

A

La libertà è diventa libera obbedienza alle leggi, perché le leggi sono prodotte dal Leviatano, che ci rappresenta. Siccome il leviatano nasce dal volere di tutti, è come se fossero i cittadini stessi a produrre le leggi, e non è possibile disobbedire al proprio volere.
Il leviatano non ha partecipato al patto, quindi non lo si può accusare di esservi venuto meno. Di conseguenza è sostanzialmente impossibile opporvisi. Diventa però possibile disobbedire e, se la disobbedienza è estesa, si distrugge lo Stato e si torna allo stato di natura.

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16
Q

Bodin, sei libri dello stato

A

Scritti nel 1576, per la prima volta compare il concetto di potere sovrano e di sovranità in riferimento al potere dello stato. Potere unico, assoluto, indivisibile.

- Unico: prima c’erano più poteri che competevano su un medesimo territorio, ora vengono sostituiti da un potere solo.
- Ab-solutus: “sciolto da” qualsiasi vincolo terreno (lo vincolano però le leggi di Dio; le leggi di natura; imperativi morali; e le leggi fondamentali del regno, ovvero leggi che sostanziano la tradizione monarchica della Francia, come la legge salica); non serve più la legittimazione del papa.

Il potere del re governa sulle famiglie del regno (Bodin non riesce a immaginare una nuova società e continua a fare riferimento all’Antica Economica Europea: modo di produzione precedente al capitalismo basata sulla produzione agricola, la cui struttura produttiva non era data dall’impresa ma dalla casa).

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17
Q

I poteri del leviatano

A

Il potere dello Stato è indivisibile, incondizionato e irresistibile, a prescindere da dove risieda la sovranità. Hobbes teorizza l’unità del corpo politico e delle funzioni di potere: non separare i poteri limita i conflitti interni allo stato.
Il Leviatano ha il diritto di fare le leggi e di controllare la loro esecuzione, di giudicare le trasgressioni, e di scegliere i ministri. Ha il diritto di fare la guerra e comandare l’esercito. Non deve rendere conto a nessuno del suo operato.
La proprietà privata è a sua volta un’istituzione resa possibile dallo Stato e non un diritto di natura.

18
Q

Potere legislativo in Hobbes

A

Le leggi elaborate dal Leviatano sono legittime in quanto prodotte da lui. Sono lo strumento mediante il quale persegue l’obiettivo di sicurezza, perché consente agli uomini di obbedire alle leggi di natura. La sovranità legislativa è assoluta, nel senso che è sciolta da ogni limitazione, ma non deve essere arbitraria.
Le leggi sono “catene”, impedimenti alla libertà. Sono fragili, facili da rompere, in quanto sono una finzione, ma farlo non è conveniente.

19
Q

Libertà del suddito in Hobbes

A

La libertà del suddito è diversa dalla libertà dell’uomo, che fa riferimento al diritto naturale.
È solo in relazione alle leggi che va discussa la libertà del suddito: laddove non ci sono leggi che limitano la libertà, il cittadino è libero di fare come vuole. Gli spazi di libertà dei sudditi si ridurranno perché noi chiederemo al leviatano di occuparci di sempre più cose in nome della sicurezza. Quando finiscono le guerre di religione e gli individui ottengono la sicurezza di sopravvivere, muterà la definizione di sicurezza e con questo le aspettative di sicurezza che sono richieste al leviatano.

20
Q

Il diritto di mettere a morte e la leva militare

A

Lo Stato ha il diritto di deliberare la pena di morte per un cittadino, quindi venendo meno al suo compito nei confronti di quel cittadino specifico, ma solo qualora sia a rischio il Leviatano stesso. Questo perchè il leviatano è fondamentale affinché ci sia sicurezza, quindi in caso di pericolo la priorità è salvare il leviatano e non il singolo.
Lo stesso vale quando il Leviatano dichiara guerra. Può invocare una leva di massa, ma non costringere i sudditi a partecipare. Secondo Hobbes per l’individuo a cui viene imposto di perdere la sua vita è legittimo rifiutarsi e provare a scappare: per quella persona il patto è già saltato nel momento in cui gli è stata tolta la garanzia di salvezza. Scappando torna allo stato di natura, ed entra in conflitto con il leviatano.
> questi sono casi di eccedenza di politica

21
Q

Infondatezza del patto

A

Il leviatano compare “dal nulla” quando gli uomini sono allo stato di natura e fanno il patto attribuendo il potere a un elemento terzo. Questo rende infondato il potere moderno. Non sappiamo da dove viene il leviatano, ha un’origine nichilistica, viene dal nulla. Ogni tanto l’eccesso originario (il nulla)/eccedenza (che non c’è, viene da un esterno allo stato di natura) da cui proviene, si mostra. Questo si verifica quando dà la pena di morte.

22
Q

Dottrina realista delle relazioni internazionali

A

Gli unici che non hanno fatto il patto sono i vari leviatani, che sono ancora nello stato in cui sono comparsi (stato di natura). Quindi regolano i rapporti tra di loro secondo il diritto di natura, cioè in modo conflittuale, concretamente tramite la guerra. Le uniche guerre legittime sono quelle tra stati. La pace per Hobbes altro non è che uno stato di tregua dalla guerra costante.

23
Q

Il Dio mortale

A

Il leviatano è come un Dio mortale, può morire o se viene attaccato e sconfitto da un altro leviatano più forte, oppure se tutti i suoi sudditi all’interno decidono di non credergli/ubbidirgli più. Si rompe il patto e inizia la rivoluzione, che uccide il leviatano e ne crea un altro migliore.

24
Q

Il rapporto tra religione e politica in Hobbes

A

Mentre le altre religioni sono originate dalla superstizione, il cristianesimo è la religione legittima e le sue leggi devono essere rispettate. Il tema in Hobbes è trovare il modo di obbedire a queste leggi, e il Leviatano è la risposta.

25
Q

Lo stato cristiano in Hobbes

A

Lo Stato può nascere bene solo dalla retta comprensione del comando divino: deve presentarsi come uno stato cristiano, con una politica laica e razionalistica derivata però dalla teologia. La teologia politica di Hobbes si fonda non sulla presenza, ma sull’assenza di Dio. L’unico che sulla terra ha un rapporto con Dio è il sovrano, suo vicereggente sulla terra.

26
Q

L’interpretazione delle scritture: il regno di Dio

A

In senso proprio, il “Regno di Dio” per Hobbes è un regno civile di Dio che regna sul popolo. Questo si è verificato fino al regno di Israele, quando Dio parlava attraverso i profeti, che erano sovrani in quanto intermediari tra uomo e Dio. Quando Israele volle avere un re come gli altri popoli, Dio smise di comandare direttamente gli uomini, e si interruppe definitivamente il regno di Dio per patto. L’assenza di Dio continuerà fino alla seconda venuta di Cristo.
Dio ha continuato però a regnare sugli uomini per natura, tramite le leggi naturali, e il Leviatano è lo strumento migliore per continuare a vivere. Rispettare le leggi di natura significa obbedire a Dio, e questo rende i cristiani più capaci di stare nello stato perchè ne comprendono il significato ultimo di salvezza.

27
Q

Il dogma religioso in Hobbes

A

Per Hobbes, bisogna credere a un unico dogma, quello centrale del cristianesimo, per cui Gesù è il Cristo.
L’assenza del sacro implica che tutto il resto, profeti, miracoli, le scritture, è ingannevole e va rifuggito. Chiaramente un privato ha il diritto di credere in cuor suo a quello che vuole, ma il dogma va riconosciuto esternamente. Lo stato razionale del leviatano è cristiano perché i sudditi sanno che il sovrano è l’unico rappresentante pubblico di dio, colui tramite il quale si realizza la legge di Dio.

28
Q

La politica anticattolica in Hobbes

A

Obiettivo polemico di Hobbes è Roberto Bellarmino, uomo politico e forte sostenitore della scolastica, che ritiene che il papa abbia un’autorità sulle anime dei cristiani. Hobbes ritiene che la Chiesa come gerarchia abbia avuto da Dio il solo compito di insegnare agli uomini le verità di fede e di obbedire al sovrano. La Chiesa di Roma, volendo comandare politicamente, è uno Stato come gli altri, e aspettarsi che i cristiani le obbediscando è come pretendere che i cittadini di uno stato siano fedeli ad un altro.

29
Q

Del regno delle tenebre

A

4ª parte Leviatano: Del regno delle tenebre.
Il regno delle tenebre sono le università, perché insegnano dottrine pericolose che creano conflitti. Inoltre pretendono di dare consigli ai principi. Le loro dottrine devono rimanere nelle loro aule e non essere diffuse in pubblico, in quanto la pluralità di opinione genera conflitto.
Predicare il valore della libertà, per Hobbes, è come definire desiderabile lo stato di natura. Siccome questo principio è predicato nelle univerità, H. mette in guardia lo Stato sul potere ideologico degli intellettuali.

30
Q

La glorious revolution

A

La monarchia Stuart ha una tradizione cattolica, anche se l’Inghilterra è già un paese anglicano. Gli Stuart, in particolare Carlo II, vengono accusati di voler instaurare un sistema monarchico assolutistico sul modello di quello francese. La monarchia inglese e quella francese erano molto diverse: i francesi si legittimano facendo risalire la propria discendenza fino a Cristo, gli inglesi si sono invece legittimati dentro la storia e tradizione costituzionale.
Gli Stuart cercano di imprimere un cambio, questo non viene accettato dal parlamento e si ha la glorious revolution. Vengono cacciati gli Stuart e chiamato Guglielmo D’Orange. Si avvia il modello del “re in parlamento”, e con esso un lento e progressivo trasferimento di poteri dal re al parlamento.

31
Q

I due trattati sul governo, Locke

A

Pubblicati nel 1690, sono stati spesso interpretati come manifesto programmatico della gloriosa rivoluzione, o la sua giustificazione ex post.
Nel primo trattato confuta la dottrina politica all’epoca più diffusa e più conosciuta, il testo di John Filmer, “Il patriarca”, che sosteneva l’esperimento della monarchia Stuart.
In secondo luogo vuole adattare le dottrine moderne del contratto a ospitare le libertà individuali.

32
Q

Primo trattato sul governo

A

La teologia politica di Locke, confuta la tesi di Filmer. Filmer sosteneva interpretando le sacre scritture che il re è il padre dei suoi sudditi e padrone del suo regno. Il potere dei re derivava dal potere che Dio aveva dato ad Adamo al momento della creazione. La trasmissione della regalità era avvenuta da Dio ad Adamo, il quale poi trasmette il suo potere ai patriarchi (grandi patriarchi dell’antico testamento). Dai patriarchi ai re d’Israele, e poi il potere viene trasmesso ai re d’Europa.
Questa teoria era volta a legittimare l’assolutismo monarchico europeo.

Locke obietta che Dio non abbia dato nessun potere ad Adamo, e se anche fosse non si può risalire alla genealogia di tutti i re per dimostrarne la discendenza da Adamo. Di conseguenza, non è dimostrabile che Dio è il fondamento della teoria politica. Al contrario, Locke sostiene che il fondamento della ragione politica dovrebbe essere la ragione umana.

33
Q

Lo stato di natura in Locke

A

Nel secondo trattato, Locke passa alla costruzione dell’odine politico razionale. Inizia descrivendo lo stato di natura.
Gli individui allo stato di natura sono perfettamente liberi e uguali, e sono governati dalla legge di natura. Questa legge impone loro di coesistere in armonia, senza nuocersi a vicenda, e di considerarsi pari agli altri.
Ciascun uomo è giudice ed esecutore della legge di natura, ha il diritto di punire gli altri qualora non la rispettino, e ha il diritto all’autodifesa. La mancanza di un individuo che possa collocarsi al di sopra degli altri come giudice per far rispettare la legge di natura, fa sì che tutti facciano giustizia indivisualmente. Questo comporta il costante rischio di entrare in uno stato di guerra, in cui i diritti naturali (vita, libertà, proprietà privata) sono compromessi.
Lo stato di natura di Locke è più complesso di quello di Hobbes, l’uomo ha controllo razionale sulle sue passioni, e questo renderebbe già teoricamente possibile la coesistenza,

34
Q

I 3 problemi dello stato di natura

A
  • non vi è legge certa, perchè gli uomini la interpretano in modo troppo soggettivo
  • non vi è un giudice oggettivo e imparziale
  • non vi è un potere esecutivo
35
Q

Razionalità e proprietà privata allo stato di natura - Locke

A

L’uomo di Locke è razionale e proprietario di sé, e in quanto tale è libero. Essere libero significa poter fare tutto quello che vuole e di cui è capace.
Locke annovera inoltra la proprietà privata tra i diritti naturali: tutti lavorano e sono liberi di produrre cose, che diventano legittimamente di loro proprietà.
Locke spiega perché la property è minacciata nello stato di natura: finché il sistema si basava sul baratto, la proprietà privata non era accumulabile in quanto le merci erano deperibili. L’introduzione della moneta, che è accumulabile, suscita interesse da parte degli altri.

36
Q

L’uscita dallo stato di natura in Locke

A

Anche in questo caso è difficile vivere allo stato di natura, e diventa necessario stringere un patto. La differenza è che in questo caso lo stato civile serve a garantire meglio i diritti naturali, non si pone in antitesi con lo stato di natura.
Il patto di unione è stretto da tutti gli individui, e il risultato è la nascita della società politica, o corpo politico. La comunità è il commonwealth (una repubblica), la società civile.
Quando l’uomo entra in comunità cede tutti i suoi diritti, ma quelli fondamentali (vita, libertà, proprietà privata) gli vengono restituiti dalla legge comune, che li protegge. Gli unici che si cedono permanentemente sono l’uso della forza e il farsi giustizia, che lo stato esercita per conto di tutti.

37
Q

Il potere legislativo in Locke e il secondo patto.

A

Il potere legislativo è universale, imparziale, e non assoluto: deve essere rispettoso dei diritti fondamentali. Se il sovrano fosse assoluto e al di sopra delle leggi, i cittadini non avrebbero nulla a cui appellarsi. Il potere legislativo risiede presso il popolo sovrano, il quale lo delega ai suoi rappresentanti tramite un patto di fiducia. Questo permette al resto degli individui di dedicarsi al proprio lavoro senza doversi costantemente preoccupare dell’utilizzo del potere.

38
Q

La divisione dei poteri in Locke

A

L. sottolinea che è bene sperare le funzioni di potere, perché le concentrazioni di potere sono rischiose. I poteri sono 3:
- legislativo
- esecutivo
- federativo
Il potere federativo la gestine della politica estera, di fare la guerra.
Esecutivo e federatvi sono entrambi in mano al re, che è incaricato dal corpo politico tramite un patto fiduciario, trust.

39
Q

Prerogativa regia e appello al cielo

A

Un altro potere che Locke affida direttamente al re è prerogativa regia. Serve per fare fronte a situazioni di emergenza/eccezionali/di necessità per cui non c’è tempo di sviluppare l’iter legislativo e bisogna prendere una decisione d’urgenza.
I provvedimenti sono legittimi solo se a vantaggio del popolo, che altrimenti può ricorrere all’appello al cielo, ovvero alla ribellione. L’esito della rivoluzione è il ritorno al corpo politico (non si rompe il primo accordo, solo il secondo, perché non è possibile tornare allo stato di natura) per poi dare il potere a qualcun altro.

40
Q

La tolleranza di Locke

A

Locke è uno dei primi teorici della tolleranza religiosa sia in privato sia pubblicamente. Giustifica questa posizione con un approccio deista: dio è un principio religioso sicuramente esistente, ma non si può dimostrare quale sia la vera religione.
Si esprime a favore della separazione tra stato e chiesa.
Le limitazioni alla tolleranza sono realtive all’ordine politico, non possono esistere Chiese fondate su dogmi avversi alla società umana e ai buoni costumi. Questo esclude quindi esplicitamente papisti (cattolici) e atei. Questo perché i cattolici devono per credo obbedire al papa, quindi in caso di conflitto tra lui e il re inglese seguono il papa. Gli atei sono pericolosi perché non riconoscono la validità dei patti tra dio e uomini, quindi probabilmente non riconoscono neanche i patti tra gli uomini. Se non rispettano i patti non riconoscono lo stato, e quindi creano disordine.

41
Q

Lo stato di natura per Pufendorf

A

Secondo Pufendorf lo stato di natura non è profondamente negativo, ma piuttosto improntato su un principio di utilità, ovvero la tensione al benessere prorpia di ogni individuo.
Questo principio è sancito dalla legge di natura, che dice anche che ciascuno deve praticare una pacifica socialità; l’esito è una tensione tra l’utilità e la socialità.

42
Q

Uscita dallo stato di natura per Pufendorf

A

Gli individui, spinti dal desiderio di benessere, escono dallo stato di natura tramite 2 patti e un decreto. Il risultato è la civitas, la società politica retta dal potere sovrano.
- 1º patto: di unione, gli uomini si uniscono obbligandosi reciprocamente e costituiscono il coetus, il corpo politico.
- decreto: tramite un decreto, il coetus stabilisce la forma di governo.
- 2º patto: di sottomissione, gli individui delegano a una persona sola (sovrano) il proprio potere di comando. Il potere è inviolabile e irrevocabile, ma non deve trasformarsi in arbitrio.