appunti e slides settimana 1 Flashcards
cos’è il capire
azione che diamo per scontata, spesso non capiamo tutto quello che elaboriamo e non ne siamo consapevoli
comunicazione nello schema di Jakobson
la comunicazione in questo schema viene vista come un’azione del produttore che il ricevente subisce in maniera passiva, non è ciò che accade nelle lingue naturali
specificità del verbo “leggere”
unico verbo che in italiano lessicalizza l’azione del ricevere in riferimento alla lingua, mentre ce ne sono più di 300 che lessicalizzano la produzione dell’azione comunicativa
il punto di vista della comprensione
l’esistenza di pochi verba recipienti porta ad un alto grado di genericità semantica e ad una minore capacità di categorizzare e sfaccettare il campo semantico
casi di possibile incomprensione linguistica
idiomaticità, contesto d’uso della parola, deistici e senso figurato
cos’è l’andirivieni cognitivo
network di conoscenze linguistiche ed extralinguistiche per cui ogni atto di ricezione linguistica implica una continua connessione con l’insieme di tutte le nostre conoscenze
cos’è il modello postale
modello che analizza la lingua come un insieme di segni che hanno come obbiettivo spedire il messaggio del mittente. il significato preesiste alla sua codifica e decodifica ed il senso globale del messaggio è ricavabile dall’unione dei suoi significati parziali.
cos’è il principio di composizionalità
alla base del modello strutturalista, prima si individua un referente correlato per ogni nome, una qualità per gli aggettivi, una relazione per i verbi, così che il significato complessivo di una frase sia dato dalla sua capacità di descrivere uno stato di cose nella realtà. di nuovo il ricevente ha un ruolo passivo.
ruolo della pragmatica nel modello postale della comunicazione
la comprensione dell’enunciato avviene a step: l’output di ciascun livello costituisce l’input per il livello successivo e la pragmatica arriva solo in fase finale preceduta da semantica e sintassi.
modello lineare
sarebbe il modello postale, ovvero il modello che considera la lingua come un insieme di segni la cui funzione primaria è esprimere un pensiero il cui senso globale è ricavabile dall’unione dei significati parziali (principio di composizionalità).
modelli non lineari
introdotti dalle scienze cognitive spostano il focus sul parlante e su come funziona la lingua dando valore al contesto
ruolo del contesto
l’attenzione si sposta dal messaggio (modello postale) alle cose concrete che agiscono nello scambio comunicativo (attori, situazioni) =contesto
ricevere una comunicazione implica un processo più complesso della semplice codifica della frase
modello a Y
La componente situazionale e l’attenzione al ruolo degli attori della comunicazione diventano centrali. La parte linguistica e la parte extralinguistica della comunicazione si uniscono nel momento in cui dalla frase si passa all’enunciato.
Il dominio linguistico e quello pragmatico convergono come in una Y, dove sono trattati da una componente pragmatica che stabilisce le connessioni.
teorie della comunicazione: De Mauro
si pone lo scopo di descrivere la comprensione e giunge alla conclusione che non si tratta di un atto passivo o esecutivo ma un atto non lineare che obbliga il ricettore volto anche alla segmentazione delle stringhe fonematiche
principio della comprensione per riconoscimento
la vera incomprensione avviene solo nel momento in cui non si riconosce ciò che si sta ricevendo e per colmarla il ricevente deve svolgere un’attività attiva. lo sforzo di comprensione è il primo motore di innovazione linguistica a livello cognitivo
paradosso di Wiffgenstein
mette in evidenza il principio della comprensione per riconoscimento: noi comprendiamo solo ciò che in una minima misura possiamo ricondurre a qualcosa che già conosciamo.
langue e parole
per molto tempo in forte opposizione, nel 1970 Benveniste afferma che la realizzazione degli atti di parole non è separabile dai livelli formali della langue e senza la parole la langue è spesso incomprensibile
pronomi nel contesto di langue e parole
le lingue hanno un soggetto, i pronomi sono parole vuote che esprimono soggettività e cambiano valore a seconda della situazione del discorso, secondo quindi il contesto (parole)
pronomi dimostrativi
anche questi dipendono dal contesto, come i pronomi personali sono indilessicali: hanno un’incognita di cui c’è da ricercare il valore el contesto (sempre Benveniste, 1970)
elementi deittici
o shifters (cambiano dal piano linguistico enunciato a qualcosa che è extra-linguistico cioè il contesto) sono parole che mettono in relazione gli enunciati con le coordinate spazio-temporali dell’atto di enunciazione
tipi di deissi
spaziale, temporale, personale, lessicale, sociale ed empatica
deissi di persona
ruolo dei partecipanti nell’evento comunicativo (es. pronomi di persona)
deissi spaziale
collocazione spaziale dei parlanti nell’evento comunicativo (es. dimostrativi)
deissi temporale
collocazione temporale relativa al momento in cui viene prodotto un enunciato (es. avverbi di tempo)
deissi del discorso o testuale
modo in cui l’enunciato si relaziona a porzioni precedenti o successive del discorso (es. dimostrativi riferiti al testo, etc.)
deissi sociale
differenze sociali tra i partecipanti all’evento comunicativo (es. onorifici)
deissi empatica
distanza emotiva e il grado di empatia rispetto a ciò che si dice
cos’è un atto comunicativo
atto di interazione umana, ogni enunciazione è anche un modo di agire
studi semantici vs. studi pragmatici
la semantica si concentra sull’interpretazione della frase mentre la pragmatica studia l’intero processo comunicativo con i suoi riferimenti alle variabili extra-linguistiche
cos’è un atto linguistico
unità minima della pragmatica che ci permette di compiere con mezzi linguistici un’azione sociale. è un concetto introdotto da Austin nel 1962
cosa dice Austin di importante + la sua divisione
il parlare è un modo di agire sociale tramite cui influenziamo gli atteggiamenti e i comportamenti degli altri.
divide in enunciati constativi e performativi
enunciati constativi
stati di cose veri o falsi perché constatano na data situazione della realtà
enunciati performativi
né veri né falsi, non descrivono uno stato di cose ma sono azioni che compio mentre li faccio (es. promettere, camminare, …)
enunciati performativi e filosofia del linguaggio
non si parla di verità o falsità ma di felicità o infelicità dell’atto. un atto performativo felice deve rispondere a delle condizioni che fanno sì che abbia delle conseguenze sulla realtà
cosa avviene quando pronunciamo un enunciato?
Austin tripartisce l’atto linguistico in tre livelli poi riadattati a 4
- atto locutorio
- atto locutivo
-atto illocutivo
-atto perlocutivo
a livello locutorio
produco una sequenza di foni, è la dimensione sonora del mio enunciato
a livello locutivo
esprimo significati con un certo contenuto referenziale. ai foni vengono associati dei significati: riconosco le parole e dai foni passo ai fonemi
a livello perlocutivo
parlando provoco delle conseguenze sul mio ascoltatore (es. convinco). è la dimensione performativa dell’atto
a livello illocutivo
manifesto un’intenzione o perseguo uno scopo. individuo l’intenzione dietro all’atto linguistico. è il livello più importante per la pragmatica. posso dire di aver capito davvero un enunciato linguistico solo quando capisco cosa ci sta dietro
cosa fa Austin con gli atti illocutivi?
cerca di descrivere gli atti linguistici in base al loro tipo di forza illocutoria e li divide in verdettivi, esercitivi, commissivi, comportativi ed espositivi ma non ne è soddisfatto
contributo di Searle
riprende la tassonomia di Austin e la migliora. la sua divisione è ancora oggi utilizzata e si basa sul principio di esprimibilità
principio di esprimibilità
qualunque cosa significata può essere detta. Data una qualsiasi forza illocutoria deve esistere un verbo performativo tale da esprimerla esplicitamente.
classificazione di Searle
si basa su 12 dimensioni di variazione, le cinque più significative sono scopo, direzione del vento re d’adattamento tra parole e mondo, stato psicologico espresso, energia o intensità, necessità di istituzioni extra-linguistiche
atti rappresentativi
corrispondono agli atti constativi di Austin: il parlante si impegna in ciò che dice e ci crede. stato psicologico di credenza e direzione da parole a mondo
atti direttivi
hanno come scopo l’indurre l’interlocutore a fare qualcosa, il vettore va dal mondo alla parola e lo stato psicologico è quello del volere.
atti commissivi
il parlante si impegna ad assumere una certa condotta futura, la direzione è dal mondo alle parole e lo stato psicologico è quello dell’intenzione
atti espressivi
sono espressioni di uno stato psicologico da parte del parlante e non hanno direzione di adattamento. l’atto è felice solo se le condizioni psicologiche espresse sono reali.
atti dichiarativi
corrispondono agli atti performativi di Austin. c’è una corrispondenza assoluta tra il dire e il fare. la direzione d’adattamento è duplice. è fondamentale rispettare le condizioni di felicità
alcuni indicatori di forza illocutiva
prosodia (in italiano basta per esprimere una domanda), marche interrogative, modi verbali (cong. che esprime desiderio)
particelle che indicano forza illocutiva
alcuni esempi sono “magari”, “pure”, “mica”, … possono esprimere diversi tipi di forza: pure per esempio esprime concessione e il mica risponde all’aspettativa dell’interlocutore e può essere usato in due direzioni poiché agisce sul piano dell’implicito
verbi e atti illocutivi
le categorie del verbo sono molto sensibili all’atto illocutivo, per esempio atti performativi o dichiarativi funzionano solo al presente e alla prima persona
ipotesi performativa
parte dal presupposto che ogni enunciato possiede una forza illocutiva e quindi ogni enunciato ha al nodo più alto della sua struttura profonda la forza illocutiva