4) appunti: Muratori: Flashcards
le 3 questioni nell’Italia del ‘600:
- nel periodo della guerra dei 30 anni, il nord italia entra in guerre con la Valtellina e Monferrato. Erano tutti territori che servivano a collegare i territori spagnoli con quelli imperiali > scontro strategico. Attraverso la Valtellina gli spagnoli portavano a nord europa le truppe.
- crisi Venezia, che perde l’ultima colonia che le era rimasta (Creta), presa dall’impero ottomano.
- Luigi 14, che vuole limitare la presenza spagnola e imperiale e quindi è spinto a confrontarsi con i principali alleati con la spagna; bombarda quindi il ponte di Genova, strappa un pezzo di Ducato di Savoia, si intromette nelle politiche religiose dello stesso ducato attraverso la persecuzione della minoranza dei Valdesi.
In questo contesto la Chiesa ha una presa sempre più forte sulla penisola.
L’interdetto:
L’interdetto > ripropone scontro stato-chiesa. (1606-1607):
Nel 1606 due sacerdoti vengono accusati di furto, le autorità della Repubblica di Venezia li arrestano ma le autorità ecclesiastiche dicono che loro non avevano giurisdizione sui membri della Chiesa, e dovevano quindi consegnarli alle autorità della Chiesa per giudicarli.
Venezia si oppose dicendo che l’autorità della Chiesa era su questioni teologiche, non su reati secolari (come il furto). In quest’ultimo caso ricadono sotto la giurisdizione dello Stato.
Alla risposta negativa di Venezia, la Chiesa scomunica tutta la città ( = interdetto); la città di Venezia è quindi interdetta dal celebrare cerimonie religiose come la messa.
La questione viene risolta da Enrico 4 re di Francia, che media fra i due per legittimarsi come sovrano. Infatti, prende in carico i due sacerdoti e li consegna al papa.
Questo apre da una parte un conflitto istituzionale, dall’altra si fa uso della storia per interpretare questo conflitto.
Questa disputa innesca un ampio dibattito a Venezia sui rapporti fra Chiesa e Stato, in particolare sui limiti del potere della Chiesa all’interno dello Stato.
Il protagonista di ciò è Paolo Sarpi, un padre servita, ma anche il consulente giuridico della Repubblica. Da una parte scrive il trattato dell’Interdetto spiegando le ragioni di Venezia, dall’altro scrive una storia del concilio tridentino (pubblicato a Londra, poichè quest’opera non poteva essere pubblicata in nessuna parte d’Italia, neanche a Venezia, poiché a prescindere le opere che volevano essere pubblicate dovevano passare per l’Indice).
Sarpi legittima la separazione fra l’autorità del pontefice e quella degli Stati. Storia + diritto + teologia = per Sarpi sono le discipline necessarie a gestire/parlare di questa questione.
Oltre a scrivere, Sarpi dà dei pareri giuridici (i consulti), in cui sviluppa una teoria della separazione fra potere politico e Chiesa (riferimento al De Regno Italiae).
Sarpi inizierà anche un’opera sulla podestà dei principi (mai finita), ma la sua opera più famosa è la sua Storia del Concilio di Trento.
La riposta cattolica ai centuriatori:
1619 = pubblicazione degli Annali Ecclesiastici di Cesare Baronio, risposta cattolica ai centuriatori.
cosa dice l’Editto di Nantes:
Editto di Nantes (1598) = provvedimento legislativo emanato nel 1598 dal re Enrico 4° di Francia per porre fine alle guerre di religione. Legittima la presenza dei calvinisti in Francia; Uno degli articoli era che potessero essere giudicati da un tribunale misto, cattolici e protestanti.
Storia del Concilio di Trento (Sarpi): confronto Sarpi e Guicciardini:
Sarpi fu il primo a riflettere sulla necessità di scrivere una storia di un evento religioso.
Inizia con la descrizione del metodo con cui scrive la storia; non lo fa con gli atti del concilio, ma và a cercare tutte le fonti (anche le lettere), per scoprire i “maneggi” (magheggi).
Vuole far capire le cause del concilio, perché è durato 18 anni, perché è stato bloccato. Dice poi che non è mosso da ideologie/interpretazioni, ma mira solo a raccontare i fatti. (in realtà sappiamo che ha una sua
interpretazione).
Sarpi non ha letto solo Sigonio, ma anche le altre opere sulla storia d’Italia, come Guicciardini.
Vi è un’affinità fra ciò che dice Sarpi di Leone 10 e ciò che scriveva Guicciardini.
Sarpi scrive che Leone sarebbe stato un perfetto pontefice se avesse unito alle sue caratteristiche da umanista, la pietà e la conoscenza delle cose religiose.
Guicciardini tempo prima su Leone, scrive che alla sua morte aveva deluso, dato che non era stato in grado dal punto di vista morale di essere un buon pontefice.
Sono entrambi ritratti negativi che sottolineano la capacità umanistica di Leone 10 insieme alla sua relazione con l’eredità paterna dei Medici, che riflettono sull’incapacità però di essere un vero pontefice.
La differenza è che Sarpi sottolinea che Leone non è stato capace di usare la religione come strumento del potere. Già Machiavelli considerava la religione ‘strumento del regno’, che anche i pontefici devono usare per governare (> in Sarpi non c’è un giudizio solo morale).
Sarpi, parte di un movimento interno al cattolicesimo (i Servi di Maria), critica il centralismo monarchico del papa ed è messo all’indice più volte. Esistono infatti movimenti di tensione anche internamente al cattolicesimo.
differenze fra l’opera di Baronio e di quella di Sarpi:
se:
* gli Annali di Cesare Baronio esaltano le origini mitiche della Chiesa
* quella di Sarpi mette in discussione uno degli eventi su cui la nuova Chiesa si stava costruendo, il Concilio.
l’Italia del ‘700:
molti cambiamenti dovuti principalmente al fatto che la Spagna entra in crisi. Allenta quindi la sua presa sulla penisola, che viene sostituita da altri Stati/istituzioni.
inoltre, una delle prerogativa dell’illuminismo fu la diffusione del ripensamento del rapporto fra le istituzioni dello Stato e la Chiesa, sia nei paesi cattolici che in quelli protestanti.
Poi abbiamo le guerre di successione, che si combattono soprattutto fuori dall’Italia, ma che hanno una rilevanza strategica per l’Italia.
guerra di successione spagnola:
La Guerra di Successione Spagnola (1701-1714) fu un grande conflitto europeo scoppiato per decidere chi avrebbe ereditato il trono di Spagna dopo la morte senza eredi di Carlo 2° di Spagna.
Carlo 2°, ultimo re della dinastia Asburgo di Spagna, morì nel 1700 senza figli. Nel suo testamento lasciò il trono a Filippo d’Angiò, nipote del re di Francia Luigi 14°. Questo avrebbe reso la Spagna e la Francia troppo potenti, cosa che preoccupava gli altri stati europei, in particolare:
* Austria (che voleva il trono per un proprio candidato, l’arciduca Carlo d’Asburgo)
* Inghilterra e Olanda (temevano che Francia e Spagna unite fossero troppo forti)
Si formarono così due schieramenti:
1. Francia e Spagna (a favore di Filippo d’Angiò, futuro Filippo 5° di Spagna)
2. Austria, Inghilterra, Olanda e altri stati europei (a favore dell’arciduca Carlo)
La guerra si combatté in tutta Europa, ma anche nelle colonie americane. In Italia fu un campo di battaglia importante, con scontri tra francesi e austriaci.
* Gli Asburgo d’Austria ottennero il controllo del nord Italia (Milano, Mantova, Napoli e Sardegna).
* La Spagna perse molti territori italiani che finirono sotto il dominio austriaco.
La guerra finì con la firma della Pace di Utrecht (1713) e del Trattato di Rastadt (1714):
* Filippo 5° rimase re di Spagna, ma dovette rinunciare a unire la Spagna alla Francia.
* L’Austria ottenne il dominio su gran parte dell’Italia (Milano, Napoli, Sardegna e i Paesi Bassi spagnoli).
* Il Ducato di Savoia ricevette la Sicilia (poi scambiata con la Sardegna nel 1720).
conseguenze per l’Italia e per il modo di scrivere storia della guerra di successione spagnola:
- Fine del dominio spagnolo in Italia: la Spagna perse quasi tutti i suoi possedimenti italiani.
- Inizio del dominio austriaco: gli Asburgo governarono su gran parte della penisola.
- Ascesa del Ducato di Savoia: ricevette la Sicilia e poi la Sardegna, diventando un regno (Regno di Sardegna), primo passo verso l’unificazione dell’Italia nel 19° secolo.
> finisce il controllo spagnolo sull’Italia e inizia quello dell’impero asburgico.
Nel momento in cui la Spagna perde il potere nella penisola italiana e al suo posto arriva l’impero, penetrano in italia le idee illuministe che invece in altri posti. sono frenati dalle istituzioni controriformistiche.
Penetrando le idee, cambia anche il modo di fare storia, per 2 motivi:
* c’è più libertà (sempre nei limiti della censura anche imperiale)
* si fa strada il conflitto giurisdizionale > la questione dell’insofferenza di alcuni monarchi per la presenza nei loro territori di istituzioni che avvocavano a sé un’autorità indipendente dal potere monarchico.
perchè l’impero concede più libertà e il dominio spagnolo no?
Già a partire dal medioevo la Chiesa romana aveva concesso autonomia sia al sovrano di Spagna sia a quello di Francia, ma la Chiesa, proprio perché sotto il controllo della monarchia, era parte integrante del potere assoluto dei sovrani; per cui i sovrani non toccavano i privilegi della chiesa di natura fiscale, della loro presenza all’interno della società etc.
La rivoluzione scoppierà in Francia perché pur con l’assolutismo i privilegi della chiesa erano rimasti intatti (cosa che non accade ad esempio in austria, in cui la chiesa viene vista non come un sostegno alla monarchia ma come un ostacolo).
‘l’italia è una mescolanza fra il concetto di patria dei romani e le idee importate da fuori’
la presenza della Prussia nell’impero asburgico:
Nel ‘700 l’impero asburgico è cambiato; l’impero non controlla tutto il territorio, ma al suo interno è presente la Prussia, che sfida l’autorevolezza degli asburgo all’interno dell’impero.
guerra di successione polacca:
La Guerra di Successione Polacca fu un conflitto scoppiato per decidere chi dovesse diventare re di Polonia dopo la morte di Augusto 2° di Polonia.
Alla morte di Augusto II (1733), c’erano due candidati al trono:
1. Stanislao (sostenuto da Francia e Spagna), già re in passato e suocero del re di Francia Luigi XV.
2. Augusto 3° di Sassonia (sostenuto da Austria e Russia), figlio del re defunto e preferito dagli Asburgo.
Poiché la Polonia era una monarchia elettiva (il re veniva scelto dalla nobiltà), la Francia e la Spagna volevano imporre Stanislao, mentre Austria e Russia volevano Augusto III per mantenere il loro controllo sulla Polonia.
In Italia, la guerra fu combattuta soprattutto tra francesi e spagnoli da una parte, e austriaci dall’altra.
Nel 1735, la Francia e l’Austria trovarono un accordo, chiudendo la guerra.
* Augusto 3° diventò re di Polonia, sostenuto da Austria e Russia.
* Stanislao ricevette il Ducato di Lorena, che alla sua morte sarebbe passato alla Francia.
* La Spagna ottenne Napoli e la Sicilia, governati da Carlo di Borbone (futuro Carlo 3° di Spagna).
* L’Austria perse Napoli e la Sicilia, ma ricevette il Ducato di Parma e Piacenza.
conseguenze per l’Italia della guerra di successione polacca:
- Il Regno di Napoli e Sicilia diventò indipendente sotto Carlo di Borbone, separandosi dall’Austria.
- Gli Asburgo persero il sud Italia, ma ottennero il Ducato di Parma.
- La Spagna tornò ad avere influenza in Italia, grazie al dominio borbonico a Napoli e Sicilia.
> la guerra riguardava la Polonia, ma cambiò gli equilibri in Italia. Gli Asburgo persero il sud Italia, mentre la Spagna tornò protagonista con la dinastia borbonica.
conseguenze della Guerra di Successione Polacca in Toscana:
Il Granducato di Toscana era governato dagli ultimi membri della dinastia dei Medici, ma l’ultimo granduca, Gian Gastone de’ Medici, non aveva eredi. Ciò significava che, alla sua morte, il Granducato avrebbe avuto bisogno di un nuovo sovrano.
Durante la guerra, le grandi potenze decisero di assegnare la successione toscana ai Lorena, una dinastia vicina agli Asburgo d’Austria.
1737: Gian Gastone de’ Medici morì e, come stabilito nel Trattato di Vienna (1738), il Granducato di Toscana passò a Francesco Stefano di Lorena, marito di Maria Teresa d’Austria.
Da quel momento, la Toscana passò sotto l’influenza austriaca, diventando parte dell’Impero Asburgico.
guerra di successione austriaca:
La Guerra di Successione Austriaca fu un grande conflitto europeo nato per decidere chi dovesse governare l’Impero Asburgico dopo la morte dell’imperatore Carlo 6° d’Asburgo.
Carlo 6° morì nel 1740 senza figli maschi, lasciando come erede sua figlia Maria Teresa d’Austria. Per garantire la sua successione, Carlo 6° aveva fatto approvare la Prammatica Sanzione (una legge che permetteva a una donna di ereditare il trono).
Ma alla sua morte, diverse potenze europee rifiutarono di riconoscere Maria Teresa e cercarono di approfittare della situazione per prendere territori austriaci.
Gli schieramenti erano:
1. A favore di Maria Teresa: Austria, Inghilterra, Russia, Regno di Sardegna
2. Contro Maria Teresa: Francia, Spagna, Prussia, Napoli, Baviera
La guerra si combatté in tutta Europa, ma anche in Italia. Qui, Austria e Regno di Sardegna lottarono contro Spagna e Francia per il controllo di vari territori.
Dopo anni di guerra, nessuno riuscì a ottenere una vittoria decisiva, e nel 1748 si firmò la Pace di Aquisgrana > L’Austria restò la potenza dominante nel nord Italia, mantenendo il controllo della Lombardia.
L’Austria restò la potenza dominante nel nord Italia, mantenendo il controllo della Lombardia.
La Spagna tornò in Italia, ottenendo Parma e rafforzando la sua influenza sulla penisola.
Il Regno di Sardegna si espanse in parte della Lombardia, ponendo le basi per la futura unificazione italiana.
Alcuni territori italiani sotto il controllo di dinastie, come gli asburgo, ricevono così l’influenza di un nuovo modo di pensare il governo dello Stato, influenzato a sua volta dalla filosofia illuminista.
cos’è il dispotismo illuminato?
Nasce l’idea di un nuovo modo di governare che prende il nome di Dispotismo Illuminato.
Dispotismo = il peggiore dei governi, un governo diretto e assoluto, nasce di per sè come termine negativo, tipo di politica delle monarchia assolute
Illuminato = tale governo basa però la propria politica sui principi illuministi.
> sarà la politica di alcuni sovrani nel ‘700; si concentra su 3 aspetti
* l’amministrazione della giustizia (vedi la questione dell’Interdetto)
* il potere del re su tutto il territorio
* la questione di una tassazione più efficiente e che coinvolga la maggior parte della popolazione
questi aspetti sono quelli in cui i sovrani, sin dal 400, trovano maggiore difficoltà per imporre il proprio potere contro i poteri locali (ex. la nobiltà, le comunità cittadine, le corporazioni, la Chiesa).
Questi 3 principi si scontrano contro i princìpi su cui si era costruita la società di antico regime, come il fatto che nell’ant reg non vi fosse una giustizia uguale per tutti, con tribunali gestiti in modo locale (Ex. i tribunali gestiti dalla chiesa), era difficile tassare in modo equo e proporzionale, l’educazione della popolazione (fino a quel momento nei paesi cattolici era demandata agli ordini religiosi).
Tuttavia, c’era bisogno della storia che legittimasse queste nuove politiche, soprattutto poiché ad esempio in Italia lo Stato della Chiesa era ancora forte. > nuovo modo di fare storia che entra così in conflitto con le idee ecclesiastiche.
conseguenze del dispotismo illuminato:
cambia il modo di pensare e fare politica; ciò accade prima di tutto in Francia, Prussia…, non in Italia, che non è più il centro culturale.
Queste idee però circolano per l’Europa (la circolazione delle info è più ampia rispetto a prima, grazie alla nascita delle riviste/giornali).
Ex. nel 1685, in cui in Francia si revoca l’editto di Nantes; vengono espulsi gli ugonotti, e dopo l’espulsione nascono vari gruppi di ugonotti in tutta Europa. Ciò fa in modo che molti giornali francesi si spargono in tutta europa attraverso cui circolano info e notizie.
Tali giornali non si occupano solo di letteratura, ma appunto anche di politica.
I sovrani accolgono queste idee non perché sono tutti illuminati, ma perché vogliono usarle. Esse spingono a un superamento dei legami sociali tradizionali e a un ripensamento dello stato e delle sue tecniche di governo.
la giustizia:
I sovrani sono detti ‘despoti’ (da dispotismo illuminato), assoluti; sciolti (latino) dalle leggi.
Per accentrare il potere dovevano toglierlo ad esempio alla nobiltà; essa amministrava la giustizia in autonomia.
Le cariche amministrative infatti all’epoca erano vendute e acquistate da chi poteva permettersele, non c’erano ancora i concorsi pubblici.
I sovrani desiderano togliere l’amministrazione della giustizia a questi, per consegnarla a figure dipendenti dello Stato > il sovrano vuole in controllo diretto sull’amministrazione della giustizia, al fine di usarla contro i nobili che vogliono ad esempio ribellarsi.
la questione giurisdizionale:
chi ha il potere/il diritto di governare cosa?
ci sono cittadini che hanno diritti diversi perché appartengono a un determinato ceto?
Lo Stato inizia a pensare di prendersi il diritto di governare le cose che prima erano governate dalla Chiesa; istituire istituzioni con cui dare un’educazione sganciata dalle scuole (che erano all’epoca tutte cattoliche).
giustizia e giurisdizione sono legati; non viene più tollerato che tribunali ecclesiastici si occupino di questioni temporali, che dovevano invece essere sotto il governo dello Stato.
le tasse:
C’erano però bisogno di finanziamenti per realizzare ciò, e per cui vi è una riforma della tassazione, tassazione che era sia diretta che indiretta (ogni anno lo Stato decideva di che somma aveva bisogno, e tale somma veniva divisa nelle varie province. Il regno, non avendo un apparato burocratico, dava questo compito all’amministrazione (che appunto erano nobili che avevano comprato le cariche), che quindi favoriscono il proprio ceto > abbiamo fasce di popolazione cariche di tasse e fasce completamente prive.
L’agricoltura e il commercio erano i comparti strategici per i regni.
Lo stato deve capire la quantità dei terreni presenti nel territorio e di chi sono; nasce così il ‘catasto’, ovvero la misurazione dei terreni posseduti da ciascun suddito. Ciò permette alle varie monarchie di conoscere il reale patrimonio delle singole famiglie e di poter pensare di mettere una tassa su ogni terreno > sviluppo dell’agricoltura, poiché i proprietari capiscono che se investono sui propri terreni, avranno un guadagno con cui sopperire alla tassa.
Il primo esperimento sul catasto viene fatto nel ducato di Milano, che dopo la guerra di successione spagnola è di proprietà dell’Austria.
Muratori e Leibniz:
mentre lavorava come bibliotecario aiuterà dei ricercatori tedeschi, in particolare Leibniz, che facevano delle ricerche genealogiche.
la disputa di Comacchio:
Disputa di Comacchio: disputa fra ducato di Ferrara e lo Stato della Chiesa.
il duca d’Este e poi l’Austria avevano occupato la città di Comacchio, che era parte dello Stato della Chiesa ma che in origine era parte del ducato di Ferrara. Ferrara rivendica Comacchio come proprietà della famiglia d’Este.
Per dimostrare che Comacchio appartiene a una delle due, sono chiamati storici che devono ricercare chi aveva la giurisdizione su questa città.
L’impero interviene nella disputa dalla parte di Ferrara.
Inizia così la questione del conflitto fra Stato e Chiesa > origini del dispotismo illuminato.
Comacchio era importante, pur essendo piccolissima, per l’economia di Ferrara e per questo la voleva.
una metodologia usata da Muratori:
quella dei Maurini: usare il metodo della moderna filologia per analizzare i testi antichi; distinguere i documenti veri dai falsi costruendo una cronologia dei documenti, in cui quelli più antichi erano considerati più autorevoli > già introdotto da Valla con la dimostrazione della falsa donazione di Costantino.
Fontanini e Muratori:
Presto la questione di Comacchio diventa una discussione sul potere temporale della Chiesa.
Inizialmente i primi documenti pubblicati sulla questione erano anonimi per paura della censura.
Il primo documento è di Fontanini (membro della Chiesa) ed è a favore della Chiesa; a questo risponde Muratori con un altro documento.
- Fontanini fa risalire il potere della chiesa su quel territorio al momento in cui i longobardi hanno conquistato quei territori e donati poi al papa; tutto confermato dal Ludoviciano, riportati da Sigonio (che in realtà lo aveva falsificato) e Baronio.
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Muratori: cita Sigonio, che invece aveva falsificato il Ludovicianum. Vari ministri estensi passati e presenti dicono che gli imperatori hanno mantenuto per sé stessi diritti che li rendessero più autorevoli rispetto al papa su certi territori.
Così il potere degli Estensi è legittimato poiché gli Estensi sono vassalli dell’imperatore. > la storia come elemento legittimante.
Dice che anche Sigonio non era mai stato censurato.