4) appunti: Muratori: Flashcards

1
Q

le 3 questioni nell’Italia del ‘600:

A
  1. nel periodo della guerra dei 30 anni, il nord italia entra in guerre con la Valtellina e Monferrato. Erano tutti territori che servivano a collegare i territori spagnoli con quelli imperiali > scontro strategico. Attraverso la Valtellina gli spagnoli portavano a nord europa le truppe.
  2. crisi Venezia, che perde l’ultima colonia che le era rimasta (Creta), presa dall’impero ottomano.
  3. Luigi 14, che vuole limitare la presenza spagnola e imperiale e quindi è spinto a confrontarsi con i principali alleati con la spagna; bombarda quindi il ponte di Genova, strappa un pezzo di Ducato di Savoia, si intromette nelle politiche religiose dello stesso ducato attraverso la persecuzione della minoranza dei Valdesi.

In questo contesto la Chiesa ha una presa sempre più forte sulla penisola.

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2
Q

L’interdetto:

A

L’interdetto > ripropone scontro stato-chiesa. (1606-1607):
Nel 1606 due sacerdoti vengono accusati di furto, le autorità della Repubblica di Venezia li arrestano ma le autorità ecclesiastiche dicono che loro non avevano giurisdizione sui membri della Chiesa, e dovevano quindi consegnarli alle autorità della Chiesa per giudicarli.

Venezia si oppose dicendo che l’autorità della Chiesa era su questioni teologiche, non su reati secolari (come il furto). In quest’ultimo caso ricadono sotto la giurisdizione dello Stato.

Alla risposta negativa di Venezia, la Chiesa scomunica tutta la città ( = interdetto); la città di Venezia è quindi interdetta dal celebrare cerimonie religiose come la messa.

La questione viene risolta da Enrico 4 re di Francia, che media fra i due per legittimarsi come sovrano. Infatti, prende in carico i due sacerdoti e li consegna al papa.

Questo apre da una parte un conflitto istituzionale, dall’altra si fa uso della storia per interpretare questo conflitto.

Questa disputa innesca un ampio dibattito a Venezia sui rapporti fra Chiesa e Stato, in particolare sui limiti del potere della Chiesa all’interno dello Stato.

Il protagonista di ciò è Paolo Sarpi, un padre servita, ma anche il consulente giuridico della Repubblica. Da una parte scrive il trattato dell’Interdetto spiegando le ragioni di Venezia, dall’altro scrive una storia del concilio tridentino (pubblicato a Londra, poichè quest’opera non poteva essere pubblicata in nessuna parte d’Italia, neanche a Venezia, poiché a prescindere le opere che volevano essere pubblicate dovevano passare per l’Indice).

Sarpi legittima la separazione fra l’autorità del pontefice e quella degli Stati. Storia + diritto + teologia = per Sarpi sono le discipline necessarie a gestire/parlare di questa questione.

Oltre a scrivere, Sarpi dà dei pareri giuridici (i consulti), in cui sviluppa una teoria della separazione fra potere politico e Chiesa (riferimento al De Regno Italiae).

Sarpi inizierà anche un’opera sulla podestà dei principi (mai finita), ma la sua opera più famosa è la sua Storia del Concilio di Trento.

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3
Q

La riposta cattolica ai centuriatori:

A

1619 = pubblicazione degli Annali Ecclesiastici di Cesare Baronio, risposta cattolica ai centuriatori.

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4
Q

cosa dice l’Editto di Nantes:

A

Editto di Nantes (1598) = provvedimento legislativo emanato nel 1598 dal re Enrico 4° di Francia per porre fine alle guerre di religione. Legittima la presenza dei calvinisti in Francia; Uno degli articoli era che potessero essere giudicati da un tribunale misto, cattolici e protestanti.

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5
Q

Storia del Concilio di Trento (Sarpi): confronto Sarpi e Guicciardini:

A

Sarpi fu il primo a riflettere sulla necessità di scrivere una storia di un evento religioso.

Inizia con la descrizione del metodo con cui scrive la storia; non lo fa con gli atti del concilio, ma và a cercare tutte le fonti (anche le lettere), per scoprire i “maneggi” (magheggi).

Vuole far capire le cause del concilio, perché è durato 18 anni, perché è stato bloccato. Dice poi che non è mosso da ideologie/interpretazioni, ma mira solo a raccontare i fatti. (in realtà sappiamo che ha una sua
interpretazione).

Sarpi non ha letto solo Sigonio, ma anche le altre opere sulla storia d’Italia, come Guicciardini.

Vi è un’affinità fra ciò che dice Sarpi di Leone 10 e ciò che scriveva Guicciardini.

Sarpi scrive che Leone sarebbe stato un perfetto pontefice se avesse unito alle sue caratteristiche da umanista, la pietà e la conoscenza delle cose religiose.

Guicciardini tempo prima su Leone, scrive che alla sua morte aveva deluso, dato che non era stato in grado dal punto di vista morale di essere un buon pontefice.

Sono entrambi ritratti negativi che sottolineano la capacità umanistica di Leone 10 insieme alla sua relazione con l’eredità paterna dei Medici, che riflettono sull’incapacità però di essere un vero pontefice.

La differenza è che Sarpi sottolinea che Leone non è stato capace di usare la religione come strumento del potere. Già Machiavelli considerava la religionestrumento del regno’, che anche i pontefici devono usare per governare (> in Sarpi non c’è un giudizio solo morale).

Sarpi, parte di un movimento interno al cattolicesimo (i Servi di Maria), critica il centralismo monarchico del papa ed è messo all’indice più volte. Esistono infatti movimenti di tensione anche internamente al cattolicesimo.

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6
Q

differenze fra l’opera di Baronio e di quella di Sarpi:

A

se:
* gli Annali di Cesare Baronio esaltano le origini mitiche della Chiesa
* quella di Sarpi mette in discussione uno degli eventi su cui la nuova Chiesa si stava costruendo, il Concilio.

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7
Q

l’Italia del ‘700:

A

molti cambiamenti dovuti principalmente al fatto che la Spagna entra in crisi. Allenta quindi la sua presa sulla penisola, che viene sostituita da altri Stati/istituzioni.

inoltre, una delle prerogativa dell’illuminismo fu la diffusione del ripensamento del rapporto fra le istituzioni dello Stato e la Chiesa, sia nei paesi cattolici che in quelli protestanti.

Poi abbiamo le guerre di successione, che si combattono soprattutto fuori dall’Italia, ma che hanno una rilevanza strategica per l’Italia.

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8
Q

guerra di successione spagnola:

A

La Guerra di Successione Spagnola (1701-1714) fu un grande conflitto europeo scoppiato per decidere chi avrebbe ereditato il trono di Spagna dopo la morte senza eredi di Carlo 2° di Spagna.

Carlo 2°, ultimo re della dinastia Asburgo di Spagna, morì nel 1700 senza figli. Nel suo testamento lasciò il trono a Filippo d’Angiò, nipote del re di Francia Luigi 14°. Questo avrebbe reso la Spagna e la Francia troppo potenti, cosa che preoccupava gli altri stati europei, in particolare:
* Austria (che voleva il trono per un proprio candidato, l’arciduca Carlo d’Asburgo)
* Inghilterra e Olanda (temevano che Francia e Spagna unite fossero troppo forti)

Si formarono così due schieramenti:
1. Francia e Spagna (a favore di Filippo d’Angiò, futuro Filippo 5° di Spagna)
2. Austria, Inghilterra, Olanda e altri stati europei (a favore dell’arciduca Carlo)

La guerra si combatté in tutta Europa, ma anche nelle colonie americane. In Italia fu un campo di battaglia importante, con scontri tra francesi e austriaci.
* Gli Asburgo d’Austria ottennero il controllo del nord Italia (Milano, Mantova, Napoli e Sardegna).
* La Spagna perse molti territori italiani che finirono sotto il dominio austriaco.

La guerra finì con la firma della Pace di Utrecht (1713) e del Trattato di Rastadt (1714):
* Filippo 5° rimase re di Spagna, ma dovette rinunciare a unire la Spagna alla Francia.
* L’Austria ottenne il dominio su gran parte dell’Italia (Milano, Napoli, Sardegna e i Paesi Bassi spagnoli).
* Il Ducato di Savoia ricevette la Sicilia (poi scambiata con la Sardegna nel 1720).

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9
Q

conseguenze per l’Italia e per il modo di scrivere storia della guerra di successione spagnola:

A
  1. Fine del dominio spagnolo in Italia: la Spagna perse quasi tutti i suoi possedimenti italiani.
  2. Inizio del dominio austriaco: gli Asburgo governarono su gran parte della penisola.
  3. Ascesa del Ducato di Savoia: ricevette la Sicilia e poi la Sardegna, diventando un regno (Regno di Sardegna), primo passo verso l’unificazione dell’Italia nel 19° secolo.

> finisce il controllo spagnolo sull’Italia e inizia quello dell’impero asburgico.

Nel momento in cui la Spagna perde il potere nella penisola italiana e al suo posto arriva l’impero, penetrano in italia le idee illuministe che invece in altri posti. sono frenati dalle istituzioni controriformistiche.

Penetrando le idee, cambia anche il modo di fare storia, per 2 motivi:
* c’è più libertà (sempre nei limiti della censura anche imperiale)
* si fa strada il conflitto giurisdizionale > la questione dell’insofferenza di alcuni monarchi per la presenza nei loro territori di istituzioni che avvocavano a sé un’autorità indipendente dal potere monarchico.

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10
Q

perchè l’impero concede più libertà e il dominio spagnolo no?

A

Già a partire dal medioevo la Chiesa romana aveva concesso autonomia sia al sovrano di Spagna sia a quello di Francia, ma la Chiesa, proprio perché sotto il controllo della monarchia, era parte integrante del potere assoluto dei sovrani; per cui i sovrani non toccavano i privilegi della chiesa di natura fiscale, della loro presenza all’interno della società etc.

La rivoluzione scoppierà in Francia perché pur con l’assolutismo i privilegi della chiesa erano rimasti intatti (cosa che non accade ad esempio in austria, in cui la chiesa viene vista non come un sostegno alla monarchia ma come un ostacolo).

‘l’italia è una mescolanza fra il concetto di patria dei romani e le idee importate da fuori’

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11
Q

la presenza della Prussia nell’impero asburgico:

A

Nel ‘700 l’impero asburgico è cambiato; l’impero non controlla tutto il territorio, ma al suo interno è presente la Prussia, che sfida l’autorevolezza degli asburgo all’interno dell’impero.

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12
Q

guerra di successione polacca:

A

La Guerra di Successione Polacca fu un conflitto scoppiato per decidere chi dovesse diventare re di Polonia dopo la morte di Augusto 2° di Polonia.

Alla morte di Augusto II (1733), c’erano due candidati al trono:
1. Stanislao (sostenuto da Francia e Spagna), già re in passato e suocero del re di Francia Luigi XV.
2. Augusto 3° di Sassonia (sostenuto da Austria e Russia), figlio del re defunto e preferito dagli Asburgo.

Poiché la Polonia era una monarchia elettiva (il re veniva scelto dalla nobiltà), la Francia e la Spagna volevano imporre Stanislao, mentre Austria e Russia volevano Augusto III per mantenere il loro controllo sulla Polonia.

In Italia, la guerra fu combattuta soprattutto tra francesi e spagnoli da una parte, e austriaci dall’altra.

Nel 1735, la Francia e l’Austria trovarono un accordo, chiudendo la guerra.
* Augusto 3° diventò re di Polonia, sostenuto da Austria e Russia.
* Stanislao ricevette il Ducato di Lorena, che alla sua morte sarebbe passato alla Francia.
* La Spagna ottenne Napoli e la Sicilia, governati da Carlo di Borbone (futuro Carlo 3° di Spagna).
* L’Austria perse Napoli e la Sicilia, ma ricevette il Ducato di Parma e Piacenza.

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13
Q

conseguenze per l’Italia della guerra di successione polacca:

A
  1. Il Regno di Napoli e Sicilia diventò indipendente sotto Carlo di Borbone, separandosi dall’Austria.
  2. Gli Asburgo persero il sud Italia, ma ottennero il Ducato di Parma.
  3. La Spagna tornò ad avere influenza in Italia, grazie al dominio borbonico a Napoli e Sicilia.

> la guerra riguardava la Polonia, ma cambiò gli equilibri in Italia. Gli Asburgo persero il sud Italia, mentre la Spagna tornò protagonista con la dinastia borbonica.

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14
Q

conseguenze della Guerra di Successione Polacca in Toscana:

A

Il Granducato di Toscana era governato dagli ultimi membri della dinastia dei Medici, ma l’ultimo granduca, Gian Gastone de’ Medici, non aveva eredi. Ciò significava che, alla sua morte, il Granducato avrebbe avuto bisogno di un nuovo sovrano.

Durante la guerra, le grandi potenze decisero di assegnare la successione toscana ai Lorena, una dinastia vicina agli Asburgo d’Austria.

1737: Gian Gastone de’ Medici morì e, come stabilito nel Trattato di Vienna (1738), il Granducato di Toscana passò a Francesco Stefano di Lorena, marito di Maria Teresa d’Austria.

Da quel momento, la Toscana passò sotto l’influenza austriaca, diventando parte dell’Impero Asburgico.

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15
Q

guerra di successione austriaca:

A

La Guerra di Successione Austriaca fu un grande conflitto europeo nato per decidere chi dovesse governare l’Impero Asburgico dopo la morte dell’imperatore Carlo 6° d’Asburgo.

Carlo 6° morì nel 1740 senza figli maschi, lasciando come erede sua figlia Maria Teresa d’Austria. Per garantire la sua successione, Carlo 6° aveva fatto approvare la Prammatica Sanzione (una legge che permetteva a una donna di ereditare il trono).

Ma alla sua morte, diverse potenze europee rifiutarono di riconoscere Maria Teresa e cercarono di approfittare della situazione per prendere territori austriaci.

Gli schieramenti erano:
1. A favore di Maria Teresa: Austria, Inghilterra, Russia, Regno di Sardegna
2. Contro Maria Teresa: Francia, Spagna, Prussia, Napoli, Baviera

La guerra si combatté in tutta Europa, ma anche in Italia. Qui, Austria e Regno di Sardegna lottarono contro Spagna e Francia per il controllo di vari territori.

Dopo anni di guerra, nessuno riuscì a ottenere una vittoria decisiva, e nel 1748 si firmò la Pace di Aquisgrana > L’Austria restò la potenza dominante nel nord Italia, mantenendo il controllo della Lombardia.

L’Austria restò la potenza dominante nel nord Italia, mantenendo il controllo della Lombardia.
La Spagna tornò in Italia, ottenendo Parma e rafforzando la sua influenza sulla penisola.

Il Regno di Sardegna si espanse in parte della Lombardia, ponendo le basi per la futura unificazione italiana.

Alcuni territori italiani sotto il controllo di dinastie, come gli asburgo, ricevono così l’influenza di un nuovo modo di pensare il governo dello Stato, influenzato a sua volta dalla filosofia illuminista.

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16
Q

cos’è il dispotismo illuminato?

A

Nasce l’idea di un nuovo modo di governare che prende il nome di Dispotismo Illuminato.

Dispotismo = il peggiore dei governi, un governo diretto e assoluto, nasce di per sè come termine negativo, tipo di politica delle monarchia assolute

Illuminato = tale governo basa però la propria politica sui principi illuministi.

> sarà la politica di alcuni sovrani nel ‘700; si concentra su 3 aspetti
* l’amministrazione della giustizia (vedi la questione dell’Interdetto)
* il potere del re su tutto il territorio
* la questione di una tassazione più efficiente e che coinvolga la maggior parte della popolazione

questi aspetti sono quelli in cui i sovrani, sin dal 400, trovano maggiore difficoltà per imporre il proprio potere contro i poteri locali (ex. la nobiltà, le comunità cittadine, le corporazioni, la Chiesa).

Questi 3 principi si scontrano contro i princìpi su cui si era costruita la società di antico regime, come il fatto che nell’ant reg non vi fosse una giustizia uguale per tutti, con tribunali gestiti in modo locale (Ex. i tribunali gestiti dalla chiesa), era difficile tassare in modo equo e proporzionale, l’educazione della popolazione (fino a quel momento nei paesi cattolici era demandata agli ordini religiosi).

Tuttavia, c’era bisogno della storia che legittimasse queste nuove politiche, soprattutto poiché ad esempio in Italia lo Stato della Chiesa era ancora forte. > nuovo modo di fare storia che entra così in conflitto con le idee ecclesiastiche.

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17
Q

conseguenze del dispotismo illuminato:

A

cambia il modo di pensare e fare politica; ciò accade prima di tutto in Francia, Prussia…, non in Italia, che non è più il centro culturale.

Queste idee però circolano per l’Europa (la circolazione delle info è più ampia rispetto a prima, grazie alla nascita delle riviste/giornali).

Ex. nel 1685, in cui in Francia si revoca l’editto di Nantes; vengono espulsi gli ugonotti, e dopo l’espulsione nascono vari gruppi di ugonotti in tutta Europa. Ciò fa in modo che molti giornali francesi si spargono in tutta europa attraverso cui circolano info e notizie.

Tali giornali non si occupano solo di letteratura, ma appunto anche di politica.

I sovrani accolgono queste idee non perché sono tutti illuminati, ma perché vogliono usarle. Esse spingono a un superamento dei legami sociali tradizionali e a un ripensamento dello stato e delle sue tecniche di governo.

18
Q

la giustizia:

A

I sovrani sono detti ‘despoti’ (da dispotismo illuminato), assoluti; sciolti (latino) dalle leggi.

Per accentrare il potere dovevano toglierlo ad esempio alla nobiltà; essa amministrava la giustizia in autonomia.

Le cariche amministrative infatti all’epoca erano vendute e acquistate da chi poteva permettersele, non c’erano ancora i concorsi pubblici.

I sovrani desiderano togliere l’amministrazione della giustizia a questi, per consegnarla a figure dipendenti dello Stato > il sovrano vuole in controllo diretto sull’amministrazione della giustizia, al fine di usarla contro i nobili che vogliono ad esempio ribellarsi.

19
Q

la questione giurisdizionale:

A

chi ha il potere/il diritto di governare cosa?

ci sono cittadini che hanno diritti diversi perché appartengono a un determinato ceto?

Lo Stato inizia a pensare di prendersi il diritto di governare le cose che prima erano governate dalla Chiesa; istituire istituzioni con cui dare un’educazione sganciata dalle scuole (che erano all’epoca tutte cattoliche).

giustizia e giurisdizione sono legati; non viene più tollerato che tribunali ecclesiastici si occupino di questioni temporali, che dovevano invece essere sotto il governo dello Stato.

20
Q

le tasse:

A

C’erano però bisogno di finanziamenti per realizzare ciò, e per cui vi è una riforma della tassazione, tassazione che era sia diretta che indiretta (ogni anno lo Stato decideva di che somma aveva bisogno, e tale somma veniva divisa nelle varie province. Il regno, non avendo un apparato burocratico, dava questo compito all’amministrazione (che appunto erano nobili che avevano comprato le cariche), che quindi favoriscono il proprio ceto > abbiamo fasce di popolazione cariche di tasse e fasce completamente prive.

L’agricoltura e il commercio erano i comparti strategici per i regni.

Lo stato deve capire la quantità dei terreni presenti nel territorio e di chi sono; nasce così il ‘catasto’, ovvero la misurazione dei terreni posseduti da ciascun suddito. Ciò permette alle varie monarchie di conoscere il reale patrimonio delle singole famiglie e di poter pensare di mettere una tassa su ogni terreno > sviluppo dell’agricoltura, poiché i proprietari capiscono che se investono sui propri terreni, avranno un guadagno con cui sopperire alla tassa.

Il primo esperimento sul catasto viene fatto nel ducato di Milano, che dopo la guerra di successione spagnola è di proprietà dell’Austria.

21
Q

Muratori e Leibniz:

A

mentre lavorava come bibliotecario aiuterà dei ricercatori tedeschi, in particolare Leibniz, che facevano delle ricerche genealogiche.

22
Q

la disputa di Comacchio:

A

Disputa di Comacchio: disputa fra ducato di Ferrara e lo Stato della Chiesa.
il duca d’Este e poi l’Austria avevano occupato la città di Comacchio, che era parte dello Stato della Chiesa ma che in origine era parte del ducato di Ferrara. Ferrara rivendica Comacchio come proprietà della famiglia d’Este.

Per dimostrare che Comacchio appartiene a una delle due, sono chiamati storici che devono ricercare chi aveva la giurisdizione su questa città.

L’impero interviene nella disputa dalla parte di Ferrara.

Inizia così la questione del conflitto fra Stato e Chiesa > origini del dispotismo illuminato.

Comacchio era importante, pur essendo piccolissima, per l’economia di Ferrara e per questo la voleva.

23
Q

una metodologia usata da Muratori:

A

quella dei Maurini: usare il metodo della moderna filologia per analizzare i testi antichi; distinguere i documenti veri dai falsi costruendo una cronologia dei documenti, in cui quelli più antichi erano considerati più autorevoli > già introdotto da Valla con la dimostrazione della falsa donazione di Costantino.

24
Q

Fontanini e Muratori:

A

Presto la questione di Comacchio diventa una discussione sul potere temporale della Chiesa.

Inizialmente i primi documenti pubblicati sulla questione erano anonimi per paura della censura.

Il primo documento è di Fontanini (membro della Chiesa) ed è a favore della Chiesa; a questo risponde Muratori con un altro documento.

  1. Fontanini fa risalire il potere della chiesa su quel territorio al momento in cui i longobardi hanno conquistato quei territori e donati poi al papa; tutto confermato dal Ludoviciano, riportati da Sigonio (che in realtà lo aveva falsificato) e Baronio.
  2. Muratori: cita Sigonio, che invece aveva falsificato il Ludovicianum. Vari ministri estensi passati e presenti dicono che gli imperatori hanno mantenuto per sé stessi diritti che li rendessero più autorevoli rispetto al papa su certi territori.
    Così il potere degli Estensi è legittimato poiché gli Estensi sono vassalli dell’imperatore. > la storia come elemento legittimante.
    Dice che anche Sigonio non era mai stato censurato.
25
perchè Sigonio è il riferimento di Muratori?
Se Guicciardini non **mette in dubbio il potere della chiesa**, Sigonio lo fa, per questo è lui l’autore di riferimento di **Muratori**.
26
la metodologia usata per le Antichità Estensi:
Dopo la disputa, che cominciava a far interessare Muratori alle questioni storiche, M. compose le ***Antichità Estensi***. Qui, incontra un’altra metodologia: quella **tedesca**; la incontra attraverso lo **scambio con Leibniz** (che era appassionato di genealogia e stava anche lui facendo ricerche sulla famiglia dei duchi tedeschi il cui ramo si era intrecciato a un certo punto con quello degli Estensi).
27
Rerum italicarum scriptores:
***Rerum italicarum scriptores*** = opera che inizia a parlare di **questioni rilevanti alla storia d’Italia**; per cui viene pubblicata a Milano, dato che Milano, dopo la guerra di successione spagnola, era una città imperiale. Anche perché a Milano cominciano a coagulare i finanziamenti per stampare opere a più volumi. Questa raccolta diventa la base per gli ***Annali d’Italia*** (dall’**era volgare** = cioè l’era **dopo Cristo**). **Fino al '500** perchè c’era già l’opera di Guicciardini che descriveva la storia d’Italia dal 1492 in poi.
28
la questione degli Hannover:
la storia fatta dai diversi intellettuali all’interno del sacro romano impero era una storia che serviva anche a mettere in evidenza i poteri giurisdizionali dei singoli principi, per cui **le diverse storie che venivano scritte all’interno del mondo tedesco servivano a regolamentare i rapporti fra le istituzioni che vivevano all’interno dell’impero** (*chi aveva il potere su x città*…). Per questo Leibniz scrive la storia della famiglia degli **Hannover**. Questa questione non era neutra, ma aveva conseguenze di natura giurisdizionale e di natura identitaria (trovare un’origine al di là delle radici romane) > la storia per Muratori. Inevitabilmente **questo tipo di scrivere storia, una volta portato in Italia va a incrociarsi con la questione religiosa**.
29
le fonti di Muratori:
Nelle sue opere Muratori attinge alle fonti e ai documenti che aveva trovato nelle sue ricerche, ma userà anche documenti che poi si scoprirà falsi.
30
Muratori e Sigonio:
Muratori sarà poi autore della pubblicazione dell’**opera omnia** di **Sigonio**. Anche la scelta di pubblicare Sigonio è un'**azione politica** > dimostrare che **già nel ‘500 vi erano autori che mettevano in discussione le questioni di cui si parlava nel ‘700**. Successivamente verranno pubblicate le **censure/gli attacchi alle opere di Sigonio**. Alcuni volumi contenevano anche le **risposte di Sigonio alle censure**. In realtà, tutte le risposte sono un **falso**, dato che contengono **anacronismi**, e soprattutto perchè **non si hanno i manoscritt**i in cui sono testimoniate tali risposte. Le risposte poi pubblicate in realtà sono state **scritte da Muratori come un ulteriore attacco alla Chiesa**.
31
Gli Annali d'Italia:
Dopo la disputa di Comacchio Muratori comincia ad interessarsi sempre di più della storia e pubblica 3 raccolte di fonti, utili al trovare la documentazione che legittimi la giurisdizione del duca d’Este su Comacchio: Va indietro fino alle conquiste barbariche e se queste conquiste fossero poi state cedute al pontefice. Gli Annali d’Italia sono un **tentativo di storia d’Italia** basata sulle opere precedenti che aveva composto. Pur arrivano inizialmente al ‘500, **in realtà nel 1749 poi M. completerà l’opera fino alla contemporaneità** ma è poco interessante tranne l’ultima parte dell’ultimo volume. introduzione: * richiama molti temi affrontati in **Machiavelli** e **Sigonio** * spiega la sua **metodologia** e la **sua idea di storia** nelle Antichità, aveva scritto che **l’italia ha bisogno di una storia datta da una persona che conosce le antiche cronache ed è amante della verità**. Qui, dice che alla fine ci ha pensato lui dato che **la divina Provvidenza glielo ha concesso**. Dice che **non si occupa della storia della chiesa di Dio**, poichè ci ha giò pensato **Baronio** con la sua Historia Ecclesiastica, pubblicata nel 600 e poi completata da altri. Manca invece una **storia civile** (tuttavia, noi sappiamo che **è impossibile scrivere una storia civile d’italia senza incrociarla con la storia della chiesa**). Per cui, è come se Muratori dicesse che **non si occuperà della storia della chiesa "in spiritualibus", ma ne parlerà per ciò che riguarda gli aspetti che influenzano la questioni civili**.
32
la novità di Muratori:
Importante il fatto che Muratori introduce un’esigenza di un **nuovo modo di fare storia**, tipicamente **illuminista**, cioè che **ogni informazione deve essere corredata dalla fonte, dalla bibliografia** (cosa che, Muratori dice, non faceva Sigonio). In realtà **Sigonio** aveva fatto una **lista degli autori da cui aveva preso le informazioni**. Muratori critica i predecessori, dato che c’è un problema di fonti; **guerre, epidemie, scontri hanno cancellato le fonti** ed **è difficile ricostruire il passato**. **I barbari poi non ritenevano importante scrivere la loro storia** o **conservare il passato**; per fortuna è sopravvissuta la ***historia longobardorum***, altrimenti non avremmo quasi nulla. **Muratori è il primo a porsi il problema della mancanza di fonti**. Inoltre, c’è il problema di **datare le fonti che si hanno**; è impossibile collocarle cronologicamente. Tutta questa questione sulla verità però cade nel momento in cui la storia diventa politica, come in questo caso. > la **storia** per Muratori non deve essere veritiera ma **deve portare acqua al suo mulino**. Spesso gli storici sono parziali, per cui è difficile o impossibile arrivare alla verità; perché **gli storici scrivono parte della storia in base alla propria ideologia** (di cui **lui stesso è colpevole**). Nel momento in cui mancano le fonti, gli storici hanno inventato; soprattutto la storia dei secoli in cui i barbari sono arrivati è piena, ma non tanto la secolare quanto l’ecclesiastica (la storia della chiesa ha riempito di documenti falsi la sua storia in quel tempo, che è il tempo in cui si è affermata la sua autorità temporale). Inoltre, Muratori prende ciò che hanno scritto i suoi predecessori, facendosi ispirare, ma **rimescola quelle informazioni con nuove questioni e nuovi modi, alla luce dell'illuminismo**. Se da una parte mette la **discussione dell'impossibilità di raggiungere la verità**, ma il verosimile o il **persuasivo** (cioè ciò che ci convince), dall'altra c'è una **presa di posizione politica contro un certo tipo di cristianesimo**. Svilupperà anche il concetto della funzione che la storia ha nella costruzione di una comunità nazionale; le **popolazioni barbare** sono ***fondatrici*** **dei regni nazionali**.
33
il problema della verità storica:
come distinguere il **vero** dal **falso**? Muratori rimanda alla scuola **filosofica scettica**, in particolare ***Carneade***; pur non potendo raggiungere la verità storica assoluta, possiamo raggiungere ciò che è più **probabile** e **verosimile**. Lo scetticismo prende particolarmente piede in Europa in questo periodo; uno dei filosofi scettici più importante della storia moderna è il francese **Montagne**.
34
la questione del Ludoviciano:
Riporta il Ludoviciano per parlare della questione degli **imperatori che concedono il potere** (Ludoviciano che era prova principale per sostenere il potere temporale della chiesa): dice che è **ritenuto un falso da molti** fra cui da padre Pago, critico di Baronio. Anche per Muratori è un falso, ma lo dice non perché filoimperiale o perché protestante, ma solo perché è **figlio di Dio** (Muratori era un prete) e quindi deve sempre preferire la **verità** alla bugia. Non solo il documento del Ludoviciano è **privo di data e informazioni**, ma anche il suo contenuto. **È impossibile che Ludovico concedesse al papa territori di cui non aveva la disponibilità, dato che appartenevano all'imperatore d'oriente**, come la **Sicilia.** **L'imperatore d'Occidente non poteva donare al papa territori di altri.** Da una parte Muratori mette in discussione il Ludoviciano, ponendosi come storico obiettivo, smontandolo attraverso questioni formali e questioni politiche. Dice che se il documento è **vero nella sua generalità** (cioè c'è effettivamente stata una donazione), tutti **quei territori sono stati poi interpolati all'interno del documento** quando la chiesa nel secolo 11 aveva avanzato delle pretese sulla Sicilia. Noi sappiamo che c'è un documento originale del Ludoviciano secondo la versione tradizionale. Il testo di Muratori non passa inosservato alla censura ecclesiastica, che non ha potere su Milano, essendo una città imperiale, ma viene almeno attaccata dalla chiesa (attacco anonimo da un uomo vicino alla curia romana).
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la conclusione degli Annali d'Italia:
Muratori nelle ultime pagine dell'ultimo volume (1749) pubblica una risposta a ciò a mò di conclusione della sua opera: **esalta ancora una volta il mestiere dello storico**. Muratori viene **accusato di essere filoimperiale**, ma si difende dicendo che lui è solo un ***cercatore della verità***. Da una parte dice che non c'è bisogno di questi annali, poiché se un imperatore è ingiusto può mettere in discussione quando vuole il potere della Chiesa, dall'altra che **gli antichi diritti sono stabiliti**, altrimenti sarebbe il caos. **la storia ricostruisce questi diritti e queste relazioni di potere e dà giustizia a ciò che realmente è successo**. elimina documenti che legittimano pretese false, come il Ludoviciano, e legittima il potere di altre autorità come l'impero.
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la 'Francogallia' e le sue radici:
1573 = pubblicazione del testo ‘***Francogallia***’ del giurista ugonotto francese **Francois Hotman**. La Francogallia è un’opera in latino in cui vengono descritte le **origini delle istituzioni francesi**, origini ritrovate dal momento in cui il popolo dei **Franchi** attraversa il Reno ed arrivato nel territorio dei **galli**, non li stermina ma **costruisce con loro le istituzioni del loro regno**. Radici non più galliche o romane, ma radici che erano una **mescolanza** in cui non emergeva una monarchia assoluta (come quella della francia del tempo con Carlo 9) ma **istituzioni assembleari attraverso le quali governare il regno, e che legittimavano il re**. Era un’opera nazionalista, che voleva mostrare sì le origini della nazione, ma che cercava anche di rispondere ai conflitti religiosi che stavano infiammando la Francia. Il filosofo Foucault (inizio ‘900) dedicò un corso al collège de France dal titolo ‘bisogna difendere la società’; tale corso rifletteva sulle origini del razzismo europeo nelle sue diverse forme, si occupava della questione dell’affermarsi dei nazionalismi, ma anche dell’origine dei miti di fondazione delle diverse nazioni europee che si erano alimentati grazie all’uso della storia. Guardava al 1500 come l’epoca in cui il modo di fare storia si era trasformato in questo senso, e parte del corso era dedicata alla Francogallia. Il modo di fare storia qui cambia perché le vecchie istituzioni vengono spazzate via dai conflitti religiosi; dopo questi conflitti tutto cambia poiché **la riforma non è una questione solo di natura teologica, ma investe moltissimi ambiti** fra cui l’organizzazione sociale, la giurisprudenza… La storia così diventa necessaria per ricostruire la legittimità politica e religiosa delle vecchie istituzioni (della monarchia francese, degli stati italiani, dell’impero, della chiesa romana) (c’è da dire che lo stesso F. utilizzava la storia, per cui non sempre le sue fonti sono attendibili, ma le teorie che ha creato ci forniscono strumenti utili per interpretare il passato. ). Quest'ora era inimmaginabile prima del 1700, poiché non c’era prima una divisione. Per Facoult queste sono opere non storiche, ma di diritto pubblico. All’epoca della loro pubblicazione infatti non c’erano ancora le costituzioni, i poteri dei monarchi etc. si fondavano per cui non su un documento, ma sulla tradizione (e quindi sulla storia; ricostruire la storia di un determinato popolo significa anche legittimare il potere). La storia non è più una storia che ricostruisce una continuità di un popolo che lì vive e si sviluppa e conquista altri popoli, come la storia di Roma. Ma **ci si rende conto che i popoli conquistati non smettono di esistere, e quindi la storia è la storia di una mescolanza, di un mosaico di popoli**. Non a caso Machiavelli nel 1° cap del principe sottolinea che esistano sia **principati ereditari basati sul sangue**, sia quelli **nuovi basati sulla conquista**. Già quindi lui è interprete di un’epoca di profonde trasformazioni, e così la storia si adatta a queste trasformazioni. **La storia è la storia di più popoli che si succedono e con le conquiste hanno la necessità di adattare le istituzioni**.
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perchè il 1573 è un anno importante?
Il 1573 fu un anno particolare per la Francia, poiché l’anno prima avvenne la ***notte di San Bartolomeo***, notte in cui i **protestanti** che erano riuniti a Parigi per le nozze di Enrico di Navarra vengono **sterminati** dai cattolici. E’ l’evento più traumatico per i protestanti francesi, che ancora nel ‘700 ritrarranno come l’evento più traumatico della loro storia.
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i cambiamenti che attraversa l'Italia nell'età moderna:
Anche l’Italia attraversa queste trasformazioni (che sono sia politiche e istituzionali, sia religiose); inizia con i cambiamenti politici (arrivo di Carlo 8 in Italia + questione dello **scontro fra le due superpotenze nella penisola italiana**, che dura fino al 1559, in cui non solo intervengono le due superpotenze, ma anche l’impero di Carlo 5. Contemporaneamente si intrecciano alle questioni politiche, si intreccia la **questione religiosa** > inquisizione, indice, costruzione di un apparato propagandistico capace di rispondere agli attacchi luterani, che non erano solo di origine teologica e nazionale, ma anche di origine storica.) La Chiesa di roma deve rispondere a questo conflitto con una sua storia, che dimostri che la chiesa di roma è quella voluta da Cristo. Le **guerre d’Italia** avevano prodotto l’**affermazione dello stato della Chiesa come territoriale**; prima c’era già ma lo stato della C. non aveva un ruolo centrale a livello politico, poiché occupata nei suoi conflitti interni. La Chiesa aveva infatti perso pezzi (ex. Bologna era governata dalla famiglia dei Bentivoglio…); a partire dalle guerre d’Italia, Cesare Borgia fa in modo che la chiesa diventi protagonista della politica italiana.
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i tratti comuni dei 4 autori studiati:
Tutti e 4 gli autori che abbiamo studiato scrivono **contro la legittimità ecclesiastica "in temporalibus"**, e sono consapevoli del fatto che **ricostruire una storia delle istituzioni italiane fondata su Roma avrebbe legittimato il potere della Chiesa**; bisogna quindi piuttosto ricostruirla sull’arrivo dei **barbari**. > **ribaltano la visione della storia d’italia**, che tradizionalmente si basava su una continuità romana e che aveva riconosciuto nella crisi della virtù romana, la crisi della penisola italiana a cui l’umanesimo cercava di rimediare riscoprendo l’antica virtù contro il medioevo barbaro. I 4 riscoprono invece lo snodo barbarico, e a partire da questi autori (che si leggono progressivamente a vicenda, pur non citandosi) si costruisce una tradizione della storia della penisola italiana nuova, che fa sì che **le origini italiane non siano autoctone, ma dei franchi, germani, longobardi** > visione 'anti etnica'. Pur non esistendo un Italia a livello politico, già dal ‘500 si capisce che c’è un **sentimento italiano molto forte**;
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2 diritti pubblici a confronto:
2 diritti pubblici a confronto: * la storia della **chiesa** che attraverso la legittimità delle diverse donazioni pretende un’**autorità in temporalibus** in alcune parti della penisola e in spiritualibus su tutta la penisola * la storia degli **storici**, che a partire da Machiavelli e poi in maniera più violenta con Sigonio e Muratori, che **smonta la legittimità delle donazioni** > nasce l’idea che il potere della chiesa fosse sempre stato in spiritualibus e che **non vi sia alcuna legittimità originale del potere temporale** (che nel tempo è stato concesso a causa di ***incidenti***).
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esiste una storia 'neutrale'?
**no**, lo scrivere storia non è mai neutrale; è sì una scienza, ma una ‘***scienza dello spirito***’, in cui il nostro spirito influenza il nostro modo di fare storia.