3) appunti: Sigonio: Flashcards

1
Q

modi in cui cambia lo scrivere la storia d’Italia dopo l’istituzione dell’indice:

A

Progressivamente il modo di scrivere si ideologizza, cioè va a servizio delle ideologie in campo. Ciò è così anche oggi, si pensi al fascismo con l’idealizzazione dell’impero romano (la storia monumentale di Nietzsche > la storia che costruisce una comunità).

Già nel ‘500 molti regni costruiscono le loro storie per esaltare il proprio paese; esse ricostruiscono un determinato tipo di passato e molte di esse guardano non tanto al passato romano, ma cercano una loro via. Tale via la riconoscono nelle popolazioni barbariche (Ex. in Olanda, in Francia).

Nel mondo cattolico e protestante, vengono applicate l’idea di ricostruzione delle radici antichissime delle loro istituzioni, e dall’altra l’idea che ogni deviazione da una storia lineare debba essere riconosciuta come anomala. > scontro fra 2 nazionalismi.

A partire da questo periodo quindi, il conflitto è fra due ideologie; già Machiavelli e Guicciardini dissero che descrivere in un certo modo le origini della chiesa metteva in crisi la sua autorità.

!! = se prima del 1559 c’era una relativa libertà nello scrivere storia e ciò era limitata solo dalle necessità contingenti dei singoli autori (ex. Machiavelli non scrive della crisi dei Medici e ferma la sua storia al ‘92 per suoi motivi personali), dopo il ‘59, con l’istituzione dei libri proibiti e la centuria di Magdeburgo, ciò non è più possibile.

Inoltre, novità era che l’inquisizione potesse intervenire in tutta la penisola. Ad esempio, con Giordano Bruno, che era stato arrestato a Venezia e solo poi arso vivo a Roma.

Mentre prima dell’inquisizione, Valla scappò da Roma e non potè quindi essere punito in nessun modo.

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2
Q

perchè Sigonio è importante?

A

perchè la sua opera rappresenta il primo scontro diretto fra istituzioni ecclesiastiche ed uno storico.

> scrivere storia nell’età della controriforma (nuovo modo di scrivere storia).

Sigonio. diceva ‘è meglio occuparsi di storia greca e romana, perché creano meno problemi’.

Giulio 2° aveva rafforzato la presa su Bologna, motivo per cui erano circa 60 anni che le istituzioni bolognesi erano sotto la presa cattolica.

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3
Q

biografia di Sigonio:

A

Nasce a Modena intorno al 1520;

Carlo, al contrario di M. e G., era uno storico di professione.

C. era un professore universitario; era esperto di storia romana e greca.

Non si accontenta più di studiare le fonti classiche scritte come Livio e Cicerone, ma si specializza anche nello studio delle fonti archeologiche e delle iscrizioni.

In questo periodo si controlla se i professori fosse vicini alle ideologie della chiesa oppure se promuovessero idee ortodosse. Muovendosi dall’insegnare nella repubblica di venezia (Padova) allo stato della chiesa (Bologna), il controllo ecclesiastico era molto più forte.

La vita di C. cambia nel 1568, quando ricevette l’incarico di scrivere una storia di Bologna (modello = Livio con Roma).

C. non si rifà alla storia longobarda come Annio da Viterbo, ma alla storia dei barbari e delle altre civiltà preromane.

La storia scritta da Sigonio non verrà fatta uscire, giudicata non esaltante delle ideologie ecclesiastiche.

Venendo bloccata la storia di Bologna, Sigonio ripropone però il suo schema con il De Regno Italiae (565-1199); questo è il primo tentativo di costruire una storia d’Italia nel medioevo.

Dopo 4 anni dal De Regno Italiae, nel ‘78 (in cui scrive il prequel del De regno italiae, il De occidentali imperio), viene incaricato da Gregorio 13 di scrivere una storia ecclesiastica che fosse capace di rispondere alla storia luterana dei centuriatori.

Ciò perché il papa, bolognese, sosteneva la carriera di Sigonio.

Sigonio scrive i libri e li presenta, ma non riceve risposta. Il papa voleva sostenerlo, ma i suoi critici no.

Alla fine il suo incarico verrà bloccato.

Pubblica poi il De occidentali imperio (fine ‘200 - 1565); e quindi, si occupa anche del periodo di Costantino della donazione.

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4
Q

De Regno Italiae: la questione dei barbari:

A

Il Regno d’Italia è dedicata a Giacomo Boncompagni, il figlio del papa.
Tale trattato comincia con Sigonio che spiega che C. usa un nuovo metodo, che gli permette di scrivere una storia più vicina al vero; per trovare le fonti usate per ricostruire in maniera esatta la storia del regno, è entrato in case di famiglie.

il 1° libro si apre con l’affermazione che dopo che l’imp rom era decaduto, prima i longobardi, poi i franchi e poi i germani, portarono in Italia la libertà. Riprende quindi ciò che era stato censurato per la storia di Bologna (qui stranamente non viene censurato, ma riesce a venire pubblicato).

pur essendo un grande esperto di storia romana, C. sceglie di costruire una storia che non inizia con l’esaltazione delle virtutes romane, ma con i barbari; lo fa perché ciò è funzionale a discutere le questioni del suo tempo, che è ciò che davvero gli interessa. Ciò gli permette di ripensare l’autorità della chiesa, che affondava le radici nella donazione di Costantino e quindi nel potere romano (gli stessi simboli clericali sono diretti discendenti dei costumi romani).

In questo modo, l’impianto ideologico dell’opera è già disegnato. Già Machiavelli aveva fatto una cosa simile. Il vertice di questo filone è proprio Sigonio, poco conosciuto perché scrive solo in latino, e non in italiano.

C. esalta i longobardi, e poi anche l’arrivo dei Franchi, guidati prima da Pipino e poi da Carlo Magno. Carlo conquista i territori che verranno poi dati al papa > ancora una volta l’idea che il potere temporale della chiesa non sia derivato dalla donazione di Costantino, ma dai franchi.

Pur avendo donato i franchi ai pontefici i territori, i pontefici su quei territori hanno mantenuto solo un governo amministrativo; la vera autorità è sempre rimasta nelle mani degli imperatori del sacro romano impero.

Ciò viene fatto da C. non dicendolo, ma inserendo nella sua trattazione dei documenti che lo sostiene originali, fra cui il cosiddetto ‘Privilegio Ludoviciano’, documento attraverso cui il figlio di Carlo Magno Ludovico il Pio aveva donato i territori alla chiesa.

In un altro pezzo del De regno Italiae, parlante dell’anno 797 d.C., in cui l’impero era passato dai franchi ai germani. Qui si parla della regolarizzazione dei poteri.

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5
Q

il ‘Privilegio Ludoviciano’:

A

Questo documento per le autorità ecclesiastiche sosteneva le autorità pontificie, ma Sigonio pubblica il documento aggiungendo delle modifiche: trasforma ciò che era l’aggettivo ‘vostro’ in ‘nostro’ in rapporto ai diritti che i pontefici avevano sui territori donati.

Nella versione modificata da Sigonio, in pratica, per Ludovico, che parla nel pezzo di documento, riguardo al diritto, principato e dominio, l’autorità è ‘nostra’, cioè dell’imperatore. Non del pontefice, come era scritto nel testo originale.

Quindi Sigonio pratica una piccola falsificazione, come fa Annio da Viterbo, che Sigonio aveva sicuramente letto.

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6
Q

l’opera di Sigonio arrivò fuori dall’Italia?

A

Sappiamo grazie a delle lettere che Sigonio dovette **cambiare alcuni passi **dell’opera, ma riuscì a farla stampare anche fuori dall’Italia.

Ciò è strano poiché Machiavelli diceva cose simili ed era stato bandito; sicuramente giravano copie clandestine però.

Pur riuscendo a far pubblicare il testo, Sigonio comincia ad essere guardato con sospetto e criticato.

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7
Q

il censore di Sigonio:

A

straordinario che il censore parli dell’”essere italiano” di Sigonio nel 1500, quando l’italia non c’era, e che questo problema per il censore sia un problema di natura nazionale, politica.

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8
Q

l’origine delle istituazioni italiane secondo Sigonio:

A

Sigonio sarà anche autore di una nuova idea delle auctoritas italiane, che sarà poi buttata via. Per Sigonio, l’origine delle istituzioni italiane è successiva a quelle romane.

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9
Q

De Regno Italiae: la questione della donazione:

A

Nella 1° versione non inserisce la questione della donazione per non mettersi nei casini, ma la chiesa lo obbliga a farlo nella 2° edizione.

In realtà, c’è un braccio di ferro fra Sigonio e i censori; questi, guidati dall’importante cardinale Sirleto, vogliono che Sigonio inserisca il testo della donazione, ma Sigonio si oppone.

Sigonio scrive un pamphlet contro la donazione, ma nonostante ciò viene costretto ad inserirla nell’Occidentali Imperio.

Lo fa però pubblicandola nel testo con un font più grande, come se fosse un qualcosa di appiccicato nell’opera.

il censore scrive di aver ricevuto i primi fogli mandati da Sigonio, che parlavano di Costantino. Il capo della censura dice che ad occuparsene devono essere i censori locali delle città.

Dice che c’è qualche problema che impedisce che l’opera venga mandata a stampare; il fatto che C. abbia inserito la donazione, ma lo abbia fatto in un contesto che dimostra la sua falsità.

Riscrive anche alcuni capitoli della storia di Bologna per far uscire la sua opera, ma non ci riuscirà.

In Europa Sigonio subirà la damnatio memoriae, ma fuori avrà successo.

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10
Q

Historia Bononiensis:

A

Per Sigonio scrivere la storia di Bologna significa riconoscere quando la città ha ottenuto la sua libertà; ciò avviene per Sigonio nel momento in cui i Franchi e i Germani sono scesi in Italia e hanno posto il loro impero.

Questa storia però si intreccia con la nascita delle istituzioni ecclesiastiche. Come combinare le due cose?

La storia di Bologna verrà bloccata dalla pubblicazione; Sigonio non si dà per vinto e applica la stessa formula per la storia del regno d’Italia (inteso come il territorio a nord della penisola fino a benevento).

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11
Q

De Regno Italiae come ‘storia nazionale’:

A

Come è possibile che gli altri popoli che hanno maltrattato l’italia durante le guerre d’italia abbiano delle opere che raccontino la loro storia, e l’italia no? > tentativo di pensare ad una storia nazionale (pur fondata da nazioni straniere).

Novità di Sigonio è che non c’è un orgoglio autoctono nella sua storia (non va ad onorare i romani), ma è consapevole che il regno era stato instaurato da nazioni straniere.

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12
Q

la nascita delle istituzioni ecclesiastiche per Sigonio:

A

differenza con Guicciardini e Machiavelli > loro riprendono una storia dell’Italia ma con l’obiettivo di scrivere una storia della chiesa. Per Sigonio non è così.

Anche Sigonio riflette però sulla nascita delle istituzioni ecclesiastiche;

Nel De regno Italiae Sigonio spiega che il papa era vassallo dell’imperatore. Infatti Carlo Magno dà lui il diritto di governare alcuni aspetti dei territori, ma per sé mantiene il diritto, il principato e la giurisdizione.

Tuttavia, questa è una speculazione, non abbiamo fonti a riguardo. Sigonio si basa su un documento pubblicato dopo, il Ludovicianum. Lo riporta anche, cambiando però degli aspetti (falsificazione).

Sigonio completa l’azione con un altro passaggio, descrivendo il potere dei pontefici durante l’ultima fase, quando il potere passa dai franchi ai germani. C’erano due autorità, ma non avevano la stessa autorità: il pontefice non aveva l’imperium, il loro potere non aveva alcuna legittimità storica.

I censori inizialmente cercano di impedire l’uscita dell’opera ma Sigonio riesce a farla pubblicare a Venezia.

Circolano vari giudizi molto critici sull’opera. Ex. lettera del censore ad un amico di Sigonio.

Dato che non si voleva pubblicare il De Regno Italia se non contenesse la donazione di Costantino, Sigonio in un’altra opera fa ciò:

De occidentali imperio: smonta la donazione di Costantino, che mette in discussione la sua ricostruzione storica. La giudica apocrifa, cosa che aveva anche detto Guicciardini.

Alla fine Sigonio cede, aggiunge la donazione di Costantino al De regno italiae, ma con un font più grande, per dimostrare che è un contenuto estraneo alla sua narrazione.

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13
Q

la protezione di Sigonio:

A

Sigonio era protetto da un cardinale, Paleotti (era anche vescovo di Bologna), che cerca di proteggerlo.

Inoltre, il papa era bolognese (Ugo Boncompagni - Gregorio 13).

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14
Q

il progetto ideologico in Sigonio:

A

Sigonio viene considerato l’ultimo grande storico erede dell’umanesimo italiano; l’ultimo grande critico delle fonti, punito dalle autorità ecclesiastiche proprio poiché vuole sostenere la verità delle fonti contro l’ideologia della chiesa di Roma.

In realtà però c’è un progetto ideologico anche Sigonio (ex. la falsificazione del Ludoviciano, l’esaltazione dei barbari) > sono 2 modi diversi per scrivere la storia d’Italia.

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15
Q

l’idea di Sigonio sul potere temporale della Chiesa: De republica Hebraeorum:

A

Anche le autorità ecclesiastiche erano consapevoli che la donazione di Costantino era un documento problematico (dato che era stato dimostrato falso molte volte), bisognava trovare una nuova strategia per legittimare l’autorità temporale dei pontefici.

Inizia a infiltrarsi l’idea nella curia che il potere temp della chiesa andasse difeso perché derivante dal suo ruolo di mediatrice fra Dio e la società.

Infatti a un certo punto uno dei membri dell’Indice scrive contro Sigonio dicendo che già nei vangeli c’è la legittimazione del potere temporale.

Sigonio riflette su questo; inizia a pensare che, una volta smontato l’incontro coi franchi e coi germani, smontata la donazione, va smontato anche il pensiero che sia stato Dio stesso a legittimare il potere temporale dei pontefici.

Per fare ciò, analizza il modello per eccellenza dell’organizzazione ecclesiastica, cioè un passo della Bibbia.

Scrive infatti un trattato sulle istituzioni politiche e religiose degli antichi ebrei (1582).

Nella prefazione, Sigonio dice di aver scritto l’opera in quanto interessato alla storia degli ebrei, utile per comprendere e completare la storia della chiesa che gli era stata commissionata nel 1578.

Tuttavia, già nel 1574 un teologo calvinista a Ginevra pubblica un’opera sulle istituzioni politiche ebraiche, e nell’introduzione scrive che Sigonio aveva già pensato a un’opera come la sua.

Per cui, in realtà Sigonio era già intenzionato a scrivere un’opera su questo tema ben prima che gli venisse commissionata la storia della chiesa.

Se San Tommaso diceva che l’autorità era divisa in 3, per Sigonio invece era divisa in 2 (sua libera interpretazione con fonte principale la Bibbia): la vita religiosa (questioni sacre) e la disciplina civile (questioni profane).

Fin dalle origini, da quando l’uomo ha ricevuto il primo patto con Dio, lì già era contenuta la separazione dei due poteri (la Chiesa sosteneva invece che la legge di Dio aveva legittimato il potere temporale).

L’opera di Sigonio ha ricevuto una critica molto puntale che si è trasmessa in vari codici. I Censori di Roma, pubblicate le opere, scrissero una serie di critiche a queste opere.
Le pubblicarono in 5 manoscritti editi nel ‘500.

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