1. La Dimensione Collettiva delle Relazioni di Lavoro (5-7) Flashcards

1
Q

Che cos’è il contratto collettivo di lavoro?

A

È un accordo tra gruppi di lavoratori e datori di lavoro, che tutela interessi collettivi attraverso l’autonomia privata.

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2
Q

Chi stipula il contratto collettivo di lavoro?

A

È stipulato da sindacati dei lavoratori e sindacati dei datori di lavoro (contratto collettivo nazionale, provinciale o territoriale), o da un singolo datore di lavoro (contratto collettivo aziendale).

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3
Q

Quali interessi sono tutelati dai contratti collettivi?

A

Gli interessi tutelati sono di natura collettiva, non solo individuale: Il contratto collettivo può avere lo scopo di regolare i rapporti di lavoro nel suo ambito di applicazione (retribuzione, orario di lavoro, ferie, permessi, sanzioni disciplinari, licenziamento) ovvero di regolare i rapporti tra le stesse parti stipulanti (diritti sindacali, diritti d’informazione e consultazione sindacale).

Quindi regolare rapporti di lavoro e diritti sindacali.

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4
Q

Quali sono le tre parti del contratto collettivo?

A

Parte normativa (Disposizioni che disciplinano i rapporti individuali di lavoro)

parte economica (costituita dalle tabelle dei minimi retributivi)

parte obbligatoria (Disciplina i rapporti tra le parti stipulanti)

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5
Q

Qual è la differenza tra le controversie individuali e collettive e quale procedura si applica per ciascuna?

A

Le controversie individuali (la violazione delle disposizioni nella parte normativa) possono seguire un rito speciale del lavoro, mentre le collettive (parte obbligatoria) non hanno questa opzione. Per le collettive, si può ricorrere al giudice civile per far valere l’inadempimento contrattuale e ottenere un risarcimento.

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6
Q

Quali sono le tipologie di contratti collettivi di lavoro nell’ordinamento italiano?

A
  1. Contratto collettivo corporativo
  2. Contratto collettivo previsto dall’art. 39, comma 4, Costituzione
  3. Contratto collettivo recepito in decreti presidenziali ai sensi della Legge n. 741/1959
  4. Contratto collettivo di diritto comune (dei contratti)
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7
Q

Che cos’è il contratto collettivo corporativo?

A

È un contratto stipulato durante l’epoca fascista, secondo il diritto sindacale corporativo, ha efficacia erga omnes.

Dopo la caduta del fascismo, è stato cancellato, ma i contratti esistenti sono rimasti validi e potevano essere modificati da nuovi contratti.

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8
Q

Qual era l’intento dell’art. 39 della Costituzione per i contratti collettivi e perché non è stato attuato?

A

Voleva sostituire i contratti corporativi con nuovi contratti collettivi firmati da delegazioni sindacali di categoria registrati in pubblici uffici, con efficacia erga omnes.

Non è stato attuato in pratica perché sindacati minori temevano che avrebbe avvantaggiato la CGIL, il sindacato maggiore e di orientamento comunista.

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9
Q

Che significa avere efficacia erga omnes?

A

Si applica a tutti i rapporti di lavoro relativi alla categoria a cui si riferisce

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10
Q

Cos’è il problema causato dalla mancata attuazione della Costituzione riguardo ai contratti collettivi?

A

I contratti collettivi, secondo le leggi attuali, valgono solo per i membri delle organizzazioni che li firmano e non per tutti i lavoratori della categoria. L’articolo 1372 del codice civile stabilisce che un contratto ha forza di legge solo tra le parti coinvolte e non produce effetti su terzi. Questo significa che i contratti collettivi di diritto comune non hanno efficacia generale (“erga omnes”), a differenza di quanto previsto dall’articolo 39, comma 4, della Costituzione, che immaginava contratti collettivi con un’efficacia estesa a tutti i lavoratori di una categoria.

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11
Q

Qual è la differenza tra i contratti collettivi di diritto comune e i contratti corporativi?

A

I contratti collettivi di diritto comune non hanno efficacia erga omnes e si applicano solo ai membri delle organizzazioni che li firmano. Al contrario, i contratti corporativi avevano un’efficacia generale, cioè si applicavano a tutti i lavoratori della categoria.

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12
Q

Come si tentò di risolvere il problema della mancata attuazione della Costituzione riguardo ai contratti collettivi?

A

Si adottò la Legge Vigorelli del 1959 (legge n.741/1959, legge erga omnes), che permetteva al Governo di trasformare i contratti collettivi in decreti ufficiali validi per tutti, Sono stati emanati circa mille decreti, un numero molto alto, perché la legge includeva non solo i contratti nazionali, ma anche quelli provinciali con certe caratteristiche.

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13
Q

Quali problemi emersero durante l’applicazione della Legge Vigorelli?

A

Durante questo processo, si è capito quanto fosse complesso e vario il sistema di contratti collettivi dopo la reintroduzione della libertà sindacale.Inoltre, si è notato che i contratti erano spesso ambigui e non sempre ben strutturati, rendendo chiaro che la contrattazione collettiva era molto diversa dalla legge ufficiale.

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14
Q

Cosa succede dopo la scadenza della legge Vigorelli?

A

il periodo per emettere questi decreti è stato prorogato per15 mesi nel 1960, con una nuova legge che ha esteso la possibilità di includere anche i contratti stipulati nei dieci mesi successivi. Così, quello che doveva essere un provvedimento eccezionale e temporaneo ha iniziato a diventare più permanente, sovrapponendosi a quanto previsto dalla Costituzione.

(La delega fu prorogata e ampliata per includere anche i contratti stipulati nei dieci mesi successivi, rendendo un provvedimento temporaneo più permanente.)

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15
Q

Perché la Legge Vigorelli (legge erga omnes) è arginata e da chi?

A

La Corte Costituzionale ha deciso che legge del 1960, che permetteva ai contratti collettivi di essere applicati a tutti (anche a coloro che non erano membri dei sindacati firmatari), era incostituzionale. perché estendeva i contratti anche ai non iscritti ai sindacati firmatari, in modo diverso da quanto stabilito dalla Costituzione.

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16
Q

In che modo i contratti collettivi operano nel nostro ordinamento dopo la decisione della Corte Costituzionale?

A

Dopo questa sentenza, in Italia, i contratti collettivi sono considerati validi solo per i membri delle organizzazioni sindacali che li firmano, perché basati sul concetto di mandato. Questo significa che questi contratti non possono essere estesi automaticamente a tutti i lavoratori.

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17
Q

In quale ipotesi è applicabile un contratto collettivo se le parti del rapporto di lavoro vi fanno riferimento?

A

Se un contratto collettivo viene citato esplicitamente o implicitamente (tacitamente) nel contratto di lavoro, esso si applica anche se non è stato firmato direttamente dal lavoratore. Questo è valido se il contratto collettivo regola in parte o completamente il rapporto di lavoro.

(Un contratto collettivo è applicabile se il rapporto di lavoro è regolato, in tutto o in parte, dal contratto collettivo, anche se non è firmato direttamente dalle parti.)

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18
Q

Cosa deve fare un datore di lavoro vincolato da un contratto collettivo se un lavoratore non iscritto al sindacato ne richiede l’applicazione?

A

Se un datore di lavoro è iscritto a un sindacato e quindi vincolato da un contratto collettivo, deve applicare tale contratto anche ai lavoratori che non sono iscritti al sindacato. Il contratto collettivo è “aperto” e può essere applicato a tutti i lavoratori che rientrano nella sua area di applicazione.

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19
Q

Cosa succede se un datore di lavoro non è vincolato da alcun contratto collettivo?

A

Se un datore di lavoro non è vincolato a nessun contratto collettivo, il giudice può intervenire per garantire che i lavoratori ricevano una retribuzione giusta, basata sui principi di proporzionalità e sufficienza stabiliti dalla Costituzione. Questo può avvenire estendendo parzialmente i minimi salariali previsti dai contratti collettivi, anche se non applicabili direttamente.

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20
Q

Qual è stato il ruolo storico dei sindacati nella contrattazione collettiva e nella legislazione del lavoro?

A

I sindacati hanno sostenuto la contrattazione collettiva e hanno influenzato la politica per creare leggi a protezione del lavoro, stabilendo regole comuni per tutti i rapporti di lavoro, in linea con i principi e valori costituzionali.

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21
Q

Quando possono i contratti collettivi derogare la legge in senso peggiorativo?

A

In alcuni casi limitati, la legge permette ai contratti collettivi di fare eccezioni peggiorative rispetto alle leggi, ma solo se queste eccezioni sono esplicitamente previste. Altrimenti, le regole possono essere cambiate solo se offrono condizioni migliori per i lavoratori.

(I contratti collettivi possono derogare in senso peggiorativo solo quando previsto dalla legge, come nell’art. 2120 del codice civile. In generale, le deroghe sono ammesse solo se migliorano le condizioni dei lavoratori (derogabilità in melius).)

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22
Q

Perché la contrattazione collettiva è considerata una fonte essenziale del diritto del lavoro?

A

La contrattazione collettiva è quindi fondamentale nel diritto del lavoro perché è più “vicina” ai bisogni dei lavoratori e riflette l’autonomia del gruppo. A volte, la legge gioca un ruolo secondario rispetto ai contratti collettivi, che diventano la principale fonte di regolamentazione su questioni come orari di lavoro, salari e classificazione professionale.

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23
Q

Cosa significa il principio dell’inderogabilità in pejus del contratto collettivo?

A

Significa che le norme dei contratti collettivi non possono essere cambiate in modo sfavorevole (peggiorativo) per il lavoratore nei contratti individuali. Le clausole individuali diverse vengono automaticamente sostituite da quelle collettive

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24
Q

Perché i patti derogatori nei contratti individuali sono problematici?

A

Perché danneggiano l’unità e la solidarietà degli interessi collettivi e possono sfruttare la debolezza contrattuale dei singoli lavoratori, portandoli ad accettare condizioni peggiorative imposte dai datori di lavoro più forti.

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25
Q

Come funzionano le clausole di rinnovo e cessazione nei contratti collettivi?

A

I contratti collettivi generalmente hanno una durata determinata e cessano di avere efficacia alla scadenza pattuita. Tuttavia, diversi meccanismi possono influenzare la loro durata effettiva:

  1. Clausola di Rinnovo Tacito: in assenza di una disdetta tempestiva da parte di uno dei soggetti stipulanti entro un termine specifico, il contratto si rinnovi automaticamente per un periodo pari alla durata originale. Se la disdetta viene comunicata nei tempi previsti, il contratto termina alla scadenza.
  2. Clausola di Ultrattività Convenzionale: estende l’efficacia del contratto oltre la scadenza, fino a quando non viene stipulato un nuovo contratto.
  3. Cessazione Automatica: Se il contratto collettivo non include clausole di rinnovo tacito o ultrattività, esso cesserà automaticamente alla data di scadenza pattuita, senza possibilità di rinnovo automatico.
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26
Q

Come si gestiscono le modifiche peggiorative nei rinnovi contrattuali durante i periodi di crisi?

A

Di solito rinnovi contrattuali si risolvono in miglioramenti retributivi o normativi del trattamento dei lavoratori, pero durante i periodi di crisi o trasformazione produttiva, i contratti collettivi possono introdurre modifiche peggiorative per i lavoratori. Tuttavia, la giurisprudenza le considera valide perché il divieto di peggiorare le condizioni (principio dell’inderogabilità in pejusdel contratto collettivo) si applica solo tra un contratto collettivo e uno individuale, non tra contratti collettivi dello stesso livello.

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27
Q

Quali sono i diversi livelli di contratti collettivi e qual è il problema principale tra essi?

A
  1. Contratti generali tra grandi organizzazioni (accordi interconfederali)
  2. Contratti specifici per una categoria di lavoratori (contratti collettivi di categoria)
  3. Contratti specifici per una categoria di lavoratori in una certa area o azienda (contratti di categoria decentrati)
  4. Contratti specifici per una singola azienda (contratti aziendali)

Il problema è concorrenza tra diversi contratti collettivi che disciplinano gli stessi rapporti di lavoro. Capire come questi contratti interagiscono tra loro, soprattutto quando ci sono contratti a diversi livelli che coprono lo stesso lavoro. Non è ancora chiaro come gestire la situazione in cui un contratto di livello inferiore (ad esempio, un contratto aziendale) vuole modificare (derogabilità) le regole stabilite da un contratto di livello superiore (come un contratto nazionale di categoria).

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28
Q

Quando viene di solito stipulato il contratto collettivo aziendale e cosa deve essere stabilito?

A

Il contratto collettivo aziendale viene di norma stipulato durante il periodo di efficacia del contratto collettivo nazionale. Devono essere fissate le regole che disciplinano l’ammissibilità o meno di deroghe al trattamento economico e normativo del contratto nazionale ancora vigente.

Quindi, questo crea la necessità di stabilire se e come il contratto aziendale possa cambiare le condizioni economiche e normative stabilite dal contratto nazionale.

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29
Q

Cosa succede se le deroghe apportate dal contratto aziendale migliorano le condizioni del contratto nazionale?

A

Se le modifiche apportate dal contratto aziendale migliorano le condizioni per i lavoratori, il problema è facilmente risolvibile perché tali miglioramenti sono generalmente accettati, e più favorevole rispetto a quello del contratto collettivo nazionale di categoria.

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30
Q

Qual è il problema delle piccole imprese con i contratti collettivi nazionali?

A

Le piccole imprese spesso non possono permettersi i costi derivanti dall’applicazione del contratto collettivo nazionale di categoria.

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31
Q

Cosa suggerisce l’orientamento più recente per le deroghe peggiorative?

A

L’orientamento più recente suggerisce che le deroghe peggiorative siano ammissibili se i sindacati che stipulano il contratto aziendale sono gli stessi o simili a quelli che hanno stipulato il contratto nazionale.

32
Q

Cosa prevede Costituzione riguardo le modifiche ai contratti?

A

Prevede che le modifiche ai contratti possano essere fatte dagli stessi soggetti che hanno stipulato il contratto.

33
Q

Le deroghe peggiorative si applicano a tutti i lavoratori?

A

Sì, si applicano anche ai lavoratori non iscritti ai sindacati, poiché i sindacati rappresentano tutti i dipendenti.

34
Q

Le deroghe peggiorative possono essere retroattive?

A

No, le deroghe peggiorative non possono togliere diritti già acquisiti sotto le vecchie regole più favorevoli. (con nuove regole meno favorevoli.)

35
Q

Chi firma solitamente i contratti aziendali?

A

I contratti aziendali sono solitamente firmati sia dai sindacati di categoria sia dalle rappresentanze sindacali aziendali, che rappresentano tutti i dipendenti, indipendentemente dalla loro iscrizione a un sindacato.

36
Q

Qual è il ruolo del contratto nazionale e del contratto aziendale?

A

Il contratto nazionale stabilisce il trattamento economico minimo e trattamento economico complessivo, mentre il contratto aziendale può aggiungere incentivi (vantaggi) per migliorare la qualità e la quantità del lavoro.

37
Q

Come devono essere interpretati i contratti collettivi?

A

Bisogna considerare l’intenzione comune delle parti e il loro comportamento successivo alla firma, non solo il significato letterale delle parole, e non si possono estendere clausole da un contratto a un altro diverso senza esplicita previsione (divieto di analogia)

38
Q

Definizione di autotutela degli interessi collettivi

A

• L’autotutela degli interessi collettivi è una manifestazione essenziale dell’azione sindacale.
• Generalmente utilizzata dalle organizzazioni di parte lavoratrice, ma può essere adottata anche da quelle datoriali.

39
Q

Forme di autotutela lavorativa

A
  1. Sciopero
  2. Sciopero bianco
  3. Occupazione
  4. Blocco delle merci
  5. Boicottaggio
  6. Picchettaggio
40
Q

Autotutela datoriale

A

La serrata è l’unica forma di autotutela storicamente praticata dai datori di lavoro.

41
Q

Caratteristiche comuni delle manifestazioni di autotutela

A

• Esercizio di pressione per difendere interessi collettivi.
• Rivolte alla controparte nel conflitto sindacale, ma possono anche indirizzarsi verso altri soggetti, come il Governo (scioperi politici).

42
Q

Diritto di sciopero

A

• Garantito dall’art. 40 della Costituzione italiana «nell’ambito delle leggi che lo regolano».
• Strumento potente per l’effettività della libertà sindacale.

43
Q

Natura del diritto di sciopero

A

Diritto individuale ad esercizio collettivo: titolare è ogni singolo lavoratore, ma deve essere esercitato collettivamente.

44
Q

Modalità di sciopero

A
  1. Astensione (rifiuto di prestazione) totale dal lavoro di una collettività di lavoratori.
  2. Sciopero a singhiozzo: effettuato a intervalli frazionati di tempo.
  3. Sciopero a scacchiera: effettuato a gruppi alternati di addetti.
  4. Attività strumentali: propaganda per raccogliere adesioni, manifestazioni pubbliche, cortei interni.
45
Q

Picchettaggio

A

• L’organizzazione dagli scioperanti di una vigilanza all’ingresso dei luoghi di lavoro.
• Considerato lecito se non si traduce in comportamenti autonomi penalmente rilevanti.

46
Q

Sciopero e rapporto Stato-cittadino

A

• Lo sciopero, come diritto costituzionalmente garantito, limita i poteri dello Stato.
• vieta ogni intervento legislativo, amministrativo e giurisdizionale contro il diritto di sciopero.

47
Q

Facoltà punitiva dello Stato

A

• Lo Stato non può penalizzare lo sciopero, salvo casi eccezionali (ad esempio, sovvertimento dell’ordine costituzionale).
• Le leggi fasciste che sanzionavano lo sciopero sono state dichiarate incostituzionali.

48
Q

Sciopero e rapporti tra privati

A

• Il datore di lavoro non può licenziare per partecipazione a uno sciopero (art. 4, Legge n. 604/1966).
• Divieto di discriminazione per partecipazione a uno sciopero (artt. 15 e 16, Statuto dei lavoratori).
• Divieto di comportamenti datoriali che impediscono o limitano il diritto di sciopero (art. 28, Statuto dei lavoratori).

49
Q

Principio di sinallagmaticità

A

• L’adesione allo sciopero sospende il diritto alla retribuzione per i partecipanti.
• Trattenuta in busta paga proporzionale alla diminuita utilità della prestazione per scioperi brevi.

50
Q

Divieto di sostituzione dei lavoratori in sciopero

A

• Il datore di lavoro non può sostituire i lavoratori in sciopero.
• La sostituzione è considerata condotta antisindacale (art. 28, Legge n. 300/1970).

51
Q

Contratti a termine e sciopero

A

È vietato ricorrere ai contratti a termine per sostituire lavoratori in sciopero

52
Q

Continuità dell’attività aziendale durante lo sciopero

A

• Il datore di lavoro può continuare l’attività durante lo sciopero, rispettando i limiti normativi.
• Non può assegnare mansioni dei lavoratori in sciopero a dipendenti non scioperanti (crumiri), salvo modifiche organizzative consentite dalla legge e dalla contrattazione collettiva.

53
Q

Come si chiamano I lavoratori non scioperanti?

A

Crumiri

54
Q

Sciopero bianco

A

• Rifiuto dei lavoratori di collaborare alla produzione.
• Applicazione rigida delle regole e dell’orario di lavoro contrattuale, senza astensione dal lavoro.

55
Q

Sciopero di rendimento (produttività)

A

• Attuato da lavoratori retribuiti
• Riduzione volontaria del rendimento (produttività) rispetto al periodo precedente lo sciopero.

56
Q

Occupazione

A

• Entrata e permanenza dei lavoratori nell’azienda.
• Astensione dall’attività lavorativa.

57
Q

Non collaborazione

A

Rifiuto dei lavoratori di compiere prestazioni non previste dal contratto.

58
Q

Sciopero delle mansioni

A

Rifiuto di svolgere solo alcune mansioni affidate, rispetto a una data unità di tempo.

59
Q

Ostruzionismo (sciopero pignolo)

A

Causare un rallentamento della produzione e un danno all’attività lavorativa, osservando disposizioni e regolamenti in modo rigido

60
Q

Serrata

A

• Forma di autotutela dei datori di lavoro
• Chiusura totale o parziale dell’impresa da parte del datore di lavoro.
• Rifiuto di accettare la prestazione lavorativa e di pagare le retribuzioni.

61
Q

Silenzio della Costituzione sulla serrata

A

• La Costituzione riconosce il diritto di sciopero ma non menziona la serrata.
• Intento di non equiparare (allineare) serrata e sciopero come mezzi di lotta equivalenti.
• Sostegno ai lavoratori, considerati parte debole e fondamentale della società.

62
Q

Facoltà dell’imprenditore (libertà di serrata)

A

• La serrata è vista come una facoltà dell’imprenditore, non un diritto.
• Segue i principi del diritto comune delle obbligazioni (mora del creditore - rifiuto di accettare la prestazione lavorativa).
• Il datore di lavoro deve comunque pagare la retribuzione in caso di rifiuto della prestazione lavorativa.

63
Q

Cos’è la repressione della condotta antisindacale e quale articolo dello Statuto dei Lavoratori la disciplina?

A

La repressione della condotta antisindacale è un’azione legale specifica per contrastare i comportamenti dei datori di lavoro che impediscono o limitano la libertà e l’attività sindacale e il diritto di sciopero. È disciplinata dall’articolo 28 dello Statuto dei Lavoratori.

64
Q

Perché è stato introdotto l’articolo 28 (repressione della condotta antisindacale) e qual è la particolarità del procedimento giudiziale?

A

L’articolo 28 è stato introdotto per garantire l’effettività dei diritti sindacali e per evitare che i conflitti di lavoro sfocino (trasformano) in forme di autotutela collettiva. le normali procedure legali possono essere troppo lente e complesse, quindi il legislatore ha deciso di introdurre un processo più rapido e semplice.

Non vengono definiti in modo preciso i comportamenti antisindacali, ma qualsiasi azione che ostacola l’attività sindacale può essere considerata illegittima.

65
Q

In cosa consiste la condotta antisindacale e chi può essere il destinatario dell’azione?

A

La condotta antisindacale comprende qualsiasi azione che ostacola l’attività sindacale. Il destinatario dell’azione può essere il datore di lavoro, indipendentemente dal numero di dipendenti, ma non le associazioni di datori di lavoro o i gruppi di lavoratori.

66
Q

Chi può avviare l’azione legale per la repressione della condotta antisindacale e qual è il bene giuridico protetto?

A

Gli organismi locali delle associazioni sindacali nazionali che abbiano interesse possono avviare l’azione legale. Il bene giuridico protetto è la libertà e l’attività sindacale, nonché il diritto di sciopero.

67
Q

Quali erano le associazioni sindacali nazionali al momento dell’entrata in vigore dello Statuto dei Lavoratori?

A

Erano quelle aderenti alle tre confederazioni storiche: CGIL, CISL e UIL.

68
Q

Come si è evoluta la definizione di sindacato “nazionale” dopo la frammentazione del movimento sindacale?

A

La Corte di Cassazione ha stabilito che un sindacato può essere considerato nazionale se è diffuso su gran parte del territorio nazionale, anche se non è tra i più rappresentativi o non aderisce a una grande confederazione. Questa diffusione può essere dimostrata tramite accordi o contratti collettivi nazionali.

(prima giudici ritenevano che un sindacato fosse “nazionale” se il suo statuto lo indicava come tale)

69
Q

Quali strutture sindacali locali sono legittimate ad agire contro la condotta antisindacale?

A

Le strutture sindacali periferiche più vicine al luogo in cui è avvenuta la condotta, generalmente gli organismi di categoria a livello territoriale provinciale. Le RSA o le RSU generalmente non sono incluse, perché sono considerate strutture aziendali dei lavoratori, non associazioni sindacali nazionali.

70
Q

Come è cambiata l’interpretazione dell’interesse sindacale per agire contro la condotta antisindacale?

A

Inizialmente solo i sindacati i cui membri avevano subito un danno potevano agire. Ora, la norma protegge la libertà sindacale a livello collettivo, permettendo a qualsiasi sindacato presente in azienda di agire se il riconoscimento dell’illegalità della condotta è nel concreto interesse di tutti i sindacati operanti nell’azienda.

71
Q

Cosa può ordinare il giudice se ritiene sussistente la condotta antisindacale?

A

Il giudice può ordinare al datore di lavoro di cessare il comportamento illegittimo e rimuovere gli effetti, con un decreto motivato ed immediatamente esecutivo. Il giudice può adottare qualsiasi provvedimento necessario a risistemare la situazione preesistente alla condotta antisindacale.

72
Q

Cosa ha chiarito la Corte di Cassazione riguardo l’animus del datore di lavoro nella valutazione della condotta antisindacale?

A

La Corte ha chiarito che l’intenzione del datore di lavoro o generica illiceità della condotta non hanno alcuna rilevanza. La condotta è punibile se oggettivamente danneggia la libertà e l’attività sindacale o il diritto di sciopero, indipendentemente dal fatto che sia stata intenzionale o meno.

73
Q

Che importanza ha l’attualità della condotta datoriale ai fini della sua punibilità?

A

La condotta deve essere attuale, cioè deve avere effetti presenti. Se il comportamento è già concluso e non ha effetti da rimuovere, la richiesta non sarà accettata. Tuttavia, un comportamento può ancora essere punito se, nel complesso, continua a creare un ambiente brutto o incertezza.

74
Q

Come si distingue la violazione dei contratti collettivi in termini di condotta antisindacale?

A

Solo la violazione della parte obbligatoria del contratto collettivo costituisce una condotta antisindacale, non la violazione della parte normativa.

75
Q

Quando è lecita la condotta del datore di lavoro che rifiuta di trattare con le associazioni sindacali?

A

È lecita se non c’è un obbligo specifico di trattare (ad esempio, nei licenziamenti collettivi). È punibile il rifiuto ingiustificato di permettere a un sindacato rappresentativo di partecipare alle trattative.