Ottica Flashcards

1
Q

Parti di un microscopio ottico

A
  • Sorgente di luce (interna o esterna)
  • Condensatore (concentra la luce sul campione)
  • Lenti dell’obiettivo (mettono a fuoco il campione, più fotorecettori ci sono nelle lenti, maggiori saranno le informazioni e i dettagli resi, sino al limite della diffrazione)
  • Lenti dell’oculare (ingrandimento operato sull’immagine dell’obiettivo e produzione di immagine virtuale. Maggiore è ingrandimento maggiori saranno i dettagli, fino al limite di diffrazione oltre il quale si ha INGRANDIMENTO A VUOTO)
  • Le ultime lenti sono gli occhi umani
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2
Q

Cos’è l’ingrandimento?

A

Prodotto tra ingrandimento obiettivo e ingrandimento oculare (i due sistemi di lenti)

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3
Q

Limite di risoluzione occhio umano e microscopio ottico

A
  • Occhio umano: 0,1 mm

- Mic ottico: 0,2 micrometri o 200nm

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4
Q

Risoluzione da che dipende

A

La risoluzione è limitata dalla lunghezza d’onda
(Maggiore è la lunghezza minore sono i dettagli rilevati perché il raggio è grosso)

d= 0,61 lambda
n sen alfa

Distanza minima dalla quale due oggetti devo esser separati per esser visti.
Lambda=lunghezza d’onda
n=indice di rifrazione del mezzo
Alfa= semi angolo del cono di luce che entra nell’obiettivo, per effetto della rifrazione

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5
Q

Apertura numerica

A

Indice di rifrazione del mezzo per seno di alfa (semiangolo luce che attraversa l’obiettivo)
In aria è uno (n aria 1, massimo angolo rifrazione in aere 1)

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6
Q

Visibilità

A

Li visibilità è definibile come contrasto, noi vediamo le cose infatti se queste interagiscono con la luce differentemente le une dalle altre e rispetto allo sfondo

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7
Q

Preparazione del campione

A

Può essere in toto ma spesso è in sezione (piccolo è meglio, not too big)

1) uccisione molecola (colorazione di Feugen per DNA e altri trattamenti richiedono in sostanza la morte della cellula o l’oltrepassarne la membrana, che porterebbe a tale sorte)
2) Fissazione (penetrare e immobilizzare la cellula allo “stato vivente”, fissativi sono formaldeide e acido acetico)
3) Disidrazione attraverso una serie di alcoli
4) Taglio con sostegno di Paraffine (cera) che aiutano (tirano,fermano)
5) Facile rimozione paraffine (caratteristica a loro vantaggio) spesso tramite TOLUENE
6) Colorazione e/o trattamenti
7) Apposizione vetro copri oggetti (deve avere lo stesso indice di rifrazione del porta oggetto)

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8
Q

Microscopio a campo chiaro

A

Sfondo luminoso

Si vedono corpi in forte CONTRASTO

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9
Q

Microscopio in contrasto di fase

A

Converte differenti capacità di interagire con la luce delle diverse parti di un corpo e/o cellula in differenze fotocromatiche

Ove ci sono forti differenze produce aloni
Più precisi DIC (mic. interferenziale differenziale) o NOMARSKI

Ottimo per corpi traslucidi tipo le cellule

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10
Q

Microscopia a fluorescenza

A
  • Permette di esaminare elementi dinamici
  • Utilizza fluorocromi o fluoroFORI, molecole che assorbono radiazioni ultraviolette riemettendo luce visibile (fluorescenza)
  • Poiché la sorgente della luce è ultravioletta (oltre il visibile) lo sfondo è scuro e il contrasto perfetto rende l’immagine nitida
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11
Q

Immunofluorescenza

A

Una delle prime tecniche dei microscopi a fluorescenza, lega il fluorocromo ad un ANTICORPO che localizza una specifica proteina

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12
Q

GFP

A

Proteina fluorescente estratta dal corredo di una medusa (AEQUOREA VICTORIA) la GFP (green fluorescent protein) a differenza di molte altre proteine è in grado di assorbire e riemettere luce senza utilizzo di cofattori tramite modifiche endogene pure.

Viene associata a regioni della cellula e/o geni del DNA

Ne esistono diverse varianti che permettono l’analisi parallela di diverse parti di una stessa cellula (es YTP, Yellow fluo protein, CTP, ciano fluo protein…)

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13
Q

FRET

A

Trasferimento di energia per risonanza (amplificazione delle onde) o all’inglese (Fluorescence Resonance Energy Transfer)

È utilizzata per misurare la distanza fra due corpi.
La FRET si basa infatti sul fatto che l’energia di eccitazione può essere trasferita da un fluorocromo/fluoroforo donatore ad un fluorocromo/fluoroforo accettore.
Quanto più i gruppi sono vicini, tanto più il trasferimento sarà efficiente.

In pratica le variazioni di luminosità di un fotocromo o dell’altro suggeriscono un cambiamento nella distanza fra i corpi interessati nella misurazione

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14
Q

Microscopio confocale a scansione laser

A
  • utilizza laser (piccola lunghezza d’onda) che permette di marcare una piccola parte di un campione
  • di solito si basa su tecniche di fluorescenza
  • il raggio riemesso dal campione, di lunghezza d’onda maggiore, riesce a penetrare nell’apertura minuscola del diaframma
  • il principio alla base di ciò è che il piano del campione/sezione illuminata e quello dell’apertura sono CONFOCALI, hanno cioè stesso fuoco (punto in cui i raggi di luce s’incontrano)

Il mic. Confocale permette di superare il problema tale per cui i punti sopra e sotto il piano focale interferivano con la resa dell’immagine, con il suddetto microscopio infatti i raggi emessi da punti estranei al piano focale non entrano nella minuscola apertura (sono quindi invisibili) del diaframma e la sezione appara nitida e in forte contrasto

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15
Q

Basofilia e acidofilia

A

1) affinità per basi (Baso Filia)

2) affinità per acidi (acido filia)

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16
Q

Ematossilina

A

Colorante di norma utilizzato per sostanze cariche negativamente, basi.

Il colore che conferisce è blu
Remember: blu=basic

17
Q

Eosina

A

Colorante di contrasto all’ematossilina, evidenzia le molecole cariche positivamente, acidi, eosinofili/acidofili

Il colore che conferisce è rosso

Remember: rosso=acid

18
Q

3,3 diaminobenzidine = DAB

A

Composto organico usato per la colorazione di ACIDI NUCLEICI E PROTEINE

Solubile in H2O nella forma non ossidata

Forma un precipitato bruno (e insolubile) quando ossidato

La reazione di ossidazione è catalizzata da una perossidasi

Il diaminobenzidine tretre è anche detto DAB!

19
Q

Immunoistochimica

A

La tecnica immunoistochimica si basa sul principio di coniugazione antigene-anticorpo in addizione poi con sistemi di rivelazione (enzimatici, fluorescenti) che ne rendono visibile l’avvenuta reazione al microscopio. Esistono metodiche dirette o indirette.

Nel caso dell’enzima, un enzima catalitico sviluppa la reazione interagendo con un substrato cromogenico (es. diaminobenzidine o DAB).

20
Q

Immunoistochimica vs Immunofluorescenza

A

Immunoistochimica (reazione con enzima catalitico e substrato cromogenico tipo DAB) può considerarsi un metodo INDIRETTO perché sfrutta i meccanismi di reazione

Immunofluorescenza è invece un metodo diretto perché il campione è DIRETTAMENTE colpito dalla luce