obesità Flashcards
Obesità definizione
L’obesità è una condizione, che presenta una componente clinica caratterizzata da eccesso di peso corporeo legato ad un accumulo abnorme di tessuto adiposo, in misura tale da influire negativamente sullo stato di salute.
L’obesità rappresenta un importante e crescente problema di salute pubblica sia per le complicanze mediche che spesso l’accompagnano (diabete, ipertensione, malattie cardiovascolari e respiratorie,
cancro ) sia per le complicanze psicologiche e l’effetto negativo sulla qualità della vita.
E’ una malattia cronica in quanto gli interventi terapeutici, quali dieta dimagrante e modificazione dello stile di vita, difficilmente danno un miglioramento stabile, infatti spesso, col tempo, il paziente ritorna alle sue
vecchie abitudini cancellando i risultati ottenuti: c’è quindi quasi sempre una RECIDIVA.
Epidemiologia obesità
Ha una prevalenza molto elevata, tanto da indurre l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ad utilizzare la definizione di” pandemia “_ Si tratta di una malattia a eziologia multifattoriale.
Soprattutto, questa condizione morbosa è un fattore di rischio elevato per le malattie metaboliche, quindi per il diabete, e dunque si accompagna a un aumentato rischio di morbidità e mortalità.
Definizione e quantificazione obesità
Ci sono varie formule per quantificare Pobesità. La formula più semplice è quella di Broca:
~ Per il maschio si calcola: Altezza (in cm) - 100
- Per la femmina si calcola: Altezza (in cm) - 104
Son chiaramente delle formule approssimative.
Poi abbiamo la formula di Lorentz, ma quella che viene più utilizzata, di routine, sia nella clinica sia negli studi epidemiologici, è quella che ha un’utilità pratica immediata che è il BMl (Body Mass Index).
BMI
ll BMl calcola l’indice di massa corporea e si ottiene:
Peso (kg)/ altezza (m2)
Tramite questa formula si ottengono delle classi per cui:
0 un soggetto normale ha un BMl compreso tra 18 e 24,9
I un soggetto sovrappeso ha un BMl compreso tra 25 e 29,5.
I un soggetto che presenta valore risultante dalla formula minore a 18 è sottopeso.
0 Un soggetto obeso presenta un BMI superiore a 30, chiaramente nel caso in cui si abbia un BMI
corrispondente a 40 ha un’obesità molto grave.
Quindi abbiamo delle classi con andamento vario: moderato, elevato, molto elevato.
ll BMl si può applicare nella clinica, in gran parte delle situazioni, ma la determinazione del BMl NON la
possiamo fare: in gravidanza, negli stati edematosi, di scompenso cardiocircolatorio, nei culturisti, in quanto verrebbero dei valori sballati dati da un aumento della massa magra e non di quella grassa.
Ulteriore parametro nella quantificazione dell’obesità
L’altro parametro utilizzato nella quantificazione dell’obesità è rappresentato dalla circonferenza della vita,calcolata tramite un semplice metro da sarto. Anche qua ci sono dei cut-off che sono 80 cm nelle donne e 102 cm nel maschio (sono stati abbassati in seguito).
Perchè si misura la circonferenza della vita?
Perché la misurazione è un surrogato del grasso viscerale, per cui maggiori sono questi valori, maggiore è l’entità del grasso viscerale. ln genere il tessuto adiposo è maggiormente rappresentato nella femmina, dove corrisponde a circa il 30% del peso corporeo normale, mentre nel maschio si aggira intorno al 20%. Questi son criteri adottati che poi prenderemo quando si parlerà delle sindromi metaboliche.
Classificazione dell’obesità in base alla distribuzione del grasso,
che ha valore sulla prognosi. In un soggetto normale, che è concretamente ‘fit’, in ottima salute, il tessuto adiposo contribuisce per il 20% al peso corporeo, nel maschio, mentre nella femmina per il 30%, ed è sempre stato, specialmente nella femmina un elemento estetico importante (sl. 11).
Tipi di obesitàI
In ogni caso, in generale l’obesità viene definita androide, ginoide o mista Il VHR è il rapporto tra vita e fianchi, utilizzato in passato e dava un’idea della disposizione del grasso. Se questo rapporto è in favore dei fianchi è chiaro che abbiamo un obesità di tipo ginoide, poi chiaramente ci sono delle situazioni intermedie. Queste obesità sono spesso legate alla diversa attività enzimatica che è presente nella donna e nell’uomo, per esempio la lipoproteinlipasi che
nella donna è maggiormente rappresentata a livello di glutei e fianchi,mentre nel maschio la ritroviamo nell’addome.
l_‘obesità androide
quella a mela-›, cioè quella centripeta, caratterizzata
dall’accumulo di grasso a livello addominale, che vediamo anche nel Cushing,
anche detta tronculare [accumulo di grasso u live/lo del tronco NdR] legata all’accumulo di grasso sottocutaneo, ma anche viscerale.
L’obesità ginoide, o a pera,
è sostanzialmente rappresentata da tessuto
adiposo sottocutaneo ed e caratterizzata dall’organizzazione del grasso a
livello della reg. gluteo femorale
CONDIZIONI MISTE
Poi, ovviamente abbiamo delle condizioni ‘intermedie’, laddove vi e
accumulo di grasso a livello gluteo femorale e addominale.
Da che cosa sono date le differenti distribuzioni del grasso
Ci son quindi differenze di genere, per quanto riguarda la distribuzione del grasso, date da:
ø Il Testosterone, ormone che fa aumentare tutto l’apparato muscolare, è una sostanza dopante se presa in eccesso. Riduce la massa adiposa, specialmente nella parte anteriore nel corpo (addome).
AZIONE DEGLI ESTROGENI Gli Estrogení, che oltre ad aumentare l’accumulo dei trigliceridi, fanno anche aumentare il numero degli adipociti nella zona gluteo-femorale.
dismorfismo sessuale
ll dìsmorƒismo sessuale si manifesta soprattutto con la pubertà ed è legato all’azione della lipoproteinlipasi, che è un enzima endoteliale, che scinde i trigliceridi in glicerolo e acidi grassi monoesterificati. Quindi questi acidi grassi vengono captati a livello della reg. gluteo-femorale e dell’addome per poi essere risintetizzati
come trigliceridi.
Quindi la funzionalità della lipoproteinlipasi, che è il principale attore dell’accumulo di grasso, è nel maschio maggiore negli adipociti addominali, nella femmina fertile è maggiore nella regione gluteo- femorale.
Cosa succede nella donna post menopausa
Nella donna, l’arrivo della menopausa, la carenza di estrogeni, comporta un cambiamento dell’attività di quest’enzima, per cui l’attività della lipoproteinlipasi è ridotta a livello del gluteo, ma aumentata a livello
dell’addome e questo anche a causa della riduzione del numero degli estrogeni.
Mentre gli estrogeni in condizione fisiologica, distruggono, antagonizzano i recettori degli androgeni, nella menopausa, mancando gli estrogeni, prevale il recettore degli androgeni e questo comporta il cambiamento della morfologia del grasso.
E infatti con la menopausa il grasso nella reg. gluteo~femorale si riduce, e dawero molte donne in seguito a
menopausa ricorrono alla chirurgia estetica, soprattutto perchè c’è anche un accumulo di grasso a livello della pancia.
E’ una situazione di relativo iperandrogenismo dimostrata anche dal quadro clinico della sdr dell’ovaio policistico, caratterizzato da irsutismo, perchè c’è da parte delle ovaie ( con delle cisti periferiche che non son altro che follicoli atresici ripieni di androgeni) produzione di androgeni che awiene perchè c’è una
carenza del FSH e quindi deII’aromatasi.
In questo modo aumenta la quantità di testosterone e queste donne hanno un’obesità di tipo maschile,
addominale.
Quantificazione obesità
Cosa fare quando si ha obesità in un paziente?
1, innanzitutto calcolare il BMI,
Z, valutare la disposizione del grasso e la presenza di comorbidità
3. laddove possibile valutare l’eziologia di questa obesità.
Come si può quantificare l’obesità oltre che con il BMI?
Ci sono altre metodiche utilizzabili, ma più utilizzate nella ricerca che nell’epidemiologia, come:
0 la plicometria, che calcola lo spessore delle pliche cutanee. In genere queste pliche vengono calcolate nel tricipite, nella regione soprascapolare e iliaca. Lo spessore della plica cutanea è un indice di entità dell’accumulo adiposo, tuttavia è un esame operatore dipendente e ci possono essere degli errori grossolani.
0 L’altra metodica che viene utilizzata è una bioimpeclenzometria nel senso che si basa sul principio che la massa magra è un miglior conduttore della corrente rispetto alla massa grassa, quindi misurando la resistenza al passaggio di una corrente debole si può tramite formule calcolare la
quantità del grasso semplice. Si tratta di una metodica abbastanza semplice , però è difficilmente riproducibile ed è poco accurata nel grosso obeso.
0 Altre metodiche sono rappresentate dal DEXA, si tratta dello stesso apparecchio atto a misurare la densità ossea, che dà una stima di quella che è la massa grassa e magra nei vari distretti corporei,
quindi oltre a darci l’entità della massa grassa ci disegna la disposizione topografica.
I Il Gold Standard sarebbe la TC e la risonanza. Anche perchè esiste una correlazione diretta tra la crf della vita e il grasso viscerale dimostrato dalla TAC. E quindi questa semplice misura ci dà una indicazione abbastanza precisa dell’entità del grasso viscerale, e vedremo che sarà un parametro introdotto nella definizione della sdr. Metabolica. Però si tratta di metodiche dispendiose e non applicabili nella routine.
Fisiologia e fisiopatologia deii’accumulo di grasso
ln condizioni normali la bilancia rimane costante se all’apporto energetico corrisponde un uguale consumo, in questo ambito va controllata la genetica e il tipo di dieta a cui chiaramente vanno aggiunti esercizio fisico, metabolismo basale e termogenesi.
I Metabolismo basale corrisponde a circa il 66% e SP8-ta E”e’“““°a 2’“”’ l°°’l
sono le varie calorie usate dalle cellule per svolgere le proprie attività fisiologiche.
Termogenesí è il dispendio energetico determinato dall’assunzione degli alimenti, specialmente proteine, e dall’esposizione al freddo, infatti abbiamo ancora delle vestigia di grasso bruno, il dìsaccoppiamento, quindi produzione di calore
anziché ATP (14%) Termogenesi freddo, Influenze E
(=. 14%) psichiche, sostanze termogenetiche Attività fisica, che dipende dalla durata e dal tipo di esercizio fisico.Fermo restando che il metabolismo vitale e più meno o fisso e che la % del dispendio energetico indotto dagli alimenti è piccolo, il 20% è legato ad attività fisica per cui si capisce benissimo che quando vi è uno
sbilancio, uno ingrassa.
Eziopatogenesi obesità
L’obesità è una malattia che ha una componente genetica circa del 30- 40%, e questo è dimostrato dal fatto che se mettiamo due gemelli monocoriali, tutti e due poi tendono ad ingrassare, se sono predisposti; il resto è legato a fattori ambientali:
I sedentarietà, “ la presenza di zii, nonne ecc. che iniziano dai primi anni di vita del bimbo a rimpinzarlo, e ne fanno aumentare non solo il volume, ma anche il numero
degli adipociti. E avremo quindi un’obesità iperplastica, che nasce nel bimbo, mentre quella ípertrofica è più tipica dell’adulto. Però è anche vero che nelle grosse obesità gli adipociti possono riprodursi e dunque esistono delle forme miste.
Esiste la teoria che tra i vari individui esista l’adipostato, che è il set-point, probabilmente legato alla leptina, in base al quale il centro della sazietà viene attivato a livelli diversi; e questo è un fatto genetico che non può essere modificato.
Nel soggetto obeso, però, spesso c’è una leptino-resistenza per cui il set-point, lo soglia, è alterato e spostato verso l’alto, ciò vuol dire che l’introito alimentare dev’essere maggiore rispetto a quello di una
persona normale per sentire la sensazione di sazietà.
A livello centrale questo si traduce, una volta alterato l’adipostato, con una stimolazione da parte del nucleo arcuato di vari neurotrasmettitori che agiscono o stimolando il centro della fame 0 inibendo il centro della sazietà,
Gli stimolatori dell’appetito son rappresentati essenzialmente dal neuropeptide y, glucocorticoidi, oppioidí,
GABA, grelína, mentre gli inibitori sono rappresentati da serotonina, leptina, catecolammine e dalla CCK
ma non entriamo nel merito.
Quindi quando mangiamo e siamo in condizioni fisiologiche, da stomaco, intestino, eccetera si liberano
questi ormoni, sostanze oressígene o anoressigene che vanno a stimolare il nucleo arcuato causando i loro
effetti. Da ricordare è che quelle stimolanti l’appetito sono in particolare quelle che riguardano il recettore
perla proopiomelanocortina.
In sintesi, l’effettore terminale è sazietà o fame e il risultato è dato dal bilanciamento o dallo sbilanciamento
di tutte queste sostanze, che può esser dovuto oltre che a stress nervosi, anche a stimoli che arrivano dalla
periferia, quindi da stomaco, da ormoni gastrointest, ecc.
Genetica obesità
Parlando delle forme di obesità:
I la maggior parte sono poligerliche, nel senso che possono essere causate da polimorfismi, alterazioni, mutazioni geniche come ad esempio mutazioni del recettore 63 adrenergico, il quale riduce la quantità di grasso in quanto impegnato nella stimolazione della lipolisi. Son state riscontrate, poi, anche mutazioni del gene della termogenina, che è quello del grasso bruno. Son diversi quindi,i geni che son stati studiati. Tutti questi fattori sono implicati nella regolazione dell’assunzione degli alimenti, del dispendio energetico. Su questo pabulum sarà poi l’ambiente a dare il colpo di grazia.
Le forme di obesità associate a sindrome sono associate alla sdr del Prader Willí, polìfagia, alla sdr. di Klinefelter ecc..
I Esistono forme monogeniche dell’obesìtà, rarissime, che son rappresentate da:
> deficit di leptina (mancanza agente sintetizzante la leptina o mancanza del recettore) per cui la leptina non agisce a livello del nucleo arcuato e non viene
conseguentemente inibito il senso della sazietà, causando polifagia e poi c’è il ritardo
della pubertà. In questo caso, l’utilizzo della leptìna ricombinante può modificare il qu.clinico.
> quelle causate da mancanza della COMT oppure alterazioni del recettore delle MC4R sul quale agisce l’MSH, che è un fattore inibente. La propiomelano-
cortina agisce sul centro oressigeno, essendovi una mutazione riguardante il suo recettore, manca lo stimolo al centro della sazietà.
Son forme rare, ma sono le uniche documentate da carenza del gene.
Le forme MONOGENICHE son rarissime,le altre son poligeniche, e poi
chiaramente abbiamo le forme legate ad abitudini alimentari.
quadro clinico obesità
0 Maggiore incidenza delle patologie cardicwascolari, perche c’è una dislipidemia aterogena, ipertensione e quindi si ha un aumento delle cardiomiopatie ischemiche (angina, infarto, ictus cerebrale);
0 Diabete di tipo 2: in questa patologia è maggiormente implicata l’obesità viscerale.
0 Steatosi epatica: come conseguenza dell’iperinsulinismo , che è spesso associata a calcolosi della colecisti, gotta.
I Disturbi del|’umore: infatti spesso il paziente, specialmente se è donna, non è soddisfatto del proprio aspetto fisico.
I Disturbi del sonno: poiché spesso si associano apnee notturne, acidosi respiratoria.
0 Bulimia
0 Osteoartrite: abbiamo un aumento dell’incidenza di osteoartrosi da carico specialmente a livello
delle articolazioni
v Aumento incidenza delle neoplasie.
- Nella donna aumenta il rischio di carcinoma dell’utero e della mammella, in quanto le donne obese sono iper-estrogenizzate, essendo il grasso ricco di aromatasi
- mentre nell’uomo abbiamo un aumento di incidenza del cancro al colon, probabilmente dovuto alla tipologia di alimentazione.
Vecchie ricerche epidemiologiche hanno chiaramente dimostrato che nei pazienti in sovrappeso è
aumentata l’insorgenza del diabete di tipo 2, come pure un aumento della circonferenza in vita
dell’individuo è direttamente correlato a maggior rischio di sviluppare il diabete di tipo 2.
La concentrazione di NEFA è maggiore negli obesi rispetto ai soggetti normopeso.
Questi dati hanno una loro importanza perché il grasso sottocutaneo e viscerale sono due tessuti diversi dal punto di vista morfologico e funzionale, in quanto il grasso viscerale è metabolicamente più attivo di quello
sottocutaneo, ha una maggiore concentrazione di recettori B3, che sono meno sensibili all’azione anti-lipolitica dell’insulina, ciò vuol dire che il metabolismo è più attivo e hanno una lipolisi maggiore.
Questa lipolisi aumenta la liberazione di trigliceridi, che si scindono in glícerolo e acidi grassi che vanno al
fegato, e che da una parte determinano l’insulino-resistenza per cui l’insulina bypassa un po’ il fegato e
quindi abbiamo una aumento delle concentrazione di insulina nel sangue, dal|’a|tra, il fegato si trova nella condizione di doverli smaltire e quando viene saturato il meccanismo del metabolismo degli acidi grassi ([3-
ossidazione), si ha la sintesi di trigliceridi e la formazione di VLDL, ricche di trigliceridi, i quali dalla periferia
vengono poi eliminati e si formano le LDL piccole e dense che sono aterogene.
L’accumulo dei trigliceridi a livello epatico e l’insulino-resistenza comportano la steatosi epatica, ossia
l’accumulo di grasso a livello del fegato. Steatosi epatica che, nelle forme gravi, può dare steatoepatite,
quindi necrosi e anche cirrosi, chiamata cirrosi criptogenetica.
Quadro Metabolico obesità
Col tempo c’è stata una rivalutazione della funzione del tessuto adiposo, infatti non si tratta solo di un tessuto di deposito, in quanto i suoi adipociti e lo stroma costituiscono un’importante sede di produzione e liberazione di sostanze.
La più importante è la leptina, però sono almeno 250 le sostanze prodotte, che son state individuate, e molte di queste hanno un ruolo importante nello sviluppo dell’arterosclerosi e di altre patologie
cardiovascolari.
ostanze coinvolte nella patogenesi dell’obesità
Alcune di queste sono:
-Citochine: parliamo per esempio della il-6,
responsabile della PCR e quindi nella flogosi
subclinica che si osserva nei cardiopatici con
obesità.
«Adiponectina: si tratta di un ormone protettivo,
cioè insulino-sensibilizzante. Riduce il TNFalfa , le
molecole di adesione per l’endotelio, inibisce la
aterosclerosi stimola produzione d NO, riduce la
apoptosi delle cellule endoteliali.
Ridurrebbe il rimodellamento ventricolare da
overioad pressorio o da angotensina ll.
Proteggerebbe la infiammazione allergica polmo-
nare: PO avrebbe un aumento della adipnectina
marcatore di prognosi infausta.
~ Resístina: ormone anti-ínsulinico
- Proteine del VAS: produce renina e quindi va a stimolare il sistema renina-angiotensina, quindi può
essere coinvolto nell’aumento della pressione.
- Fattori di crescita, es. lGF1.
- Abbiamo anche numerosi recettori. Nel tessuto adiposo viscerale abbiamo un enzima che si chiama
11-ß~idrossisteroidodeidrogenasi che aumenta la sintesi locale del cortisolo, e quindi quando il grasso viscerale aumenta tutte queste sostanze vengono aumentate, per cui si crea un circolo vizioso che
porta insulino-resistenza e tutto il resto. Si parla in questa condizione di CUSHING VISCERALE.
L’espansione del tessuto adiposo determina effetti metabolici sfavorevoli, perché l’espansione di adipociti e stroma porta a ipersecrezione di lipoprotein-lipasi, il-6, TNF oi, e quindi all’infiammazione subclinica, che è
uno dei fattori riconosciuti come favorevoli dell’arterosclerosi. Infatti la PCR, mossa nell’obeso ha un significato prognostico negativo perché indica un infiammazione subclinica. Importante ormone prodotto dal grasso viscerale è la adiponectina la quale è insulino-sensibílizzante, essa
però diminuisce la sua concentrazione quando aumenta il grasso viscerale perché la sua secrezione è
bloccata dalle citochine prodotte in eccesso dal grasso viscerale.
L’accumulo di grasso viscerale causa:
o Aumento di rischio di trombosi per attivazione inibitore del plasminogeno.
L’accumulo di grasso viscerale causa:
Aumento di rischio di trombosi per attivazione inibitore del plasminogeno.
- Aumento degli acidi grassi della resistina che possono dare insulino-resistenza
0 Produzione di dislipidemia arterogenica e quindi diabete di tipo 2
Quindi nel complesso a seguito de|l’aumento del grasso viscerale si ha una iperproduzione di ormoni, ma
cosa più importante vengono a mancare quei fattori protettivi prodotti generalmente dal tessuto adiposo,
situazione che, di conseguenza, porta a comparsa di aterosclerosi, insulino-resistenza, ipertensione, e quindi
situazione aterogena.
ll grasso sottocutaneo, a differenza di quello viscerale, può portare sì alla aterosclerosi, ma in maniera molto
ridotta.
Sindrome metabolica
Ammesso che esista, tutto ha origine dal lavoro del prof. Reaven, risalente alla fine degli anni ‘80, che definiva sindrome X o sdr. Metabolica la insulino-resistenza, Piperglicemia, l’ ipertensione, bassi livelli di HDL.
ln realtà questa associazione di segni e sintomi non è un’invenzione perchè che i pazienti grassi, pletorici,
siano predisposti a diabete e malattie cardiovascolari si sapeva da tempo.
Comunque sia, i criteri per definire la sdr. Metabolica son stati oggetto di molte dispute, in questi ultimi
anni, tra le varie società scientifiche, diabetologiche, endocrinologiche americane e europee
e quindi si è cercato sempre più di ridurre il numero di alterazioni di tipo morfologico per fare la diagnosi.
In realtà si parla di sdr. metabolica quando si ha una obesità prevalentemente dì tipo viscerale, quindi una
crf della vita che è superiore ai 102 nel maschio.
l criteri per definire un paziente con sdr. dismetabolica sono questi:
obeso con obesità viscerale e quindi una crf maggiore di 102
- avere un diabete di tipo 2, o comunque minore tolleranza al glucosio ,
- aumento dei trigliceridi,
- ridotte HDL
- ipertensione arteriosa.
- (Alcuni considerano anche un’iperuricemia, ossia la gotta, tra le condizioni)
- LDL pd aumentate*.
*Aumentata sintesi epatica di apo B,attívità lipasi epatica aumentata, aumentato arrichimento di trigliceridi nelle LDL.
Le LDL pd hanno emivita maggiore (per ridotta aƒƒinità con il loro recettore),sono facilmente riconosciute dai recettori
scavenger dei macroƒagi contribuendo alla formazione delle cellule schiurnose, sono facilmente ossidate (attivazione ƒlogistica dellfiendote/io.
Si tratta quindi dell’associazione di più parametri che insieme sono fortemente favorenti aterosclerosi.
Con 3 di queste alterazioni si parla di sdr. metabolica.
Nell’insieme le alterazioni a carico del metabolismo lipidico vengono indicate col termine di dislipidemia aterogena.
Per sdr metabolica intendiamo la associazione di più alterazioni biochimiche o cliniche che si presentano
con maggiore prevalenza rispetto alla casualità in un dato individuo.
Molti mettono in dubbio l’esistenza di questa sdr., certo è che il concetto di sdr metabolica identifica
soggetti a rischio di diabete mellito di tipo 2 e per malattie cardiovascolari.
La SM è più predittiva per il DM (RR 3.1~5) che per le CVD (rr 1,7-1,9). La alterata glicemia a digiuno di per séè predìttìva di DM, Va tuttavia sottolineato che il DM è di per sé un fattore di rischio maggiore per CVD
conferendo un RR tra 2 e 4! %0% o Z/3 delle morti nei pazienti con DM sono legati a CVD. Quindi gli studi
vanno valutati nel lungo tempo di follow~up: in tal senso la sindrome metabolica diventa un importante
fattore di rischio indipendente dagli altri fattori di rischio ben codificati, come il fumo, ipertensione, diabete
e colesterolemia.
La conoscenza di questa sindrome deve far scattare la prevenzione e la terapia, nel medico, perchè la
presenza di obesità viscerale, trigliceridi alti, e ipertensione fa si che il rischio relativo per malattie
cardiovascolari e diabete mellito sia estremamente elevato.
Terapia obesità
digiuno, dieta
Diabete mellito
ll diabete mellito è quella condizione che si verifica in presenza di un alterazione del metabolismo glucidico.
Criteri diagnostici diabete mellito
i di tale patologia sono associati ai livelli di glucosio ematico a digiuno (FPG):si fa riferimento a quelli che sono ì parametri in condizioni fisiologiche, nei soggetti con intolleranza al glucosio
e quelli per cui si può parlare di diabete.
I FPG < 100 mg/dl (< 5,6 mmol/I) -9 normale glicemia a digiuno;
0 100 mg/dl 125 mg/ dl (5,6mmol/I 6,9 mmol/I) -) alterata glicemia a digiuno; 0 FPG 2 126 mg/dl (2 7,0 mmol/I) -9 diagnosi prowisoria di diabete mellito
Si parla di diagnosi prowisoria perché deve
essere ulteriormente confermata tramite il test della curva da carico: si somministrano 75g di glucosio per via orale e si valuta l’andamento
della glicemia misurandola prima della somministrazione (al tempo 0) e dopo due
Un altro esame utile ai fini diagnostici è la
misurazione dell’ emoglobina glicata: parametro
biochimico che fornisce una media dei valori della
glicemia negli ultimi 70›80 giorni, corrispondenti
all’emivita dell’emoglobina.
~ Normale < 5,7%
- 5,7-6,4%: ridotta tolleranza ai carboidrati
- 6,5- >6,5%: diabete
lmportanteèanche la diagnosi di diabete mellito di 100 g di glucosio e misurando i livelli di
gestazíonale (si manifesta in circa il 4% delle glicemia nelle successive tre ore.
gravidanze) che si effettua con somministrazione
Ad ogni aumento del 1% di HbAlc corrisponde un incremento di circa 35 mg/dl (2 mmol/1) di glucosio.Le
glicemie dei profili pomeridiani e serali (dopo pranzo, prima di cena, dopo cena e bedtime) correlano
maggiormente con l’HbA1c rispetto alle glicemie della mattinata.
Giìcernía pusbpxandìale Gììcemía a digiuno
Il diabete mellito è un quadro clinico
caratterizzato da iperglicemia causata da:
_;>u:~i-\
_ Ridotta o annullata secrezione di insulina (diabete mellito di tipol);
. lnsulino-resistenza (diabete di tipo2);
. Ridotto utilizzo periferico di glucosio;
Aumento della produzione epatica di glucosio
La classificazione eziologica è effettuata invece
in base ai meccanismi patogenetici alla base della malattia:
0 Diabete mellito di tigo 1 9 Assenza di insulina;
Nel 90% dei casi è autoimmune, nei restanti 10% è idiogatico’
~ Diabete mellito di tigo Z _) lnsulino-resistenza;
Difetto secretorio dell’insulina;
Altre forme sgecifiche di diabeteè
Difetti genetici della funzione delle cellule ß (Mody 1-3)
(b) Difetti genetici dell’azione dell’insulina(insulino resistenza tipo A)
(c) Patologie del pancreas esocrino (esempio asportazione del pancreas)
(d) Endocrinopatie (es. Sdr di Cushing)
(e) indotto da farmaci o sostanze chimiche
(f) infezioni
(g) Forme non comuni di diabete immuno mediato
< (h) Altre sindromi genetiche talvolta associate a diabete
Diabete mellito di tipo 1
Rappresenta il 10% di tutte le forme cliniche di diabete;
- Ha una prevalenza dello 0,5%;
ø Ha una predominanza maschile;
0 Ha una variazione stagionale autunnoainverno che fa pensare che ci sia un legame con epidemie e
virus;
Patogenesi diabete mellito di tipo 1
sconosciuta nonostante ci siano vari fattori di rischio;
0 E’ causato dalla presenza di fenomeni di autoimmunità diretti contro le cellule insulari_
0 Può associarsi con le SPA, Sindromi Poli-endocrine Autoimmuni (Addison, Hashimoto).
~ E’ caratterizzato da|l’assenza o da una marcata riduzione dell’insulina.
0 L’età di comparsa è quasi sempre inferiore ai 35-40anni; in genere compare nei bambini e nei
giovani di 18-20 anni.
0 La manifestazione ha insorgenza rapida e drammatica con dimagrimento, poliuria e inappetenza;
0 Ci può essere chetosi proprio per l’assenza di insulina.;
0 ll paziente in genere non è obeso;
I La Sardegna ha una prevalenza del DMl paragonabile ai paesi scandinavi, quindi una prevalenza
molto elevata e piuttosto marcata.