Machiavelli Flashcards
PRIMA MISSIONE DI NICCOLO’
Presso Jacopo Appiano per negargli i soldi che questi richiedeva per le sue truppe che militavano per Firenze nella riconquista di Pisa. Ma non deve rompere un’alleanza che può essere utile.
SECONDA MISSIONE DI NICCOLO’
Presso Caterina Sforza a Forlì.
Doveva convincerla ad accettare il rinnovo della condotta del figlio Ottaviano per combattere sotto Firenze nella riconquista di Pisa senza l’aumento del soldo che però lei richiedeva.
Chiedeva la protezione di Firenze, visto che ben presto sarebbe rimasta indifesa, quando la Francia avesse attaccato suo cugino Ludovico il Moro a Milano e quando la minaccia di Cesare Borgia fosse diventata più consistente.
ELENCO MISSIONI DI NICCOLO’
- Piombino
- Forlì
- Urbino e Imola da Cesare Borgia
- Lione 1503
- legazione romana 1503
- Civita Castellana 1506 agosto
- Massimiliano d’Asburgo Bolzano 1507
- Verona per capire gli sviluppi della Guerra di Cambrai
- Lione per convincere il re di Francia e il papa a cessare le ostilità
- Genova e Lucca 1518 per risolvere questioni di scarso interesse politico, sono missioni che offendono il genio politico di Machiavelli
- Carpi
MISSIONE PRESSO CESARE BORGIA: PERCHE’?
Perché Firenze si trova stretta in una trappola mortale.
In breve tempo Cesare Borgia ha conquistato vasti territori (Rimini, Pesaro, Imola, Faenza, Forlì, Piombino e Urbino) e minaccia i confini fiorentini. Ha sobillato le rivolte antifiorentine di Arezzo e la Valdichiana.
LEGAZIONE A ROMA OTTOBRE 1503
Deve seguire gli sviluppi del Conclave dopo la morte di Alessandro VI.
Assiste al declino della parabola di Cesare Borgia che ha commesso un tremendo errore di calcolo politico.
Venezia ha allungato le mani sui territori dell’ex stato borgiano: Faenza, Rimini, Fano.
La sua espansione spaventa sia la Francia, sia Firenze, ma anche il papa.
Machiavelli deve capire come ha intenzione di posizionarsi Giulio II, perché a Firenze alcuni addirittura sospettano che il pontefice possa sostenere Venezia, ma Machiavelli dice che ha una natura troppo onorevole e collerica per permetterlo.
MISSIONE PRESSO GIULIO II, CIVITA CASTELLANA
E’ una missione di scarsa rilevanza politica in realtà.
Giulio II è un papa dal pugno di ferro che si è messo in testa di riconquistare tutti gli ex territori dello stato pontificio a partire da Perugia e Bologna.
Parte in direzione di queste città.
Giulio II chiede che Firenze ceda Marcantonio Colonna, un condottiero che Firenze in realtà ha impegnato nella guerra contro Pisa. Deve quindi dire di no, temporeggiare, saggiare le intenzioni del pontefice, blandirlo con false speranze.
Però è sempre una palestra politica, un modo attraverso cui costruire tassello per tassello il grande mosaico della politica.
- il pontefice non va in giro in portantina ma alla testa di eserciti
- addirittura Giampaolo Baglioni non ha approfittato del fatto che Giulio II fosse disarmato quando è entrato a Perugia, questo non solo perché ha una cattiveria meschina, ma anche perché i principali ecclesiastici sono sostenuti dagli ordini antichi della religione cristiana, che sono tanto potenti che sostengono detti principati in qualunque modo si comporti chi li regge. C’è una speciale protezione che viene dalla religione.
GUERRA DELLA LEGA SANTA: COME SCOPPIA, SVILUPPI E CONSEGUENZE
Giulio II è un pontefice con il pugno di ferro che si è messo in testa di riconquistare gli ex territori un tempo parte dello stato pontificio, a partire da Perugia e Bologna, che non ha intenzione di avallare l’espansionismo veneziano sui territori dell’ex stato borgiano (Venezia nel 1503, quando muore papa Alessandro VI, mette già le mani su Faenza, Rimini e Fano).
Vuole cacciare i francesi dall’Italia, ma una guerra tra la Francia e il pontefice mette in pericolo Firenze che da una parte gode della blanda protezione del re di Francia, dall’altra parte però ha le truppe pontificie sotto casa. Machiavelli è mandato dal pontefice e dal re di Francia come mediatrice, cerca di elevare il potenziale di entrambe le parti, farle giungere a un accordo, ma il pontefice non ha intenzione di desistere e la Francia chiede un impegno formale ed esplicito da parte di Firenze.
Alla fine è l’esercito della Lega Santa, le truppe svizzere, a vincere contro la Francia nella battaglia di Novara. Milano passa formalmente nelle mani dell’ex duca legittimo, Massimiliano Sforza, ma di fatto sotto il controllo degli svizzeri.
Viene deciso il destino di Firenze a Mantova. Pier Soderini rifiuta diversi compromessi che il comandante dell’esercito spagnolo acquartierato nei pressi di Prato gli offre, e i fautori dei Medici, i palleschi, prendono il potere.
E’ la fine della repubblica popolare di stampo savonaroliano.
MISSIONE PRESSO L’IMPERATORE MASSIMILIANO D’ASBURGO
Deve capire se effettivamente Massimiliano d’Asburgo ha intenzione di scendere in Italia, cacciare i francesi dalla Lombardia e farsi i incoronare imperatore dal papa.
Firenze sarebbe rimasta tra due fuochi, essendoci ora oltretutto molte divisioni interne a Firenze
- partito dei sostenitori del gonfaloniere –> filofrancesi
- aristocratici avversi al governo popolare –> filoimperiali
MISSIONE A LIONE, 1503
Ha a che fare con la lunga e complessa questione pisana.
Machiavelli viene mandato a Lione nel 1503 nel tentativo di risolvere la frittata, ma si trova davanti a una corte grandiosa (lui che era rappresentante di una piccola realtà repubblicana) molto ostile e maldisposta nei confronti di Firenze, che continua a insistere che se non fossero arrivati i 38mila fiorini che mancavano secondo gli accordi il re avrebbe trattato Firenze come un nemico.
Certamente sarà una palestra importante, in cui addirittura Machiavelli diede delle belle lezioni di politica al cardinale di Rouen: i francesi non sanno trattare delle cose dello stato e soprattutto non sanno come conquistare e mantenere il potere e le relazioni di amicizia con gli stati italiani.
QUESTIONE DI PISA
Pisa era stata ceduta nel 1494 sul campo di Sarzana, dove era acquartierato l’esercito francese di Carlo VIII, assieme a Livorno, Montepulciano, Pietrasanta, da Piero de’ Medici il Fatuo, in cambio della salvaguardia di Firenze. Carlo VIII aveva promesso di restituire i territori, ma vende Pietrasanta ai lucchesi, Montepulciano a Siena, Sarzana a Genova, restituisce tardivamente Livorno e pensa di vendere, dietro pagamento di ventimila ducati, Pisa ai Pisani.
Firenze sa che non può far altro che riprendere la città con la forza. Affida il comando del reggimento che dovrà guidare l’assedio e l’espugnazione della città a Paolo Vitelli, che viene poi accusato di corruzione per lo scarso impegno profuso nell’attacco.
Chiede l’aiuto della Francia. Quest’ultima chiede in cambio il pagamento di 50mila ducati per il mantenimento dei fanti svizzeri che andranno in soccorso di Firenze, dell’esercito francese nel Ducato di Milano e di quei reggimenti che andranno alla conquista del Regno di Napoli. Truppe francesi e truppe svizzere però dimostrano di agire di malavoglia: durante il tragitto verso Pisa si danno a devastazioni, saccheggi, ammutinamenti, lamentano la scarsa qualità del vino fornito dai fiorentini. E’ un fiasco e addirittura viene imprigionato il rappresentante ufficiale della repubblica fiorentina che finanziava l’impresa, Luca degli Albizzi.
Machiavelli sarà mandato a Lione nel 1503 nel tentativo di risolvere la frittata, ma si trova davanti a una corte grandiosa molto ostile e maldisposta nei confronti di Firenze, che continua a insistere che se non fossero arrivati i 38mila fiorini che mancavano secondo gli accordi il re avrebbe trattato Firenze come un nemico.
Pisa poi sarà riconquistata nel 1509. Durante l’attacco decisivo sarà impegnata per la prima volta la milizia dell’Ordinanza. Fu merito in parte di Machiavelli perché era lui ad avere incontrato a Piombino una delegazione di Pisani, che rassicurò circa la messa in sicurezza delle persone e degli abitanti della città e del contado, ma mantenne il pugno fermo: la sottomissione a Firenze deve essere totale.
MACHIAVELLI E LA DIPLOMAZIA
Machiavelli è stata una delle figure che hanno inaugurato la riflessione sulla diplomazia.
Ha riflettuto in particolare attorno a tre nodi problematici: diplomazia e diplomatici, Europa e Principe
Il diplomatico è un tutt’uno con la volontà del Principe, è condizionato dalla temperie politica che respira, deve fare gli interessi del Principe o dello stato inviante, pertanto il suo atteggiamento è vincolato alla ragion di Stato, motivo per cui può anche ignorare la morale e l’etica individuale. La diplomazia può costituirsi come un potente strumento e arma di inganno perché campo della politica e campo della morale sono autonomi e indipendenti.
Machiavelli parla del diplomatico anche nel Memoriale a Raffaele Girolami, un diplomatico fiorentino che nel 1522 sarebbe partito per una missione alla corte di Carlo V in Spagna.
- reputazione limpida, integro, non avaro, non doppio e non falso altrimenti nessuno si fiderebbe della sua parola
- deve essere capace di nascondere la verità, di dissimulare se necessario
- di essere bene informato su ciò che accade (procacciarsi le informazioni) ma prima di procacciarsele deve essere capace di darle: il sistema informativo si poggia su un principio di scambio, di compromesso, di contrattazione
- deve possedere giudizio e congettura
IL SORRISO DI NICCOLO’/LA FASE DELL’AMAREZZA
Il sorriso di Machiavelli è un sorriso ambiguo che lo accompagnerà soprattutto nella fase che si apre dal 1513 fino alla sua morte nel 1527: la fase dell’amarezza, della delusione, della costernazione (con la caduta della repubblica di Soderini in seguito ai risvolti della guerra della Lega Santa dove ha vinto di fatti papa Giulio II, Milano è caduta nelle mani degli svizzeri anche se formalmente viene fatto rientrare Massimiliano Sforza), Machiavelli è di fatto allontanato dal mondo della politica per qualche tempo.
Una maschera che copre ma non scioglie lo sdegno per la malignità degli uomini e della fortuna che si è accanita contro di lui.
Ma questo fa parte della commedia della vita, varia e bizzarra, gli uomini sono animati da invidie, passioni, odi che li rendono ridicoli.
Ne l”Asino” scriverà che l’uomo nasce indifeso, piangendo, lamentandosi, per tutta la vita deve battagliare contro i venti avversi della fortuna, che mostra il suo volto arcigno/prima promette e poi nega. Però è comunque capace di grandi crudeltà; è un animale crudele e predatorio.
IN QUALI OCCASIONI MACHIAVELLI FU UN COLLABORATORE INASCOLTATO?
A un certo punto Machiavelli (dopo essere stato allontanato dal mondo della politica e destituito dal suo incarico dopo i risvolti della guerra della Lega Santa) rientra nel mondo della politica come collaboratore, emissario, consigliere, ma spesso resta inascoltato.
1) quando aveva suggerito al pontefice di schierarsi con la Francia se questa avesse voluto riprendersi il Ducato di Milano tenuto dagli svizzeri, perché la vittoria della Francia sarebbe stata più leggera da sopportare. Il pontefice invece si schierò con la Spagna e quando la Francia vinse perse un’occasione per rafforzare lo Stato.
2) Non fu ascoltato quando negli scritti commissionati (sia il Discorso delle cose fiorentine dopo la morte di Lorenzo, sia la Minuta del 1522) suggeriva la restaurazione di una repubblica giusta in cui tutti potessero essere adeguatamente rappresentati attraverso la riabilitazione del Consiglio Grande.
3) Non fu ascoltato quando diceva che le congiure contro il principe erano pericolose: nel 1522 ai primi di giugno si scoprì a Firenze una congiura per uccidere il cardinal Giulio de’ Medici nel giorno di Corpus Domini (Machiavelli aveva spiegato più volte quanto fossero pericolose le congiure contro il principe quando teneva lezione negli Orti Oricellari: aveva imparato a disprezzare la tirannide, dispingendo il contrasto tra i tempi di buoni imperatori e quelli di cattivi imperatori, atroci per le guerre, discordi, dove si premiano i calunniatori e si corrompono i servi per rivolgerli contro il signore)
4) Quando chiedeva di armare i popoli di Romagna contro Carlo V e di mettere Giovanni dalle Bande Nere a capo della fanteria italiana per dimostrare anche alla Francia che stava facendo sul serio.
GUERRA DELLA LEGA DI COGNAC
La guerra della Lega di Cognac è quella che consegnerà il ducato di Milano a Carlo V, quella che decreterà il momentaneo allontanamento dei Medici da Firenze e la restaurazione della nuova repubblica, permetterà il sacco di Roma da parte dei lanzichenecchi nel 1527.
Facciamo un passo indietro: nel 1525 Carlo V aveva sconfitto Francesco I nella battaglia di Pavia e aveva ripreso possesso di Milano. Nel gennaio 1526 pur di ottenere la liberazione, Francesco I sottoscrisse il trattato di Madrid con cui rinunciò a Milano e a Napoli, lasciando in ostaggio i suoi figli.
Si prospettava una guerra tra
- imperatore Carlo V –> pretese assolutistiche/mire egemoniche sull’Italia
- Francia e stati italiani dall’altra
Machiavelli non fu ascoltato quando suggerì di armare i popoli di Romagna e armare segretamente il figlio di Caterina Sforza.
Fu nominato provveditore e cancelliere dei Procuratori delle mura da Clemente VII che intendeva rafforzare le difese di Firenze.
Si arrivò alla lega di Cognac (alla fine fu nominato Giovanni dalle Bande Nere capitano generale della fanteria italiana), MA ERA UN CORPO D’ARMATA DIVISO DA INIMICIZIE E OSTILITA’ RECIPROCHE.
Il duca di Ferrara addirittura riforniva l’esercito imperiale di vettovaglie e armi, il duca di Urbino rivoleva la rocca di San Leo, il duca di Urbino e il marchese di Saluzzo anziché porsi davanti ai tedeschi e agli spagnoli gli stavano dietro senza attaccare.
- presero per resa Lodi
- l’attacco a Milano fu un fiasco perché davanti alla resistenza degli spagnoli si ritirarono vergognosamente verso San Martino e Marignano
- Francesco II Sforza si era arreso e aveva consegnato il castello agli spagnoli
- Cremona si arrese per accordo nel settembre 1526
- nella battaglia di Borgoforte/Governolo le truppe di Giovanni dalle Bande Nere furono sconfitte dai lanzichenecchi di Frundsberg che scendevano da Bolzano verso il Po. Qualche giorno dopo Giovanni morì per un colpo che gli fu inferto alla gamba.
Machiavelli e Guicciardini si incontrarono a Parma per capire il da farsi: Guicciardini aveva capito che le truppe tedesche erano incorruttibili e capaci di muoversi anche senza i loro capi, e Firenze avrebbe dovuto prepararsi al peggio.
Dopo Frundsberg si mise a capo degli imperiali il viceré di Napoli Charles de Lennoy e il duca di Borbone, il quale si mise in marcia verso Firenze chiedendo molti più ducati di quelli che Clemente VII aveva offerto.
Firenze però alla fine riuscì ad essere difesa dalle truppe della lega, e capendo che sarebbe stata un osso troppo duro, il duca di Borbone spostò le truppe verso Roma.
Ad aprile scoppiò un tumulto che culminò nell’occupazione di Palazzo Vecchio da parte degli oppositori dei Medici e il cardinale di Cortona nel maggio lasciò libera Firenze di restaurare la repubblica. Fu eletto Niccolò Capponi gonfaloniere ma Machiavelli non ebbe alcun incarico: alla carica di segretario fu preferito Francesco Tarugi.
MISSIONE PRESSO CESARE BORGIA: COSA DEVE FARE?
Tra gli anni 1501-1502 si affaccia una nuova minaccia sul panorama politico-territoriale italiano: quella di Cesare Borgia, un condottiero, un duca (diventato con investitura papale nel 1500 duca di Romagna e gonfaloniere della Santa Chiesa), e il figlio naturale di papa Alessandro VI.
Lui era un ex cardinale che nell’agosto del 1498 aveva dismesso la porpora, probabilmente aveva anche ucciso suo fratello Juan il Duca di Gandia pur di ritagliarsi uno spazio all’interno della vita secolare così ambito ma che dal padre gli era stato negato.
Intende riconquistare tutti gli ex territori un tempo appartenenti allo Stato pontificio e ora in mano a degli insolenti e insubordinati tirannelli di Romagna. Ha preso in maniera fulminea Rimini, Pesaro, Imola, Faenza, Forlì, ha agitato le rivolte antifiorentine di Arezzo e la Valdichiana, ha preso Piombino, e a giugno 1502 Urbino.
Niccolò viene chiamato assieme a Francesco Soderini a recarsi a Urbino dal duca per capire le sue intenzioni, visto che è circondata da un pericolo mortale.