Machiavelli Flashcards

1
Q

PRIMA MISSIONE DI NICCOLO’

A

Presso Jacopo Appiano per negargli i soldi che questi richiedeva per le sue truppe che militavano per Firenze nella riconquista di Pisa. Ma non deve rompere un’alleanza che può essere utile.

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2
Q

SECONDA MISSIONE DI NICCOLO’

A

Presso Caterina Sforza a Forlì.
Doveva convincerla ad accettare il rinnovo della condotta del figlio Ottaviano per combattere sotto Firenze nella riconquista di Pisa senza l’aumento del soldo che però lei richiedeva.
Chiedeva la protezione di Firenze, visto che ben presto sarebbe rimasta indifesa, quando la Francia avesse attaccato suo cugino Ludovico il Moro a Milano e quando la minaccia di Cesare Borgia fosse diventata più consistente.

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3
Q

ELENCO MISSIONI DI NICCOLO’

A
  • Piombino
  • Forlì
  • Urbino e Imola da Cesare Borgia
  • Lione 1503
  • legazione romana 1503
  • Civita Castellana 1506 agosto
  • Massimiliano d’Asburgo Bolzano 1507
  • Verona per capire gli sviluppi della Guerra di Cambrai
  • Lione per convincere il re di Francia e il papa a cessare le ostilità
  • Genova e Lucca 1518 per risolvere questioni di scarso interesse politico, sono missioni che offendono il genio politico di Machiavelli
  • Carpi
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4
Q

MISSIONE PRESSO CESARE BORGIA: PERCHE’?

A

Perché Firenze si trova stretta in una trappola mortale.
In breve tempo Cesare Borgia ha conquistato vasti territori (Rimini, Pesaro, Imola, Faenza, Forlì, Piombino e Urbino) e minaccia i confini fiorentini. Ha sobillato le rivolte antifiorentine di Arezzo e la Valdichiana.

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5
Q

LEGAZIONE A ROMA OTTOBRE 1503

A

Deve seguire gli sviluppi del Conclave dopo la morte di Alessandro VI.
Assiste al declino della parabola di Cesare Borgia che ha commesso un tremendo errore di calcolo politico.

Venezia ha allungato le mani sui territori dell’ex stato borgiano: Faenza, Rimini, Fano.
La sua espansione spaventa sia la Francia, sia Firenze, ma anche il papa.
Machiavelli deve capire come ha intenzione di posizionarsi Giulio II, perché a Firenze alcuni addirittura sospettano che il pontefice possa sostenere Venezia, ma Machiavelli dice che ha una natura troppo onorevole e collerica per permetterlo.

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6
Q

MISSIONE PRESSO GIULIO II, CIVITA CASTELLANA

A

E’ una missione di scarsa rilevanza politica in realtà.
Giulio II è un papa dal pugno di ferro che si è messo in testa di riconquistare tutti gli ex territori dello stato pontificio a partire da Perugia e Bologna.
Parte in direzione di queste città.
Giulio II chiede che Firenze ceda Marcantonio Colonna, un condottiero che Firenze in realtà ha impegnato nella guerra contro Pisa. Deve quindi dire di no, temporeggiare, saggiare le intenzioni del pontefice, blandirlo con false speranze.

Però è sempre una palestra politica, un modo attraverso cui costruire tassello per tassello il grande mosaico della politica.

  • il pontefice non va in giro in portantina ma alla testa di eserciti
  • addirittura Giampaolo Baglioni non ha approfittato del fatto che Giulio II fosse disarmato quando è entrato a Perugia, questo non solo perché ha una cattiveria meschina, ma anche perché i principali ecclesiastici sono sostenuti dagli ordini antichi della religione cristiana, che sono tanto potenti che sostengono detti principati in qualunque modo si comporti chi li regge. C’è una speciale protezione che viene dalla religione.
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7
Q

GUERRA DELLA LEGA SANTA: COME SCOPPIA, SVILUPPI E CONSEGUENZE

A

Giulio II è un pontefice con il pugno di ferro che si è messo in testa di riconquistare gli ex territori un tempo parte dello stato pontificio, a partire da Perugia e Bologna, che non ha intenzione di avallare l’espansionismo veneziano sui territori dell’ex stato borgiano (Venezia nel 1503, quando muore papa Alessandro VI, mette già le mani su Faenza, Rimini e Fano).

Vuole cacciare i francesi dall’Italia, ma una guerra tra la Francia e il pontefice mette in pericolo Firenze che da una parte gode della blanda protezione del re di Francia, dall’altra parte però ha le truppe pontificie sotto casa. Machiavelli è mandato dal pontefice e dal re di Francia come mediatrice, cerca di elevare il potenziale di entrambe le parti, farle giungere a un accordo, ma il pontefice non ha intenzione di desistere e la Francia chiede un impegno formale ed esplicito da parte di Firenze.

Alla fine è l’esercito della Lega Santa, le truppe svizzere, a vincere contro la Francia nella battaglia di Novara. Milano passa formalmente nelle mani dell’ex duca legittimo, Massimiliano Sforza, ma di fatto sotto il controllo degli svizzeri.
Viene deciso il destino di Firenze a Mantova. Pier Soderini rifiuta diversi compromessi che il comandante dell’esercito spagnolo acquartierato nei pressi di Prato gli offre, e i fautori dei Medici, i palleschi, prendono il potere.
E’ la fine della repubblica popolare di stampo savonaroliano.

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8
Q

MISSIONE PRESSO L’IMPERATORE MASSIMILIANO D’ASBURGO

A

Deve capire se effettivamente Massimiliano d’Asburgo ha intenzione di scendere in Italia, cacciare i francesi dalla Lombardia e farsi i incoronare imperatore dal papa.
Firenze sarebbe rimasta tra due fuochi, essendoci ora oltretutto molte divisioni interne a Firenze
- partito dei sostenitori del gonfaloniere –> filofrancesi
- aristocratici avversi al governo popolare –> filoimperiali

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9
Q

MISSIONE A LIONE, 1503

A

Ha a che fare con la lunga e complessa questione pisana.

Machiavelli viene mandato a Lione nel 1503 nel tentativo di risolvere la frittata, ma si trova davanti a una corte grandiosa (lui che era rappresentante di una piccola realtà repubblicana) molto ostile e maldisposta nei confronti di Firenze, che continua a insistere che se non fossero arrivati i 38mila fiorini che mancavano secondo gli accordi il re avrebbe trattato Firenze come un nemico.
Certamente sarà una palestra importante, in cui addirittura Machiavelli diede delle belle lezioni di politica al cardinale di Rouen: i francesi non sanno trattare delle cose dello stato e soprattutto non sanno come conquistare e mantenere il potere e le relazioni di amicizia con gli stati italiani.

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10
Q

QUESTIONE DI PISA

A

Pisa era stata ceduta nel 1494 sul campo di Sarzana, dove era acquartierato l’esercito francese di Carlo VIII, assieme a Livorno, Montepulciano, Pietrasanta, da Piero de’ Medici il Fatuo, in cambio della salvaguardia di Firenze. Carlo VIII aveva promesso di restituire i territori, ma vende Pietrasanta ai lucchesi, Montepulciano a Siena, Sarzana a Genova, restituisce tardivamente Livorno e pensa di vendere, dietro pagamento di ventimila ducati, Pisa ai Pisani.

Firenze sa che non può far altro che riprendere la città con la forza. Affida il comando del reggimento che dovrà guidare l’assedio e l’espugnazione della città a Paolo Vitelli, che viene poi accusato di corruzione per lo scarso impegno profuso nell’attacco.

Chiede l’aiuto della Francia. Quest’ultima chiede in cambio il pagamento di 50mila ducati per il mantenimento dei fanti svizzeri che andranno in soccorso di Firenze, dell’esercito francese nel Ducato di Milano e di quei reggimenti che andranno alla conquista del Regno di Napoli. Truppe francesi e truppe svizzere però dimostrano di agire di malavoglia: durante il tragitto verso Pisa si danno a devastazioni, saccheggi, ammutinamenti, lamentano la scarsa qualità del vino fornito dai fiorentini. E’ un fiasco e addirittura viene imprigionato il rappresentante ufficiale della repubblica fiorentina che finanziava l’impresa, Luca degli Albizzi.

Machiavelli sarà mandato a Lione nel 1503 nel tentativo di risolvere la frittata, ma si trova davanti a una corte grandiosa molto ostile e maldisposta nei confronti di Firenze, che continua a insistere che se non fossero arrivati i 38mila fiorini che mancavano secondo gli accordi il re avrebbe trattato Firenze come un nemico.

Pisa poi sarà riconquistata nel 1509. Durante l’attacco decisivo sarà impegnata per la prima volta la milizia dell’Ordinanza. Fu merito in parte di Machiavelli perché era lui ad avere incontrato a Piombino una delegazione di Pisani, che rassicurò circa la messa in sicurezza delle persone e degli abitanti della città e del contado, ma mantenne il pugno fermo: la sottomissione a Firenze deve essere totale.

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11
Q

MACHIAVELLI E LA DIPLOMAZIA

A

Machiavelli è stata una delle figure che hanno inaugurato la riflessione sulla diplomazia.
Ha riflettuto in particolare attorno a tre nodi problematici: diplomazia e diplomatici, Europa e Principe

Il diplomatico è un tutt’uno con la volontà del Principe, è condizionato dalla temperie politica che respira, deve fare gli interessi del Principe o dello stato inviante, pertanto il suo atteggiamento è vincolato alla ragion di Stato, motivo per cui può anche ignorare la morale e l’etica individuale. La diplomazia può costituirsi come un potente strumento e arma di inganno perché campo della politica e campo della morale sono autonomi e indipendenti.

Machiavelli parla del diplomatico anche nel Memoriale a Raffaele Girolami, un diplomatico fiorentino che nel 1522 sarebbe partito per una missione alla corte di Carlo V in Spagna.

  • reputazione limpida, integro, non avaro, non doppio e non falso altrimenti nessuno si fiderebbe della sua parola
  • deve essere capace di nascondere la verità, di dissimulare se necessario
  • di essere bene informato su ciò che accade (procacciarsi le informazioni) ma prima di procacciarsele deve essere capace di darle: il sistema informativo si poggia su un principio di scambio, di compromesso, di contrattazione
  • deve possedere giudizio e congettura
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12
Q

IL SORRISO DI NICCOLO’/LA FASE DELL’AMAREZZA

A

Il sorriso di Machiavelli è un sorriso ambiguo che lo accompagnerà soprattutto nella fase che si apre dal 1513 fino alla sua morte nel 1527: la fase dell’amarezza, della delusione, della costernazione (con la caduta della repubblica di Soderini in seguito ai risvolti della guerra della Lega Santa dove ha vinto di fatti papa Giulio II, Milano è caduta nelle mani degli svizzeri anche se formalmente viene fatto rientrare Massimiliano Sforza), Machiavelli è di fatto allontanato dal mondo della politica per qualche tempo.

Una maschera che copre ma non scioglie lo sdegno per la malignità degli uomini e della fortuna che si è accanita contro di lui.
Ma questo fa parte della commedia della vita, varia e bizzarra, gli uomini sono animati da invidie, passioni, odi che li rendono ridicoli.
Ne l”Asino” scriverà che l’uomo nasce indifeso, piangendo, lamentandosi, per tutta la vita deve battagliare contro i venti avversi della fortuna, che mostra il suo volto arcigno/prima promette e poi nega. Però è comunque capace di grandi crudeltà; è un animale crudele e predatorio.

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13
Q

IN QUALI OCCASIONI MACHIAVELLI FU UN COLLABORATORE INASCOLTATO?

A

A un certo punto Machiavelli (dopo essere stato allontanato dal mondo della politica e destituito dal suo incarico dopo i risvolti della guerra della Lega Santa) rientra nel mondo della politica come collaboratore, emissario, consigliere, ma spesso resta inascoltato.

1) quando aveva suggerito al pontefice di schierarsi con la Francia se questa avesse voluto riprendersi il Ducato di Milano tenuto dagli svizzeri, perché la vittoria della Francia sarebbe stata più leggera da sopportare. Il pontefice invece si schierò con la Spagna e quando la Francia vinse perse un’occasione per rafforzare lo Stato.
2) Non fu ascoltato quando negli scritti commissionati (sia il Discorso delle cose fiorentine dopo la morte di Lorenzo, sia la Minuta del 1522) suggeriva la restaurazione di una repubblica giusta in cui tutti potessero essere adeguatamente rappresentati attraverso la riabilitazione del Consiglio Grande.
3) Non fu ascoltato quando diceva che le congiure contro il principe erano pericolose: nel 1522 ai primi di giugno si scoprì a Firenze una congiura per uccidere il cardinal Giulio de’ Medici nel giorno di Corpus Domini (Machiavelli aveva spiegato più volte quanto fossero pericolose le congiure contro il principe quando teneva lezione negli Orti Oricellari: aveva imparato a disprezzare la tirannide, dispingendo il contrasto tra i tempi di buoni imperatori e quelli di cattivi imperatori, atroci per le guerre, discordi, dove si premiano i calunniatori e si corrompono i servi per rivolgerli contro il signore)
4) Quando chiedeva di armare i popoli di Romagna contro Carlo V e di mettere Giovanni dalle Bande Nere a capo della fanteria italiana per dimostrare anche alla Francia che stava facendo sul serio.

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14
Q

GUERRA DELLA LEGA DI COGNAC

A

La guerra della Lega di Cognac è quella che consegnerà il ducato di Milano a Carlo V, quella che decreterà il momentaneo allontanamento dei Medici da Firenze e la restaurazione della nuova repubblica, permetterà il sacco di Roma da parte dei lanzichenecchi nel 1527.

Facciamo un passo indietro: nel 1525 Carlo V aveva sconfitto Francesco I nella battaglia di Pavia e aveva ripreso possesso di Milano. Nel gennaio 1526 pur di ottenere la liberazione, Francesco I sottoscrisse il trattato di Madrid con cui rinunciò a Milano e a Napoli, lasciando in ostaggio i suoi figli.

Si prospettava una guerra tra
- imperatore Carlo V –> pretese assolutistiche/mire egemoniche sull’Italia
- Francia e stati italiani dall’altra

Machiavelli non fu ascoltato quando suggerì di armare i popoli di Romagna e armare segretamente il figlio di Caterina Sforza.
Fu nominato provveditore e cancelliere dei Procuratori delle mura da Clemente VII che intendeva rafforzare le difese di Firenze.
Si arrivò alla lega di Cognac (alla fine fu nominato Giovanni dalle Bande Nere capitano generale della fanteria italiana), MA ERA UN CORPO D’ARMATA DIVISO DA INIMICIZIE E OSTILITA’ RECIPROCHE.
Il duca di Ferrara addirittura riforniva l’esercito imperiale di vettovaglie e armi, il duca di Urbino rivoleva la rocca di San Leo, il duca di Urbino e il marchese di Saluzzo anziché porsi davanti ai tedeschi e agli spagnoli gli stavano dietro senza attaccare.
- presero per resa Lodi
- l’attacco a Milano fu un fiasco perché davanti alla resistenza degli spagnoli si ritirarono vergognosamente verso San Martino e Marignano
- Francesco II Sforza si era arreso e aveva consegnato il castello agli spagnoli
- Cremona si arrese per accordo nel settembre 1526
- nella battaglia di Borgoforte/Governolo le truppe di Giovanni dalle Bande Nere furono sconfitte dai lanzichenecchi di Frundsberg che scendevano da Bolzano verso il Po. Qualche giorno dopo Giovanni morì per un colpo che gli fu inferto alla gamba.

Machiavelli e Guicciardini si incontrarono a Parma per capire il da farsi: Guicciardini aveva capito che le truppe tedesche erano incorruttibili e capaci di muoversi anche senza i loro capi, e Firenze avrebbe dovuto prepararsi al peggio.
Dopo Frundsberg si mise a capo degli imperiali il viceré di Napoli Charles de Lennoy e il duca di Borbone, il quale si mise in marcia verso Firenze chiedendo molti più ducati di quelli che Clemente VII aveva offerto.
Firenze però alla fine riuscì ad essere difesa dalle truppe della lega, e capendo che sarebbe stata un osso troppo duro, il duca di Borbone spostò le truppe verso Roma.
Ad aprile scoppiò un tumulto che culminò nell’occupazione di Palazzo Vecchio da parte degli oppositori dei Medici e il cardinale di Cortona nel maggio lasciò libera Firenze di restaurare la repubblica. Fu eletto Niccolò Capponi gonfaloniere ma Machiavelli non ebbe alcun incarico: alla carica di segretario fu preferito Francesco Tarugi.

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15
Q

MISSIONE PRESSO CESARE BORGIA: COSA DEVE FARE?

A

Tra gli anni 1501-1502 si affaccia una nuova minaccia sul panorama politico-territoriale italiano: quella di Cesare Borgia, un condottiero, un duca (diventato con investitura papale nel 1500 duca di Romagna e gonfaloniere della Santa Chiesa), e il figlio naturale di papa Alessandro VI.
Lui era un ex cardinale che nell’agosto del 1498 aveva dismesso la porpora, probabilmente aveva anche ucciso suo fratello Juan il Duca di Gandia pur di ritagliarsi uno spazio all’interno della vita secolare così ambito ma che dal padre gli era stato negato.

Intende riconquistare tutti gli ex territori un tempo appartenenti allo Stato pontificio e ora in mano a degli insolenti e insubordinati tirannelli di Romagna. Ha preso in maniera fulminea Rimini, Pesaro, Imola, Faenza, Forlì, ha agitato le rivolte antifiorentine di Arezzo e la Valdichiana, ha preso Piombino, e a giugno 1502 Urbino.
Niccolò viene chiamato assieme a Francesco Soderini a recarsi a Urbino dal duca per capire le sue intenzioni, visto che è circondata da un pericolo mortale.

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16
Q

IL RAPPORTO CON GLI ALTRI MEMBRI DELLA BRIGATA

A

Machiavelli sin dal suo incarico di segretario della seconda Cancelleria si circondò di collaboratori, assistenti, sottoposti che rese più che suoi colleghi, suoi amici, membri di quella “brigata” che solamente lui era capace di raccozzare: con le sue battute di spirito e la sua vivacità fuori dal comune faceva ridere tutti.
Erano Agostino Vespucci, Andrea di Romolo e Biagio Buonaccorsi.

Niccolò non badava a beghe, invidie, ostilità, gelosie, era poco avvezzo al costume di fare piaceri per ottenere dei vantaggi negli uffici: i suoi occhi erano rivolti tutti verso le cose politiche.

17
Q

COSA TRAE DALLA MISSIONE PRESSO CESARE BORGIA?

A

Sicuramente rimane colpito e affascinato da questo signore di soli 27 anni.
E’ tutto ciò che Firenze non è e che Machiavelli vorrebbe fosse: rapido, deciso, risoluto, astuto, segreto (non rivela mai i suoi piani), maestro dell’inganno e della simulazione, che sa essere crudele e spergiuro se questo serve a conquistare e a mantenere lo stato (il suo atteggiamento è vincolato alla ragione di Stato), è il perfetto princeps e sa parlare per procedimenti dilemmatici: o questo o quello (o Firenze diventa mia amica cambiando il governo oppure mi dà i 36 mila ducati che mi ha promesso e sarà mia nemica). “Se non mi volete come amico mi proverete presto come nemico”. RIESCE A CONDENSARE IN POCHE PAROLE RICHIESTA DI AMICIZIA, RICHIESTA DI PROMESSA E MINACCIA.
Machiavelli abituato alla linea politica di Firenze che temporeggiava, stazionava nel mezzo, si barcamenava tra una sponda e l’altra attendendo sempre venti più propizi, “traccheggiando” sicuramente rimane folgorato.
Dice anche che Firenze non può aspettarsi dei benefici da lui perché non solo non li ha meritati, ma li ha demeritati.
Quando i due emissari gli dicono: ma noi disponiamo della protezione del re di Francia, Cesare che militava al fianco di Luigi XII dice: “Guardate so meglio io cosa Luigi XII pensa o intende fare e non vuole fare nulla di buono dei vostri confronti. Io ho tanta artiglieria che se decidessi di andare sotto le mura di Firenze questa non avrebbe neppure il tempo di difendersi”.

Machiavelli avrebbe voluto stringere amicizia con il Valentino, ma a Firenze non vogliono.

18
Q

I DISCORSI SOPRA LA PRIMA DECA DI TITO LIVIO

A

La materia di quest’opera è la STORIA COME CAMPIONARIO DI IDEE e di possibilità di azione/prontuario di casi la cui conoscenza può guidare il diplomatico attraverso delle situazioni difficili.
La storia romana deve ispirare anche la politica, non solo le arti e il diritto. Alcuni insegnamenti contenuti nei discorsi Machiavelli li riverserà anche nelle lezioni tenute agli Orti Oricellari.

Spesso nei suoi scritti Machiavelli usa la tecnica del confronto con il mondo romano, la repubblica romana è un modello persuasivo di corpo politico ottimamente strutturato la cui imitazione avrebbe potuto smantellare la miopia politica italiana e fiorentina.

Sono divisi in 3 libri:
1) Iniziative di politica interna di Roma;
2) Iniziative di politica estera;
3) Azioni di singoli cittadini, che
contribuirono alla grandezza di
Roma

19
Q

LE LEZIONI CHE TENNE AGLI ORTI ORICELLARI

A

a) disprezzare la tirannide, dipingendo il contrasto tra i tempi di buoni imperatori e quelli di cattivi imperatori, atroci per le guerre, discordi, dove si premiano i calunniatori e si corrompono i servi per rivolgerli contro il signore
b) le repubbliche > principati e regni, perché il popolo è più costante di un principe. Roma fu ordinata fino a quando fu una repubblica, sceglieva con saggezza i suoi magistrati, osservava il bene comune, è un vivere libero che si contrappone al vivere servo e genera benessere e ricchezza.
Tra tutti, è meglio il modello della repubblica popolare perché protegge al libertà di tutti.
c) modo di espansione delle repubbliche: presenta 3 esempi, quello di Atene e Sparta, quello etrusco e quello di Roma. Il primo è il modello peggiore, perché conquistano e impongono il dominio ai popoli soggetti; quello etrusco (costruzione una federazione di città in cui nessuna ha più autorità delle altre) si deve seguire solo se non si riesce a seguire quello migliore, quello romano (costruzione di un’alleanza in cui una repubblica manteneva il centro del potere).
d) Il problema della corruzione politica: un popolo che vive sotto un principe si abitua a servire, a cercare favori. Ecco perché un governo libero che si installa in una città corrotta trova delle difficoltà, perché non ha l’appoggio del popolo, perché tutti coloro che traevano vantaggi dalla tirannia diventano nemici mortali della repubblica.
La repubblica nuova deve offrire onori pubblici e riconoscimenti solo a coloro che dimostreranno di meritarlo, ma le repubbliche che si instaurano nelle città corrotte devono essere più vicine allo stato regio che a quello popolare, in maniera tale che gli insolenti siano frenati in qualche modo dal timore del principe.

20
Q

COSA SCRIVE NELLA FASE DELL’AMAREZZA?

A

Tra il 1517-1525, proprio quando aveva il cuore dilaniato, scrive le pagine più belle, le riflessioni più minute, dove fa convergere la conoscenza della storia antica e l’esempio dei grandi del passato con l’esperienza concreta e reale, anche se non sempre le condizioni del presente permettono di seguire l’esempio dei grandi del passato (ecco perché non bisogna fare delle previsioni, ma delle congetture).

  • Il Principe
  • l’Asino
  • L’Andria
  • la Mandragola
  • Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio
  • Sommario delle cose della città di Lucca
  • Vita di Castruccio Castracani
  • Istorie Fiorentine (dietro commissione formale della Signoria e di Giulio de’ Medici)
  • Discorso delle cose fiorentine dopo la morte di Lorenzo, 1520 (dietro commissione del cardinal Giulio)
  • Dell’arte della guerra
  • Minuta di provvisione per la riforma dello stato di Firenze, l’anno 1522 (dietro commissione del cardinal Giulio dopo la morte di Leone X)
  • Memoriale a Raffaello Girolami –> ci dà informazioni sulla concezione di diplomazia di Machiavelli, su come si deve comportare un diplomatico
  • Clizia
21
Q

QUALI MISSIONI VENGONO AFFIDATE A MACHIAVELLI DURANTE LA FASE DELL’AMAREZZA?

A
  • Genova, 1518 per tutelare degli interessi di alcuni mercanti fiorentini colpiti dal fallimento di Davide Lomellini
  • Lucca, 1520, anche qui per tutelare gli interessi di mercanti fiorentini colpiti dal fallimento di un mercante lucchese
  • Carpi, 1521, presso il capitolo generale dei Frati Minori per trattare questioni di giurisdizione di conventi minoriti situati entro il dominio fiorentino e deve anche chiedere a un certo fra Giovanni Gualberto, detto il Rovaio, di andare a predicare in Santa Maria del Fiore
22
Q

LE IDEE CHE MACHIAVELLI AVEVA DELLA RELIGIONE

A

1) La religione cristiana insegna agli uomini l’umiltà, il disprezzo della gloria terrena e vuole che tu sia atto a patire più che a fare una cosa forte. Ha reso il mondo debole.
2) Papato e la Chiesa sono la causa per cui l’Italia ha perso ogni autentico sentimento religioso diventando cattiva. Inoltre la Chiesa ha impedito all’Italia di unirsi sotto l’obbedienza di un principe o di una repubblica.
3) Dio: il timore di Dio ha degli effetti benefici sui costumi degli uomini ed è uno strumento per dar forza alle leggi e all’autorità del principe o di una repubblica. Dove manca il timore di Dio le repubbliche sopperiscono ed è necessario che arrivi un principe a sopperire ai difetti della religione.
Per Machiavelli Dio è un Dio politico amico dei principi che fanno grandi cose, un Dio retorico.

23
Q

LA MILIZIA DELL’ORDINANZA

A

La milizia dell’ordinanza è un’idea che viene a Machiavelli dopo aver osservato quanti disordini debba tenere a bada Firenze a livello militare: manca un esercito disciplinato, Firenze non può dipendere per sempre dalle truppe mercenarie: sono truppe mercenarie (francesi e svizzeri) quelle che si sono ribellate nel campo attorno a Pisa. IL FONDAMENTO DI QUALSIASI STATO SONO LA GIUSTIZIA E LE ARMI.
Vuole una milizia forte, numerosa, disciplinata, fedele solamente alla repubblica fiorentina.

Pier Soderini appoggia l’iniziativa e gli suggerisce di cominciare a organizzare le milizie nel contado (ugello e nel Casentino).
Durante il reclutamento fa in modo che i capitani e i soldati semplici provengano da luoghi diversi, per impedire che si formino delle lealtà sulla base di interessi particolari.
L’esercito deve dipendere da diverse autorità pubbliche : una per ordinarli e addestrarli, un’altra per comandarli in guerra, un’altra ancora per premiarli e punirli.
Lui sarà cancelliere della nuova magistratura dei Nove ufficiali dell’ordinanza e milizia fiorentina.

24
Q

I MERITI E I DEMERITI DI SAVONAROLA SECONDO MACHIAVELLI

A

Machiavelli concorda sul fatto che i peccati dei popoli nascono dalla condotta dei principi e riconosceva in Savonarola il dono della profezia, ovvero la capacità di interpretare i segni premonitori che annunziano eventi straordinari e la capacità di aver persuaso Firenze di parlare in nome di Dio.

Non era d’accordo però sul fatto che la causa del male d’Italia fossero i peccati degli italiani.

25
Q

FIRENZE TRA 400 E 500: UNA REALTA’ MAGNIFICA E MISERA ALLO STESSO TEMPO

A
  • debolezza delle istituzioni politiche
  • lotte sanguinose di fazione
  • mancanza di un esercito cittadino disciplinato
  • inaffidabile protezione del re di Francia

Lorenzo de’ Medici ha governato al limite tra il bene e il male: ha sicuramente rafforzato il regime mediceo ma ha reso i fiorentini schiavi, non ha neppure voluto restituire loro la libertà in punto di morte.

26
Q

QUALI SONO I PROBLEMI DI FIRENZE NEL 1503?

A

1) DEBOLEZZA POLITICA –> per ovviare alla mancanza di continuità nel governo repubblicano fu creato nel settembre 1502 il gonfalonierato perpetuo

2) DEBOLEZZA MILITARE –> manca un esercito disciplinato, fatto di gente fiorentina

3) CRISI FINANZIARIA –> la città è molto disordinata di danari e per trovarli è necessario convincere il Consiglio Maggiore a imporre nuove tasse. Pier Soderini chiede il suo aiuto e Machiavelli scrive Parole da dirle sopra la provisione del danaio dove dimostra tutta la finezza della sua retorica e della sua analisi politica. Firenze, con l’istituzione del gonfalonierato perpetuo, si è assicurata un po’ di senno, ma ora servono le armi, e per ottenerle servono le tasse. Firenze deve reputare nemici tutti coloro contro i quali non si può ancora difendere.

4) PROBLEMA DELL’ATTEGGIAMENTO DA TENERE NEI CONFRONTI DEI POPOLI E DELLE CITTA’ SOGGETTE AL DOMINIO FIORENTINO: scrive Del modo di trattare i popoli della Valdichiana ribellati, in cui ricorre alla storia come maestra di vita e all’esempio della Roma repubblicana, modello persuasivo di corpo politico ottimamente strutturato che Firenze deve imitare: Firenze nel caso di Arezzo ha fatto esattamente il contrario di quello che avrebbe fatto Roma, perché si è alienata la simpatia dei fiorentini vendendo le loro proprietà e togliendo alla città i suoi magistrati, ma ha lasciato intatte le mura della città senza mandare dei fiorentini ad abitare ad Arezzo per tenerla sotto controllo.

27
Q

CHI E’ MAURIZIO VIROLI?

A

E’ professore emerito all’università di Princeton, professore di Teoria politica, Storia del pensiero politico, è un filosofo e saggista che ha studiato tantissimo Machiavelli ma anche Rousseau, Mazzini, Croce, i fratelli Rosselli.
La sua ideologia politica è il repubblicanesimo.

28
Q

CHI AVEVA ORDITO LA CONGIURA AI DANNI DEI MEDICI NEL 1513?

A

Agostino Cappoli,
Pietro Paolo Boscoli,
Niccolò Valori
Giovanni Folchi.

Boscoli aveva perso una cedola con su scritti una venina di nomi, tutti oppositori dei Medici, tra cui Machiavelli, che però aveva espresso solamente l’opinione che il nuovo regime di sarebbe retto con grande difficoltà.