Europa 1655 Flashcards
RAPPORTO FRANCIA-POLONIA
Morosini ne parla nel momento in cui approfondisce, dal suo punto di vista di diplomatico veneziano inviato alla corte di Francia, i rapporti che questa intrattiene con le altre potenze europee e non solo.
Legge con disincanto, pragmatismo e sensibilità un quadro politico ampiamente mutevole dove la Francia è il punto di osservazione privilegiato dello scacchiere europeo.
La Polonia volle la Francia come mediatrice tra Polonia e Svezia al congresso di Lubecca del 1652, assieme a un rappresentante della Serenissima e a un olandese. In realtà veri e propri rapporti tra Francia e Polonia non esistono realmente, la Polonia sa che la Francia preferisce “collegarsi” (fare gli interessi/sostenere) la Svezia, grande nemica della Polonia (d’altronde la Francia aveva sostenuto prima finanziariamente e poi anche militarmente la Svezia nell’ultima fase della guerra dei Trent’anni pur di seguire una fiera politica antiasburgica e antispagnola). La Polonia ha combattuto contro l’impero svedese con Giovanni II Casimiro Vasa (re dal 1648–1668). La principessa palatina (Anna Maria Gonzaga-Nevers) sorella di Maria Luisa di Gonzaga–Nevers (vedova del vecchio re Ladislao, cui è succeduto appunto Giovanni II Casimiro) non ha una vera e propria speranza di trarre profitto da un certo legame tra Francia e Polonia, anche se a suo modo ci prova. Anche Morosini fu inviato dal Senato veneziano a Lubecca.
DESCRIZIONE DI ANNA D’AUSTRIA/D’ASBURGO
Anna d’Austria è una spagnola, sorella di Filippo IV di Francia, andata in sposa a Luigi XIII da giovanissima (aveva 10 anni). È riuscita a dargli due figli, nonostante la sua infecondità fosse temuta.
È riuscita, negli anni in cui scrive Morosini, a sconfiggere coloro che intendevano mettere in crisi l’autorità regia («chi inclinava alla depressione della regia autorità») (ha superato quindi i disordini della Fronda sia parlamentare che dei principi). È però poco informata degli affari del regno e per le questioni politiche si rimette a chi ne sa più di lei.
È buona, molto religiosa, parla tre lingue (spagnolo, italiano e francese) chi parla con lei è subito bendisposto e rende i loro animi arrendevoli (come Gastone d’Orleans). Durante la sua vita i suoi parenti spagnoli hanno creduto che avesse voltato loro le spalle: in realtà era semplicemente molto prudente perché ha dovuto schivare tutti gli indizi che potessero far capire che aveva ancora particolarmente a cuore gli interessi fraterni (la Francia aveva esplicitamente adottato una politica antiasburgica): le sue lettere con Filippo IV venivano intercettate da Richelieu che ne fece un mezzo per allontanarla da suo marito Luigi XIII nel 1635. Nel momento in cui Morosini scrive, è una di quelle che vorrebbe un accomodamento con la Spagna.
DESCRIZIONE MAZZARINO
Di Mazzarino dice che il suo ministero prende qualità d’arbitrio quasi assoluto nel governo di quel regno. Ha ereditato da Richelieu soltanto buone qualità come la profondità di analisi e la capacità di prevedere le situazioni, riesce a destreggiarsi in qualsiasi argomento nonostante non sia dotto; ha una grande resistenza al lavoro. Lo stato è il fine ultimo e il primo mobile di tutte le sue azioni: il suo atteggiamento è vincolato alla ragione di Stato, in questo senso è un machiavellista perfetto. Odia i francesi ma ama la Francia.
Ma in realtà del male alla Francia lo ha fatto: ha gravato il popolo di imposte (c’è stato nel suo governo un aumento della fiscalità di guerra che ha provocato gravi malcontenti) ma anche la nobiltà, non solo con le imposte, ma anche con il complessivo indebolimento delle cariche (aveva pensato di aumentare il numero dei mastri di richieste). Le “voglie” di Mazzarino spiegano questo perdurante stato di conflitto con la Spagna: vede nella guerra un principio di rafforzamento della Francia (avrebbe spurgato i malumori, vessato i poveri cittadini di tasse che avrebbero arricchito le casse reali, legato a sé i nobili per renderli dipendenti dal potere sovrano, compattato il fronte interno).
È sostenitore della cinghia assolutistica (prepara il terreno per il futuro e oramai prossimo germogliare dell’assolutismo, cosa che Morosini intuisce) e ha dimostrato tutta la sua abilità politica sconfiggendo le rivolte frondiste.
Ha cinque nipoti che saranno le pedine di una pedina matrimoniale laboriosa e utile per consolidare il suo casato: temendo che Luigi XIV possa avvicinarsi ai suoi coetanei una volta uscito dalla minorità controlla scrupolosamente la sua educazione e gli fa frequentare le sue nipoti, sognando magari un matrimonio con la sua terza nipote, che Anna d’Austria non approvava.
Aveva iniziato il servizio in Francia in maniera però completamente diversa, con apparente distacco: ostentava ai principali del regno la sua alienazione di prendere per se stesso altra parte che non fosse quella delle fatiche, mostrava di non voler onori e ricchezze, di voler tenere lontani i parenti, rinunciare ai benefici che la regina gli offriva e che sarebbe stato soddisfatto semplicemente avendo una casa privata.
DESCRIZIONE PRINCIPE DI CONDE’
Il principe di Condé è, assieme a Mazzarino, uno dei personaggi più accuratamente descritti. È il protagonista vittorioso delle battaglie di Rocroi e Lens che chiude la stagione ufficiale della guerra dei Trent’anni. È stato quindi un fedele servitore della corona e ha aiutato la monarchia a vincere contro il Parlamento in rivolta perché era lui che aveva messo Parigi sotto assedio.
Era un uomo che godeva di una grandissima influenza a corte: aveva ottenuto dal consiglio di reggenza di ridimensionare i poteri del cardinale Mazzarino.
Dice che è stato un uomo vittima dello scherzo beffardo della fortuna: prima lo ha sublimato alla gloria, poi è stato il tempo di goderne i frutti ma si è invaghito di esorbitanti pretese abusando delle opportunità che aveva e finì con l’essere odiato. Fu un traditore della patria che avrebbe potuto ottenere ciò che desiderava se solo avesse usato la moderazione, ma è un cervello incostante, sempre propenso a cambiare idea. Ha cercato l’appoggio della Spagna ma neppure questa lo vede di buon grado.
Ha anche fatto del male a suo fratello, il principe di Conti, che ha vergognosamente illuso pur di tirare a sé per avere un alleato nelle sue macchinazioni: Conti era un ecclesiastico che godeva anche di buone rendite ma che si era invaghito della figlia della duchessa di Chevreuse. Condé inizialmente lo sostenne, ma una volta tornato libero tentò addirittura di spingerlo al cardinalato, forse perché si era accorto di quanto fossero vitali i proventi derivati dai benefici ecclesiastici.
DESCRIZIONE PRINCIPE DI CONTI
Armando di Borbone è il fratello del principe di Condé, del grande protagonista vittorioso delle battaglie di Rocroi e Lens (ultima fase della guerra dei Trent’anni). Ha gli stessi vivacissimi spirito del fratello anche se ha dimostrato di avere più senno. È stato una vittima di Condé, che per ottenere un alleato nelle sue macchinazioni contro la corona lo ha illuso.
Conti era stato infatti avviato alla carriera ecclesiastica perché cagionevole di salute, leggermente gobbo, e godeva di numerose rendite ecclesiastiche, ma si era invaghito della figlia della duchessa di Chevreuse. Condé gli dice di appoggiarlo e nel 1649 abbandona la carriera ecclesiastica e viene coinvolto insieme al fratello nella Fronda.
Nel 1650 viene imprigionato insieme a Condé e a Longueville, ma poi ritorna in libertà un anno più tardi. Condé poi non appoggerà più il suo matrimonio con la figlia della Chevreuse e addirittura proverà a spingerlo al cardinalato. Ma Conti si sistemerà con la nipote di Mazzarino: Anna Maria Martinozzi.
E’ però, a differenza dell’incostante fratello, benvisto a corte perché è stabile nei suoi orientamenti politici.
DESCRIZIONE LUIGI XIV
Luigi XIV è un giovane re molto amato dal popolo di Parigi che quasi lo idolatra, è un angelo di bellezza, un giovane a modo, grazioso, un angelo di bellezza, agile nella vita. In lui germogliano fini che diventano buoni frutti per la cristianità tutta. È propenso al bene in materia religiosa, attento alle materie di stato, ma per le opinioni politiche si rimette a chi ne sa più di lui.
DESCRIZIONE DI GASTONE D’ORLEANS
Gastone d’Orleans era il fratello di Luigi XIII e fu per molto tempo l’unico pretendente alla successione di Francia, non avendo Luigi degli eredi. Fu spesso strumentalizzato dalla nobiltà in rivolta contro il re, contro Richelieu e Mazzarino. Guiderà la Fronda dei principi anche se Morosini sminuisce il suo operato all’interno della protesta: non ha fatto molto come assistente, dice. Però vedeva Mazzarino come un forestiero senza alcun riguardo nei confronti dei principi del sangue (infatti la Fronda dei principi origina anche da malumori non sopiti). Nel 1652 fu esiliato a Blois, dove rimase fino al 1660, ma questo Morosini non lo sa, perché continua a dire che Gastone spera di rientrare a corte.
Ha una figlia (la più grande), avuta dal primo matrimonio, la duchessa di Montpensier
DESCRIZIONE DELLA DUCHESSA DI MONTPENSIER/ANNA MARIA LUISA D’ORLEANS
Era la figlia di Gastone d’Orleans (fratello di Luigi XIII e per molto tempo unico erede al trono in mancanza di figli maschi, fu strumentalizzato spesso dalla nobiltà in rivolta contro il re, si mise a capo della Fronda dei principi, anche se Morosini dice che la sua assistenza nella guerra fu un po’ blanda). Era la figlia che aveva avuto dal primo matrimonio.
La natura, dice Morosini, pare che fosse incerta se crearla uomo o donna, perché pare che il suo ardire, il suo temperamento la renderebbe adatta a stare alla testa di un esercito (in un certo senso alla testa di un esercito ci fu perché durante la guerra di Fronda comandò personalmente il cannoneggiamento dell’esercito reale dagli spalti della Bastiglia). E ciò è causa della procrastinazione del suo “maritaggio”, non si riesce a farla sposare. Dopo una serie di proposte matrimoniali (incluso Carlo II d’Inghilterra, Alfonso VI del Portogallo, Carlo Emanuele II di Savoia), si innamorò del cortigiano Antoine Nompar de Caumont, procurando non pochi scandali nell’opinione pubblica. Alla fine rimase nubile e lasciò tutto il suo cospicuo patrimonio al fratello di Luigi XIV, Filippo d’Orleans.
COSA FA QUANDO DESCRIVE UOMINI E DONNE DELLA CORTE?
Morosini fornisce anche un ritratto di uomini e donne della corte, descrive i loro profili attitudinali, il loro aspetto fisico anche, la loro visione dello stato. Fornisce anche dettagli succulenti di vita privata.
E’ un uomo che scrive con lunghe e contorte proposizioni, inserendo fraseggi, motti di spirito. Non si limita a descrivere solamente il profilo politico-istituzionale o la situazione interna dello Stato, ma amplia lo sguardo. Fa della relazione quasi un’opera di cappa e spada che privilegia una prospettiva più ariosa.
COSA FA QUANDO DESCRIVE UOMINI E DONNE DELLA CORTE?
Morosini fornisce anche un ritratto di uomini e donne della corte, descrive i loro profili attitudinali, il loro aspetto fisico anche, la loro visione dello stato. Fornisce anche dettagli succulenti di vita privata.
E’ un uomo che scrive con lunghe e contorte proposizioni, inserendo fraseggi, motti di spirito. Non si limita a descrivere solamente il profilo politico-istituzionale o la situazione interna dello Stato, ma amplia lo sguardo. Fa della relazione quasi un’opera di cappa e spada che privilegia una prospettiva più ariosa.
RAPPORTO FRANCIA-CORTE ROMANA
Mazzarino è risentito per l’atteggiamento indifferente che la corte di Roma ha tenuto quando aveva bisogno, quando era in pericolo.
Nel tempo presente non può rivelare i suoi risentimenti perché gli conviene “traccheggiare”, ovvero temporeggiare, tergiversare, sospendere il giudizio, ma pare che abbia incaricato qualcuno di scrivere tutti gli scandali pubblici del pontificato.
1) non avversa i disegni del pontefice per non rendersi odioso
2) ma non può esserne nemmeno troppo fautore, perché altrimenti sarebbe vittima delle rampogne di chi, invece, ha pochi riguardi in materia religiosa.
Anche il papa, d’altra parte, si serve della Francia per arginare la prepotenza degli spagnoli.
RAPPORTO FRANCIA-IMPERO
Ha dovuto, anche se riluttante, sottoscrivere una pace con la Francia (pace di Vestfalia), una pace piuttosto estorta che volontariamente concessa
- per dare ristoro alle afflittissime province
- per spegnere l’alterigia dei francesi che scorrazzavano indisturbati per la Germania
- perché il papa era spettatore ozioso delle perdite della religione cattolica.
Ma spera di rivalersi e di ottenere un risarcimento quando la Francia sarebbe stata investita dai disordini della Fronda.
I principi protestanti nutrono buona corrispondenza con la Francia.
RAPPORTO FRANCIA-INGHILTERRA
La decapitazione di Carlo I (marito di una Borbone) è visto dalla Francia come un pericoloso precedente. La Spagna è pronta a collegarsi con il nuovo tiranno, Cromwell, il quale, a detta di Mazzarino, è ben consapevole dell’instabilità del suo stato e quasi vorrebbe più lui una concordia con la Francia che non il contrario.
Mazzarino crede inoltre che la monarchia in Inghilterra potrebbe essere restaurata.
I mercanti francesi avevano inoltre colto l’occasione per subentrare in Olanda ai traffici una volta controllati proficuamente dagli inglesi.
Ci sono delle ostilità di vecchia data (diversità di confessione religiosa, rappresaglie fatte dai corsari francesi. I francesi fanno in mood di tener viva la tensione tra l’Inghilterra e le Province Unite, e gli inglesi incitano la Spagna a non concludere una pace vantaggiosa per i frances)
RAPPORTO FRANCIA E PAESI DEL NORD EUROPA
- Svezia: era alleata della Francia per il contrasto contro l’Impero. Alla Francia l’accomodamento con la Svezia serviva per moderare i vaneggiamenti degli inglesi. Le due erano state alleata durante l’ultima fase della guerra dei Trent’anni: la Svezia mirava a controllare una buona porzione dei mari del Nord e la Francia intendeva rompere l’accerchiamento degli Asburgo. Strinsero un patto di alleata in 23 gennaio 1631 a Barwalde (Richelieu avrebbe mantenuto finanziariamente l’impresa).
Qui il principe palatino Carlo Gustavo ha assunto il titolo di re (Carlo X) dopo l’abdicazione della regina Cristina. - Danimarca: la Francia mantiene solo dei rapporti cordiali con la Danimarca per avere dei benefici nel commercio, ma non può dimostrarsi nei suoi confronti troppo “parziale” per non offendere l’alleata Svezia, sua vicina.
- Province unite olandesi: hanno avuto soccorso dalla Francia contro gli spagnoli, godono di grandi benefici dall’interscambio commerciale. La corte francese si è però molto risentita per la pace stipulata dagli olandesi con la Spagna, visto che si era stabilito di non giungere mai a nessun accordo senza l’inclusione della Francia. Molti accusarono Mazzarino di essere l’unico a voler tenere viva la guerra e a macchiare la reputazione della Francia agli occhi anche degli altri alleati; lui invece dava la colpa alle Province Unite: è a causa loro se la pace è imperfetta: se avessero mostrato di non volere alcuna pace senza l’inclusione della Francia, gli spagnoli si sarebbero indeboliti. Ora invece sono pretenziosi.
Però nonostante l’amarezza continua la buona corrispondenza con le Province Unite per impedire il rafforzarsi sui mari della Repubblica inglese.
Morosini dice anche che gli olandesi erano ben consapevoli che l’amicizia della Francia era buona purché non fosse vicina: perché con il pretesto dell’aiuto militare, i Francesi stavano occupando dei territori.
RAPPORTO FRANCIA/MAZZARINO e STATI ITALIANI
Mazzarino non aveva alcuna considerazione dei principi italiani che considerava dei miserabili
- SAVOIA: è in buoni rapporti con la Francia anche se l’alleanza è comunque ingombrante. Assieme hanno sottoscritto l’accordo di Cherasco nel 1631 (con cui la Francia ottiene il Pinerolo) e poi l’accordo di Rivoli nel 1635.
Si teme, tuttavia, che tali relazioni possano guastarsi se il giovane duca (Carlo Emanuele II, nipote di Luigi XIII per parte di madre e quindi cugino di re Sole) sposasse l’infanta di Spagna. Ma la Spagna tradizionalmente mantiene legami dentro la famiglia asburgica.
Inoltre Carlo Emanuele II teme che se Mazzarino dovesse avviare pratiche di pace con la Spagna la Savoia sarebbe stata abbandonata a se stessa, messa a rischio dall’ingombrante vicinanza spagnola nel milanese. - GENOVA: si barcamena tra la Francia e la Spagna. Teme di poter essere invasa per prima dalla Francia se questa attaccasse la penisola, ma allo stesso tempo non può non temere la Spagna che potrebbe facilmente rendersi padrona della costa di mare a lei vicina. Inoltre, una parte dell’aristocrazia genovese scontenta dell’attuale governo è vicina alla Corona di Spagna.
- FIRENZE: coltiva simpatia verso la Francia ma sembra non volersi impegnare in nulla; d’altronde ha vicino a sé lo Stato dei Presidii
- MODENA: il duca Francesco d’Este vuole vendicarsi degli spagnoli ed evitare che la Chiesa romana occupi alcuni territori del ferrarese, quindi mantiene un rappresentante alla corte francese.
Durante la guerra dei Trent’anni aveva parteggiato per la Spagna, che però non lo aveva protetto né difeso dalle incursioni francesi. Dopo la guerra di Castro si alleò con la Francia e il Piemonte.
Morosini non vede molto di buon occhio Francesco d’Este, dice che fa conversare i suoi rappresentanti con Mazzarino forse per soddisfare altri fini inespressi. Avverte la “Vostra serenità”(Venezia), di stare attento perché molte volte in Italia si sono viste sorgere calamità grandissime a causa di questi capricci: infatti, visto che Modena è una porta aperta su Milano dal cuore della penisola, il pericolo è che se i francesi avessero iniziato a conquistare dei territori nessuno sarebbe più riuscito a scacciarli dal paese. - MANTOVA: il duca di Mantova è sospetto agli occhi della Francia perché si è lasciato lusingare dagli spagnoli.
- PARMA. il duca di Parma è neutrale perché impegnato nell’incassare una spropositata somma di denaro per riscattare il feudo di Castro, altrimenti destinato alla camera apostolica. Non vuole nemici vicini per avere nemici lontani.
Il ducato di Castro fu incamerato dallo Stato Pontificio nel 1649 al termine delle guerre di Castro (oppose lo Stato Pontificio a Venezia, Firenze, Modena oltre che Parma), ma poteva essere riacquistato dai Farnese, che però faticarono a trovare la somma. Quindi nel 1657 il papa Alessandro VII Chigi decise l’incameramento definitivo di quei territori. Con l’accordo dei Pirenei, Ranuccio II Farnese riuscì a ottenere una dilazione di otto anni per il riscatto del ducato, ma dovette abbandonare il proposito e rassegnarsi alla perdita definitiva.
In Francia viene quasi compatito, e Mazzarino sa che ogni volta che le armi si faranno sentire in Italia lui sarà per “secondar la corrente”.
LE GUERRE DI FRONDA
Sono delle agitazioni nell’élite dell’amministrazione reale e nell’aristocrazia; un movimento di protesta che coinvolse il Parlamento di Parigi e poi il ceto nobiliare nel momento in cui si stava costruendo l’assolutismo monarchico, che inizia a intaccare alcuni privilegi, a sottrarre prerogative, a oscurare delle figure importanti.
Oltretutto c’è una buona fetta di società che è stanca del persistente stato di guerra contro la Spagna anche dopo gli accordi di Vestfalia, una guerra che vuole soprattutto Mazzarino che è infiammato da delle voglie: sa che il suo ruolo si fonda sullo stato di necessità del paese e crede che la guerra serva a spurgare i malumori del regno.
Si divide in due fasi: la fronda parlamentare e la fronda dei principi.
PARLAMENTARE:
dobbiamo prima capire che cosa era il parlamento: un tribunale di giustizia che aveva un potere giudiziario non assoluto (il re poteva decidere in ogni momento di revocare un caso al Parlamento) e il compito di ratificare editti e ordinanze del sovrano, confrontando le nuove leggi con il diritto vigente per valutare se fossero coerenti e in linea (anche in questo caso il potere non era assoluto perché il re avrebbe potuto scavalcare il Parlamento e far approvare la legge; al parlamento sarebbe rimasto il diritto di rimostranza).
Vedeva il suo prestigio messo in ombra dalla creazione del consiglio del re; ciò che qui veniva deciso passava al vaglio del Parlamento che ne avrebbe liberamente discusso e i decreti parlamentari non potevano essere cassati. La Fronda nacque dal rifiuto del parlamento di Parigi di registrare un editto regio che sospendeva per quattro anni il pagamento degli emolumenti ai membri delle corti sovrane (ai magistrati) in cambio del rinnovo della paulette + dichiarazione d’unione (sottoscrizione di 27 articoli) con cui il parlamento puntava ad assumere nuove prerogative: controllo degli affari di Stato per impedire ogni nuova imposta che non avesse ottenuto l’assenso dei Parlamenti, il rifiuto del sistema di appalti e l’illegalità degli arresti arbitrari = MISURE PER BLOCCARE DI FATTI L’AFFERMAZIONE DELL’ASSOLUTISMO.
Rinnovò anche una disposizione del 1617 in cui veniva vietato agli stranieri di conoscere gli affari riservati del regno.
Si trasformò da alta corte di giustizia in corpo politico.
Venne arrestato Pierre Broussel e Jean-Francois-Paul de Gondi (il cardinale di Retz) che avevano indotto alla pubblicazione della dichiarazione. Ci fu un’insurrezione popolare che costrinse la reggente a rilasciare i prigionieri e a riparare a Saint-Germain en-Laye (giornata delle barricate). Le truppe regie guidate da Condé assediarono Parigi e costrinsero i frondisti alla resa, giungendo alla pace di Rueil (1649).
Ma lo stato di turbolenza nel paese continua: Mazzarino è odiato, l’insofferenza per il perdurante stato di conflitto contro la Spagna si fa sentire, e inoltre Condé è scontento per non aver ottenuto tutto ciò che gli era stato promesso per farlo intervenire a sostegno degli insorti contro la capitale. Era un uomo che aveva un’enorme influenza: era riuscito a ottenere dal consiglio di reggenza di ridimensionare i poteri del cardinale a cui era stato proibito di ricevere gli ambasciatori. La regina, temendo che il nuovo prestigio acquistato da Condé potesse mettere in ombra la figura del giovane sovrano lo aveva fatto arrestare assieme a Conti e al cognato Longueville.
Alla notizia dell’arresto era insorto il parlamento di Bordeaux, costringendo il re a intervenire in Guienna.
Mazzarino però riesce a contrattare e a far riconoscere l’autorità del re.
Il coadiutore Gondi torna a cospirare, chiede la liberazione dei tre arrestati. Mazzarino viene allontanato dalla capitale per decreto del parlamento (si rifugia a Liegi) e qui la regina si serve di Morosini per far giungere in sicurezza delle informazioni a Mazzarino.
Tornato in libertà nel 1651, Condé aveva coagulato intorno a sé l’opposizione, supportato da Gastone d’Orleans e si mette a capo di 15mila uomini in Guienna, ma la sconfitta di Gastone riporta in auge Mazzarino.
Condé si allea con la Spagna, Mazzarino torna con un gran numero di soldati ingaggiati a sue spese per difendere il paese.
LA SITUAZIONE FINANZIARIA DEL REGNO DI FRANCIA
La fiscalità aumenta sempre durante un conflitto.
Anche in questo caso, la Francia deve finanziare il perdurante conflitto con la Spagna e lo fa aumentando le imposte.
- Imposte dirette (taglia) e indirette per via ordinaria, attraverso l’istituzione di appaltatori (intendenti della fiscalità, figure odiatissime)
- per via straordinaria (ricorrendo agli affaire extraordinaires e alla paulette).
Erano considerati spesso degli abusi che portarono a sollevazioni contro gli appaltatori e a evasione fiscale.