Europa 1655 Flashcards

1
Q

RAPPORTO FRANCIA-POLONIA

A

Morosini ne parla nel momento in cui approfondisce, dal suo punto di vista di diplomatico veneziano inviato alla corte di Francia, i rapporti che questa intrattiene con le altre potenze europee e non solo.
Legge con disincanto, pragmatismo e sensibilità un quadro politico ampiamente mutevole dove la Francia è il punto di osservazione privilegiato dello scacchiere europeo.

La Polonia volle la Francia come mediatrice tra Polonia e Svezia al congresso di Lubecca del 1652, assieme a un rappresentante della Serenissima e a un olandese. In realtà veri e propri rapporti tra Francia e Polonia non esistono realmente, la Polonia sa che la Francia preferisce “collegarsi” (fare gli interessi/sostenere) la Svezia, grande nemica della Polonia (d’altronde la Francia aveva sostenuto prima finanziariamente e poi anche militarmente la Svezia nell’ultima fase della guerra dei Trent’anni pur di seguire una fiera politica antiasburgica e antispagnola). La Polonia ha combattuto contro l’impero svedese con Giovanni II Casimiro Vasa (re dal 1648–1668). La principessa palatina (Anna Maria Gonzaga-Nevers) sorella di Maria Luisa di Gonzaga–Nevers (vedova del vecchio re Ladislao, cui è succeduto appunto Giovanni II Casimiro) non ha una vera e propria speranza di trarre profitto da un certo legame tra Francia e Polonia, anche se a suo modo ci prova. Anche Morosini fu inviato dal Senato veneziano a Lubecca.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
2
Q

DESCRIZIONE DI ANNA D’AUSTRIA/D’ASBURGO

A

Anna d’Austria è una spagnola, sorella di Filippo IV di Francia, andata in sposa a Luigi XIII da giovanissima (aveva 10 anni). È riuscita a dargli due figli, nonostante la sua infecondità fosse temuta.
È riuscita, negli anni in cui scrive Morosini, a sconfiggere coloro che intendevano mettere in crisi l’autorità regia («chi inclinava alla depressione della regia autorità») (ha superato quindi i disordini della Fronda sia parlamentare che dei principi). È però poco informata degli affari del regno e per le questioni politiche si rimette a chi ne sa più di lei.
È buona, molto religiosa, parla tre lingue (spagnolo, italiano e francese) chi parla con lei è subito bendisposto e rende i loro animi arrendevoli (come Gastone d’Orleans). Durante la sua vita i suoi parenti spagnoli hanno creduto che avesse voltato loro le spalle: in realtà era semplicemente molto prudente perché ha dovuto schivare tutti gli indizi che potessero far capire che aveva ancora particolarmente a cuore gli interessi fraterni (la Francia aveva esplicitamente adottato una politica antiasburgica): le sue lettere con Filippo IV venivano intercettate da Richelieu che ne fece un mezzo per allontanarla da suo marito Luigi XIII nel 1635. Nel momento in cui Morosini scrive, è una di quelle che vorrebbe un accomodamento con la Spagna.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
3
Q

DESCRIZIONE MAZZARINO

A

Di Mazzarino dice che il suo ministero prende qualità d’arbitrio quasi assoluto nel governo di quel regno. Ha ereditato da Richelieu soltanto buone qualità come la profondità di analisi e la capacità di prevedere le situazioni, riesce a destreggiarsi in qualsiasi argomento nonostante non sia dotto; ha una grande resistenza al lavoro. Lo stato è il fine ultimo e il primo mobile di tutte le sue azioni: il suo atteggiamento è vincolato alla ragione di Stato, in questo senso è un machiavellista perfetto. Odia i francesi ma ama la Francia.

Ma in realtà del male alla Francia lo ha fatto: ha gravato il popolo di imposte (c’è stato nel suo governo un aumento della fiscalità di guerra che ha provocato gravi malcontenti) ma anche la nobiltà, non solo con le imposte, ma anche con il complessivo indebolimento delle cariche (aveva pensato di aumentare il numero dei mastri di richieste). Le “voglie” di Mazzarino spiegano questo perdurante stato di conflitto con la Spagna: vede nella guerra un principio di rafforzamento della Francia (avrebbe spurgato i malumori, vessato i poveri cittadini di tasse che avrebbero arricchito le casse reali, legato a sé i nobili per renderli dipendenti dal potere sovrano, compattato il fronte interno).
È sostenitore della cinghia assolutistica (prepara il terreno per il futuro e oramai prossimo germogliare dell’assolutismo, cosa che Morosini intuisce) e ha dimostrato tutta la sua abilità politica sconfiggendo le rivolte frondiste.
Ha cinque nipoti che saranno le pedine di una pedina matrimoniale laboriosa e utile per consolidare il suo casato: temendo che Luigi XIV possa avvicinarsi ai suoi coetanei una volta uscito dalla minorità controlla scrupolosamente la sua educazione e gli fa frequentare le sue nipoti, sognando magari un matrimonio con la sua terza nipote, che Anna d’Austria non approvava.

Aveva iniziato il servizio in Francia in maniera però completamente diversa, con apparente distacco: ostentava ai principali del regno la sua alienazione di prendere per se stesso altra parte che non fosse quella delle fatiche, mostrava di non voler onori e ricchezze, di voler tenere lontani i parenti, rinunciare ai benefici che la regina gli offriva e che sarebbe stato soddisfatto semplicemente avendo una casa privata.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
4
Q

DESCRIZIONE PRINCIPE DI CONDE’

A

Il principe di Condé è, assieme a Mazzarino, uno dei personaggi più accuratamente descritti. È il protagonista vittorioso delle battaglie di Rocroi e Lens che chiude la stagione ufficiale della guerra dei Trent’anni. È stato quindi un fedele servitore della corona e ha aiutato la monarchia a vincere contro il Parlamento in rivolta perché era lui che aveva messo Parigi sotto assedio.
Era un uomo che godeva di una grandissima influenza a corte: aveva ottenuto dal consiglio di reggenza di ridimensionare i poteri del cardinale Mazzarino.
Dice che è stato un uomo vittima dello scherzo beffardo della fortuna: prima lo ha sublimato alla gloria, poi è stato il tempo di goderne i frutti ma si è invaghito di esorbitanti pretese abusando delle opportunità che aveva e finì con l’essere odiato. Fu un traditore della patria che avrebbe potuto ottenere ciò che desiderava se solo avesse usato la moderazione, ma è un cervello incostante, sempre propenso a cambiare idea. Ha cercato l’appoggio della Spagna ma neppure questa lo vede di buon grado.
Ha anche fatto del male a suo fratello, il principe di Conti, che ha vergognosamente illuso pur di tirare a sé per avere un alleato nelle sue macchinazioni: Conti era un ecclesiastico che godeva anche di buone rendite ma che si era invaghito della figlia della duchessa di Chevreuse. Condé inizialmente lo sostenne, ma una volta tornato libero tentò addirittura di spingerlo al cardinalato, forse perché si era accorto di quanto fossero vitali i proventi derivati dai benefici ecclesiastici.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
5
Q

DESCRIZIONE PRINCIPE DI CONTI

A

Armando di Borbone è il fratello del principe di Condé, del grande protagonista vittorioso delle battaglie di Rocroi e Lens (ultima fase della guerra dei Trent’anni). Ha gli stessi vivacissimi spirito del fratello anche se ha dimostrato di avere più senno. È stato una vittima di Condé, che per ottenere un alleato nelle sue macchinazioni contro la corona lo ha illuso.
Conti era stato infatti avviato alla carriera ecclesiastica perché cagionevole di salute, leggermente gobbo, e godeva di numerose rendite ecclesiastiche, ma si era invaghito della figlia della duchessa di Chevreuse. Condé gli dice di appoggiarlo e nel 1649 abbandona la carriera ecclesiastica e viene coinvolto insieme al fratello nella Fronda.
Nel 1650 viene imprigionato insieme a Condé e a Longueville, ma poi ritorna in libertà un anno più tardi. Condé poi non appoggerà più il suo matrimonio con la figlia della Chevreuse e addirittura proverà a spingerlo al cardinalato. Ma Conti si sistemerà con la nipote di Mazzarino: Anna Maria Martinozzi.

E’ però, a differenza dell’incostante fratello, benvisto a corte perché è stabile nei suoi orientamenti politici.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
6
Q

DESCRIZIONE LUIGI XIV

A

Luigi XIV è un giovane re molto amato dal popolo di Parigi che quasi lo idolatra, è un angelo di bellezza, un giovane a modo, grazioso, un angelo di bellezza, agile nella vita. In lui germogliano fini che diventano buoni frutti per la cristianità tutta. È propenso al bene in materia religiosa, attento alle materie di stato, ma per le opinioni politiche si rimette a chi ne sa più di lui.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
7
Q

DESCRIZIONE DI GASTONE D’ORLEANS

A

Gastone d’Orleans era il fratello di Luigi XIII e fu per molto tempo l’unico pretendente alla successione di Francia, non avendo Luigi degli eredi. Fu spesso strumentalizzato dalla nobiltà in rivolta contro il re, contro Richelieu e Mazzarino. Guiderà la Fronda dei principi anche se Morosini sminuisce il suo operato all’interno della protesta: non ha fatto molto come assistente, dice. Però vedeva Mazzarino come un forestiero senza alcun riguardo nei confronti dei principi del sangue (infatti la Fronda dei principi origina anche da malumori non sopiti). Nel 1652 fu esiliato a Blois, dove rimase fino al 1660, ma questo Morosini non lo sa, perché continua a dire che Gastone spera di rientrare a corte.

Ha una figlia (la più grande), avuta dal primo matrimonio, la duchessa di Montpensier

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
8
Q

DESCRIZIONE DELLA DUCHESSA DI MONTPENSIER/ANNA MARIA LUISA D’ORLEANS

A

Era la figlia di Gastone d’Orleans (fratello di Luigi XIII e per molto tempo unico erede al trono in mancanza di figli maschi, fu strumentalizzato spesso dalla nobiltà in rivolta contro il re, si mise a capo della Fronda dei principi, anche se Morosini dice che la sua assistenza nella guerra fu un po’ blanda). Era la figlia che aveva avuto dal primo matrimonio.
La natura, dice Morosini, pare che fosse incerta se crearla uomo o donna, perché pare che il suo ardire, il suo temperamento la renderebbe adatta a stare alla testa di un esercito (in un certo senso alla testa di un esercito ci fu perché durante la guerra di Fronda comandò personalmente il cannoneggiamento dell’esercito reale dagli spalti della Bastiglia). E ciò è causa della procrastinazione del suo “maritaggio”, non si riesce a farla sposare. Dopo una serie di proposte matrimoniali (incluso Carlo II d’Inghilterra, Alfonso VI del Portogallo, Carlo Emanuele II di Savoia), si innamorò del cortigiano Antoine Nompar de Caumont, procurando non pochi scandali nell’opinione pubblica. Alla fine rimase nubile e lasciò tutto il suo cospicuo patrimonio al fratello di Luigi XIV, Filippo d’Orleans.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
9
Q

COSA FA QUANDO DESCRIVE UOMINI E DONNE DELLA CORTE?

A

Morosini fornisce anche un ritratto di uomini e donne della corte, descrive i loro profili attitudinali, il loro aspetto fisico anche, la loro visione dello stato. Fornisce anche dettagli succulenti di vita privata.

E’ un uomo che scrive con lunghe e contorte proposizioni, inserendo fraseggi, motti di spirito. Non si limita a descrivere solamente il profilo politico-istituzionale o la situazione interna dello Stato, ma amplia lo sguardo. Fa della relazione quasi un’opera di cappa e spada che privilegia una prospettiva più ariosa.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
10
Q

COSA FA QUANDO DESCRIVE UOMINI E DONNE DELLA CORTE?

A

Morosini fornisce anche un ritratto di uomini e donne della corte, descrive i loro profili attitudinali, il loro aspetto fisico anche, la loro visione dello stato. Fornisce anche dettagli succulenti di vita privata.

E’ un uomo che scrive con lunghe e contorte proposizioni, inserendo fraseggi, motti di spirito. Non si limita a descrivere solamente il profilo politico-istituzionale o la situazione interna dello Stato, ma amplia lo sguardo. Fa della relazione quasi un’opera di cappa e spada che privilegia una prospettiva più ariosa.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
11
Q

RAPPORTO FRANCIA-CORTE ROMANA

A

Mazzarino è risentito per l’atteggiamento indifferente che la corte di Roma ha tenuto quando aveva bisogno, quando era in pericolo.
Nel tempo presente non può rivelare i suoi risentimenti perché gli conviene “traccheggiare”, ovvero temporeggiare, tergiversare, sospendere il giudizio, ma pare che abbia incaricato qualcuno di scrivere tutti gli scandali pubblici del pontificato.

1) non avversa i disegni del pontefice per non rendersi odioso
2) ma non può esserne nemmeno troppo fautore, perché altrimenti sarebbe vittima delle rampogne di chi, invece, ha pochi riguardi in materia religiosa.

Anche il papa, d’altra parte, si serve della Francia per arginare la prepotenza degli spagnoli.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
12
Q

RAPPORTO FRANCIA-IMPERO

A

Ha dovuto, anche se riluttante, sottoscrivere una pace con la Francia (pace di Vestfalia), una pace piuttosto estorta che volontariamente concessa
- per dare ristoro alle afflittissime province
- per spegnere l’alterigia dei francesi che scorrazzavano indisturbati per la Germania
- perché il papa era spettatore ozioso delle perdite della religione cattolica.
Ma spera di rivalersi e di ottenere un risarcimento quando la Francia sarebbe stata investita dai disordini della Fronda.

I principi protestanti nutrono buona corrispondenza con la Francia.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
13
Q

RAPPORTO FRANCIA-INGHILTERRA

A

La decapitazione di Carlo I (marito di una Borbone) è visto dalla Francia come un pericoloso precedente. La Spagna è pronta a collegarsi con il nuovo tiranno, Cromwell, il quale, a detta di Mazzarino, è ben consapevole dell’instabilità del suo stato e quasi vorrebbe più lui una concordia con la Francia che non il contrario.
Mazzarino crede inoltre che la monarchia in Inghilterra potrebbe essere restaurata.

I mercanti francesi avevano inoltre colto l’occasione per subentrare in Olanda ai traffici una volta controllati proficuamente dagli inglesi.

Ci sono delle ostilità di vecchia data (diversità di confessione religiosa, rappresaglie fatte dai corsari francesi. I francesi fanno in mood di tener viva la tensione tra l’Inghilterra e le Province Unite, e gli inglesi incitano la Spagna a non concludere una pace vantaggiosa per i frances)

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
14
Q

RAPPORTO FRANCIA E PAESI DEL NORD EUROPA

A
  • Svezia: era alleata della Francia per il contrasto contro l’Impero. Alla Francia l’accomodamento con la Svezia serviva per moderare i vaneggiamenti degli inglesi. Le due erano state alleata durante l’ultima fase della guerra dei Trent’anni: la Svezia mirava a controllare una buona porzione dei mari del Nord e la Francia intendeva rompere l’accerchiamento degli Asburgo. Strinsero un patto di alleata in 23 gennaio 1631 a Barwalde (Richelieu avrebbe mantenuto finanziariamente l’impresa).
    Qui il principe palatino Carlo Gustavo ha assunto il titolo di re (Carlo X) dopo l’abdicazione della regina Cristina.
  • Danimarca: la Francia mantiene solo dei rapporti cordiali con la Danimarca per avere dei benefici nel commercio, ma non può dimostrarsi nei suoi confronti troppo “parziale” per non offendere l’alleata Svezia, sua vicina.
  • Province unite olandesi: hanno avuto soccorso dalla Francia contro gli spagnoli, godono di grandi benefici dall’interscambio commerciale. La corte francese si è però molto risentita per la pace stipulata dagli olandesi con la Spagna, visto che si era stabilito di non giungere mai a nessun accordo senza l’inclusione della Francia. Molti accusarono Mazzarino di essere l’unico a voler tenere viva la guerra e a macchiare la reputazione della Francia agli occhi anche degli altri alleati; lui invece dava la colpa alle Province Unite: è a causa loro se la pace è imperfetta: se avessero mostrato di non volere alcuna pace senza l’inclusione della Francia, gli spagnoli si sarebbero indeboliti. Ora invece sono pretenziosi.
    Però nonostante l’amarezza continua la buona corrispondenza con le Province Unite per impedire il rafforzarsi sui mari della Repubblica inglese.
    Morosini dice anche che gli olandesi erano ben consapevoli che l’amicizia della Francia era buona purché non fosse vicina: perché con il pretesto dell’aiuto militare, i Francesi stavano occupando dei territori.
How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
15
Q

RAPPORTO FRANCIA/MAZZARINO e STATI ITALIANI

A

Mazzarino non aveva alcuna considerazione dei principi italiani che considerava dei miserabili

  • SAVOIA: è in buoni rapporti con la Francia anche se l’alleanza è comunque ingombrante. Assieme hanno sottoscritto l’accordo di Cherasco nel 1631 (con cui la Francia ottiene il Pinerolo) e poi l’accordo di Rivoli nel 1635.
    Si teme, tuttavia, che tali relazioni possano guastarsi se il giovane duca (Carlo Emanuele II, nipote di Luigi XIII per parte di madre e quindi cugino di re Sole) sposasse l’infanta di Spagna. Ma la Spagna tradizionalmente mantiene legami dentro la famiglia asburgica.
    Inoltre Carlo Emanuele II teme che se Mazzarino dovesse avviare pratiche di pace con la Spagna la Savoia sarebbe stata abbandonata a se stessa, messa a rischio dall’ingombrante vicinanza spagnola nel milanese.
  • GENOVA: si barcamena tra la Francia e la Spagna. Teme di poter essere invasa per prima dalla Francia se questa attaccasse la penisola, ma allo stesso tempo non può non temere la Spagna che potrebbe facilmente rendersi padrona della costa di mare a lei vicina. Inoltre, una parte dell’aristocrazia genovese scontenta dell’attuale governo è vicina alla Corona di Spagna.
  • FIRENZE: coltiva simpatia verso la Francia ma sembra non volersi impegnare in nulla; d’altronde ha vicino a sé lo Stato dei Presidii
  • MODENA: il duca Francesco d’Este vuole vendicarsi degli spagnoli ed evitare che la Chiesa romana occupi alcuni territori del ferrarese, quindi mantiene un rappresentante alla corte francese.
    Durante la guerra dei Trent’anni aveva parteggiato per la Spagna, che però non lo aveva protetto né difeso dalle incursioni francesi. Dopo la guerra di Castro si alleò con la Francia e il Piemonte.
    Morosini non vede molto di buon occhio Francesco d’Este, dice che fa conversare i suoi rappresentanti con Mazzarino forse per soddisfare altri fini inespressi. Avverte la “Vostra serenità”(Venezia), di stare attento perché molte volte in Italia si sono viste sorgere calamità grandissime a causa di questi capricci: infatti, visto che Modena è una porta aperta su Milano dal cuore della penisola, il pericolo è che se i francesi avessero iniziato a conquistare dei territori nessuno sarebbe più riuscito a scacciarli dal paese.
  • MANTOVA: il duca di Mantova è sospetto agli occhi della Francia perché si è lasciato lusingare dagli spagnoli.
  • PARMA. il duca di Parma è neutrale perché impegnato nell’incassare una spropositata somma di denaro per riscattare il feudo di Castro, altrimenti destinato alla camera apostolica. Non vuole nemici vicini per avere nemici lontani.
    Il ducato di Castro fu incamerato dallo Stato Pontificio nel 1649 al termine delle guerre di Castro (oppose lo Stato Pontificio a Venezia, Firenze, Modena oltre che Parma), ma poteva essere riacquistato dai Farnese, che però faticarono a trovare la somma. Quindi nel 1657 il papa Alessandro VII Chigi decise l’incameramento definitivo di quei territori. Con l’accordo dei Pirenei, Ranuccio II Farnese riuscì a ottenere una dilazione di otto anni per il riscatto del ducato, ma dovette abbandonare il proposito e rassegnarsi alla perdita definitiva.
    In Francia viene quasi compatito, e Mazzarino sa che ogni volta che le armi si faranno sentire in Italia lui sarà per “secondar la corrente”.
How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
16
Q

LE GUERRE DI FRONDA

A

Sono delle agitazioni nell’élite dell’amministrazione reale e nell’aristocrazia; un movimento di protesta che coinvolse il Parlamento di Parigi e poi il ceto nobiliare nel momento in cui si stava costruendo l’assolutismo monarchico, che inizia a intaccare alcuni privilegi, a sottrarre prerogative, a oscurare delle figure importanti.
Oltretutto c’è una buona fetta di società che è stanca del persistente stato di guerra contro la Spagna anche dopo gli accordi di Vestfalia, una guerra che vuole soprattutto Mazzarino che è infiammato da delle voglie: sa che il suo ruolo si fonda sullo stato di necessità del paese e crede che la guerra serva a spurgare i malumori del regno.

Si divide in due fasi: la fronda parlamentare e la fronda dei principi.

PARLAMENTARE:

dobbiamo prima capire che cosa era il parlamento: un tribunale di giustizia che aveva un potere giudiziario non assoluto (il re poteva decidere in ogni momento di revocare un caso al Parlamento) e il compito di ratificare editti e ordinanze del sovrano, confrontando le nuove leggi con il diritto vigente per valutare se fossero coerenti e in linea (anche in questo caso il potere non era assoluto perché il re avrebbe potuto scavalcare il Parlamento e far approvare la legge; al parlamento sarebbe rimasto il diritto di rimostranza).
Vedeva il suo prestigio messo in ombra dalla creazione del consiglio del re; ciò che qui veniva deciso passava al vaglio del Parlamento che ne avrebbe liberamente discusso e i decreti parlamentari non potevano essere cassati. La Fronda nacque dal rifiuto del parlamento di Parigi di registrare un editto regio che sospendeva per quattro anni il pagamento degli emolumenti ai membri delle corti sovrane (ai magistrati) in cambio del rinnovo della paulette + dichiarazione d’unione (sottoscrizione di 27 articoli) con cui il parlamento puntava ad assumere nuove prerogative: controllo degli affari di Stato per impedire ogni nuova imposta che non avesse ottenuto l’assenso dei Parlamenti, il rifiuto del sistema di appalti e l’illegalità degli arresti arbitrari = MISURE PER BLOCCARE DI FATTI L’AFFERMAZIONE DELL’ASSOLUTISMO.
Rinnovò anche una disposizione del 1617 in cui veniva vietato agli stranieri di conoscere gli affari riservati del regno.
Si trasformò da alta corte di giustizia in corpo politico.

Venne arrestato Pierre Broussel e Jean-Francois-Paul de Gondi (il cardinale di Retz) che avevano indotto alla pubblicazione della dichiarazione. Ci fu un’insurrezione popolare che costrinse la reggente a rilasciare i prigionieri e a riparare a Saint-Germain en-Laye (giornata delle barricate). Le truppe regie guidate da Condé assediarono Parigi e costrinsero i frondisti alla resa, giungendo alla pace di Rueil (1649).

Ma lo stato di turbolenza nel paese continua: Mazzarino è odiato, l’insofferenza per il perdurante stato di conflitto contro la Spagna si fa sentire, e inoltre Condé è scontento per non aver ottenuto tutto ciò che gli era stato promesso per farlo intervenire a sostegno degli insorti contro la capitale. Era un uomo che aveva un’enorme influenza: era riuscito a ottenere dal consiglio di reggenza di ridimensionare i poteri del cardinale a cui era stato proibito di ricevere gli ambasciatori. La regina, temendo che il nuovo prestigio acquistato da Condé potesse mettere in ombra la figura del giovane sovrano lo aveva fatto arrestare assieme a Conti e al cognato Longueville.
Alla notizia dell’arresto era insorto il parlamento di Bordeaux, costringendo il re a intervenire in Guienna.
Mazzarino però riesce a contrattare e a far riconoscere l’autorità del re.
Il coadiutore Gondi torna a cospirare, chiede la liberazione dei tre arrestati. Mazzarino viene allontanato dalla capitale per decreto del parlamento (si rifugia a Liegi) e qui la regina si serve di Morosini per far giungere in sicurezza delle informazioni a Mazzarino.
Tornato in libertà nel 1651, Condé aveva coagulato intorno a sé l’opposizione, supportato da Gastone d’Orleans e si mette a capo di 15mila uomini in Guienna, ma la sconfitta di Gastone riporta in auge Mazzarino.
Condé si allea con la Spagna, Mazzarino torna con un gran numero di soldati ingaggiati a sue spese per difendere il paese.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
17
Q

LA SITUAZIONE FINANZIARIA DEL REGNO DI FRANCIA

A

La fiscalità aumenta sempre durante un conflitto.
Anche in questo caso, la Francia deve finanziare il perdurante conflitto con la Spagna e lo fa aumentando le imposte.

  • Imposte dirette (taglia) e indirette per via ordinaria, attraverso l’istituzione di appaltatori (intendenti della fiscalità, figure odiatissime)
  • per via straordinaria (ricorrendo agli affaire extraordinaires e alla paulette).

Erano considerati spesso degli abusi che portarono a sollevazioni contro gli appaltatori e a evasione fiscale.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
18
Q

INNOVAZIONI POLITICO-ISTITUZIONALI/ASSUNZIONE DI CERTI PROVVEDIMENTI che generano delle conseguenze sociali e costituzionali

A

1) l’ascesa dei favoriti del re che questi incontrava nel suo gabinetto ristretto oscura il ruolo del Consiglio ufficiale del re (formato da membri per nascita o per ufficio, persone scelte per la loro devozione, la regina, i fratelli, i principi del sangue). Ora che le emergenze richiedono decisioni rapide, il re inizia a prendere iniziative senza consultare i membri di diritto del consiglio
2) istituzione degli intendenti di giustizia, politica e finanza, che oscurarono il ruolo dell’amministrazione ordinaria (ovvero degli officiers, dei funzionari proprietari delle funzioni che avevano comprato). Erano dei funzionari regi dislocati nelle province, a capo di una circoscrizione (generalité), erano dei supercommissari che esercitavano poteri molto vasti (giudiziario perché erodono le prerogative dei parlamenti, amministrativo, finanziario - riscuotono le imposte) e diventano le principali cinghie di trasmissione della volontà sovrana (appoggiano il CENTRALISMO MONARCHICO). L’insofferenza popolare per le nuovi imposizioni fiscali richiese il ricorso a questo tipo di personale che può anche sedare le rivolte, riscuotere la taglia e amministrarla in maniera permanente (dal 1641) al posto dei tesorieri di Francia.

19
Q

CHI ERANO GLI INTENDENTI?

A

oscurarono il ruolo dell’amministrazione ordinaria (ovvero degli officiers, dei funzionari proprietari delle funzioni che avevano comprato). Erano dei funzionari regi dislocati nelle province, a capo di una circoscrizione (generalité), erano dei supercommissari che esercitavano poteri molto vasti (giudiziario perché erodono le prerogative dei parlamenti, amministrativo, finanziario - riscuotono le imposte) e diventano le principali cinghie di trasmissione della volontà sovrana (appoggiano il CENTRALISMO MONARCHICO). L’insofferenza popolare per le nuovi imposizioni fiscali richiese il ricorso a questo tipo di personale che può anche sedare le rivolte, riscuotere la taglia e amministrarla in maniera permanente (dal 1641) al posto dei tesorieri di Francia.

20
Q

GUERRA DI SUCCESSIONE DI MANTOVA E DEL MONFERRATO

A

E’ una delle guerre che imperversa in Italia mentre sul suolo germanico imperversa la guerra dei Trent’anni.

Ci sono state due guerre di successione di Mantova e del Monferrato, ma quella che imperversa negli anni della guerra dei Trent’anni è la seconda e si apre con la morte senza eredi di Vincenzo II Gonzaga.

Dobbiamo dire che già la Savoia, nella persona di Carlo Emanuele I, era rimasta delusa, perché alle soglie della prima guerra di successione, alla morte di Francesco IV Gonzaga, avrebbe voluto essere lui il successore, in quanto suocero di Francesco, mentre gli Asburgo appoggiarono Ferdinando Gonzaga, fratello del defunto.

Quando morì Vincenzo II, per Francia e Spagna ci fu l’ennesima occasione per riflettere le ostilità reciproche che le contrapponevano sul suolo italiano.
La Francia appoggiò Carlo di Gonzaga Nevers, mentre la Spagna sostenne i Guastalla filospagnoli.

Ci fu un attacco imperiale-spagnolo a Casale, a Mantova.
La Savoia aveva dapprima sostenuto la Spagna per ottenere almeno il Monferrato, poi però si accordò con la Francia.

La guerra si concluse con l’accordo di Cherasco che consegnò Mantova ai Gonzaga Nevers e Pinerolo alla Francia.

21
Q

GUERRA DI CANDIA

A

La guerra di Candia diciamo che è la ragione per cui Morosini si reca come rappresentante della Serenissima alla corte francese per chieder appoggio finanziario.

Sarà una guerra molto lunga, inizia nel 1645 e si conclude nel 1699 ma questo Morosini non lo sa.

Gli ottomani avevano attaccato Creta, un avamposto che Venezia possedeva sin dal tredicesimo secolo (lo aveva ricevuto da Bonifacio marchese del Monferrato che lo aveva ricevuto dall’imperatore d’Oriente). Era un territorio che da sempre turbava Venezia, a causa delle ostilità locali e l’aveva oltretutto costretta a introdurvi istituzioni e costituzione politica della Serenissima.
L’attaccarono nel 1645 con un pretesto: accusarono Venezia di aver attaccato delle navi turche (in realtà lo avevano fatto i maltesi) e di proteggere i nemici degli ottomani.

Venezia resistette brillantemente (l’assedio fu ventennale) grazie all’appoggio della flotta che cercava di controllare i Dardanelli bloccando le navi turche e conservando il controllo della sponda dalmata.
Le condizioni di resa del 1699 furono onorevoli: ritiro delle forze superstiti e di chi avesse voluto seguire Venezia per evitare la dominazione turca.
Ma prima nel 1684, avendo preso parte alla guerra della Lega Santa con Austria, Russia e Polonia, ottiene la Morea (Peloponneso), le isole Ionie e la Dalmazia.

Morosini crede che la guerra contro il turco possa compattare e rafforzare il fronte cristiano unito verso un’unica missione. Ma Mazzarino forse non è dello stesso avviso, non presta molta attenzione alle richieste di Venezia, per tacitare l’ambasciatore dice che l’aiuto arriverà ma poi, nella sostanza, Venezia non ottiene alcun supporto. Mazzarino ha altre voglie, è impegnato in altro.
Oltretutto la Francia intrattiene delle relazioni con la Sublime Porta.

22
Q

SITUAZIONE ISTITUZIONALE DEL PAESE

A
  • STATI GENERALI: rappresentano la forza e l’autorità del regno. Vi si ritrovano i rappresentanti del clero, della nobiltà e del popolo. Vengono convocati solo durante le emergenze.
  • CLERO: 15 arcivescovadi e 105 vescovati
  • PARLAMENTI: ce ne erano 10 ed erano dei tribunali, quello di Parigi esercitava la sua giurisdizione su quasi la metà del paese, era sia un tribunale di appello che di cassazione con un potere non assoluto che aveva anche il compito di ratificare editti e ordinanze che il sovrano elaborava con il suo consiglio, confrontando le nuove leggi con il diritto vigente per valutare se fosse coerenti e in linea
  • GOVERNATORATI E LUOGOTENENZE : articolazioni dell’amministrazione francese assegnate ai principi più degni e soprattutto quelle al confine venivano affidate ai nobili più fidati e meno inclini a desiderare delle novità. Erano degli uffici di nomina regia spesso di fatto ereditari
  • GENERALITA’ : circoscrizioni preposte alla riscossione delle taglie, delle imposte sul sale e delle altre imposte
  • CONSIGLIO REGIO –> formato da membri per nascita o per ufficio, persone scelte per la loro devozione, la regina, i fratelli, i principi del sangue (duca di Orleans, Condé, Conti, Mazzarino, duca di Longueville, il guardasigilli, il soprintendente alle finanze, duca di Vendome, maresciallo Pressis-Praslin, maresciallo Villeroy)
23
Q

CONSEGUENZE SOCIALI DI PROVVEDIMENTI

A

sensazione di sfilacciamento istituzionale, forte senso di ingiustizia tra ceti popolari e ceti alti che portò anche a guerre tra i libellisti; mancata convocazione degli stati generali e rivolte urbane che si estero anche a intere regioni.

L’ALTA PRESSIONE FISCALE E L’AVIDITA’ DEI MINISTRI ERA ALL’ORIGINE DEI DISORDINI DELLA FINANZA PUBBLICA FRANCESE

24
Q

VENEZIA TRA SEI E SETTECENTO

A
25
Q

RAPPORTO DELLA FRANCIA CON COSTANTINOPOLI

A

La Francia mantiene un ambasciatore ordinario alla corte della Sublime Porta, cosa che ha suscitato non poche critiche nei confronti della Francia (si è collegata con un nemico della cristianità, non prende quindi seriamente i torti che i Cristiani hanno subito in Oriente). Ma Morosini fa sapere che dal canto suo ha sempre dato modo a Mazzarino di sapere che Venezia non si sarebbe arresa al nemico.

Si pensa addirittura che la Francia abbia abusato della buona corrispondenza con i turchi a scapito di altri principi cristiani.

Nella relazione riferisce di un colloquio avuto con Mazzarino, in cui questi per rassicurarlo circa i suoi buoni intendimenti verso la repubblica veneziana e la causa della guerra che conduce nell’Egeo, si era detto disponibile a mostrargli la corrispondenza con il sultano, ma alla fine non aveva mai tirato fuori alcuna carta.

26
Q

VENEZIA E’ UNA REALTA’ ROSICCHIATA TRA SEI E SETTECENTO: QUALI QUESTIONI DEVE AFFRONTARE?

A
  • ha perso diversi avamposti contro l’impero ottomano (anche se è risultata vittoriosa nella battaglia di Lepanto, si ostina a voler conservare gli avamposti commerciali del Levante ma è oramai un impero commerciale e marittimo che rispetto allo splendore dei secoli passati risulta piuttosto atrofitzzato)
  • è in costante conflitto con Milano per questioni di confine
  • ha avuto a un passo da casa sua la guerra di successione di Mantova e del Monferrato
  • ha vissuto la guerra dei Trent’anni
  • sta affrontando l’attacco dei turchi ottomani (guerra di Candia)
  • questione della Valtellina
27
Q

STORIA EDITORIALE DELLA RELAZIONE DI FRANCIA

A

La relazione ufficiale, quella destinata alla lettura pubblica in Senato, Michele Morosini la lesse davanti al doge e al Senato il 1 agosto 1653. Fu poi secretata nella sezione riservata della cancelleria. Oggi è ancora conservata presso l’Archivio di Stato di Venezia; fu pubblicata nell’Ottocento insieme a quattro lettere del cardinale Mazzarino tra “Le relazioni degli Stati europei lette al Senato” raccolte da Barozzi e Berchet, due storici veneziani che intendevano riscrivere degnamente la storia della laguna sulla base di fonti archivistiche indiscusse, vista la temperie positivista che portava alla rivalutazione del documento), e trovarono due relazioni nell’Archivio di Stato di Venezia (assieme a 4 lettere di Mazzarino), credevano che quella che la professoressa ha preso in esame fosse la minuta di quella letta in Senato o una scritta da un altro autore: in realtà è proprio un altro testo, diverso sia per quanto riguarda lo stile, che per quanto riguarda il contenuto.

Quando diedero alle stampe il testo di Morosini scrissero che trovarono due relazioni, non sapevano quale delle due fosse quella ufficiale, ma si affidarono al fatto che su una delle due (quella edita) fossero segnate le lettere L.R. cioè Lecta Rogatis. Inoltre quella edita ha alcune correzioni il cui carattere è simile a quello che si ritrova nei dispacci originali del Morosini.
C’è un sentenziare frequente, un uso di circonlocuzioni e immagini.

Ipotizzano che l’altra relazione, datata 1655, possa non essere di Morosini, anche se il suo nome è riportato. Eppure è molto circolata e se ne conservano molte copie in vari archivi d’Italia, malgrado la norma di riservatezza che di fatti non fu mai rispettata con rigore, soprattutto provenienti da fondi documentari di famiglie legate al patriziato mercantile..
Quella seconda relazione conservata all’Archivio è una copia calligrafica: si capisce dai grossolani errori di trascrizione che riporta, motivo per cui la professoressa ha usato l’ha integrata anche con la variante bresciana e lucchese.

LA PROFESSORESSA:
Era partita da un esemplare della relazione che ha trovato nella Biblioteca Queriniana a Brescia, che riportava però il nome di Nicolò Sagredo.
Le sorsero alcune domande: Nicolò Sagredo era doge, la sua attività come ambasciatore in Francia non è mai stata registrata. In quegli anni, 1655, era oltretutto in missione presso Innocenzo X Pamphili.
Si è imbattuta in altre copie; in alcune (tra cui in quella conservata nell’Archivio di Stato di Venezia in un fascicolo accanto alla relazione ufficiale) era riportato il nome di Morosini.
E’ UNA RELAZIONE CHE E’ UNA MEMORIA STORICA SVINCOLATA DAGLI SCHEMI TRADIZIONALI DELLE RELAZIONI.
Ha pubblicato quella dell’Archivio di Stato di Venezia integrata da alcuni passi della versione bresciana.

28
Q

COSA VOLEVANO FARE BAROZZI E BERCHET?

A

intendevano riscrivere degnamente la storia della laguna sulla base di fonti archivistiche indiscusse, vista la temperie positivista che portava alla rivalutazione del documento), e trovarono due relazioni nell’Archivio di Stato di Venezia (assieme a 4 lettere di Mazzarino), credevano che quella che la professoressa ha preso in esame fosse la minuta di quella letta in Senato o una scritta da un altro autore: in realtà è proprio un altro testo, diverso sia per quanto riguarda lo stile, che per quanto riguarda il contenuto

29
Q

GUERRA DI CASTRO

A

Fu una guerra che si aprì nel 1641 e si concluse nel 1649.

Fu affrontata dal duca di Parma Odoardo Farnese (1612-1646), un duca che Morosini descrive come duca dagli spiriti veementi. Si concluse con suo figlio Ranuccio.
Nacque dalla volontà del pontefice di incamerare il ducato di Castro
Il ducato di Castro (tra Siena e lo stato della Chiesa, stato vassallo del pontefice costituito nel 1537 e retto dai Farnese) fu incamerato dallo Stato Pontificio nel 1649, ma poteva essere riacquistato dai Farnese, che però faticarono a trovare la somma. Quindi nel 1657 il papa Alessandro VII Chigi decise l’incameramento definitivo di quei territori. Con l’accordo dei Pirenei, Ranuccio II Farnese riuscì a ottenere una dilazione di otto anni per il riscatto del ducato, ma dovette abbandonare il proposito e rassegnarsi alla perdita definitiva.

30
Q

TRATTATO DEI PIRENEI

A

Fu molto vantaggioso per la Francia, che estese la sua giurisdizione sull’Artois, gran parte dell’Alsazia, il Rossiglione, i vescovati di Metz, Toul e Verdun e diverse città del Nord.

31
Q

L’ARRIVO DI MOROSINI A PARIGI

A

Morosini arrivò a Parigi alla fine di marzo del 1648 con una dotazione di 2mila ducati per le spese e 400 per compenso personale.
Ebbe modo di essere introdotto a corte dal predecessore Giovanni Nani che lo mise a conoscenza dello stato delle pratiche in atto.

Fu testimone di eventi cruciali del suo tempo:
- assistette agli avvenimenti preliminari alla fronda, intuì i disordini che avrebbero sconvolto la capitale in seguito all’arresto del consigliere parlamentare Pierre Broussel, fermato per ordine di Anna d’Austria dagli uomini di Mazzarino.
- intuì anche l’insofferenza per la politica fiscale, il senso di diffuso malessere, la sensazione di essere stati dimenticati che circolava tra il popolo
- l’insofferenza per gli italiani alla guida del governo
- rimase bloccato in città quando nel 1649 i regnanti abbandonarono Parigi, e quando ebbe la possibilità di muoversi dovette sottostare a una gravosa missione itinerante per seguire la corte impegnata a rispondere alla rivolta in atto.
- la formazione di un fronte antimonarchico tra la nobiltà
- mise a disposizione della regina i canali diplomatici della Serenissima per garantirle la continuità delle comunicazioni con il cardinale Mazzarino, allora fuori dal regno (riparò a Liegi)
- era in contatto con il rappresentante veneto a Vestfalia Alvise Contarini, quindi si adoperò per favorire la pace in Europa, e i due concordavano circa il fatto che la crisi sociale ed economica di quegli anni avrebbe potuto costituire uno strumento di significativa pressione diplomatica per una conclusione rapida della guerra.

32
Q

COSA FECE DOPO PARIGI MOROSINI?

A

Fu inviato a Lubecca nel 1652 per mediare tra Polonia e Svezia, ma il suo ruolo fu marginale in confronto a quello tenuto dalla Francia. Addirittura provò a sollecitare l’impegno polacco contro il turco.

Nel 1656 fu podestà di Verona e nel 1660 consigliere dogale per un anno.

Inviato a Londra come ambasciatore straordinario per l’insediamento di Carlo II Stuart.

Nel 1662 e per due anni fu podestà di Padova, poi savio del Consiglio e di nuovo ambasciatore a Roma.

Morì a Venezia nel 1678.

33
Q

PERCHE’ LA FRANCIA ERA PER MOROSINI UN LUOGO IMPORTANTE PER LA SUA MISSIONE?

A

Perché era il posto giusto per misurare la temperatura dei conflitti che infiammavano l’Europa. Era in luogo equidistante per guardare alla politica degli inglesi nel nord e a quella degli spagnoli nel sud

34
Q

LA GUERRA DEI TRENT’ANNI: COS’E’ E PERCHE’ SCOPPIA?

A

La guerra dei Trent’anni è un conflitto che ha dilaniato l’Europa dal 1618 al 1648. Si è formalmente concluso con la pace di Vestfalia ma diverse potenze continuano a guerreggiare: la Francia e la Spagna continueranno il conflitto fino alla Pace dei Pirenei (1659), particolarmente vantaggiosa per la Francia che estenderà la sua giurisdizione su alcuni territori (Artois, Rossiglione, Metz, Toul, Verdun).

Viene spesso definita: l’ultimo grande scontro di religione, l’ultima grande guerra di religione, anche se in realtà il principio confessionale sarà poi sconfessato/tradito.

Scoppia per varie ragioni:

  • c’erano dei malcontenti non sopiti/situazioni non pacificate: c’era stata la pace di Augusta nel 1555, concessa da Carlo V, con cui era stata ammessa la fede protestante luterana all’interno dei territori dell’impero, con cui viene inaugurato un processo di confessionalizzazione basato sul principio cuius regio eius religio, ma non si dice nulla a proposito dei calvinisti che poi saranno maggioritari. Inoltre principi protestanti e principi cattolici continuano a scontrarsi.
    Avevano visto la luce due formazioni: la Lega Santa Cattolica guidata dal duca di Baviera e l’Unione Evangelica, guidata dal Palatinato.
  • per APPETITI/MIRE ESPANSIONISTICHE che iniziano a venire a galla: Danimarca e Svezia lottano per il dominio sui mari, la Francia intende rompere l’accerchiamento degli Asburgo e sfondare il suo confine orientale minacciato dal passaggio degli eserciti spagnoli
  • MANCATO RICONOSCIMENTO DA PARTE DELLA BOEMIA di Ferdinando II eletto nel 1617 re di Boemia e nel 1619 poi imperatore del Sacro Romano Impero. Imbevuto di cultura cattolica, intendeva restaurare il cattolicesimo anche in Boemia, contraddicendo la Lettera di Maestà del 1609 di Rodolfo II che aveva invece concesso la libertà di culto a tutti i Boemi.

Il rappresentante dei Boemi, il conte di Thurn, non riesce a parlare personalmente con Ferdinando II nel Palazzo di Praga: i rappresentati dell’Asburgo vengono letteralmente gettati fuori dalla finestra.
In tutta risposta, i boemi eleggono come imperatore il capo dell’Unione Evangelica, Federico V del Palatinato.

35
Q

LE BATTAGLIE E I MOMENTI PIU’ SALIENTI DELLA GUERRA:

A

FASE BOEMO-PALATINA (vittoria forze cattolico-imperiali):
- invasione del Palatinato con lo spagnolo Ambrogio Spinola
- battaglia della Montagna Bianca (1620), vittoria imperiale cattolica delle forze della Lega Cattolica con il conte di Tilly

FASE DANESE (vittoria forze cattolico-imperiali)
- battagia di Lutter (1626), vittoria imperiale con Albrecht von Wallerstein contro la Danimarca di Cristiano IV. Con la pace di Lubecca del 1629 la Danimarca esce dallo scontro
- editto di restituzione (1629) firmato da Ferdinando II

(la guerra di successione di Mantova e del Monferrato)

FASE SVEDESE (iniziali vittorie protestanti, poi ripresa dell’asse cattolico)
- vittorie della Svezia di Gustavo Adolfo II a Breitenfeld (1631), invasione della Boemia e della Baviena, vittoria a Lutzen (1632), dove muore sul campo. Il suo esercito è riunito dal cancelliere Axel Oxenstierna che prende le redini della situazione
- gli imperiali di Wallerstein tornano a vincere nella battaglia di Nordlingen
- la pace di Praga (1635) e la revoca dell’editto di restituzione potrebbe pacificare la situazione, ma la Francia entra con forza nel conflitto

FASE FRANCESE (vittoria protestanti)
Vittorie del fronte franco-svedese: Rocroi (1643) con il Grand Condé, ad Alerheim con il visconte di Turenne (1645) e a Jankau (vittoria svedese), ultima grande vittoria della Francia nella battaglia di Lens (1648) contro la Spagna

36
Q

COME E’ INVECE LA RELAZIONE UFFICIALE?

A

E’ quella letta al Senato nel 1653.
Ha un andamento quasi cronachistico, ma anche qui sintetizza i principali avvenimenti che caratterizzavano la Francia negli anni in cui Morosini aveva compiuto la missione, forniva dettagliate informazioni sugli uomini di governo, illustra la personalità di Mazzarino.
Si apre con la successione degli avvenimenti, mentre la seconda relazione si apre con gli elementi che rendono grande la Francia.
Presta poca attenzione alla politica estera/agli indirizzi di politica estera francese.

37
Q

PERCHE’ ERA GRANDE LA FRANCIA PER MOROSINI?

A

Morosini è un grandissimo estimatore della Francia (e anche del suo re). La considera il paese più potente d’Europa, a tutti gli Stati (Venezia compresa) conviene conservare una salda amicizia con questo paese.

1) compattezza del suo territorio
2) la sua popolosità –> che le consente di avere sempre a disposizione forze da reclutare
3) per le immense ricchezze che ha accumulato –> se la Spagna ha le Indie, la Francia si gode tutto l’oro di là ricavato. Gode di grande fortuna dei commerci

Ha un’immensa capacità di ripresa, come si evince guardando quelle regioni che sono state travolte da uno stato di guerra.

Per Nani, il predecessore, la Francia è molto potente anche grazie all’articolata rete di alleanze e protettorati.

38
Q

ESERCITO FRANCESE

A

La grande quantità di sudditi bellicosi per natura e per genio consentiva alla Francia di avere sempre a disposizione uomini da reclutare.
Era stato possibile approntare sette armate contemporaneamente, composte di quindici, ventimila uomini. Il persistente stato di guerra però aveva minato la condizione generale degli eserciti di Francia e ne aveva risentito la cavalleria.

Capo esercito: connestabile, ma ora carica vacante
marescialli (funzioni da generali), da 4 a 14
un gran maestro di artiglieria
ammiraglio di Francia (duca di Vendome)

La flotta era costituita da 18 galere nel porto di Marsiglia, ma in cattivo stato. Ma la Francia aveva vascelli ben armati per la guerra di corsa, che non costavano nulla al tesoro statale perché erano in mano a privati impegnati a soccorrere il re in caso di necessità.

39
Q

RAPPORTO CON PORTOGALLO

A

Aveva avuto appoggio dalla Francia durante la guerra di Restaurazione portoghese (1640-1668) conclusasi con il trattato di Lisbona, con cui attraverso l’acclamazione di Giovanni di Braganza, il Portogallo rivendicò la sua indipendenza rispetto alla Spagna.
Era tenuto in grande considerazione dalla Francia perché si era staccato dalla Spagna ed era utile per impegnare gli spagnoli sulla loro frontiera, ma la Francia li teneva legati a sé più con la minaccia di abbandonarli al loro destino che con aiuti significativi.

40
Q

RAPPORTO CON LORENA

A

La pace era difficile, perché già Richelieu aveva convinto i sudditi che i Guisa erano sempre pronti a complottare contro il regno di Francia, e quel territorio si era reso strategico per la difesa dei confini orientali del paese e per il passaggio delle truppe verso l’Impero.

41
Q

RAPPORTO CON CATALANI

A

Erano considerati più suditti che alleati: ribellatisi alla presenza degli spagnoli, avevano dovuto subire l’insolenza e l’occupazione francese. La Francia utilizzava la zona come base militare per minacciare la Spagna dall’interno della Penisola iberica.

42
Q

RAPPORTO CON VENEZIA

A

Relazioni erano sempre state buone. Mazzarino però si rammaricava di non essere stato sufficientemente apprezzato per i contributi finanziari offerti a titolo personale alla Serenissima per la guerra contro il Turco. La Francia aveva rapporti ambigui con la sublime porta.

43
Q

QUESTIONE DELLA VALTELLINA

A

era un’importante via di comunicazione tra il Ducato di Milano, il territorio veneto, i Cantoni svizzeri, il Tirolo e la Germania su cui passavano dei commerci importanti.
La valle era abitata da una comunità cattolica su cui vantava il diritto di sovranità la Lega protestante dei Grigioni, che avviò una guerra contro i cattolici dell’area, fino a quando gli spagnoli intervennero come protettori dei loro correligionari, ma, di fatto, si assicurarono il controllo dello strategico passo alpino. I Grigioni tentarono di riprendersi i loro territori, ma furono respinti con forza dalla Spagna e dall’Austria sua alleata.
La Francia, allarmata da queste vittorie spagnole e austriache, stipulò nel 1623 un trattato con Venezia e con la Savoia per riconquistare la Valtellina.
Papa Gregorio XV, volendo impedire l’espansione della guerra nella penisola, acconsentì a sequestrare la Valtellina per quattro mesi e a spianare tutte le fortezze. Ma nel 1623 il papa morì e il suo successore, Urbano VIII, non riuscì a sopportare le pressioni spagnole e quindi cedette il territorio conteso alla Spagna.
Nel 1624 il cardinale Richelieu diventò primo ministro francese con la determinazione a spodestare gli spagnoli da quella vallata. A luglio stipulò dei nuovi trattati con Venezia e la Savoia, ma quando nel 1639 la contesa sulla Valtellina ebbe fine, Venezia rimase con un pugno di mosche. La situazione ritornò come prima: i Grigioni erano a capo della vallata appoggiati dalla Spagna. La Francia, troppo occupata con la guerra dei Trent’anni e con i tumulti popolari interni, perse interesse per il passo montano.