Appunti Flashcards

1
Q

A QUANDO RISALE LA CONSUETUDINE DIPLOMATICA VENETA DI SCRIVERE RELAZIONI AL TERMINE DI OGNI MISSIONE?

A

Al 1268, anche se i testi ci giungono in maniera completa dal ‘500.
Quelle veneziane hanno goduto dell’attenzione degli storici, soprattutto di Leopold von Ranke, che considerava queste fonti come resoconti imparziali e obiettivi della vita di corte e dei Paesi in cui gli ambasciatori erano stati. Ma in realtà gli ambasciatori descrivono complessi scenari europei dal loro punto di vista di veneziani, è Venezia il vero osservatorio dello sguardo autoreferenziale degli ambasciatorri.

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2
Q

CHE COSA SOSTENEVA UGO GROZIO?

A

definisce nuovi modelli di comportamento per il diplomatico, rompendo con la diplomazia rinascimentale incarnata da Machiavelli.
Il trauma della guerra dei Trent’anni lo porta ad affermare in “De jure belli ac pacis” (1625)
- la necessità di ricorrere all’arte diplomatica per risolvere delle controversie tra gli Stati
- la necessità di stabilire una legislazione superpartes e un diritto internazionale
- formula il concetto di guerra giusta se imbracciata in nome di un diritto giusto (come la difesa da un’aggressione), un male necessario le cui procedure devono però essere regolate a livello giudiziario
- risolvere le controversie in maniera pacifica attraverso conferenze e negoziazioni, scesa a patti e compromessi (meglio se una delle due parti rinuncia a qualcosa piuttosto che imporla con la forza creando dei punti di non ritorno)

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3
Q

COS’E’ IL DIRITTO DI CULTO/DIRITTO DI CAPPELLA?

A

Prerogativa del capo missione di praticare la propria religione in uno spazio specifico, protetto, una cappella d’ambasciata posta all’interno della residenza dell’ambasciatore
Si affermò in connessione con la teoria dell’extraterritorialità della missione diplomatica e con il concetto di immunità diplomatica/principio di inviolabilità degli ambasciatori.

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4
Q

COSA SOSTENEVA ABRAHAM DE WICQUEFORT?

A

1) Abbiamo ricordato Abraham de Wicquefort che nella seconda metà del Seicento scrisse “L’ambasciatore e le sue funzioni” (1681) dove riconosceva il diritto di culto, la prerogativa che l’ambasciatore aveva di praticare la propria religione in uno spazio specifico per la pratica cultuale, una cappella posta all’interno della residenza dell’ambasciatore.

2) Analizza la figura del diplomatico e dell’ambasciatore definendolo “honorable espion”, onorevole spione, cioè maestro di dissimulazione e della menzogna attraverso cui raggiungere gli scopi della propria missione (si allinea un po’ alla posizione di Machiavelli). Mette quindi al centro la spregiudicatezza dei negoziatori, ma anche la consapevolezza dell’importanza dello studio delle carte, dei dispacci, delle istruzioni prodotte da chi li aveva preceduti o dai contemporanei - quindi rimarca una doverosa convergenza fra teoria e prassi. Secondo lui era utile raccogliere le istruzioni e renderle disponibili allo studio.

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5
Q

LA TRATTATISTICA SULL’AMBASCIATORE

A

In età moderna si inizia a riflettere sulla figura dell’ambasciatore, sulla diplomazia, ma si tratta di una riflessione post-pratica. Prima si consolida la prassi e poi si inizia a riflettere su di essa.

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6
Q

FRANCOIS DE CALLIERES, COSA SOSTENEVA?

A

Ne “Del modo di negoziare con il sovrano” (1716), Callieres sostiene che 3 sono le fasi, i momenti clou della missione diplomatica che corrispondono a compiti dell’ambasciatore
- rappresentare
- negoziare
- informare

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7
Q

IN GENERALE, CHI ERA IL DIPLOMATICO?

A

Era un negoziatore, un rappresentante, un informatore incaricato da uno stato o un principe (che quindi era il mandante) di rappresentarlo presso realtà più o meno lontane.

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8
Q

QUANDO NACQUE IL MODERNO SISTEMA DIPLOMATICO?

A

Nell’Italia delle signorie, nell’Italia rinascimentale, per conservare l’equilibrio raggiunto con la pace di Lodi.
L’istituzione era permanente, ma le persone cambiavano.

Le prime missioni diplomatiche italiane furono quelle di Francesco Sforza duca di Milano a Genova e quella dell’ambasciatore del duca di Savoia Eusebio Margaria.

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9
Q

I 3 CAMBIAMENTI POLITICI CHE DETERMINARONO DEI CAMBIAMENTI DIPLOMATICI

A

1) pace di Vestfalia –> dopo il trauma della guerra dei Trent’anni nasce il moderno sistema internazionale, una fitta rete di rapporti politico-istituzionali tra gli stati. Vengono stabiliti alcuni principi (che non diventano leggi) ma che sicuramente hanno cambiato il profilo della diplomazia.

a) principio di parità tra gli Stati
b) istituzione di organi consultivi per la politica estera che anticipano la moderna figura del ministro degli Esteri
c) tribunali internazionali per sciogliere le controversie

2) epoca postnapoleonica –> la posizione giuridica degli ambasciatori fu stabilita attraverso specifiche norme sancite dagli accordi internazionali successivi al congresso di Vienna, con i famosi Reglements
- 4 categorie di ambasciatori: legati e nunzi pontifici, inviati straordinari e i ministri plenipotenziari, ministri residenti, incaricati d’affari
- stabilito un criterio di precedenza basato sull’anzianità di accreditamento: diritto di decanato, per evitare imbarazzanti incidenti di etichetta

3) intervento degli Stati Uniti nella Prima guerra mondiale che segnò l’avvento dell’inglese come seconda lingua diplomatica

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10
Q

LA FORMAZIONE DEL DIPLOMATICO

A

Fino alla tarda età moderna il diplomatico non era un professionista, era un uomo di fiducia, scelto, capace, che di distingueva per particolari meriti/capacità/virtù, e soprattutto aveva esperienza in campo diplomatico.
Fu centrale per molto tempo l’esperienza del diplomatico, la preparazione pratica, il sapere in divenire acquisito mediante il diretto confronto con gli eventi (la dimensione incoativa del sapere), il know how diplomatico che permette di affrontare l’entretien.

Ma tra ‘700 e ‘800 e ancora di più dopo matura l’idea di una rete di ambasciatori come un corpo di professionisti competenti formatisi in strutture fornite dallo stato. Ci arrivò prima la Francia, con l’istituzione dell’Academie politique e della scuola per ambasciatori di Jean-Francois Reubel. L’Inghilterra ci arrivò un po’ più tardi perché a lungo rimase prevalente la formazione sul campo, l’apprendistato, il family embassy, la raccomandazione familiare che permetteva a figli, neofiiti e nipoti di essere avviati alla carriera diplomatica (esempio del marchese di Riviere).
Ma col tempo l’incalzare della modernizzazione e dell’internazionalizzazione dei processi sociali ed economici tra Otto e Novecento rese il potere politico più esigente in termine di preparazione tecnica dei diplomatici anche in Inghilterra.

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11
Q

LA SCUOLA PER AMBASCIATORI

A

Le scuole per ambasciatori si inseriscono nel più grande tema della formazione degli ambasciatori.

La prima ad andare in quella direzione fu la Francia, seguita poi dall’Inghilterra.

Le scuole per ambasciatori dovevano che reclutare i diplomatici iniziarono a saggiare i requisiti di candidati mediante un concorso d’ingresso, garanzia di meritocrazia e di standardizzazione delle competenze.
Alcuni problemi però ci furono e annacquarono l’applicazione del principio: la forte pressione fiscale e l’assenza per gli Stati di un budget adeguato portava a preferire candidati con un certo spessore patrimoniale, quindi ad autofinanziarsi senza gravare sulle casse dello Stato.

Cruciale divenne anche il tema della durata e della miglior sede per svolgere la prima esperienza (Parigi, Berlino, Costantinopoli).
Fino all’Ottocento il possesso della laurea non era un requisito discriminante per l’ingresso nella carriera diplomatica: la creazione di percorsi universitari appositi con un impianto multidisciplinare è una conquista del Novecento.

  • storia
  • ars retorica e ars politica
  • cerimoniale
  • lingue
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12
Q

LE FONTI DIPLOMATICHE: QUALI SONO

A

Sono fonti (dispacci, carteggi, relazioni, istruzioni, memorie e resoconti che i diplomatici redigevano sia perché era richiesto loro di farlo (ad esempio i carteggi sono il termometro dell’andamento della missione) ma anche per urgenza di scrittura, quando la pratica scritturale divenne un mezzo di promozione della propria attività, un veicolo di riconoscimento sociale della professione, un modo attraverso cui autopercepirsi come operatori depositari di un sapere specialistico).

Noi abbiamo approfondito
- le istruzioni
- i carteggi
- relazioni

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13
Q

GLI ORDINI DI AMBIGUITA’ DELLE ISTRUZIONI SECONDO ALESSANDRA CONTINI

A

secondo Alessandra Contini, le istruzioni sono un sistema ambiguo e 4 sarebbero di ordini di ambiguità:
1) la loro stessa differenziazione in istruzione segreta e ostativa
2) la loro modalità di conservazione: non si sono conservate in maniera organica fino al Seicento; a volte venivano conservate assieme alle minute, in cui si coglie l’incertezza della posizione del sovrano sulle questioni poi superate nella forma definitiva. Si bada più alla sostanza del mandato politico che alla formalità documentaria
3) che cosa davvero deve fare l’ambasciatore? ha un margine di azione? può interpretare le istruzioni senza scadere nella semplice esecuzione degli ordini, come reputava Machiavelli? può avere la “discrezione” di discernere cosa fare nel suo mandato senza “travalicare” lo scopo ultimo della missione?
4) quale è il rapporto di fiducia che intercorre tra diplomatico/sovrano o stato inviante? il dubbio è messo al centro di un passo di Guicciardini, che cerca di fornire qualche soluzione: a lui si dovranno svelare gli arcana imperii solo se è un ambasciatore fidato e prudente (tema della confidenza), altrimenti a lui sarebbe stato rivelato solo lo stretto necessario per svolgere il suo compito (tema della simulazione del vero scopo della missione)

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14
Q

PER COSA SONO UTILI LE FONTI DIPLOMATICHE? QUALI CAMPI TRAGGONO BENEFICIO DA UNA LETTURA CRITICA DELLE FONTI DIPLOMATICHE?

A

sono utili per:
- STORIA DELLE RELAZIONI TRA STATI
- STORIA POLITICA (quello che la professoressa ha fatto con Europa 1655 (partire dall’analisi particolare di Morosini per approfondire lo scenario della guerra dei Trent’anni e degli anni immediatamente successivi, dove la situazione non si è ancora placata)
- STORIA SOCIALE
- STORIA CULTURALE (Roger Chartier ha definito le fonti diplomatiche sia come pratiche che come linguaggi, pratiche concrete che si fondano su elementi descrittivi di fatti sociali, ma anche fonti che sono scritte con un certo linguaggio e una certa simbologia)

Utili per APPROFONDIRE criticamente ALTRI CAMPI DI RICERCA:
1) Riccardo Fubini, studioso di letteratura e indagatore di fonti diplomatiche, auspica che non si utilizzino solamente per ricostruire la genealogia del moderno sistema di relazioni internazionali, ma anche per approfondire un SISTEMA CHE CREA E CHE LEGITTIMA DIVERSE REALTA’ IN FORMAZIONE

2) Signorotto e Spagnoletti intendono REVISIONARE IL PARADIGMA DELLA DIPENDENZA DEI CENTRI DI POTERE MINORI (come gli stati italiani che dal Cinquecento perdono la libertà) DAI POTENTATI MAGGIORI. In realtà c’è una fitta rete di rapporti di potere che collega patrons dinastici più forti ai loro alleati minori (i governatori di Milano erano famiglie milanesi), un patteggiamento del potere, una complessa tessitura di interessi fra principi maggiori e principi minori –> dov’è il potere davvero? siamo sicuri che promani solo dall’alto oppure, come direbbe Foucault, c’è un doppio livello di condizionamento del potere che agisce su diversi livelli?

3) studi sulle CORTI di Amedeo Quondam hanno rivelato che sebbene siano state a lungo lette nelle loro logiche interne di assoggettamento e contrattazione delle aristocrazie locali rispetto alle dominanti, in realtà le corti si spiano, si imitano e la spettacolarità cortigiana serviva più a legittimare l’ordine delle gerarchie esterne e diplomatiche che a legittimare il ruolo politico interno della dinastia.

4) Storia dell’INFORMAZIONE POLITICA: il sistema che si crea in età moderne sottende e implica la circolazione di informazioni, che sono un potentissimo strumento e un’arma. La politica non è solamente ciò che attiene la sfera del comando, ma anche la discussione attorno a temi e fatti condotta dall’opinione pubblica.

5) Storia degli SCAMBI ARTISTICI: il dono diplomatico era una carezza, una forma di corruzione

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15
Q

QUANDO INIZIARONO A ESSERE RACCOLTE LE FONTI DIPLOMATICHE?

A

LO STUDIO DELLE FONTI deve presupporre una loro raccolta

  • già circolavano in copie manoscritte e in volumi collettanei alla fine del Cinquecento: Il Thesoro politico del 1589 è un esempio, poi ci fu il Tesori della corte romana del 1672
  • una delle prime RACCOLTE DI TRATTATI fu quella di Jean de Saint Gelais nel 1622
  • negli anni Quaranta del Seicento proseguì la produzione di raccolte, con l’obiettivo di fornire un prontuario dei trattati stipulati fino a quel momento in vista della definizione delle paci di Westfalia
  • l’ambizione enciclopedica settecentesca sviluppò l’ambizione di raccogliere in serie e a stampa tutti i trattati esistenti.
  • ancora di più nella TEMPERIE POSITIVISTA DELL’OTTOCENTO, che portò a una rivalutazione del documento –> Barozzi e Berchet, che agiscono in questi anni, intendono restituire una dignitosa storia della laguna di Venezia sulla base di una documentazione indiscussa (infatti spiccano le relazioni dell’ambasceria veneta)
  • anche nel XX secolo le iniziative si moltiplicarono in forma seriale e con criteri rinnovati
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16
Q

LE ISTRUZIONI

A

secondo Paolo Prodi, sono un MEMORIALE che il potere esecutivo consegna all’ambasciatore al momento della sua partenza. In essa vengono dettate all’ambasciatore le norme sulla condotta da tenere, i problemi che la missione deve affrontare, le questioni da trattare, il tono e il linguaggio da usare.

Allo stesso tempo però l’ambasciatore deve avere un certo margine d’azione: deve essere capace di prevedere le mosse, le decisioni, le risposte e i vari modi per superare le difficoltà

secondo Alessandra Contini, le istruzioni sono un sistema ambiguo e 4 sarebbero di ordini di ambiguità:
1) la loro stessa differenziazione in istruzione segreta e ostativa
2) la loro modalità di conservazione: non si sono conservate in maniera organica fino al Seicento; a volte venivano conservate assieme alle minute, in cui si coglie l’incertezza della posizione del sovrano sulle questioni poi superate nella forma definitiva. Si bada più alla sostanza del mandato politico che alla formalità documentaria
3) che cosa davvero deve fare l’ambasciatore? ha un margine di azione? può interpretare le istruzioni senza scadere nella semplice esecuzione degli ordini, come reputava Machiavelli? può avere la “discrezione” di discernere cosa fare nel suo mandato senza “travalicare” lo scopo ultimo della missione?
4) quale è il rapporto di fiducia che intercorre tra diplomatico/sovrano o stato inviante? il dubbio è messo al centro di un passo di Guicciardini, che cerca di fornire qualche soluzione: a lui si dovranno svelare gli arcana imperii solo se è un ambasciatore fidato e prudente (tema della confidenza), altrimenti a lui sarebbe stato rivelato solo lo stretto necessario per svolgere il suo compito (tema della simulazione del vero scopo della missione)

17
Q

I CARTEGGI

A

sono il termometro della missione e fungono da DISPOSITIVO DI VERIFICA DELL’ANDAMENTO DELLA MISSIONE; spesso si tratta di un flusso continuo di carte in cui l’ambasciatore prende nota di tutto, riferisce qualsiasi tipo di informazione, anche quella apparentemente meno rilevante (lo scoop). I destinatari delle missive non solo solamente il re o il principe, ma anche Senato, Consiglio dei Dieci, inquisitori di Stato.

Qui l’oralità del dialogo si travasa nella pratica di scrittura del resoconto

18
Q

LE RELAZIONI

A

era il rapporto scritto della missione, che l’ambasciatore aveva l’obbligo (anche se in alcuni casi come nei principati il tutto poteva essere riferito oralmente al sovrano) di redigere, in particolare nelle aree repubblicane dove il rapporto era tra ambasciatori e uffici di governo.

quelle veneziane hanno goduto dell’attenzione degli storici almeno dall’Ottocento:

1) secondo Leopold von Ranke erano dei resoconti imparziali e obiettivi della vita di corte in cui gli ambasciatori erano stati. Ad oggi gli studiosi propongono una riflessione critica sull’uso delle relazioni: in realtà era solo Venezia il vero osservatorio dello sguardo autoreferenziale degli ambasciatori

2) la ricerca si concentra anche sui modelli retorici delle relazioni (scrittura, tono, metafore) individuando della somiglianze tra questi e modelli di relazioni compilate da emissari di altri paesi

19
Q

COSA SONO I CONFLITTI DELLE PRECEDENZE?

A

Si tratta di gravi errori nel cerimoniale di corte, di diatribe legate agli spazi occupati di cui c’è grande abbondanza nelle fonti diplomatiche, ma sono stati a lungo al margine degli studi storici perché considerati privi di valore ermeneutico per lo storico.

Fu a partire dagli studi di Norbert Elias sul caso francese che furono assegnati un nuovo significato e una nuova chiave di lettura a questi gesti e incidenti:
1) il rituale del cerimoniale e i codici simbolici ad esso connessi rispecchiavano gli equilibri e le contese di potere in atto: concorrevano a definire l’ordine e la posizione gerarchica delle figure che circondavano il sovrano (da cosa comprendo un passaggio di alleanze? dalla maggiore o minore confidenza che un sovrano dà a un ambasciatore di uno stato), soprattutto in un momento in cui Luigi XIV riuscì a legare a sé e allo stesso tempo separare da sé i propri sudditi attraverso alcuni dispositivi: tutte le tappe che occorrevano per accedere alle sue stanze, la cerimonia del lever (risveglio), della vestizione celebrata di fronte a una folta schiera di nobili spettatori.

2) furono anche visti come una forma di acquisizione del consenso all’interno di un più vasto processo di civilizzazione che avrebbe sublimato la violenza e l’agire animalesco della nobiltà attraverso meccanismi quali il cerimoniale e l’etichetta.

20
Q

CHE COSA HA DETTO L’AMBASCIATORE FONDI?

A

L’ambasciatore ha iniziato evidenziando un discrimine tra la diplomazia antica e quella moderna: ciò che è cambiato oggi è il fatto che è più facile riunire tutto il corpus di diplomatici, un tempo Jefferson diceva che il nostro ambasciatore in Spagna sono due anni che non si fa vivo.

Esiste una diplomazia multilaterale: nei paesi ONU e UNESCO ci sono rappresentanti permanenti. Poi ci sono le ambasciate bilaterali, dove ciò che conta è la dimensione economico-commerciale.

C’è però qualcosa che non è cambiato e lui ha fatto alcuni esempi:
- il rapporto personale –> esempio con un uomo arabo a cui doveva chiedere alcune concessioni per allestire una mostra, e nel discorso salta fuori che Fondi aveva la madre con sé, madre anziana, da curare. Ha subito apprezzato l’attenzione che aveva riservato
- il fatto che è necessaria ancora la presenza fisica per condurre un negoziato, non sempre basta la dimensione virtuale
- familiarità e amicizia con altri ambasciatori per creare un network –> deve conoscere e capire anche il diverso modo con cui gli altri si approcciano, la loro mentalità
- lo stress che il diplomatico deve gestire –> deve circondarsi di una rete di collaboratori cui delegare parte del lavoro per non essere travolto

Oggi il diplomatico ha un potere effettivo maggiore e deve svolgere compiti non solo politici, ma anche culturali

21
Q

DIPLOMACY BY CONFERENCE

A

quel tipo di avvenimento diplomatico che
ELIMINO’ IL DOGMA DELLA SEGRETEZZA per
fare spazio a riunioni politiche aperte anche ad
osservatori esterni, come giornalisti o politologi

avversato ha Harold Nicolson, che mise in evidenza gli
EFFETTI NEGATIVI DELLA PRESENZA DI OSSERVATORI ESTERNI, che avrebbero potuto modificare, ingigantire la realtà dei fatti, magari amplificando le ostilità tra rappresentanti per seminare zizzania.

Quindi:
1) PREPARAZIONE E CONCLUSIONE DI LAVORI DI NEGOZIATO SU UN TAVOLO PRIVATO
2) COMUNICAZIONE PUBBLICA DEI RISULTATI RAGGIUNTI

22
Q

LA CONVENZIONE DI VIENNA 1961

A
  • CODIFICO’ LE REGOLE DELLA DIPLOMAZIA e di una missione permanente: rappresentare, negoziare con il governo estero, inviare rapporti al proprio governo, stringere relazioni amichevoli, incrementare i rapporti commerciali, culturali e scientifici tra il proprio Stato e quello in cui è accreditato
  • PRINCIPIO DI INVIOLABILITA’ della residenza del diplomatico che non può essere perquisita, non possono essere arrestati o detenuti, ma solamente rimandati in patria come persone non grate