Libro - Pedagogia dell'infanzia - Le teorie Flashcards

1
Q

Introduzione: intenzionalità e responsabilità

A

Con la parola educatori ci rivolgiamo a tutti coloro che educano intenzionalmente e professionalmente all’interno dei contesti educativi, ovvero accompagnarli nel loro divenire persona.
L’intenzionalità e la responsabilità, come tratti caratterizzanti della professionalità educativa. Tratti che non mancano di manifestarsi in modo singolare e distintivo nei diversi contesti per due ragioni:
1. Le fascia d’età a cui ci si rivolge (0-3; 3-6); i cambiamenti che vengono vissuti in questa fascia d’età sono qualitativamente importanti e inoltre avvengono con tale intensità e velocità che per forza di cose è necessaria un’alta formazione professionale, affinchè l’educatore riesca ad accompagnarli tenendo conto della loro soggettività;
2. Le diversità dei contesti nei quali viene offerto un servizio: ognuno con un’identità propria per fini istituzionali e per le finalità educative che li caratterizzano.

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2
Q

Interlocutore plurale, cosa intendiamo con questo concetto?

A

Il lavoro educativo con l’infanzia prevede sempre un interlocutore plurale, ovvero la famiglia:
- ristretta e allargata
- con la sua cultura
- con la sua appartenenza sociale
- con la sua storia
- la sua visione del mondo
Quando accogliamo un bambino, accogliamo anche la sua famiglia e dobbiamo tener conto di tutti questi elementi che la caratterizzano.

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3
Q

1- Il pianeta bambino: educazione e imago infantile nella padeia greca e Cristiana: Perchè è utile rileggere la visione dell’infanzia in questi particolari momenti storici?

A

In quanto una rilettura della visione dell’infanzia ci dà la possibilità di cogliere l’intreccio tra dimensione fenomenica (il bambino nella sua concretezza e contesti di vita), simbolica (i filtri attraverso cui gli adulti hanno letto e interpretato l’infanzia) e pedagogica (teorie, interventi, esperienze educative). In ogni momento storico infatti, il bambino viene percepito, interpretato è indirizzato in maniera diversa a seconda del paradigma di fondo che governa quel tempo.

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4
Q
  1. Il ruolo dell’educazione infantile tra Sparta e Atene
A

I due modelli educativi prevalenti nella Grecia antica sono rappresentati da Sparta e Atene. Prima di questi però, a testimoniare i modelli ellenici, sono i due poemi di Omero (VIII secolo a.C.).
Iliade: il modello educativo principale è quello del guerriero/eroe. ACHILLE viene educato al logos (capacità di linguaggio e di ragionamento). Importanza dell’educazione militare e della forza fisica (si evince dall’episodio in cui Ettore saluta il figlio prima di andare in guerra.
Odissea: educazione di Telemaco incentrata sulla forza, sul coraggio, sulla lealtà, sull’essere un bravo oratore e a parlare con giudizio. Educazione al canto, al suono della lira, a saper ragionare, discutere e argomentare, ma anche a usare le mani e la forza fisica. L’educazione è finalizzata ad uno sviluppo completo e armonico della sua personalità.
L’aspetto centrale dell’educazione infantile omerica è L’IMITAZIONE DELL’EROE, aspetto che continuerà a influenzare nei secoli a venire la PADEIA greca (percorso di acquisizione di quell’insieme di conoscenze e valori che distinguevano il cittadino greco dal barbaro).

MODELLO SPARTANO
L’educazione spartana ha due momenti importanti:
Prima e dopo le guerre messeniche (VIII - metà V sec. a.C.)
Prima: educazione in cui prevale addestramento fisico e militare ma anche coltivazione della musica e della danza, e particolare apertura verso l’altro e straniero.
Dopo: istituzione delle leggi di Licurgo, secondo cui l’educazione diviene compito dello Stato e in cui prevale una ferrea disciplina militare. Il bambino appartiene allo Stato fin dalla nascita (commissione di anziani). La virtù principale è l’OBBEDIENZA verso chi organizza e comanda il suo operare. Abbigliamento essenziale (unico per tutte le stagioni), letto fatto di canne e foglie, cibo razionato e spesso insufficiente. Le bambine educate con finalità di crescere sane e robuste affinchè possano generare figli sani e forti.

MODELLO ATENIESE
L’addestramento militare si differenzia dall’altro modello in quanto i giovani chiamati hanno dai 18 ai 20 anni.
L’educazione inizia ad assumere connotazioni democratiche: fino ai 7 anni i bambini sono educati dalle madri (gioco, favole e partecipazione alla quotidianità domestica e alle feste).
Musica e poesia sono centrali nella formazione infantile.
I classici di Solone vengono utilizzati come fonte di ispirazione in quanto trasmettono l’importanza della giustizia e della temperanza.
Il nemico da combattere non è l’altro o lo straniero, ma quello interiore del soggetto che può condurre a sconforto e a compiere azioni ingiuste.
Il principale obbiettivo di questo modello educativo è l’equilibrio psicologico —> l’armonia tra corpo e mente attraverso la ginnastica e la musica.
Istruzione scolastica dai 7 ai 14 anni, prevede tre maestri: il pedotriba (leggere, scrivere e far di conto), il citarista (ed. fisica), il maestro di materie letterarie.
Il bambino viene educato anche attraverso la partecipazione attiva, come spettatori ad assemblee politiche, gare, cerimonie religiose e spettacoli teatrali.

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5
Q
  1. Il bambino nella riflessione platonica
A

Prima di descrivere le l’educazione infantile nella riflessione platonica, vanno elencate alcune peculiarità del suo pensiero che divengono poi la base per le sue riflessioni.
Ci sono 4 gradi di conoscenza che la persona può conseguire (li descrive con il mito della caverna):
Due livelli più inferiori:
- SENSAZIONE: i sensi permettono conoscenze semplici (caldo - freddo)
- OPINIONE: conoscenza superficiale delle cose, per come appaiono nella loro esteriorità (ombre all’interno della caverna)
Altri due che rappresentano stadi più elevati e più difficili da conseguire, è necessaria un’educazione specifica:
- RAGIONE: analizza le cose nella loro effettiva forma e consistenza (
- INTELLETTO: conseguibile con la dialettica, si riferisce alla conoscenza filosofica, la verità, la conoscenza pura degli oggetti e e della realtà nella sua autenticità e concretezza (il sole illumina e vivifica il mondo. L’uomo ha rotto le catene e ha superato sensazioni e opinioni ed è asceso alla razionalità e ha, infine, contemplato il mondo delle idee attraverso il logos filosofico).

DISUGUAGLIANZA TRA GLI UOMINI
Questa disuguaglianza costitutiva della soggettività umana, implica che non tutti abbiano le stesse capacità per adempiere a determinate funzioni o a ricoprire un determinato ruolo all’interno dello stato. Così distingue:
- i “produttori”: svolgono lavori manuali, educazione di tipo pratico di avviamento al lavoro, hanno un’anima concupiscibile e la loro virtù è la TEMPERANZA
- i “difensori”: educazione con attività ginnico e musicali, hanno un’anima irascibile e la loro virtù è il CORAGGIO
- i “reggitori”: educazione basata inizialmente su ginnastica e musica, per proseguire poi con matematica,astronomia, filosofia per diventare poi dei governanti. Hanno un’anima razionale e la SAGGEZZA come virtù.

L’educazione di Platone si basa prevalentemente sulla dialettica, non trasmissione passiva di saperi ma un processo attivo e partecipato tra educatore ed educando.

Percorso educativo specifico (solo reggitori e difensori)
Alla nascita i bambini sono allontanati e inseriti in nidi statali. Le madri provvederanno all’allattamento, senza possibilità di riconoscere il figlio affinché si eviti il particolarismo dato dall’attaccamento genitoriale. Lo stato è un’unica grande famiglia.

Si ispira all’educazione ateniese: corpo e mente vanno curati attraverso la ginnastica e la musica.
Primi anni di vita: giochi, ascolto di favole scelte con OCULATEZZA dall’educatore. Gioco libero.
7-10 anni: bambini e bambine separate, ma stesso curricula. Ginnastica, danza, matematica. In questi anni i giochi sono proposti sulla base delle inclinazioni e peculiarità di ciascun bambino

I futuri reggitori avranno curricula più specifici (matematica e filosofia)

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6
Q
  1. L’infanzia di Gesù: un modello pedagogico
A

La nascita di Gesù muta la storia e il modo in cui la cultura e la società guarda il bambino. La prima età diviene centrale nell’esistenza umana.
Gli scritti più importanti in cui vengono riferiti fatti relativi all’infanzia di Gesù sono i Vangeli sinottici, in particolare quelli di Matteo e Luca.
Gli episodi nello specifico sono:
- Simeone che prende in braccio il nuovo nato e lo riconosce come Messia e gli attribuisce lo status i di persona amata.
- Riconoscimento dei bambini da parte di Gesù adulto, in quanto li considera puri, senza peccato, le uniche persone degne di ascendere nel regno dei cieli. Considera quindi il bambino come modello per gli adulti per potersi avvicinare a Dio padre.
In questa prospettiva Gesù sancisce un paradigma dell’infanzia completamente nuovo in cui il bambino è la persona più prossima a dio e per questo motivo va presa come modello al quale ispirarsi.

Viene ribaltato il modello infantile che per molti secoli aveva segnato la cultura greca, in cui il bambino aveva un ruolo marginale all’interno della polis e l’età dell’infanzia altro no era che una stagione esistenziale di transito verso la giovinezza e l’età adulta (stagioni privilegiate dell’esistenza umana).
Nella polis greca infatti l’infanzia è fortemente legata alla funzione che il bambino dovrà avere all’interno del contesto sociale in cui vive (es. crescere ed essere educato x diventare guerriero).

Gesù e il cristianesimo promuovono una visione del bambino come persona, Imago Dei (immagine di Dio) che deve essere formata attraverso l’amorevolezza dei genitori ed educato al rispetto e alla benevolenza nei confronti degli altri. La famiglia diviene quindi il contesto privilegiato di accoglienza dei figli, che educano con amorevolezza e rispetto in quanto riconoscono la dignità dei propri bambini.
Il bambino ha diritto di essere educato e la famiglia ha il compito di educarlo, sia attraverso l’imposizione di alcune norme, ma anche attraverso l’esempio del loro comportamento.

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7
Q
  1. Il bambino nella padeia cristiana: i modelli educativi di Clemente alessandrino, Origine e San Girolamo
A

La visone pedagogica di Clemente alessandrino tra logos e praxis
Il valore della pedagogia clementina consiste nel tracciare percorsi educativi che conducano alla pratica della virtù cristiana.
Non ha senso conoscere teoricamente il cristianesimo se non si mettono in pratica i suoi precetti.
Il modello a cui l’uomo deve continuamente tendere è Gesù cristo, meta irraggiungibile.
L’uomo deve essere educato, già dalla primissima infanzia, non riesce da solo a trovare le giuste direzioni da percorrere in quanto è attratto dal peccato.
Il maestro deve preservare l’educando dalle derive esistenziali che possono derivare dalle passioni, per questo deve agire con autorevolezza, tenacia e fermezza.
Inoltre il curriculo clementino prevede l’educazione fisica e la musica, la conoscenza della cultura classica, e in seguito ascendere verso lo studio e la pratica delle virtù cristiane.

  • La padeia infantile di Origene tra responsabilità e logos
    Origine considera il cristianesimo come il grado piu alto della padeia conseguibile dalla persona nell’intero corso della sua esistenza.
    Secondo Origene l’infanzia è centrale nello sviluppo del bambino che, in quanto persona ha bisogno di cura educativa e strategie adeguate ai suoi bisogni che rispondano alle specificità proprie dell’età.
    Origene comprende la necessità di un approccio pedagogico individualizzato, cosi anche il linguaggio deve essere adeguato alle capacità di apprendimento dei piccoli uditori. Il maestro deve trovare le giuste modalità, a partire dalla comunicazione, per potersi relazionare con i bambini che deve educare.
    Il maestro è un modello a cui i bambini si ispirano e per questo motivo deve essere e agire eticamente e responsabilmente, in modo da dare pienamente l’esempio.
    Il maestro deve coltivare e incentivare l’autonomia dei bambini , in modo da promuovere progressivamente uno status psicologico di indipendenza rispetto allo stesso maestro
  • L’educazione del bambino in San Girolamo
    Girolamo ha attribuito grande fiducia alle trasformazioni interiori del bambino che esso può esperire grazie all’educazione.
    All’interno della famiglia, i genitori sono responsabili delle azioni e decisioni dei figli e se trascurano questi compiti, disattendono gravemente il ruolo di educatori che dio a dato loro.
    Anche il gioco è importante nelle riflessioni pedagogiche di Girolamo, in quanto permette ai bambini di favorire la curiosità e il piacere di apprendere.
    Nell’apprendimento della scrittura è importante seguire e gratificare gli sforzi del bambino, sia con parole di apprezzamento che con piccoli regali.
    Il maestro deve avere qualità umane e preparazione adeguata a condurre, pedagogicamente, il giovane educando verso i traguardi attesi.
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8
Q
  1. Il bambino è persona: la riflessione di San Agostino
A

Anche San Agostino individua nell’educazione l’itinerario privilegiato della mente umana verso Dio.
Il bambino nella primissima infanzia connotata dall’assenza di linguaggio, esprime le sue interiorità attraverso il pianto e il riso e in questo modo comunica con gli adulti.
Caratteristica centrale di questa prima età del bambino, è un forte egocentrismo che spinge il bambino ad asservire gli altri ai suoi bisogni.
Un elemento importante da tenere presente in questo periodo delicato della vita del bambino, è che questo suo bisogno di protagonismo necessita accoglienza e tolleranza da parte dell’adulto, e precisa che queste dinamiche comportamentali si supereranno nelle fasi successive della crescita.

San Agostino è molto lucido nelle sue riflessioni (attraverso la stesura della sua autobiografia ripercorre l’infanzia e ne descrive minuziosamente caratteristiche dando veri e propri suggerimenti pedagogici) e si chiede come avvenga l’acquisizione del linguaggio nella mente del bambino.
Gli adulti si relazionano tra di loro attraverso il linguaggio, mentre li osserva cerca di imprimere nella sua memoria il nesso tra suoni che sente e gli oggetti a cui queste parole si riferiscono. Gradualmente il bambino inizia ad acquisire il linguaggio.

Sulla questione insegnamento e apprendimento, San Agostino sottolinea due aspetti importanti:
- La motivazione è importante in quanto incentiva l’allievo nel processo di apprendimento; la costrizione allo studio crea disagio e allontana l’allievo dagli obiettivi che devono essere raggiunti.
- Evitare insegnamenti prettamente nozionistici soprattutto su oggetti e conoscenze di cui gli allievi possono fare esperienza diretta. Promuove in questo senso una tipologia di educazione attiva in cui l’allievo diviene regista del suo percorso conoscitivo.

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9
Q

2 - Osservare e comprendere lo sviluppo dell’infanzia: contenuti e posture di analisi (Marta Vidoz)

A

L’attenzione al bambino come oggetto di studio ha origini antichissime. La filosofia e i modelli antichi visti in precedenza hanno iniziato a metter il focus sull’evoluzione e sulla crescita a livello educativo del bambino.
Il bambino impara a riconoscersi come individuo grazie all’interazione con l’ambiente e alla relazione con figure educative competenti. Questo implica che l’educatore non può concentrarsi solamente sul bambino, ma deve considerare anche le figure che ruotano attorno ad esso.
L’agire educativo deve sempre essere sorretto da una robusta ragione scientifica e non attuato soltanto sulla semplice base di esperienze pregresse.
Diventa quindi fondamentale conoscere quando un bambino acquisisce determinate abilità o capacità, come entra in contatto e interagisce con il mondo esterno e perchè alcuni bambini acquisiscono le competenze con ritri diversi.

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10
Q
  1. Il bambino oggetto di indagine
A

I temi investigati dalla psicologia, erano inizialmente investigati dalla filosofia. Da questa emerse nell’Ottocento la psicologia come scienza empirica, e Wundt è considerato il fondatore della psicologia come disciplina scientifica autonoma.
I seguaci di Wundt erano definiti strutturalisti, a cui si contrapposero funzionalisti. Da qui emerse Stanley Hall, considerato il padre della psicologia dello sviluppo.
Non c’è una data specifica di nascita di questa disciplina, ma due eventi distinti hanno suscitato maggior interesse per il bambino:
- Il diffondersi della scolarizzazione di massa
- La formulazione della teoria di Darwin: sosteneva l’importanza delle variazioni individuali e il riconoscimento di una continuità biologica tra le specie (e quindi anche tra animali e uomo). La tesi sulla continuità biologica fece nascere la psicologia comparata, dedicata allo studio dell’attività mentale dell’uomo confronto a quella animale. Fu cosi che i bambini divennero oggetto di studio, in quanto poco considerati nella sequenza evoluzionistica animale-uomo

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11
Q
  1. Lo sviluppo motorio
A

Lo sviluppo prenatale inizia dalla fecondazione fino alla nascita. Dopo aver fecondato l’ovulo, si origina lo zigote.
Lo sviluppo prenatale si suddivide in tre periodi:
- Germinale: si riferisce alle prime tre settimane, dalla creazione dello zigote che attraverso la tuba di falloppio comincia il processo di mitosi. Questo ammasso di cellule darà origine a tutte le parti del corpo, si impianta all’interno dell’utero.
- Embrionale: periodo dalla seconda all’ottava settimana. In questo periodo si formano tutti gli organi, anche se è grande solo 3 cm.
- Fetale: una volta formati tutti gli organi, si parla di feto. È il periodo più lungo durante l’intero sviluppo prenatale.

La nascita senza complicazione avviene tra la 37 e 41 settimana. In caso di nascita prima della 37 settimana, si parla di parto pretermine e nascita prematura.

I primi movimento del feto compaiono con la fase fetale, dal quarto mese anche la mamma percepisce il feto muoversi.

Alla nascita i bambini sono dotati di riflessi (reazione automatiche e istintive a stimoli esterni) che vengono valutate durante le visite pediatriche:

Riflesso di ricerca
Riflesso di suzione
Riflesso di moro
Riflesso di prensione
Riflesso di marcia automatica

Durante i primi tre anni di vita del bambino, vengono sviluppate moltissime abilità, sia a livello grosso motorio, sia a livello fine motorio.

!!! Ogni bambino raggiunge le competenze in tempi e con strategie diverse dagli altri.

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12
Q
  1. Quando nascono i cinque sensi?
A

Durante la fase gestazionale, l’intero apparato sensoriale matura.

Per “percezione” si intende un livello di elaborazione più elevato nell’ interpretazione di ciò che viene sentito. La sensazione e la percezione assieme, ci permettono di conoscere il mondo.

Fantz fu uno psicologo che ideò una procedura di studio delle risposte del bambino chiamata “paradigma della preferenza visiva”, che consisteva nella presentazione simultanea di due stimoli e nella valutazione di quale stimolo guarda il bambino e per quanto tempo.

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13
Q

3.1 Percezione visiva

A

Alla nascita l’apparato visivo del bambino è ancora immaturo: reagisce alla luce e al buio ed è in grado di regolare la quantità di luce da fare entrare nell’occhio.
Oltre i 25 cm, la sua vista diviene offuscata. 25 cm è la distanza tra il volto della madre e il bambino durante la suzione. Si pensa che abbia valore di adattamento.

Il volto che il bambino preferisce è quello umano, generalmente della propria madre. Inizialmente riesce ad individuare i contorni, solo successivamente inizia a vedere anche dettagli interni e colore dei capelli (verso i 4 mesi)

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14
Q

3.2 Percezione uditiva

A

Dalla ventiquattresima settimana di gestazione il bambino inizia a udire rumori interni, soprattutto il battito cardiaco della madre. Durante gli ultimi due mesi di gravidanza il feto riesca ad udire suoni come la musica e la voce della mamma.
Il sistema uditivo di un neonato non è come quello dell’adulto, però fin da subito orienta lo sguardo verso la direzione della fonte sonora e preferisce determinati suoni rispetto ad altri (voce umana, della mamma…)

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15
Q

3.3 Percezione gustativa e olfattiva

A

Fin dai primi giorni di vita i neonati prediligono alcuni gusti rispetto ad altri. Il dolce è preferito e potrebbe avere una funziona adattiva in quanto rappresenta una fonte energetica.
Le papille gustative si formano già nel periodo embrionale e questo gli consente di percepire il sapore del liquido amniotico.
Il sistema gustativo è maturo alla fine della gestazione.

Dal punto di vista olfattivo, il bambino esprime a livello facciale se gradisce oppure no determinati odori. Preferisce l’odore latte materno rispetto all’odore di altre donne.

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16
Q
  1. Parlare e comunicare, tra linguaggio e cognizione
A

Uno degli orientamenti più attuali è quello interattivo-cognitivista, che considera sia gli aspetti fonetici, semantici e sintattici ma anche pragmatici, quindi gli obiettivi che una persona vuole raggiungere quando parla.

Vygotskji con la sua teoria socioculturale, pone molta attenzione alla trasmissione culturale durante le interazioni con l’ambiente.
Secondo l’autore, lo sviluppo mentale del bambino avviene attraverso l’acquisizione di mediatori simbolici (segni), come il linguaggio (che sarà il principale mediatore con l’ambiente esterno, che il bambino impara ad utilizzare durante le interazioni sociali. Via via che diventa più consapevole del significato e del senso di questi segni, il linguaggio si trasforma in pensiero, importante per il funzionamento cognitivo.
ZSP: concetto proposto da Vigotskji e si riferisce alla distanza tra competenze attuali del bambino (senza aiuto) e competenze potenziali con la presenza di una persona più esperta. La prestazione del bambino cambia nelle due situazioni indicate. No compiti troppo difficili o troppo facili.

Piaget sosteneva invece che il linguaggio dipendesse dal pensiero e per questo motivo non dava la stessa importanza al linguaggio nei primi anni di vita.

17
Q

4.1 il pianto, i primi vocalizzi e le prime parole per arrivare alle frasi

A

Durante il primo anno di vita il bambino non è ancora in grado di comunicare attraverso il linguaggi.
Genericamente il primo anno è caratterizzato da una comunicazione fatta di: pianti, sorrisi e vocalizzi.
L’intento comunicativo emerge tra i 4 e gli 8 mesi, quando il bambino cerca di produrre effetti sull’ambiente. Verso gli 11-12 mesi è consapevole dell’obiettivo che vuole raggiungere.
Nello specifico la capacità di utilizzare il linguaggio si sviluppa in questo modo.
Dalla nascita ai 2 mesi il bambino utilizza il pianto; verso i 6 mesi comincia il periodo della lallazione, mentre verso i 9 mesi il bambino inizia a ripetere le sillabe udite dagli altri.
Tra gli 8 e i 17 mesi il bambino comincia a produrre semplici parole che significano un’intera azione (parola-azione). Tra i 18 e i 24 mesi si ha la cosiddetta esplosione del vocabolario e il bambino è in grado di capire frase semplici anche che si riferiscono a realtà non presenti (pensiero simbolico).
Verso i tre anni è in grado di capire frasi più complesse. Tra i 4-5 produce frasi articolate.

18
Q

4.1.1 PIAGET - Intelligenza senso-motoria (dai 10-18 mesi) o STADIO SENSOMOTORIO

A

In questa fase il bambino interagisce con l’ambiente attraverso percezioni e azioni motorie. Le azioni sono guidate da SCHEMI SENSOMOTORI che sono piani di azione che collegano percezione e movimento.
Nei primi tre mesi di vita compaiono le reazioni circolari primarie (portare il pollice in bocca): non c’è intenzione ancora di ottenere effetti sull’ambiente
Dai 3/4 mesi compaiono le reazioni circolari secondarie, in questo caso tendono a produrre un effetto sull’ambiente (tirare la cordicella attaccata ad un giocattolo per provocarne il movimento)
Verso i 10 mesi c’è una maggiore intenzionalità e comprensione del rapporto tra mezzo e fine.
Dai 12 mesi compaiono le reazioni circolari terziarie, che permettono di scoprire nuove relazioni tra gli oggetti presenti alla vista del bambino (oggetti che galleggiano, utensili che fanno rumore…)

19
Q

4.1.2 STADIO PREOPERATORIO - Pensiero simbolico (18 mesi - 6/7 anni)

A

In questa fase emerge l’imitazione differita (riprodurre azioni viste qualche ora prima) e il pensiero simbolico, con il gioco del “far finta”.
In questo periodo il bambino inizia ad avere una concezione maggiormente strutturata dei concetti si spazio, tempo, relazione e causalità.
In questo periodo c’è una rigidità di pensiero che è prettamente egocentrica: il bambino riesce a fare attenzione a una sola caratteristica di un oggetto pero volta, inoltre non è in grado di assumere il punto di vista altrui e quindi addotta sempre il suo.

20
Q

4.1.3 STADIO OPERATORIO CONCRETO (6-7 anni / 10-11 anni)

A

In questa fase il pensiero inizia ad essere più flessibile ed è in grado di acquisire nozioni logiche. Compare la nozione di REVERSIBILITA’ (effettuare mentalmente un’operazione inversa). Sulla conservazione dei liquidi è in grado di comprenderla

21
Q

4.1.4 - STADIO OPERATORIO FORMALE ( 11-14 anni)

A

In questa fase il bambino è in grado di formulare pensieri astratti e logicamente corretti (pensiero ipotetico-deduttivo)

22
Q
  1. I pilastri delle relazioni: emotività e socialità
A

emotività e socialità sono alla base delle relazioni e su di esse influiscono.
Fin dalla nascita il bambino è immerso in una relazione e durante la sua crescita affinerà lo sviluppo sociale, inteso come il modo di modificare le sue capacità di rapportarsi agli altri.
Lo sviluppo emotivo invece è la modalità con cui ogni persona impara a esperire e gestire le proprie emozioni e a interpretare e reagire in modo adeguato alle emozioni altrui.
Aspetti emotivi e sociali sono strettamente legati e determinano l’andamento dell’interazione stessa.

I primi mesi il bambino manifesta le sue emozioni attraverso le sue espressioni, il pianto, il sorriso…
*Il pianto deve essere interpretato in base al contesto e alle caratteristiche sonore; il sorriso inizialmente è una risposta riflessa dei muscoli della bocca (sorriso endogeno), poi diviene sociale in quanto l’adulto risponde sorridendo e innesca un’interazione.
*Solo verso i 9 mesi le relazioni iniziano ad essere più significative per lui e si instaurano i primi legami di attaccamento.
*Nel secondo anno di vita, la capacità comunicativa e motoria acquisita favorisce l’interazione con gli altri.
Il conflitto tra l’ legame di attaccamento e il bisogno di autonomia, favorisce l’emergere di una coscienza di sé.
*Nel terzo anno il bambino sviluppa l’empatia attraverso il gioco che consente di esercitarsi a interagire con altri attraverso le regole
*Dai tre ai sei anni tende a imitare i propri genitori, soprattutto quello dello stesso sesso con il quale tende ad identificarsi.

Queste sono le tappe dello sviluppo tipico che il bambino raggiunge determinate tempistiche.
Si parla di sviluppo atipico quando questi canoni standard non sono rispettati, ma il quadro complessivo deve essere armonico.

È importante un sano sviluppo delle competenze socio-emotive perchè noi come educatori, con le nostre modalità socio-relazionali, possiamo modificare le traiettorie evolutive. Il modello di attaccamento e sviluppo del sé può quindi essere diverso da quello interiorizzato in famiglia. Inoltre, il contesto educativo è una palestra sociale che contribuisce a costruire l’immagine di sé del bambino.

23
Q

5.1 L’importanza della diade madre-bambino per lo sviluppo dell’identità sociale

A

Negli anni Quaranta si inizia a dare maggiormente importanza alla relazione che si instaura nella diade madre-bambino. In quegli anni si fa avanti la teoria delle relazioni oggettuali della Klein e la teoria dell’attaccamento di John Bolwby.
Anche Winnicott pone al centro la relazione e lo sviluppo secondo l’autore, dipende dalle cure e dalla protezione che vengono forniti al bambino.
Winnicott propone il concetto di “madre sufficientemente buona”: responsiva è disponibile, ma a volte fa sperimentare piccole frustrazioni al bambino in modo tale che comprenda che sia la madre a rispondere ai suoi bisogni e dalla quale dovrà acquisire autonomia.
Bolwby teorizza la teoria dell’attaccamento, secondo la quale il bambino instaura una relazione stabile con la figura di attaccamento e da questo dipenderanno le sue relazioni future. Verso i 18 mesi il bambino crea delle rappresentazioni mentali interne dell’interazione con l’altro (MOI), che costituiranno una sorta di schema mentale di sé in rapporto con l’altro.
Melanie Klain è la prima ad applicare i principi psicanalitici ai bambini e lo fa attraverso il gioco che permetteva di far accedere alle fantasie e alla vita interiore del bambino.

Piaget ha proposto stadi anche per il gioco. Dalla nascita le modalità di gioco cambiano. Solo verso gli 8 mesi iniziano le prime forme ludiche con lo scopo di agire sull’ambiente. Gradualmente emergono anche altri tipi di giochi rituali. Dai 18 mesi compare il gioco simbolico. Dai 5-7 anni continua ad esserci il gioco simbolico. Egocentrismo che caratterizza il bambino non gli permette ancora di riuscire a seguire le regole di un gioco condiviso (solo verso 7-10 anni).

24
Q

5.2 Erik Erikson e le 8 fasi della teoria dello sviluppo psico-sociale

A

Erikson ha formulato una teoria che abbraccia tute le età della vita e per ciascuna ha individuato un compito specifico: un DILEMMA PSICOSOCIALE che si origina dalla relazione tra l’individuo e l’ambiente e il singolo deve superare per accedere allo stadio successivo:
0-1: fiducia-sfiducia —> ambiente protetto, costante e prevedibile
2-3 anni: autonomia-dubbio/vergogna —> la conquista di nuove competenze (motorie, linguistiche e di pensiero) possono far sperimentare fallimenti
4-5 anni: iniziativa-senso di colpa —> applicazione in modo irruente nuove compentenze. Frequenti punizioni: somatizzazione rabbia
6-12 anni: industriosità-senso di inferiorità —> scuola e primi compiti di apprendimento
13-18 anni: identità-diffusione dell’identità —> costruzione della propria identità, periodo caratterizzato da cambiamenti fisici, cognitivi e sociali
19-25 anni: intimità-isolamento —> identità delineata, ricerca di un’altra identità
26-40 anni: generatività-stagnazione —> bisogno di soddisfazione (famiglia e lavoro)
Dopo i 40 anni: integrità dell’Io-disperazione —>emergono riflessioni sul passato

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Q
  1. Il lungo percorso di crescita verso una moralità strutturata
A

Secondo l’approccio cognitivo-evolutivo (Piaget e Kohlberg) la capacità di compiere ragionamenti e inferenze di tipo morale si sviluppa attraverso un percorso a stadi comune a tutti gli individui.

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Q

6.1 Moralità eteronoma e autonoma

A

Piaget ha individuato due tipi di moralità infantili.

  • Moralità eteronoma (realismo morale) e di responsabilità oggettiva. Età inferiore ai 6/7 anni: Nel periodo preoperatorio i bambini danno maggiore importanza ai risultati piuttosto che alle intenzioni. Prevalgono giudizi morali che danno maggiore importanza alla responsabilità oggettiva (effetti dell’azione messa in atto)
  • Moralità autonoma (relativismo morale) e di responsabilità soggettiva. Verso i 10 anni circa (compresenza di entrambe durante questi anni): l’intenzione e il contesto iniziano ad assumere un ruolo importante.
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Q

6.2 Teoria dello sviluppo della moralità di Kohlberg

A

Secondo Kholberg per comprendere il livello di moralità di un bambino, è necessario comprendere quale sia il modo di ragionare che lo ha portato ad emettere il giudizio. Quindi importante è il ragionamento sulle questioni morali e non tanto sui contenuti dei giudizi (che possono differire in base all’ambiente in cui vive).
Kohlberg ha identificato tre livelli di morali, ognuno suddiviso in due stadi.

LIVELLO PRECONVENZIONALE (4/10 anni)
La motivazione si basa sul rischio di ricevere una punizione e quindi all’obbedienza dell’autorità
- Stadio 1: le conseguenze materiali di un’azione determina la bontà o cattiveria di quest’ultima, indipendentemente dal significato. Es. “non devo rubare perché mamma si arrabbia e mi punirà”.
- Stadio 2: Orientamento individualistico e strumentale —> un’azione è considerata giusta se porta al soddisfacimento delle necessità dell’individuo.

LIVELLO CONVENZIONALE (13/14 - 20)
Livello caratterizzato dal rispetto di norme socialmente approvate e non più dalle conseguenze immediate dell’azione individuale.
- Stadio 3: orientamento al “bravo ragazzo/bambino” —>c’è una forte spinta a uniformarsi al comportamento della maggioranza, ad agire per ottenere l’approvazione degli altri.
- Stadio 4: orientamento al mantenimento dell’ordine sociale —>le azioni sono guidate dal rispetto delle leggi, delle regole e delle autorità e nel mantenere un certo ordine sociale.

LIVELLO POST-CONVENZIONALE
I ragazzi danno precedenza a principi etici di base che desiderano rispettare anche quando si scontrano con le leggi del paese.
- Stadio 5: orientamento del contratto sociale—> le regole morali non sono fisse e immutabili, ma sono state create e perciò possono essere modificate in base a una sorta di contratto sociale.
- Stadio 6: orientamento della coscienza e dei principi universali —> azioni guidare da principi universali che possono non essere scritti nelle leggi

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Approfondimento sul LEGAME DI ATTACCAMENTO (lez. Marta Vidoz)

A

Autostima = confronto tra i risultati ottenuti e le nostre aspettative; tra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere.

I primi anni di vita sono cruciali per lo sviluppo di un’immagine positiva o negativa di sé nel bambino: dipende dalla relazione con le figure primarie di riferimento.

La primissima relazione che il neonato instaura è quella con la figura di accudimento primaria (CAREGIVER) con la quale instaura un LEGAME DI ATTACCAMENTO.

Attraverso questa importante relazione e all’attaccamento, il bambino crea delle rappresentazioni mentali che influenzeranno le relazioni future, da cui emergono i MODELLI OPERATIVI INTERNI.
Questi MOI tendono ad essere stabili nel tempo. Se c’è stata una buona relazione primaria in cui il caregiver era amorevole e disponibile ai bisogno del bambino, in futuro l’adulto rappresenterà sé stesso come degno e meritevole di cure.

Non sempre il legame di attaccamento che si instaura è positivo. Dalle modalità di relazione con la madre derivano diversi modelli di attaccamento:
- SICURO: madre come base sicura; il b.esplora l’ambiente e al ricongiungimento con la madre si consola
- INSICURO AMBIVALENTE: madre non sempre disponibile; il bambino è molto dipendente dalla madre, si dispera quando si separa; al ricongiungimento è arrabbiato e inconsolabile. L’esplorazione dell’ambiente è inibita.
- INSICURO EVITANTE: il babmino non protesta in fase di separazione, sembra indipendente e autonomo. Al ricongiungimento evita la madre. Le madri sono rifiutanti, non rispondono alle richieste del bambino e questo porta il bambino a diventare evitante nei suoi confronti.
- INSICURO DISORGANIZZATO: comportamento atipico; durante il ricongiungimento il bambino può mostrarsi confuso, estremamente evitante o impaurito dalla madre. Sono casi rari, generalmente in situazioni di violenza, abusi o psicopatologia
La strange situation, è una procedura che ha l’obiettivo di verificare i comportamenti di attaccamento del bambino nei confronti del genitore. Consiste in una serie di separazioni e ricongiungimenti con la madre, attraverso le reazioni del bambino è possibile comprendere quale tipo di attaccamento si è instaurato.

Durante l’inserimento al nido è possibile riconoscere il tipo di attaccamento. L’educatrice può suggerire percorsi di genitorialità, oppure si saprà che con quel bambino ci sarà maggior lavoro da fare.

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Cosa può fare l’adulto per aiutare a sviluppare una buona immagine di sé nel bambino?(continuazione lez. VIDOZ)

A

Dedicare tempo e ascoltare i suoi bisogni;
Incoraggiarlo qualora vivesse insuccessi, spiegando che le cose possono andare diversamente; riconoscere i successi
Valorizzare l’impegno che ci mette nelle attività
Aiutarlo a risolvere problem
Assegnargli delle responsabilità
Dare fiducia e sottolineare i risultati positivi
Aiutarlo a tollerare i propri limiti, in modo da accettarsi per come è
Sostenerlo nello sviluppo delle autonomie

NON FARE:
Autosvalutazione: attenzione alle parole che si utilizzano quando si rimprovera
Umiliazione: mai, e soprattutto in pubblico
Mancanza di ascolto: il bambino pensa di non essere importante
Iper protezione

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Q

Con quale atteggiamento l’educatore deve avvicinarsi all’adulto genitore?

A

Sicuramente non dobbiamo sentirci dietro una cattedra dalla quale impartire lezioni. Meglio parlare di fatica, piuttosto che di problemi. Piu siamo accoglienti nei confronti dei genitori, meno si sentiranno giudicati e forse avremo una possibilità di aiutarli in queste difficoltà. Quando si sentono giudicati, in difetto, potrebbero allontanarsi, e non avvicinarsi più.

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Q

DISTURBI EMOTIVI

A

Quando l’adulto non è in grado di sostenere lo sviluppo del bambino, mettendo in atto atteggiamenti visti in precedenza (cosa NON fare), potrebbe favorire l’insorgere di disturbi emotivi:
DEFICIT DI AUTOSTIMA
ANSIA
DEPRESSIONE
COLLERA

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ANSIA: alcune informazioni (lez. Vidoz)

A

È un’emozione sana, e come tutte le emozioni diventa un disturbo se:
- È irragionevole
- è particolarmente forte e sproporzionata
- Determina un disagio significativo (ci impedisce di portare a termine determinate attività)

In Età evolutiva dobbiamo considerare alcuni aspetti importanti:
- Alcune paure sono tipiche e normali (paura dei mostri o del buio) meglio evitare di proporre stimoli (es. cartoni) che poi non riescono a gestire le emozioni che suscitano
- L’ansia può manifestarsi in forme mascherate

Attenzione!!! Ansia e paura non sono la stessa cosa. L’ansia si verifica in seguito a minacce percepite (NON identificabili) e genera apprensione, preoccupazione e SENZA un oggetto SPECIFICO su cui concentrarsi. La paura invece ha un oggetto BEN DEFINITO, può generarsi in seguito a situazioni di pericolo imminente è IDENTIFICABILE. Le reazioni all’ansia tendono ad essere prolungate e pervasive, mentre quelle legate alla paura sono circoscritte e spariscono con il sparire della minaccia.

Le cause dell’ansia possono essere diverse:
- Cause genetiche
- Cause ambientali (stress o eventi traumatici
- Fattori emotivi e di personalità
- Fattori familiari/educativi

In età infantile la sintomatologia ansiosa espressa è diversa da quella degli adulti. Alcuni sintomi possono essere:
- Rigidità, iper reattività, evitamento di certe situazioni, impulsività
- Comportamenti oppositivi o di sfida
- Difficoltà ad imparare, conservare e recuperare informazioni (nell’apprendimento)

STRATEGIE DELL’ADULTO IN QUESTE SITUAZIONI
Accogliere le emozioni del bambino, normalizzarle. Ascoltare senza sminuire, giudicare o commentare. Verbalizzare l’emozione e aiutarlo a verbalizzarli

Alcune attività pratiche da proporre
- chiedere gli aspetti positivi a fine giornata
- SPECCHIO MAGICO (guardati allo specchio e disegnati)
- IL MIO GRUPPO (indica i tuoi compagni di classe e immagina come vorrebbero essere descritti; scrivi un aggettivo per ogni bambino
- CAMBIARE: immagina che un mago possa aiutarti a cambiare qualcosa di te, cosa cambieresti?
- PARLARE CON GLI ALTRI: incontri qualcuno per la prima volta. Pensa a tre cose che gli diresti di te e immagina tre cose che potresti chiedergli.

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TRAINING -IL MODELLO ABC DELLE EMOZIONI

A

A: evento scatenante o qualsiasi situazione
B: pensieri che valutano ciò che è accaduto nel punto A
C: reazione emotiva e comportamento che ne deriva

La reazione emotiva è generata dal pensiero che abbiamo sull’evento e NON dall’evento in sé.

Tra i sintomi cognitivi dell’ansia ci sono proprio queste distorsioni di pensiero, che possiamo chiamare PENSIERI IRRAZIONALI (pensieri che portano ad avere una reazione emotiva esageratamente negativa in risposta a una data situazione.
Tra questi pensieri irrazionali abbiamo:
- PENSIERO ASSOLUTISTICO
- PENSIERO CATASTROFICO
- PENSIERI DI INTOLLERANZA E INSOPPORTABILITA’
- PENSIERI DI SVALUTAZIONE GLOBALE DI SÉ O DEGLI ALTRI
- PENSIERI CHE GENERALIZZANO

Se riusciamo ad intervenire sul nostro pensiero, possiamo rendere anche l’emozione più sopportabile.
La professoressa Vidoz, consiglia di ATTACCARE questi pensieri ponendosi domande utili che indeboliscono la forza di questi pensieri, in modo da introdurre un DUBBIO sulla loro veridicità