Libro - I momenti di cura - Le pratiche Flashcards

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Premessa

A

Generalmente quando si parla di momento di cura, ci si riferisce a momenti come il cambio, il pasto, la nanna. Esistono però altri momenti definiti RICORRENTI, che sono significativi a livello evolutivo e si caratterizzano per la loro ciclicità e ripetitività. Ci riferiamo a momenti come: entrata, uscita, appello, cerchio… che scandiscono la giornata e fanno si che il bambino sperimenti un clima che gli dia sicurezza e fiducia nell’ambiente e negli adulti. Questa SICUREZZA è fondamentale, in quanto fa nascere nel bambino la VOGLIA DI FARE, e questo lo rende un bambino attivo.
La routine, è ormai sostituita dal concetto di MOMENTO DI CURA, che, visto in un’ottica più ampia, è un momento importante all’interno del servizio educativo in quanto favorisce lo sviluppo del bambino, tanto quanto altre attività che avvengono all’interno del servizio.
Nella premessa si fa riferimento ad alcuni momenti di cura e si analizzano le qualità rispetto alle diverse opportunità di crescita (sociale, cognitivo, motoria…).
- Cerchio: in questo momento i bambini si riuniscono dopo la separazione dai genitori, si salutano, scoprono chi non c’è e accolgono chi torna da una lunga assenza. Viene compilato il calendario e il cartellone metereologico. Un’attività apparentemente semplice come il cerchio favorisce scambi sociali, la presa di consapevolezza del bambino nello spazio tempo, e favorisce il sentirsi appartenere in una comunità;
- Vestirsi e spogliarsi: sono eventi importanti in quanto preparano ad altri eventi della giornata (Andare a dormire, andare in giardino…). Questo tipo di attività, oltre a favorire lo sviluppo dell’autonomia, favorisce anche il rapporto con il proprio corpo e con il prendersi cura di sé stessi
- Riordino: favorisce abilità quali classificazione e seriazione; inoltre aiuta il bambino a fare ordine nel caos interiore a cui è naturalmente soggetto
- Lavarsi le mani: oltre a favorire l’autonomia, il bambino se ha tempo dedicato per farlo, può sperimentare sensazioni come caldo e freddo, scoprire l’acqua che scorre e incantarsi di fronte alla magia del sapone.

Affinchè tutto questo sia possibile, è necessaria prima di tutto la consapevolezza da parte delle educatrici, dell’importanza di questi momenti di cura, in modo che possano inserirli in modo accurato nella progettazione educativa e garantire quindi il rispetto dei tempi di ogni bambino.

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Q

Non solo cibo: prendersi cura attraverso l’alimentazione

A

In questo paragrafo si discute sull’importanza dell’alimentazione sia come nutrimento sia come canale fondamentale per instaurare un rapporto. A partire dal neonato con la madre, per svilupparsi poi in una condivisione anche con altre figure come fratelli, zii o educatori.

NUTRIZIONE COME FENOMENO COMPLESSO
L’esperienza della nutrizione non è soltanto una questione di sopravvivenza. Infatti, anche nel mondo adulto, mangiare non è un atto improvvisato e casuale, ma progettato e curato nei dettagli; il momento del pasto speso è un momento centrale negli eventi SOCIALI e RELIGIOSI e infine, vi è una stretta relazione tra VITA EMOTIVA e RAPPORTO CON IL CIBO.
Si evince quindi che l’alimentazione è un fenomeno complesso che comprende diversi aspetti: psicologici, biologici, sociali e culturali.

ALLA NASCITA
Il neonato alla nascita, per istinto di sopravvivenza deve trovare il nutrimento. Per vivere deve introdurre qualcosa di esterno e a lui e imparare a prendere qualcosa da qualcun altro. Questo si verifica la prima volta con il seno della mamma. Con l’avvio dell’ allattamento si dà inizio anche al rapporto con la madre. Esso non è soltanto nutrimento, ma è anche un momento di scambio di amore e affetto fatto di sguardi, sorrisi, contatto fisico. È proprio in questa relazione che il bambino sperimenta sentimenti diversi, di FELICITA’ E SAZIETA’ quando la madre risponde al suo bisogno di nutrirsi, ma anche di ANSIA E ANGOSCIA, quando l’offerta del cibo ritarda. Questi sentimenti costituiranno poi il NUCLEO ORIGINARIO, ovvero quella rappresentazione simbolica che il bambino porterà con se anche da adulto, del PRENDERE DA ALTRI.

È chiaro come questo rapporto madre-bimbo e lo scambio che si crea durante la fase di nutrimento diventa molto importante per lo sviluppo del bambino. L’esperienza di NUTRIMENTO collegata all’ENTRARE IN RELAZIONE con la madre rappresentano un’importante AREA DI COMUNICAZIONE del bambino.

L’ESPERIENZA DELLA MADRE
Anche la madre vive l’esperienza di nutrire il proprio figlio, e il modo in cui viene vissuto questo momento influenza sia il rapporto con il cibo del bambino sia la relazione con il bambino. Infatti, è talmente forte l’identificazione tra NUTRIMENTO e FIGURA MATERNA, che nel tempo l’alimentazione rappresenta il legame con la propria madre.

SVEZZAMENTO
Con la fase dello svezzamento arriva per il bambino la prima importante esperienza di SEPARAZIONE. Il bambino inizia a scoprire nuovi cibi e l’utilizzo del cucchiaino. Inizia la rinuncia del seno, ma il bambino si avvia a nuove conquiste evolutive. Inoltre, questa fase rappresenta un’importante occasione sociale in cui il bambino sperimenta il momento del pasto condiviso con altre persone che non siano la mamma e inizia ad attribuire significati culturali che la società in cui vive attribuisce al cibo.

Il rapporto con il cibo è anche determinato dall’indole e dal temperamento del bambino. Ci sono alcuni golosi disposti a sperimentare nuovi gusti; ci sono quelli più diffidenti che non amano provare cose nuove.

PSICOANALISI
Nella prospettiva psicanalista il pasto viene considerato come un’occasione relazionale PRIVILEGIATA per il bambino, per aiutarlo nella costruzione della fiducia verso l’altro. Alcuni autori, collegano all’esperienza del pasto come la capacità di elaborare gli eventi della realtà.
Melanie Klein
Secondo l’autrice attraverso l’allattamento il bambino non solo introduce il latte, ma anche il calore materno, sperimenta la gioia di ricevere e il sentimento della gratitudine. Sé questa esperienza si svolge in maniera positiva, allora il bambino svilupperà sentimenti di ottimismo nei confronti della realtà che gli consentirà di superare la depressione iniziale.
Donald Winnicott
Secondo l’autore, una madre sufficientemente buona è in grado di rispondere ai bisogni del bambino e a favorire un ambiente in cui il bambino possa vivere esperienze per lui adeguate. Questo favorisce nel bambino lo sviluppo di fiducia nella bontà del mondo.

Il pranzo è un momento di cura fondamentale per lo sviluppo del bambino, e in un servizio educativo deve quindi essere considerato come elemento centrale al quale dedicare attenzione, inserendolo nella progettazione in quanto può incidere positivamente sullo sviluppo del bambino.

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Il Momento del pranzo nei SERVIZI PER L’INFANZIA

A

Come a casa, anche al nido di infanzia e alla scuola dell’infanzia, il pasto è un’esperienza molto importante che assume valenze affettive, cognitive e sociali.

AMBIENTAMENTO
In questa delicata fase per esempio, in cui il bambino deve adattarsi in un nuovo ambiente che non conosce, il fatto di assumere cibo da parte di un estraneo può essere difficile. È necessario quindi che l’educatrice agisca con ESTREMA CAUTELA e che tutti gli adulti collaborino in sinergia e si mettano DALLA PARTE DEL BAMBINO rispettando i tempi e abitudini di ognuno. Qualsiasi esperienza (di gioco, il cambio, l’alimentazione, il sonno…) non debbono mai essere un intervento rigido nei confronti del bambino, ma un gioco di SCAMBI E AFFIANCAMENTO tra genitore ed educatrice.

Poichè il RAPPORTO CON IL CIBO e gli STATI EMOTIVI sono strettamente legati, può accadere che anche dopo aver superato la fase dell’ambientamento il bambino utilizzi il cibo, in particolare il rifiuto di esso, per esprimere un malessere.
Questo stretto legame tra alimentazione e dimensione affettiva devono essere sempre tenuti conto.

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Il momento del pranzo nel NIDO DI INFANZIA

A

AMBIENTAMENTO
La fase dell’ambientamento è un momento molto importante di reciproca conoscenza. Il bambino inizia a frequentare un luogo che non è casa sua, e inizia a interfacciassi con un adulto che non è l’adulto di riferimento. Questa conoscenza avviene in modo graduale e ciò che può influenzare positivamente questo momento delicato, è la QUALITA’ DEI GESTI DI CURA offerti dall’educatrice (soffiare il naso, imboccare, cambiare il pannolino…). Se questi gesti vengono accompagnati da una descrizione di quanto l’educatrice sta per fare, e con rispetto si rivolge al bambino, egli può PERCEPIRSI COME PERSONA e giorno dopo giorno, acquisire maggiore sicurezza nell’ambiente che è prevedibile, grazie all’attenzione dell’educatrice. Questa sicurezza stimola il bambino nell’esplorazione e lo rende un bambino attivo. Se in caso contrario, i gesti sono frettolosi, bruschi, senza spiegazioni, la relazione potrebbe avere maggior difficoltà ad instaurarsi e quel senso di sicurezza non verrebbe a verificarsi.

AMBIENTAMENTO CONSOLIDATO
Ad un certo punto, l’ambientamento è consolidato. Il bambino permette alla sua educatrice di riferimento di prendersi cura di lui, le permette di imboccarlo, di farlo addormentare e di cambiarlo. Questi gesti che si ripetono ogni giorno però, possono condurre al rischio (per l’educatrice) di considerare il tempo per la cura come un tempo informale, scontato, anziché considerarlo come un tempo formale al pari delle diverse attività strutturate durante il giorno.

PROGETTAZIONE ADEGUATA
Risulta quindi fondamentale progettare nel dettaglio tutti i momenti di cura, partendo dalla predisposizione del CONTESTO, che deve essere accogliente e rassicurante (cura e attenzione deve essere rivolta anche ai materiali, arrendi, ai diversi stimoli proposti: l’ambiente influenza il comportamento dei bambini); i tempi individuali devono essere rispettati, e per far questo non è possibile improvvisare ma progettare ogni aspetto legato ai diversi momenti di cura; ansia, fretta e imprecisione rendono difficile il lavoro educativo e ne consegue che anche il bambino ne risentirebbe.

SALA DA PRANZO
Che si tratti di una sala dedicata esclusivamente per il pranzo, o che si tratti di una stanza che ogni giorno deve essere sistemata per poter pranzare, nel nido di infanzia sono diverse le situazioni che si possono avere durante il momento del pasto. Ci può essere il bambino che è ancora allattato al seno, il bambino che ha da poco iniziato lo svezzamento e quindi è alle prese con questo fondamentale passaggio, chi sta sul seggiolone o preferisce il tavolo, e ci può essere infine il bambino già svezzato che inizia a prendere confidenza con il cucchiaino. È sempre fondamentale un’ADE.GUATA PROGETTAZIONE che permetta alle educatrici di considerare i bisogni individuali di ogni bambino.

QUANDO OFFRIRE IL PRANZO?
Spesso ai bambini viene offerto il pranzo sempre alla stessa ora per ogni bambino. Questa è sicuramente una scelta che semplifica l’organizzazione, ma è anche vero che comporta momenti di attesa da parte dei bambini che tollerano difficilmente questa frustrazione e magari iniziano a giocare con stoviglie, posate ecc… creando maggiore ansia nell’ educatrice.
Il suggerimento in queste situazioni, è quello di proporre il pasto a rotazione (una rotazione fissa) che consideri i diversi bisogni di ogni bambino; ad esempio si inizia con Luca che è un mangione, poi Sara e infine con Matteo che non è un gran mangione.

FAVORIRE L’AUTONOMIA
Man mano che il bambino cresce, le educatrici devono predisporre l’ambiente affinchè sia favorita la sperimentazione e l’autonomia. Permettere al bambino di versarsi l’acqua, gestire la quantità di cibo, apparecchiare e sparecchiare. È compito dell’educatrice cogliere i momenti di sviluppo adatti, proporre e organizzare affinchè il bambino sviluppi nuove competenze e capacità. L’atto dell’apparecchiare per esempio, è un ottimo modo per sviluppare abilità come classificazione e seriazione.

IL SEGRETO DI SUCCESSO (M. MONTESSORI)
Quando un bambino deve raggiungere un obiettivo pratico, deve compiere delle azioni. Maria montessori aveva scoperto che esiste uno speciale segreto di successo: la precisione, l’esattezza con cui le azioni si devono compiere. Non c’era solo l’interesse per il raggiungimento dell’obiettivo, ma anche l’interesse per i dettagli e la preparazione che lo permettevano.

SUGGERIMENTI UTILI PRATICI PER IL PRANZO
- Altezza tavolo e sedie adeguati per il bambino (piedi ben piantati a terra e volto non troppo vicino al piatto)
- Posto fisso, favorisce la prevedibilità per il bambino
- Lavaggio delle mani: prima del pasto i bambini vengono accompagnati a lavarsi le mani. Meglio creare piccoli gruppi e permettere al bambino di sperimentare l’acqua, il sapone, e diventare via via sempre piu autonomo
- Organizzazione PRECISA, affinchè si riducano totalmente i tempi di attesa, motivo di frustrazione per i bambini
- L’educatrice deve stare sempre seduta al tavolo con i bambino. Frequenti spostamenti destabilizzano il bambino. Per favorire questo è necessario che l’educatrice disponga di un carrello nel quale sia possibile reperire eventuali posate, stoviglie di riserva
- Stoviglie e posate su misura dei bambini (non pesanti e possibilmente brocca e bicchieri trasparenti in modo da agevolare il bambino a capire le quantità quando iniziano ad usarle da soli
- Le educatrici meglio se non parlano tra loro, piuttosto dialoghino e favoriscano il dialogo con e tra i bambini.
- Tavola imbandita e apparecchiata con cura (stoviglie pulite, presenza di tutto il necessario)
- l’ambiente non deve essere troppo rumoroso e confusionario
- Devono naturalmente essere seguite norme dietetiche, ma non bisogna tralasciare anche le Esigenze e preferenze individuali
- Mai costringere o forzare un bambino a mangiare. Offrirgli la pietanza ma non insistere. È importante uno scambio di informazioni tra educatrice e genitori in modo da seguire azioni comuni
- e’ consigliato che il bambino venga seguito sempre dalla stessa educatrice di riferimento: lei lo conosce, ha passato del tempo con lui, si è instaurata una relazione

In alcuni esempi del libro di situaizoni specifiche di momenti del pranzo, sono emersi vari elementi che sottolineano l’importanza di alcuni interventi da parte dell’educatore:
- Accogliere l’interessa da parte del bambino, verbalizzarlo e soddisfare la sua curiosità (nel caso di un bimba che durante il pasto indicava un quadro)
- Promozione dell’autonomia (chiedere se ha sete e porgere il bicchiere)
- Permettere ai bambini di esplorare con le mani il cibo. Certo si crea un disastro, ma quella della manipolazione è un’attività molto importante per il bambino
- Se cibo o forchetta cadono per terra, non rimproverare ma spiegare l’accaduto, continuare a mangiare e raccogliere in un secondo momento
- I bambini spesso sono tentati di giocare con l’acqua. Non devono essere rimproverati ma bisogna cercare di spiegare che il momento del pranzo è un momento in cui si mangia e non si gioca. Bisogna però soddisfare questa loro esigenza di gioco con l’acqua e quindi proporre attività in cui possono farlo
- se il bambino rifiuta di mangiare, non deve essere forza con ricatti, premi, comparazioni con altri bambini, ma bisogna porsi in un atteggiamento di ascolto e comprendere cosa il bambino sta cercando di comunicarci. Stato emotivo e cibo sono strettamente legati

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Il momento del pranzo nella SCUOLA DELL’INFANZIA

A

Nella scuola dell’infanzia, i bambini hanno età dai 3 ai 6 anni. Questo loro essere “più grandi” rispetto ai bambini del nido, spesso induce le educatrici a dare per scontato o addirittura negare il bisogno di cure di cui loro ancora necessitano. Questo tipo di atteggiamento quindi fa si che i gesti di cura vengono trascurati a favore di attività che invece favoriscono l’apprendimento. Quindi, le ROUTINE e il GIOCO, vengono considerati come attività di riposo, di relax o di svago e di NON APPRENDIMENTO.
È ormai chiaro però che OGNI SITUAZIONE PRODUCE APPRENDIMENTO e che i gesti di cura, se esercitati con attenzione e qualità, favoriscono:
- lo SVILUPPO DEL BAMBINO,
- l’AUTONOMIA,
- la COSTRUZIONE DELL’IDENTITÀ’
- l’acquisizione di NUOVE COMPETENZE.

NECESSARIA ADEGUATA PROGETTAZIONE
Affinché quanto detto finora sia possibile, è necessaria la convinzione da parte delle educatrici della valenza educativa dei momenti di cura, che devono ricercare la collaborazione con tutto il personale affinché sia possibile organizzare tutto nel miglior modo possibile, in modo da garantire ai bambini momenti di tranquillità e serenità.
SUGGERIMENTI UTILI PRATICI PER IL PRANZO
Oltre ai suggerimenti che sono stati elencati per progettare il momento del pasto al nido dell’infanzia, è necessario sottolineare altri aspetti considerati importanti per la scuola dell’infanzia.

  • ogni educatrice dovrebbe garantire un alto livello di AUTONOMIA (spesso questo è garantito al nido e invece trascurato alla scuola dell’infanzia. Oltre ad un’attenta organizzazione è importante l’IDEA DEL BAMBINO che guida l’educatrice. Il bambino infatti andrebbe considerato come attivo, competente e operoso.
  • Il coinvolgimento nella preparazione di questo momento è molto importante per diversi motivi: oltre a favorire sempre di più nuove competenze e autonomia, il bambino costruisce un senso di IDENTITA’ e di APPARTENENZA
  • Anche nella scuola dell’infanzia è consigliato mantenere un posto FISSO
  • TEMPI e GUSTI vanno rispettati! Se un bambino si rifiuta di mangiare, non va assolutamente costretto, anzi va ascoltato e osservato per meglio comprendere quale sia il suo stato d’animo e le sue difficoltà
  • Il pasto è sempre un’ottima occasione di RELAZIONE con l’adulto e con gli altri bambini. È un momento in cui si può chiacchierare, socializzare, imparare a condividere e rispettare il proprio turno
  • Anche nella scuola dell’infanzia è consigliato avere educatrici o personale di riferimento che si occupano di questo momento in quanto hanno più chiari i bisogni dei bambini e riescono a prestarvi maggiore attenzione

Situazioni SPECIFICHE
Dai vari esempi di situaizoni specifiche riportate nel libro, emergono ulteriori elementi che possono essere suggerimenti pratici da mettere in atto durante il moemtno del pasto

  • Se non è possibile per ogni sezione avere un proprio spazio-mensa, è consigliato suddividere il luogo dedicato ai pasti con l’utilizzo di mobilio, piante (creando tavoli da Max 6-8 bambini), in modo da rendere questo momento meno caotico possibile. Spesso le sale da pranzo delle scuole dell’infanzia sono talmente confusionarie che diventa un momento da cui scappare, sia per i bambini che per gli adulti
  • un bambino che apparecchia si trova a fare i conti con il numero di posate e stoviglie da posizionare sul tavolo. Questo favorisce l’acquisizione di abilità LOGICO-MATEMATICHE
  • Giudizi come BRAVO CHE HAI MANGIATO, vanno assolutamente evitati. È pi utile sostituire con frasi tipo: “Quanta fame avevi oggi eh?” In modo da non far sentire (indirettamente) inadeguato chi invece non riesce a concludere il pasto
  • anche lo spreco del cibo è un tema importante. Per evitarlo sarebbe utile dare la possibilità al bambino di prendersi in autonomia la quantità di cibo che pensa di poter mangiare. Questo favorisce la capacità di AUTOREGOLAZIONE

Tutti questi elementi vanno applicati anche a momenti come le merende del mattino e del pomeriggio!

Concludiamo sottolineando che è l’atteggiamento dell’educatrice la variabile SIGNIFICATIVA, e che deve porsi in un atteggiamento di ASCOLTO, OSSERVAZIONE E ORGANIZZAZIONE

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Questioni di pelle: parlare il linguaggio del corpo

A

Ancor prima della nascita, la PELLE è l’organo che per primo si forma e che permette al neonato di conoscere l’ambiente. Il CONTATTO con l’adulto di riferimento è fondamentale, senza di esso un neonato non sopravviverebbe.
Come ormai chiaro, il bambino alla nascita non è in grado di distinguere ciò che è fuori di puoi e ciò che è dentro di lui; è proprio grazie a questo contatto con il caregiver che riceve le prime informazioni sulla sua identità.

Il TATTO è forse quindi il senso più importanti in quanto attraverso di esso il bambino conosce il mondo interno, riceve informazioni che porta al suo interno, nella sua mente. Questo CONTINUO INTERSCAMBIO nel quale la pelle riveste il ruolo di COSTANTE INTERFACCIA PSICHICA, fa si he durante i primi tre anni di vita il bambino vive questo processo di SEPARAZIONE-INDIVIDUAZIONE.

TENEREZZA
Studi evidenziano che il contatto è fondamentale non solo per la specie olo d’animale, è il bisogno della tenerezza. Nei gesti di cura nei confronti di un bambino deve esserci la tenerezza che trasmettono al bambino sia calore, ma sia l’affetto che la mamma prova per lui.

LINGUAGGIO NON VERBALE - COMUNICAZIONE PRECOCE
Attraverso il tatto quindi il bambino può ricevere ed emettere segnali. Il bambino percepisce tutte le tensioni sia positive che negative. Non potendo ancora comunicare verbalmente i suoi sentimenti e le sue emozioni, il bambino utilizza la comunicazione precoce: attraverso il linguaggio del corpo (linguaggio ANALOGICO) risponde alle sollecitazioni esterne. Viene definito anche linguaggio TONICO-GESTUALE e si compone degli sguardi, delle espressioni, del tono muscolare e permettono al bambino di manifestare paure, ansie, desideri.
Quando il bambino vive stati d’ansia, forme di malessere e inquietudine, per potere le comunicare il bambino utilizza il linguaggio del corpo che li esprime attraverso i DISTURBI PSICOSOMATICI (causa non organica).

Il contatto con l’adulto come detto favorisce la costruizione dell’identità in quanto il bambino inizia a strutturare i confini del suo sé distinguendo man mano ciò che non è il suo sé.

DOSARE IL CONTATTO
Il bambino è altamente sensibile e per questo anche vulnerabile. L’adulto deve essere in grado di cogliere i segnali trasmessi dal bambino e calibrare qualsiasi tipo di azione nei suoi confronti se questo sta creando un disagio nel bambino (anche nel caso delle coccole!)

BUON RAPPORTO DI PELLE
È chiaro che un buon rapporto di pelle con l’adulto di riferimento è fondamentale per due importanti ragioni: il legame con l’adulto si rafforza, e si favorisce lo sviluppo emotivo e mentale del bambino.
Una relazione corporea negativa tra adulto e bambino, viene manifestata o attraverso l’epidermide del bambino, oppure attraverso comportamenti aggressivi o provocatori.

COMUNICAZIONE PRECOCE
Questo dialogo continuo con l’adulto favorisce l’emergere di nuove competenze per emettere segnali comunicativi di risposta. L’adulto, se è in grado di raccogliere questi segnali, influenza gli avvenimenti successivi; inoltre il bambino aumenta la fiducia nei confronti dell’adulto e rinforza le capacità di emettere dei segnali. I momenti di cura, se di qualità e consapevoli da parte dell’adulto, favoriscono la comunicazione precoce.

SVILUPPO DELL’AUTONOMIA
Man mano che adulto e bambino migliorano la reciproca conoscenza, l’adulto favorisce lo sviluppo del bambino cercando di renderlo attivo nella relazione. Questo significa che alcuni gesti di cura proverà a farli concludere al bambino. Questo favorisce il consolidamento di alcuni SCHEMI DI AZIONE UTILI ALLA SUA AUTONOMIA. Inoltre la ripetitività che caratterizza certi gesti di cura, rendono le azioni prevedibili che favoriscono ulteriormente l’interiorizzazione dei movimenti che un giorno completeranno il gesto in completa autonomia

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La cura del corpo: le esperienze nei contesti educativi

A

Come già ampiamente discusso, il tempo nella scuola dell’infanzia e nel nido è scandito da molti rituali. Questi rituali sono importantissimi per il bambino, in quanto permette di sapere cosa può accadere, quindi PREVEDERE le azioni che verranno compiute e questo lo rende più sicuro in quanto sente di aver CONTROLLO su quanto accade.

Ricordiamo ancora una volta la differenza tra routine e momenti di cura. La routine è un termine che si preferisce non usare in questo testo, in quanto rimanda a gesti meccanici, automatici, senza valore educativa. I momenti di cura invece riguardano azioni pensate e progettate adeguatamente affinchè possano contribuire allo sviluppo del bambino e vengano considerate ricche di valenza educativa al pari di ogni altra attività didattica.

CURA FISICA
Quando parliamo di cura fisica, ci riferiamo non solo al momento del cambio (pannolino, water…), ma anche a tutte quelle azioni come pettinare, soffiare il nasino, mettere la crema.

MODALITA’ DEI GESTI DI CURA
È proprio la modalità con cui l’educatrice si avvicina al bambino a garantire lo sviluppo di buone relazioni e di un rapporto positivo con il proprio corpo. Quando l’educatrice si muove con dolcezza, attenzione, tenerezza, guarda negli occhi il bambino, verbalizza ogni suo gesto, fa si che il bambino si senta sicuro e si senta libero di lasciarsi andare e “manipolare” e che il bambino possa sviluppare un rapporto positivo con il proprio corpo.
Se invece l’educatrice utilizza modalità basate sulla fretta, sulla velocità e sulla rapidità, il rischio che si corrono sono due:
- Rendere la relazione anonima, una relazione qualsiasi, basata su movimenti meccanici riconducibili appunto ad azioni di “routine”;
- Il bambino è passivo nella relazione in quanto non viene coinvolto nei gesti di cura e non è stimolato ad agire e a provare a fare da solo. In questo modo si perde un importantissimo aspetto legato allo sviluppo della sua autonomia.
Importante quindi da ricordare che durante i momenti di cura l’educatore deve assumere un atteggiamento calmo, paziente, dolce senza mortificare il bambino (es. non vedi che ti cola il naso, tieni puliscilo!), coinvolgendo il bambino in queste azioni (magari chiedendogli di slacciare il pannolino) e assolutamente non deve esserci fretta nelle azioni.

FAVORIRE LO SVILUPPO DELL’AUTONOMIA
Compito importante dell’educatrice è favorire lo sviluppo dell’autonomia del bambino, coinvolgendolo nei momenti di cura, lasciando che il bambino provi a fare da solo. Questo significa però evitargli delle frustrazioni (proponendo compiti troppo complessi; intervenire solo quando il bambino lo richiede, in modo da non sostituirsi a lui e dargli quindi la possibilità di sperimentare. Il bambino deve sentire di avere tempo per provare e riprovare, questo significa che l’adulto deve avere RISPETTO per i suoi tempi.

La scuola dell’infanzia è molto diversa dal nido. I bambini sono più grandi, più agili nei movimenti e hanno acquisito un maggior grado di autonomia. Torna quindi importante il concetto di avere PAZIENZA e RISPETTO nei confronti del bambino e dei suoi tempi.

ALCUNE MODALITA’ PER FAVORIRE L’AUTONOMIA
- Lavaggio mani: il sapone con dosatore, in questo modo il bambino può provare da solo a prendere il sapone e non deve attendere l’educatrice per lavarsi le mani
- Riordino propri indumenti e oggetti: etichettare indumenti e oggetti con simbolo e nome ,aiuta il bambino a riconoscere le sue cose e quelle degli altri rendendolo autonomo nel prendere o riporre le sue cose
- strutturazione dell’ambiente: spesso vincoli della struttura possono ostacolare la possibiltà di sperimentazione e quindi non favoriscono l’autonomia dei bambini. Per esempio i lavandini dovrebbero essere sufficientemente spaziosi per appoggiarvi il sapone e i rubinetti che sporgono abbastanza. Anche spazi troppo piccoli costringono i bambini a non stare in gruppo e quindi non viene favorita la relazione e l’imitazione. La distanza tra la sezione e il bagno non dovrebbe essere mai troppa. I bambini possono avere difficoltà a memorizzare la strada per poterla raggiungere in autonomia, e l’educatrice è costretta ogni volta a portare tutti con sé perchè altrimenti non riuscirebbe ad essere attenta anche agli altri.

ALCUNE CONSIDERAZIONI PEDAGOGICHE
Prendersi cura del proprio corpo, è una conquista sociale che dipende dalla cultura in cui si è inseriti e dal contesto storico di riferimento. È una conquista lenta, resa possibile solo grazie alla relazione che si instaura con l’adulto di riferimento che attraverso messaggi verbali e non verbali, trasmette modelli culturali di appartenenza.

DIMENSIONE SPORCO/PULITO
Fino ai due-tre anni, il bambino non riconosce la dimensione dello sporco/pulito. Ciò che lo guida sono più sensazioni fisiche (essere bagnato, sensazione di dolore dovuto alla stitichezza).
Sono i messaggi che arrivano dagli adulti di riferimento (genitori/educatrici) che influenzano la percezione del bambino.
Man mano che il bambino cresce e sente sempre di più il bisogno di scoprire, toccare e manipolare, può scontrarsi con l’adulto che favorisce o vieta certi comportamenti (manipolare il cibo, sporcarsi con la terra ecc…). Il fatto di vietare o permettere, è legato principalmente a due fattori:
- fattori soggettivi dell’adulto che tende a riprodurre modelli educativi che in passato sono stati a lui proposti
- implicazioni pratiche organizzative: se si sporca l’ausiliaria deve impiegare piu tempo per pulire per esempio e questo può intaccare delicati equilibri tra i diversi operatori del servizio.

PERIODO DEL CONTROLLO SFINTERICO
È un periodo molto delicato per il bambino che passa da una totale dipendenza, all’acquisizione di una graduale autonomia. L’adulto deve accompagnare il bambino in questo delicato processo.
Riuscire a controllare i propri stimoli dipende certamente dal grado di maturazione del bambino, ma incide fortemente l’atteggiamento dell’adulto, che se è guidato da aspettative non dichiarate, potrebbe adottare modi e atteggiamenti che non favoriscono questo delicato processo.
L’adulto deve quindi essere consapevole dei tempi del bambino, evitare assolutamente di mortificarlo e gratificarlo ad ogni sua conquista.
È utile in questo caso ricorrere a STRUMENTI PROFESSIONALI che permettono di capire in quale fascia evolutiva si inserisce il bambino e può evitare quindi di sopravvalutarlo (proponendo attività fuori dalla sua portata che produrrebbero nel bambino frustrazioni) e sottovalutarlo (proponendo attività per lui poco motivanti per misurarsi con nuove abilità).

LA TENEREZZA SI PUÒ’ IMPARARE?
Si. Nonostante molti adulti non hanno avuto un’infanzia intrisa di tenerezza, ciò non significa che questo non si possa imparare a sentirla ed esprimerla. Ma per questo motivo è necessario che i percorsi professionali prevedano anche lavori sulle emozioni che aiutino l’adulto a riconoscere le proprie emozioni e quelle degli altri.
Inoltre, ogni servizio educativo dovrebbe prendersi cura dei suoi operatori garantendo formazione e supervisione, in modo da non far perdere la motivazione nel loro lavoro che si tradurrebbe in poca attenzione e cura nei confronti dei bambini.

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Q

Quando è l’ora di fare la nanna

A

Anche il sonno rientra tra i momenti di cura del bambino e deve essere considerato per l’importanza che esso ha nello sviluppo e nel benessere del bambino.
Il sonno non è da considerarsi un fenomeno passivo, anzi. Serve all’essere umano per riorganizzare le proprie funzioni. È il cervello che chiede di cambiare ritmo, passando dalla veglia al sonno.

SONNO E SONNO PROFONDO
Quando dormiamo il nostro cervello continua a lavorare alacremente, favorendo la maturazione del sistema nervoso, la memoria e la capacità di apprendimento. I sogni permettono di scaricare le proprie tensioni, le proprie ansie e di dar voce alle proprie paure.
Durante la fase del sonno profondo invece, il cervello smette di lavorare, il sistema nervoso si riposa, protegge le cellule e l’ipofisi secerne l’ormone della crescita.
È chiaro che il sonno riveste un ruolo importantissimo

FASI DEL SONNO
- Ancora prima della nascita, il feto trascorre gran parte del suo tempo nella fase REM (che corrisponde al momento in cui si sogna)
- Alla nascita il neonato passa moltissimo tempo a dormire. È normale, va assecondato e rispettato questo ritmo biologico che proviene dall’interno. È il bambino che regola i suoi stati di sonno e veglia.
- Soltanto dai 4 mesi si può iniziare a proporre un rituale di addormentamento in quanto sul sonno del bambino iniziano a incidere anche fattori esterni e non solo interni.
- Crescendo aumentano le ore da sveglio per due motivi principali: la progressiva maturazione del sistema nervoso e l’aumento di interesse per l’ambiente circostante (giochi, suoni, luci, adulti…)
- Dai 2/3 anni possono manifestarsi degli incubi (anche durante il riposino pomeridiano)

Il primo anno di vita risulta quindi un anno di intensi cambiamenti riguardo il sonno ed è dovuto alla continua e rapida evoluzione dello sviluppo del bambino. Questa aspetto si scontra con le aspettative dei genitori che spesso vorrebbero che il proprio bambino dorma e si svegli quando vorrebbero loro. Ma il sonno è fortemente legato alla fase di crescita che il bimbo sta vivendo, l’adulto deve esserne CONSAPEVOLE e deve saper rispondere in modo ADEGUATO alle esigenze del bambino RISPETTANDO i suoi ritmi di sonno e veglia del bambino.

RISCHI SE L’ADULTO NON RISPONDE AI BISOGNI DI SONNO DEL BAMBINO
Se l’adulto non è in grado di cogliere i segnali di stanchezza e altri bisogni del bambino, i rischi che corrono sono diversi: irritabilità, disinteresse per l’ambiente e per i giochi, difficoltà nella fase di alimentazione, difficoltà nel rilassarsi e prendere sonno.

SONNO: INDICATORE DI BENESSERE o DISAGIO
Inizialmente il neonato viene guidato dai suoi bisogni interni e gestisce da solo il ritmo sonno e veglia. Crescendo i fattori ambientali iniziano ad incidere sempre di più. Studi dimostrano che ambienti troppo rumorosi, con troppi stimoli (luci suoni giochi), non puliti, sovraffollati, cattivi rapporti tra i genitori nei quali il clima emotivo e teso e rigido, influenzano negativamente il sonno del bambino interferendo con il suo sviluppo. Anche ambienti privi di stimoli, eccessivamente vuoi possono suscitare nel bambino ansia, noia e senso di vuoto.
In situazioni di grave disagio, i bambini ricorrono al sonno come meccanismo di difesa nei confronti di un ambiente che genera angoscia e sofferenza.

SOGNI
Fin da piccoli i bambini sognano. I sogni aiutano a comprendere pensieri ed emozioni che occupano la mente del bambino e possono fornire preziose informazioni. Quando sono molto piccoli è difficile riuscire a farsi raccontare un sogno che non sia arricchito di dettagli fantasiosi. Ciò che è importante è ascoltare affinchè il bambino esprima emozioni e pensieri.

INCUBI
Dai 2/3 anni iniziano a comparire gli incubi. È un momento di sviluppo molto delicato in quanto rappresenta una fase caratterizzata dal passaggio dalla DIPENDENZA all’AUTONOMIA. Ogni giorno il bambino vive nuove esperienze e incontra nuove difficoltà. Ciò che l’adulto deve fare è CONSOLARE e RASSICURARE!!

Il SONNO DEVE ESSERE APPRESO!
Un buon ritmo sonno veglia deve essere appreso, come anche la capacità di rilassarsi e addormentarsi. I genitori hanno in questo un ruolo fondamentale, in quanto devono essere capaci di cogliere i messaggi e segnali del bambino e rispondervi in maniera adeguata.

IMPORTANZA DEL RITUALE DI APPRENDIMENTO
Questi rituali sono gesti, azioni, parole ripetute regolarmente ogni giorni che infondono nel bambino PREVEDIBILITÀ, SICUREZZA E TRANQUILLITA’.
I rituali di addormentamento inoltre favoriscono un’acquisizione di AUTONOMIA sulla gestione del sonno. È importante però ricordarsi che non è un’autonomia che si acquisisce in modo immediato e certamente non lasciando piangere il bambino. L’adulto deve accompagnare il bambino in questo percorso lento di acquisizione di autonomia nell’addormentamento. Non è facile acquisire la capacità di rilassarsi, abbandonarsi e lasciarsi andare (vedi difficoltà e resistenza al sonno)

INGREDIENTI DI UN BUON RITO DI ADDORMENTAMENTO
Nella fase di costruzione di un rito di addormentamento si può ricorrere a:
- Lucina
- Carillon
- Un oggetto inseparabile: l’OGGETTO TRANSIZIONALE di Winnicott. È un oggetto che fa da mediatore tra la realtà interna del bambino e il mondo esterno e anche tra sé stesso e la madre. È un oggetto molto importante in quanto rappresenta il passaggio da uno stato di FUSIONE con la propria madre, a uno stato di RELAZIONE SEPARATA.
- Storie, narrazioni o filastrocche: rappresentano un momento intimo e di relazione tra adulto e bambino
- E’ importante non passare bruscamente da giochi frenetici al momento del sonno. Il passaggio deve essere graduale, lento e non brusco.

DIFFICOLTA’ E RESISTENZA AL SONNO
Molto spesso i bambini faticano a lasciarsi andare al sonno. Un rituale di addormentamento facilita questo momento, ma non per questo rende la fase della nanna un momento desiderabile.
Il bambino quando deve andare a dormire, inizia a sperimentare tutta una serie di paure e preoccupazioni riguardo alla stabilità delle cose. Chi garantisce che il giorno dopo tutto rimarrà come è stato lasciato? Ecco perchè è fondamentale il rito di addormentamento.

PASSAGGIO DAL SONNO ALLA VEGLIA
Anche questo momento è molto importante. Spesso viene dato per scontato e vissuto con molta fretta senza dare l’importanza necessaria che invece questo momento assume.
Sia a casa, sia al nido l’atteggiamento dell’adulto può essere frettoloso. I bambini invece hanno anche in questo momento i propri tempi. Chi si alza subito, chi ha bisogno di più tempo. È consigliato evitare l’eccesso di stimoli come un eccesso di coccole e carezze, e considerarlo come momento di intimità, di scambio, di dialogo. Magari si può chiedere se ci sono sogni da raccontare.

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Il momento del sonno nei servizi per l’infanzia

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Il momento della nanna come detto è un momento molto delicato e complesso. Quando avviene in un luogo che non è la propria abitazione, può far emergere delle resistenze da pare del bambino.
Il momento di andare a dormire per il bambino fa emergere paura di separazione e di perdere il rapporto che ha instaurato con le persone significative e con il mondo circostante.

PROGETTAZIONE E ORGANIZZAZIONE DEL MOMENTO DEL SONNO
Per favorire il momento della nanna e renderlo il piu piacevole e sereno possibile, il bambino deve avere fiducia nell’adulto e nell’ambiente in cui potersi abbandonare. Inoltre deve sentire e avere la certezza che al suo risveglio tutto rimarrà inalterato, luoghi persone e oggetti.
Vista l’importanza di questo momento, le educatrici devono organizzare l’ambiente a seguito di un’attenta progettazione considerando e rispettando i tempi e le diverse abitudini di ogni bambino.
È necessario avvalersi anche del confronto con i genitori che portano le proprie conoscenze del bambino e possono aiutare l’educatore ad intervenire e progettare questo momento in modo adeguato.

STANZA DEL SONNO, COME PROGETTARLA
- Sarebbe molto utile che la stanza del sonno venga separata rispetto ad altre stanze in cui si fanno altre attività. In caso contrario, come per esempio quando la stanza dei giochi si trasforma in stanza del sonno, il bambino può sentirsi disorientato e far nascere in lui un senso di PRECARIETÀ E INSICUREZZA. Qualora non fosse proprio possibile separare la stanza del sonno, è importante organizzare lo spazio con arredi o altri accorgimenti, in modo da ottenere spazi piccoli e raccolti.
- Soffitti non devono essere troppo alti, eventualmente “abbassarli” con l’utilizzo di materassi morbidi
- I letti devono consentire al bambino di muoversi in autonomia. Inoltre è utile che il bambino possa personalizzare il suo letto, magari con un lenzuolo ricamato o con un oggetto personale.
- I colori non devono essere troppo accesi. L’ambiente non deve essere né troppo spoglio, ne troppo stimolante)
- la stanza deve essere oscurabile, badare bene a non oscurare totalmente. Il buio totale può generare angoscia e paura e interferire con il rilassamento e il sonno.
- Preferire il suono della voce dell’adulto a musiche o canzoni rilassanti.

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Il momento del sonno nel nido di infanzia

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Dormire al nido di infanzia, generalmente rappresenta l’ultimo passaggio importante in seguito all’ambientamento (tranne i casi di bambini molto piccoli che hanno bisogno di dormire anche la mattina). Come ampiamente spiegato, i bambini per riuscire a rilassarsi e abbandonarsi al sonno devono sentirsi sicuri e fidarsi del luogo in cui si addormenteranno. Affinchè questa sia un esperienza positiva, è fondamentale che l’educatrice organizzi spazi e tempi in modo da tener conto dei ritmi individuali di ogni bambino. Questo favorisce verso la seconda parte dell’anno, l’emergere di un ritmo sempre più simile tra i bambini. Ovviamente non bisogna comunque trascurare le AUTONOMIE INDIVIDUALI e LA PERSONALIZZAZIONE DELLE CURE.

Un’organizzazione che consideri le caratteristiche, i tempi e i ritmi di ogni bambino deve per forza essere FLESSIBILE. Questo si traduce in alcuni aspetti molto importanti:
- Accompagnare il bambino alla nanna soltanto quando ha effettivamente sonno
- Se un bambino non si sveglia in tempo per il pranzo, sarà premura dell’educatrice conservare il pasto caldo per il suo risveglio
- E’ un percorso molto complesso quello dell’autonomia dell’addormentamento. È fondamentale che al bambino venga dato TEMPO e che l’educatore non si faccia prendere dall’ansia

ANDARE A NANNA
Dopo il pranzo o dopo il cambio con l’educatrice di riferimento (è sempre importante mantenere lo stessa persona nei momenti di cura, perchè garantisce prevedibilità e sicurezza nel bambino) a piccoli gruppi i bambini vengono accompagnati nella stanza del sonno. Il gruppo piccolo permette di evitare situazioni caotiche che non favoriscono un momento che deve invece essere tranquillo e favorire il rilassamento. Ogni bambino individua il proprio letto con le sue cose (orsacchiotto, ricamo del proprio nome, il suo cuscino) e si distende nella posizione migliore per dormire.
Ogni bambino ha tempi e modalità diverse in questa fase: c’è chi si addormenta subito, chi scambia due chiacchiere, chi ha bisogno dell’educatrice. Tutte queste specificità devono essere considerate e rispondervi adeguatamente.
Chi in questo momento non se la sente di dormire, NON DEVE ASSOLUTAMENTE ESSERE FORZATO. Si propone un attività tranquilla.
L’adulto deve essere presente sia in fase di addormentamento sia in fase di risveglio

Situazioni SPECIFICHE
Dai stralci di osservazioni sul libro emergono alcune caratteristiche (alcune già viste) che vale la pena sottolineare:
- Importanza della ritualità: come già detto fa si che il bambino possa prevedere le azioni e senta di avere controllo sulla situazione. Il pensiero magico inoltre estende questo controllo al mondo intero e infonde sicurezza nel bambino.
- può capitare che qualche bambino abbia bisogni diversi rispetto a casa. Questo può dipendere dal fatto che in base al contesto in cui si trova manifesti bisogni differenti ai quali bisogna rispondere in modo diverso
- Importanza del dialogo e confronto con le famiglie. Spesso alcuni bambini hanno determinate modalità di addormentamento a casa (deve bere il latte, deve essere cullato…). Ovviamente non è sempre possibile riprodurre tali modalità, questo deve spingere l’educatrice a discutere con i genitori su quali potrebbero essere modalità da adottare al nido.
- Accade sopratutto in famiglia, che il bambino renda infinito il momento del rituale dell’addormentamento. Questo non deve succedere e bisogna intervenire non assecondando le infinite richieste. Alcuni genitori chiedono ai bambini: andiamo a nanna? Questo non va bene perchè una domanda prevede una risposta, e il bambino potrebbe anche rifiutarsi. È importante essere autorevoli e accompagnare il bambino a nanna, senza chiedere se vuole dormire oppure no.
- Se emergono situazioni problematiche in fase di addormentamento, è fondamentale il confronto con il gruppo con il quale si individuerà la strategia migliore per favorire questo momento complesso
- Prima della nanna, vanno proposti giochi tranquilli, letture di qualche libro raccolti in un angolo morbido, in modo che si preparino all’addormentamento
- Il risveglio è un momento importante quanto l’addormentamento. Anche in questo caso ci sono diversi modi in cui i bambini si risvegliano. Grazia Honegger Fresco suggerisce di conoscere i cicli di sonno dei bambini, in modo da orientarsi per eventualmente fargli una carezza e incentivare il risveglio. Se il bambino non dà cenno di svegliarsi, va lasciato dormire. Altrimenti, se sorride o muove gli occhi, è probabile che di lì a poco si sveglierà da solo

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Il momento del sonno nella scuola dell’infanzia

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I bambini della scuola dell’infanzia, spesso hanno un tempo IPERPROGRAMMATO. Non esistono spazi vuoti, di “non far nulla”. Ci sono attività a scuola e poi attività extrascolastiche. Non c’è spazio per l’ozio. Anche le attività scolastiche sono rigidamente cadenzate e per l’eta dei bambini, spesso il SONNO e IL RIPOSO non sono previsti per due motivi:
- perchè i bambini della scuola dell’infanzia sono considerati ormai troppo grandi
- perchè dormire o riposare viene visto come un VUOTO nel programma)

Ma i bambini della scuola dell’infanzia non sono troppo grandi, non c’è un età precisa che può definire il bisogno o meno di riposare. Anche a 5 anni un bambino può avere necessità di riposare o anche di dormire.
Essendo il sonno e il riposo momenti importanti per lo sviluppo del bambino, è indispensabile trovare un MOMENTO o una ZONA DEDICATA al sonno, al riposo e al rilassamento (soprattutto in vista delle recenti modifiche che prevedono l’ingresso alla scuola dell’infanzia a bambini con età inferiore ai 3 anni)

IMPORTANZA DI UN’ATTENTA ORGANIZZAZIONE
Per favorire questi momenti di rilassamento e riposo, è necessaria un’attenta organizzazione.
- l’ambiente deve essere accogliente, non con stimoli eccessivi altrimenti non viene favorito il rilassamento
- alcune scuole prevedono una sacca personale in cui c’è tutto l’occorrente per dormire: vestiti, cuscini, orsacchiotto (oggetto transizionale)
- L’oggetto transizionale è importante. Spesso non è permesso portarlo a scuola, invece bisognerebbe evitare di mortificarlo (es. dicendo sei grande per ì pupotti) e andrebbe favorita la sua presenza perchè sostiene il bambino in questi momenti difficili
- Anche in questo caso è importante proporre attività e giochi tranquilli in modo da favorire il rilassamento
- Anche se spesso si tende a considerare i bambini della scuola dell’infanzia ormai grandi, è necessario accompagnarli al riposo in modo graduale. Devono acquisire fiducia nell’ambiente e nell’adulto affinchè possano lasciarsi andare, abbandonarsi al sonno o al riposo e deve essere permesso di mantenere abitudini personali. È normale che ci siano resistenze, come già spiegato non è semplice abbandonarsi al sonno in quanto si teme che le cose possano cambiare e non essere più come prima.
- il riposo non deve mai essere imposto. Se ci sono difficoltà vanno prima di tutto comprese le motivazioni: dialogando con il bambino, osservandolo attentamente e confrontandosi con i genitori. Eventualmente se si ritiene opportuno, si riorganizza lo spazio e si individua una routine specifica per quel specifico bambino. Se non c’è verso, si propongono attività tranquille.

QUANDO L’ADULTO DECIDE DI TOGLIERE IL RIPOSO AL BAMBINO
Può capitare che i genitori decidano di togliere il riposino al bambino o chiedano all’educatrice di farlo in modo da favorire un miglior sonno la sera. Altresì accade che gli educatori non considerino il sonno importante in quanto i bambini sono ormai “grandi” e devono imparare nuove cose. In entrambi i casi questo denota un’INCAPACITÀ’ DEGLI ADULTI DI LEGGERE I BISOGNI DEI BAMBINI

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