Documenti moodle Flashcards
Convenzione dei diritti sull’infanzia e l’adolescenza - 1989
Carta dei diritti del bambino e la sua evoluzione fino al 1991
Scritta nel 1923 da Eglantyne Jebb (dama della croce rossa e fondatrice di save the children). Sosteneva che i bambini saranno il futuro e vanno nutriti curati, a chiunque (anche ai bimbi di strada o ai margini) deve essere data protezione e supporto.
Nel 1924 venne approvata la dichiarazione dei diritti del fanciullo” dalla società delle nazioni.
1989 - Viene approvata dall’assemblea generale delle nazioni unite sotto forma di CONVENZIONE SUI DIRITTI DELL’INFANZIA E DELL’ADOLESCENZA (1989) - Riguarda tutti coloro che si trovano nella fascia 0-18
1991 - Viene pubblicata sulla Gazzetta ufficiale
un trattato internazionale adottato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989. La Convenzione è stata progettata per garantire i diritti fondamentali di tutti i bambini in tutto il mondo e stabilisce una serie di principi e norme che gli Stati membri delle Nazioni Unite sono tenuti a rispettare per proteggere i diritti dei bambini.
La Convenzione sui Diritti dell’Infanzia è composta da 54 articoli che coprono una vasta gamma di diritti, tra cui il diritto alla vita, alla sopravvivenza, allo sviluppo, all’educazione, alla non discriminazione, alla protezione dalla violenza e dallo sfruttamento, alla partecipazione e all’espressione delle opinioni. Questi diritti sono suddivisi in quattro categorie principali:
- Diritti di sopravvivenza: comprendono il diritto alla vita e a un livello di benessere sufficiente, nonché la protezione dai maltrattamenti e dall’abuso.
- Sviluppo: include il diritto all’educazione, alla salute e a condizioni favorevoli per il sano sviluppo fisico, mentale, sociale ed emotivo.
- Partecipazione: stabilisce il diritto dei bambini a esprimere le proprie opinioni e a essere ascoltati in tutte le questioni che li riguardano, considerando l’età e la maturità.
- Protezione: riguarda la protezione dei bambini da ogni forma di sfruttamento, abuso, violenza o tratta.
La Convenzione rappresenta uno dei principali strumenti legali e morali per la promozione e la tutela dei diritti dei bambini. Molti paesi hanno ratificato la Convenzione e si impegnano a rispettare i suoi principi e articoli. Tuttavia, va notato che l’applicazione dei diritti dell’infanzia può variare da paese a paese a causa delle differenze culturali, sociali ed economiche.
PREAMBOLO
La Convenzione sui Diritti dell’Infanzia è un accordo internazionale che stabilisce i diritti dei bambini. Il preambolo della Convenzione afferma che tutti gli individui sono uguali e hanno diritto a dignità e libertà. Riconosce inoltre che i bambini hanno bisogno di protezione speciale e assistenza per crescere felici e realizzare il loro potenziale.
La Convenzione riconosce che la famiglia è importante per il benessere dei bambini e deve essere protetta. Sottolinea l’importanza di un ambiente familiare amorevole e comprensivo per il sano sviluppo dei bambini.
La Convenzione sottolinea l’importanza di educare i bambini nei valori di pace, dignità, tolleranza, libertà, uguaglianza e solidarietà. Afferma che i bambini hanno bisogno di una protezione legale adeguata prima e dopo la nascita a causa della loro mancanza di maturità fisica e intellettuale.
La Convenzione riconosce che ci sono bambini che vivono in situazioni particolarmente difficili e richiedono attenzione speciale. Sottolinea l’importanza delle tradizioni e dei valori culturali nel proteggere e sviluppare i bambini.
Infine, la Convenzione sottolinea l’importanza della cooperazione internazionale per migliorare le condizioni di vita dei bambini, specialmente nei paesi in via di sviluppo.
ARTICOLO 1
Chiarisce di chi dobbiamo parlare quando parliamo di CHILD (fanciullo) - Tutti coloro che non hanno compiuto la maggiore età (18 anni o altra età in base alla legge in vigore)
ARTICOLO 2
1. Gli stati parti fanno in modo che i diritti enunciati nella presente convenzione devono essere garantiti ad ogni fanciullo, TUTTI (senza distinzioni di qualunque genere: sesso, razza, lingua, religione, salute ecc…
2. Gli stati parti adottano tutti i provvedimenti affinchè il fanciullo sia effettivamente tutelato da ogni forma di discriminazione
ARTICOLO 3
1. L’interesse del fanciullo deve essere al primo posto
2. Impegno da parte degli stati per assicurare al fanciullo protezione e cura
3. Gli stati parti vigilano affinchè le istituzioni che si occupano dei fanciulli funzionino e che sia tutto a norma in ambito di sicurezza e salute
ARTICOLO 5
I bambini devono essere guidati nel modo migliore possibile per comprendere e godere dei loro diritti, in base alla loro età e alle loro capacità. Questo è compito della famiglia, che gli stati parti rispettano
ARTICOLO 6
Ogni fanciullo ha diritto alla vita e gli stati parti assicurano nel modo migliore possibile la sopravvivenza e sviluppo del fanciullo
ARTICOLO 7
1. Al momento della nascita, il bambino viene registrato, ha diritto un nome e ad acquisire una cittadinanza, e se possibile conoscere i propri genitori e ad essere allevato da essi.
2. Gli stati parti vigilano affinchè questi diritti vengano riconosciuti.
ARTICOLO 8
1. Diritto alla propria identità e nazionalità, al nome e alle relaizoni familiare.
2. Se ne fosse illegalmente privato, gli stati parti devono intervenire con adeguata assistenza e protezione affinche la sua identità Venga ristabilita il più in fretta possibile
ARTICOLO 9
1. Gli stati parti vigilano affinchè il fanciullo non venga separato dai suoi genitori (a meno che non ci siano motivazioni per cui è necessaria la separazione: maltrattamento o trascuratezza ecc)
Dichiarazione dei diritti del fanciullo - 1924
La Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo, conosciuta come la Dichiarazione di Ginevra, è stata approvata dall’Assemblea della Lega delle Nazioni a Ginevra nel marzo 1924. La Dichiarazione invita gli Stati membri a seguire i principi enunciati per il benessere dei bambini.
I principi fondamentali espressi nella Dichiarazione sono i seguenti:
- Il bambino ha il diritto di ricevere tutti i mezzi necessari per il suo normale sviluppo, sia a livello materiale che spirituale.
- Il bambino affamato ha il diritto di essere nutrito, il bambino malato ha il diritto di ricevere cure, il bambino con ritardo nello sviluppo ha il diritto di ricevere assistenza, il minore delinquente ha il diritto di essere riabilitato, l’orfano e il bambino abbandonato hanno il diritto di essere ospitati e soccorsi.
- In caso di miseria, il bambino deve essere il primo a ricevere assistenza.
- Il bambino ha il diritto di essere messo in condizioni di guadagnarsi da vivere e deve essere protetto da ogni forma di sfruttamento.
- Il bambino deve essere educato nella consapevolezza che i suoi talenti devono essere messi al servizio degli altri esseri umani.
La Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo è stata considerata la Carta dei diritti dei bambini della Società delle Nazioni, secondo la dichiarazione del presidente. Questo documento sottolinea l’importanza di garantire i diritti fondamentali dei bambini e di fornire loro assistenza e protezione per il loro sviluppo sano e armonioso.
L’eccezionale normalità dell’amore pensoso - Riflessioni sul pensiero di Pestalozzi (a cura di Barbara De Serio)
Analizza il significato dell’amore pensoso attraverso una lettura storico-pedagogica di alcune opere di Pestalozzi. Approfondisce il concetto di MATERNITA’ COMPETENTE, con riferimento specifico alla capacità della madre di prendersi cura dei figli grazie ad una sensibilità intuitiva continuamente regolata dalla RIFLESSIVITA’, ovvero da una “ragionevole limitazione” dell’emotività.
- TRA CUORE E RAGIONE: UNA CONSIDERAZIONE SUL CARATTERE RIFLESSIVO DELL’AMORE
La dimensione della cura che Pestalozzi evidenzia in questo brano, - e che più l’avvicina all’amore materno, che è un amore incondizionato - è quella dell’oblatività, che si caratterizza per l’attiva e consapevole disposizione alla gratuità e che invita a donarsi disinteressatamente e senza riserve. Un amore che non vuole possedere ma solo proteggere, che non crea dipendenze, che promuove e asseconda i bisogni di autonomia individuale. Secondo Pestalozzi, ogni individuo nasce con delle potenzialità che la relazione educativa deve aiutare a sviluppare. L’educatore ha il compito di riconoscere queste potenzialità e guidare gradualmente il bambino nell’apprendimento attraverso le capacità sensibili di cui dispongono.
Questo concetto di amore “pensoso” riguarda principalmente l’amore materno e la sua capacità di prendersi cura degli altri basandosi su un istinto sensibile e al contempo regolare questo sentimento attraverso la riflessione. Un amore che riconosce nei saperi latenti, nei silenzi e nei non detti la manifestazione più autentica della cura, che Pestalozzi stesso descrive come una dimensione fortemente connotativa del sapere femminile, che si caratterizza proprio per la sua immediatezza e vicinanza all’altro e per la sua capacità di prevedere e rispondere sensibilmente ai suoi bisogni.
- LA SUBLIME SEMPLICITÀ DELL’AMORE MATERNO
Si sottolinea l’importanza per la madre di permettere al figlio di diventare indipendente e di evitare di pretendere l’affetto esclusivo del bambino. È naturale – scrive Pestalozzi – che la madre pensi a questo momento [di distacco] con grande ansietà. Verrà il giorno - e per la madre sarà sempre troppo presto - in cui ella dovrà rinunziare alla beatitudine di guidare ella stessa ogni passo di suo figlio e di vigilarne e sorreggerne i progressi. […] proverà sempre un doloroso sentimento di vuoto, allorché egli per la prima volta sarà tolto al suo fianco […]. Ma una madre riflessiva non attenderà che queste considerazioni le vengano imposte dalla necessità d’una separazione, che non si può più oltre ritardare. Ella anzi coglierà per tempo l’occasione di riflettere intorno alla qualità e alla durata delle sue relazioni col bambino […]. Quanto più il bambino diventa corporalmente indipendente dalla madre, quanto più esso s’abitua a far uso dei suoi sensi e anche delle sue facoltà e tanto meno gli sarà possibile di limitare la sua simpatia esclusivamente alla madre. L’amore materno, in questa fase della relazione, si evolve in una spontaneità competente, che combina emozioni e riflessività per guidare l’educazione del figlio. L’amore riflessivo implica la capacità di riflettere sulle emozioni e dare loro un senso, facilitando il riconoscimento dei propri stati affettivi e l’equilibrio tra l’apertura alle emozioni e il rispetto dell’autenticità dell’altro. L’alfabetizzazione emotiva del genitore implica anche l’educazione al controllo e alla gestione dei propri comportamenti affettivi. L’amore riflessivo si estende oltre il rapporto madre-figlio e implica la capacità di amare in modo maturo e competente, riconoscendo l’unicità dell’altro e apprendendo la virtù della distanza che consente di conservare la propria identità e di riconoscere l’unicità dell’altro anche all’interno delle relazioni più intime. È importante educare i genitori alla riflessività, in modo che possano sostenere i figli nel loro percorso di crescita. Un genitore competente è consapevole del proprio ruolo emotivo e crede che l’autonomia possa essere sviluppata solo attraverso un attaccamento soddisfacente. Questo sentire è alla base di ogni relazione autentica e matura di cura, in cui si comprendono i bisogni dell’altro senza sostituirsi a lui, si promuove la capacità di chiedere aiuto, e si costruisce una relazione educativa che favorisce la libertà individuale e la responsabilità. - GELTRUDE: UN MODELLO DI MATERNITÀ COMPETENTE
Nel romanzo Leonardo e Geltrude, Pestalozzi individua in Geltrude un modello pedagogico a cui ogni educazioni dovrebbe ispirarsi. Si tratta di un unione di affettività e ragionevolezza e che intravede nella genuinità dell’ordinario una straordinaria forza educativa. La madre pestalozziana, spesso paragonata al sole divino che riscalda e protegge la terra fino a quando i frutti sono maturi. È una “buona madre” non perché possiede a priori competenze materne, ma perché riflette sempre sul proprio agire - spesso in modo inconsapevole e spontaneo - e osserva se stessa in azione, accrescendo in tal modo le conoscenze già presenti in forma tacita nelle sue pratiche educative.
Savio: Il gioco al centro: criticità e opportunità per una prospettiva educativa 0-6
- INTRODUZIONE
Il contributo di Donatella Savio, è inerente all’importanza del gioco nel periodo dell’infanzia 0-6.
Il gioco viene messo al centro, ma per farlo vanno definite le strategie educative da mettere in campo nella realtà di servizi 0-6 e considerate le opportunità/criticità derivanti. - IL GIOCO AL CENTRO DELLA VITA DEL BAMBINO
In questo paragrafo là Savio riporta alcuni nomi di autori che si sono dedicati a studi e ricerche sull’importanza del gioco:
- Frobel: il gioco è un’opportunità di espressione per il bambino
- Freud: il gioco è il principale canale di espressione ed elaborazione del mondo interno in età infantile. Il gioco permette al bambino di mettere in scena i vissuti suscitati dai problemi che incontra con la realtà esterna. Esprime desideri, fantasie e sentimenti più profondi e inconsci
- Corsaro: il gioco è un modo per reinterpretare i contenuti della cultura adulta
- Bettelheim: il gioco è rilevante sul piano dello sviluppo cognitivo e della costruzione delle conoscenze
- Vygotsky: gioco simbolico principale fonte di sviluppo in età pre-scolare e importante nella comprensione delle regole sociali - GIOCO E EDUCAZIONE 0-6: CRITICITÀ
Si evidenzia come nei servizi educativi si tenda a strumentalizzare il gioco in vista dei possibili apprendimenti cognitivi che consente di raggiugnere, e non a valorizzarlo in quanto attività di per sé significativa e diritto del bambino.
Come può l’educatore sostenere l’apprendimento attraverso il suo intervento nel gioco, e allo stesso tempo salvaguardare la libertà delle iniziative ludiche? - GIOCO E EDUCAZIONE 0-6: OPPORTUNITÀ
La questione può essere risolta con l’approccio educativo messo a punto da Bondioli e Savio: LA PROMOZIONE DALL’INTERNO (vedi card. 26 - APPUNTI)
L’intervento MODELING invece riguarda più espressamente il sostegno di processi evolutivi come capacità di decontestualizzazione, di decentramento, di pensiero narrativo ecc… è una strategia che permette di coniugare la possibilità di gioco libero con il sostegno mirato di processi evolutivi resi possibili dal gioco stesso. Ci si riferisce alla zsp di Vygotsky: l’adulto riprende condotte di gioco solo abbozzate dai bambini (che corrispondono presumibilmente a livelli di competenza non ancora pienamente consolidati) per riproporli favorendo o è così il consolidamento.
In questo modo la libertà ludica viene rispettata, pur all’interno di azioni mirate all’arricchimento delle competenze.
DECRETO 65 del 13 aprile 2017 - ISTITUZIONE DEL SISTEMA INTEGRATO DI EDUCAZIONE E DI ISTRUZIONE DALLA NASCITA SINO A SEI ANNI
(articoli fatti in classe)
Questo decreto si suddivide in 14 articoli.
La riforma 0-6 anni nasce con l’obiettivo di costruire un sistema di istruzione iNTEGRATO, e tra le novità ci sono anche nuove regole per insegnare e per diventare maestro di scuola dell’infanzia.
Con questo sistema integrato si intende promuovere la CONTINUITA’ nel percorso educativo e scolastico.
I servizi educativi vengono articolati in questo modo:
- NIDI E MICRONIDI (3-36 mesi)
- SEZIONI PRIMAVERE (24-36 mesi)
- SCUOLA DELL’INFANZIA (3-6 anni)
- SERVIZI INTEGRATIVI: articolati in maniera flessibile e diversificata a seconda delle esigenze delle famiglie: spazi gioco (12-36 mesi affidati a uno o più educatori); centri per bambini e famiglie (bimbi dai primi mesi di vita insieme ad un adulto accompagnatore); servizi educativi in contesto domiciliare (3-36 mesi).
Novità in merito ai requisiti per lavorare nei nidi di infanzia e nelle scuole dell’infanzia:
- Laurea in scienze dell’educazione L-19 con indirizzo specifico per infanzia
- Laurea quinquennale a ciclo unico in scienze della formazione primaria integrata a un corso di specializzazione di 60 cfu per insegnare nella scuola per l’infanzia.
Art. 1 - PRINICIPI E FINALITA’
- Alle bambine e ai bambini, dalla nascita fino ai sei anni, per sviluppare potenzialità di relazione, autonomia, creatività, apprendimento, in un adeguato contesto affettivo, ludico e cognitivo, sono garantite pari opportunità di educazione e di istruzione, di cura, di relazione e di gioco, superando disuguaglianze e barriere territoriali, economiche, etniche e culturali * Il gioco è importante in quanto è la dimensione attraverso cui sperimenta e cresce. Non si tratta di una “concessione” al bambino ma di uno strumento per lo sviluppo.
- Per le finalita’ di cui al comma 1 viene progressivamente istituito, in relazione all’effettiva disponibilità di risorse finanziarie, umane e strumentali, il Sistema integrato di educazione e di istruzione per le bambine e per i bambini in età compresa dalla nascita fino ai sei anni. Le finalità sono perseguite secondo le modalità e i tempi del Piano di azione nazionale pluriennale di cui all’articolo 8 e nei limiti della dotazione finanziaria del Fondo di cui all’articolo 12. * il decreto mira a introdurre la continuità tra nido di infanzia e scuola dell’infanzia.
- Il Sistema integrato di educazione e di istruzione:
a) promuove la continuita’ del percorso educativo e scolastico, con particolare riferimento al primo ciclo di istruzione, sostenendo lo sviluppo delle bambine e dei bambini in un processo unitario, in cui le diverse articolazioni del Sistema integrato di educazione e di istruzione collaborano attraverso attivita’ di progettazione, di coordinamento e di formazione comuni;
b) concorre a ridurre gli svantaggi culturali, sociali e relazionali e favorisce l’inclusione di tutte le bambine e di tutti i bambini attraverso interventi personalizzati e un’adeguata organizzazione degli spazi e delle attivita’;
c) accoglie le bambine e i bambini con disabilita’ certificata ai sensi della legge 5 febbraio 1992, n. 104, nel rispetto della vigente normativa in materia di inclusione scolastica;
d) rispetta e accoglie le diversita’ ai sensi dell’articolo 3 della Costituzione della Repubblica italiana;
e) sostiene la primaria funzione educativa delle famiglie, anche attraverso organismi di rappresentanza, favorendone il coinvolgimento, nell’ambito della comunita’ educativa e scolastica;
f) favorisce la conciliazione tra i tempi e le tipologie di lavoro dei genitori e la cura delle bambine e dei bambini, con particolare attenzione alle famiglie monoparentali;
g) promuove la qualita’ dell’offerta educativa avvalendosi di personale educativo e docente con qualificazione universitaria e attraverso la formazione continua in servizio, la dimensione collegiale del lavoro e il coordinamento pedagogico territoriale * educatrici con laurea L-19 e insegnanti con laurea magistrale LM-85 Bis ancora faticano a dialogare per la diversità di mansioni per cui sono formate. Ma anche se una cambia pannolini e l’altra insegna prescrittura, andrebbe garantita la crescita del bambino in forma unitaria e non segmentata. Per es. fino a poco tempo fa alcune scuole non accoglievano bambini con disabilità. Con questo decreto si vuole sottolineare l’importanza di sostenere chiunque si presenti (disabilità, famiglie omogenitoriali, famiglie separate…)
Art. 2 - ORGANIZZAZIONE DEL SISTEMA INTEGRATO DI EDUCAZIONE E DI ISTRUZIONE
- Nella loro autonomia e specificita’ i servizi educativi per l’infanzia e le scuole dell’infanzia costituiscono, ciascuno in base alle proprie caratteristiche funzionali, la sede primaria dei processi di cura, educazione ed istruzione per la completa attuazione delle finalita’ previste all’articolo 1 * nonostante l’identità pedagogica naturalmente presente in ogni contesto dell’infanzia, tutte hanno come principale obiettivo la cura, l’educazione e l’istruzione del bambino.
- Il Sistema integrato di educazione e di istruzione accoglie le bambine e i bambini in base all’eta’ ed e’ costituito dai servizi educativi per l’infanzia e dalle scuole dell’infanzia statali e paritarie.
- I servizi educativi per l’infanzia sono articolati in:
a) nidi e micronidi che accolgono le bambine e i bambini tra tre e trentasei mesi di età e concorrono con le famiglie alla loro cura, educazione e socializzazione, promuovendone il benessere e lo sviluppo dell’identita’, dell’autonomia e delle competenze. Presentano modalita’ organizzative e di funzionamento diversificate in relazione ai tempi di apertura del servizio e alla loro capacita’ ricettiva, assicurando il pasto e il riposo e operano in continuita’ con la scuola dell’infanzia;
b) sezioni primavera, che accolgono bambine e bambini tra ventiquattro e trentasei mesi di eta’ e favoriscono la continuita’ del percorso educativo da zero a sei anni di eta’. Esse rispondono a specifiche funzioni di cura, educazione e istruzione con modalita’ adeguate ai tempi e agli stili di sviluppo e di apprendimento delle bambine e dei bambini nella fascia di eta’ considerata. Esse sono aggregate, di norma, alle scuole per l’infanzia statali o paritarie o inserite nei Poli per l’infanzia;
c) servizi integrativi che concorrono all’educazione e alla cura delle bambine e dei bambini e soddisfano i bisogni delle famiglie in modo flessibile e diversificato sotto il profilo strutturale ed organizzativo. Essi si distinguono in:
- SPAZI GIOCO, che accolgono bambine e bambini da dodici a trentasei mesi di eta’ affidati a uno o piu’ educatori in modo continuativo in un ambiente organizzato con finalita’ educative, di cura e di socializzazione, non prevedono il servizio di mensa e consentono una frequenza flessibile, per un massimo di cinque ore giornaliere;
- CENTRI PER BAMBINI E FAMIGLIE, che accolgono bambine e bambini dai primi mesi di vita insieme a un adulto accompagnatore, offrono un contesto qualificato per esperienze di socializzazione, apprendimento e gioco e momenti di comunicazione e incontro per gli adulti sui temi dell’educazione e della genitorialita’, non prevedono il servizio di mensa e consentono una frequenza flessibile;
- SERVIZI EDUCATIVI IN CONTESTO DOMICILIARE, comunque denominati e gestiti, che accolgono bambine e bambini da tre a trentasei mesi e concorrono con le famiglie alla loro educazione e cura. Essi sono caratterizzati dal numero ridotto di bambini affidati a uno o piu’ educatori in modo continuativo. - I servizi educativi per l’infanzia sono gestiti dagli Enti locali in forma diretta o indiretta, da altri enti pubblici o da soggetti privati; le sezioni primavera possono essere gestite anche dallo Stato * possono esserci scuole dell’infanzia statali che hanno al loro interno delle sezioni primavera.
- La scuola dell’infanzia, assume una funzione strategica nel Sistema integrato di educazione e di istruzione operando in continuita’ con i servizi educativi per l’infanzia e con il primo ciclo di istruzione. Essa, nell’ambito dell’assetto ordinamentale vigente e nel rispetto delle norme sull’autonomia scolastica e sulla parita’ scolastica, tenuto conto delle vigenti Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, accoglie le bambine e i bambini di eta’ compresa tra i tre ed i sei anni * è strategico in quanto questo periodo è fondamentale per lo sviluppo dell’identità. Tra i 3-6 anni il cervello ramifica, dopo si specializza. Non è auspicabile la precocizzazione. Generalmente prescrittura, precalcolo e prelettura vengono proposti all’ultimo anno della scuola dell’infanzia.
Art. 3 - POLI PER L’INFANZIA
- I Poli per l’infanzia accolgono, in un unico plesso o in edifici vicini, piu’ strutture di educazione e di istruzione per bambine e bambini fino a sei anni di eta’, nel quadro di uno stesso percorso educativo, in considerazione dell’eta’ e nel rispetto dei tempi e degli stili di apprendimento di ciascuno. I Poli per l’infanzia si caratterizzano quali laboratori permanenti di ricerca, innovazione, partecipazione e apertura al territorio, anche al fine di favorire la massima flessibilita’ e diversificazione per il miglior utilizzo delle risorse, condividendo servizi generali, spazi collettivi e risorse professionali.
Art. 4 - OBIETTIVI STRATEGICI DEL SISTEMA INTEGRATO DI EDUCAZIONE E DI ISTRUZIONE DALLA NASCITA FINO A SEI ANNI
Art. 5 - FUNZIONI E COMPITI DELLO STATO
Art. 6 - FUNZIONI E COMPITI DELLE REGIONI
Art. 7 - FUNZIONI E COMPITI DEGLI ENTI LOCALI
Art. 8 - PIANO DI AZIONE NAZIONALE PLURIENNALE PER LA PROMOZIONE DEL SISTEMA INTEGRATO DI EDUCAZIONE E DI ISTRUZIONE
Art. 9 - PARTECIPAZIONE ECONOMICA DELLE FAMIGLIE AI SERVIZI EDUCATIVI PER L’INFANZIA
Art. 10 - COMMISSIONE PER IL SISTEMA INTEGRATO DI EDUCAZIONE E DI ISTRUZIONE
Art. 11 - RELAZIONE SULLO STATO DI ATTUAZIONE DEL PIANO DI AZIONE NAZIONALE E PLURIENNALE
Art. 12 - FINALITÀ’ E CRITERI DI RIPARTO DEL FONDO NAZIONALE PER IL SISTEMA INTEGRATO DI EDUCAZIONE E ISTRUZIONE
Art. 13 - COPERTURA FINANZIARIA
Art. 14 - NORME TRANSITORIE E FINALI
DECRETO 43 del 24 febbraio 2021 - orientamenti nazionali per i servizi educativi per l’infanzia
Questo documento è composto da 6 capitoli ed è stato emesso 50 anni dopo la legge 1044 del 6 dicembre 1971 e in seguito al decreto 65/2017.
PREMESSA
Rappresenta un ulteriore passo avanti per promuovere un’educazione di QUALITA’, per un numero sempre maggiore di bambini e bambini, senza barriere.
Gli orientamenti educativi si fondano su valori fondamentali ispirati dalla COSTITUZIONE ITALIANA, dalla convenzione dell’ONU sui diritti dell’infanzia e adolescenza, e nelle recenti indicazioni europee.
Il testo ripercorre le tappe dell’evoluzione dei servii per l’infanzia, ponendo attenzione su diritti di donne e bambini, sulla creazione di spazi accoglienti per i bambini ma che coinvolgono anche genitori, e sull’importanza di educatori preparati.
I bambini devono poter sviluppare appieno le proprie potenzialità, per questo necessitano di progetti educativi che valorizzino il loro ruolo attivo.
Ai bambini va garantita la salute e il benessere, nonché combattere la povertà educativa. Il documento vuole raggiungere attori chiave come operatori dei servizi, genitori ma anche decisori politici.
Capitolo 1 - SERVIZI EDUCATIVI PER L’INFANZIA: PATRIMONIO DEL PASSATO, PROSPETTIVE PER IL FUTURO
- La specificità del percorso educativo da zero a tre anni
I primi tre anni di vita sono un periodo importantissimo per il bambino che acquisisce il senso di identità e impara ad essere sempre più autonomo del proprio corpo e abile nella comunicazione con gli altri. Centrale è la questione del bambino come unico e irripetibile, e questo prevede che ci siano ritmi di sviluppo diversi (oltre al caso in cui ci siano problematiche di salute: disabilità cognitive, povertà educative, storie familiari non supportive…). I servizi per l’infanzia devono accogliere e accompagnare nella crescita i bambini, affiancando e sostenendo la famiglia (che ne ha la primaria responsabilità educativa), rispettando i loro tempi, offrendo cura e sostegno nello sviluppo delle sue potenzialità. - La nascita dei servizi educativi per l’infanzia in Italia
In questo paragrafo si fa una breve descrizione della storia sulla nascita dei servizi per l’infanzia (cose già viste nell’ultimo capitolo del libro della Madriz) - Lo sviluppo di una cultura educativa nei servizi per l’infanzia
In questo paragrafo si riflette su alcuni elementi che hanno contribuito alla formazione di una cultura educativa nei servizi per l’infanzia. Questi elementi sono: coinvolgimento delle famiglie, formazione degli educatori, qualità dei servizi educativi, apprendimento attivo del bambini, educazione e ricerca (educatori e ricercatori hanno collaborato nell’osservazione dei bambini per trovare risposte adeguate ai bisogni dei bambini) - Il significato dei servizi educativi per l’infanzia per i bambini e per le famiglie
Si pone l’attenzione anche in questo caso sull’importanza della qualità del servizio essendo i primi 3 anni un periodo importante per lo sviluppo dei bambini. Inoltre, si sottolinea l’importanza che questo può avere nella possibilità delle donne di riprendere la propria attività lavorativa, quindi è uno strumento importante per raggiungere la parità di genere. - I diversi tipi di servizi educativi per l’infanzia
Vengono elencati i diversi tipi di servizi possibili nella fascia 0-3. A partire dal nido (non più la parola asilo), esistono servizi come micronido, sezione primavera, servizi integrativi come spazi gioco, centri per bambini e famiglie, servizi educativi in contesto domiciliare, poli per l’infanzia (servizi aggregati in uno stesso edificio o in edifici vicini assieme alla scuola per l’infanzia). - Le istituzioni responsabili dei servizi educativi per l’infanzia
Vengono elencate tutte le istituzioni che sono coinvolte nel garantire una buona qualità dei servizi educativi: Presidente del consiglio, Regioni, comuni, enti locali. Ad ognuno vengono affidate competenze specifiche in collaborazione e si sinergia
Capitolo 2 - DIRITTI E POTENZIALITÀ DEI BAMBINI
1. Dai bisogni ai diritti per sviluppare le potenzialità
Vengono descritti tutti i diritti dei bambini: rispetto, valorizzazione, eque opportunità, sostegno nel percorso di crescita, libertà di espressione, di essere ascoltati, a stare con altri bimbi, a stare in luoghi sicuri….
2. L’orientamento alla relazione
Si discute dell’importanza della relazione. Prima con l’adulto di riferimento necessaria come base sicura per esplorare il mondo, dopo con il nuovi adulti di riferimento e i bambini presenti nel servizio educativo. È importante che l’intervento educativo predisponga una opportuna organizzazione del contesto e delle proposte educative affinchè renda possibile la vita sociale e relazionale all’interno del nido.
3. Il desiderio di comunicare
In questo paragrafo si discute
Capitolo 3
!!!Capitolo 4 - LA PROFESSIONALITA’ EDUCATIVA
Lavorare all’interno di un servizio educativo è una cosa molto complessa che richiede precise competenze e attitudini. Bisogna saper gestire le proprie emozioni e saper rispecchiare quelle dei bambini e genitori. È necessario l’autocontrollo, pazienza, ascolto e sincero interesse per i bambini affinchè si sviluppino relazioni AUTENTICHE. Necessaria capacità di RIFLESSIONE PERSONALE E CONDIVISA (competenze comunicative, progettazione, valutazione, formazione costante e lavoro di gruppo)
!!!1. Chi opera nei servizi educativi
La professionalità dell’educatore si basa oggi su un fa formazione universitaria specifica, finalizzata a promuovere conoscenze generali e specifiche sullo sviluppo tipico e atipico e sulla costruzione di contesti educativi inclusivi che tengano conto delle differenze, compenteze metodologiche, attitudine alla ricerca, progettazione, competenze he includono la conoscenza delle offerte del territorio (collaborazioni con altre figure professionali).
Formazione continua necessaria, confronto con colleghi, coordinatore pedagogico, docenti ecc…
Tutte le figure professionali all’interno del servizio (cuoco, ausiliarie ecc..) necessitano di una formazione continua al fine di proporre un servizio di qualità a 360°
Il coordinatore pedagogico è colui che garantisce la qualità del servizio educativo, indirizza e sostiene.
!!!2. Una professionalità riflessiva
!!! - Osservazione
L’educatore attento osservatore coglie il clima, i segni, eventi significativi, coglie il punto di vista dei bambini. È una pratica sostenuta dalla curiosità, dall’interesse dell’adulto a cogliere i segnali. L’educatore deve essere consapevole di essere parte di quanto viene osservato e quindi riflettere se, come e quando intervenire.
La pratica osservativa innesca un processo riflessivo sulla pratica educativa, che collocata all’interno del gruppo di lavoro, consente di raccontarsi, ripensarsi, esplorare interventi adeguati.
!!! - Progettare
È un pensiero degli adulti che anticipa gli effetti che si vorrebbero produrre tenendo conto dei bambini, dell’organizzazione dei contesti e delle relazioni che in essi si manifestano.
È anche una forma di autovalutazione, infatti l’adulto attraverso la progettazione può valutare i limiti e i punti forza dell’ambiente, dei tempi, dei materiali e degli adulti.
L’adulto deve farsi NARRATORE dei bambini, narrare nuovamente ciò che è accaduto, le scoperte, invitare alla condivisione delle cose portate dai bambini da casa…
- Documentazione
È memoria e traccia delle esperienze del bambino, del gruppo e del lavoro educativo che diventa una narrazione di quanto si è vissuto. Permette di interrogarsi sul proprio lavoro, sui significati proposti da chi le ha vissute direttamente o chi le legge per la prima volta…Osservazione e documentazione costituiscono risorse per la valutazione
- Valutare
Documentazione e osservazione, permettono la verifica e valutazione di ciò che viene proposto e all’eventuale ri-progettazione. La valutazione non è un voto sui bambini o sugli educatori, ma una riflessione sul proprio operato, se quello che si sta facendo è di qualità
!!!3. Lavorare con i bambini
!!! - Il gesto educativo di cura nel quotidiano
È un gesto di cura nei confronti del bambino, caratterizzato da moltissime azioni e non azioni. Tono della voce, modo di guardare, il modo di offrire e ricevere, prenderlo in braccio, chinarsi e guardarlo negli occhi… il gesto educativo non è immediato, ma è un’azione spontanea mediata dalla riflessività. Capire se è il momento di prendere in braccio un bambino, accettare se un b. Durante una lettura se ne sta un po’ in parte o se vuole aiutarti a girare la pagina ecc…
- Favorire la partecipazione dei bambini
L’educatore deve tenere conto anche della partecipazione dei bambini di pochi mesi. Per esempio ogni azione compiuta andrebbe rallentata e verbalizzata affinchè il bambino si senta invitato a partecipare
- Sostenere i bambini nelle loro esperienze
- Riconoscere e sostenere la socialità
- Parlare con i bambini
4. Lavorare con gli adulti
Quali articoli vengono richiamati dal dm del 13 aprile 2017 n. 65?
- La COSTITUZIONE
- La legge 6 dicembre 1971 n. 1044 - PIANO QUINQUENNALE PER L’ISTITUZIONE DI ASILI-NIDO COMUNALI CON IL CONCORSO DELLO STATO
- La legge 27 maggio 1991 n. 176 - CONVENZIONE SUI DIRITTI DEL FANCIULLO
- La legge 5 febbraio 1992, n. 104 - LEGGE QUADRO PER L’ASSISTENZA, L’INTEGRAZIONE SOCIALE E I DIRITTI DELLE PERSONE HANDICAPPATE
- La legge 13 luglio 2015 n. 107 - LEGGE DELLA BUONA SCUOLA