Le piche Flashcards
Ales erat, numeroque novem¹, sua fata querentes,
institerant ramis imitantes omnia picae.
Erano degli uccelli. Lamentandosi del loro destino, si erano appoggiate sui rami nove gazze che sanno imitare tutto quanto.
Miranti sic orsa deae dea: “Nuper et istae
auxerunt volucrum victae certamine turbam.
Alla dea che si stupiva l’altra dea [la musa] cominciò a dire: «Vedi, costoro,
vinte in gara, hanno or ora ingrossato lo stuolo degli uccelli»
Rident Emathides spernuntque minantia verba:
conataeque loqui et magno clamore protervas
intentare manus, pennas exire per ungues
adspexere suos, operiri bracchia plumis;
alteraque alterius¹ rigido concrescere rostro
ora videt volucresque novas accedere silvis.
Ridono le ragazze dell’Emazia, ignorando queste minacce: ma mentre tentano di alzare le mani arroganti urlando contro di noi, vedono¹ dalle proprie unghie spuntare penne, le braccia coprirsi di piume, e l’una all’altra vede sporgere dal volto un becco rigido e adunco e quelle andarsene nei boschi, diventate uccelli.
Dumque volunt plangi, per bracchia mota levatae
aere pendebant, nemorum convicia, picae.
E mentre vogliono battersi il petto, agitando le braccia si librano nell’aria: gazze, che schiamazzano nei boschi.
Nunc quoque in alitibus facundia prisca remansit
raucaque garrulitas studiumque inmane loquendi.”
Ancora oggi in questi uccelli è rimasta la primitiva eloquenza: una loquacità roca, un desiderio smodato di ciarlare”.