Cap. 3 - osp. med. Flashcards
Effetto Aylan
La foto del bimbo morto ha cambiato la cronaca giornalistica in senso più favorevole e simpatetico verso gli immigrati, portando in molti Paesi europei alla triplicazione di articoli positivi verso gli stessi .
Si è verificata una crescita delle ricerche sui migranti in diversi Paesi del mondo, con uno slittamento semantico fra la definizione di migranti e quella di rifugiati, segno di una logica di conoscenza meno chiusa e stereotipata, più incline all’accoglienza.
Naufragio di Lampedusa, 2013
I media hanno mostrato centinaia di corpi, di fronte ai quali la reazione è stata unanime: l’evento è stato definito una tragedia, un orrore, una vergogna, etc.
Nel susseguirsi delle dichiarazioni e degli eventi sono racchiuse ambiguità e paradossi: il dolore per la tragedia è stato accompagnato dall’introduzione di leggi repressive.
Questo è stato l’evento che ha inaugurato la fase della progressiva invasione mediatica del tema dell’immigrazione.
Mare nostrum e il campo di battaglia umanitario.
Operazione istituita con il proposito di salvare i migranti e arrestare i trafficanti di esseri umani.
Assumendo i toni della benevolenza umanitaria, la rappresentazione mediatica dell’operazione ha contribuito a legittimarla di fronte ad un’opinione pubblica inizialmente scettica e impaurita.
In sintesi, usando il linguaggio della lotta alla tratta e ai potenziali terroristi, e al tempo stesso salvando vite e salvaguardando i diritti umani dei migranti, Mare Nostrum mette in scena lo spettacolo del campo di battaglia umanitario.
Gli angeli del mare
Il “vuoto” lasciato dalla navi di Mare Nostrum viene progressivamente colmato dall’arrivo delle navi umanitarie in collaborazione con la guardia costiera.
Da questo momento, alle immagini prodotte e diffuse dagli attori militari si sono accostate quelle degli operatori umanitari e dei giornalisti a bordo delle loro navi, e l’immi-grazione ha progressivamente “invaso” i media mainstream.
Un’immagine positiva rafforzata dal lieto fine che ha condotto ad una temporanea sospensione del giudizio verso l’irregolarità delle traversate e ad un più ge- nerale sentimento di approvazione.
La svolta del 2017: i taxi dei migranti
Svolta comunicativa espressa da un sentimento di crescente ostilità e denuncia verso le Ong impegnate nel Mediterraneo, sospettate di collusione con i trafficanti di uomini sulle rotte migratorie tra Libia e Italia. Questo timore ha finito per incrinare la semantica del soccorso umanitario di tipo pietistico/paternalistico e rafforzare il frame di stampo securitario. In questa seconda fase, il controllo delle frontiere è divenuto progressivamente prioritario rispetto alla stessa salvezza delle vite umane.
Documento Frontex 2017: si sottolinea il ruolo di pull factor ricoperto dalle navi di soccorso nel Mediterraneo, perché, pur senza volerlo, favoriscono la pianificazione del traffico di esseri umani.
Fake news; Luca Donadel
Un susseguirsi di fughe di notizie, dichiarazioni e smentite, che scatena un vortice mediatico alimentato anche da malintesi, fake news o “post-verità”, sensazionalismo e falsi slogan, che produce un rovesciamento semantico, costruendo un’immagine negativa delle operazioni delle Ong.
Dall’altro lato, guadagna spazio e salienza nel discorso pubblico mediatico e politico il tema del contrasto al traffico degli esseri umani e, in particolare, la possibilità di un accordo tra governo italiano e libico per fermare le partenze. A queste si aggiunga l’effetto mediatico provocato dal ventitreenne Luca Donadel, che il 6 marzo 2017 posta un video dalla sua pagina Facebook intitolato “La verità sui migranti”.
Il giovane racconta che le Ong vanno a salvare i naufraghi in prossimità delle coste libiche e li portano in Italia, e non in porti più vicini, perché hanno un interesse ad alimentare il cosiddetto “business dei migranti”.
La distanza morale e simbolica
Se i processi comunicativi mediatici sono strumenti che permettono di azzerare la distanza che separa il sé dall’altro, le conseguenze morali di questo allargamento di prospettiva e la volontà di riconoscere l’altro nel suo essere diverso si concretizzano nella vita degli spettatori. Questi vengono infatti proiettati in una realtà scioccante, che può addomesticarli alla quotidianità dell’orrore nello schermo, oppure può renderli più partecipi.
L’accorciamento della distanza
Il fatto che coloro che sono salvati dal Mediterraneo vengano fatti sbarcare sulle “nostre” coste accorcia la distanza tra lo spettatore e la vittima, tendendo così a confondere la “nostra” zona di comodità e sicurezza con quella della vulnerabilità e del pericolo.
Fino a quando l’umanitarismo fa leva sulla pietà filantropica e l’assistenza compassionevole per alleviare le ferite delle crisi che avvengono “a casa loro”, in luoghi lontani da noi, tende a prevalere la nostra indole da buon Samaritano. Nel momento in cui l’intervento umanitario si svolge “a casa nostra”, prevale l’indifferenza.