Cap. 2 - osp. med. Flashcards
I media digitali e il newsmaking
Hanno funzione di socializzazione alle norme preesistenti ma sono anche soggetti emittenti: producono discorso pubblico attraverso i processi di notiziabilità (newsmaking). Trasformano cioè i fatti in notizie decidendone la salienza e organizzandoli.
Agenda setting
Secondo questa teoria i media hanno il potere potere di determinare e ordinare gerarchicamente la presenza dei temi nell’agenda pubblica, e di influenzare così la costruzione dell’agenda degli individui.
Framing
Il framing è un processo attraverso cui chi fa informazione (l’emittente) non si limita a riprodurre fedelmente una data realtà, ma crea esso stesso la realtà rappresentata, attraverso un processo di focaliz- zazione su alcuni elementi. Organizza la realtà in modo cognitivo presentandola in un determinato modo.
Oltre a definire il problema ne indica anche le cause e propone delle soluzioni, implicando la scelta di una direzione in termini di policy oppure risposte implicite a domande del tipo “cosa bisognerebbe fare”.
La disintermediazione delle strutture informative
Ciò che contraddistingue i media digitali è principalmente il minor controllo che essi esercitano sull’ingresso delle notizie nel sistema. La rete si basa sul libero accesso a messaggi incontrollati che incoraggia la produzione di una diffusione di massa indistinta di in- formazioni. Si è così venuto a creare un meccanismo di minore attendibilità a favore di una maggiore diversità che ha dato vita a forme di disintermediazione delle strutture informative.
Chiusura cognitiva
Gli utenti della rete tendono a frequentare prevalentemente spazi online che riflettono il loro sistema di credenze, agevolando la formazione di gruppi polarizzati che condividono valori e interessi comuni. Quello che si verifica è la cosiddetta chiusura cognitiva, ovvero la minore disponibilità a consumare e diffondere contenuti che sostengono un punto di vista diverso dal proprio.
Echo chambers e niche audiences
Spazi in cui viene convalidato in modo continuo lo stesso punto di vista. Il consumatore digitale viene spinto a rifiutare la possibilità di dialogo con chi la pensa in modo diverso, ricercando invece gratificazione per la propria posizione in un ambiente favorevole e chiuso che porta con sé il rischio di estremismi.
Il risultato è la creazione di niche audiences.
Fake news
La dinamica della frammentazione e della polarizzazione rischia di favorire la diffusione delle fake news, notizie false e ingannevoli che si propagano e si rafforzano sul web. Le notizie false sono sempre esistite, ma il clima di complicità all’interno delle echo chambers le rende luoghi privilegiati per la diffusione di fake news.
Hate speech
Persone che hanno le stesse idee possono esaltarsi a vicenda e arrivare a promuovere campagne di odio nei confronti di gruppi avversari, rinforzati dalle echo chambers. Il linguaggio d’odio è entrato in tutti gli ambiti e registri linguistici, e negli ultimi anni si è imposta un’aggressività verbale individuale e individualizzata: veloce, priva di sovrastrutture, meno incanalabile e più difficile da prevedere e mediare.
Immigrazione reale e mediatizzata
I temi sul fenomeno migratorio trasformati in notizie e resi salienti negli ultimi anni sono stati soprattutto fatti di cronaca, notizie drammatiche, etc.
Questo è avvenuto a discapito del fatto che il fenomeno migratorio è costituito per la maggior parte da persone stabilmente inserite nel tessuto economico e sociale italiano. Risulta un’evidente discrepanza tra l’immigrazione reale e l’immigrazione mediatizzata.
La composizione della popolazione immigrata in Italia
La percentuale è stabile da diversi anni e non in aumento. Per la maggior parte regolarmente residenti, in proporizone molto minore i rifugiati e gli immigrti irregolari.
La maggiorparte della popolazione è in età lavorativa e produce un impatto positivo sul sistema di welfare.
I lavoratori stranieri si concentrano in prevalenza nelle professioni delle cosiddette 5 P (precarie, pesanti, pericolose, poco pagate, penalizzate socialmente), scarsamente ambite dagli italiani.
Il frame emergenziale-securitario
Una narrazione mass mediatica emergenziale ha contribuito alla tematizzazione dell’immigrazione come “emergenza” e “minaccia”, concentrando l’attenzione prevalentemente sugli sbarchi. Vengono evidenziati i rischi per la sicurezza sociale del Paese, attraverso una sovra-esposizione dei casi di cronaca nera.
La inquietudine che lo straniero suscita è enfatizzata dal linguaggio mediatico e politico; i migranti vengono spersonalizzati e descritti come categoria plurale da respingere, spostare e collocare. Il migrante è disperato e potenzialmente pericoloso, portatore di degrado.
Eccesso di arrivi mancanza di controlli > in risposta aumento sanzioni, respingimenti alle frontiere e rimpatri
Il frame umanitario
Il frame umanitario individua le causa del problema sociale delle migrazioni nelle violenze e nelle forme di discriminazione e razzismo generalizzato di cui sono vittime i migranti: schiavi dei trafficanti e degli scafisti, vittime di discriminazioni nei percorsi di accoglienza e, in alcuni casi, del caporalato e del lavoro nero.
Propone nella lotta ad ogni forma di discriminazione e sfruttamento la soluzione del problema, attraverso il ruolo salvifico della società civile.
Una rappresentazione costruita attraverso l’utilizzo del lessico tipico delle catastrofi umanitarie e di immagini tipiche dello “spettacolo del dolore”.
elementi comuni dei 2 frame
Ciò che accumuna i due frame è la rappresentazione negativa di “loro”, contrapposta a quella positiva di “noi”. Sono rappresentazioni astratte dell’alterità e attraverso cui si conserva la distanza e la negazione dell’altro, e gli si impongono schemi identitari stereotipati.
La vicenda di Carola Rackete come esempio della polarizzazione sul tema migrate
Vittima di una lunga serie di violenti attacchi razzisti e sessisti da parte di politici e giornalisti, oltre che di persone comuni. Esempi di linguaggio d’odio e fake news (padre commerciante d’armi, lei mancante di permessi).
Linguaggio usato nel parlare dei migranti
Metafore bellico-militari (“bomba sociale”, “scontro sociale”, “guerra in casa”), di analogie disumanizzanti (“bestie”, “vermi”) e di una terminologia imprecisa e generica (“clandestini”, “irregolari”, “profughi”, “stranieri”).